Il compleanno di Giacomino (FF/M - foot-dom) by JP Parte 1^ - Mamma e sorella festeggiano Giacomino appena sveglio Giacomino si sveglio' allo stesso orario di tutti i giorni ma con la piacevole sensazione di poter continuare a poltrire un altro po' nel letto. Era il suo compleanno (compiva 14 anni) e quel giorno, per una di quelle coincidenze fortunate, non doveva andare a scuola. O meglio, doveva andare a scuola piu' tardi perche' era in programma una di quelle gite culturali che, pur essendo noiose, sono sempre meglio di una giornata in classe. Questa poi si preannunciava piu' noiosa di altre visto che dovevano andare a vedere un'opera lirica ... "Svegliati Giacomino, e' ora di alzarti!" L'ordine perentorio scosse Giacomino dai propri pensieri. Il ragazzino spalanco' gli occhi e vide il volto della sorella Claudia, 18 anni, che lo guardava dall'alto con il capo ancora avvolto nell'asciugamano e l'accappatoio indosso. "Ma oggi non c'e' scuola alle 8 e 30!" protesto' verso la sorella. "Oggi c'e' la visita al teatro, percio' dobbiamo presentarci fuori scuola alle 9 e 30: la mamma ha firmato ieri il permesso ...". "E' vero Giacomino" replico' la mamma Nina, 40 anni, mentre il suo volto compariva vicino a quello della figlia. Vedendole cosi' non sembravano mai mamma e figlia tanta era la somiglianza tra loro. L'unica differenza era che Claudia era un poco piu' alta e robusta della mamma ed il suo viso era leggermente piu' rotondo. "Ma hai dimenticato un particolare" continuo' la mamma "sei tu che puoi andare a scuola piu' tardi mentre per noi l'orario non cambia, e poiche' dobbiamo accompagnarti a scuola ... mica pretenderai che facciamo ritardo per causa tua ?" "Ma mamma", replico' Giacomino, "oggi compio 14 anni e tu mi hai promesso che, a quest'eta' potevo avere le chiavi di casa: percio' non siete piu' obbligate ad acompagnarmi". "Ti sbagli caro", rispose la mamma, "ti ho promesso che avresti avuto le chiavi di casa solo quando avresti avuto 14 anni e saresti stato alle scuole superiori mentre tu sei solo in terza media". "Cosi', visto che sei gia' in ritardo, dobbiamo darti noi la sveglia" aggiunse Claudia sollevando una gamba ed iniziando a strofinare un piede nudo sulla faccia di Giacomino. Il ragazzino tento' di opporsi ma la sorella, afferrati i polsi del fratello, li tiro' a se' aumentando cosi' la pressione del piede sulla sua faccia. Giacomino, di costituzione mingherlina, non pote' opporre molta resistenza e cosi' rimase alla fine bloccato con il piede della sorella che gli schiacciava il naso. La mamma scoppio' a ridere: "Ma cosi' tu non svegli una persona, anzi, con l'odore dei tuoi piedi la tramortisci ancora di piu'!". "Ma i miei piedi non puzzano, ho appena fatto la doccia" replico' Claudia fingendosi offesa. Quindi, togliendo il piede dalla faccia di Giacomino, gli domando': "I miei piedi non puzzano, non e' vero ?". Giacomino, ancora un po' stordito dal dolore al naso, non rispose subito. "E' chiaro che sta ancora dormendo" disse la mamma "ma io ho un metodo piu' efficace per svegliarlo". E prima che Giacomino avesse il tempo di tentare una difesa, gli furono velocemente tolte le coperte, fu afferrato per le caviglie dalla mamma (mentre la sorella continuava a tenerlo per i polsi), fu sollevato dal letto e fu scraventato a terra. Immediatamente dopo Nina, senza lasciare le caviglie del figlio, fece forza in modo da allargarli le gambe e, sfilata una pantofola, pianto' con forza un piede sui genitali di Giacomino dicendo: "Cosa credevi? Che a 14 anni eri diventato grande? No, caro, l'unica cosa che diventa grande e' solo il notro piacere nel pestarti sotto i piedi!". Giacomino spalanco' gli occhi e quindi la bocca: "Aaaaaaaah......mmmmmmmmmf" Veloce come un fulmine Claudia aveva infilato la punta del piede destro nella bocca di Giacomino e lo stava spingendo dentro in modo da soffocargli in gola il grido di dolore. "Ed ora che sei veramente sveglio, ascoltami bene!" disse Nina continuando a tenere premuto il piede sull'inguine di Giacomino. "Finche' sarai ancora in scuola media, fai in modo che non accada piu' di dover perdere tempo a svegliarti. Capito?" e sottolineo' la domanda alzando il piede e calandolo di nuovo con forza sui genitali del figlio. "Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmf" continuava a gemere il ragazzino incapace di poter