Underworld. By Gibo. DISCLAIMER: This is adult material. Please do not read if you are under age 18 or laws in your country forbid you to do so. Il seguente materiale č riservato ai maggiorenni. Non proseguite nella lettura se avete meno di 18 anni o se le leggi del vostro paese non ve lo consentono. Keywords: femdom, vore, gore, sci-fi, death, no gay, no lesbo, no beast, no pedo, no under-age sex. Questa volta siamo stati proprio imprudenti, lo sanno tutti che non bisogna andare in montagna con i temporali e ancora meno se si fa speleologia. La montagna non perdona mai gli errori. Minacciava un forte temporale, ma l'eccitazione di aver scoperto una nuova grotta aveva contagiato quasi tutti. Io non ero molto d'accordo: se era rimasta lą¬ per milioni d'anni, poteva aspettare ancora qualche giorno, ma non volevo sembrare un pusillanime e alla fine mi ero lasciato convincere. Adesso eccomi qua fregato per bene, separato dagli altri da una frana improvvisa, proprio quando stavamo cercando di risalire, preoccupati dalla tempesta che fuori si era fatta violenta. La situazione č drammatica: non ho cibo, non so quanto durerą l'aria, non so se la grotta sarą inondata, il cellulare non funziona e devo andare di corpo. Sembrerą strano ma questo particolare irrilevante m'inquieta: se mi recuperassero in tempo e trovassero in questa grotta splendida, i miei rifiuti organici, mi vergognerei da morire. L'unica cosa che funziona č la pila cinese con carica a molla, pagata pochi soldi, per la quale i miei compagni mi hanno preso in giro per un giorno. Intanto, nel buio pią¹ assoluto, la debole luce azzurrina č l'unica cosa che mi permette di non impazzire. Mi guardo intorno: il crollo ha completamente bloccato il percorso d'uscita con una quantitą di roccia che non oso neanche immaginare; per me č finita, se e quando riusciranno a raggiungermi, sarą² gią morto. Mi siedo sconfortato e tiro una pietra a casaccio nel buio, un gesto illogico tanto per fare qualcosa. "Trumble, trumble, trumble ... " poi pią¹ nulla! Dov'č finito il sasso? Febbrilmente frugo con la pila e per poco non mi sfugge una leggera irregolaritą nella parete di roccia. Con il cuore in tumulto, cerco tastoni finché le mie mani incontrano il vuoto, l'inizio di uno strettissimo passaggio che scende verso il basso. Prima non c'era, ne sono certo, deve averlo scoperto la frana! Non ho alternative, o rimango qui a morire o tento la sorte. La decisione č presa; strisciando come un verme, m'infilo nella fenditura, in preda ad un orribile pensiero: se diventa pią¹ stretta, morirą² incastrato lą¬. Qualcuno in cielo m'assiste, miracolosamente il passaggio si allarga, trasformandosi in un cunicolo nel quale riesco a camminare carponi. Metro dopo metro, avanzando a fatica, arrivo a una grande sala, scavata nella roccia dall'acqua che scorreva tanto tempo fa. "Oh meraviglia!" Anche al debole raggio luminoso, la volta e il pavimento sono gremiti di stalattiti e stalagmiti, dagli splendidi riflessi. La sala ha un'unica uscita che scende ancora pią¹ in basso, la imbocco e dopo poco il corridoio si biforca; prendo una diramazione a caso e continuo a scendere, attraversando altre bellissime grotte. Insensibile alle meraviglie che mi circondano, vado avanti, concentrato unicamente nello sforzo di salvarmi e supero altri ostacoli, riuscendo sempre a passare per un filo. Ormai devo essere nel ventre della montagna, chissą a quale profonditą . Chi l'avrebbe mai detto? Sento un rumore d'acqua, un gorgoglio leggero che diventa sempre pią¹ forte. Il passaggio termina in un sifone: non morirą² di sete, perą² sono definitivamente bloccato! Disperato, spengo la pila e rimango nel