NELLE MANI DI KAYTLIN di DAVIDMUSCOLO Terzo episodio E' una strana sensazione quella di essere bendato. Tutti gli altri sensi si ingigantiscono e sento i rumori della strada, riuscendo persino a percepire cosa siano. I clacson ovviamente, ma anche gli autobus, lo stridio delle frenate, la gente che parla quando la macchina di Elena e' ferma al semaforo. Ma sento soprattutto il profumo inebriante di Elena al contatto della sua pashmina. Proseguiamo cosi', mentre sono completamente bendato, a parlare del piu' e del meno, discorsi intervallati da silenzi piuttosto consistenti. E' incredibile come il tempo trascorra lentissimo in quella condizione e mi sembra di non arrivare mai. Ora dovremmo comunque aver lasciato il centro in quanto la macchina va piuttosto spedita. Forse e' addirittura un'autostrada ed i rumori sono quasi inesistenti. La percorriamo per poco in quanto sento l'auto decelerare e poi forse una curva a gomito. Adesso non parliamo quasi piu' mentre l'auto ora va decisamente piu' piano. Altri interminabili minuti e poi imbocchiamo una strada non asfaltata. Sento la macchina sobbalzare e presumo che siamo giunti alla fine del nostro viaggio. Non mi sbaglio. Pochi secondi e la macchina finalmente si ferma. Sento il classico rumore di una serranda che si apre e mi sto per togliere la benda " Aspetta. Sei troppo precipitoso. Un attimo di pazienza" mi dice Elena prendendo delicatamente la mia mano e fermandomi. Chiude la vettura e per un attimo ho il cuore in gola. Sono chiuso in una macchina e bendato. Mi manca l'aria e sto per togliermi quella pashmina quando sento il rumore dell'apertura dalla mia parte. Mi prende per un braccio e mi aiuta ad alzarmi "Ora fai attenzione. Non vorrei che tu cadessi" Mi tranquillizzo. La sua voce e' lieve e la seguo come un cieco seguirebbe il suo cane. Sento il rumore di una chiave che si insinua nella serratura e poi la porta richiudersi dietro di noi " Posso togliermela?" Le chiedo toccando la pashmina " Aspetta, ci penso io" mi dice e pur non vedendola percepisco il suo odore quando si mette di fronte a me. Sento le sue dita sfiorarmi la nuca e sciogliere con lentezza il nodo e finalmente vedo di nuovo la luce. Lei e' di fronte a me che mi sta sorridendo e quasi mi sento battere il cuore come uno scolaretto. Poi si allontana e guardo il mio orologio. E' trascorsa piu' di un'ora da quando siamo partiti e questo mi fa supporre che la sua misteriosa abitazione dovrebbe essere piuttosto lontana dal centro. Mi domando anche come rientrero' a casa mia se lei non mi dovesse riaccompagnare davanti alla banca dove ho parcheggiato il mio scooter, ma di fronte ad una donna di tale bellezza tutto passa in secondo piano. Sarei disposto pure a farmela a piedi, anzi di corsa fino a casa. Mi guardo intorno e devo ammettere che sono piuttosto sorpreso. La casa non e' proprio quella che mi sarei aspettato. E' arredata spartanamente, senza grandi pretese, quasi in modo impersonale e questo e' abbastanza strano considerando il tipo di donna che vi abita. Ma non sono certo venuto qui' per fare una critica all'arredamento. Ho a disposizione la mia prima e forse ultima possibilita' di fare sesso con una ragazza di una bellezza fuori dal comune, una di quelle che abitualmente, noi maschi di medio livello sogniamo sbavando e invidiando quelli che la accompagnano e quindi il mio interesse per cio' che mi circonda e' molto relativo. Intanto, Elena mi fa cenno di accomodarmi su un divano nero in finta pelle " Ti dispiace se vado a mettermi qualcosa di piu' comodo? Solo cinque minuti e torno" Le rispondo che l'attendero' con ansia e sculetta verso una porta sulla sua sinistra per poi entrarvi. Cosa intendera' per mettersi comoda? Me la immagino che torni con qualcosa