La Sparring Partner (1a parte) Isabella aveva iniziato a fare karate a 8 anni, indirizzata da sua mamma, che aveva voluto mandare la bambina in modo che dimagrisse. All'inizio Isabella l'aveva presa come un gioco, si divertiva soprattutto perchè aveva fatto nuove amicizie. Poi, sebbene il suo fisico fosse migliorato ma la pratica sportiva non aveva eliminato certe rotondità, aveva proseguito fino a renderla una cosa un po' più seria. Forse perchè la faceva sentire un po' più sicura, forse perchè la rendeva un po' più sveglia - peraltro non molto - Isabella ha continuato a tirare calci e pugni quasi senza rendersene conto. Di fatto non ha mai dovuto realmente usare il karate fuori dalla palestra, e in più non aveva praticamente mai partecipato a tornei o gare, però era ugualmente arrivata al grado di cintura nera terzo dan. A chiunque lo dicesse, questi pensava o diceva "Chissà quali mazzate puoi tirare", ma in realtà la prima a non esserne convinta era Isabella. Carina, anche nei modi, in un fisico da donna normale, alta 1.70 per 62 kg, sempre con qualche chiletto da buttare giù. In palestra era sempre stata una delle poche femmine: le amiche conosciute da piccole in palestra avevano lasciato il karate presto, ed oggi ci sono solo una studentessa, un'impiegata di 48 anni, e una motociclista di 26 anni, peraltro molto più interessata alle donne che agli uomini. Tutte di peso inferiore a Isabella, a cui non restava che allenarsi e provare mosse, tecniche e proiezioni con gli uomini. E quanti uomini. In palestra, tra un corso e l'altro, sono almeno venti le cinture nere, una fucina di talenti per la nazionale di karate. Un giorno, in palestra si presenta una donna asiatica, sulla quarantina, un fisico modellatissimo, uno sguardo deciso e penetrante, e modi molto spicci. Non è venuta a combattere o allenarsi, ma a cercare una persona. Entra, saluta due dei maestri, e chiede: "La mia campionessa ha bisogno di una sparring-partner. Viene da un infortunio, vorrei che tornasse all'attività in modo soft, vorrei una donna e non più un uomo. Mi dareste la migliore che avete?" dice quasi si trattasse di merce. "Guarda, fra dieci minuti inizia la lezione, potrai giudicare direttamente tu. Però c'è una ragazza che mi sentirei di consigliarti". L'asiatica torna nel parcheggio accendendosi una sigaretta, e vede arrivare un auto di gran carriera, che cerca un parcheggio. Lo trova, con una manovra avventurosa parcheggia, e scende una ragazza sbuffante e trafelata, con un borsone sulle spalle, dal quale cade un oggetto, mentre la ragazza visibilmente in ritardo corre dentro la palestra. La signora asiatica raccoglie l'oggetto: è una cintura nera, di quelle che lei conosce molto bene. Ci sono le scritte in giapponese, e il nome dell'atleta: Isabella S. Isabella si cambia in spogliatoio. Si leva le scarpe col tacco, poi le calze-collant scure, poi i pantaloni e il tailleur. Apre la borsa, si infila il karategi, lungo fino a toccare per terra con i pantaloni, dà una sistemata ai capelli e poi va per infilarsi la cintura. Ma non la trova. "Cercavi questa?" dice l'asiatica, con fare arrogante sulla porta dello spogliatoio. "Isabella S.... come fai ad essere una cintura nera terzo dan, che nemmeno ti accorgi di aver perso la cintura e di aver lasciato aperta la macchina?". Isabella, umiliata, riesce a presentarsi giusto in tempo per l'inizio della lezione. L'asiatica chiede nuovamente al maestro: "Allora, dov'è questa atleta che farebbe al caso mio?". Il maestro indica un'atleta che sta facendo stretching. L'asiatica sgrana gli occhi: è Isabella! "Ma come quella?". "Si, lo so, non ti sembra niente di particolare, sembra pure svampita, ma è esperta, sa controllare i colpi, e poi sa incassare. Per una sparring partner non è poco". L'asiatica non è convinta, ma ci mette poco a cambiare idea, vista la scarsità di alternative nella palestra - che pure avrebbe dovuto essere la più "rifornita" - e per la fretta di trovare una sparring-partner. La sua campionessa, Sheila, deve tornare ad allenarsi per difendere la cintura di campionessa mondiale di karate kyokushin (detto anche karate full-contact), ottenuta al termine di un incontro sanguinoso. Sheila, 22 anni, veniva da una crescita esponenziale negli ultimi tre anni, in cui aveva sviluppato il suo fisico. Campionessa asiatica, si era trasferita in Europa per sviluppare una carriera parallela al karate, ed era arrivata a sfidare la campionessa del mondo, la 31enne Jessica. Un incontro incredibile: primo round in cui Jessica massacra Sheila di colpi, calci e pugni affondati allo stomaco, fino ad un diretto ad un occhio, che manda Sheila al tappeto. Accadrà altre tre volte entro la fine del secondo (dei tre) round, perchè Jessica continua a colpire Sheila senza sosta. Calcio alla mascella, calcio con piede a martello allo stomaco, calcio laterale che apre il sopracciglio di Sheila. Come se non bastasse, al termine di un round, Jessica trattiene Sheila per il karategi, la spinge verso di sè e la colpisce con una forte ginocchiata insultandola. All'angolo di Sheila c'è l'asiatica di cui sopra, Grace, la sua scopritrice e la sua maestra. Grace, originaria di Honk Kong, era stata una campionessa, ma