L'ultima sfida By Dwagia 2003 E mail: giasla@libero.it La storia che vi racconterą² ha dell'inverosimile, ma č realmente accaduta. Si č svolta in una delle pią¹ belle palestre della mia cittą , dove, da molti anni, lavoro come uomo delle pulizie. Questa palestra č una vera fucina di body-builders, soprattutto, di sesso femminile. Ovviamente svolgo parte del mio lavoro in orari in cui la palestra č quasi vuota, e questo mi consente di assistere ad allenamenti per pochi intimi, specie in tarda serata. Inoltre, poiché sono poco pią¹ di un nano, le body-builders pią¹ esperte, che si allenano per lo pią¹ di mattina o a fine serata, e che ormai mi conoscono, non mi hanno mai considerato un "pericolo", e cosą¬ ho libero accesso non solo agli spogliatoi maschili, dove posso ammirare veri e propri colossi (ai quali, spesso, arrivo all'altezza dell'ombelico), ma anche e soprattutto, anche agli spogliatoi femminili, dove posso osservare possenti e muscolose amazzoni (molto pią¹ grandi e forti di me). Ma veniamo alla storia che volevo raccontarvi. Vanessa č la bellissima e facoltosa padrona della palestra. E' stata, un tempo, un'ottima body-builder. Fino a pochi anni fa non era facile trovare un'atleta, nella nostra regione, che potesse sovrastarla fisicamente. Oggi ha la non tenera etą di 47 anni, ma possiede ancora un fisico scolpito da fare invidia ad un'atleta ventenne, perché si allena con grande cura ed assiduitą . E' alta 1,75 mt e pesa 80 kg di muscoli femminilmente scolpiti. Capelli neri, occhi azzurri, bicipiti da 40 cm in flessione, quarta misura di un seno che sfida la forza di gravitą , 68 cm di vitino sottile dagli addominali ben cesellati, culetto disegnato col compasso, gambe lunghe e perfettamente tornite. E' una persona molto vanitosa ed egocentrica, e dunque anche molto curata. Spende moltissimo in creme, tisane, ormoni ed altro, e comunque puą² permetterselo visto che, oltre a possedere altri due fitness centers molto bene avviati, una casa editoriale e qualche altra compartecipazione in societą legate al mondo del B-B, ha una ricca rendita lasciatagli dai genitori. Sempre supersexy nei suoi abiti che lasciano sapientemente scoperto il suo corpo magnifico. Scarpe eleganti, mai con tacchi inferiori ai 10 cm, che la elevano alla rispettabile quota di un metro e ottantacinque, cioč una spanna al di sopra di molte donne e molti cm al di sopra di molti uomini. E' una vera maestra nel portamento e nelle pose: sa calcolare con sapiente malizia ogni passo ed ogni movimento dell'anca; ed anche quando sta ferma, all'impiedi, sa come fare risaltare al meglio ogni caratteristica del suo corpo d'amazzone; d'altra parte, quando era una B-B agonista era quasi insuperabile nel pose-down. La parte che cura di pią¹ sono le mani ed i piedi, specialmente le unghia, sempre perfettamente dipinte. E' anche molto capricciosa e prepotente. Io ne so qualcosa, come quando mi ordina di pulire la sua ricchissima collezione di scarpe, per un puro capriccio e perché sa che la cosa mi provoca non pochi pruriti. E'abituata ad essere sempre al centro dell'attenzione e non sopporta che un'altra donna possa metterla minimamente in ombra. E' abituata ad essere sempre ammirata da una schiera di maschietti ansimanti, e ad essere servita da un nugolo d'assistenti e segretarie riverenti. Ma torniamo alla storia che volevo raccontarvi , che riguarda proprio Vanessa. Era una giornata molto calda e la bella padrona si trovava nel proprio ufficio in palestra, situato in alto, dai cui vetri la valchiria ha il "controllo" della situazione, nel senso che puą² vedere molto bene cosa succede in diversi locali del fitness center: l'ingresso, la segreteria, la sala attrezzi. Quella mattina nello sporting club c'era poca gente: qualche ragazzo, neanche