NELLE MANI DI KAYTLIN Sesto episodio di DAVIDMUSCOLO Sono rimasto solo, ormai. Kaytlin ha appena portato via Marco. Ieri l'ha violentato, gli ha fatto bere la sua urina, gli ha fatto mangiare la cenere della sua sigaretta, gli ha sonoramente ruttato e scoreggiato in faccia dopo averlo picchiato duramente. Anche lui, come Daniele e Maurizio, era ridotto allo stremo delle forze. Ha implorato, ha strepitato ma Kaytlin non ha nemmeno sentito quelle implorazioni ed ha continuato per la strada che porta alla sua vendetta completa. E fra poco tocchera' a me. La paura si e' ormai impossessata del mio corpo che trema senza soluzione di continuita' anche a causa del freddo anche se forse la cosa peggiore e' l'impossibilita' di fare respiri profondi con il morso che mi ottura la bocca e con il naso rotto. Ovviamente, tremo pensando soprattutto a quello che mi fara' eppure non vedo l'ora che arrivi quel momento tanto temuto. Affinche' quest'incubo termini ma anche perche' voglio espiare il mio peccato, sperando che i miei incubi cessino del tutto anche quando e se tornero' a casa mia. Sono ormai tre notti che dormo incatenato a questo muro e stranamente non ho piu' avuto quegli incubi, anche se il sonno e' stato ovviamente breve e discontinuo. Ora che i miei tre complici sono stati liberati, soffro anche la solitudine. Prima, anche se non ci potevamo parlare, c'era comunque la loro visione, la consapevolezza di non essere da solo. Sensazione assurda in quanto eravamo inermi ma una prigionia cosi' dura puo' essere affrontata anche cercando di attaccarsi alle piccole cose. E i miei ex amici mi aiutavano in tal senso. Mentre sono immerso nei miei ragionamenti, cosa essenziale per evitare di impazzire, sento dei rumori provenire dall'alto. Deve essere lei che e' ritornata dopo aver scaricato Marco chissa' dove ed anche quel rumore ovattato riesce a farmi un briciolo di compagnia. Passa ancora del tempo e finalmente la sento scendere. Deve essere ora di pranzo ed infatti, quando accende la luce vedo il suo solito vassoio, stavolta solo per me. Mi libera dalle catene " Vieni Andrea, vieni a mangiare sul tavolo" mi dice. E' strano, finora ci ha sempre fatto mangiare con il piede incatenato al muro " Perche' mi fai questa concessione?" le chiedo " Perche' per te e' la quiete prima della tempesta. Tu sei stato l'artefice di tutto e non te la caverai con quel poco che hanno subito i tuoi compari" Lo immaginavo. La guardo. Un ennesimo brivido mi percorre la schiena. Cosa avra' in mente? " Quali altre torture vorresti farmi, Kaytlin?" le chiedo. Non credo che io sia in grado di sopportare qualcosa di superiore a quello che hanno subito i miei ex compagni di scuola. Lei intanto mi sorride " Tu le chiami torture? E' solo la legge del taglione, Andrea. Quello che tu hai fatto a me, io rifaro' a te. E quindi, tranquillizzati perche' io non andro' oltre e mi atterro' ai vostri gesti, ricambiandoli per filo e per segno" " Ma tu hai appena detto che io non me la cavero' con cosi' poco" Il suo sorriso si amplia " Ma io non ho sostenuto che cambiero' modo o che inseriro' qualche altra pratica. No Andrea, non l'ho detto" " E allora?" domando basito " E allora non mi fermero' ad un solo giorno con te. No, con te no, Andrea" Mi metto le mani in faccia. Quanto tempo pensa che potrei sopportare tutto questo? Se non ritiene di lasciarmi libero dopo avermi inflitto la stessa dose di torture che ha regalato ai miei ex amici, io non usciro' vivo da questa stanza. Non potrei farcela. Non e' solo per le violenze che lei ha perpetrato e che mi infliggera', violenze che sono fisiche ma soprattutto umilianti ma e' per tutto il resto, per questa umidita' che mi sta uccidendo, per il dolore dell'essere incatenato che e' sempre piu' insopportabile, per il freddo sempre piu' intenso, per la sporcizia che scatenera' nel mio organismo chissa' quali e quanti batteri e chissa' per cos'altro. Non oso pensarci e cerco invece di soffermarmi con la mente su qualcos'altro. Inutilmente. I