IL PASSATO DI HANNAH Terzo episodio di DAVIDMUSCOLO Langley, contea di Fairfax in Virginia. Sede della C.I.A. Mercoledi' 25 giugno 2008. Ore 12.08. Samuel Baustein fece accomodare di nuovo dinanzi a lui Leonard Baines " Mi ha fatto chiamare, signore?" Baustein accenno' di si con la testa " Ho contattato Sciarada ed ho gia' il suo assenso. Domani mattina lei volera' a Barcellona e li' si mettera' in contatto con lui e gli fornira' tutti i dettagli dell'operazione" " Vuol dire che lo incontrero' di persona?" " Esatto, Baines. Sciarada non e' un fantoccio o un personaggio irreale. E' un uomo in carne ed ossa e lei dovra' incontrarlo di persona" " Ma allora, se conosciamo il suo volto, perche' non lo prendiamo dopo il suo lavoro?" " Vede, questo e' il motivo per cui io sono seduto sulla scrivania del capo e, se posso darle un consiglio, e' anche il motivo per cui lei, se e quando si trovera' al posto mio, avra' delle difficolta' immense. Perche' lei non riesce a mettere al primo posto i doveri dell'agenzia" " Cosa intende? Che io non sono un buon agente?" " Oh no. Lei e' un ottimo agente e la sua carriera non si fermera'. A patto che riesca a comprendere che certe situazioni vanno viste sotto una certa ottica che non sempre deve essere quella che si vede in apparenza. Le confido una cosa. Ho incontrato Sciarada venti anni fa' ed era un uomo di oltre quarant'anni. Chi lo ha incontrato in seguito mi ha detto che era un uomo molto piu' giovane, di circa trent'anni. Cosa le fa supporre?" " Che quell'uomo ha addestrato un ragazzo che poi ha preso il suo posto. E' un'ipotesi fumettistica ma mi sembra l'unica possibile" " Esatto. E a me, all'agenzia, chi siano quegli uomini non importa. Non deve importare. Si, forse potremmo catturarlo o ucciderlo. Ma perche' mai?" " Perche' e' un killer. Perche' e' un uomo che uccide a pagamento" " Noi non facciamo operazioni di polizia, mio caro Baines, e lei lo sa perfettamente. Non sta a noi catturarlo. A noi Sciarada fa comodo, cosi' come fanno comodo gli altri esterni, che siano singoli oppure gruppi, come ad esempio i mercenari dell'Angola o i paramilitari del Belize. L'importante e' che stiano dalla nostra parte. E Sciarada sta appunto con noi. E' un killer ma ha la sua professionalita' e la sua deontologia. Accetta solo lavori dove le persone che deve eliminare siano quelli che si possano definire i "cattivi". E Block rientra ampiamente nei suoi parametri visto che, quanto a cattivo, ha ben pochi rivali. Il suo attentato a Denver ha fatto dieci vittime tra cui un bambino. E questo e' il motivo per cui lui ha immediatamente accettato il contratto. Quindi, per concludere, lei lo incontrera' e lo mettera' al corrente della situazione, da dove sono dislocati gli scagnozzi di Block fino alla camera dove dorme il terrorista e poi lo lascera' da solo. Non lo segua per niente al mondo. Se ne accorgerebbe subito e l'operazione salterebbe in aria. Dovra' soltanto tenere pronta una squadra delle pulizie ed eliminare ogni traccia, compresi naturalmente i corpi che resteranno a terra. E' tutto chiaro?" " Si signore. Credo che sia quasi tutto chiaro. Ho ancora un piccolo dubbio. Il pagamento come avverra'?" " Oh, di questo non si preoccupi. Il pagamento avverra' tramite il solito canale che lui usa. Niente di segreto. Quando lei siedera', semmai dovesse sedersi, sulla mia poltrona, potra' aprire tanti fascicoli e dentro uno di questi trovera' tutto quello che riguarda Sciarada. Lui non e' un nostro agente ma posso assicurarle che ci ha tolto piu' di una volta le castagne dal fuoco. E sempre in gran segreto e soprattutto in silenzio" " Credo di aver compreso, signore" " Bene" concluse Baustein facendo cenno che la conversazione