un granché; qualche signora, di cui alcune anziane, altre di mezza etą ed un paio di ragazze niente male come fisico. Vanessa, indisturbata, osservava dai vetri dell'ufficio una tipa che non si era mai vista prima, sulla quarantina, molto bella, lineamenti da orientale, bionda, spalle ampie, dorsali e gambe molto sviluppate, molto alta. Era vestita con una canottierina che lasciava scoperto l'ombelico mettendo in mostra addominali a guscio di tartaruga, forti deltoidi ed una prorompente quarta misura di seno. Ma cią² che colpiva di pią¹ di quella splendida creatura erano le gambe, lunghe e tonicamente muscolose, maliziosamente inguainate da aderentissimi pantacollants corti fino a poco sotto al ginocchio e peraltro semitrasparenti, cosą¬ da lasciare intravedere un minuscolo perizoma nero. Le gambe di quella tipa, pur non essendo affatto massicce, esprimevano una straordinaria potenza muscolare. Anche io mi sentivo attratto da quell'amazzone e non esitai ad avvicinarmi per ammirarla meglio -ovviamente senza farmi notare- mentre, in sala pesi, si accingeva a fare alcune ripetizioni di bicipiti stando all'impiedi, davanti allo specchio, con le gambe poco divaricate. Notai che sollevava senza alcuna fatica 40 kg, ma fui soprattutto colpito dalla sua altezza. Infatti i miei occhi guardavano dritto poco al di sopra dei suoi capezzoli, e visto che il sottoscritto č alto (o meglio: basso) circa uno e cinquanta, stimai che quella valchiria doveva essere alta almeno un metro ed ottanta. Era certamente una donna che non poteva passare inosservata: ed infatti un po' tutti i presenti la osservavano con malcelata curiositą . Ma soprattutto notai che Vanessa non le staccava gli occhi di dosso. Conoscevo bene quegli sguardi della padrona. Non era certamente la prima volta che Vanessa "puntava" qualche bella figa che si allenava in palestra. Infatti Vanessa era una bisex molto sensibile al fascino delle donne forti e muscolose. Ed anche se allora aveva un compagno che era un uomo veramente bello ed affascinante, un gigante muscoloso della sua stessa etą , i due avevano un rapporto abbastanza libero. Entrambi, pur non senza qualche scenata di gelosia, non disdegnavano affatto di confessarsi vicendevolmente di avere o di avere avuto qualche appassionante ma fugace avventura con gente dello stesso o dell'opposto sesso. La tipa puntata da Vanessa si chiamava Sandra e, come seppi appresso, aveva 40 anni. Separata, aveva avuto due gravidanze che non sembravano avere minimamente influito sul suo fisico. Era una karateka. Anche se da alcuni anni aveva smesso con l'agonismo, continuava ad allenarsi di tanto in tanto, ma preferiva dedicare pią¹ tempo al fitness. Il fatto che fosse una karateka spiegava molto del suo aspetto esteriore. Infatti il karate sviluppa un corpo asciutto ma molto esplosivo, ed in particolare le gambe ed il sedere raggiungono una tonicitą che molti altri sport non consentono. Il durissimo allenamento a cui i karateka si sottopongono lascia un'impronta indelebile sul corpo e sui muscoli, oltre che sulla mente. Ed in effetti, intuivo che forse era anche dalla mente di Sandra che scaturiva quella straordinaria impressione di forza e di sicurezza. Quello stesso giorno, la karateka si recą² direttamente nell'ufficio di Vanessa chiedendole di farle ispezionare i locali. Durante il giro Sandra si mostrą² fredda e distaccata e cią² irritą² non poco la padrona. D'altra parte, il severo tailleur nero con gonna con spacco inguinale e le classiche scarpe di pelle nera, lucide, chiuse, con tacco a spillo da 10 cm, conferivano a Vanessa un'aria piuttosto altera che non invitava certamente alla conversazione. Infine Sandra si andą² a chiudere dentro la sauna. La presenza della karateka in sauna fu un richiamo