LA VALCHIRIA E LO SQUALO di Fabrizio Come reagisce una Valchiria sconfitta da un ragazzo? Questo è un racconto di fantasia e può non essere del tutto inerente con il tema del sito. Tengo però a sottolineare che non vuole andare contro il sesso femminile, anzi sarei contento di poter ricevere domande dalle ragazze alle quali risponderò volentieri. Venerdì pomeriggio. Ci si trovava all'interno di una palestra nella periferia romana. L'intero gruppetto maschile la vedeva e ridacchiava. Non pensavano proprio fosse fattibile. Silvia aveva ventiquattro anni, era alta un metro e settanta, bionda con gli occhi verdi, atletica. Di sicuro non passava inosservata. E diceva con fare autoritario che nella lotta mista era in grado di sconfiggerli tutti, nessuno poteva competere con lei. Questo perché pochi minuti prima si era presentata con la voglia di iscriversi. Così uno degli addetti le aveva fatto fare il classico giro di visita, fino ad arrivare all'interno della sala dedicata agli sport da combattimento. ''Questa è buona!" si era subito commentato. Da lì l'inizio della diatriba. Fra loro ce ne era uno di nome Maurizio. Lui però non praticava né lotta mista né arti marziali in genere. Frequentava quella palestra ma preferiva di gran lunga discipline più tranquille, che non prevedevano scontri. Era nel suo carattere mite. Il classico bravo ragazzo. Aveva la stessa età di Silvia, alto un metro e ottanta, fisico longilineo. Ogni tanto si fermava per vedere gli allenamenti di lotta ma lo faceva più che altro per far piacere all'amico Ruggero, vero amante della disciplina. Anche quella volta...In realtà Maurizio era stato l'unico a non fare commenti; anzi vedendo come quella ragazza veniva canzonata la sua intenzione era stata quella di invitare gli altri a smetterla ma la reazione di lei l'aveva preceduto... ''Allora? Non avrete per caso paura di una donna...''. ''Va bene stronzetta, avrai quello che meriti''. E la sfida cominciava... Le diedero il necessario: calzoncini, guanti, paradenti e conchiglia di protezione, quindi la invitarono a salire sul ring. La ragazza indossò l'occorrente e salì. Maurizio la guardava incantato. Le sarebbe tanto piaciuto poter sfruttare l'occasione per poterle parlare ma nemmeno sapeva cosa dirle. Infatti era un ragazzo molto timido. ''Di sicuro sarà fidanzata, poi figurati se accetta di uscire con me...meglio starmene buono...evito una figuraccia...'' si era detto alla fine. ''Allora, chi viene per primo? Tanto il vostro turno arriva! Ve la siete cercata!'' faceva decisa Silvia. Nessuno sapeva che praticava karate, thai boxe e kickboxing da quando aveva sei anni e che da sette si era dedicata alla MMA. Soprattutto nessuno sapeva che non era mai stata sconfitta. Spesso le capitava di lasciare il rispettivo sparring partner in fin di vita, tant'è che alla fine nessuno voleva più affrontarla. Bella e letale. Si era trasferita da poco in zona, per questo cercava una nuova palestra. Si definiva una Valchiria, anche perché aveva sentito dire che il suo nome era appartenuto a una di quelle formidabili principesse guerriere. Non sapeva se fosse vero ma non le importava granché. Il primo a salire fu un ragazzo di nome Matteo. Praticava da quattro anni ed era molto bravo ma lo attendeva il massacro... ''Non esagerare con la pupa!'' dicevano ridendo gli altri. ''Scusa Ruggero, ma non mi pare così divertente. Perché non la smettete?'' diceva sottovoce Maurizio all'amico. ''Tranquillo'' gli fu risposto. Silvia guardava la mole dell'avversario. Era alto quasi un metro e novanta e si sentiva sicuro. ''Sei ancora in tempo bambina...'' faceva spocchioso. ''Anche tu!" replicava feroce lei. Iniziò il match. Matteo subito all'attacco con una serie di pugni che la ragazza riusciva a schivare. Per il momento si limitava ad osservare, a studiarlo. A un certo punto le arrivarono un paio di colpi sulla spalla, ma aveva sentito poco dolore, superallenata com'era. Sorrise beffarda. Il momento. Gli diede un