IL PASSATO DI HANNAH Undicesimo episodio di DAVIDMUSCOLO Jonathan Keller, seduto sul sedile anteriore a fianco alla guidatrice, cercava di mettere a fuoco i propri ragionamenti senza riuscirci mentre Hannah era immersa nel silenzio piu' totale. Gli sembrava che quella giovane donna fosse una perfetta estranea e non certo la ragazza che aveva diviso il suo letto nell'ultima settimana. Aveva fatto l'amore con un'assassina, si era innamorato di una donna killer, una donna che adesso sembrava essere l'esatto contrario di quella che aveva frequentato, una donna provocante, estremamente sicura nei gesti e nelle parole. Ma poi il pensiero gli ritorno' inevitabilmente a sua figlia e gli venne un brivido. Cosa avrebbero fatto quei delinquenti alla sua dolce Sarah? Non voleva pensarci. Doveva rimanere lucido " Come faremo per i soldi?" chiese infine l'uomo rompendo quel silenzio " Andremo a prenderli in banca. Semplice, no?" " Vuoi dirmi che tu hai trenta milioni in banca?" " Non sul conto corrente. Ce li ho nelle cassette di sicurezza" " Non cambia molto. Tu vuoi farmi credere che possiedi trenta milioni di dollari?" " Non ho intenzione di farti credere nulla che non sia vero. Possiedo i trenta milioni che quelli vogliono per il riscatto. Se hai ascoltato la telefonata del rapitore potrai anche capire da dove proviene la maggior parte di quel denaro" " Parlava di venticinque milioni. Loro ne vogliono trenta" eccepi' il giovane " Il resto possiamo considerarlo il frutto di tanti anni di disonesto lavoro delle persone che mi hanno insegnato tutto quello che so" " Capisco. D'altronde � risaputo che il crimine non paga" fece sarcasticamente Keller " E invece paga ma tu lo sai benissimo. Altre domande? Fra cinque minuti arriviamo e non farai in tempo a toglierti tutte le curiosita'" Chiese ironicamente la ragazza " Senti ... .Mi dispiace averti detto certe cose" " Quali cose?" " Che ti ucciderei se Sarah non dovesse tornare" " Lo so che non volevi dirle, non ti preoccupare. E comunque, avresti tutto il diritto di uccidermi se a causa mia dovesse accadere qualcosa a Sarah" " Davvero hai ucciso tutti quegli uomini? E lo hai fatto a mani nude?" Hannah rivolse per un attimo il suo sguardo verso la persona che le stava accanto. Era affranto, distrutto. Sua figlia era in mano a gente pericolosa e la donna che pensava di amare si era rivelata un'assassina che aveva avuto un'altra vita troppo complicata da spiegare in poche parole " Si, li ho uccisi ma che tu ci creda o no, erano feccia umana. Terroristi, trafficanti di armi, erano quella la gente che ho tolto dalla faccia della terra. Ho provato a smettere, a rifarmi un'altra vita e volevo farlo con te ma il passato e' tornato a perseguitarmi. Con questo, so di non meritare il perdono e l'amore di una brava persona come te. Anche perche' ho intenzione di ricominciare ad uccidere. Li eliminero' uno ad uno. Fosse l'ultima cosa che faro' nella mia vita" " Come farai senza mettere in pericolo mia figlia?" Hannah sorrise ed era un sorriso che mise i brividi all'uomo " Ancora non lo so con esattezza. Di sicuro, aspettero' che tu e Sarah siate al sicuro e poi li rintraccero' in qualche modo e li ammazzero' con le mie mani. Hai visto quello che ho steso a casa tua? Beh, quello e' solo un pallido esempio di cio' che sono in grado di fare e di quello che faro' a loro" " Ho visto. E' stato uno spettacolo incredibile. Ho visto anche come te la cavi con certi congegni. Mi riferisco a cio' che hai fatto coi telefoni" " Ho avuto un buon maestro" " Simon, vero?" " Si, lui" Il dialogo era terminato. Hannah parcheggio' la sua vettura proprio di fronte ad un locale che sembrava piuttosto equivoco, il e scese dalla macchina invitando Jonathan a fare altrettanto. La ragazza guardo' l'ora: le 21.30. Penso' che fosse l'orario giusto per fare quella visita. Si diressero verso l'entrata del locale. All'ingresso non c'era