emettere qualcosa di piu' udibile con il piede della sorella che gli riempiva la bocca. Alla fine la mamma tolse il piede e disse "Ed ora guai a te se ti lamenti ancora!" quindi, rivolta verso Claudia, aggiunse "Forza muoviamoci, che si sta facendo tardi". Dicendo questo lascio' le caviglie di Giacomino mentre Claudia estraeva il piede dalla bocca del fratello e lasciava andare i suoi polsi. Giacomino si rannicchio' e porto' le mani sui genitali per attenuare il dolore ma, ricordando la minaccia della mamma, si trattenne dall'emettere alcun lamento per evitare ulteriori punizioni. "Muoviti anche tu" disse la mamma a Giacomino "perche' tornero' qui tra un minuto e se ti trovo ancola li' allora si' che ti metto sotto i piedi per davvero!" E Claudia, per sottolineare l'avvertimento della mamma, spinse con un piede la spalla di Giacomino in modo da farlo tornare con la schiena a terra, quindi sali' sul torace del fratello, fece qualche passo sul posto schiacciando ben bene il suo corpo ed infine scese dall'altra parte. "Ci siamo spiegate fratellino?" disse allontanandosi verso la sua stanza. Giacomino si affretto', per quanto possibile, ad alzarsi. Anche se quel giorno era il suo compleanno, la realta' era una sola: lui era poco piu' di uno zerbino per la mamma e la sorella. C'era in quella casa una legge fondamentale: l'unico posto adatto per un uomo era di stare sotto i piedi delle donne. E, a questa legge, Giacomino era stato educato fin da piccolo. E piu' tempo passava piu' la legge veniva applicata in modo severo. Mentre pensava queste cose, Giacomino aveva finito con cautela (visto che ogni movimento gli faceva aumentare il dolore ai testicoli) di lavarsi e vestirsi. Si reco' quindi in cucina per la colazione. Doveva essere particolarmente buffo nel camminare a gambe larghe per evitare di sfregare i genitali doloranti perche' il suo arrivo sollevo' l'ilarita' della mamma e della sorella. Giacomino si sedette lentamente ma, non appena sistematosi, senti' un piede della sorella che si insinuava tra le sue gambe fino a raggiungere nuovamente il bersaglio, facendolo sussultare. "Giacomino, ho una buona notizia per te." disse Claudia, "Mi ha chiamato Annalisa: passera' lei a prendermi tra mezz'ora per andare all'Universita' per cui ti possiamo accompagnare noi a scuola piu' tardi". Non era affatto una buona notizia per il ragazzino: rimanere piu' tempo con la sorella significava solo stare piu' tempo alla merce' dei suoi piedi. A conferma di cio' arrivarono le parole di Claudia: "Come possiamo festeggiare il tuo compleanno prima che arrivi Annalisa ...?" sottolineando le ultime parole con l'aumento della pressione del suo piede contro i genitali del fratello. Giacomino sussulto' nuovamente sia per la pressione del piede ma soprattutto al pensiero di cosa la sorella potesse avere in mente. "Purtroppo non posso partecipare ai festeggiamenti perche' devo andare a lavoro" interruppe Nina, "Vuol dire che mi prenoto per stasera" concluse con un eloquente sorriso. "Ma se non devi accompagnare Giacomino, hai ancora un po' di tempo" osservo' Claudia. "Hai ragione figlia mia!" esclamo' la mamma, quindi, rivolgendosi a Giacomino, disse. "Oggi e' il tuo compleanno, che festeggiamento preferisci ?". Il ragazzino, che stava bevendo il latte, non pote' rispondere subito e Claudia aumento' di colpo la pressione del suo piede su Giacomino rimproverandolo: "Mamma ti ha fatto una domanda!". Il sussulto di reazione del ragazzino, gli fece versare addosso il latte che stava bevendo. "Sei il solito pasticcione! Ora cosa dovrei farti?" lo rimprovero' la mamma. "Ma non e' stata colpa mia..." provo' a giustificarsi Giacomino. "Poche storie" ribatte' la mamma, "ora pulisci tutto e poi decidero' come punirti". Poi, rivolgendosi alla figlia, aggiunse: "Claudia, per favore, vai a prendere degli abiti puliti per tuo fratello". La ragazza, che non voleva perdersi la punizione di Giacomino (e con la fondata speranza di averci un ruolo attivo) fece rapidamente quanto chiesto e, quando torno', trovo' Giacomino che aveva gia' sparecchiato e pulito la tavola e stava finendo di pulire per terra. "Ora togliti i vestiti che ti sei sporcato" comando' la mamma. Giacomino esegui' quanto detto ed ammonticchio' ordinatamente i vestiti su una sedia. Nina era ancora seduta a tavola ma aveva girato la sedia in modo da controllare