di trasparente per farmi capire che e' disponibile e gia' mi arrovello su come fare la prima mossa senza che lei pensi che io sia un maniaco che le si butta addosso. Non e' facile. E' vero che finora, e' stata lei a farmi capire che vorrebbe finire a letto con me, ma le donne sono strane sotto questo punto di vista e non vorrei fare un passo falso. Attendo comunque con ansia sempre piu' crescente ed osservo la sala dove mi ha fatto accomodare. L'impressione continua ad essere negativa. Quello dove mi trovo dovrebbe essere il salone ma l'arredamento e' ridotto all'essenziale. Un tavolo di finto mogano nero, il divano sul quale sono seduto che si trova proprio di fronte alla porta e che mi da la visione del corridoio che e' quasi interamente sgombro, un piccolo tavolinetto posto tra il tavolo ed il divano, uno specchio e null'altro a parte un quadro orrendo e inquietante che raffigura un clown posto proprio sopra il divano. Non c'e' la televisione, non ci sono gingilli, ninnoli, fotografie, libri, niente di niente. E' veramente strano che una donna come Elena possa abitare in una casa del genere. E' vero che non la conosco affatto ma il suo abbigliamento, la sua automobile e il suo modo di presentarsi facevano intendere che fosse una donna attenta ad ogni dettaglio ed invece sembra abitare in una casa che sarebbe desolata anche per uno scapolo pigro e con pochi mezzi finanziari. Trascorrono circa una decina di minuti e finalmente la vedo tornare dinanzi a me. Non e' certo quello che mi attendevo. Ha abbandonato quasi del tutto l'abbigliamento che strizzava l'occhio alla sensualita' e si e' ripresentata ai miei occhi come una teen-ager. Scarpe da ginnastica, leggings di jeans o, come vengono chiamati dalle ragazze, i jeggings, e, per finire, una canotta di cotone nera. Non che cosi' sia meno attraente ma e' senza dubbio diversa. I jeggings, ad esempio, le fasciano le gambe ed il sedere e la canotta mette in mostra il suo seno prosperoso ma, malgrado rimanga un gran bel vedere, sembra la sorella minore della donna che era venuta nel mio ufficio a chiedere come investire i suoi soldi. Mi aspettavo qualcosa di piu' sensuale ma non sono certo deluso in quanto rimane una gran bella ragazza anche con quel look adolescenziale ed e' di gran lunga la donna piu' attraente con la quale ho mai avuto a che fare nella mia vita. E adesso che devo fare? Non sono uno stupido con le donne e qualche avventura ce l'ho avuta ma questo cambiamento mi ha spiazzato. Ad ogni modo, fino a quel momento ha condotto lei le danze e forse e' meglio continuare a lasciare a lei il comando delle operazioni. Mi alzo e le vado di fronte. Anche senza tacchi e' comunque una stangona piu' alta di me " Allora, quest'offerta di bere qualcosa e' sempre valida?" le chiedo per rompere il ghiaccio. Lei sorride " Magari una birra. Che ne dici?" " Vada per la birra" rispondo. Elena fa uno strano sorriso e quindi si gira per andare in cucina. La seguo ammirandole il suo fondo schiena e mi metto seduto mentre la giovane donna apre il frigorifero e si rigira con due birre in mano " Dimmi Andrea, ti piace molto la birra?" Lo prendo come un tentativo di iniziare un discorso " Non ci vado pazzo ma ogni tanto mi capita di berla" " Io invece la amo come sapore ma la odio per cio' che rappresenta. E sai perche'?" trasecolo. Non capisco dove vuole arrivare. Perche' dice di odiare la birra e ne ha in mano due? Presumo che sia una per me e una per lei " Non capisco" faccio io " Ora ti spiego. Avevo diciotto anni ed ero pazzamente innamorata di un ragazzo. Ce l'hai presente le cotte di quell'eta'?" " Certo. Tutti abbiamo avuto quell'eta'" " Sono cotte totalizzanti. Non pensi ad altro che a quel lui, lo idealizzi, lo veneri. Una cosa bellissima, da