nessuno ma appena entrati una ragazza in abiti succinti chiese loro se volessero un tavolo. Hannah si guardo' intorno. C'erano solo pochi clienti a quell'ora e probabilmente il locale si sarebbe riempito intorno alla 23 " No, tesoro, voglio solo fare quattro chiacchiere col padrone" La cameriera guardo' la giovane donna di fronte a lei e dovette alzare gli occhi per osservarla. C'erano oltre quindici centimetri di dislivello tra loro " Mi dispiace, bellezza. Il padrone riceve quando lo dice lui e non quando lo decidono gli altri" " Non ho tempo da perdere. Togliti di mezzo" fece Hannah spingendo la ragazza di lato e camminando verso il centro del locale. Questa manovra non era pero' passata inosservata e due uomini si alzarono andando incontro alla coppia. Due uomini in giacca e cravatta e dal fisico imponente. Un nero calvo alto oltre il metro e novanta ed un biondo con i capelli tagliati a spazzola forse leggermente piu' basso. Due buttafuori, robusti come tradizione vuole. Hannah prese per il braccio Jonathan " Stai dietro di me e non fare niente. Capito?" L'uomo acconsenti' riparandosi dietro la ragazza che con i tacchi lo superava di quasi venti centimetri mentre i due gorilla erano ormai di fronte alla giovane. Il nero si avvicino' arrivando proprio a ridosso di Hannah, ammirandone la bellezza statuaria e gli abiti sexy. Malgrado la sua imponenza, anche lui regalava alcuni centimetri a quella bellezza dal fisico prorompente, sia pur con l'aiuto di quegli stivali col tacco alto " C'e' qualche problema?" " Si, c'e' un problema. Debbo assolutamente parlare con il signor Jennings. Vuoi per favore andarlo a chiamare dicendogli che c'e' Hannah che lo vuole" " Eh si, c'e' un problema perche' il signor Jennings in questo momento e' in riunione con una donna. Capisci cosa intendo, bellezza? Quindi, ripassa fra un'ora ma adesso vattene te e quell'omuncolo che si nasconde dietro una donna" Jonathan era rimasto dietro Hannah, come gli era stato chiesto. Era la persona piu' pacifica del mondo, odiava la violenza ma non era un vigliacco ed a quelle parole, qualcosa dentro di lui si ribello'. Ando' di fronte al buttafuori con tutto il coraggio che possedeva " Omuncolo tu non me lo dici. Con chi credi di stare a parlare?" Il nero scoppio' a ridere " Con uno che dovra' andare dal dentista" disse preparando un pugno per colpire Jonathan, pugno che invece, si infranse nella mano aperta di Hannah che prontamente la richiuse utilizzando poi quella presa per fare una violenta e dolorosa torsione " Odio i cretini. Ti sarebbe bastato andare a chiamare quell'idiota di Mark e ti risparmiavi la piu' brutta serata della tua vita" Il nero comincio' a torcersi dal dolore che quella torsione gli provocava ed il suo collega si fece sotto. Porto' un paio di ganci cercando il volto della ragazza che lascio' per un attimo il nero e con due semplici torsioni del busto evito' i colpi e poi, a sua volta, contraccambio' e gli esiti furono completamente diversi. Prima il destro e poi il sinistro si schiantarono sul viso del biondo facendolo volare alcuni metri indietro e mandandolo contro alcuni tavolini vuoti. Il nero si rifece sotto ma, come i pugni del suo collega, riusci' a prendere solo l'aria fino a che la ragazza decise che era giunto il momento di farla finita. Aspetto' un nuovo pugno e gli afferro' di nuovo la mano facendogli un'altra torsione. I suoi muscoli erano ora evidenti persino sotto il giubbetto di pelle e la camicetta si sarebbe senz'altro rotta se non fosse stata elasticizzata. Il buttafuori intanto, cerco' con l'altra mano di togliere quella presa senza assolutamente scalfirla. Cerco' inutilmente di divincolarsi con tutta la potenza che il suo fisico massiccio gli permetteva senza pero' che la ragazza fosse impensierita piu' di tanto da quei tentativi. E poi il crack del braccio che fece urlare di dolore l'uomo e solo a quel punto Hannah lascio' l'uomo