SEGRETI DI FAMIGLIA Sesto episodio di DAVIDMUSCOLO Staccai per qualche secondo gli occhi dalla lettura per cercare quelli di mia sorella. Non dicemmo niente e feci scorrere col cursore una nuova pagina < Inutile dire con quale gioia apprendemmo che si trattava di una coppia di gemelli. Non volli sapere il sesso. A quel tempo si poteva andare in sala parto senza sapere se il nascituro fosse maschio o femmina. Chissa' perche' pensavo che avrei partorito due maschi ed invece, con la mia solita fortuna, nacquero Laura e Federico. Quanto erano belli e quanto li amavo. Da subito, appena li vidi ed il ginecologo me li mise in braccio. Quando tornai a casa dalla clinica, mi dedicai per alcuni mesi esclusivamente a loro ma poi sentii di star trascurando il mio dolce marito sottomesso. Lui voleva di nuovo tutte le mie attenzioni per lui. Non mi aveva detto niente ma io lo sapevo. Lo capivo da tanti piccoli particolari insignificanti per chiunque ma non per me. Me ne accorgevo dalla gioia con la quale espletava ogni mio ordine e di come i miei desideri diventavano immediatamente realta'. Lui era un padre dolcissimo e sempre presente ma la nascita dei nostri amatissimi gemelli non doveva pregiudicare il nostro strano rapporto. Ripresi immediatamente in mano le redini della situazione ritornando ad essere la moglie dominante che ero stata fino a poco prima. Divenni ancora piu' perversa, se si puo' usare questa parola. Cominciai ad usare certi capi di abbigliamento che gli facevano uscire gli occhi dalle orbite, lo legavo, facendolo a volte rimanere in quella posizione per la notte intera, lo schiaffeggiavo duramente, fino a quando non lo vedevo singhiozzare, lo umiliavo dicendogli che non valeva nulla al mio confronto, che ero sprecata per lui, che ero persino piu' forte fisicamente di lui. Pretendevo tutto: amore, adorazione, devozione. Io ero la sua dea e lui doveva inginocchiarsi ai miei piedi, baciarli, leccarli. Volevo che mi implorasse di rimanere accanto a lui e di continuare ad essere la sua padrona, minacciavo in continuazione di picchiarlo, con le mani o con la frusta ed a volte lo facevo, senza apparente pieta'. Quando tutto terminava, quando la mia furia scemava, lo calmavo, a volte lo abbracciavo e lui si metteva ai miei piedi come un gattino impaurito, dicendomi quanto mi amasse, scusandosi per avermi fatto arrabbiare e dicendomi quanto io fossi magnanima solo per essere ancora al suo fianco. Povero cucciolo. Sarebbe stato felice con una donna normale? No, lui aveva bisogno di me, aveva bisogno della sua padrona, della mia protezione, dei miei ordini, della mia superiorita', a volte vera come nel caso della mia fisicita' e della mia forza fisica ed a volte completamente fasulla in quanto anche lui era notevolmente intelligente, spiritoso e dotato di doti imprenditoriali fuori dal comune. Ed io gli davo tutto questo, tutto quello di cui aveva bisogno, compreso il sesso, naturalmente. Mi meravigliavo io stessa di quanto lo desiderassi ed anche il sesso ovviamente, non era normale tra di noi. Come sarebbe potuto esserlo? Lui si avvicinava a me impaurito come al solito ma eccitatissimo. La mia visione continuava ad essere per lui fonte di desiderio inesauribile ed a questo c'era da aggiungere che la mia dominazione gli aumentava enormemente questa eccitazione. E tutto era come la nostra prima volta, con Carlo che raggiungeva ben prima della penetrazione la sua prima eiaculazione, incapace di trattenersi di fronte alla sua padrona. Ma ormai lo sapevo bene. Io fingevo di arrabbiarmi e lo schiaffeggiavo in maniera veemente mentre invece ero felice dell'effetto che facevo su di lui. E dopo cominciava il sesso vero e proprio che ogni volta mi faceva raggiungere picchi di eccitazione veramente fuori dall'ordinario. Era sesso, a volte scatenato, a volte violento ma era anche amore. Era amore da parte sua, ovviamente, ma lo era anche da parte mia in quanto anche i miei gesti, la mia violenza, il mio abbigliamento volutamente sexy e fuori dalle righe, era indirizzato soprattutto a lui, alla sua strana sessualita' ed alla voglia che avevo di renderlo felice e soddisfatto anche sotto quel punto di vista. Facevamo cose che erano fuori