IL PASSATO DI HANNAH Nono episodio di DAVIDMUSCOLO Il freddo intenso di quella notte olandese colse all'improvviso Hannah facendole ricordare di essere quasi completamente nuda. Ma non aveva tempo per badare al suo vestiario. I due uomini vicini al cancello d'ingresso fumavano tranquillamente. C'erano solo loro ad ostacolarle la fuga, ormai. Gli altri, posizionati agli altri lati della villa, non avrebbero potuto notarla. Facendo leva sull'oscurita' della notte, striscio' verso il cancello fino ad arrivare alle spalle dei due. Poso' per un istante la valigia ed afferro' i due per il collo ognuno con le sue possenti braccia. I due cercarono immediatamente di divincolarsi ma ben presto si resero conto di lottare contro qualcosa troppo superiore a loro. Ambedue provarono a liberarsi usando soprattutto i gomiti che colpirono ripetutamente ma inutilmente gli splendidi addominali di Hannah senza provocarle nessun tipo di danno ma dopo alcuni secondi le loro forze cominciarono a mancare sempre di piu' e la giovane senti' i loro corpi afflosciarsi tra le sue braccia e svenire. Altri pochi secondi e quei due avrebbero raggiunto all'inferno tutti gli altri ma Hannah si fermo'. Aveva sparso gia' troppo sangue ed era perfettamente inutile spargerne altro. Li lascio' per terra, riprese la valigia, apri' il cancello e respiro' a pieni polmoni l'aria fredda della notte. Quel malessere non era certo scomparso e le provocava strane reazioni. Mal di testa, innanzi tutto, e respiro corto. No, non era bello uccidere, nemmeno se ad essere uccisi erano tipi del genere, uomini che facevano dell'ingiustizia e della sopraffazione il loro unico scopo di vita. S'incammino' solo per pochi metri quando la figura di Leonard Baines armato di pistola apparve di fronte a lei. Cerco' di recuperare la calma ed il suo sangue freddo " Agente Baines, che sorpresa! Vuoi arrestarmi, per caso?" L'uomo scosse la testa " Mio Dio, ma lei e' nuda. Cosa e' accaduto?" " E' una storia lunga. Posso dirti comunque che il lavoro e' completato. Nicolas Carri�re non appartiene piu' al mondo dei vivi. Ora, se non hai intenzione di fermarmi, lasciami andare. Ho freddo" Baines osservo' Hannah. Il suo corpo era veramente eccezionale. Un raggio di luna amico sembrava illuminarla appositamente per fargliela ammirare. I suoi addominali erano perfettamente divisi in otto settori ben delineati e le sue braccia, ancora in tensione per la serie di sforzi ai quali erano state sottoposte, mostravano ora tutta la potenza che avevano e che lui stesso aveva provato sulla sua pelle " No signora, non ho nessuna intenzione di arrestarla. Sarei un pazzo a cercare di farlo dopo averla vista in azione. Io volevo solo ... ..Io volevo aiutarla" " Volevi aiutarmi?" " Si. Abbiamo assistito all'arrivo di Kolopenko ed ho pensato che quell'arrivo avrebbe potuto scombussolare i suoi piani. Ho corso ma evidentemente l'ho fatto a vuoto in quanto lei ha gia' fatto tutto quanto. Anche Kolopenko e' ... ." " Si, anche Kolopenko. Spero che fosse un uomo meritevole di morire" " Lo era, signora, lo era. Posso assicurarle che non sara' rimpianto da nessuno, forse nemmeno da sua madre, se ne ha ancora una" " Bene. E cosi' volevi aiutarmi. Perche' Baines?" " Non lo so, lo ritenevo giusto" Hannah sorrise e poi emise un brivido dovuto al freddo pungente. Baines si tolse il cappotto e lo offri' alla ragazza" " Tenga, altrimenti sara' una polmonite ad ucciderla invece di Carri�re" La ragazza prese il cappotto e se lo infilo' " Grazie, Baines, grazie per il cappotto e grazie per l'aiuto che volevi darmi. Ora mi scuserai ma debbo proprio andare. E' stata una serata lunga e stancante" " Solo un minuto, la prego. La' dentro, nella