NELLE MANI DI KAYTLIN Secondo episodio di DAVIDMUSCOLO Mi sveglio sussultando. Sono in un bagno di sudore ed il mio respiro e' affannoso ma mi calmo vedendo gli oggetti e le rassicuranti mura della mia casa. Ancora quell'incubo. Da quanto tempo e' che faccio sempre lo stesso maledetto sogno? Forse due anni, da quando le immagini di quella povera ragazza si sono quasi fissate nella mia mente. Ogni volta mi dico che devo andare ad una centrale di polizia e confessare quella violenza perpetrata ed ogni volta mi fermo. Ho paura. Paura di perdere la mia vita, le mie conoscenze, il mio lavoro. Sono uno stramaledetto vigliacco. Se avessi confessato subito, di sicuro avrei gia' finito di pagare il mio debito, se non con lei, almeno con la giustizia e forse adesso dormirei tranquillo. Sono passati dodici anni da quel maledetto giorno e non c'e' momento in cui io non pensi a quella povera ragazza. Chissa' che fine avra' fatto? Piu' di una volta ho pensato di cercarla, di chiederle perdono per quello che le ho fatto ma, alla fine, ho sempre desistito. Perche'? Perche' sono appunto un codardo. E con che faccia la guarderei, le direi che mi sono pentito un miliardo di volte, che ho sofferto in tutti questi anni e che quando mi guardo allo specchio mi vergogno di quello che vedo? Ma perche' l'ho fatto? Cosa mi e' passato per la mente? Me lo chiedo innumerevoli volte e la risposta non esiste. Si, e' vero, ero esausto delle sue attenzioni, mi vergognavo davanti ai miei amici e alle altre ragazze e volevo togliermela da dosso perche' non mi piaceva. Ma quando e perche' decisi di usarle quella bieca violenza? Oh si, me lo ricordo quel pomeriggio in palestra. Parlavamo proprio di lei e Maurizio mi chiese perche' non me la fossi portata a letto " E dai Andrea. In fondo una fica e' una fica. Che ti frega che e' un cesso" Si, lui era fatto cosi' e non si curava affatto dell'estetica di una ragazza " Ma sei fuori?" obiettai invece io risentito " Guarda che non e' brutta di viso" " Tu sei completamente pazzo. Quella non me la scopo nemmeno morto. Al massimo un pompino. Cosi' tanto per sfregio e per togliermela dai coglioni" " Secondo me non te la levi da torno nemmeno se la obblighi a farti un pompino" s'intromise Marco "Quella e' talmente innamorata di te che accetterebbe pure quello" Aveva ragione. Non me la sarei tolta dalle palle in quel modo. Guardai i miei amici con un sorriso " E se le facessimo qualcos'altro?" I tre mi guardarono incuriositi. Ancora non avevo idea di cosa esattamente volessi farle. L'idea primaria era quella di obbligarla a fare un pompino pure a loro e se lei non avesse accettato le avrei detto che con me aveva chiuso. Ma poi, giorno dopo giorno, le idee cambiavano. Una cosa non cambiava piu': l'idea che per togliermela dai piedi le avrei dovuto usare violenza. Eppure, non ero un giovane malvivente ma un ragazzo come tanti, con un buon profitto a scuola. E allora perche' ho fatto quella porcata. Perche' cazzo? Ho rovinato lei e mi sono rovinato da solo. E, ovviamente, mi capita anche di pensare a loro, ai miei complici. Che fine hanno fatto i miei tre compari? Dopo il liceo non ci siamo piu' visti e, sinceramente, nemmeno ho voglia di rivederli in quanto riaprirebbero quella ferita in modo ancor piu' vistoso. Dopo alcuni mesi da quel giorno, iniziarono i miei sensi di colpa. Lei, Kaytlin, ando' via dalla scuola, sicuramente ferita per la violenza subita, ma io non riuscii piu' ad essere il ragazzo allegro e gioviale che ero stato fino ad allora. Sono andato avanti, mi sono laureato, ma non sono piu' stato normale. E da circa due anni sono subentrati pure gli incubi. Sempre la stessa scena, le stesse parole, gli stessi gesti, tutto e' uguale alla notte precedente. Tutto e' uguale, tranne i miei sensi di colpa che aumentano giorno dopo giorno. Devo far qualcosa. Forse uno strizzacervelli