dalla norma. Mi piaceva, ad esempio, essere fotografata in posa dominante, retaggio forse del mio trascorso da modella, e lui era ben disposto ed orgoglioso, riguardandosi poi quelle fotografie quasi in estasi. Eravamo insomma, assolutamente complementari. Ma intanto, crescevano i miei gemellini. Ben presto mi resi conto di come Laura fosse esattamente come me, sicura, decisa e autorevole mentre Federico era la copia di suo padre: dolcissimo, tenero e timido anche se sveglio ed intelligente. E qui' forse feci il piu' grosso errore della mia vita. Anche con loro mi comportai in modo autoritario. Ma mentre Federico accetto' tranquillamente questo mio modo di essere ed anzi, vedeva in me, in sua madre, la donna perfetta, con Laura le cose non andarono per il verso giusto. Sicuramente mi vuole bene e mi stima sotto certi punti di vista ma altrettanto sicuramente non ha mai accettato questo mio comportamento ed amando in modo quasi ossessivo suo padre Carlo, non ha mai visto in me la moglie adatta a lui, vedendo solo la parte esteriore del nostro rapporto e non certo l'amore che io nutrivo per lui. Quando mi resi conto del guaio che avevo fatto, fu troppo tardi. Appena compiuto i diciotto anni, Laura se ne ando' di casa, forse per non vedere quello che io facevo, secondo lei, al suo amato papa'. Piu' volte cercai di sistemare le cose con lei ma non ottenni nulla e non riuscii mai a farle capire quanto l'amassi. Questo mi fa stare male ancora adesso ma sono sicura che Laura andra' avanti da sola per la sua strada e sapra' essere felice. Le sue capacita' sono straordinarie ed e' sicuramente una donna fuori dal normale. Ed in fondo, l'importante e' che lei raggiunga la felicita'. Lo fara' senza l'aiuto di sua madre e questo mi addolora. Si, credo che il mio rapporto con Laura sia la mia piu' grossa sconfitta> Mia sorella si alzo' di colpo. Rovisto' nella borsa e tiro' fuori un fazzoletto col quale si asciugo' le lacrime che le colavano sporche di rimmel " Io ... . Io non immaginavo. Che stronza sono stata. L'ho rifiutata, ho rifiutato ogni sua offerta senza rendermi conto di nulla" " Non potevi capire, Laura. La mamma non e' mai venuta da te parlando in modo chiaro. Le sue offerte di stare vicina a te, di fare qualcosa con te o per te erano sempre fatte alla sua maniera, con quella freddezza che l'ha sempre contraddistinta" " Era freddezza apparente. Lei aveva un cuore. E ce l'aveva grande" " Si Laura. Faceva parte del suo personaggio ma questo tu non potevi saperlo. Tu, come tutti noi, hai visto cio' che lei lasciava trapelare" " No, tu no, Federico" " Anch'io Laura, non credere" " No Fede" insistette mia sorella "Tu hai un'altra sensibilita', di sicuro maggiore della mia che mi sono basata soltanto sulle apparenze" " Oh andiamo, Laura" " E' cosi'. E comunque, se fossi stata una buona figlia, avrei dovuto leggere tra le righe ed invece non l'ho fatto" " Non incolparti Laura, non farlo. Non era facile per te. Sono sicuro che se c'e' una cosa che mamma non vorrebbe e' proprio che tu te ne faccia una colpa" " Grazie, Fede. Forse e' cosi'. E poi, tu la conoscevi molto meglio di me, stando a quello che stiamo scoprendo su di lei" Mi sorrise facendomi un'altra carezza. Ci sedemmo e riprendemmo la lettura < Con Federico invece, non c'e' mai stato nessun problema. Lui e' esattamente come suo padre. Mi ama, mi adora, come donna e come madre. Peccato che ancora non abbia trovato la ragazza giusta. Il problema e' che lui, al contrario di Carlo, non si rende conto del tutto di avere un animo sottomesso. Ammira le donne come me e come Laura, donne forti psicologicamente, ma temo che ancora non si renda conto che anche la sua compagna deve possedere queste caratteristiche. Mi piace quella Gaia che e' completamente innamorata di lui ma e' troppo docile, troppo semplice e quindi non adatta a lui. Prima che mi mettano dentro una cassa, dovro' farci un discorsetto con quella. Ma torniamo di nuovo indietro nel tempo. Gli anni trascorrevano e niente cambiava nel mio rapporto con Carlo ed anzi, la sua devozione aumentava giorno dopo giorno. A volte mi chiedevo come fosse possibile che un uomo della sua intelligenza avesse bisogno di essere manovrato