violento pugno all'addome che lo fece vacillare, quindi un altro in pieno viso. Con sole due mosse aveva indirizzato l'incontro dalla propria parte. Seguì una serie impressionante di pugni, calci e ginocchiate, indirizzate verso ogni parte del corpo. Una maschera di sangue e lesioni. Ad un certo punto partì un violento calcio in testa: il povero Matteo cadde a terra svenuto. Non era ancora terminato il primo round... Tutti rimasero senza parole, mentre il medico della palestra veniva chiamato all'istante. "Chi è il prossimo?" domandava Silvia, finalmente presa sul serio. Maurizio, l'unico con cervello, invitò Ruggero a non andare oltre. La situazione stava decisamente sfuggendo di mano. Quest'ultimo era tentato, ma poi... "Sali tu, che con l'aria da perfetto imbecille sei stato sempre a ridere?". E indicò un ragazzone di nome Giorgio. Senza pensarci un attimo accettò la sfida e salì sul ring. L'impulsività aveva sempre rappresentato un difetto. Ormai era tardi. Suonò il gong. Lui subito all'attacco per vendicare l'amico e si consegnò a lei. Stessa situazione. All'inizio a giocare al gatto con il topo, poi a colpirlo ripetutamente con inaudita violenza. L'incontro durò anche meno del precedente. "Mi sto annoiando. Chi è il migliore fra voi?". Ora Silvia iniziava a diventare insopportabile. Ma nessuno rispondeva. La ragazza insisteva. "Facciamo così. Affrontatemi tutti e cinque contemporaneamente, così sarà più divertente. Tanto vi stendo lo stesso...e magari si arriva almeno al secondo round...". Si guardarono negli occhi. L'orgoglio di maschi... "Accettiamo" rispose Ruggero. I quattro ragazzi salirono sul ring. Maurizio naturalmente era rimasto in disparte. La giovane lo chiamò. "Te la fai sotto eh? Vieni e dimostra di avere le palle!". Era ignara del fatto che quel povero ragazzo si era venuto a trovare lì per caso e non c'entrava nulla ma non le importava. Lei era una Valchiria e quei prepotenti andavano puniti. L'avevano provocata? Peggio per loro. ''Allora amici, siamo in quattro e lei è sola. Circondiamola e attacchiamo. Insieme riusciremo a sfiancarla e la sconfiggeremo. Coraggio!". Ruggero era decisamente un leader all'interno del gruppo. Aveva ventisette anni ed era dotato di un fisico imponente. Praticava lotta mista da cinque anni ed era stato sconfitto pochissime volte. Si sperava potesse spuntarla anche contro quella misteriosa combattente. I quattro atleti la circondarono ma prima di iniziare a colpirla, lei subito ad aggredirne uno. Vincenzo, la povera vittima, non poté opporre resistenza. Silvia quindi si liberò dalla gabbia, ma non prima di aver assestato al poveretto un pugno sui genitali ed una ginocchiata in testa. Crollò immediatamente. Uno in meno. "Il vostro amico già si arrende?". "Brutta smorfiosa! Ora ti facciamo vedere noi!" reagivano gli altri con veemenza. Ma anche in superiorità numerica era un'impresa ai limiti dell'impossibile. Silvia riusciva tranquillamente a resistere agli attacchi, mentre i suoi risultavano terrificanti. Di tanto in tanto veniva raggiunta da qualche colpo, ma assorbiva senza traumi. Pareva indistruttibile. Altrettanto non si poteva dire dei tre ragazzi. Soprattutto uno di loro, Nicola, era ridotto piuttosto male. Barcollava, sanguinando copiosamente. I suoi testicoli, più volte colpiti, non rispondevano più. Meglio non continuare. Erano rimasti in due: Ruggero e Simone. Secondo round. Silvia venne subito attaccata ma resistette e passò al contrattacco. Fece in tempo a realizzare una serie di violenti colpi contro il povero corpo di Simone, prima di allontanarsi per il ritorno di Ruggero, quello che finora aveva resistito più di tutti. Ma si trattava di una cosa momentanea. La giovane riuscì ad assestare altri due o tre colpi verso Simone, che finì inevitabilmente al tappeto. Come gli altri praticamente martirizzato. "Siamo noi due. È il tuo turno. Forza, attacca se ne hai il fegato. Vediamo cosa sai fare!''