o qualcosa del genere, se non mi vergognassi nel dire a qualcuno quello che ho fatto. Mi alzo, ben sapendo che non riuscirei a prendere di nuovo sonno, mi faccio una doccia e mi vesto con calma. Guardo l'orologio. Sono le sei del mattino ed io attacco al lavoro soltanto alle otto. Pazienza. Come tutte le mattine, ormai da due anni a questa parte, scendo che albeggia, prendo lo scooter e vado in centro dove lavoro, faccio colazione con calma e aspetto leggendo il giornale che vengano i primi colleghi per fare le solite due chiacchiere prima di entrare in banca. Gia', sono un bancario, esattamente il vicedirettore della filiale. Non era proprio quello che volevo fare da giovanissimo, ma non e' male. Certo, non e' piu' il lavoro agognato da tutti come lo era trent'anni fa' quando consentiva un tenore di vita sopra la media e adesso lo stipendio e' appena decente ma con questa crisi, meglio non lamentarsi. Posso considerarmi fortunato che, ad appena trent'anni, abbia uno stipendio fisso che mi permetta di vivere in maniera dignitosa. Intanto, si e' fatto quasi l'orario di apertura che per noi impiegati e' mezz'ora prima di quello al pubblico e ci avviamo, io ed altri due colleghi, verso la banca. In breve, siamo tutti ai nostri posti. Per fortuna, non ho il lavoro di sportello che e' quello piu' noioso ma anche il mio e' piuttosto antipatico. Grazie alla mia laurea in economia, mi occupo di consulenze agli investimenti. Investimenti? Con questa crisi trovare uno che vuole investire e' raro come trovare un pinguino all'equatore. Il mio lavoro non si limita comunque solo a questo e prevede anche l'apertura di nuovi conti correnti, variazioni per quelli gia' esistenti e servizi di questo genere. La banca e' ormai aperta e la fila ai tre sportelli e' gia' considerevole dopo circa un'ora. Io ho appena intrattenuto un cliente e poi sono andato a parlare col direttore per dei problemi sulla gestione del personale. C'e' un'impiegata troppo lenta allo sportello che fa incavolare di brutto gli altri due addetti che devono sbrigare quasi per intero il suo lavoro e sono venuti a lamentarsi con me. L'impiegata � Francesca, una donna sui quarant'anni decisamente attraente ma lenta come una tartaruga e stavo discutendo col direttore un suo possibile spostamento. Il problema e' che nessuno vuole andare a lavorare agli sportelli e bisognera' trovare un sistema per convincere qualcuno a farlo. Per mia fortuna, non sono problemi di mia competenza e dovra' pensarci il direttore. Quando torno, due clienti mi aspettano. Sono una giovane coppia che ha vincolato il loro denaro e mi chiedono quanto potrebbero perdere se ritirano i loro soldi subito. Glie lo sconsiglio anche se ne hanno proprio bisogno. Se lo fanno, ci rimetteranno un sacco di soldi e spero per loro che possano procurarsi il denaro di cui hanno bisogno in altro modo e soprattutto senza chiedere prestiti a persone poco raccomandabili. Attendo qualche minuto e poi mi alzo di nuovo per fare due chiacchiere con un collega che, come me, al momento non ha clienti e poi torno nel mio studio per sbrigare alcune pratiche. Altri clienti, altre parole ripetute quasi a pappagallo. Finalmente, si e' fatta ormai l'ora di pranzo ed esco per la solita pausa insieme ad altri colleghi. La banca rimane chiusa un'ora e quindici minuti ma noi impiegati abbiamo appena mezz'ora e poi dobbiamo rientrare. Si chiacchiera di tutto un po': del lavoro, di calcio e di sesso. Non ha importanza che tra i colleghi ci siano anche alcune donne. Certo, quando ci sono loro l'impronta e' piu' soft ma sono donne moderne e non si vergognano nel dire che la sera precedente hanno fatto sesso col loro marito oppure che non lo fanno da oltre una settimana. Saranno anche donne moderne ma a me tutta questa eccessiva confidenza non piace. Entriamo comunque nel solito bar e ci sediamo. Insieme a me