che si inginocchio' prendendosi con la mano sana il braccio che penzolava come se fosse quella di un burattino di legno e piangendo senza ritegno. L'altro uomo, il biondo, malgrado la visione alla quale aveva assistito si lancio' verso la ragazza " Puttana, ti ammazzo" grido' mulinando le sue braccia possenti ma fu accolto con un poderoso calcio che lo atterro' all'istante e che gli causo' ingenti danni al volto, compreso la perdita di numerosi denti. La giovane si chino' verso di lui e gli afferro' la testa mettendola tra le sue gambe poderose ed iniziando a stringere. Il buttafuori comincio' ad ansimare ed il suo respiro si faceva sempre piu' difficoltoso. Inizio' a tossire mentre Hannah lo guardava dall'alto " Avrei tanta voglia di stringere questo collo e farti esalare l'ultimo tuo respiro e devi ringraziare il cielo che ci sono troppi testimoni" gli disse tra gli sguardi di paura e di ammirazione di tutti i presenti per poi guardare e sorridere all'uomo che si era materializzato da alcuni secondi dalla parte opposta della sala e che si stava quasi godendo la scena " Hannah, per favore, lascia andare quest'idiota" La ragazza osservo' con disprezzo l'uomo che ancora teneva fra le sue coscie, diede un'ulteriore stretta facendo rabbrividire il biondo ma poi allento' la presa per lasciarla del tutto. Si chino' quindi per prendere l'uomo per la giacca e lo sollevo' con estrema disinvoltura " Un attimo solo, Mark. Prima finisco il mio lavoro" disse ironicamente per poi colpire l'uomo con un tremendo pugno che lo getto' di nuovo su alcuni tavolini vuoti e quindi si diresse verso il nero, ancora piagnucolante per il braccio rotto afferrando anche lui per la giacca "Temo che sarete voi due ad aver bisogno del dentista" esclamo' " No, no, ti prego" disse l'uomo cercando di commuovere la statuaria giovane donna che sorrise senza ascoltare la sua supplica e colpendo quindi anche lui con un pugno tremendo che gli fece fare la stessa fine del suo collega. Fece poi alcuni passi verso i due ormai completamente terrorizzati " Ah, se volete lui e' un ottimo dentista" ironizzo' indicando Jonathan "Sono sicura che potrebbe farvi un buon prezzo" L'uomo che nel frattempo aveva chiesto ad Hannah di non infierire corse incontro alla ragazza abbracciandola con trasporto " Sei diventata ancora piu' bella e potente di quanto ricordassi" le disse e poi, sciogliendosi da quell'abbraccio si rivolse verso i suoi due uomini "Quanto a voi, ritenetevi fortunati. Questa bellissima ragazza avrebbe potuto ammazzarvi con una mano sola mentre con l'altra si metteva lo smalto alle unghia" " Non esagerare, Mark. Come faccio a mettermi lo smalto con una mano sola?" Mark Jennings ridacchio' alla battuta della ragazza " Brutti idioti. Non riescono a comprendere quando e' il caso di starsene buoni ed evitare una lezione e quando invece e' il momento di passare all'azione" " Ora lo sanno. Ho la sensazione che ci penseranno parecchio prima di fare di nuovo gli strafottenti" " Credo proprio di si. Dai, andiamo a parlare in privato. Non credo che tu sia venuta qui' solo per distruggermi il locale e picchiare a sangue i miei uomini" le disse facendo strada e facendo entrare i due in una specie d'ufficio. Guardo' poi Jonathan che era rimasto in silenzio, esterrefatto di fronte alla prova di forza alla quale aveva appena assistito. E' vero, qualche minuto prima l'aveva vista stendere con un calcio un tipo alto e robusto ma quello lo riteneva possibile per una donna che e' pratica di arti marziali, l'aveva sentita mentre con la sua mano gli afferrava il polso causandogli dolore ma lui non era certo un atleta tutto muscoli e aveva trovato quasi normale che una donna allenata come lei potesse essere piu' forte di uno come lui ma mai avrebbe potuto credere che quella stessa ragazza fosse in grado di spezzare il braccio ad un gigante di oltre cento chili e distruggere lui ed