meglio cio' che stava facendo il figlio. Aveva accavallato le gambe ed oscillava la gamba sospesa. In questo movimento il sandalo infradito che indossava si staccava e riattaccava al suo tallone emettendo un ritmato "toc, toc, toc" chiaramente udibile a tutti. "Adesso vieni qui' davanti a me" intimo' a Giacomino. Il ragazzino si avvicino' tenendo gli occhi fissi (come ipnotizzati) su quel piede che, da un momento all'altro, poteva scattare nuovamente verso le sue parti intime, ora protette solo dagli slip che indossava. E dopo qualche secondo, scandito solo dal "toc, toc, toc" che sottolineava di piu' l'attesa, sentenzio': "Togliti gli slip ed inginocchiati!". "Mamma, ti prego, non mi punire. Faro' tutto quello che vuoi" piagnucolo' Giacomino. "L'unica cosa che voglio e' che tu ubbidisca ai miei ordini" ribatte' Nina. Giacomino si affretto' ad eseguire quanto chiesto anche perche', nel frattempo, Claudia si era sistemata alle sue spalle e non avrebbe esitato ad intervenire se lui avesse indugiato ancora. Sapendo pero' di dover fare qualcosa per evitare di essere colpito nuovamente dai piedi della mamma, invece di inginocchiarsi semplicemente, si protese verso la gamba accavallata, afferro' il suo piede e comincio' a baciarlo con passione: "Perdonami, mamma, perdonami". Nina lascio' fare il figlio senza sembrare per nulla intenerita da tale gesto. Giacomino continuo' con piu' fervore, sfilando la calzatura e portandosi il piede contro la sua faccia in modo da poterne baciare anche la pianta mentre il suo naso si trovava tra le dita del piede della mamma. "Non crederai che qualche bacio possa risolvere la questione" disse Nina. Giacomino, continuando a baciare il piede della mamma, offri': "Lavero' i piatti, puliro' la casa ..." "Sono tutte cose che potrai fare dopo" rispose Nina sottolineando il 'dopo', "ma io sono ancora arrabbiata e ho bisogno di calmarmi prima di uscire di casa". Quindi, rivolgendosi a Claudia, aggiunse: "Mettilo in posizione". La ragazza prese il fratello per le spalle e, facendo leva con un ginocchio nella schiena, lo costrinse a stare come aveva chiesto la mamma. Nina riprese ad oscillare la gamba e, questa volta, il suo piede nudo arrivava a sfiorare i genitali del figlio (e qualche volta diventava un leggero colpo). Improvvisamente squillo' il telefono. Giacomino penso' di essere salvo ma quasi allo stesso momento WHAM! arrivo' il calcio della mamma. Il ragazzino si affloscio' svenuto senza un grido. Quando rinvenne non sapeva quanto tempo era passato ma sicuramente non piu' di qualche minuto. Infatti la prima cosa di cui fu consapevole era che si trovava steso a terra sotto i piedi di entrambe le donne e quindi la mamma ancora non era andata a lavoro. Non poteva vedere niente perche' un paio di piedi erano fermi sulla sua faccia mentre l'altro paio aveva stabilito la propria residenza sui suoi genitali sempre piu' doloranti. Ma non aveva bisogno di vedere per poter riconoscere con certezza (dato il tanto tempo passato in loro "compagnia") che i piedi sulla sua faccia erano quelli della sorella e gli altri erano quelli della mamma. Giacomino rimase immobile fingendosi ancora svenuto: per quanto sgradevole, quella situazione era la meno peggiore per lui. Le due donne stavano ridendo ma il ragazzino non sapeva dire il perche': era comunque un brutto segno perche' sicuramente significava qualcosa di poco piacevole per lui. Ad un tratto la mamma tolse i piedi dall'inguine di Giacomino: "Bene, e' proprio ora di andare a lavoro" disse alzandosi dopo essersi infilata i sandali. Subito dopo anche Claudia tolse i suoi piedi dalla faccia del fratello ed aggiunse: "Ed io prendo il tuo posto". Quindi si alzo' ed ando' a sedersi sulla sedia lasciata libera dalla mamma camminando direttamente, a piedi nudi, sul corpo di Giacomino. Non appena seduta, sistemo a sua volta i piedi sui genitali del fratello ma in modo cosi' brusco che il ragazzino non pote' continuare a fare finta di essere svenuto: infatti sussulto' violentemente e spalanco' gli occhi. "Guarda mamma", esclamo' Claudia, "il piccolo si e' svegliato: e' bastato premergli un po' le palle ...". "Bene" replico' Nina, "cosi' potra' lavare i piatti come si era gentilmente offerto di fare ... non e' vero Giacomino ?". Il ragazzino si affretto' a dire si' con la testa: quale migliore occasione per sfuggire da sotto i