villa, e' tutto finito?" " Ci sono ancora gli uomini che erano all'esterno tranne i due vicino al cancello che sono svenuti e ne avranno per circa mezz'ora. Gli altri non dovrebbero essersi accorti di niente. Almeno per il momento. Vi consiglio di attendere un po'. Quando si accorgeranno di cio' che e' accaduto se la daranno a gambe. A meno che non vogliate prenderli ed in questo caso vi consiglio di fare attenzione. Sono uomini ben addestrati ed uno scontro a fuoco sarebbe inevitabile" " Uomini ben addestrati ma che niente hanno potuto contro di lei" Hannah fece le spallucce " No, contro di me no, ma io non sono un esempio su cui potete basarvi" Baines guardo' la ragazza che ora, intabarrata nel suo cappotto e cosi' miseramente a piedi nudi, sembrava tutt'altro che un'amazzone invincibile, con quel visetto di una bellezza fuori dall'ordinario ma che era evidente appartenesse ad una giovane donna che aveva appena abbandonato l'adolescenza. Tutta un'altra cosa rispetto alla bomba sexy che aveva visto la prima volta o che aveva ammirato quella sera grazie al binocolo mentre entrava nella villa avvolta in quel lungo abito rosso. Osservo' anche la valigia nella sua mano. Non c'era bisogno di Einstein per capire che poteva trattarsi del risultato della transazione tra Carri�re e Kolopenko ma non disse nulla. A cosa sarebbe servito? Non era certo nelle condizioni di obbligare la ragazza a lasciare quella valigia e forse nemmeno voleva farlo. " La rivedro', vero?" disse infine "L'agenzia avra' presto bisogno di Sciarada e vorrei essere io a contattarla" " Non credo, Baines. Sciarada si sta per prendere un lungo periodo di riposo" Le offri' la mano che l'uomo accetto con felicita' e poi prosegui' "Il nostro incontro non e' nato sotto i migliori auspici ma e' proseguito poi in una direzione diversa. Cosa ti ha fatto cambiare idea su di me?" Stavolta fu Baines a sorridere " Non lo so. Posso dirle che rimanere sempre della stessa opinione non e' da persone intelligenti e la mia idea su di lei era basata su dei preconcetti sbagliati. Lei e' una ragazza ... ..No, mi correggo. Lei e' una donna eccezionale e averla dalla nostra parte e' veramente una fortuna" " No Baines, io non sto dalla vostra parte. Non sto dalla parte di nessuno. Sto dalla mia e se mi dovesse capitare l'occasione di andare contro la tua agenzia perche' dovessi ritenerlo opportuno, ci troveremmo su due schieramenti opposti" " Come le ho detto l'altra volta, spero che cio' non accada" " Si, mi auguro anch'io che non accada mai. Addio, Baines" " Un attimo solo" fece l'uomo estraendo dalla sua giacca una penna e un pacchetto di sigarette dal quale taglio' con le mani una striscia, per poi scrivere qualcosa su quella striscia di carta "Questo e' il mio numero privato. Se lei dovesse avere bisogno di qualcosa non esiti a chiamarmi" Hannah afferro' quel pezzetto di carta e se lo mise nella tasca del cappotto e poi sorrise in segno di ringraziamento. Pochi secondi e l'agile figura della giovane scomparve dalla vista di Leonard Baines che sorrise di nuovo e scosse la testa. Averla come nemica? Un brivido gli percorse il corpo e non era un brivido di freddo. Avere come nemica una guerriera del genere era l'equivalente di una condanna a morte. Baines, Connor ed altri tre uomini entrarono nel cancello della villa di Carri�re. Come consigliato da Hannah, avevano atteso che gli uomini del defunto si rendessero conto di quello che era accaduto e, tempo pochi minuti, erano tutti scappati da quel luogo di morte. Gli uomini della C.I.A. non avevano ritenuto opportuno rischiare un conflitto a fuoco per gente che probabilmente si sarebbe riciclata come manovalanza della