miei pensieri tornano inevitabilmente sulla mia condizione e sulla mia aguzzina. Aguzzina? E' giusto chiamarla cosi' o sarebbe piu' giusto il termine di vendicatrice? La osservo mentre porto alla bocca il primo boccone e la cosa che piu' balza agli occhi e' la sua sicurezza. Mi sta lasciando completamente libero sapendo perfettamente che non ho le forze per ribellarmi contro di lei che si e' dimostrata troppo superiore a me. E' una sensazione di inferiorita' molto strana e inusuale in un maschio come me, non certo abituato ad osservare una donna anche sotto questo aspetto. Non riesco a decifrare bene se quelle sensazioni siano positive o negative e continuo a mangiare lentamente per assaporare questa liberta' di movimenti il piu' a lungo possibile. Ogni tanto mi fermo a guardarla. E' cosi' bella. Sembra impossibile che possa essere quella ragazza brutta e grassa che abbiamo umiliato e violentato. Eppure, sembra proprio che non ci siano dubbi anche se rimane piuttosto inverosimile fare un paragone tra la giovane donna che ho di fronte e quella ragazza che era innamorata di me al liceo. E non intendo solo fisicamente, anche se cio' che balza subito agli occhi e' proprio la differenza di aspetto fisico. E' il suo comportamento ad essere completamente opposto. La Kaytlin del liceo era una ragazza timida e vergognosa, insicura, fragile malgrado la sua stazza, mentre questa..... Questa e' una donna che sa quello che vuole e sa soprattutto come ottenerlo. Senza altezzosita' ma con coraggio e sicurezza dei suoi notevoli mezzi. E scopro di provare ammirazione per una donna simile. Strano, considerando la mia situazione di prigioniero. Mangio un altro boccone e poi mi fermo di nuovo a guardarla. Si, e' bella. Decisamente bella anche adesso che non ha un filo di trucco e veste con un normalissimo jeans ed una camicia. Si vestira' dannatamente sexy quando sara' arrivato il mio momento che, stando alla sua tabella di marcia, dovrebbe essere a meta' pomeriggio, ovvero tra poche ore. Mi osserva mentre continuo a mangiare con una lentezza esasperata. In questo momento, i suoi occhi sono privi di espressione. Non mi sembra nemmeno di vedere odio ma soltanto apatia e acquistano una durezza straordinaria solo nel momento dell'azione, quando cioe' ci umilia e ci violenta, per restituirci quello che noi le abbiamo fatto. Termino finalmente di mangiare e Kaytlin mi riaccompagna nel punto dove mi mettera' nuovamente in condizioni di prigionia. Mi tiene il braccio senza stringermelo ma e' in guardia. Sa che quello potrebbe essere il momento buono per fuggire ma sa anche che sono estremamente debole e la mia eventuale fuga avrebbe vita breve. Anzi, non avrei alcuna possibilita' nemmeno se fossi al massimo delle mie forze e me l'ha dimostrato ampiamente quando abbiamo lottato. Ha pianificato tutto da ben dodici anni. Si e' allenata duramente ed i risultati si sono rivelati straordinari. Ha strutturato un corpo bellissimo e armonioso ed una potenza abbinata a bravura e velocita' che ho visto solo al cinema. Ma lei e' reale, cosi' come sono reali le mie sofferenze. Mi imprigiona per l'ennesima volta e mi lascia di nuovo al buio ed ora non ho piu' nemmeno i miei compagni di sventura a farmi compagnia. Sono solo e mi abbandono di nuovo al pianto e alla disperazione. L'attesa e' snervante. Le mie braccia sono la parte che maggiormente risentono della prigionia e sono indolenzite al massimo livello ma non c'e' un solo centimetro del mio corpo che non risenta di questa condizione. Ed in piu' il puzzo e' nauseabondo. Siamo sempre stati costretti a pisciare in terra ed anche se poi lei ha sempre innaffiato con il getto dell'acqua, la situazione igienica e' drammatica. Il silenzio e' quasi irreale. Evidentemente, ci troviamo in un posto sperduto. Non si sente mai il rumore di una macchina, a parte quando Kaytlin l'ha utilizzata per liberare i miei compagni, ne' un treno. Niente. Solo il lontano rumore delle cicale mi fa compagnia. Ma eccolo il leggero chiarore della