. L'uomo non se lo fece ripetere e attaccò ripetutamente. Purtroppo per lui Silvia se lo aspettava. All'improvviso Ruggero venne colpito da una ginocchiata sui testicoli che gli fece cacciare un urlo, poi una serie interminabile di pugni in pieno volto. Per un po' la sua imponente mole gli permise di resistere ma poi anche lui iniziò a barcollare. Fu salvato dal gong ma era una maschera di sangue. La volontà gli permise di continuare ma per pochi istanti. Una nuova serie di colpi e quell'omaccione finì KO. Pure lui! Incredibile! Li aveva umiliati tutti in pochissimo tempo con il minimo sforzo. "Tocca a te adesso". Il povero Maurizio non sapeva cosa fare. L'unico a non sfotterla, addirittura all'inizio voleva difenderla... Ora si trovava in una via senza uscita. Tentò di farfugliare che non praticava sport da combattimento e che lui non le aveva detto niente ma era tutto inutile. Dovevano affrontarsi. "Tanto ti vengo a cercare, non pensare di sfuggirmi caro...". In quell'atmosfera tanto tetra quanto surreale nessuno osava più reagire. Come se una foschia oscura avesse inquinato l'ambiente... E si ritrovò sul ring...solo contro di lei. Voleva soltanto conoscerla e adesso stava per venire massacrato. Non sapeva cosa fare. Anche se fosse subito andato giù, Silvia avrebbe continuato a colpirlo violentemente...insomma non vedeva soluzione alcuna. Il primo round. Cercò di attaccarla ma venne subito bloccato e ricevette un pugno all'addome. "Già fiacco? Quello era un colpetto. Ora te ne arriva uno vero". Maurizio era già al tappeto. "Alzati! Così è troppo facile! Dimostrami che hai le palle per affrontare una come me!". Il ragazzo lentamente si rialzò e tentò un timido attacco ma non c'era niente da fare. Ricevette un paio di duri colpi sui genitali, quindi un calcio volante che lo mandò ancora al tappeto. Silvia quindi stava avvicinandosi per finirlo. Maurizio inerme con le lacrime agli occhi, quando ricordò improvvisamente un episodio accadutogli due anni prima. Un episodio da cui era uscito miracolosamente illeso...un episodio che gli avrebbe permesso di uscirne ancora indenne... ...Era una domenica d'estate. Si era concesso un paio di giorni e si trovava a Capri presso amici di famiglia. Non era la prima volta che ci andava. Gli piaceva nuotare fino ad uno scoglio poco distante dalla riva. Lo rilassava. Anche quella mattina. "Ci vediamo fra un po'" aveva detto mentre si tuffava. E si allontanò. La giornata era bella. Lo scoglio sarebbe stato raggiunto a breve. Già si vedeva. Ad un certo punto sentì uno strano rumore. Si girò, rimanendo pietrificato. Una grossa sagoma scusa con una pinna che usciva fuori dall'acqua avanzava minacciosa. Non c'erano troppi dubbi a riguardo: uno squalo! Cercò di nuotare più velocemente, nella speranza di raggiungere lo scoglio ma niente. Troppo lontano. E l'animale si avvicinava sempre più. Ora iniziava a disegnare dei cerchi concentrici verso di lui. Significava una cosa soltanto: a breve il primo attacco. Senza un'idea ben precisa tanto valeva attendere la propria fine. "E adesso che faccio?" pensava ormai vinto dallo sconforto. Sentiva l'alito del mostro marino avvicinarsi sempre più. Non sapeva a quale razza appartenesse ma contava una cosa soltanto: quel bestione voleva mangiarselo! Il momento. Caricò da un lato e partì. Maurizio non ci pensò due volte e andò sott'acqua. Evitato per un pelo. Da sotto lo vide in tutta la sua maestosità: doveva essere lungo almeno sei metri. Non solo. La sua parte inferiore era bianca. Anche il modo con cui aveva sferrato il primo attacco non lasciava dubbi. Si trattava di uno squalo bianco. Nel frattempo il ragazzo riemerse. Riuscì a evitare per miracolo un secondo attacco ma sapeva di non poter resistere ancora a lungo. E infatti adesso era vicinissimo. Non poteva più evitarlo. Vide le fauci spalancarsi. ''È davvero finita..." si disse. All'improvviso un flash. Aveva sentito dire di persone salvarsi per aver colpito lo squalo nei punti più delicati, ossia la punta del naso e gli