NELLE MANI DI KAYTLIN Quinto episodio di DAVIDMUSCOLO Non ho la minima idea di quanto tempo sia trascorso. Ho freddo, il bavaglio mi crea problemi di salivazione, il naso rotto me le crea con la respirazione e comincio a sentire dolore in molte parti del corpo, un po' a causa della prigionia, con i polsi, le braccia e le spalle che non posso assolutamente muovere, ma anche per i colpi ricevuti da Kaytlin che adesso si fanno sentire sul mio corpo. I miei compagni sono pero' ridotti anche peggio. E' da piu' tempo che sono in questa posizione e sono ormai ridotti allo stremo. L'unico modo per non impazzire e' rimanere lucidi mentalmente e provo a ragionare su cio' che mi aspetta e che attende anche i miei ex complici. Kaytlin ha ripercorso esattamente tutte le situazioni e tutte le umiliazioni che noi le avevamo inferto, con le logiche e debite differenze che intercorrono quando e' l'uomo a subire. Ha dovuto calcare un po' piu' la mano a causa della differenza di mentalita' che passa tra i due sessi, con noi uomini poco disposti ad accettare in modo passivo le violenze ma, per il resto, sembra proprio che voglia ripagarci con la stessa moneta. Intanto, oltre al freddo e a tutto il resto, comincio a soffrire per la fame e la sete. Mi dico che se non vuole ucciderci, come ha dichiarato lei stessa, dovra' pur sfamarci. Guardo i miei ex amici. Non abbiamo modo di comunicare e mi chiedo cosa staranno pensando in questo momento. Se, come me, sono pentiti o se odiano quella ragazza che sta vestendo i panni di vendicatrice. Altro tempo trascorre ma, finalmente, vedo una luce tenue dall'alto, segno che la porta si e' aperta. Quindi di nuovo il rumore dei tacchi di Kaytlin che scendono le scale ed alla fine la luce completa. E' naturalmente lei, con in mano un vassoio. Si rivolge a me " Loro gia' lo sanno. Vi togliero' i bavagli e vi liberero' le mani ma vi incatenero' un piede in modo che possiate mangiare senza avere la tentazioni di scappare. Non sono una gran cuoca ma non vi voglio far morire di fame" Con attenzione, Kaytlin fa quello che aveva detto e, uno ad uno, ci posiziona in quel modo. Ho finalmente le braccia libere e ne approfitto per muoverle e riabituarle alla mobilita'. Porta ad ognuno un piatto di pasta col sugo e delle forchette di plastica e ce lo porge " Grazie" le dico semplicemente e sono l'unico a farlo. Lei mi sorride e mi chiedo perche' lo faccia. No, mi chiedo tante altre cose mentre si mette seduta aspettando che finiamo il pasto. Mi chiedo ad esempio che tipo di donna sia diventata, oltre ovviamente ad aver trascorso tutti questi anni con l'intento di vendicarsi. Vorrei sapere se lavora e che tipo di lavoro fa, se ha continuato gli studi e si e' laureata veramente, se ha o ha avuto dei fidanzati e come si e' rapportata con loro considerando la violenza subita, se ha amiche e se ha confessato a qualcuno cio' che ha dovuto subire a causa nostra. Mi domando tutte queste cose mentre sto mangiando ma penso anche a come pensa di passarla liscia e se ha davvero intenzione di liberarci, una volta terminata la sua vendetta. Ci ha rassicurati dicendo che non ci uccidera' ma non posso certo esserne sicuro e temo che il timore di essere denunciata la possa portare ad una decisione drastica. E nefanda per noi. La osservo cercando di notare i suoi gesti. E' ancora vestita da dominatrice e la sua figura e' quasi inquietante, oltre ad essere estremamente sensuale, ma i suoi occhi hanno perso in parte quella rabbia che li aveva contraddistinti nei momenti in cui mi picchiava o quando violentava Maurizio e ci