porta che si apre ed il rumore della sua chiusura, eccoli i tacchi sulle scale ed infine la luce piena e lei vestita da dominatrice. O forse dovrei dire da vendicatrice. I suoi gesti sono, come al solito, estremamente lenti. Si siede, estrae dal solito borsone la sua solita bottiglia di birra e la beve e quindi si accende una sigaretta ed incomincia a fumare. E' arrivato il momento tanto temuto. Mi osserva " Ora tocca a te" " Lo so" " E non chiedi pieta'?" " So che sarebbe inutile. La tua vendetta deve essere consumata fino all'ultimo. E tutto sommato credo che sia giusto cosi'" Si alza e viene vicino a me. Mi prende per il mento " Pensi forse di intenerirmi?" " No Kaytlin. E' la verita'" " La verita? Qual'e' la verita? L'unica verita' e' che sono giunta quasi alla conclusione della mia vendetta. Hai una pallida idea di cosa sono stata in questi dodici anni? Hai idea di cosa io abbia fatto per riuscire a sopravvivere? Per non prendere la decisione di ingoiare un flacone di pillole e farla finita? La mia vendetta. Ecco cosa mi ha fatto sopravvivere. Ogni gesto,ogni mia decisione l'ho presa in funzione di questo momento" " Lo so. E' tutto cosi' evidente. Sei diventata un'esperta di arti marziali, una donna bellissima ed hai progettato ogni singola azione che poi hai messo in atto qui'" " Esatto Andrea. Ogni singola azione. Ho dovuto persino imparare a ruttare e scoreggiare a comando. Lo sapevi? Credi che sia istintivo?" " Non e' la birra?" " Oh no. La birra e' una coreografia. E' per ricalcare le vostra gesta ma non si rutta per una birra. Io almeno non ne sono capace. Ho dovuto imparare a respirare in una certa maniera, quasi ad ingoiare l'aria respirata. A quel punto, basta aprire la bocca e dare una piccola spinta. E la stessa cosa per le flatulenze. Bisogna mangiare e bere cibi appositi. Per non parlare dell'urina. Sai che per pisciare in bocca ai tuoi amici mi sono dovuta bere un litro e mezzo d'acqua una mezz'ora prima? E' un sacrificio ma ne vale la pena perche' sono delle gran belle umiliazioni. Non trovi?" " Si, credo che siano il massimo dell'umiliazione" " Eppure non ci hai pensato due volte prima di scoreggiarmi e ruttarmi in faccia e di aiutare quei tre mentecatti a sborrarmi sulla bocca" " Ero un adolescente idiota, Kaytlin. Mi sono maledetto un milione di volte per aver fatto quella cosa" " Gia', proprio idiota. E, visto che eri un adolescente cretino, pensi che tu non debba essere punito? E' questo cio' che vuoi dirmi?" Faccio un sospiro profondo " No Kaytlin, non ho detto questo. Vai avanti, fai quello che devi fare" Le dico infine. Mi libera. Sta per cominciare la mia odissea. Tremo di paura ma non provo nemmeno a chiedere la sua pieta'. So che non me la concederebbe e forse nemmeno la vorrei. Voglio solo che tutto finisca al piu' presto. Appena libero, come al solito deambulo in modo sgraziato a causa dei miei arti che si riabituano alla liberta'. Lei mi segue con lo sguardo e poi si riavvicina. Si sta preparando a darmi la lezione che merito eppure riesco soltanto a pensare a quanto sia bella e a quanto la sua statuaria bellezza aumenti vistosamente quando indossa quegli abiti. Mi appoggio al muro. Sono tanto stanco ma Kaytlin mi afferra per il collo, mi trascina in mezzo alla stanza e poi mi colpisce con un pugno preciso, tremendo, che si abbatte sulla mia faccia come un macigno. Cado a terra " Striscia, fallo come un verme fino ai miei piedi" Lo faccio. Striscio fino ad arrivare ai suoi piedi e lei mi mette il suo tacco chilometrico in bocca "Leccalo, ingoia tutta la sporcizia cosi' come tu l'hai fatta ingoiare a me. Lo sai quanto mi sono sentita sporca da quel giorno in poi e per tanto tempo a seguire?" Le obbedisco. Ho i conati di vomito ma lo faccio. Un po' per timore che potrebbe addirittura aumentare la dose, un po' quasi come se io stesso volessi scontare la mia pena. Piango e le mie lacrime si mischiano al sudore, al sangue ed alla sporcizia di quel luogo immondo ma vado avanti. Non so quanto tempo