un certo punto di vista, ma che puo' anche essere atroce se non vieni ricambiata" " Gia', presumo che sia cosi'. E' capitato a tutti. Ma presumo anche che con quel ragazzo tu dovessi essere contraccambiata. Mi viene difficile immaginare che, se una ragazza bellissima come te faccia delle avances, un maschio si rifiuta" " E invece mi ha rifiutata" " Ma va.." " Si ma non mi ha solo rifiutata. Quello lo avrei anche sopportato. Magari avrei pianto per una settimana, per un mese, ma poi avrei ricominciato a vivere" La osservo. Deve essere stata davvero una gran delusione. Elena e' diventata molto seria. Ma cosa c'entra col suo odio per le birre? " Insomma, avevi preso una cotta per uno stronzo. Pero' e' quasi assurdo immaginare quel ragazzo rifiutare una come te, lo ripeto. Sei sicura che fosse eterosessuale e non gay?" " Oh.... Stronzo era stronzo ma era di sicuro eterosessuale. Forse, il suo rifiuto dipendeva dal fatto che a quell'eta' io non fossi proprio considerata bella. Anzi, posso affermare che non fossi esattamente una bella visione. Diciamo che avevo qualche difettuccio che col tempo sono riuscita ad eliminare" " Mi riesce difficile immaginarti con qualche difettuccio. Non e' per farti dei complimenti gratuiti ma tu sei veramente una donna molto bella" " E la bellezza e' molto importante per voi uomini, non e' vero?" " Beh, e' importante, non posso dire di no ma la bellezza deve essere supportata anche da altre doti. Non e' la solita frase fatta, credimi" " Sara'. Ma vorrei terminare il discorso. Parlavamo di quel ragazzo e del fatto che mi ha rifiutata perche' ero brutta. Sai, per fortuna una donna, se vuole, puo' cambiare di parecchio. Basta un nuovo taglio di capelli ed un colore nuovo, un trucco adeguato ed una bella cura dimagrante se si e' sovrappeso come lo ero io, aiutata da molti allenamenti" Ora sorride, mentre posa le due birre su un tavolino con una tovaglia di plastica a quadri bianchi e gialli. Ne afferro una ma lei prende la mia mano delicatamente e me la fa posare " Poi si riscalda" obietto "Non mi piacciono le birre calde" " Non ti preoccupare. Sono abbastanza fredde che potranno resistere ancora qualche minuto. Dunque, dicevo del fatto che odio la birra a causa di quel ragazzo. Vuoi provare ad indovinare perche'?" E' un lampo. Un qualcosa che il mio cervello recepisce improvvisamente. Mi alzo di scatto e cerco di guardarla meglio. Non e' possibile, non puo' essere lei. I lineamenti....Questi sono perfetti mentre quella.... Cristo santo! I miei incubi! Me la vedo dinanzi agli occhi e ricordo perfettamente che nemmeno i lineamenti di quel viso erano brutti. Cerco di sovrapporre le immagini del mio incubo a quelle di Elena e la rassomiglianza c'e'. Oh cazzo! Scuoto la testa. No, non e' possibile, quella era senz'altro un'altra ragazza. Non si puo' cambiare fino a questo punto. Questa e' di una bellezza sconvolgente mentre quell'altra era..... Era diversa. Deve essere diversa. Gli occhi, ad esempio. Oh no, non me li ricordo gli occhi di Kaytlin. Credo di non averla mai guardata negli occhi tranne all'ultimo, quando quello sguardo mi fece gelare il sangue. Quello sguardo.... Adesso si, che e' uguale. E l'altezza..... La donna che ho di fronte e' appunto molto alta ma anche lei lo era, solo che, nella visione d'insieme, dava piu' l'impressione di essere mastodontica a causa della sua grassezza. Lei mi sorride mentre io indietreggio " Chi cazzo sei?" le chiedo sempre piu' nervoso " Oh, ma che domanda inutile. Lo sai chi sono. L'ho visto dai tuoi occhi che hai capito" " Sei Elena Ferri" " Non proprio. Ho dovuto inventarmi un nome falso per conoscerti. D'altronde, ho un nome troppo particolare. Mi avresti riconosciuta e di sicuro, malgrado il mio fascino, non