un uomo, Edoardo, e due donne, Federica e Anna. Due tipe cordiali, entrambe sposate, anche se sono sicuro che un giretto col sottoscritto se lo farebbero volentieri, soprattutto Anna, biondina sui 35, non alta ma formosa, carina di viso e con un bel culo. E a me il sesso comincia a mancare. Sono oltre due mesi che non lo faccio, da quando ho rotto con la mia precedente donna. Niente di particolare, intendiamoci, cose che capitano, ma alla mia eta' il sesso e' necessario come l'aria che si respira e devo darmi da fare. Con Anna no. Preferisco evitare una storia sul lavoro e per di piu' con una donna sposata. Mi guardo intorno. Il bar e' come al solito completamente pieno. Oltre ai dipendenti della mia banca ci sono diversi altri impiegati degli uffici nelle vicinanze ed ormai, ci si conosce un po' tutti. C'e' la segretaria del notaio, ad esempio. Mica male. Rossa coi capelli lunghi e due tette da urlo. Mi riprometto di fermarla il giorno seguente e nel frattempo lei mi sorride, cosa che mi rende fiducioso sull'esito. Attendo il mio turno e ordino una pasta con le melanzane ed un piatto di verdure miste. E' tutto gia' pronto e devo solo attendere un paio di minuti che la pasta venga riscaldata col microonde quindi porto i due piatti sul tavolino, mi rialzo per prendere una bottiglia di acqua minerale e mi risiedo nuovamente. Nonostante tutto, la pasta e' mangiabile o forse e' la fame che e' tanta. Fatto sta che termino in pochi minuti, attendo che anche gli altri finiscano di mangiare e quindi andiamo tutti al bancone per ordinare i caffe'. Paghiamo ed usciamo dal bar. E' ora di tornare al lavoro. Il pomeriggio e' piu' intenso ma brevissimo. Una sola ora aperta al pubblico e tutti coloro che la mattina lavorano si riversano in banca in questo lasso di tempo. Ho anch'io da fare. Un uomo che vuole aprire un conto corrente al figlio e si lamenta dei tassi d'interesse a suo favore praticamente inesistenti. Gli faccio notare che il periodo di crisi non consente grossi interessi sui conti correnti normali ma lui prosegue dicendo che e' vero, che la crisi non lo consente. E allora perch� gli interessi sono altissimi quando � la banca a prestare soldi ai clienti? Come dargli torto? Dopo di loro, una signora di una certa eta' che vuol sapere i motivi per cui sul suo estratto conto le risultano delle spese non previste. Non e' facile spiegarle a cosa si riferiscono quelle spese e sto cercando di farglielo capire per la terza volta quando i miei occhi si soffermano su una figura in piedi di fronte al mio ufficio. Ci sono le vetrate per proteggere la privacy dei clienti ma la visione e' completa. E' una donna, ovviamente. E che donna! Mi dico di non aver mai visto una donna cosi' bella in vita mia. Considerando la sua altezza, che supera il metro e ottanta, deve trattarsi di una modella. O forse no. Troppo tonica, con le curve al punto giusto ed il seno abbondante per essere una modella. Forse una pallavolista o una cestista che ha deciso di mettersi in tiro e far voltare tutti quelli che incontra. E si perche' la donna e' straordinariamente in tiro, con un look arrapante, fatto apposta per essere guardata. Mentre la vecchia che ho di fronte mi ripete all'esasperazione che lei non sapeva nulla di tutte queste spese extra e che la banca e' un ammasso di ladri che si approfitta della povera gente, il mio interesse e' tutto per quella bellissima donna che attende il suo momento proprio per parlare con me. E non provoca solo il mio interesse visto che tutti gli uomini, colleghi e clienti si sono voltati e se la stanno mangiando con gli occhi e le donne la guardano con un misto di ammirazione ed invidia, dicendosi forse che e' facile attirare l'attenzione vestite e truccate in quel modo. E no, non e' facile se non c'e' dell'ottima materia prima sotto i panni come la donna che ho di fronte. Comunque, e' abbastanza