osserva senza compiacimento, quasi con distacco. E' ovvio che ha bene in mente cio' che deve fare e sa di avere ormai il controllo assoluto su di noi. Finisco di mangiare. Quel piatto di pasta mi sta facendo sentire meglio ma ora devo andare al bagno. La guardo quasi implorante " Kaytlin, io devo andare al bagno" Si alza e viene di fronte a me " Se devi pisciare, fallo in terra" " No Kaytlin, non si tratta di quello" " Bene! Allora ti liberero' dalle catene ma sarai comunque ammanettato. Come ho fatto con i tuoi allegri compari quando hanno dovuto espletare i loro bisogni" " Dove vuoi che scappi? Hai dimostrato di essere piu' forte di me" " Meglio non rischiare. Soprattutto con te che sei il pezzo forte della collezione. Quindi, nessuna eccezione, Andrea. Farai i tuoi bisogni ammanettato" Mi mette le manette ai polsi e mi libera il piede, conducendomi poi verso una porta di cui prima non avevo notato l'esistenza, seminascosta da un prolungamento del muro. E' il bagno o comunque qualcosa che ci assomiglia. I muri sono incrostati e i sanitari sono lerci e puzzolenti ma quello che mi interessa e' potermi liberare e rinfrescarmi, azioni che riesco a compiere solo con tantissima difficolta' a causa delle mie mani dietro la schiena. Quando esco, trovo i miei ex compagni di nuovo imprigionati nel modo in cui li avevo trovati, ovvero a ridosso del muro e con le braccia aperte. Kaytlin mi porta al mio posto ed esegue l'operazione anche con me, dopodiche' ci imbavaglia nuovamente, spegne la luce e se ne va senza dire una sola parola, lasciandoci con le nostre paure. Il rumore dei miei compagni di sventura che si lamentano e si dimenano incessantemente mi sveglia. Non riesco a guardare il mio orologio e non ho la piu' pallida idea di che ora sia ma sono stranamente riposato, almeno nella mente mentre il corpo e' completamente indolenzito in ogni parte. Ho dormito. Assurdamente, considerando la posizione, sono riuscito a dormire e l'ho fatto senza il mio incubo ricorrente. Guardo nella posizione dei miei compagni e riesco a vedere le loro facce stravolte. E' soprattutto Maurizio quello piu' provato. Il sangue delle percosse di Kaytlin mischiato alle sue lacrime lo hanno reso quasi irriconoscibile. Cerco di spaziare con lo sguardo per rendermi conto della situazione e posso solo capire che il buio e' meno totale e questo mi fa immaginare che possa essere mattino presto ma in questo locale seminterrato la luce penetra appena. Passa ancora del tempo. E' pazzesco. E' una tortura indicibile quella che Kaytlin ci sta proponendo eppure non posso fare a meno di pensare a quanto sia meritata. Finalmente, un chiarore improvviso ed il rumore della porta che si sta aprendo al piano superiore, mi fanno capire che lei sta scendendo. Non sento i tacchi far rumore sulle scale e questo mi fa immaginare che deve aver abbandonato il suo look da dominatrice e quando accende la luce posso constatare di non essermi sbagliato. E' vestita di nuovo come una teen-ager, con scarpe da ginnastica, un jeans ed una felpa grigia col cappuccio. Ha appena posato un vassoio sul tavolo e riesco ad intravvedere un bricco con quattro tazze. Ripete meticolosamente l'operazione della volta precedente, liberandoci la bocca e le mani ma lasciandoci incatenati con un piede. Il suo volto e' sempre bellissimo ma non esprime sensazioni. Vuota del caffe' e del latte dentro alle quattro tazze e ce lo offre. Terminato di bere, elargisce anche una brioche ad ognuno di noi. Mi dico che se volesse ucciderci non ci terrebbe in forza facendoci mangiare e questa sensazione mi