mafia russa ma che non erano certo oggetto delle loro attenzioni. Avrebbero fatto poi una telefonata alla polizia olandese e, se qualcuno di loro aveva dei guai con la giustizia, li avrebbero arrestati nel probabile tentativo di andarsene dall'Olanda. E comunque, non erano problemi loro ma della polizia locale. I cinque uomini percorsero il tratto che li portava poi all'ingresso della villa vero e proprio. Avanzarono di qualche decina di metri e subito notarono i quattro corpi distesi vicino alla grossa tavola ancora imbandita " Dio santo. Come e' riuscita a fare questo a mani nude?" esordi' Connor esterrefatto. Gli altri agenti della C.I.A. compreso Baines osservarono i quattro corpi distesi a terra. Non erano stati picchiati selvaggiamente ma uccisi probabilmente con un solo pugno o calcio, in modo scientifico e , probabilmente, non erano riusciti ad emettere un solo grido. Tutti tranne uno, che aveva la testa che pendeva innaturalmente da una parte. Baines guardo' il suo collega " Gli ha spezzato il collo" Connor spalanco' gli occhi dalla meraviglia " Incredibile. Quattro cristoni alti e robusti ed una ragazza li ammazza a mani nude, contemporaneamente e senza far uscire loro un fiato. E' incredibile" Salirono poi le scale che li portava al primo piano e cominciarono ad aprire le porte delle stanza. Si fermarono in una di quelle stanze. All'interno, in quella che era stata la camera da letto di Carri�re, due corpi, uno accanto all'altro. Connor si chino' per osservarli e quasi rabbrividi' " Deve aver spezzato anche a loro il collo dopo averli colpiti violentemente in faccia. E' pazzesco" Uscirono dalla camera da letto e trovarono anche l'altra stanza del massacro. All'interno, i sei corpi erano sparpagliati e Connor li osservo' attentamente, rimanendo particolarmente colpito dalla fine di Kolopenko " Cristo santo. A parte Kolopenko che ha fatto una gran brutta fine ed � morto asfissiato, gli altri, come quelli del primo piano, non sono stati picchiati violentemente ma uccisi con un solo colpo, al massimo due. In modo scientifico, sapendo perfettamente dove e come colpire. Questo rasenta l'impossibile. Non puo' essere stata solo una donna a fare tutto questo. E' impossibile. Non e' umanamente possibile" Baines prese per il braccio il suo collega " Forse non e' umanamente possibile perche' quella ragazza non e' umana" " Cosa vuoi dire?" " Che e' una dea. Una dea forse crudele ma con dei principi di giustizia che noi umani non possiamo capire" Connor guardo' il suo collega e stava per replicare ma poi non trovo' le parole per farlo. Forse, quello che aveva appena detto Baines aveva un fondamento di verita' e solo cosi' si potevano spiegare quelle spaventose scene di morte. Uscirono da quella villa e chiamarono gli agenti addetti a ripulire la scena. Avrebbero avuto molto da fare per togliere ogni traccia del passaggio di quella dea in quella villa ma niente avrebbe potuto togliere loro dalla mente quelle spaventose scene. Whitehall, Londra. Ministero della difesa Britannica. Venerdi' 28 novembre 2008. Ore 16.52 L'uomo rigiro' il pacchetto tra le sue mani e poi si rivolse all'uomo che si trovava sulla sua destra " Signor ministro, sarebbe meglio far evacuare il palazzo e soprattutto sarebbe meglio che lei si metta in salvo" " Sono un ministro della Corona britannica e ci vuole ben altro per spaventarmi" " Ma signore ... .." " Niente ma. Io resto qui. Quanto a lei, mrs Duncan" prosegui' in direzione della sua segretaria personale "si allontani e faccia evacuare quest'ala del ministero. In fretta, la prego" Dieci minuti dopo, l'artificiere era di nuovo a rigirare il pacchetto tra le mani. Sembrava fosse una scatola simile