avresti accettato questo invito" " Non puoi essere quella. Chi sei? Sua sorella? O sua cugina?" " E invece sono proprio Kaytlin. Ti ricordi di me, vero? Capisci perche' non ho una grossa simpatia per le birre? Soprattutto se sono in bottiglia" La guardo e mi soffermo sugli occhi. Sembrano spiritati. Non so se lei e' davvero quella ragazza. Cerco di tornare indietro con la memoria, a quegli incubi che mi perseguitano da due anni e rivedo il volto di quella sventurata. Lo confronto di nuovo con quello della ragazza che ho di fronte ed il paragone sembra improponibile. Quel faccione tondo e sgraziato con questo, un perfetto ovale. Eppure, sento che sta dicendo la verita' e sento che devo scappare al piu' presto. Non mi ha certo fatto venire qui' per offrirmi una birra ma vuole di sicuro la sua vendetta. Forse vuole uccidermi. Corro verso l'uscita e cerco di aprire la porta ma la trovo chiusa a chiave. Mi guardo intorno. Siamo al piano terra e non dovrebbe essere complicato trovare una finestra ed aprirla ma lei continua a sorridere senza inseguirmi. La vedo alzarsi e venire lentamente verso di me " Lo vuoi un consiglio? Smettila di correre e di cercare una via di fuga perche' non risolvi niente. La porta e' bloccata e le finestre anche. Me le sono fatte fare praticamente su misura. Certo, crea un problema alla circolazione dell'aria me la modernita' ci offre tanti vantaggi, a cominciare dal condizionatore d'aria. E poi, non e' che mi interessi come abitazione. L'ho presa in affitto un anno fa' solo in funzione di quello che voglio fare e quando tutto sara' terminato la riconsegnero'. E prima di farlo ci rimettero' le finestre originali, cosi' che il padrone di casa non abbia da ridire" Ride. Forse per quel tentativo di battuta. Il mio respiro che si era fatto affannoso durante il tentativo di fuga sta intanto tornando alla normalita' " Cosa intendi per ? Mi vuoi uccidere? Cosa vuoi farmi? E come pensi di farmelo visto che non sei armata'" " Quante domande! E tutte insieme. Non sarebbe bello scoprire tutto pian piano?" La osservo. Malgrado sembri impossibile, so di avere di fronte Kaytlin, la ragazza che io e i miei tre amici violentammo brutalmente. Lo so, lo sento dentro di me e questa sensazione va ben oltre le poche rassomiglianze che ho riscontrato. " Kaytlin, mi dispiace, veramente" le dico dopo alcuni secondi "Se potessi tornare indietro non ti farei mai una cosa del genere ma la vendetta non risolve niente. Guardati, guarda quanto sei diventata bella. Ti rovineresti soltanto la vita. Denunciami, allora. Chiama la polizia ed io ti giuro che confessero' quello che ti ho fatto ma non ti rovinare la vita per una seconda volta" Sospiro nervosamente. Sto cercando di proteggermi ma soprattutto sto proteggendo lei. Se e' veramente quella che dice di essere, l'unico motivo per cui mi ha attirato in questa casa e' perche' vuole vendicarsi, anche se ancora ignoro come vuol dar vita a questa vendetta. Ma questa vendetta potrebbe costarle forse piu' cara dello stupro di tanti anni fa' " Ma allora sei cambiato. O forse sei sempre il solito figlio di puttana? Come faccio a saperlo?" " Mettimi alla prova. Chiama la polizia" Mi guarda. Sembra che ci stia pensando ma poi scuote la testa " E no, non se ne fa nulla. Se davvero avessi avuto un briciolo di pentimento, l'avresti gia' fatto" Siamo ormai uno di fronte all'altra " Hai ragione, finora sono stato un vigliacco ma sono pronto a pagare il mio debito con te. Forse, andranno via quei maledetti incubi che mi perseguitano da oltre due anni" " Hai degli incubi? Povero caro" fa ironica " E' la verita'. Non ho mai dimenticato quel maledetto pomeriggio che ogni notte mi riviene in mente e mi perseguita. Chiama la polizia. Confessero' e mi prendero' le