era terminata. Baines si alzo' e si diresse verso la porta quando Samuel lo richiamo' "Ah Baines. Ha fatto un buon lavoro nel trovare Block" " Grazie signore" Forse, Baustein era meno peggio di quello che pensava. Baton Rouge Louisiana. Mercoledi' 25 giugno. Ore 12.15 La strada era completamente piatta e costeggiava il Mississippi. Malgrado il panorama fosse splendido, Hannah era concentrata sulla guida della sua bicicletta e su centinaia di altri pensieri che non le permettevano di notare quel paesaggio che comunque conosceva alla perfezione avendolo percorso innumerevoli volte durante i suoi anni scolastici alla high school. Ci metteva circa cinquanta minuti per percorrere la distanza che separava la sua abitazione dalla periferia di Baton Rouge e circa altri dieci minuti per arrivare poi in centro dove si trovava la sua scuola. Il tutto con un'andatura normale, senza spingere troppo sui pedali. Ma quel giorno invece, spingeva a fondo, quasi da ciclista professionista, senza curarsi troppo della sua sicurezza, cosa piuttosto insolita per lei. Era nervosa. Quel contatto con Trevor l'aveva in parte destabilizzata. Oh, non per Trevor, poverino. Per tante altre cose. Alcune ben chiare dentro di lei ed altre piuttosto confuse che stentavano a prendere forma ma che le stavano creando un certo malessere che sfogava con quell'andatura non certo abituale. Aveva detto a Trevor che lei non era fatta per stare con i suoi coetanei ed era in parte vero. Ma era vero che lei non voleva una vita diversa da quella che aveva avuto sino ad ora? Era vero che lei non voleva essere guardata? Ammirata? Quanto tempo ancora avrebbe dovuto vivere come una reclusa, a parte le ore scolastiche? Domande che le frullarono in testa per tutto il percorso e che se ne andarono dalla sua mente solo quando fu in vista della sua abitazione. Guardo' l'ora e si rese conto di averci messo appena quaranta minuti invece della solita ora scarsa. Scese dalla bicicletta e attraverso' a piedi il piccolo ponte di legno che la immetteva nella zona antistante la sua dimora dopodiche', arrivata a ridosso dell'abitazione, poggio' il veicolo addosso alla casa. Non era stanca. La sua forma fisica era eccellente e respiro' a pieni polmoni quell'aria che sapeva di pesce e di antico e poi guardo' il Mississippi che scorreva lento e pigro quasi a ridosso della sua abitazione. Tre anni prima quella casa si era salvata quasi per miracolo dalla furia del Mississippi e di Katrina. Oh certo, danni ce ne erano stati ma aveva resistito. Anche perche' Baton Rouge non era stata colpita come New Orleans ed i danni erano stati notevoli ma non come quelli della citta' piu' importante della Louisiana. Per fortuna, la distanza tra le rive del fiume e la casa, circa duecento metri, si era rivelata di importanza basilare ma la maggior parte dei ponti, delle barche e delle chiatte erano state portate via dalla furia dell'uragano. Quelle immagini erano ancora scolpite nella memoria di Hannah e di quella di qualsiasi abitante della zona e ci sarebbero voluti diversi altri anni prima che si potessero dissolvere. Osservo' poi la casa miracolata. Non era certo un'abitazione usuale ma di sicuro era l'ideale per chi, come Simon, non voleva scocciature durante i suoi giorni di riposo dal lavoro. Ed in fondo, se l'esterno non era proprio il massimo, l'interno era dotato dei piu' moderni congegni che la modernita' offre e di molto altro. E proprio Simon l'accolse come al solito a braccia aperte baciandola sulla fronte " Bentornata, piccola. Cosa hai comprato di buono?" Hannah accetto' il bacio ma poi si affretto' a scansarsi " Non sopporto essere chiamata piccola. Ho diciannove anni e credo di essere una donna, anche se