passa quando Kaytlin mi ordina di fermarmi e di alzarmi. Lo faccio e, quando sono in piedi di fronte a lei, ricomincia. Non conto i colpi che si abbattono su di me e so che quello e' solo l'inizio. Sono di nuovo a terra. Le percosse sono state tremende e sono le uniche aggiunte che lei ha deciso di inserire in questa sua vendetta. Ha voluto ridurci a uomini timorosi, non in grado di difendersi di fronte ad una donna ed il motivo l'ha detto lei stessa. Anche quando tutto sara' terminato, noi vivremo con il terrore come seconda pelle, cosi' come ha fatto lei per tanti anni, forse fino a quando ha imparato a difendersi. Intanto, la vedo maestosa sopra di me. Mi getta uno straccio e mi ordina di pulirmi il viso. Lo faccio e poi si siede su di me, con il suo sedere sulla mia faccia. Sento il respiro mancarmi. Il suo sedere mi impedisce di respirare e non ho la forza per spostarla. Si alza impercettibilmente e riesco a prendere un respiro ma poi sento la sua scoreggia che quasi mi lacera il cervello per come e' rumorosa. E maledettamente puzzolente. Cio' che ha mangiato deve aver fatto il suo effetto ed io non posso respirare che quello, nelle condizioni in cui mi trovo. Aveva ragione. Non c'e' niente di piu' umiliante. Cerco di respirare ma non e' facile e riesco a farlo soltanto quando lei si sposta leggermente. Ma il suo spostamento e' dovuto solamente per un nuovo peto e poi si rimette nella posizione di prima. Inalo tutto quel fetore e mi sembra quasi di ingoiarlo. Finalmente, si alza e posso riuscire a trovare di nuovo il respiro normale. Mi afferra per i capelli e mi trascina per qualche metro. Urlo, disperatamente e con quanto fiato ho in gola, non per indurla a compassione ma per il dolore che e' quasi insopportabile ma non credo che ci sia qualcuno che possa sentirmi e ricomincia il massacro. Mi colpisce con due calci. Veloci, potenti e portati con uno stile perfetto. Il primo mi prende sul collo, vicino all'orecchio sinistro ed il secondo affonda sui miei addominali. Barcollo e cado a terra di nuovo. Adesso piango, come un bambino, come un neonato che vuole la sua dose di latte, piango tutte le lacrime che possiedo. Vorrei gridarle di smetterla, di avere pieta' ma so che sarebbe inutile e lei mi guarda soddisfatta anche se non noto disprezzo ma soltanto la soddisfazione del momento tanto atteso e finalmente arrivato. No, non vedo odio nei suoi occhi ed e' quasi assurdo. Ed io perche' non riesco ad odiarla? Perche' malgrado mi stia riducendo in questo modo, picchiandomi con violenza, io non sento nessuna avversione nei suoi confronti ed invece quasi capisco i suoi sentimenti? Non ho il tempo di rispondere a questa domanda in quanto la mia attenzione si sposta di nuovo sul mio drammatico momento. Lei intanto, si allontana per dirigersi verso il tavolo. La sua borsa delle torture e' la' sopra e so quello che fra pochissimo mi tocchera'. Tremo. La mia paura si trasforma in puro terrore quando vedo quell'affare infernale tra le sue dita: il fallo di gomma. Se lo mette con calma, quasi assaporando ogni istante della mia paura e poi si avvicina di nuovo a me con in mano la chiave che apre gli anelli che sono sul muro. Senza parlare mi trascina verso il muro e mi rinchiude i polsi lasciandomi nella posizione giusta per violentarmi. Sento le sue mani guantate sul mio collo e stranamente sento un brivido piacevole che mi fa vibrare l'intero corpo ma e' l'ultima cosa bella che percepisco. Prima le sue dita guantate che entrano nell'ano per ammorbidirlo ed e' una sensazione sgradevole anche se non eccessivamente dolorosa e poi percepisco il contatto col fallo di gomma. Non lo vedo ma sento quell'affare incunearsi tra le mie natiche e le mani di Kaytlin invece afferrarmi con forza i fianchi. Lo sento. Dapprima, non sento male ma solo fastidio, poi improvvisamente sono pervaso da un dolore lancinante, tremendo. Non credo di aver mai sofferto cosi' tanto in vita mia. Urlo a bocca spalancata ma non posso muovermi. Posso solo subire quella