buio, in preda allo sconforto. Inspiegabilmente intravedo un debolissimo bagliore luminoso nell'acqua. Penso a un effetto di fosforescenza, ma guardando meglio, noto che ha una forma ben definita, quasi circolare, sembra un passaggio che si apre sotto il pelo dell'acqua! Ormai sono in ballo: mi spoglio, metto vestiti e pila in un sacchetto di plastica che porto sempre con me, raccolgo il coraggio a dodici mani e m'immergo nell'acqua gelida. Il freddo mi fa battere subito i denti, un bel respiro e gią¹. Per fortuna, nuoto bene sott'acqua; c'č proprio un passaggio ed č anche agevole. Dopo un percorso di pochi metri, risalgo alla superficie, disturbando la quiete di un piccolo laghetto sotterraneo e con immenso sollievo, l'aria che arriva ai miei polmoni č umida e fredda ma respirabile. L'immensa cavitą in cui mi trovo č pervasa da un chiarore innaturale, che sembra provenire da una direzione precisa; nuoto ansioso verso la riva, dirigendomi verso la fonte di luce. Sono molto curioso di vedere cosa puą² essere, ma fatti pochi passi, il freddo e la dura roccia sotto i piedi nudi, m'inducono a fermarmi. "Cominciamo a vestirsi " penso e sto per farlo, quando odo delle voci, strane, flebili, distorte dagli echi, ma inequivocabilmente delle voci. Sono salvo! Dimentico tutto: fame, freddo, vestiti. M'infilo frettolosamente le scarpe e con la fidata pila, mi precipito nella direzione da cui provengono i suoni. Non oso gridare, per paura di altri crolli. Man mano che m'avvicino, le parole diventano pią¹ distinte, anche se non capisco nulla di cią² che dicono: non mi sembrano né inglesi, né i soliti tedeschi, che arrivano in ogni buco del mondo. La cadenza ha pią¹ il ritmo cantilenante di una lingua orientale che di una europea. Supero un angolo di roccia e mi fermo di botto, impietrito dallo stupore. A una decina di metri da me, c'č un gruppetto di donne inguainate in specie di tutine trasparenti, ma sotto, sono completamente nude! Il chiarore proviene da un oggetto sferico che una tiene in mano, una luce fredda come quella della mia pila ma molto pią¹ intensa. Non ho mai visto un equipaggiamento simile! Dopo un attimo d'esitazione mi faccio avanti. mi rivolgo a loro in inglese. La mia apparizione provoca un grande scompiglio nel gruppo: con trilli acuti le donne balzano via e la luce si spegne all'istante. Va bene che sono brutto e in mutande, ma non pensavo di produrre un simile effetto! Sempre pią¹ perplesso, frugo con la pila nel buio, ma vedo solo roccia. Muovo qualche passo in avanti e qualcosa mi piomba addosso dall'alto. Per il colpo cado per terra e la paura mi paralizza; mi sembra un grosso ragno e mi viene in mente in un lampo, un mostro di un film di fantascienza. Apro la bocca per urlare, ma qualche cosa, come di viscoso, me la impasta e quando con le mani cerco di liberarmi, scopro che anche le mani sono impastoiate. La pila č caduta per terra e non vedo pią¹ niente, come se avessi un cappuccio morbido sul volto. Rabbrividendo di terrore, aspetto la puntura mortale. Invece, sento come una sorta d'aspirazione, un risucchio intenso in ogni punto della mia testa: nelle orecchie, sulla bocca, nel naso e negli occhi. Proprio lą¬, la suzione č particolarmente dolorosa: le lacrime che sgorgano vengono aspirate all'istante, come se qualcosa succhiasse dentro il bulbo oculare con una cannuccia. Il problema pią¹ grave č che non riesco pią¹ a respirare; contraggo inutilmente i polmoni, non entra un filo d'aria e in pochi secondi mi sento mancare. Dopo un tempo indefinibile, mi riprendo, meravigliandomi d'essere ancora vivo. Apro gli occhi, ma li chiudo subito; mi bruciano troppo, perą² il breve attimo č stato sufficiente