ovvio che il suo look aiuta. Ha una giacca sbottonata, corta e aderente, sotto la quale ha indossato una camicetta color crema praticamente trasparente e, come se non bastasse, anche con gli ultimi bottoni aperti, tanto da mettere in mostra un seno di notevoli dimensioni ma del tutto in linea con la sua figura maestosa. La gonna e' corta ma con criterio e non inguinale ma le gambe sono ugualmente scoperte. E che gambe! Lunghe, snelle ma apparentemente toniche. La gonna e' comunque abbinata alla giacca, grigia antracite e, a proposito delle gambe, sono avvolte in sensuali calze color carne. Ai piedi, scarpe non troppo alte, visto che con quell'altezza non ne ha assoluto bisogno ma comunque dotate di un bel tacco a spillo. Il viso e' decisamente bello, anche se aiutato da un make-up pressoche' perfetto. Occhi scuri con uno sguardo profondo e penetrante, bocca bellissima, disegnata splendidamente dal rossetto rosso, naso piccolino ed una pettinatura perfetta, con i capelli di media lunghezza biondi che le ricadono appena sulle spalle ed una frangetta intrigante, con occhiali da sole di gran marca che lei tiene sulla testa. Insomma, e' una gran bella ragazza, forse della mia eta', una di quelle che sono in grado di cambiare una vita maschile, nel bene e nel male. Continuo ad osservarla, impaziente che possa entrare nel mio ufficio al piu' presto e sono costretto a guardare la cliente anziana di fronte a me con stizza. Finalmente, si alza, non prima di avermi minacciato " Voglio parlare col direttore e chiedere spiegazioni a lui per queste spese" " E' nel suo diritto, signora" rispondo alzandomi anch'io e aprendole la porta. E va beh, il cliente ha sempre ragione ma questo non significa che io mi debba prendere la colpa per cose che sono state elencate chiaramente al momento dell'apertura del conto. E finalmente entra la splendida donna. Mi porge la mano che accetto quasi timidamente. E' una mano lunga, calda che quasi mi fa rabbrividire di piacere. Si siede e la osservo per qualche istante. E' un piacere per gli occhi. Possiede un viso che non mi stancherei mai di guardare. Ed il suo profumo..... Sembra quasi incunearsi nelle mie narici e togliermi la volonta', quasi come se fosse una droga. Cerco di tornare professionale " Buonasera signora...." Mi sorride mentre si toglie gli occhiali dalla testa ed e' un sorriso che scioglierebbe un iceberg " Signorina, prego. Mi chiamo Elena Ferri e vorrei alcune informazioni" " Io sono Andrea Ricciardi, il vicedirettore. In che modo posso aiutarla?" " Oh, niente di eclatante. Vorrei semplicemente che qualcuno possa darmi dei consigli su una cifra da investire. Qualche mese fa' ho ereditato una casa che a giorni dovrei vendere e vorrei sapere in che modo potrei investire quei soldi" " Di che cifra parliamo, signorina?" " Di circa cinquecento mila euro" risponde mentre giocherella con i suoi occhiali " Ah pero'. Una cifra consistente" " Si ma vede.....Io non ne ho bisogno immediato e non ho nemmeno intenzione di guadagnarci chissa' cosa. Sono perfettamente consapevole del momento di difficolta' che viviamo e vorrei soltanto un piano finanziario che mi permetta di salvaguardare quella cifra e non farla erodere dalla svalutazione. Tutto qui'" La guardo di nuovo ed il mio interesse per lei e' praticamente raddoppiato. Non e' solo bella ma ha anche altre doti. Parla correttamente senza inflessioni dialettali e sembra decisamente intelligente. Vorrei quasi buttarmi ma mi rendo conto che potrei correre il rischio di essere ridicolizzato. Improvvisamente, mi sento un sacco di difetti e mi rendo conto che una donna del genere non e' per me. Non mi sento affatto alla sua altezza e non parlo solo della sua statura. Questa ragazza e' adatta per un manager, per un attore, forse per uno di quegli idioti tronisti dal fisico palestrato e non certo per un bancario che