violenza inaudita e forse meritata mentre il fallo continua a penetrare. Leggermente ma sempre piu' a fondo. Non ce la faccio piu' e sento di star quasi per svenire. Mi sta lacerando l'ano. Kaytlin non ha usato accortezze e la sua spinta diventa sempre piu' forte. Non ce la faccio piu'. Il mio pianto e' diventato sommesso e non ho piu' nemmeno la forza di urlare mentre il dolore e' sempre piu' allucinante. Ho l'impressione di essere segato in due e nella mia testa si sta formando un ronzio che mi sta facendo impazzire. Poi si ferma e mi afferra per il collo " Lo sai che se spingessi piu' a fondo potrei donarti addirittura piacere? Sarebbe come un massaggio prostatico e potresti eccitarti fino al punto di farti eiaculare? Lo sai Andrea?" Lo sapevo? Si, avevo sentito qualcosa del genere " Sei bene informata" sogghigno con la poca forza che mi e' rimasta, sputando sangue e saliva " Dovevo informarmi. Perche' tu e quei tre che adesso sono liberi non meritate di godere. Dovete provare solo dolore e non spingero' piu' a fondo. Non godrai con me. Hai gia' goduto una volta, tanti anni fa'" Sento quell'affare uscire di colpo dal mio ano ed � un nuovo dolore intensissimo che mi fa di nuovo urlare. Poi mi afferra il volto. Per un attimo mi squadra e poi inizia a ruttare. Sento il suo alito che sa ancora della birra bevuta. Si ferma ma poi ricomincia mentre le mie lacrime scorrono sempre piu' intense. E' un rutto prolungato, quasi interminabile, rumoroso, ed e' assurdo vederlo e sentirlo su una donna cosi' bella, dai lineamenti cosi' dolci sia pur resi duri dal trucco intenso e soprattutto dalla rabbia che prova nei miei confronti. E' finita? No, manca la cosa piu' disgustosa. Mi libera per trascinarmi al centro di quella stanza delle torture e poi si apre la lampo della sua catsuit di lattice. Tutti gesti che ho gia' visto. Ma stavolta non ci sono i miei compagni di sventura e tocca a me " Giu'" mi ordina semplicemente. So quello che mi sta per fare ed ho gia' i conati di vomito. Dio mio, quanto vorrei che fosse un incubo ed invece e' la sacrosanta verita'. Rimango qualche istante in ginocchio, ai suoi piedi, con la testa penzoloni, quasi impossibilitato persino di sdraiarmi come vuole Kaytlin e lei scambia questa mia impossibilita' per disobbedienza. Si china alla mia altezza, mi afferra per i capelli e poi mi schiaffeggia ferocemente per due volte " Ti avevo detto giu' ed intendevo sdraiato, Andrea. Devi fare quello che ti ordino se non vuoi peggiorare la tua situazione" Gli schiaffi mi hanno mandato addosso alle gambe del tavolaccio e mi aggrappo a quelle gambe di legno, rannicchiandomi, quasi come se quella posizione mi ponesse al riparo dalla furia di Kaytlin ma lei si avvicina ulteriormente mettendomi il suo piede armato da quegli stivali col tacco a spillo chilometrico sul mio volto. Se volesse potrebbe infilzarmi come un pollo allo spiedo "Forse non mi sono spiegata. Ti voglio giu', sdraiato. Conto fino a tre e poi ti infilero' questo tacco in gola. Ti giuro Andrea che lo faro'. Non mettermi alla prova" prosegue " No, no, mi sdraio. Non volevo disobbedirti ma faccio fatica a muovermi" le urlo. Non replica e mi da il tempo di sdraiarmi, cosa che faccio con molta fatica. Ora prende l'imbuto e me lo getta a terra. So che devo raccoglierlo e mettermelo in bocca e lo faccio. Qualunque altro gesto non avrebbe senso e non farebbe altro che farla arrabbiare ulteriormente. Lei si china a pochi centimetri da me e, per un attimo, volto lo sguardo verso le sue parti intime beandomi di quella visione. Ma e' solo un attimo perche' quello che mi sta per accadere non ha niente a che vedere con la sensualita' e l'erotismo, almeno per uno con le mie attitudini. Lei attende alcuni secondi, probabilmente per farsi venire lo stimolo e poi il getto di orina esce violento, quasi inarrestabile. Provo a berla tutta, senza pensare che quello e' piscio, ma non ci riesco e qualche goccia scivola sul mio corpo. Per fortuna, il getto diminuisce e riesco a berla. Ha