a quelle degli orefici. Era sigillata ma sembrava proprio non ci fosse nulla di losco. Ma quando un pacchetto arriva ed e' indirizzato espressamente ad un ministro, le precauzioni sono d'obbligo. Non erano stati rilevati esplosivi di nessun genere ma quella piccola scatola poteva contenere altre minacce, antrace, ad esempio. Con cautela, scarto' quel pacchetto e lo apri'. All'interno, una semplice chiavetta per computer. Il ministro la osservo' " Me la dia" ordino' all'artificiere" " Signor ministro, potrebbe essere qualcosa di ancor piu' pericoloso. Potrebbe contenere qualche virus capace di mandare in tilt il suo computer e tutti quelli collegati. Sarebbe meglio attendere qualche esperto informatico, prima di usarla" Il ministro sorrise e, senza curarsi delle parole dell'artificiere, si avvio' verso uno dei computer posti sulla sua scrivania. Per qualche misterioso motivo, egli sembrava essere sicuro di cosa fosse. Inseri' la chiavetta ed il suo sorriso si allargo' ulteriormente. Il era misteriosamente tornato a casa. Quasi cinque anni dopo West Adams, Los Angeles Sabato 4 maggio 2013 Ore 8.58 a.m. Jonathan Keller sollevo' le tendine della sua cucina ed osservo' l'orologio. Due minuti ancora e sarebbe uscita. Attese pazientemente i centoventi secondi e quindi, puntuale come un treno svizzero, la donna usci' dalla casa a fianco alla sua. La tenuta era la solita: pantaloncino corto aderentissimo e canotta, oltre ovviamente alle scarpe adatte per farsi la sua solita corsa di un'ora precisa. Se non avesse saputo l'ora esatta poteva mettere a punto il suo orologio osservando la sua bella vicina di casa che si dedicava al suo solito footing mattutino. Richiuse la tendina. Il gesto di Keller di osservare quella ragazza non era dovuto certo ad attenzioni morbose che nutriva verso di lei ma vedeva quella figura femminile solamente come una bellissima visione che lo metteva di buon umore e di quel buon umore lui ne aveva assolutamente bisogno. E bella lo era per davvero, la sua vicina, con quelle belle gambe chilometriche, quei seni che rimanevano assurdamente eretti anche quando lei correva, quel viso angelico con due occhi verdi magnifici e quel sorriso splendido, almeno per quelle poche volte che l'aveva vista sorridere. Cosi' giovane e cosi' seria. La donna aveva comprato la casa vicino alla sua sei mesi prima ma lui era riuscito a scambiare con lei solo qualche saluto. Non sapeva nemmeno come si chiamasse e non gli era sembrato convenevole presentarsi e cosi' non gli era rimasto che ammirarla per pochi secondi tutti i sabati e le domeniche, giorni in cui lui era libero da impegni lavorativi. Non fantasticava nemmeno piu' di tanto su di lei. La vedeva completamente fuori dalla sua portata. Non che lui fosse un orrore, tutt'altro. Era un giovane piacente e con una discreta posizione sociale ma lei era veramente di un altro pianeta rispetto a lui. Tanto per cominciare, la sua altezza. Doveva essere una giocatrice di pallavolo o qualcosa del genere perche' una delle poche volte che l'aveva avuta di fronte aveva notato che lo superava in altezza di almeno cinque o sei centimetri. D'accordo che non era uno spilungone ma i suoi 178 centimetri ce li aveva. Con la conseguenza di sentirsi in tremenda difficolta' nei suoi confronti. Ma ovviamente, era l'insieme a farlo sentire a disagio e cosi' non si era mai proposto anche se in tutto quel tempo non aveva mai notato una figura maschile accanto a lei. Smise di pensare alla sua bella vicina e dedico' la sua attenzione alla preparazione della colazione ed alla sua condizione. Doveva comunque pensare a rifarsi una vita. Da quando, due anni prima, sua moglie era morta per quel maledetto