per notare che ora c'č di nuovo luce. Ho la bocca impastata e dolorante per suzione che ho subito e cerco di muoverla, ma non ci riesco. Man mano che le sensazioni mi ritornano, m'accorgo che c'č qualcosa che me la tiene spalancata e m'impedisce di chiuderla. Devo assolutamente capire che sta succedendo; con gran pena, tra un velo di lacrime, socchiudo gli occhi e da cią² che vedo, potrei anche essere all'inferno. Per un istante lo penso veramente: sono morto, esiste un al di lą e mi trovo senza dubbio all'inferno, perché il corpo mi fa un male del diavolo. Tre donne sono chine su di me, o meglio presumo che siano donne perché protendono verso la mia bocca delle lingue smisuratamente lunghe. Trascurando questo orribile particolare, potrebbero anche essere definite attraenti: i loro corpi seminudi risaltano nello strano chiarore e i seni, morbidi e sensuali, mi sfiorano il volto. Le loro lingue perą² sono ancora pią¹ lunge dei seni e mi raggiungono le labbra. Mentre le guardo attonito, si chinano ancora di pią¹: i loro capezzoli mi toccano il viso e le smisurate appendici m'entrano tutte e tre insieme in bocca. Il panico m'assale e mi dibatto furioso, ma i legami non cedono, neanche di un millimetro. Con le tre lingue in gola non riesco neanche a gridare. Ho provato una cosa analoga in vita mia solo una volta, quando sono stato ricoverato in ospedale per un sospetto avvelenamento da funghi. Ancora ricordo il fastidio del sondino che mi hanno infilato per drenarmi lo stomaco e che ho dovuto tenere per varie ore. L'effetto č simile ma amplificato: ho tre sondini, ognuno dotato di vita propria che agisce indipendente dagli altri. Lo strisciare pulsante delle lingue in gola, mi causa forti e improvvisi stimoli di vomito e se non avessi lo stomaco vuoto, rigetterei anche l'anima. Quando raggiungono e penetrano nello stomaco, i conati lentamente si calmano e provo la sensazione stranissima di tre appendici che palpitano e premono delicate sulle pareti interne. Se non fossi cosą¬ terrorizzato, la situazione sarebbe molto erotica: circondato da corpi femminili con morbidi seni sensualmente appoggiati al volto e tre lingue smisurate che mi frugano dentro. Alla faccia del bacio alla francese! Trascorrono parecchi minuti e visto che non mi uccidono, il panico lentamente scompare lasciando il posto a un barlume di ragione. "Dove sono? Chi sono questi mostri? Perché sono legato, cosa vogliono da me?" Tutte domande per ora senza risposta. Dopo avermi frugato per bene, le tre, quasi con riluttanza, ritirano le lingue e finalmente, qualcuno sgancia l'arnese che mi teneva la bocca spalancata. Le mie ansiose domande sono totalmente ignorate; le donne probabilmente non mi capiscono e continuano a parlare tra loro in quell'idioma sconosciuto. Con le lingue completamente rientrate, sembrano donne normali e sono anche molto graziose. Arriva una quarta donna e la sua vista mi suscita una notevole emozione: completamente nuda, molto attraente, si muove con una grazia e armonia che non ho mai visto in altre. Ha con sé uno strano apparecchio e armeggia un poco con i comandi: mi chiede una bella e limpida voce femminile. Sono sconvolto, ora parla la mia lingua, ma guardando meglio, m'accorgo che in realtą bisbiglia in uno strano tubo e la voce esce dall'apparecchio. Brevemente le racconto della frana e poi ansioso, le chiedo: Glissa sulla prima domanda, ma risponde alla seconda e man mano che parla, sul mio volto si dipinge un'espressione d'assoluta incredulitą . Stando al suo racconto, lei e le altre sorelle sono le discendenti di un popolo che prima viveva alla luce del sole. In seguito ad un evento catastrofico, il cui nome