mie responsabilita', anche se non posso restituirti la tua purezza" " Non posso. Ho dedicato dodici anni della mia vita a questo momento. Per ogni giorno che e' trascorso ho pensato di trovarmi di fronte a te. Sono cambiata, Andrea, sono molto cambiata" " Si vede. Sei diventata una delle donne piu' belle che io abbia mai visto. Se solo io avessi una seconda possibilita'...." " Perche' adesso sono bella? Mentre quelle brutte meritano di essere derise, umiliate e violentate?" " Mi dispiace" " Dispiace tanto anche a me. E non puoi capire quanto. Ma non sono cambiata solo di aspetto. Da quel pomeriggio trascorso nella palestra della scuola sono uscita piu' forte. Ho lottato. Per diventare bella, certo. Volevo che tutti gli uomini che avessi incontrato da quel momento in poi sbavassero di fronte a me. Quello era il primo obiettivo. E poi c'era la vendetta" Mi siedo sconfortato con le mani che mi sorreggono la testa " Cosa vuoi farmi allora?" Kaytlin si fa indietro di un paio di metri e poi vedo improvvisamente la sua gamba lunghissima alzarsi e puntare minacciosa verso di me. Non faccio in tempo a scansarmi, essendo seduto, e il suo piede va a cozzare contro il mio petto. Cado rovinosamente. Non mi faccio male per il calcio di Kaytlin ma per la sedia che si e' voltata e quasi mi entrava nelle costole. Mi rialzo " Abbiamo cominciato, Andrea" " Ferma Caitlin, cosa vuoi fare? Davvero pensi di poterti vendicare in questo modo?" " Oh no, questo e' solo l'inizio. Capirai solo dopo. E quello sara' il vero inizio della mia vendetta" La guardo preoccupato. E' una sensazione strana e nuova per me che ho sempre osservato una bella ragazza con ben altre sensazioni. Lei mi osserva compiaciuta, forse vedendomi particolarmente agitato " Allora Andrea, vuoi proprio sapere cosa ho intenzione di farti?" Non rispondo anche se e' chiaro che ho questo desiderio in quanto tutto mi sembra cosi' strano. E' disarmata e questo, invece di sollevarmi, accresce il mio disagio e lei prosegue "Adesso voglio solo picchiarti, Andrea. Voglio ridurti in mio potere. Voglio prostrarti nel fisico e nella mente e per essere in grado di fare questo ho trascorso questi dodici anni allenandomi intensamente, tutti i giorni che Dio ha creato. E' stato magnifico, Andrea. Vedere il mio corpo che cambiava, vedere che asciugavo i grassi e potenziavo i muscoli, che acquistavo velocita' che miglioravo nella tecnica che diventavo sempre piu' forte e brava. E' stata davvero una magnifica sensazione che si e' protratta nel tempo. E adesso sono pronta" Indietreggio. Davanti a me continuo a vedere solo una bella donna eppure sento che sto per passare un bruttissimo momento. La sua sicurezza, la sua spavalderia ed i suoi occhi spiritati mi incutono timore. Lei avanza e cerco di fuggire. Non voglio farle del male. Glie ne ho gia' fatto in abbondanza. Ma ormai Kaytlin e' a pochi passi da me. Mi dico che appena lei cerchera' di colpirmi io provero' a bloccarla. Invece, il colpo arriva e mi trova impreparato. Sto proteggendomi il volto ed il suo calcio mi prende proprio alla bocca dello stomaco. E' un calcio violento ed il suo stile e' perfetto. Mi rendo subito conto che quello che mi ha appena detto, e cioe' dei suoi anni di allenamento intenso, corrisponde alla verita'. Mi guardo intorno. Non vedo vie di fuga. Porta e finestre bloccate e lei che mi sta di nuovo di fronte. Devo accettare la lotta. Ha un fisico stratosferico ma e' pur sempre una donna. Devo immobilizzarla e poi costringerla ad aprire la porta. Ora sto piu' attento. Il calcio ricevuto mi fa ancora respirare affannosamente ma non devo perdere la concentrazione altrimenti sono guai. Kaytlin prova ancora con un calcio e riesco a scansarmi. Ma non sono un uomo avvezzo alla lotta mentre