fatica a tirare a fine mese. Piacente, con una certa fortuna con le donne non sempre sfruttata adeguatamente, ma sempre e solo un semplice bancario. Inutile illudersi e preferisco essere professionale. Le propongo infatti alcuni investimenti, scelti ad arte tra quelli piu' vantaggiosi ma si e' fatto l'orario di chiusura della banca. Accidenti, per una volta che avrei voluto lavorare fino a notte fonda. Ma i clienti che sono all'interno della banca non vengono certo cacciati via e continuo ad esporre altri piani finanziari fin quando lei mi interrompe " Si sta facendo tardi e non vorrei farle perdere del tempo. Sara' meglio che io venga un'altra volta" " Come crede, signorina Ferri. Quando vuole, sono a sua disposizione" " Grazie" mi dice alzandosi e porgendomi la mano "Ci rivedremo senz'altro" La guardo uscire dal mio ufficio. Dio che bella. E beato chi se la porta a letto. Devo pero' tornare alla realta' e pensare a terminare il lavoro. Prima di uscire e tornarmene a casa, ho almeno un'altra ora che impiego, insieme ai miei colleghi, nel fare i resoconti della giornata. Finalmente, sono le 17.30 quando esco dalla banca. Un caffe' con Edoardo, il collega col quale vado piu' d'accordo e che mi strappa la promessa di sfidarlo a tennis sabato mattina al suo circolo e finalmente mi dirigo verso il parcheggio degli scooter. Ma, mentre sto aspettando che il semaforo mi dia il via per attraversare la strada in quel frenetico momento di caos e traffico cittadino, mi sento affiancare da una figura. Ne percepisco subito l'odore. E' lo stesso che aveva impregnato il mio ufficio durante la sua permanenza. Mi volto e c'e' lei, Elena Ferri " Signor Ricciardi, ci si rincontra" " Quando si dice il destino" le dico cercando di rimanere calmo di fronte a quella statuaria bellezza " Gia' e' proprio il destino. Lei ci crede? Al destino, intendo" mi chiede maliziosamente. Adesso indossa gli occhiali che le danno anche un tocco di sensualita' in piu', come se non bastasse tutto il resto " Assolutamente si" le rispondo mentre il semaforo si e' fatto verde ma non ci penso per niente ad attraversare la strada " Oh, anch'io. E il mio oroscopo me lo diceva" " Cosa? Di credere al destino?" " Che avrei incontrato una persona" Rimango di sasso. Quella bellissima creatura mi sta per caso facendo credere che e' interessata a me? Non riesco ad aprire bocca per alcuni secondi. Sono costretto a respirare nervosamente visto che questa donna mi sta facendo perdere il mio self-control " Potrei essere io la persona dell'oroscopo?" le chiedo infine un po' stupidamente. Lei mi guarda e mi sorride " E chi lo sa? Non mi ha detto mica nome e cognome. Pero' io credo nell'oroscopo e devo sincerarmi se questo doppio incontro sia effettivamente foriero di sviluppi. Non crede?" " Come potrei dire di no ad una donna della sua bellezza? Credo che lei abbia quasi il diritto di sincerarsi di una cosa del genere" " Bene! E allora che ne direbbe se io le offrissi qualcosa da bere?" Mi sento quasi come se stessi toccando il paradiso. Oggi e' la mia giornata fortunata. " Non sia mai. Sarei felice di offrirle io qualcosa" Mi guarda sorridendo. Ci siamo intanto leggermente spostati per dare modo ai pedoni di attendere il semaforo senza che siamo loro d'intralcio e stiamo conversando a pochi metri da quel punto. Elena Ferri continua a convogliare gli sguardi della maggior parte degli uomini che passano. E' una straordinaria sensazione quella di stare di fronte ad una donna del genere ma, nello stesso tempo, la sua altezza e la sua avvenenza mi incutono un po' di insicurezza e soggezione, quasi del timore reverenziale nei suoi confronti " Io veramente non intendevo al bar ma a casa mia. Che ne dici?" Che ne dico? Che sarei il piu' grosso idiota che ha mai calcato la terra se rifiutassi un'offerta del genere. Accetto immediatamente e lei mi invita