vesto come un sommozzatore" " Giornata storta, Hannah?" " Forse si" " Dai, da qua' che preparo io da solo oggi" " Si, e' meglio" " Vuoi parlarne?" " Di cosa? Che mi ritengo pronta e te invece continui a farmi ammuffire qui' di fronte al Mississippi?" " Hannah, tesoro. Ne abbiamo parlato piu' volte" La ragazza sbuffo' " Tu non capisci, Simon. Non e' solo per il lavoro. Io voglio anche vivere. Vivere, capisci? Ed il lavoro potrebbe essere un'ottima occasione per farlo, per girare, per vestirmi alla moda, visto che a scuola non posso farlo. Sono una femmina, capisci? E come tutte le ragazze vorrei ... ..Ma che ci parlo a fare con te" Simon la guardo' con tenerezza mentre iniziava ad armeggiare sui fornelli " Io ti capisco" " No, tu non capisci" ribatte' la ragazza "Quando tu parti per lavoro non fai solo quello. Ti muovi, vivi, di sicuro hai delle avventure ... ." L'uomo scoppio' in una risata " Che ne sai tu delle mie avventure?" " Hai quasi quarant'anni, sei bello come il sole, non hai problemi di soldi e mi vieni a dire che quando parti per il lavoro non cerchi delle avventure e che le donne non ti cadono ai piedi? Beh, non provare a dirmelo che tanto non ci credo" Simon lascio' i fornelli per dirigersi verso Hannah e l'abbraccio' amorevolmente " Povero tesoro. Non ho mai pensato a te come ad una donna che ha le sue esigenze. Forse perche' sono geloso come un fratello maggiore" " Si ma non sei mio fratello" " Ma sei cresciuta con me ed io ho sempre sentito l'esigenza di proteggerti, fin da quando mio padre ti porto' a casa la prima volta. Avevi tre anni ed eri la piu' bella bambina che io avessi mai visto" " Proteggermi? Ti sembro il tipo che ha bisogno di essere protetta?" Simon guardo' quello splendiso esemplare femminile e sorrise. No, l'ultima cosa di cui Hannah avrebbe avuto bisogno era di protezione, almeno nel senso letterale della parola " Hai ragione Hannah, forse sono troppo ossessivo con te ma vedi ... ... " " Oh lascia stare" bofonchio' Hannah liberandosi di quell'abbraccio ed uscendo dalla cucina per dirigersi in camera sua. Si tolse la tuta blu rimanendo in reggiseno e slip per mettersi poi dinanzi allo specchio cominciando a posare come una modella. E non aveva niente da invidiare alle piu' belle e rinomate modelle. Il suo viso era uno splendore e, con mosse studiate, sciolse i suoi capelli neri che facevano risaltare ancor di piu' i suoi splendidi occhi verdi. Ma se il suo viso era di una bellezza straordinaria, era il suo corpo a lasciare senza fiato. Un corpo tonico, straordinariamente allenato, un corpo che le modelle si sarebbero sognato. Nemmeno la piu' rinomata modella di fitness poteva raggiungere quella perfezione. Le sue curve parevano disegnate, il suo addome piatto mostrava una durezza che pareva essere impressionante ed il suo seno, bellissimo e armoniosamente strutturato, era duro e perfettamente conforme alla sua notevole altezza. Si slaccio' il reggiseno e si tocco' quelle meraviglie marmoree che non avevano bisogno di supporti per rimanere magnificamente erette. Poi sorrise osservando le sue braccia e le sue gambe, forti ma incredibilmente sensuali. Si, Hanna era bellissima. Bellissima e innamorata. Anche se non ricambiata. Non poteva essere ricambiata. Simon aveva il doppio della sua eta' ma soprattutto la considerava come una sorella piu' piccola. Il lieve cigolare della porta che si apriva la fece sobbalzare " E' pronto, Hannah. Vieni perche altrimenti si raffre ... ..Cavolo, Hannah, potevi avvisarmi che sei mezza nuda" " Come se non mi ci avessi mai vista" sorrise la ragazza vedendo la reazione di Simon " Si ma forse eri piu' piccola" " Dunque, puoi considerarmi una donna? O sono ancora una bambina?" " Mettiti