incidente stradale, non aveva piu' avuto una donna al suo fianco. Dopo un anno di lutto, aveva cominciato a riuscire ed a cercare una nuova compagna ma le poche occasioni che aveva avuto erano miseramente naufragate. Finalmente, la colazione era pronta e poteva svegliare colei che era diventata la vera e unica donna della sua vita. Si reco' nella cameretta dove questa dormiva beatamente e la sveglio' teneramente con un bacio " Sarah, amore mio, svegliati" " Sto dormendo" " Se mi rispondi vuol dire che non dormi" " Ti rispondo ma dormo ancora" " Allora vuol dire che non potro' portarti al parco come ti avevo promesso. E' un peccato perche' ci sono sicuramente un sacco di bambine che ti stanno aspettando e che vogliono giocare con te" " E' vero, il parco" fece la bambina sollevandosi sul letto. Jonathan la prese amorevolmente in braccio stampandole un altro bacio sulla sua guancia rosea. Era lei, Sarah, sua figlia di tre anni, l'unica donna della sua vita e lui si accorse una volta di piu' che l'amava in modo straordinario, come solo un genitore puo' amare un figlio. Avevano fatto colazione, l'aveva lavata e vestita con una salopette di jeans per permetterle di scorrazzare nel parco senza problemi se anche si fosse sporcata e poi erano usciti da casa proprio mentre era di ritorno dalla sua corsa mattutina la bella vicina di casa. Jonathan osservo' incuriosito l'orologio che faceva le 10.00 precise. Non c'erano errori. Doveva trattarsi di una di quelle femmine maniache della precisione, forse una donna in carriera. La giovane entro' nel giardino della sua abitazione e, quando la vide, Sarah lascio' la mano di suo padre correndo verso la donna ancora sudata per il footing gettandosi addosso a lei per farsi prendere in braccio " Ciao Hannah. Lo sai che sto andando al parco con il mio papa'?" Jonathan si avvicino' " Cosa stai facendo Sarah? Non importunare la signorina" disse l'uomo e poi rivolgendosi alla donna "Mi scusi. Di solito mia figlia e' una bambina molto educata" " Oh non si preoccupi. E poi Sarah e' veramente educata ma io e lei siamo amiche, non e' vero tesoro?" " Si, papa'. Io e Hannah siamo amiche" fece eco la bambina facendo sorridere Jonathan " Davvero, non si deve preoccupare" rincaro' la ragazza "Io credevo che lei sapesse di questo nostro ... ..ehm, rapporto" " Veramente, mi coglie del tutto impreparato" " Beh, e' molto semplice. Quando la sua tata la riporta da scuola, durante i giorni feriali, spesso le ospito a casa mia. Per me e' un piacere perche' Sarah e' una bambina deliziosa ed io sono quasi sempre da sola" " La tata doveva dirmelo. Senza offesa, ma io non voglio che mia figlia vada a casa di persone che non conosco" " Forse ha temuto di essere licenziata ed ha preferito non dirglielo. Comunque la capisco ed in linea di massima sono d'accordo con lei. Le precauzioni non sono mai eccessive ma spero che lei non le impedisca di venire a casa mia in seguito. Posso assicurarle che con me e' al sicuro" " Ma certo, ci mancherebbe" fece l'uomo in evidente difficolta' " Hai visto Hannah? Te l'avevo detto che il mio papa' e' molto buono" intervenne la bimba " E cos'altro hai detto di me?" chiese Jonathan fingendo un risentimento che non aveva " Oh beh, parecchie cose" intervenne la ragazza " Davvero? Oh mio Dio! Per fortuna che non faccio nulla di strano altrimenti questa pettegola avrebbe raccontato tutto" " Stia tranquillo. Mi ha raccontato solo cose belle su di lei. Mi ha detto che lei e' il dottore dei denti migliore che c'e' al mondo, ad esempio" " Il dottore dei denti? Lo devo far scrivere sulla mia targa invece che il solito anonimo . E gia' sono un dentista. Spero che questo non le procuri un attacco