occhi. Era vero? Lo avrebbe scoperto a breve...Caricò la gamba destra e lo colpì sulla punta del naso. L'animale per qualche istante rimase scombussolato, permettendo a Maurizio di allontanarsi un po'. Comunque la cosa gli aveva trasmesso fiducia. Ora sapeva: doveva combattere per sopravvivere. Avrebbe venduto cara la pelle. ''Avanti! Fatti sotto brutto stronzo! Vieni che ti spacco la faccia!" gridava sbattendo l'acqua. Ti spacco la faccia a uno squalo bianco... Naturalmente il suo intento era quello di tenerlo impegnato fino a raggiungere lo scoglio, poi lì il tutto per tutto. Un ulteriore attacco. Il giovane riuscì a evitarlo e a sferrargli un pugno nell'occhio destro. Sentiva dolore ma resisteva stoicamente. "Non mi fai paura! Mettetelo in testa!". Quelle folli frasi lo caricavano a mille. Gli serviva. E intanto lo scoglio si avvicinava ancora...e con esso la salvezza. Quando il pescecane attaccava lui lo precedeva colpendolo nei suoi punti deboli, dopodiché approfittava del momentaneo sbandamento per accorciare sempre più le distanze...Un lavoro certosino e paziente, ma non bisognava avere fretta. Il minimo errore decretava la parola fine. Nel frattempo gli amici a riva iniziavano a preoccuparsi. Erano trascorse quasi due ore e al massimo impiegava una cinquantina di minuti. Presero il motoscafo e andarono a cercarlo. Intanto la lotta con lo squalo continuava imperterrita. Lo scoglio adesso era davvero a due passi. "Calma Maurizio! Non buttare proprio adesso quanto hai costruito!". In quella situazione rimaneva incredibilmente lucido. Intanto lo squalo di nuovo all'attacco e fu lì che il giovane costruì la propria salvezza. Mentre lo evitava per l'ennesima volta vide a pochi centimetri di distanza una spranga di ferro. Non sapeva come si fosse trovata lì ma non se lo domandò affatto. La prese e con quella colpì l'occhio sinistro. Una, due, dieci, cento volte! Sentì un sorta di suono a dir poco spaventoso ma non si lasciò distrarre. Stavolta aveva ottenuto un distacco più o meno rassicurante. Lo scoglio era a pochissime bracciate. "Ora o mai più". Nuotò mettendo tutto quanto aveva in corpo. Nel frattempo il mostro marino si era ripreso: l'inseguimento. Lo stava riprendendo quando Maurizio, facendo appello alle ultime forze, aveva finalmente raggiunto il suo scoglio. Si arrampicò, evitando per un pelo l'ultimo attacco. Era salvo! "Vaffanculo! Non mi hai preso!" gridava euforico. Vide il pescecane girargli intorno ma non si muoveva. Magari gli amici avrebbero notato la sua assenza e sarebbero venuti a cercarlo. Dopo una mezz'oretta giunse il motoscafo. Lo squalo, o perché distratto dal rumore o avendo capito che quel pasto fuori programma era ormai sfumato, era andato già via. Nonostante il suo eroismo Maurizio non rivelò mai cos'era accaduto. Spiegò che raggiunto lo scoglio era stato preso da un crampo e aveva preferito non rischiare. Ma quell'esperienza lo aveva sconvolto. Da allora non si era più allontanato dalla riva, non aveva più raggiunto quello scoglio. Soprattutto nei primi mesi aveva sognato spesso l'attacco di quello squalo, svegliandosi nel cuore della notte sudato e terrorizzato ... ...E adesso proprio tale situazione stava per tornare alquanto utile... Silvia si avvicinava sempre più... "Come ho evitato gli attacchi dello squalo? Colpendolo io per primo nei punti deboli. Soprattutto il mio scopo non è stato quello di sconfiggerlo, bensì raggiungere lo scoglio. Bisogna fare la stessa cosa. Devo far trascorrere il tempo e colpirla nei punti deboli. Quali possono essere?" pensava Maurizio. La ragazza era lì di fronte lui, pronta a colpirlo, quando sentì arrivare un calcio nella caviglia destra. Il giovane neanche pensava di averla colpita così forte, ma per la prima volta aveva fatto una smorfia di dolore. "Ecco il tuo punto debole. Le caviglie". E la colpì altre volte, facendola allontanare. Non se l'aspettava. Comunque il ragazzo poté rialzarsi. Lo attaccò, più furiosa di prima. Maurizio si