qualcosa, scemetta e andiamo a mangiare. Ti ho preparato il come piace a te" Il Gumbo, tipica specialita' della Louisiana che Simon preparava divinamente. Hannah si infilo' un paio di jeans corti ed una canotta bianca e segui' Simon in cucina. L'uomo verso' una porzione abbondante di Gumbo alla ragazza e si lascio' il resto per lui lasciandolo nel tegame dove era stato cotto e senza versarlo in un piatto. Simon assaggio' la pietanza con gusto e poi guardo' Hannah " A proposito di lavoro, ho ricevuto un incarico" " Hai accettato?" " Si, con riserva. Debbo prima valutare alcune cose" " Quanti clienti?" " Quattro" " E pensi che io non possa esserti utile? O debbo rimanere inchiodata in questa casa in riva al fiume per il resto della mia vita?" Hannah guardo' l'uomo di fronte a se quasi con rabbia e prosegui' "Le cose sono due, Simon. O decidi che io possa affiancarti nel lavoro come mi era stato promesso oppure e' inutile che io stia qui' come una reclusa. Tanto vale che me ne vada in citta' a frequentare gente e magari conoscere uomini. Non credi che io abbia l'eta' giusta per cominciare a vivere?" Simon Kolb non rispose ed osservo' la bellissima ragazza di fronte a lui con sentimenti contrastanti. Suo padre l'aveva trovata, le aveva dato il suo nome e poi insieme l'avevano cresciuta, allenata, addestrata e, dopo la morte di suo padre, era stato il solo a prendersi cura della piccola Hannah. Ma ora, quella che era di fronte a lui era una donna. Forse non per l'eta' ma sicuramente lo era per tutto il resto. Ma, nello stesso tempo, aveva ancora voglia di proteggerla e di curarla come quando era ancora una bambina. Anche se lui sapeva che stava per giungere il momento tanto atteso e tanto temuto. Si strinse sulle spalle e poi sorrise alla ragazza " Dai, finisci di mangiare, riposati un po' e poi ne riparliamo" Hannah si alzo' dalla sedia " Vai al diavolo, Simon Kolb" L'uomo vide scomparire la ragazza dalla sua visuale e sorrise amaramente. Sapeva che da li' a poco avrebbe dovuto prendere una decisione e, qualunque essa fosse stata, non ne sarebbe stato contento. Hannah era sdraiata sul letto da piu' di un'ora. Aveva letto uno stralcio di un libro e poi si era messa ad ascoltare musica con le sue cuffiette come una normale ragazza della sua eta'. Le note di dei Coldplay, il suo gruppo preferito, risuonavano nelle sue orecchie ed Hannah canticchiava quel brano senza accorgersi di stonare drammaticamente. Finalmente, gli ultimi scampoli del brano terminarono. Hannah si alzo' dal letto come una molla e si diresse verso il suo armadio da cui trasse un pantaloncino ed un reggiseno sportivo di colore turchese che indosso' velocemente per poi dirigersi di nuovo dinanzi allo specchio. Era bella. Lo sapeva. Da diversi anni ormai se ne era resa conto ma aveva sempre accettato le direttive di Simon di non essere troppo vistosa, di non mettersi in mostra, di non truccarsi, di rimanere quasi in disparte. E per tutti quegli anni aveva rispettato quelle direttive ma qualcosa in lei stava cambiando. Era giovane ed aveva un corpo eccezionale, non poteva e non doveva continuare quella vita da eremita. Non che volesse fare chissa' cosa e si sarebbe accontentata di una vita come quella delle sue coetanee. Poi sorrise. La verita' era che stare insieme agli altri ragazzi era solo la seconda opzione mentre l'unico vero grande desiderio era quello di stare accanto a Simon. Nella vita e nel lavoro. Ma non poteva certo aspettare che arrivasse a trent'anni. Si tolse da davanti allo specchio e si infilo' un paio di scarpe adatte a cio' che aveva intenzione di fare ed usci' dalla sua camera. Non c'era traccia di Simon. Forse, stava armeggiando con qualcuno dei suoi