un altro con una facilita' disarmante. No, una scena del genere nessuno avrebbe potuta immaginarla ed ora capiva come avesse potuto uccidere degli uomini a mani nude. Se avesse voluto avrebbe potuto farlo anche con quei due buttafuori ed ancora aveva negli occhi lo sguardo del biondo stretto tra le sue cosce. Uno sguardo che emanava puro terrore. Intanto, Jennings fini' di osservarlo e poi si rivolse ad Hannah " E lui?" le domando' indicandolo " E' a posto. Sta con me" " Bene. Sono veramente felice di rivederti. Quanti anni sono?" " Quattro anni e mezzo. Dal giorno del funerale di Simon" " Gia', quanto tempo e' passato. Pero' tu potevi anche venire a trovarmi prima. Sono mesi che sei a Los Angeles ed un saluto allo zio Mark non ti sarebbe costato granche'" " Lo so, Mark, ma volevo interrompere ogni legame col passato" " Se ti trovi qui' di fronte a me significa che non ci sei riuscita. Mi sbaglio?" " Purtroppo no" " E allora dimmi. Vediamo se posso esserti utile" Hannah sospiro' nervosamente " Sergei Baltyfiev. Cosa puoi dirmi di lui" " Cazzo, Hannah. Il kazako. Come mai ti interessa?" " Meno sai e meglio e' per te, Mark" " Ok, ok, non volevo essere indiscreto. Comunque, di Baltyfiev so ben poco ed � quello che probabilmente sai tu. Quando tu hai ammazzato Carri�re e Kolopenko, il kazako ha rallentato molto il suo raggio d'azione. Probabilmente, pensava di poter finire anche lui su quella specie di lista nera della C.I.A. sulla quale era finito Carri�re e quindi da quel momento si e' dedicato principalmente a traffici illeciti di oro nero" " In che senso?" " Nel senso che i petrolieri del Kashagan, dove ci sono i piu' grossi giacimenti del Kazakistan, si rivolgono a lui e ad altri come lui per vendere il petrolio a prezzi maggiorati dove non potrebbero farlo. Il Kazakistan ha pretese pseudo occidentali e non vuole inimicarsi l'occidente vendendo petrolio in posti dove ci sono conflitti. Al posto del governo kazako ci pensa Baltyfiev ed una schiera di trafficanti come lui che si sono moltiplicati negli ultimi anni" " Capisco. E come mai gli occidentali stanno zitti? Se lo sai tu lo sapranno anche loro" " Certo che lo sanno ma e' un tacito accordo. A loro sta bene il petrolio kazako e chiudono un occhio se poi quelli, tramite alcuni trafficanti legalizzati, lo rivendono. L'importante � che non lo facciano con il loro consenso e soprattutto che quel petrolio non vada a finire in quei cosiddetti . E quindi, per quanto ne so io, Baltyfiev si trova ad Almaty, tranquillamente nel suo Paese" " Errore. Si trova negli Stati Uniti" " Sei sicura di quello che dici?" " Sicurissima" " E non vuoi dirmi perche' lo cerchi?" " Diciamo che e' un affare personale" " E allora mi dispiace Hannah ma temo di non poterti aiutare ulteriormente. Tutto cio' che sapevo di Baltyfiev te l'ho detto" " Pazienza" disse la ragazza alzandosi e dirigendosi verso l'uscita, subito imitata da Jonathan " Cerchero' in giro qualche altra informazione. Tu pero' non sparire di nuovo" " Tranquillo Mark. Ci rivedremo" concluse la giovane uscendo dall'ufficio di Jennings ed immettendosi nel locale dove i due buttafuori che aveva appena malmenato erano sdraiati per terra ancora doloranti e pesti. Si avvicino' ai due piantando uno stivale munito di un pericoloso tacco a spillo sulla faccia del nero " La prossima volta, se ti dico di andarmi a chiamare Mark Jennings, tu cosa fai?" " Lo vado subito a chiamare. Qualunque cosa mi dira' la faccio" rispose piagnucolando l'uomo " Bene. Comincia a chiedermi scusa" " Le chiedo scusa" " Oh non, cosi'. Le tue scuse le voglio piu' melodrammatiche. Fallo baciando i miei stivali. Ecco, quello credo sia il modo giusto" L'uomo chiuse gli occhi ma aveva capito che se voleva uscire senza altri danni da quella situazione doveva obbedire. Bacio' gli stivali di Hannah chiedendo nuovamente scusa. La ragazza parve soddisfatta della reazione ed il tacco