il sapore orrendo di minestra scadente e salata e quando Kaytlin termina mi sembra la fine di un incubo. Si rialza, si ritira su la lampo e si siede lasciandomi dolorante a terra. E' il momento della cenere di sigaretta. Tutto deve essere come quella volta. Se l'accende infatti, fumando lentamente mentre mi osserva e riesco a notare un ennesimo sguardo di soddisfazione; sono ai suoi piedi, come ha sognato per tanti anni. Si avvicina e mi apre la bocca per farmi cadere la cenere in bocca. Dio che disgusto. Per fortuna non brucia tanto. Non piu' di un piatto tiepido ma il sapore e' allucinante e mi impasta la bocca. Ha tutto il tempo che vuole e fuma lentamente, per aggiungere sofferenza a sofferenza ma anche questa tortura finalmente termina e quindi afferra il tubo per innaffiarmi. Apro la bocca per cercare di bere l'acqua che fuoriesce e togliermi quell'orrendo sapore dal palato e riesco in parte nel mio intento. Stavolta e' finita. Per gli altri, questa era la conclusione ed il giorno seguente sarebbero stati liberati ma Kaytlin mi ha avvertito che io avro' un trattamento speciale. Cosa mi riservera' ancora? Quanti giorni io rimarro' suo prigioniero? Mentre mi incatena di nuovo, penso che qualunque trattamento avro' sara' la giusta punizione per il mio gesto aberrante. Ed in cuor mio spero che la vendetta serva a Kaytlin per avere in futuro una vita normale. Che cosa mi sta succedendo? Perche' mi viene da pensare piu' a lei che a me? Eppure sono io quello incatenato, quello che e' stato violentato, colui che � stato costretto a bere la sua orina, quello che ha dovuto subire percosse e umiliazioni indicibili come rutti e scoregge. Eppure e' cosi'. Provo quella strana ed inspiegabile sensazione di dover essere punito per il male che le ho fatto nella speranza che quando tutto questo sara' terminato, le nostre vite possano essere migliori e che io mi liberi dai miei incubi e che lei possa rifarsi una vita come e' giusto che sia. La osservo mentre riprende la sua borsa e mentre si avvicina all'interruttore che mi riportera' nel buio totale. Si gira verso di me e noto come il suo sguardo abbia perso completamente la sua durezza. Non e' pero' certo uno sguardo allegro ma semplicemente uno sguardo perso nel vuoto, come se la vita le scivolasse addosso e si risvegliasse soltanto nei momenti in cui mette in atto la sua vendetta " Fra un paio d'ore ti portero' la cena" " Grazie Kaytlin" Mi guarda ed improvvisamente il suo sguardo riprende intensita'. Si avvicina e mi prende per il mento " Che significa che mi ringrazi? Non e' la prima volta che lo fai. Perche' invece di sputare improperi nei miei confronti te ne stai buono, accetti tutto e addirittura mi ringrazi? L'hai visto che non cambia nulla e che la mia vendetta va avanti come avevo preventivato? E allora perche' hai questo atteggiamento?" E' a pochi centimetri da me. La guardo negli occhi e poi ammiro il suo viso. E' bella da togliere il fiato. Avevo notato che non aveva un brutto viso anche quando era quell'adolescente che avevamo violentato e umiliato. Era solo grosso, deformato dalla sua figura enorme, ma i suoi lineamenti erano belli anche allora. La sua bocca e' vicinissima alla mia e all'improvviso avrei una voglia pazzesca di baciarla, di assaggiarla, di toccare le sue forme perfette strizzate in quella tuta di lattice, di toccare i suoi seni che sembrano essere esplosivi, di amarla. Oh cazzo. Cosa mi sta accadendo? Perche' sento di ammirarla? Sono anch'io preda della sindrome di Stoccolma? Scuoto la testa. Non puo' essere " Io....Io non so, Kaytlin" le rispondo infine "Io so solo che voglio che tu sia felice e che quel ragazzo che e' causa di tutto questo e' ormai un'altra persona. Un uomo che si e' pentito milioni di volte di quello che ha fatto. Si, accetto tutto perche' me lo merito, perche' forse quando deciderai di liberarmi saro' libero anche da quegli incubi e potro' essere felice" Kaytlin mi guarda. Sa che sto dicendo la verita', ci scommetto. La sua rabbia sembra