come un burattino per essere felice. Eppure, quella era la realta'. Da parte mia, non chiedevo altro. Quale donna non ambirebbe ad essere messa su un piedistallo ed essere amata, considerata ed idolatrata? La cosa bella era che non c'era finzione in quello che facevamo, a parte alcune esagerazioni che mettevo abilmente in scena. Io e lui eravamo proprio cosi'. Lui era timido e sottomesso, desideroso di essere amato da una donna forte psicologicamente e fisicamente ed io ero quella donna forte, presuntuosa come poche, egocentrica e altera, desiderosa di essere amata da un uomo come lui ma anche, e qui' sta forse la parte piu' assurda del nostro connubio, con l'intenzione, non cercata ma trovata e piacevolmente subita, di amare quel tipo d'uomo. Era quasi un mix magico perche' se lui non poteva assolutamente fare a meno di me, era altrettanto vero che io non potevo piu' fare a meno di lui. L'importante era non dirglielo e continuare i nostri giochi di ruolo come se fosse vita vera. Era questa forse la magia del nostro rapporto. Noi non facevamo sessioni e Carlo era il mio schiavo in ogni momento. Certo, stava alla mia sensibilita' e, diciamolo pure, alla mia intelligenza capire fin dove potevo spingermi con i miei ordini. Ad esempio, io avevo la piena disponibilita' delle nostre risorse finanziarie ma non le avrei mai potute gestire. Non ne ero in grado mentre invece Carlo possedeva questa capacita' ma il suo status di marito sottomesso gli imponeva di chiedere il mio permesso su qualunque cosa, anche su questi problemi finanziari di cui io ignoravo ogni particolare. Io lo stavo ad ascoltare, mi facevo dire quale tra le due o tre opzioni lui considerasse la migliore e poi prendevo la mia decisione che in realta' era la sua decisione. Su altre cose meno importanti invece, la mia autorita' era totale. Insomma, mio marito ed io vivevamo la nostra vita completamente immersi nei nostri ruoli che non erano mai stati definiti antecedentemente con , ad esempio, una safe word quando lo picchiavo. E non ci andavo certo per il sottile. No, lui doveva tremare di me e non pensare che quello che stavo facendo fosse un gioco cosi' come doveva temere ogni cosa, persino che lo lasciassi anche se poi scopriro' che ... ..No, quello lo racconto dopo. E quindi, tutto andava a gonfie vele. La nostra attivita' rendeva bene ed eravamo piuttosto abbienti ed i gemelli cominciarono a regalarci infinite soddisfazioni. Prima con le loro attitudini sportive, poi con i diplomi e infine con le lauree, sempre col massimo dei voti. E come facevo a non essere orgogliosa di loro? Di Federico che era rimasto a casa fino a quasi trent'anni e di Laura che, orgogliosamente, se ne era andata appena diciottenne. E poi venne il matrimonio della gemella. Dio, quanto era bella quel giorno. E' sempre stata bella, non per niente mi assomiglia come una goccia d'acqua. E mi piaceva anche quel ragazzo che l'aveva impalmata. Mauro e' proprio l'uomo giusto per lei, cosi' docile ed affettuoso ma non certo un idiota. Forse e' una prerogativa della nostra famiglia, con le donne dominanti e gli uomini sottomessi. Ma difficilmente Laura, se la conosco bene, accettera' questa versione trincerandosi dietro chissa' quali scuse per giustificare il suo comportamento e quello del suo consorte. Ormai non eravamo piu' dei ragazzini io e Carlo ma se qualcuno possa pensare che i nostri rapporti fossero cambiati con l'avanzare dell'eta', e' in grosso errore. Io comandavo e lui obbediva, io lo facevo ancora tremare di passione e lui, malgrado l'eta' non piu' giovane, si eccitava ancora come un ragazzino, facendomi a volte venire qualche timore. Ma per fortuna il suo cuore era forte come quello di un toro ed era totalmente mio, quel cuore mi apparteneva cosi' come mi apparteneva lui in toto. Ma la nostra felicita' stava per interrompersi in modo brusco. Carlo comincio' a star male. Oh, non il cuore ma qualcos'altro. Me ne accorsi io in modo banale quando notai che da qualche giorno aveva gli occhi gialli. Visite mediche, accertamenti e poi la diagnosi. Crudele, bastarda ma purtroppo giusta. Cancro al fegato e sei mesi di vita. Maledetto cancro. Aveva 66 anni, non certo un bambino ma poteva