passo' quindi sul viso del biondo " E tu? Mi hai chiamata puttana ed una cosa del genere si deve punire, lo sai?" " No, la prego" fece l'uomo anch'egli piangente " Le chiedo anch'io scusa" balbetto' per poi baciare anch'egli gli stivali di Hannah che sorrise lasciandoli in quel modo e camminando verso l'uscita del locale. Al , quella sera i clienti avevano assistito ad uno spettacolo che non avrebbero dimenticato facilmente. Appena usciti dal locale, Hannah afferro' Jonathan per un braccio, stringendoglielo quel tanto da non farlo muovere ma cercando anche di non fargli male " Ascoltami bene Jonathan. Mi sento gia' in colpa di quello che e' successo a Sarah e ci manca solo che tu ti metta a fare l'eroe. Se io ti dico di stare dietro di me, tu lo fai in silenzio, senza reagire a qualche idiota in vena di provocarti. E' chiaro?" Jonathan osservo' la straordinaria figura di quella ragazza. Non aveva timore. Malgrado lei gli avesse confermato di essere un'assassina e malgrado avesse visto di cosa fosse capace quella giovane donna, in cuor suo sapeva di non correre rischi e che lei davvero stava facendo del tutto per salvare sua figlia. La guardava semplicemente come si puo' guardare una persona fuori dal normale " Senti Hannah, mi dispiace. Non volevo fare l'eroe ma non volevo nemmeno passare per un vigliacco" Hannah gli lascio' il braccio e scosse la testa " E a me dispiace averti trattato come un ragazzino. Non volevo rimproverarti ma non sopporterei che tu ti faccia del male. Essere prudenti non e' sinonimo di vigliaccheria ma di intelligenza. Capisco anche quanto possa essere problematico per un uomo rifugiarsi dietro le gonne di una donna e farsi difendere da lei ma credo che tu debba mettere da parte il tuo orgoglio. Ti prego, se dovesse capitare un'altra occasione del genere, fai esattamente quello che io ti dico di fare" Jonathan accenno' di si con la testa " D'accordo Hannah, la prossima volta obbediro' ai tuoi ordini" le disse, riconoscendone in questo modo l'autorita' indiscussa. E' vero, avevano rapito sua figlia per il passato di Hannah, ma l'unico modo per poter riavere la bambina era rimettersi alle decisioni di quella incredibile ragazza. Salirono in macchina e Jonathan guardo' di nuovo la sua compagna di avventura " Abbiamo fatto un buco nell'acqua" esordi' " Non proprio. Ora sappiamo qualcosa" " Cosa? Che il tizio che ha rapito mia figlia si occupa di traffico illecito di petrolio? A cosa puo' servirci questo?" " Tutto puo' servire a qualcosa, l'importante e' leggere nelle righe delle risposte" " Perdonami ma evidentemente io non posseggo la tua intelligenza e la tua perspicacia. E lo dico senza ironia ma come dato di fatto" " Sai, e' questione di istinto e spiegarti quali siano queste sensazioni sarebbe inutile e ne sapresti meno di prima. Devi fidarti di me" " Ok. Cosa faremo adesso?" " Adesso ce ne andiamo a dormire" " Cosa? Come puoi pensare che io mi metta a dormire sapendo che mia figlia e' nelle mani di un pericoloso criminale?" La ragazza si volto' verso Jonathan " Ascoltami. Non possiamo fare niente, adesso. Ora dobbiamo riposare. I prossimi giorni saranno impegnativi e se non dormiamo crolleremo. Fidati di me e riavremo Sarah. Cioe' ... .tu la riavrai. Non so a che tipo di gioco stia giocando Baltyfiev ma sono sicura che la riavrai" " Non capisco. Cosa significa che non sai a che tipo di gioco sta giocando. Cazzo Hannah, sta giocando al rapitore ed ha trenta milioni di buoni motivi per giocarci" La ragazza non rispose ed avvio' la vettura per far ritorno a casa quando una telefonata la interruppe. Era il kazako " Cosa c'e' Baltyfiev? Non mi aspettavo di sentirti cosi' presto" " Volevo soltanto augurarti la buona notte" " Mi stai localizzando?" " Tesoro, per chi mi hai preso? Certo che si. Con Sciarada le precauzioni non sono mai troppe e vedo che tu e il paparino vi state comportando bene" " Come sta la