di nuovo svanita ed ora mostra solo tristezza " Hai una vaga idea di quanto ti amavo? Avevo deciso gia' da allora che se tu mi avessi fatta diventare la tua ragazza mi sarei messa a dieta, che sarei andata in palestra per snellire e tonificare il mio corpo, per farti essere orgoglioso di me. E adesso...." " Siamo ancora in tempo, Kaytlin. Io...." Mi fermo. Non ha senso quello che sto provando in questo momento. Mi blocco. Sento il respiro che si e' fatto affannoso ed il cuore che mi batte forsennatamente. Lei mi guarda " Tu? Tu cosa?" Non riesco a parlare ma poi mi rilasso e proseguo "Io ti amo. Lo so, sembra assurdo ma ti amo. Non amo soltanto la tua bellezza. Io amo te, la tua forza d'animo ma anche la tua forza fisica, la tua sicurezza, il modo in cui hai disposto di quattro uomini. Io amo tutto di te" Si ritrae. Fa un passo indietro. E' evidentemente smarrita. La mia dichiarazione deve averla colpita peggio di un montante ma le ho solo detto la verita'. Mi sono innamorato di lei. Non riesco nemmeno a comprendere bene questo mio sentimento ma so che provo qualcosa nei suoi confronti. Non e' amore classico, quello che prova un uomo verso una donna ma e' un misto di ammirazione, devozione e desiderio. Ho il pene in erezione e mi dico che la sua vicinanza deve aver fatto quell'effetto ma dentro di me so che c'e' ben altro e la sua bellezza e' solo uno dei motivi per cui mi sento completamente frastornato. Lei intanto si guarda intorno, osserva stralunata il mio cazzo incredibilmente dritto e poi ritorna di fronte a me sorridendo amaramente. Si guarda le mani e credo che mi vorra' colpire, farmi pagare quella mia dichiarazione assurda ed infatti mi arriva uno schiaffo non certo inatteso " Tu.... Tu.... Come osi dirmi che mi ami? Come puoi? Ho trascorso dodici anni per vendicarmi, per ripagarti del male che mi avevi fatto e tu dici di amarmi. Adesso? Adesso che ti ho violentato ed umiliato? Io non voglio il tuo amore. Non piu'" " Hai ragione, Kaytlin, non merito il tuo amore. Ti chiedo scusa per avertelo detto" Si allontana di qualche metro, sconvolta. Tutto si sarebbe aspettata tranne una dichiarazione d'amore da parte mia proprio dopo avermi violentato " Questo non cambiera' di una virgola il mio comportamento. Tu dovrai soffrire ancora, dovrai ancora essere umiliato. L'ho deciso dodici anni fa' e lo faro'. Ciao Andrea, ci vediamo fra un paio d'ore per la cena" Spegne la luce e la sento mentre sale le scale lasciandomi solo con i miei pensieri allucinati. Cerco di ragionare su quella mia confessione e non riesco a trovare niente di spiegabile in questo mio folle sentimento. Come posso amarla? Eppure, malgrado io sia completamente frastornato, c'e' qualcosa di molto nitido dentro di me ed e' il mio amore per lei. Ma perche'? Come e' stato possibile? Cerco di dipanare i miei pensieri e il silenzio irreale di quella stanza delle torture mi aiuta a concentrarmi ma la conclusione alla quale giungo mi getta ancor piu' nello sconforto. Non ho amato le sue violenze e le sue umiliazioni, tutt'altro. Le ho temute e avrei fatto di tutto pur di evitarle ma mi sto rendendo conto che ho invece adorato quella stranissima sensazione di essere nelle sue mani, di non essere in grado di difendermi, di vederla come un essere superiore a me. All'inizio pensavo che si trattasse soltanto della voglia di espiare le mie colpe e solo adesso riesco ad avere un quadro nitido di tutta la situazione ed e' scioccante per me. La amo e so che questo mio amore sara' impossibile. Cerco di non pensarci, cerco di pensare ad altre cose ma non ci riesco. Nemmeno il dolore che sento in tutto il corpo riesce a distogliere la mia mente da Kaytlin e dal fatto che me ne sono innamorato. Oh mio Dio! Innamorato della mia carceriera. Piango di nuovo e stavolta non e' per la paura e per il dolore. No, stavolta il mio pianto e' solo per lei e per questo mio sentimento impossibile. Fine Sesto episodio Per dialogare su questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it