regala un briciolo di benessere. Ma so anche che la sua vendetta e' appena cominciata e che presto tocchera' a me e ai due rimanenti essere violentato. Si avvicina nuovamente a noi " Vi starete chiedendo cosa ho intenzione di fare con voi, giusto?" ci dice quasi come se avesse letto nei miei pensieri " Vuoi ucciderci?" le chiedo, visto il silenzio dei miei compagni " No. Sarebbe troppo facile per voi. Voglio che viviate il resto della vostra vita con questo ricordo indelebile. Voglio che vi svegliate la notte rivivendo questa avventura, sudando freddo, voglio che abbiate paura se una porta cigola, se vedete un'ombra, persino se vi si avvicina una donna, cosi' come ho avuto paura io per tanti anni. Voglio tutto questo" Dio, quanto l'abbiamo fatta soffrire. La guardo e provo addirittura tenerezza per la nostra aguzzina " Non hai paura che ti denunceremo?" le chiedo " E voi non avevate paura che io vi potessi denunciare? E' un rischio che devo correre. Non voglio diventare un'assassina ma voglio solo contraccambiare la violenza che mi avete fatto. Solo allora potro' sentirmi in pace con me stessa. Se andaste a denunciarmi, dovreste spiegare il motivo, dovreste raccontare la vostra violenza e soprattutto ammettere che una sola donna e' riuscita a picchiarvi e violentarvi. Se conosco un po' gli uomini, non credo che correrete questo rischio. Pero' ho voluto prendere qualche precauzione. Ho un nome diverso gia' da alcuni anni, e se andaste a denunciare una donna col mio nome sarebbe una perdita di tempo. La polizia non mi troverebbe mai. Con tutto quello che accade nel mondo, una violenza su quattro uomini sarebbe seguita solo per poco tempo e poi cadrebbe nel vuoto assoluto. Ad ogni modo, ho messo in preventivo anche il fatto che possano arrestarmi. Bene, mi faro' i miei anni di prigione ma posso assicurarvi che appena usciro' io vi rapiro' nuovamente. Sono piu' forte di ognuno di voi ed approfittero' della prima occasione che mi capita e vi portero' di nuovo in un luogo isolato dove vi uccidero' lentamente, torturandovi nel vero senso della parola, tanto che quello che vi sto facendo adesso vi sembreranno carezze. Sta a voi decidere" Rimaniamo in silenzio. L'avrebbe fatto, ne ero certo e spero che anche gli altri tre se ne rendano conto. Kaytlin si avvicina quindi a Maurizio e lo guarda " Ora ti libero. Sei stato il primo ad essere preso e sarai il primo ad essere liberato. E non provare ad aggredirmi. Se dovessi farlo ti terr� qui' un altro giorno e ti violentero' di nuovo e lo faro' con un fallo ancora piu' grosso. Vuoi correre il rischio?" " No, ma ti prego, liberami. Non ce la faccio piu'" Le parole gli sono uscite quasi incomprensibili. E' veramente ridotto allo stremo. Kaytlin gli libera i polsi e lui si accascia in ginocchio a piangere. E stavolta scommetto che quelle lacrime sono un misto di sofferenza ma anche di gioia per una liberta' che forse nemmeno si aspettava piu' " Ti bendero' di nuovo e ti lascero' fuori citta', ben lontano da dove siamo adesso. Da quel momento in poi, sarai libero" " Maurizio" lo chiamo. Il mio vecchio compagno, il mio vecchio amico col quale avevo diviso tante cose, persino una violenza tremenda come quella che avevamo perpetrato nei confronti di Kaytlin, e' ormai un perfetto sconosciuto per me "Mi raccomando, nessuno deve sapere questa cosa. Abbiamo taciuto dodici anni per quell'altra faccenda e dovremo farlo per tutta la nostra vita per questo. Sei d'accordo?" " Si, non ti preoccupare. Non ho nessuna intenzione di andare in giro a dire che una donna mi ha picchiato e