congegni elettronici oppure era andato a farsi una delle sue corse per mantenere la sua forma perfetta. O forse l'avrebbe trovato in palestra. No, in palestra non c'era. Penso' che era meglio cosi'. Ce l'aveva con lui e ritenne che era preferibile allenarsi senza la sua presenza. Dapprima, comincio' in modo leggero afferrando dei pesi di medie dimensioni ed osservando compiaciuta i suoi bicipiti che si gonfiavano sotto lo sforzo, seppure quello sforzo era da considerarsi estremamente limitato per le sue potenzialita'. Aumento' poi man mano la dose e quando termino' le sue abituali ripetizioni si mise sopra una panca per allenare gli addominali. Il tempo trascorreva velocemente. Si sentiva bene in quel posto e tutti i suoi pensieri cupi svanivano quasi per magia. Aveva cambiato diversi attrezzi per allenare ogni centimetro del suo corpo ed era ancora intenta in quello che era semplicemente il suo allenamento quotidiano quando Simon si affaccio' compiaciuto all'interno della sala " Strabiliante!" " Dici?" rispose la ragazza volgendo il suo sguardo al nuovo entrato " Assolutamente si. Alla tua eta', io non riuscivo ad eseguire tutto quello che fai tu. Hai una predisposizione naturale che ha dell'incredibile. Sei forte, veramente molto forte" " Te ne accorgi ora? Mi vedi allenare tutti i giorni." " Forse oggi ti sto guardando con occhi diversi. Fatti vedere" le disse prendendole una mano e osservandola meglio. Cerco' di guardarla solo dal punto di vista dell'esperto, evitando di soffermarsi sulla sua evidente bellezza estetica. Inizio' dapprima con il tronco, soffermandosi ovviamente sugli addominali per andare poi sulle braccia dove esploro' con sapienza i tricipiti e poi i bicipiti "Fletti prima il braccio destro e poi quello sinistro" chiese alla ragazza che si affretto' a compiacerlo. Un evidente muscolo paragonabile ad un'arancia si formo' nel braccio di Hannah che gongolo' " Che ne dici?" gli domando' " Sono indubbiamente belli ma non ti debbo mandare ad un concorso" " Sono anche forti, se e' per questo. Lo sai benissimo che posso sollevarti senza fatica" " Lo facevi gia' a quindici anni. Ora smettila di vantarti e fammi sentire la loro consistenza" fece Simon assaggiando la durezza di quei muscoli e rimanendone entusiasta senza pero' darlo ulteriormente a vedere. Si inginocchio' poi per testare i muscoli delle gambe. Sia i femorali che i polpacci e i quadricipiti erano praticamente perfetti. Non enormi, Nessun muscolo di Hannah era enorme a meno che lei stessa non decideva di metterli in mostra. Sapeva perfettamente che una donna non puo' mai avere muscoli simili ad un uomo senza ricorrere a sostanze dopanti e lui l'aveva allenata seriamente e duramente per ovviare a quella sostanziale differenza. Ma anche se non erano enormi erano durissimi, segno che i suoi allenamenti mirati erano stati perfettamente recepiti dal fisico della ragazza e sapeva inoltre che avevano una reattivita' ed un'esplosivita' uniche " Credo che fisicamente tu sia ok" disse infine l'uomo " Tutto qui'?" " Cos'altro ti aspettavi? Ti ho appena fatto dei complimenti sul fatto che sei forte e che sei predisposta" La ragazza abbasso' leggermente lo sguardo " Non intendevo quello. Mi aspettavo che mi dicessi che mi stanno bene, che non sono un ammasso informe di muscoli" " Perche' non lo vedi? Non un solo muscolo ha deturpato la tua femminilita' se e' questo che la signorina vanitosa voleva sentirsi dire" Hannah sorrise ma poi finse di arrabbiarsi " A volte sei odioso, Simon. E poi non puoi dire proprio a me che sono vanitosa" " Perche' non lo sei? Ogni specchio che incontri ti fermi a guardarti" " Sono una ragazza, se te lo fossi dimenticato" Simon l'abbraccio' teneramente " Ti