di panico nei mie confronti" " No, non sono quel tipo di ragazza. Beh, ora le restituisco Sarah e vi auguro buona passeggiata al parco" Sarah guardo' la giovane e si avvinghio' al suo collo " Ci vieni anche tu al parco? Dai, ti prego Hannah" " Sarah, adesso basta" intervenne Jonathan " Ha ragione il tuo papa' Sarah. Credimi, ci verrei volentieri ma questa giornata tuo padre la dedica a te e tu devi essere una brava bambina ed obbedirgli" La bimba scese dalle braccia di Hannah e si allontano' qualche metro mettendo il broncio " Mi dispiace, mi dispiace veramente. Mia figlia l'ha messa in imbarazzo e non so come scusarmi per questo" " No, lei non deve scusarsi affatto. Ero sincera quando ho detto che sarei venuta volentieri. E' una bimba cosi' dolce e nello stesso tempo cosi' piena di vita che mi fa sentire meglio ogni volta che la vedo ma capisco che lei voglia rimanere da solo con Sarah nei pochi momenti che il suo lavoro glie lo permette" Jonathan rimase quasi a bocca aperta " Vuol dire che lei verrebbe con me e con mia figlia al parco?" domando' uno stralunato Jonathan " Se sapessi di non recare disturbo, molto volentieri" " Io ... Io credevo che la sua fosse una scusa. In fondo, accanto a Sarah ci sto veramente poco. Piu' che altro mi limito a guardarla mentre lei gioca con le altre bambine ed una buona compagnia sarebbe l'ideale per un povero padre, sicuramente meglio del solito giornale o del portatile. E quindi, se lei e' ancora disponibile per fare quella passeggiata al parco, io ne sarei felice" " Me lo da' il tempo di fare una doccia e di mettermi addosso qualcosa che mi renda presentabile?" " Tutto il tempo che le serve" " Mi bastano dieci minuti. Non sono il tipo di donna che fa attendere gli uomini a lungo" Mentre percorrevano la West Adams boulevard in direzione del Runyon Canyon Park, sulle colline di Holliwood vicino a Mulholland Drive, Hannah osservava la schiera di casette pulite che contraddistingueva quel viale. Non si poteva considerare una zona da ricchi ma piuttosto un quartiere di gente che lavorava sodo per avere qualche soddisfazione dalla vita e lei lo aveva scelto appositamente per passare inosservata, per essere quasi anonima e ne era soddisfattissima. Ma poi quella bambina era entrata come un ciclone nella sua vita e aveva cominciato a considerare l'ipotesi di avere un figlio. Era ancora giovane per questo, avendo appena compiuto 24 anni, ma gia' cominciava a sentire questa esigenza. E quell'uomo era stato cosi' carino ... ..Se ne era accorta immediatamente dell'effetto che gli faceva e dell'imbarazzo che lui nutriva quando la guardava e abbassava gli occhi e questa sensazione era piacevole, inutile negarlo. Aveva accettato pero' quell'invito non certo per sedurlo ma per trascorrere una piacevole giornata in compagnia, lei che di compagnia ne aveva avuta ben poca negli ultimi tempi. E mentre la giovane era immersa nei propri pensieri, il tragitto stava volgendo al termine e stavano per arrivare alla meta: il Runyon Canyon, un parco che si estendeva per 160 acri e si trovava appunto sulle colline di Hollywood ed era un rifugio per molti abitanti di Los Angeles durante il week-end, con migliaia di bambini felici di assistere alle numerose attrazione che il parco riservava per loro ma anche per i loro genitori che, alla fine della giornata, si sedevano stanchi su alcune delle numerose panchine all'ombra mentre i loro piccoli continuavano imperterriti a correre senza risentire della stanchezza. Anche Hannah e Jonathan avevano trascorso quella giornata su quella falsariga ed ora si stavano finalmente riposando dopo aver trovato una panchina vuota " Oh mio Dio, quant'e' stancante fare i