bambina?" " Sta bene" " Fammela sentire. Voglio parlare con lei" " Hannah, mia dolce fanciulla, non sei tu a potermi dire cosa debbo fare. Devi fidarti. La bambina vale per me trenta milioni ed e' ovvio che io trenta milioni li tratto bene. Domani ci risentiremo e ti daro' le indicazioni per lo scambio e riabbraccerete questa dolce creatura" Il clic avverti' Hannah che la comunicazione si era interrotta. Se non altro, la manipolazione dei telefonini era servita a qualcosa e, come regola, quel trafficante non avrebbe dovuto essere a conoscenza che lei invece era andata in cerca di informazioni. Come regola. Ma in quel gioco le regole erano spesso inesistenti. Ed inoltre, c'era qualcos'altro che non la convinceva nel modo di fare di Baltyfiev e doveva capire meglio di cosa si trattasse. Adesso, era meglio far riposare la mente ed il corpo, L'indomani sarebbe stata una giornata campale" U.S. Bank Melrose Avenue Los Angeles Venerdi' 10 maggio 2013 Ore 9.25 a.m. L'impiegato della banca scese i gradini che lo portavano nel luogo preposto alle cassette di sicurezza, inseri' una chiave in suo possesso in una delle cassette ed attese che Hannah gli consegnasse l'altra per inserire poi anche quest'ultima nella serratura. Una cassetta di metallo era ora davanti agli occhi della ragazza e di Jonathan che attesero che l'impiegato si ritirasse per aprirla. Hannah armeggio' alcuni istanti con la cassetta e poi gli occhi di Jonathan si fissarono su quella moltitudine di denaro che la giovane donna mise in una grossa sporta della spesa per poi, terminata la breve operazione, chiamare l'impiegato per richiudere la cassetta. Risalirono le scale, sorrisero e Hannah ringrazio' l'impiegato uscendo quindi dalla banca, seguita come un ombra da Jonathan. Una volta all'interno della macchina, l'uomo guardo' la ragazza " Ci sono tutti? E' la terza banca che visitiamo stamattina" " Si, ci sono tutti. Con questi fanno trenta milioni di dollari" " Hannah, io volevo ... ..Si insomma, io devo ringraziarti per quello che stai facendo. Trenta milioni sono un capitale e tu lo stai usando per salvare una bambina che nemmeno conosci, che non e' niente per te" " E' il minimo che possa fare. Se hanno rapito Sarah, la colpa e' mia. E non e' affatto vero che non la conosco. La conosco e ... ... le voglio bene" " Non so fino a che punto la colpa sia tua e quindi io voglio anche scusarmi per il tono che mi capita di usare con te. Sono nervoso e ho il terrore di non rivedere piu' la mia bambina" Hannah sorrise accarezzando il volto del giovane " E' normale che tu ti senta cosi'. Non c'e' bisogno che ti scusi" La ragazza avvio' la vettura ma solo dopo un centinaio di metri, il telefonino squillo'. E stavolta era il cellulare lasciato dai rapitori. La giovane fermo' la macchina " Buon giorno, mia cara Hannah. Credo che tu debba mettermi al corrente dei tuoi spostamenti" " Dovresti saperlo. Sono andata a ritirare i soldi del riscatto" " Bene. Controllero' che nei luoghi dove tu ti sei fermata esistano delle banche. Se cosi' non fosse, sai cosa accadra' alla piccola" " Controlla pure. Non metterei mai a repentaglio la vita di quella bambina" " Ne sono felice" " Aspetta, non attaccare. Dimmi come e quando avverra' lo scambio" " Ancora un po' di pazienza e rivedrete la bambina. Saluti, Hannah" La giovane guardo' l'uomo seduto accanto a lei percependo la sua disperazione e l'amore assoluto di un genitore " Stai tranquillo, non ti agitare. Non serve a niente" " Non posso essere del tutto tranquillo. Non posso. Ma il fatto che tu mi sia a fianco mi da buone speranze. Tu sei cosi' ... .. " Cosi'?" " Cosi' sicura, cosi' forte. E non intendo solo forza fisica. Sai quello che si deve fare e quello che invece non si deve. Accanto a te mi sento quasi protetto. Oh cavolo, dovrebbe essere il contrario" Hannah sorrise compiaciuta " E' bellissimo quello che mi hai detto. Spero solo che la tua