sto prendendo in giro, sciocca. Ora pero' continuiamo ad allenarci" " Combattimento?" " Ovvio" " Ok. Sono pronta, anche se hai il vantaggio che sono leggermente stanca. Sono quasi due ore che mi sto allenando" " Metti le scuse per una tua sicura sconfitta?" domando' l'uomo sorridendo " Non sono il tipo da mettere scuse. E poi sono abituata alle sconfitte contro di te" " L'ultima volta e' stato un combattimento molto equilibrato. Hai perso solo per inesperienza. Oggi pero' facciamo in modo diverso. Oggi combatteremo sul serio" La ragazza guardo' Simon titubante " Vuoi dire che porteremo i colpi con tutta la nostra forza? Non c'e' il rischio di farci male?" " No, altrimenti non te l'avrei proposto. Ci metteremo i caschetti protettivi ma per il resto, i nostri corpi sono abbondantemente allenati per proteggerci dai danni" " Ok" rispose laconicamente Hannah recandosi in un angolo della palestra, afferrando un caschetto e lanciandone un altro a Simon che l'afferro' al volo. I due contendenti si schierarono al centro della palestra mettendosi in posa. Per alcuni secondi si squadrarono per decidere che tattica usare. Si conoscevano bene. Hannah sapeva di essere piu' rapida ma la forza fisica era ancora dalla parte di Simon, malgrado anche la sua potenza fosse decisamente fuori dal normale. Fu la ragazza a rompere gli indugi e con la sua velocita' sorprese Simon con un calcio al volto che fu assorbito molto bene da Simon, grazie anche all'aiuto del caschetto ma poi l'uomo contraccambio' con altrettanta efficacia, prima con una serie di calci che la ragazza paro' con difficolta' e poi con alcuni pugni. I primi due furono parati in bello stile ma altri due penetrarono la difesa di Hannah infrangendosi pero' contro gli addominali scolpiti della giovane " Accidenti, Hannah. Quasi mi facevo male io. Ho avuto l'impressione di dare un pugno ad una lastra d'acciaio ricoperta di pelle umana" sorrise l'uomo "Qualsiasi altra persona si sarebbe rotto la mano" " Sei in vena di complimenti, oggi? Comunque, i tuoi pugni li ho appena sentiti" " Bene, piccola, vediamo se riesci a sentire questi" concluse avventandosi contro la ragazza che pero' rispose da par suo. Per diversi minuti i due combatterono senza risparmiarsi. Non c'era niente in palio anche se per Hannah c'era il desiderio di dimostrare al suo tutore di che pasta fosse fatta. Hannah e Simon sfoggiarono tutta la loro abilita' di lunghi ed estenuanti anni di allenamento nelle piu' disparate arti marziali ma alla fine la piu' fresca sembrava essere proprio la ragazza che si accorse delle difficolta' dell'uomo e lo colpi' prima con un calcio volante al viso che, pur attutito dal casco, fece perdere l'equilibrio a Simon e poi con una serie impressionante di calci alcuni dei quali furono parati con difficolta' mentre altri penetrarono la difesa sempre piu' sguarnita dell'uomo. Qualunque altro essere umano sarebbe stato messo ko gia' all'inizio di quella serie di colpi ma Simon Kolb non era un uomo qualunque. La sua perfetta muscolatura riusci' a limitare i danni e a permettergli di lottare ancora con la sua rivale ma anche lui non riusci' ad evitare che un altro calcio volante, l'ennesimo, lo colpisse con estrema violenza, un calcio che senza il caschetto protettivo sarebbe potuto essere mortale. L'uomo cadde a terra ormai quasi inerme. Ma non era finita. Hannah sapeva che non doveva finirla cosi'. Un avversario deve essere neutralizzato del tutto e, se non l'avesse fatto, sarebbe stata rimproverata dallo stesso Simon. In splendido stile, la ragazza si avvento' sul suo avversario afferrandogli il braccio destro mentre le sue gambe si avvolgevano come spire intorno alla testa del'uomo che non poteva piu' muovere