gettò verso terra alla propria sinistra, evitandola, quindi sferrò un paio di calci sullo stesso punto. "Mi hai fatto male! Come ti permetti?". "La vogliamo finire? Non voglio battermi". "Io si. Non puoi resistermi!". Nel frattempo suonò il gong. Il minuto di riposo, trascorso a recuperare le energie. Iniziò la seconda ripresa. Silvia voleva attaccare ma resistette dal farlo per non rischiare di ricevere un nuovo calcio sulle caviglie. Anche lui rimaneva sulle sue: più il tempo passava meglio era. Come con lo squalo... La ragazza provò ad attaccare con dei calci nei genitali ma lui evitava i colpi indietreggiando. Finì tuttavia sulle corde: ora era in trappola. La furia di quell'affascinante Valchiria avanzava minacciosa, pronta ad una serie di colpi tremendi. Maurizio ricordò però un film visto da adolescente. Il protagonista si era venuto a trovare in una situazione analoga e pestando la punta del piede del suo avversario era riuscito a bloccarne i movimenti per alcuni istanti, potendo così evitare l'attacco. "Devo tentare per vedere se è vero..." pensò. Come con lo squalo... Ed era vero! La ragazza si ritrovò bloccata e lui facendo leva sulle braccia la spinse via, potendo così uscire dalle corde. Nessuno credeva a quanto stava accadendo. I vari ragazzi via via massacrati, ancora feriti nel vedere il proprio corpo così orribilmente martoriato, provavano sollievo nell'assistere a quell'insolito match. Per loro rappresentava la rivincita maschile mentre per la ragazza un'onta da evitare a qualsiasi costo. Come sbagliavano! Solo Maurizio conosceva la verità: voleva semplicemente salvarsi... Come con lo squalo... E finì anche il secondo round. Però quel povero ragazzo era triste. Si stava ritrovando suo malgrado ad una lotta per la sopravvivenza, quando il suo unico desiderio era chiederle di uscire...anche se a onor del vero non lo aveva ancora fatto... La terza ripresa fu sulla falsariga della precedente; così come pure la quarta. Evitava gli attacchi di lei e quando poteva riusciva a colpirla nelle caviglie, che le facevano male sempre più... Quella tattica alquanto assurda e primitiva stava incredibilmente producendo risultati insperati. Il quinto e ultimo round. Silvia non ci credeva ancora. Nessuno l'aveva portata fino a quel punto. Soprattutto pareva non accettare il fatto che l'artefice di dell'impresa fosse proprio un componente di sesso maschile, tra l'altro pure inesperto e poco allenato. Comunque attaccò come una furia. Dopo aver ricevuto una ginocchiata sui testicoli e un pugno in pieno volto, Maurizio riuscì a bloccarle la punta del piede ma stavolta non si limitò a spingerla via. Senza rendersene conto le sferrò un gancio destro che la colpì nel naso e sul labbro. Silvia per la prima volta finì al tappeto. "Sei un grande! Faglielo vedere chi comanda!" commentava Ruggero. "Scusa...spero di non averti fatto male..." sussurrò invece lui vinto dall' emozione. Silvia con un po' di fatica si rialzò e si toccò il viso. Le era uscito un rivolo di sangue. Guardò il suo avversario e rimase sorpresa nel vedere i suoi occhi lucidi. Comunque voleva vincere. E per lei vincere significava mandarlo KO. Il combattimento riprese. La ragazza sferrava i suoi attacchi letali...che adesso tanto letali non erano più... Al contrario sentiva sempre più dolore alle caviglie... Il gong fu una liberazione per entrambi. Chi aveva vinto? Non c'era alcun dubbio. L'intero gruppo portava Maurizio in trionfo ma lui proprio non ci stava. "Non c'è niente da festeggiare perché oggi non ha vinto nessuno!" esclamò. Quindi guardò Silvia. "Quanto a te non mi preoccuperei dell'incontro perché hai perso una cosa ben più importante: la tua femminilità!". Quelle parole la ferirono molto più dei colpi ricevuti. Le avevano toccato l'anima. Lo vide raggiungere gli spogliatoi mentre gli altri ridevano...dimenticando tra l'altro come erano stati via via massacrati...L'unico che poteva invece farlo se ne andava come se niente fosse... Si