fiducia sia stata riposta nelle mani giuste" " Io ne sono convinto, Hannah. Adesso cosa faremo?" " Una semplice telefonata" Langley, contea di Fairfax, Virginia, sede della C.i.A. Venerdi' 10 maggio 2013 ore 12.39 corrispondente alle ore 9.39 di Los Angeles Leonard Baines aveva un diavolo per capello quella mattina. C'era tanta carne al fuoco all'Agenzia e lui doveva occuparsi di controllare molta di quella carne. Il trillo del suo cellulare privato lo fece imbestialire ancora di piu'. Afferro' il telefono e quando vide che non conosceva il numero si arrabbio' ancora di piu'. Chi poteva essere? Poche persone possedevano il suo numero privato ed erano tutte catalogate. Rispose quasi con rabbia " Baines. Chi e'?" " Sono io, ti ricordi?" La voce era femminile, dolce e musicale, una voce sentita pochissime volte nella sua vita ma una voce che non avrebbe mai potuto dimenticare " Sciarada?" " Si, vedo che ti ricordi di me, Baines" " Non avrei mai immaginato di risentirti" " Ed invece eccomi qui' a parlare con te" " Perche' mi hai telefonato?" " Perche' quasi cinque anni fa' tu mi dicesti che potevo chiamarti se avessi avuto bisogno di te" " Ed e' arrivato quel momento?" " Purtroppo si. In cambio del tuo aiuto mettero' sul piatto della bilancia una persona che potrebbe interessare l'Agenzia" " Una transazione?" " Diciamo di si. Potremmo considerarlo un affare da ambo le parti" " Che tipo di affare?" " Vi interessa Sergei Baltyfiev? Io potrei offrirvelo su un piatto d'argento" " Vivo o morto?" " Non e' una domanda che si deve fare a Sciarada. Sai come lavoro" Baines riflette' solo alcuni secondi " Non posso prendere questa decisione da solo. Ho bisogno di consultarmi. Posso richiamarti tra mezz'ora su questo numero?" " Si, ti aspetto" rispose la ragazza che poi cambio' tono di voce che divenne quasi supplicante "Ah Baines, c'e' in ballo la vita di una persona innocente" L'uomo rimase alcuni istanti a fissare il suo cellulare. Quella ragazza ... ..Cosi' bella e cosi' particolare, con un senso della giustizia tutto suo eppure con una crudelta' inusitata che l'aveva portata ad essere un'assassina. Un'assassina che uccideva a mani nude, dotata di una potenza assurda, inspiegabile ma allo stesso tempo una giovane donna dotata di un fascino che mai aveva riscontrato in altre rappresentanti femminili. Rimise il cellulare nella tasca della giacca e dimentico' i suoi innumerevoli impegni avviandosi verso l'ufficio di Baustein entrandoci quando quest'ultimo gli diede il permesso " Ho solo alcuni minuti, Baines. C'e' qualcosa che deve dirmi?" " Veramente si, signore. Sono stato appena contattato da Sciarada" " Sciarada? Sono anni che non si fa sentire. E perche' mai ha contattato lei? La cosa e' alquanto anomala" " Si ricorda di Amsterdam? Le dissi che se avesse avuto bisogno avrebbe potuto contattarmi" " Quindi, parliamo di lei?" " Si signore. Parliamo di lei. Mi ha fatto una strana proposta. Si e' offerta di eliminare Sergei Baltyfiev, il kazako, se noi l'aiutiamo. Ci puo' interessare un'offerta simile?" Baustein increspo' la fronte " Strana richiesta e strano che sia Sciarada a contattare noi e non il contrario. Ad ogni modo, Baltyfiev non ci interessa. E' ormai alla fine della sua carriera e sta praticamente fermo da oltre tre anni, stando a cio' che so io e, a meno che lei non sappia cose che io non so, non vedo cosa ci guadagnerebbe l'Agenzia" " No signore, non so niente di piu' di quanto lei mi ha appena detto. So che l'uccisione di Kolopenko lo ha praticamente messo in pensione. Era il suo braccio destro ma era anche considerato la mente del suo gruppo. So che si e' dato un po' da fare nel traffico di greggio ma poco altro" " E quindi, ribadisco che l'Agenzia con l'eventuale morte di Baltyfiev non guadagnerebbe niente" " Ho capito, signore. Quindi, rinuncio all'offerta di Sciarada" " Ed in cosa consisterebbe l'aiuto che Sciarada vuole da