un solo muscolo. La spalla era in torsione ed il respiro sempre piu' affannoso. L'uomo tento', con la sua tecnica sopraffina e la sua potenza, di ribaltare la situazione ma i numerosi colpi che aveva ricevuto lo avevano notevolmente indebolito e comunque, tecnica e potenza erano doti che anche la ragazza possedeva in abbondanza. Dopo diversi secondi in quella posizione, la resistenza di Simon era ormai quasi nulla. Ogni sua pur minima mossa gli creava dolori lancinanti alla spalla mentre le gambe della ragazza erano ormai chiuse a tenaglia sul suo collo e sapeva di avere ormai pochi istanti prima di mettere a repentaglio la sua stessa vita. Era stato lui a dire ad Hannah che nei loro combattimenti si doveva usare l'intelligenza di capire quando si e' sconfitti e di non superare mai la soglia del pericolo. Per la prima volta, questo stava accadendo a lui e non pote' far altro che arrendersi. Malgrado lo sforzo considerevole, Hannah trovo' il tempo di sorridere nel constatare la sconfitta del suo mentore. Respiro' profondamente indugiando ancora qualche istante per godersi quella vittoria attesa per tanto tempo e per assaporare quella strana sensazione di potere assoluto. Infine, lascio' la presa e si rialzo' euforica saltellando come una bambina " Ti ho battuto. Per la prima volta ti ho battuto" Simon tese un braccio verso Hanna che l'aiuto' a rialzarsi " Sei stata bravissima. Mi hai battuto e temo che non sara' la prima volta. L'allieva ha ormai superato il maestro" " Te l'ho detto che mi sento pronta. Te l'avevo detto" chioso' la ragazza. Simon sorrise. Non c'era invidia. Anzi, era orgoglioso del lavoro fatto. Oh certo, era stato aiutato dai straordinari geni di quella ragazza. La madre l'aveva conosciuta solo attraverso i racconti di suo padre che la dipingeva come una donna bellissima, di un'intelligenza unica, una donna uccisa proprio dinanzi a quella bambina che ormai era diventata una splendida donna mentre del padre sapeva ancora meno. Simon intanto, respiro' un po' affannosamente. Era da un po' di tempo che non si sentiva bene, che aveva dei forti mal di testa e dei leggeri mancamenti, con il cuore che gli sembrava che uscisse quasi dal petto, ma non voleva dirlo ad Hannah, prima di tutto per non farla preoccupare e poi per non sminuire la sua vittoria che era del tutto meritata ma dovette fermarsi un attimo appoggiandosi al muro. Sentiva quasi di svenire e penso' che fosse dovuto probabilmente al grosso sforzo fatto per resistere allo strapotere della ragazza. Si fece comunque forza e cerco' di rimanere vigile. Hannah, che nel frattempo aveva fatto alcuni metri, si volto' alla ricerca del suo tutore e lo vide pallido in volto addossato al muro della palestra " Oh mio Dio! Che c'e' Simon, ti senti male?" " Io piccola? E quando mai? Lo sai che io sono scolpito nella roccia. Solo che ho trovato un avversaria troppo forte anche per me. Ho le braccia che mi fanno male per parare tutti i tuoi colpi" La ragazza si avvicino' all'uomo in preda ad una strana tensione " Sicuro che e' solo questo? Ti vedo pallido come un lenzuolo" " Tranquilla, sto bene" minimizzo' Simon " Oh Dio, ti ringrazio. Perche' io senza di te ... .." " Non dire sciocchezze" " Non dico sciocchezze. Io ... ..Guardami Simon. Guardami. Cosa vedi?" " Vedo una bellissima ragazza che adoro. Vedo la sorellina di cui mi sono preso cura che e' diventata una splendida donna" " Ma io non sono tua sorella. E anch'io ti amo ma non come un fratello bensi' come uomo" Simon rimase quasi paralizzato da quella confessione. Non poteva negare a se stesso che anche lui aveva visto piu' volte Hannah come una donna e non come una sorella ma aveva sempre scacciato quella sensazione quasi