a seguirla fino ad arrivare ad una macchina di grossa cilindrata. La signorina Elena Ferri non e' soltanto bella ma sembra avere anche grosse disponibilita' economiche, a quanto pare. Siedo accanto a lei e continuiamo a conversare. Siamo passati al e questo agevola i nostri discorsi anche se lei rimane molto vaga sulla sua vita passata a parte qualche accenno sulla sua laurea e relativo Master in Green Management. Dopo qualche minuto pero', la vedo accostare sulla destra e fermarsi. La guardo incuriosito " Ci hai ripensato?" le domando. Lei sorride ed e' un sorriso semplicemente meraviglioso " No, pero' vorrei mettere un pizzico di sale a questo nostro incontro. Sei disposto a giocare?" " Cosa intendi per gioco?" chiedo meravigliato " Sai, una volta ho fatto amicizia con un uomo che poi si e' rivelato uno stalker e da quel momento evito di dire dove abito ai miei nuovi conoscenti" " Come vorresti provvedere a questa situazione visto che mi hai invitato a casa tua? Vogliamo fare a casa mia?" le domando " No. Potremmo provvedere con una benda" " Ma dai, dici sul serio?" Sono sconcertato " Serissima" " Non ti fidi di me? Posso assicurarti che non sono uno stalker" " Ma certo che mi fido di te. Questa mia mania e' cominciata per un motivo serio ma l'ho sempre proseguita per gioco, per dare ai miei incontri un qualcosa di misterioso. Ovviamente, se quest'incontro dovesse avere un seguito, saro' ben felice di darti il mio indirizzo. Pero' se non vuoi, pazienza, vorra' dire che non sei tu l'incontro di cui parlava il mio oroscopo" La guardo e me la mangio con gli occhi. Quando mai mi ricapitera' un'occasione del genere? E poi, cosa ho da temere? Non sono certo un uomo ricco da rapire per chiedere un riscatto ed in tasca avro' al massimo una cinquantina di euro. Si, il gioco vale la candela. Al massimo mi portera' in un posto dove ha un complice che mi togliera' quei pochi euro e forse mi dara' una botta in testa ma non posso lasciarmi sfuggire una donna del genere. Sempre ammesso che ci stia " E va bene, vada per la benda. Non mi dire che te la porti appresso?" La vedo sorridere e poi mettere le mani all'interno della sua borsa per trarne poi una pashmina con delle fantasie sul verde. Me la mette prima intorno al collo e poi la alza all'altezza degli occhi. Stringe quel tanto da impedirmi di vedere e poi mi tocca i capelli in un gesto scherzoso " Bravo! Sei un uomo che sa stare al gioco e a me piacciono gli uomini che si mettono in gioco. Ora riposati perche' abito piuttosto lontano e ci vorra' un bel po' prima di arrivare" Mi sdraio sul sedile. Forse sto per avere l'avventura piu' emozionante della mia vita o forse sto per avere una di quelle brutte esperienze che in seguito mi vergognero' di raccontare a parenti e amici che mi prenderanno in giro a vita. Me l'immagino le loro frasi. "Ma ti pare che una donna di quel livello cercava semplicemente la tua compagnia?" Mi sto convincendo sempre piu' che ho fatto una cazzata gigantesca perche' mi sembra assolutamente impossibile che uno come me possa attirare l'attenzione di una giovane donna come la bella Elena ma la vita e' anche rischio ed io non ho mai rischiato in vita mia. Tranne quella volta, quel maledetto giorno di dodici anni fa' quando ho fatto quella cosa ignobile andando ad un passo dalla galera che mi avrebbe rovinato la vita. E come ogni volta che penso a quella ragazza dal nome strano, sento una dolorosa fitta al cuore che mi fa star male. Ma so andare avanti. L'ho sempre fatto anche se so anche che non saro' mai felice. Pero', un'avventura con una donna simile puo' almeno alleviare questa mia infelicita' carica di rimorsi, in attesa che prenda la decisione che, prima o poi, dovro' assolutamente prendere. In barba alla mia vigliaccheria. Fine secondo episodio Per dialogare su questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it