violentato" " Bene! In bocca al lupo, Maurizio" Anche gli altri due miei compagni di sventura lo salutano. Giusto prima che Kaytlin ci rimetta di nuovo il morso e ci imprigioni di nuovo addosso al muro. E poi di nuovo silenzio. Altre ore di buio e di assoluto silenzio rotto soltanto dai nostri mugolii. Probabilmente, quella e' la violenza peggiore alla quale ci costringe Kaytlin, forse peggiore persino di quella carnale, anche se per me e' ancora presto per poter fare un paragone. Ma anche quelle ore trascorrono, sia pure estremamente lente e lo spiraglio di luce che si apre dall'alto accenna chiaramente alla venuta della nostra carceriera. Si presenta vestita allo stesso modo di quella mattina, quando aveva liberato Maurizio e con un vassoio sul quale c'e' il nostro pranzo. Ripete con calma l'operazione di liberazione dei polsi e l'incatenamento del piede e poi ci passa il cibo. Libera per alcuni minuti Daniele per dargli il tempo di andare al bagno e poi ci rimette nella posizione di partenza. Sono sicuro che da li' a poco, uno dei miei due compagni avra' la sua dose di violenza e Kaytlin la sua parte di vendetta. Il rumore dei tacchi che scendono lungo le scale non promette niente di allegro per uno dei miei compagni. Si, perche' credo ormai di aver capito la strategia di Kaytlin e sono quasi sicuro che mi lascera' per ultimo. Io sono, secondo la sua visione, l'artefice principale della violenza commessa all'epoca e per me ci sara' forse qualcosa di speciale. Quando la luce si accende, capisco di aver indovinato. Lei e' di nuovo vestita da dominatrice, con la sua catsuit in lattice, gli stivali altissimi e, soprattutto, la borsa con i suoi attrezzi da tortura. Sono confuso. Da una parte, l'eccitazione per quella donna bellissima e dall'altra il terrore per quello che vorra' fare. E' Daniele il prescelto. Gli toglie le catene e lo lascia libero. E' sicura della sua forza e della sua bravura e non teme che lui possa fuggire. Avanza verso di lui, lentamente, mentre Daniele indietreggia " Ti prego Kaytlin, io non ho colpe. Sono stati loro che hanno voluto che partecipassi" Vigliacco! Si, e' vero, ero stato io ad avere l'idea di umiliare quella ragazza ma loro avevano accettato con gioia. Tuttavia, non credo che Kaytlin possa lasciarsi influenzare dai suoi lamenti. Ed infatti si gira su se stessa, malgrado la difficolta' di quei tacchi altissimi, e va a colpire il mio vecchio compagno in piena faccia. Daniele stramazza al suolo ma la ragazza lo afferra, lo rialza, gli afferra il braccio con la sua mano sinistra e con quella destra lo colpisce ripetutamente al volto con pugni violenti. Quando smette, a Daniele si piegano le ginocchia e cade in terra, rannicchiandosi in posizione fetale, piangendo ed implorando pieta'. E' una visione assurda. Un uomo completamente in balia di una donna bellissima, senza aver alcuna possibilita' di fuggire, costretto ad elemosinare la sua compassione. Ho pieta' per lui ma non posso fare a meno di ammirare quella donna che noi abbiamo fatto diventare di una crudelta' unica. Ma e' sempre crudele la vendetta? E' questo che mi chiedo mentre Kaytlin prende dalla borsa una bottiglia di birra e la beve tutta d'un fiato. So a cosa serve quella birra, tanto ricorrente in questa tragica vicenda. Solleva quasi di peso Daniele e poi gli rutta in faccia due volte. Deve aver bevuto anche qualcos'altro che le favorisce questa continua esplosione perche' sono rutti enormi, lunghissimi e roboanti, quasi assurdi nel vederli e sentirli emettere da una donna del genere. Lo conduce poi di nuovo a ridosso