impronunciabile esce dalla macchina, si sono rifugiate sotto terra per sopravvivere. La cosa mi sembra pazzesca o magari esiste una Candy Camera anche per speleologi. "Cosa mangiano, cosa bevono e soprattutto perchč sono ancora qui?" mi chiedo trasecolato. Come se intuisse dal mio volto che non credo una parola di quello che racconta, continua la spiegazione. Vivono sotto terra da innumerevoli generazioni e ci rimangono perchč il loro corpo ormai non sopporta pią¹ la luce del sole e l'aria esterna contaminata. Continua a lungo, ma la parte pią¹ interessante di tutta la spiegazione, č quella che riguarda il cibo. Gli ingegnerei genetici hanno modificato i loro corpi, rendendoli in grado di assimilare qualsiasi tipo di sostanza organica: funghi, muschi, carogne d'animali caduti nei crepacci, detriti vegetali trasportati dalle piene e simili. "Ingegneri genetici!" dico tra me "ma quando, nel medioevo?" Purtroppo il trattamento č stato sopportato con successo solo dalle femmine: tutti i maschi, nel corso di poche generazioni, si sono estinti. Adesso sto veramente pensando che mi stia prendendo in giro. le chiedo ironico risponde lei serissima. Devo ammetterlo, sono sconvolto, non le credo ancora, ma quello che ho visto č veramente ben strano. L'apparecchio che ha in mano, per cominciare: non esistono macchine capaci di traduzione simultanea con tale precisione, neanche il pią¹ potente computer č in grado di farlo. Inoltre č molto diverso da un moderno aggeggio elettronico, sembra il prodotto di una tecnologia che ha seguito strade molto diverse dalla nostra. Le chiedo spiegazioni in merito e lei mi risponde che l'apparecchio, come pure le sfere luminose, sono oggetti antichissimi che per fortuna, non si guastano mai, se no, non saprebbero come ripararli, quasi tutte le antiche conoscenze sono andate perdute. le domando ancora. č l'inquietante risposta. questa volta lei non risponde e sorridendo in modo molto sensuale, depone il traduttore e si avvicina. E' indubbiamente una donna stupenda. Nonostante la luce distorca i contorni, il suo corpo č giovane e sodo con due grandi seni dai notevoli capezzoli, anche il sesso č una meraviglia: incredibilmente sviluppato, con un monte di venere prominente. Si ferma a pochi centimetri dal mio viso, il sesso improvvisamente le si apre come un bellissimo fiore e la clitoride, grossa come un dito, si protende pulsante dalla sommitą . Non so cosa voglia fare, ma la visione č di un erotismo cosą¬ sconvolgente, che mi induce a socchiudere la bocca, anche se riarsa e dolorante, attendendo il contato. Orrore nero! Due protuberanze, o meglio due strisce di carne, si proiettano fuori dalla vagina e rapide come serpenti, si arrotolano lungo il mio collo scendendomi lungo la schiena. Con immenso ribrezzo, le sento strisciare sino a raggiungermi le natiche, scostare l'elastico delle mutande e toccarmi l'ano. D'istinto contraggo lo sfintere, cercando di chiuderlo, ma le due lingue, non so come altro definirle, sono gią dentro e mi risalgono nell'intestino. Il piacere che gią assaporavo si č trasformato in disgusto per quei pezzi di carne che sento duri dentro di me e che mi provocano un dolore acuto al ventre. Da troppo tempo sto trattenendo lo stimolo a defecare e ho la pancia gonfia. La nuova intrusione non fa che peggiorare la situazione. lei ovviamente non capisce e non si ferma. Il dolore diventa lancinante; mi contorco e inizio a gemere, ma improvvisamente il male diminuisce. Mi calmo un poco e cią² che ora avverto č una specie di raspare, interno e profondo che continua per una buona decina di minuti, finché, con mio grande sollievo, lei ritira le protuberanze. Sudo copiosamente e