genitori" esordi' Hannah e l'uomo pote' ammirare quel sorriso splendido. Quella ragazza era semplice e deliziosa allo stesso tempo, vestita in jeans ed una t-shirt colorata, look adattissimo per una gita come quella che stavano facendo. Ma, malgrado la semplicita' che la giovane donna manifestava, Jonathan non poteva non provare un'enorme attrazione per lei. La sua t-shirt non era particolarmente aderente ma non riusciva a nascondere completamente i suoi seni che erano di dimensione ragguardevoli e le sue braccia avevano un qualcosa di stranamente affascinante che non riusciva a definire con esattezza. Ma la sensazione piu' strana che quella ragazza emanava era che sembrava quasi che ci tenesse a nascondere un corpo che doveva essere esplosivo, cosa che le riusciva pero' solo in parte considerando ad esempio, l'altezza notevolissima " Mi dispiace che si sia stancata, Hannah. Sarah e' un diavoletto che invece non conosce la stanchezza" disse comunque alla fine di quel suo ragionamento " Oh no, mi creda, ho trascorso una giornata magnifica. Era tanto che non mi sentivo cosi' bene" " Mi fa piacere. E poi non ci credo che lei sia stanca. L'ho vista correre e mi sembra in forma smagliante" La ragazza sorrise di nuovo senza rispondere e l'uomo riprese "Ha un bellissimo sorriso, sa. E bellissimi denti, scusi la deformazione professionale" " Meno male che lei e' un dentista e non un altro tipo di specialista" Stavolta fu Jonathan a scoppiare a ridere " Beh, l'ironia non le manca. Mi dica Hannah, che altro le ha detto di me quella peste di mia figlia" " Quello che puo' sapere una bambina di tre anni su suo padre. Le vuole molto bene. E naturalmente mi ha raccontato di sua madre che e' volata in cielo" L'uomo spense il sorriso e la giovane prosegui' "Mi perdoni, non volevo turbarla ma volevo solo metterla al corrente che sono venuta a conoscenza di questa disgrazia" " No, si figuri. Piuttosto, mi racconti qualcosa di lei. Non mi sembra giusto che lei sappia tutto di me ed io niente di lei" Hannah sospiro' a fondo " C'e' poco da dire di me. Mi sono laureata in letteratura inglese e mi sono presa un periodo sabbatico prima di decidere cosa fare da grande" " Preferenze?" " Mi piacerebbe insegnare. Vorrei far amare ai ragazzi poeti come Emerson o Emily Dickinson" " Bella e sensibile" " Oh, la prego, sono solo una ragazza che ama la lettura ed in modo particolare la poesia" " Uomini? Un fidanzato, uno spasimante? Sempre che lei voglia dirmelo" Hannah si rabbuio' improvvisamente " Abbiamo un triste destino in comune, Jonathan" " Oh no, anche lei ... .." " Sono passati quasi cinque anni ma non riesco a dimenticare. E' stato il mio primo amore, il mio unico amore e l'ho perso dopo soli pochi mesi che l'avevo conquistato. Si chiamava Simon" " Come e' successo?" " Un male incurabile" " Mi dispiace, Hannah, non volevo riaprire una ferita non rimarginata. Io posso capirla meglio di chiunque altro. Amavo Ruth, mia moglie e abbiamo trascorso anni indimenticabili. L'arrivo di Sarah ci ha regalato una felicita' incontrollabile e poi la disgrazia. Mi sveglio ancora adesso la notte e mi sembra di vederla dormire accanto a me. E adesso sono un vecchio di 35 anni che si trascina stancamente per tutta la giornata salvo poi diventare di nuovo felice quando vedo Sarah la sera" Hannah avvicino' la sua mano a quella di Jonathan che senti' il calore di quel contatto umano " Succede anche a me, sai. A volte mi sento di vivere una vita inutile. Eppure ci ho provato, ho tentato di conoscere altri uomini, altri ragazzi ma poi facevo un paragone con Simon e quelli svanivano" " Esatto, svanivano, hai detto la parola giusta. Non perche' Ruth fosse di una bellezza