vedeva maggiore soddisfazione nell'allenare Sheila. "Getto la spugna e chiudiamo l'incontro". "No, sensei" risponde Sheila, con un impeto di quella grinta che non ha mai avuto "adesso la metto ko tre volte e andiamo a casa". Sheila, con gli occhi quasi chiusi per il gonfiore dovuto ai colpi ricevuti, affronta l'ultimo round, aspetta le mosse di Jessica e l'anticipa: una proiezione con sgambetto e pugno allo stomaco, due calci al costato, e una combinazione montante destro, gancio sinistro e calcio rovesciato al collo. Jessica finisce ko, Sheila vince l'incontro, ma passa la successiva settimana in ospedale, in stato di semi-incoscenza per i colpi subiti. Uscita dall'ospedale, ed affrontati un paio di interventi di chirurgia plastica per ritrovare lo stesso magnifico viso che aveva prima. Il viso che tradisce i tratti una bambina che sta diventando donna, con la bellezza di una fotomodella. Fioccano i contratti pubblicitari, Sheila diventa testimonial di un'azienda di yogurt, una di the, una di articoli sportivi e addirittura di una di gioielli. Tra pubblicità, servizi fotografici e ospitate per raccontare la sua storia. La storia di una bambina graziosissima, senza genitori nè famiglia, che trova in Grace la mamma, l'allenatrice ma non la persona da ascoltare nel momento in cui è arrivata la notorietà, insieme ai soldi ed alle copertine di riviste femminili. A fine allenamento, Grace e il maestro si avvicinano a Isabella. "Cara, ti faccio conoscere la signora Grace, vorrebbe parlarti cinque minuti". Grace mette sotto il naso di Isabella un contratto da 15.000 euro per fare la sparring partner di Sheila. Una cifra che basterebbe per viverci un anno, in più Isabella fa l'impiegata in un'agenzia, ha già un discreto stipendio ma con questi soldi avrebbe di certo una bella addizione. "Non sapevo che nel karate girassero anche questi soldi". "E' uno sponsor che paga Sheila per tornare ad essere campionessa mondiale. Tu fai parte di quell'investimento". "In cosa consiste il ruolo della sparring partner?" chiede Isabella. "Ti alleni con la campionessa, la affronti sul tatami, cerchi di prendere meno botte possibile, e cerchi di dargliene qualcuna". "Ma perchè avete scelto me? Ci sono state altre sparring-partner?". "Eravamo passate ad allenarci con gli uomini, ma ora che deve rimettersi in allenamento dopo tanti mesi ci serve una ragazza. Prima avevamo provato con un paio di ragazze, ma molto meno esperte di te, che sono finite all'ospedale". Isabella manda giù, guarda il maestro cercando conforto. "Dai Isa, hai un'occasione d'oro, l'avresti mai detto?". Isabella la guarda come dire "ma questa mi farà a pezzi". "E poi - finisce il maestro - sei pur sempre una cintura nera di karate. Se non sai difenderti tu...". Isabella accetta, più per il conto in banca che per altro. Il primo giorno, Isabella si presenta al posto indicato. Più che una palestra è un mega-appartamento, che occupa quasi l'intero piano di un palazzo. Grace la ferma appena entrata: "niente allenamento oggi, vieni con me, Sheila non si è presentata". Isabella ha giusto il tempo di guardarsi attorno nel dojo, vede due tappeti, armi di qualunque tipo, e foto di Sheila in kimono. Sorridente, magnifica con la sua espressione da bambina, con i capelli neri lunghi, gli occhi scuri, e poi mentre porta un calcio per spezzare un mattone. Uno sforzo pesante, nonostante il quale resta in ordine, con il karategi nero, i capelli curati e il trucco. Isabella si sente un ranocchio, pur essendo graziosa, con i capelli neri mossi che le scendono sulle spalle ai due lati del viso. Grace la conduce in macchina con sè, è visibilmente nervosa e scocciata. Isabella è troppo timida per rivolgerle la parola e fare in qualche modo conoscenza. Passa un quarto d'ora, una mezz'ora, un'ora, e si arriva in un set fotografico all'aperto. Sheila sta posando per una pubblicità di una motocicletta. C'è il tramonto, e lei è quasi distesa in sella, con una tuta da Bond girl in sintetico e il suo solito incredibile sorriso. Isabella la vede e resta impressionata, dalla sua semplice bellezza e da quello sguardo da bambina. Sheila scende dalla moto, e discute con Grace in una lingua asiatica, probabilmente giapponese, e Isabella resta stranita. "Andiamo" le dice Grace "gli allenamenti iniziano domani pomeriggio". Al ritorno, Isabella azzarda una domanda, chiede a Grace di illustrare la sua carriera. Grace, a ruota libera, racconta di essere stata campionessa mondiale di karate otto volte, di aver chiuso la carriera di almeno una dozzina di avversarie, di essersi rotta una quindicina di ossa, ma di averne rotte almeno venti volte di più, di aver trovato un avversaria che gliele ha fatte pagare tutte (una cubana di 1.95 per 88 kg, pugni di acciaio e calci devastanti, solo che un giorno ha voluto sfidare un uomo, e di lei si sono perse le tracce) e di aver trovato in una bambina senza famiglia ma con un'incredibile talento la ragione di vivere. "Le ho insegnato tutto da quando ha 4 anni, lei non ha l'indole della karateka, è timorosa, ha anche poca grinta, ma si muove agile come una ballerina, io le ho insegnato a colpire duro, a mettere fuori combattimento chiunque cercasse di sovrastarla".