del muro per legare i suoi piedi alle catene e per averlo di spalle. Continua a piangere Daniele, ben sapendo cosa sta per subire, continua a frignare incessantemente come ieri aveva fatto Maurizio e come probabilmente faro' io quando tocchera' a me. Kaytlin non ha pieta'. Prende il suo fallo di gomma, se lo mette e, dopo averlo preparato con la vaselina, lo penetra con violenza. Temo per lui. Ho paura che quei colpi incessanti lo uccideranno ma sono timori infondati. Le sue urla riecheggiano sinistre in quel luogo ma e' ancora desto quando, dopo diversi minuti, la donna si ritrae. Lo libera e Daniele si accascia sfinito. E' anche lui un relitto umano ma non e' ancora terminata. Gli porge uno straccio intimandogli di pulirsi il volto e poi si siede sulla sua faccia. I suoi peti sono l'ennesima punizione e Kaytlin sembra averne in misura ancora maggiore rispetto a ieri. Si ferma e poi gli scorreggia nuovamente per diverse volte e mi sembra quasi che il puzzo di quei peti abbiano invaso completamente l'ambiente come se fosse un gas letale. Si alza poi lentamente e fruga di nuovo nella sua borsa per trarne l'imbuto. Con gesti lenti, ripete la stessa operazione del giorno precedente. Apre la sua catsuit all'altezza delle sue parti intime, mette l'imbuto a Daniele minacciandolo e poi orina nella sua bocca. Alcune gocce cadono inevitabilmente in terra e la donna gli sferra un violento calcio ai reni e poi lo costringe a leccare quelle gocce cadute. Ora e' il turno della sigaretta. Kaytlin sta ripetendo in modo quasi ossessivo il percorso effettuato ieri. Lascia Daniele a terra, ben sapendo che, pur libero, non puo fare assolutamente nulla, si accende una sigaretta ed inizia a fumare lentamente, dopodiche' si avvicina all'uomo. Daniele prova a ribellarsi. Non vuole aprire la bocca e Caitlin lo colpisce con terribile calcio alla testa. Ho timore che possa ucciderlo se continua a ribellarsi ma in Daniele sembra finalmente prevalere il buon senso che e' quello di accettare le direttive della giovane donna. Gli fa cadere nella bocca la cenere fino a che la sua sigaretta e' ridotta ad un mozzicone, incurante delle lacrime che scendono dalla faccia del mio ex amico. E' finita. Finalmente e' finita per Daniele. Ancora una volta Kaytlin ripete le stesse operazioni. Ci annaffia col tubo dell'acqua, incatena di nuovo Daniele e quindi ci mette il morso. Con calma, prende il suo borsone, spegne la luce e sale lentamente le scale che la riporteranno al piano superiore. In tutto questo tempo, non una parola e' uscita dalla bocca di Kaytlin. Non un solo fiato. Tutto quello che noi abbiamo fatto a lei, lei lo sta ripetendo nei nostri confronti, a parte forse una dose maggiore di percosse che forse servono per farci sentire maggiormente nelle sue mani, per ricordarci di quando, a turno, le bloccavamo i polsi per poterla violentare con le bottiglie. Lei invece usa la sua forza, la sua bravura derivante da tutti questi anni di allenamento che ne hanno fatto una donna avvezza al combattimento corpo a corpo. Guardo sulla mia sinistra i due compagni rimasti e loro osservano me. Daniele ha ormai quasi terminato le sue sofferenze e se Kaytlin continuera' ad attenersi al suo piano e rispettera' i tempi, ho ancora due giorni e mezzo di prigionia. Circa sessanta ore mi dividono dalla tanto agognata liberta'. Se lei non decidera' di aumentare la dose nei miei confronti. Ho paura. Ho tanta paura ed il buio amplifica quella paura in modo assurdo. Fine Quinto episodio Per dialogare su questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it