sono sconvolto da due particolari: il sesso della femmina adesso sembra assolutamente normale e ogni stimolo intestinale č cessato! Si stacca da me e recupera il traduttore. Ci vuole un po' prima che queste parole facciano presa nel mio cervello e ne afferri tutte le implicazioni. Con esitazione e ho paura della risposta, le rivolgo la fatidica domanda: La risposta mi gela il sangue. "Sono arrivato al capolinea, queste donne sono cannibali!" < E' una triste necessitą ,> continua lei, come se mi leggesse nel pensiero S'interrompe e anche se so che č impossibile, giurerei che č arrossita. Cosą¬ detto, la ragazza si gira e se ne va con il suo traduttore, lasciandomi legato e completamente solo, in questo sussurrante labirinto di talpe. La solitudine dura ben poco: arriva qualcuno e stavolta č una ragazza molto giovane, molto magra e quello che č peggio, sembra anche molto affamata. Mi viene davanti e con calma si spoglia; i suoi gesti non hanno nulla di sensuale, fa cosą¬ solo perché probabilmente ha bisogno di sentirsi il corpo libero. Queste donne sembrano non avvertire il freddo, mentre io, rabbrividisco, anche se sono in una nicchia di roccia abbastanza tiepida rispetto all'ambiente circostante. La ragazzina sale nella nicchia e si sdraia supina, a gambe larghe, di fronte a me. Il suo sesso č pronto e aperto, ma non per fare l'amore. So gią quello che succederą , infatti, le due lingue dardeggiano estendendosi prodigiosamente e questa volta mi cercano il pene. Accade l'incredibile: una delle protuberanze s'avvolge intorno al membro con pią¹ giri e lo stringe come nelle spire di un serpente. Dopo un attimo, un lungo fremito, una sorta di corrente, parte dalla vagina della ragazza, attraversa l'appendice facendola vibrare e si trasmette al mio organo prigioniero. Indipendentemente dalla mia volontą , il pene mi si drizza in una formidabile erezione. Cerco di controllarlo, ma non c'č niente da fare, č come se avesse vita propria. La seconda lingua si avvicina vibrante, tasta la punta, apre il meato e cerca di insinuarsi. "Non č possibile "penso "non mi puą² entrare dentro, č troppo grossa". Sotto i miei occhi increduli, la lingua, come un verme che si raggomitola e avanza, diventa trasparente, sottile come una matita e riesce a penetrare. La sensazione all'inizio č pią¹ fastidiosa che dolorosa, la sento scendere dentro e dopo poco, noto con apprensione che la parte gią inserita č almeno di una trentina di centimetri. "Ma dove vuole arrivare?" La lingua non si ferma e adesso provo un deciso bruciore, mentre il pene inizia a gonfiarsi, dall'interno, come se fosse un palloncino e qualcuno ci soffiasse dentro. L'incredibile effetto, mai provato prima, mi causa un dolore sordo e pulsante. Mi lamento con la proprietaria della lingua, ma lei naturalmente non capisce e continua imperterrita. Il male diventa insopportabile e mi ritrovo a mugolare per la sofferenza. I miei gemiti la fanno andare in orgasmo. Il suo č un orgasmo diverso da quello d'ogni altra femmina umana, ma č sicuramente tale: le trema tutto il corpo e ogni vibrazione, attraverso la striscia di carne che ci unisce, si trasmette al mio pene e da lą¬, passa all'interno. Ogni pulsazione č come una puntura che mi strappa un gemito e il male aumenta, aumenta ancora oltre l'immaginabile. Urlo e mi divincolo con tutte le forze, una nebbia rossa mi cala sugli occhi, sono sul punto di perdere i sensi poi qualcosa mi si rompe dentro. Il dolore si attenua un poco, ma con somma angoscia, vedo una sostanza biancastra fluire a piccoli globi attraverso la parete trasparente della lingua. Capisco che deve aver forato le gonadi e mi sta succhiando tutto il seme. Il