noi?" " Ancora non lo so. Prima ho voluto sentire lei. Debbo quindi dirle che non siamo interessati ad aiutarla?" " No Baines, lei invece la contattera' di nuovo, l'aiutera' e le dara' tutto il supporto che necessita" " Non capisco. Mi ha appena detto che il kazako non ci interessa" " Del kazako non so che farmene ma presumo che se Sciarada lo vuole morto, qualcosa deve aver fatto" Baines sorrise impercettibilmente " D'accordo. La ricontattero' e l'aiutero'" rispose voltandosi per uscire dall'ufficio di Baustein ma poi torno' indietro " Non e' solo per questo. Non e' da lei, signore. Lei la conosce, vero?" Baustein sospiro' " L'ho conosciuta. L'ho conosciuta quando era una dolce bambina di tre anni e le hanno ucciso la madre davanti ai suoi occhi. Anche per colpa mia. Dovevo difendere quella donna e non sono riuscito a farlo. Lo consideri un dovuto atto di risarcimento, anche se non so se lei potra' comprendermi" Baines si avvicino' al tavolo del suo capo " Posso capirla, signore. Aiutero' Sciarada e spero che questo l'aiuti a farle dimenticare quell'insuccesso" " Grazie. Questo ovviamente, dovrebbe rimanere tra lei e me e sono convinto che lei sapra' mantenere questo nostro piccolo segreto" " Cosa le da questa sicurezza? Quello che mi chiede e' piuttosto anomalo per i criteri dell'Agenzia" " Perche' tanti anni di esperienza mi hanno insegnato a conoscere la gente. E scommetto che se io ho quasi il dovere di aiutare quella ragazza per un fatto avvenuto tanti anni prima, lei invece desidera aiutarla a prescindere e qualcosa mi dice che avrebbe fatto del tutto pur di farlo" Baines sorrise poggiando le mani sulla scrivania di Baustein " E' cosi' tanto evidente?" " Non salta subito agli occhi ma ormai credo di conoscerla molto bene. Ah, quella bambina si chiamava Hannah. Hannah Rosen" Samuel Baustein guardo' il suo agente sorridendogli e lo licenzio'. Era cambiato Leonard Baines, cambiato in meglio. Qualcosa era accaduto e ci avrebbe scommesso la sua poltrona che quel qualcosa aveva proprio a che fare con gli incontri che l'agente aveva avuto con Sciarada. E per Sciarada intendeva Hannah Rosen. Baines usci' dall'ufficio del suo capo con una strana sensazione che non riusciva a decifrare, un misto di agitazione e di pura gioia che non aveva mai provato in vita sua. No, forse l'aveva provata quando incontro' Sciarada dopo il massacro di Amsterdam, quando la vide quasi interamente nuda ed infreddolita. E quella gioia era dovuta al fatto che probabilmente l'avrebbe rincontrata. Sciarada? No, Hannah era molto meglio. Trasse di nuovo il suo telefono privato e digito' il numero dell'ultima telefonata ricevuta " Sono Baines" " Sono felice di risentirti. Cosa hanno deciso i vertici?" " Ti aiuteremo. Ma ho bisogno di alcune informazioni per decidere qual'e' il supporto di cui ho bisogno. Di cosa si tratta?" " Si tratta del rapimento di una bambina di tre anni" " Rapimento? Non capisco" " C'e' una spiegazione ma mi convince fino ad un certo punto" " E quindi, dobbiamo aiutarti liberare una bambina. Lo sai che e' un reato federale e ad occuparsene deve essere l'F.B.I.?" " I vostri mezzi sono ... ... come dire? Meno attenti alle regole, meno convenzionali" " Capisco" " E soprattutto, non conosco nessuno all'F.B.I. che mi possa aiutare" Baines sorrise " Dove ti trovi adesso?" " Los Angeles" " Bene. Il tempo di organizzarmi, trovare le persone giuste, prendere il primo volo e saro' da te. Dove ci vediamo?" " Al Griffith Park, di fronte al Greek Theater. Ce la fai per le 16, orario di Los Angeles?" " Saro' puntuale" Leonard Baines chiuse la telefonata e poi rimase qualche istante fermo senza pensare a nulla. Poi sospiro' a lungo. Doveva andare a contattare alcuni agenti che avrebbe portato con se. E ce n'era uno che faceva proprio al caso suo. Fine undicesimo episodio Per suggerimenti e critiche inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it