strepitosa o fosse una donna fuori dal comune ma semplicemente perche' l'amavo. E poi io non posso cercare solo una donna da amare e che mi riami, io ho bisogno anche di una madre per Sarah e questo rende tutto ancora piu' complicato" " Questo dovrebbe facilitarti la scelta. Sarah e' un amore di bambina e qualunque donna se ne innamorerebbe. Per me almeno, sarebbe l'ultimo dei problemi" " Ed invece non e' cosi'. O almeno non lo e' stato finora" Hannah guardo' quel giovane che un triste destino aveva accomunato a lei ed improvvisamente si rese conto che, per la prima volta, guardava un uomo senza sentirsi in colpa verso Simon. Penso' che la vita sarebbe potuta essere bellissima anche se fosse stata di una semplicita' disarmante come quella che faceva Jonathan. Una vita normale, proprio quella che voleva Simon per lei. Scosse la testa. Stava andando troppo di fretta. Quella giornata, normale per tutti quelli che stava osservando, era stata invece stranissima per lei. La vicinanza di quell'uomo pero' le piaceva e la faceva star bene. Jonathan rimase per qualche istante in attesa della replica di Hannah poi, visto che non arrivava, afferro' la sua mano con un gesto che voleva essere amichevole " Vogliamo andare, Hannah?" " Si certo" rispose la giovane trasmettendo con quel contatto un brivido a Jonathan. Anche per lui, era la prima volta che si trovava a proprio agio con una ragazza dopo la scomparsa di sua moglie. Ruth ... .Sembrava cosi' maledettamente lontana in quel momento. Penso' che sarebbe stato meraviglioso per lui trovare una ragazza come Hannah, con la sua indiscutibile bellezza, certo, ma anche con la splendida dolcezza di quegli occhi, la sua intelligenza, la sua ironia. Tutto in lei era perfetto ma soprattutto lo sarebbe stato per sua figlia Sarah che sembrava volerle un gran bene. Abbandono' quei pensieri, prese sua figlia ed insieme ad Hannah tornarono in direzione della macchina. Sembravano una felice famigliola che aveva appena trascorso un sabato all'insegna del verde e dell'aria pura e questo, stranamente, rendeva entrambi particolarmente felici. Arrivati di nuovo a West Adams, era giunto il momento dei saluti. Hannah saluto' con un casto bacio sulle guance Jonathan " Sono stata veramente bene. Ho trascorso una giornata molto piacevole. Grazie per avermi invitata" " Beh, il merito e' di Sarah. Comunque, grazie a te per aver accettato quell'invito. Anche per me e' stata una giornata gradevolissima. Sei una compagnia molto stimolante. E poi per Sarah sei stata molto di piu' di un amica ... ." " Oh, per me e' stata una gioia giocare con lei" " L'ho visto. E' stato bellissimo e mi piacerebbe poter ripetere una giornata del genere" Hannah sorrise. Si, al diavolo le sue remore. Era stata bene con lui. Talmente bene che non voleva lasciar terminare quella giornata in quel modo " Beh, intanto potremmo continuare questa sera. Vi va di stare a cena da me, stasera? Sono una buona cuoca e so cucinare delle specialita' della Louisiana in modo particolare" Jonathan guardo' la bella ragazza. Trascorrere una serata con lei era in quel momento la cosa che desiderava di piu' al mondo " Non ti rechiamo disturbo?" " No, tranquillo. Non ceno in compagnia da non so quanto tempo e forse e' giunto il momento di recuperare" " D'accordo. Come potrei rinunciare alle specialita' della Louisiana? Cibi piccanti, vero?" " Molto" ammise la ragazza " Pero' forse per Sarah qualcosa di piu' leggero sarebbe meglio" " Ok" concluse Hannah aprendo la porta di casa "La manderemo a letto leggerissima. Alle 19.30 va bene?" " Saremo puntualissimi" Fine nono episodio Per suggerimenti e critiche inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it