piedi della sorella ? La ragazza invece accolse con ben altro spirito la frase della mamma: era come se qualcuno stesse sottraendo un topo ad un gatto mentre questo ci stava giocando assaporando il momento di sferrare la zampata decisiva. Ma Claudia era molto sveglia e subito replico': "Ma oggi e' il compleanno di Giacomino e tu vuoi fargli lavare i piatti ? Lo faro' io al posto suo". Quindi si rialzo', torno' nuovamente verso l'altra sedia (camminando di nuovo sul corpo del fratello) e calzo' i sabot che aveva lasciato li' di fianco. Giacomino non credeva alla generosita' della sorella ma non pote' approfittare della situazione: prostrato com'era dal duro pestaggio subito fino ad allora, non aveva neanche la forza di alzarsi. Percio' non pote' opporre resistenza quando Claudia, afferrandolo per i polsi, aggiunse: "Ma per lavare i piatti ho bisogno di un tappetino ..." cominciando a trascinarlo per terra. Nina non pote' trattenere un sorriso: "Quella figlia era cresciuta proprio bene e, quasi quasi, provava piu' gusto a mettere sotto i piedi Giacomino di quanto non provasse lei" penso' uscendo dalla cucina. Nel frattempo Claudia aveva posizionato Giacomino parallelamente al lavello e, subito dopo aver lasciato i suoi polsi, sfilo' i sabot e sali' a piedi nudi sul suo corpo, domandando: "Ti dispiace se mi tolgo le scarpe? Sai, a me piace stare scalza sul mio tappetino preferito ...". Giacomino non pote' rispondere: schiacciato sotto il peso della sorella faceva fatica persino a respirare. "Ok, visto che non obietti niente, vuol dire che per te va bene" concluse Claudia cominciando a lavare i piatti. Non ci volle molto ed un piede della ragazza 'casualmente' ando' a schiacciare direttamente il pene del fratello, che rimase compresso tra il piede di Claudia ed il ventre di Giacomino. Il ragazzino emise un gemito. "Cosa c'e' ? Ho calpestato qualcosa ?", domando' la sorella fingendosi sorpresa, "Io non sento niente sotto il piede...". E cosi' dicendo inizio' a strofinare il piede come quando si cerca qualcosa per terra. Ma, oltre a strapazzare il pene di Giacomino, fini' anche con stuzzicare direttamente i suoi testicoli con le dita del piede. Ma ormai i testicoli del ragazzino erano diventati cosi' ipersensibili che sussulto' di nuovo e questa volta piu' violentemente di prima tanto da far perdere quasi l'equilibrio alla sorella che, per non cadere, poggio' tutto il peso sul piede che poggiava sui genitali del fratello. "Aaaaaaaaaaaaaaah" urlo' il ragazzino. La mamma, quasi sull'uscio di casa, fu attirata dal grido e si affaccio' sulla porta della cucina: "Cosa sta succedendo ?" domando'. "Niente mamma" cerco' di scherzare Claudia, "volevo fare la 'Principessa sul pisello' ma non trovavo nessun 'pisello' ". Nina pero' sembro' non gradire la risposta perche' replico': "Vacci piano se no, un giorno o l'altro, qualcuno chiamera' il servizio di protezione dell'infanzia". "Ma e' lui che e' uno stupido!" si scuso' la figlia spostando il piede che era finito sui testicoli del fratello e riportandolo sul suo pene "Gli ho detto un sacco di volte di non muoversi perche' piu' si agita piu' finisce per farti male sul serio." "Va bene, va bene" taglio' corto Nina, "Io ora vado, ci vediamo stasera... e mi raccomando" aggiunse rivolgendosi a Claudia "non esagerare, la giornata e' ancora lunga ...". Non appena la mamma fu uscita, la ragazza commento' infuriata le sue parole: "Vacci piano, vacci piano ... ma solo lei ha diritto a schiacciare le palle ? Prima le tratta come acini d'uva da spremere per la vendemmia e poi io ci devo stare attenta ..." Poi rivolgendo la sua rabbia verso il fratello, lo redargui' severamente: "Hai visto? Per colpa tua ho avuto un rimprovero! Ma non sei capace di tenere chiusa quella tua boccaccia? Lo so io cosa ci vuole per non farti muovere e, soprattutto, gridare!" e cosi' dicendo, facendo leva sul piede che schiacciava il pene di Giacomino, sposto' l'altro piede fino a portarlo sul collo del fratello per poi riequilibrare il peso finendo quasi per soffocarlo. Giacomino non sapeva se portare le mani verso i genitali doloranti o verso il collo per cercare un po' di sollievo ma per fare cio' avrebbe dovuto spostare i piedi della sorella e lui era troppo debole per riuscirci. "Claudia, dove sei?". La voce di Annalisa, improvvisamente, risuono' nella casa ... (1. Continua)