con fastidio, vergognandosi di quei pensieri " Non dire sciocchezze, Hannah" ripete' l'uomo cercando quasi di scappare davanti a lei " E tu cambia disco. E affrontami, proprio come abbiamo fatto prima. Affrontami, Simon, dimmelo in faccia se non ti piaccio ma non mettere la scusa che mi consideri una sorella perche' non lo sono" Hannah circondo' con le sue braccia Simon. Aveva trovato finalmente il coraggio di confessargli i suoi sentimenti e non poteva fermarsi adesso. Avvicino' la sua bocca a quella di Simon che si ritrasse " Non puoi farmi una cosa del genere. Hannah, mi stai torturando" " Non ti piaccio?" " Come potresti non piacermi. Sei la ragazza piu' bella che io abbia mai visto in vita mia" " Mi desideri?" " Oh mio Dio. Si, ti desidero come non ho desiderato mai una donna in vita mia. Ma non e' giusto. Tu sei cresciuta con me. Tu sei ... ." Hannah strinse il pugno e lo mise dinanzi agli occhi dell'uomo " Se mi ripeti che mi consideri tua sorella giuro che ti arriva dritto in faccia. E stavolta non hai il caschetto a proteggerti. Baciami Simon. Fallo o giuro che prendero' le mie cose e me ne andro' il piu' lontano possibile da questa casa. Perche' io ti amo e non potrei resistere ancora sotto il tuo stesso tetto senza essere tua" Ancora una volta Hannah avvicino' la sua bocca a quella dell'uomo che stavolta non si ritrasse. Troppo invitante quell'offerta per poterci rinunciare. Il bacio che ne consegui' fece capire definitivamente a Simon che quella splendida ragazza non era certo la sua sorellina. No, per sua fortuna non c'era alcun legame di parentela e quell'amore che provava per lei era l'amore di un uomo verso una donna. Adesso lo aveva capito. Era stata la prima volta per Hannah. Una prima volta dolce e tenera con l'uomo che aveva sempre amato. Si avvicino' per l'ennesima volta cercando il contatto del suo corpo atletico " Sono felice, Simon. Mi manca una sola cosa. Voglio condividere con te il lavoro. No, mi correggo, voglio condividere tutto con te. Mi hai addestrata per questo e ormai sono pronta. L'hai visto tu stesso" L'uomo sorrise abbracciando quella creatura cosi' dolce eppure cosi' potente. Le accarezzo' le braccia. Erano forti. Forse addirittura piu forti delle sue che pure erano di dimensioni molto superiori a quelle della ragazza. Ma erano straordinariamente piu' dure e questo contribuiva a creare quel mix di eros di cui la ragazza era impregnata e che aveva contribuito a farlo capitolare. Era dunque pronta Hannah per aiutarlo nel lavoro? Oh si, teoricamente si. Ben poche persone al mondo potevano avere le stesse capacita' della giovane che continuava ad accarezzare. Ma in pratica? Gli veniva in mente quando, poco piu' che ventenne, insisteva col padre proprio come stava facendo Hannah con lui. E, all'ennesimo rifiuto del padre che gli rimproverava la mancanza di esperienza, gli fece notare che, di questo passo, l'esperienza non l'avrebbe fatta mai. Bacio' lievemente la ragazza sulla bocca " Si amore. Credo che tu sia pronta. Preparati psicologicamente. Domani andremo a comprare un guardaroba adatto alle tue nuove esigenze. Non dovrai piu' nascondere la tua bellezza tranne quando siamo qui' a Baton Rouge. Qui' dovremo tenere un profilo basso ma in tutto il resto del mondo potrai essere la femmina che sei. Ed io saro' orgoglioso di te" Hannah sorrise, bacio' il suo uomo e si pose sopra di lui euforica " Vedrai, non te ne pentirai. Dove andremo di bello?" " In Spagna, piccola. Barcellona. Pronta per la tua prima missione?" " Prontissima" rispose la ragazza alzando gli occhi al cielo. Ora la sua felicita' era totale. Fine terzo episodio Per suggerimenti e critiche inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it