definiva una Valchiria. E ora? Decise di raggiungerlo negli spogliatoi. Non si sapeva cosa volesse fare ma nessuno se ne curò. Entrò ed assistette a una scena alla quale non avrebbe mai creduto. Colui che l'aveva appena battuta piangeva a dirotto. Gli si sedette accanto. "Va tutto bene? Dovresti essere contento...". "E di cosa?". Adesso lo guardava con occhi differenti. Fosse stata meno cieca avrebbe capito che lui era diverso dagli altri. "Comunque sei stato bravissimo. Non ero mai stata sconfitta prima d'ora...mi devo complimentare...'' gli disse sorridendo e asciugando le sue lacrime. "Perché dici che hai perso? Alla fine ne ho prese più io. Certo...non pensavo di resistere e mandarti al tappeto..". "Per questo hai vinto. Onore all'avversario''. Guardò i sui testicoli... "Fa molto male?" . "Un po'...". Glieli accarezzò dolcemente. Notò la sua erezione e non poté fare a meno di sorridere. ''Scusami...'' disse arrossendo. Un ragazzo che arrossiva in quel modo non le era mai capitato. Continuò ad accarezzarglieli. "Posso farti una domanda? Io miravo ripetutamente in quel punto. Perché non ti sei mai rivolto al mio seno? Gli altri non ci riuscivano ma tu hai evitato di proposito. E ti assicuro che mi avresti colpita! A parte le caviglie ti sei limitato a un pugno sul viso...che ho meritato!". "Per quello ti chiedo ancora scusa: non so cosa mi sia preso. Per il resto è molto semplice: i colpi nelle zone intime sono proibiti. Anche se non pratico conosco il regolamento. E poi le donne non si toccano nemmeno con un fiore! Sono un po' all'antica sotto questo aspetto...". Ormai erano in vena di confidenze... "Appena ti ho vista mi è battuto forte il cuore ma...vedi...sono timido e in genere i timidi non piacciono alle ragazze...poi quanto è avvenuto in seguito...senza contare che...insomma...mi fai paura...". Silvia gli impedì di parlare ulteriormente e lo baciò, facendolo rimanere imbambolato. E ancora...Non se l'aspettava proprio... "Mi dispiace ma quando salgo sul ring mi trasformo. E me la sono presa anche con te che non avevi nulla a che fare con quei cretini! Perdonami. Però non sono soltanto colei che hai visto poco fa...Soprattutto ti dimostrerò quanto so essere femminile! Qui sbagli di grosso! E non avere paura...''. I due ragazzi uscirono così dalla palestra tenendosi per mano, fra i volti stupiti di tutti gli altri, increduli nell'assistere a tale scena. "Però mi devi dire qual'è il tuo segreto! Come hai fatto a resistermi?" domandò a un certo punto Silvia spinta dalla curiosità. ''Vuoi proprio saperlo? Va bene...". E le raccontò dell'incontro avuto due anni prima con quello squalo bianco, il cui trauma era stato devastante. "Si dice che quando stai per morire rivedi la tua vita in pochi istanti: a me è successo. Oggi quell'episodio mi sarà pure stato di aiuto ma allora...Non l'ho mai rivelato a nessuno. Nemmeno i miei genitori sanno nulla. Tu sei la prima persona che conosce questa storia'' disse alla fine. La ragazza lo abbracciò. "Dev'essere stato terribile. Non pensarci più. Ora ci sono io a prendermi cura di te''. Quindi ancora con il sorriso fra le labbra: ''Comunque se non ti ha sconfitto uno squalo bianco come potevo pretendere di farlo io? Non ci sono dubbi: tu sei un valoroso Einherjar!". Il ragazzo la guardò sorpreso. "Io sono una Valchiria caro...gli Einherjar erano gli spiriti dei soldati più valorosi morti in battaglia che le Valchirie scortavano nel Valhalla, dove avrebbero combattuto dalla parte del dio Odino alla fine del mondo, durante i Ragnarok. È un discorso un po' complicato...ti capisco...". "Grazie...ma...vedi...preferisco parlare di persone con emozioni e sentimenti..." rispose timidamente lui. "D'accordo..." ribatté lei ridendo. Continuavano a coccolarsi, scambiandosi effusioni. Maurizio rimaneva piacevolmente sorpreso nel vedere come quella ragazza tanto spietata quanto letale sul ring fuori si stava rivelando una persona incredibilmente dolce e straordinariamente sexy.