martirio dura vari minuti e inutilmente, prima la imploro, poi scoppio in singhiozzi isterici: lei rimane a gambe aperte, con gli occhi chiusi e un sorriso beato sul volto. A un certo punto, con un leggero ma udibile rumore di risucchio, il condotto si vuota e non risale pią¹ una goccia di sperma. La speranza che tutto sia finito č bruscamente disillusa: il suo corpo freme ancora e il dolore si fa se possibile, ancora pią¹ profondo. L'agonia mi costringe a urlare senza ritegno. Altro fluido ricomincia a scorrere nella lingua cava, stavolta č giallo; non so quanto in profonditą sia arrivata, ma mi sta prosciugando. Pietosamente perdo i sensi prima di impazzire. Mi risveglio che non sono pią¹ nella nicchia, ma da qualche parte, seduto per terra contro una parete di roccia. Provo a muovermi, ma č impossibile: il mio corpo č racchiuso da una sorta di bozzolo, come una crisalide e non posso neanche pią¹ parlare perché un grumo viscoso mi sigilla le labbra. L'involucro, morbido e leggero come seta, č di una sostanza gommosa che sotto le mie spinte disperate, cede leggermente per poi tornare come prima. Solo in corrispondenza degli occhi, naso e bocca ci sono piccole aperture che mi permettono di vedere e respirare. Non m'illudo sul mio destino, ormai sono solo una riserva di cibo. Arriva la donna di prima, con il traduttore. mi dice < non poteva essere altrimenti, la tua morte salverą molte vite. Tra poco verranno in molte a farti visita: prima le bambine, poi quelle pią¹ gracili e deboli e in ultimo quelle come me, se rimarrą ancora qualcosa!> conclude sorridendo mestamente. Terminata l'orrenda spiegazione, se ne va abbandonandomi al mio destino. La processione comincia: la prima č una bambina di pochi anni, che la mamma premurosa sistema davanti a me. Con gli occhi sgranati dal terrore, vedo un tubo, che le esce da un'apertura alla base del pancino, protendersi oscillando nell'aria, come il cobra dell'incantatore di serpenti. Guidato da chissą quali sensi, percorre palpitando il bozzolo che mi rinchiude, trova il punto che cerca e affonda dentro, come nella creta. Avverto subito il dolore lancinante tra un fianco e il basso ventre, dove ci sono i tessuti adiposi della pancia. Il tubo comincia a pulsare contraendosi, come fa il condotto di un aspirapolvere quando viene ostruito, ma questo mi sta aspirando la carne. La lama che mi scava dentro in profonditą mi fa contorcere e sussultare in agonia. Purtroppo non perdo i sensi e quando la piccola č sazia e si stacca, non posso far altro che attendere inerme la prossima che devo nutrire. E' una ragazzina magra, praticamente senza seno e piatta come uno specchio. Preferisce usare la lingua e si attacca a una mia guancia. Dopo averla diligentemente scarnificata, mi entra in bocca, succhiando tutto quello che trova. La sofferenza inumana mi provoca un'allucinazione: mi sembra di vederle i seni gonfiarsi all'istante e il ventre diventare meno piatto e pią¹ femminile. Una dopo l'altra, dozzine di femmine affamate mi passano davanti, scegliendo ognuna una parte del mio corpo. Incredibilmente dopo aver subito vari assalti, mi ritrovo delirante ma ancora vivo e cosciente. Una voce nota mi giunge attenuata alle orecchie: č di nuovo la donna con il traduttore. mi spiega con un sorriso grazioso e ironico, < con gli scarti dei nostri corpi, quelli che tu chiami "feci".> Detto cią², depone il traduttore e si apre il sesso con un gesto molto sensuale. Le sue due lingue si protendono vibranti e questa volta lentissime, forano il bozzolo in corrispondenza al mio inguine, cercano e trovano il mio pene sfortunato, lo avvolgono e iniziano a divorarlo. Copyright (c) All rights reserved.