lei danza intorno a me tranquilla e sorridente. Si vede che non e' la prima volta che lotta contro un uomo e questo mi preoccupa ulteriormente. E ne ho ben donde. E' troppo veloce per me. Porta di nuovo un calcio che riesco a parare ma si avvicina di piu', quasi come in un corpo a corpo e mi prendo due pugni in pieno volto mentre la mia reazione e' perfettamente inutile in quanto colpisco solo l'aria mentre lei indietreggia. Non ha forse la potenza di un uomo molto robusto ma e' forte, eccome. E sa combattere. Mi comincia a girare la testa e mi rendo conto che sto sanguinando dal naso. Se continua di questo passo, mi ridurra' in poltiglia. Non posso accettare un combattimento leale con lei. Io non so lottare mentre Kaytlin si muove leggiadra e da l'impressione di poter disporre di me facilmente. Decido di metterla sulla forza bruta. In questo campo dovrei esserle ancora superiore. Mi getto su di lei. Lo faccio con tutta la mia forza e l'afferro per le braccia rotolando poi in terra. Lei e' finalmente sotto di me e vedo la vittoria e la conseguente salvezza. Grosso errore. Anche la sua forza fisica e' notevole e le sue braccia spingono le mie verso l'alto riuscendo, in tal modo, a liberarsi quasi completamente. Il resto lo fa una tremenda ginocchiata che mi colpisce di nuovo sulla pancia. Stavolta emetto un grido e sono costretto a lasciarle completamente le braccia. E' la fine. Sempre mentre e' sotto di me, mi colpisce di nuovo in faccia usando ambedue le mani e si libera dal mio peso ingombrante. Non faccio in tempo a rialzarmi che lei, con un'agilita' impressionante, e' di nuovo in piedi e mi colpisce con un calcio tremendo al volto. Sono sconfitto. Non ho piu' la forza di rialzarmi e lei ne approfitta. Mi afferra per la camicia e poi di nuovo un altro pugno. Poi ancora un altro. Sento il sangue che mi scorre sulla bocca e non riesco a vedere bene. Devo avere entrambi gli occhi semichiusi. Stranamente, non ho dolore ma sono completamente fiaccato, privo di energia, mentre la testa mi gira. Mi sento soprattutto umiliato, completamente in balia della furia di quella donna. Mi lamento e farfuglio di lasciarmi andare ma lei adesso e' sopra di me, sorridente. Per un attimo, spero che la sua vendetta sia terminata ma poi ricordo le sue parole. Mi aveva detto che adesso voleva solo picchiarmi e che la vendetta arrivera' piu' tardi. Mio Dio, cosa intendeva? Stranamente poi la vedo allontanarsi. Provo a rialzarmi ma mi gira la testa. Con fatica pero', ce la faccio, aiutandomi con una delle sedie. Mi appoggio al muro. A pochi metri da me c'e' uno specchio e cerco di avvicinarmi per guardare come mi ha ridotto. Ci metto alcuni secondi e finalmente sono davanti a quello specchio. Sono ridotto male. Kaytlin sa colpire alla perfezione e i danni che mi ha fatto sono tremendi. Il sangue mi esce dal naso ma anche dalla bocca che e' gonfia all'inverosimile e gli occhi sembrano truccati per quanto sono scuri. Il lamento di prima si sta intanto tramutando in pianto. Non ancora un pianto a dirotto ma ho il classico respiro interrotto che danno le lacrime che infatti, iniziano a scivolarmi sul viso. Non e' per il dolore che intanto, comincia a manifestarsi in modo abbastanza traumatico, ma per il fatto di essere completamente nelle mani di una persona. Proprio come noi avevamo in pugno Kaytlin dodici anni fa'. Ed ecco che ritorna. Sorride, incredibilmente bella pure vestita in modo semplice. Ha in mano delle manette ed e' ovvio cio' che mi vuol fare. Provo ad indietreggiare ma sono estremamente goffo e lei mi colpisce di nuovo, prima con una ginocchiata al plesso solare e poi, girandosi su se stessa dopo essersi allontanata di circa un metro, di nuovo al volto con un calcio. Adesso sono definitivamente