avere ancora tanti anni di fronte a lui, anni che avremmo vissuto insieme, anzi, che avrebbe vissuto sotto di me, come lui amava. Ed invece no. Mi ricordo quel giorno all'ospedale, due giorni prima della sua morte. C'eravamo tutti, io ed i gemelli, il marito di Laura ed altri conoscenti. Ero fredda, come al solito. Ce l'avevo con quel destino bastardo che me lo stava portando via ma non una lacrima scorreva sul mio viso, anche se avrei voluto urlare, disperarmi. No, nessuno mi avrebbe mai vista in quel modo. Cacciai via tutti. Li presi per un braccio e li accompagnai fuori dalla porta. Eravamo soli io e lui. Gli presi la mano e lui apri' gli occhi guardandomi e sorridendo " E' sempre bellissima, mia signora" Cercai di sorridergli a mia volta " Sono una donna di una certa eta', ormai. Come fai a vedermi ancora bellissima?" " Perche' lei lo e', mia signora. Lei e' ancora bellissima come quel giorno che l'ho vista per la prima volta. Non credevo potesse esistere una creatura cosi' perfetta" Gli presi la mano " Carlo ... ..Basta chiamarmi signora, basta darmi del lei. Io sono tua moglie" " Lo so ma lei e' anche la mia padrona" " Ti prego. Anzi, ti ordino di darmi del tu e di chiamarmi Flavia" " Non posso non obbedirti, e' piu' forte di me. E allora vada per Flavia, anche se mi sembra tanto strano chiamarti per nome quando siamo soli io e te" " Sono stata una cattiva moglie, vero? Ti ho fatto penare?" gli chiesi. Dovevo saperlo " Non dirlo nemmeno per scherzo. Tu sei stata la moglie che io ho sempre desiderato" mi rispose allargando quel suo sorriso " Anche quando ti ho picchiato? Anche quando ti ho fatto piangere? Quando ti ho costretto a strisciare ai miei piedi? Quando ti ho insultato?" " Sempre. In qualsiasi momento tu sei stata la donna dei miei sogni, la donna che ho amato piu' della mia vita" Non ce la facevo piu'. Al diavolo la donna dominante. Poggiai la mia testa sul suo petto e piansi. Per la prima volta dopo una vita, piansi. Forse, l'avevo fatto solo appena nata e lo stavo facendo sul capezzale di mio marito " Anch'io ti ho sempre amato, anche se tu non te ne sei accorto" " Sono un uomo sottomesso, non un cretino. Lo so che mi hai sempre amato e molto di cio' che hai fatto lo facevi per me, perche' sapevi che solo la tua guida, la tua autorita' la tua dominazione totale mi avrebbero regalato la completa felicita'. Con te sarei stato felice anche se ti fossi comportata normalmente. Tu sei talmente completa che mi sarebbe bastato e avresti reso la mia vita comunque bellissima. In questo modo, con il tuo fare dominante e con la tua magnifica autorita', l'hai resa meravigliosa. Direi unica ed io te ne saro' eternamente grato" " Io ... .Io ... ." Per la prima volta mi mancavano le parole. Io che avevo sempre risposto per le rime a chiunque. Dunque, sapeva del mio amore. Ma certo, come avrebbe potuto non accorgersene un uomo della sua sensibilita' e intelligenza? Lo baciai dolcemente e proseguii "Anch'io sono stata felice. Tu mi hai resa migliore, mi hai fatta sentire come una dea, come l'unica donna esistente" " Ma tu sei una dea" " No amore mio, sono semplicemente una donna" " Una donna straordinaria" Riprese fiato. Faceva fatica a parlare. Lo accarezzai dolcemente " Non lasciarmi, Carlo. Non farlo. Cosa saro' io senza te? Come potro' essere una padrona senza il mio dolcissimo e amato schiavo? Te lo ordino, non lasciarmi" " Mi dispiace, mia bellissima padrona ma credo che per la prima volta nella mia vita non potro' obbedirti. Mi dispiace veramente tanto e ti chiedo umilmente perdono di questa mia disobbedienza" Mi bacio' la mano e rimasi la' in silenzio, con il mio trucco che era ormai completamente scemato. Aspettai che si addormentasse e poi me ne andai al bagno, mi rifeci il trucco, mi risistemai ed andai ad aprire la porta di quella squallida stanza d'ospedale. Nessuno mi doveva vedere nelle condizioni in cui mi ero trovata di fronte a mio marito. Nessuno. Ripresi il mio atteggiamento solito, ben sapendo che Carlo mi avrebbe voluta cosi'. Per tutti io ero Flavia Serra, la donna dal cuore d'acciaio. Fine sesto episodio Per osservazioni e critiche su questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it