KO. Non ho piu' la forza di alzarmi ed e' lei ad afferrarmi per il colletto della camicia ed a tirarmi su. Mi accarezza. Non ha il minimo timore di me ed e' conscia della sua superiorita' " Quanto mi piacevi, Andrea. E quanto ero innamorata di te. Avrei fatto qualunque cosa mi avessi chiesto pur di essere riamata da te. Ma tu no. Non mi hai semplicemente rifiutata. Hai abusato di me. Con cattiveria, solo per la voglia di umiliarmi. Non ti piacevo? Potevi semplicemente dirmi di smetterla con le mie attenzioni, con i miei regalini, senza offendermi. Era cosi' difficile? Era cosi' complicato? Si, e' vero, ero brutta, ero grassa ma ero pur sempre un essere umano, estremamente fragile proprio per questi miei problemi, ma con la voglia di amare un ragazzo e donarsi a lui completamente" " Ero un ragazzino idiota, Kaytlin. Ti giuro che mi sono pentito ogni giorno della mia vita. Ma ora cosa vuoi farmi? Vuoi uccidermi? Ragiona Kaytlin. Non fare una fesseria di cui poi potresti pentirti. Io so cosa significa" " Davvero? E sai anche cosa significa essere umiliata come lo sono stata io? Violentata? Nel corpo e nello spirito. Sono trascorsi dodici anni ma me le sento entrare ancora dentro di me quei corpi estranei, quelle bottiglie. Ho perso la mia verginita' con una bottiglia di birra, brutto stronzo. Hai la piu' pallida idea di cosa significhi?" Rimango in silenzio. Cosa potrei dire a mia discolpa? Chino la testa mentre Kaytlin si allontana. Improvvisamente, non ho piu' la voglia di difendermi, di cercare una soluzione. E' giusto che paghi per il male che le ho fatto. Si ferma a circa un metro da me e poi mi colpisce di nuovo con un calcio al volto. Scivolo silenziosamente a terra dove vengo colpito con un altro calcio. Non ho piu' la forza nemmeno per strisciare e lei si avvicina di nuovo, mi fa mettere a pancia in terra, mi afferra i polsi e quindi sento scattare le manette. Mi prende poi per le ascelle tirandomi di nuovo su anche se barcollo e cado di nuovo. E' costretta a rialzarmi e sorreggermi per non farmi cadere di nuovo. Mi toglie il telefono cellulare e poi mi trascina davanti ad una porta e la apre con una chiave che aveva in tasca. Davanti a me c'e' una scala. Non ne vedo la fine perche' e' buio e non faccio in tempo a rendermi conto di nient'altro in quanto sento il piede di Kaytlin mettersi sulla mia schiena " Nooooo" urlo e poi rotolo giu' per quelle scale. Malgrado trascorrano solo una manciata di secondi, riesco a pensare che sto per morire, che andro' a cozzare con la testa contro qualcosa e la mia vita terminera'. Invece, la scala e' composta solo da pochi gradini e l'impatto, pur violento, mi lascia integro, se integro posso considerarmi dopo le percosse di Kaytlin. Lei deve aver richiuso la porta perche' adesso il buio e' totale. Sento dei lamenti e ne percepisco la direzione ma non ce la faccio ad alzarmi e controllare. C'e' comunque qualcuno in questa specie di ambiente. Provo a strisciare nella direzione dalla quale provengono i lamenti ma poi sono costretto a fermarmi quando sento un intoppo. I miei occhi, pur quasi completamente chiusi dai calci e dai pugni di Kaytlin, si stanno abituando all'oscurita' e l'intoppo che mi ha costretto a fermare non sono altro che piedi. Probabilmente di un uomo, considerando la lunghezza. Provo a gridare " Chi sei? Puoi sentirmi? Puoi aiutarmi?" Niente! Sempre e solo lamenti. Nient'altro. Sono sfinito. Non posso nemmeno alzarmi in quanto le manette mi precludono alcuni movimenti. La voglia di piangere e' ancora enorme e stavolta mi abbandono completamente. Quando terminano le mie lacrime, intorno a me ancora soltanto silenzio e buio. Fine Terzo episodio Per dialogare su questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it