irresistibile per Vanessa che, appena dieci minuti dopo, era anch'essa in sauna, cosą¬ da potere ammirare ancora meglio la freschezza del corpo di Sandra, gli addominali ben definiti a guscio di tartaruga, le gambe lunghe e muscolose, il culetto alto e tornito, i dorsali ampi e possenti, il seno tosto coi capezzoli all'insą¹. Dentro la sauna Sandra irritą² non poco Vanessa, alla quale non rivolse neanche uno sguardo. Era un comportamento al quale la padrona non era affatto abituata. Cosą¬, quando Vanessa uscą¬ dalla sauna era molto nervosa, ed io che la conoscevo abbastanza bene intuivo perché. C'era un miscuglio di emozioni che la confondevano. Era irresistibilmente attratta da quella splendida amazzone, ma ne aveva paura: sia perchč sapeva che adesso in palestra c'era una donna bella almeno quanto lei, con la quale si sentiva in fortissima competizione; sia perché sapeva che sarebbe stato facilissimo ma pericolosissimo innamorarsi di lei, diventando vulnerabilissima e dunque dominabile da quella splendida amazzone. Cosą¬ capivo che Vanessa voleva misurarsi con lei per ribadire la propria superioritą sia di fronte alla palestra che di fronte a sé stessa. Altrimenti quella donna poteva farla soffrire moltissimo. Era molto irrequieta, la mia padrona. Due giorni dopo Vanessa ebbe l'occasione di conoscere meglio la bella Sandra. La padrona era appena arrivata in ufficio. Non aveva posta da firmare o da visionare ed allora scese gią¹ alla reception a vedere quali soci erano al club e si accorse che c'era il tesserino di Sandra: cią² voleva dire che Sandra era in palestra. Allora Vanessa chiese ad una delle 2 ragazze alla reception dove fosse Sandra; le due tipe le risposero che era al solarium. Vanessa non se lo fece ripetere due volte: torną² nel suo ufficio, entrą² nello spogliatoio e indossą² un costume sgambatissimo rosso, alto fino ai fianchi, con reggiseno costitutito da due triangolini minimi tenuti insieme da laccetti altrettanto minimi; scelse un paio di sandali trasparenti con un classico tacco a spillo da 10 cm. Mise un mini- accappatoio che lasciava scoperte le gambe, ben aperto sul petto e sull'addome, ed andą². Prese il percorso per arrivare al solarium, ma appena si avviciną² al gazebo del bar vide la bella Sandra. Stava prendendo una bottiglia d'acqua ed indossava un due pezzi nero normalissimo; i capelli biondi erano raccolti a coda ed intorno alla fronte portava un nastrino nero. Alla sua destra si trovavano due nanerottole da un metro e cinquanta, Nina e Giovanna, sui trentacinque anni, che sorseggiavano e chiacchieravano per i fatti propri, due classiche casalinghe sfatte e smunte che erano lą¬ per fare un po' di aerobica. Ma sembravano ancora pią¹ miserabili accanto alla bellezza di Sandra ed indossavano ancora pią¹ miserabili bikini comprati al supermercato che mettevano ancora pią¹ in evidenza i minuscoli e difettosi corpicini. Ovviamente, anche la padrona si avviciną² al bar a prendere una bottiglietta d'acqua. Avrebbe voluto mettersi accanto a Sandra ma alla sinistra della karateka c'era una grande pianta ed alla destra c'erano le due nanerottole. Cosą¬ dovette, suo malgrado, mettersi alla destra delle due donnine, che la separavano dall'amazzonica Sandra. In giornate "normali" la padrona avrebbe provato immenso piacere nel mettersi accanto a donne che con lei non potevano minimamente competere, cosą¬ da esaltare la sua vanitą , proprio come quelle due minuscole ed insignificanti casalinghe. Ma quel giorno avrebbe preferito di gran lunga spostarle a calci pur di avvicinarsi il pią¹ possibile a Sandra. E comunque, siccome cią² non era possibile, non esitą² un attimo a mettersi a lato delle due nanette, le quali, istintivamente, si voltarono verso Vanessa, squadrandola dal basso in alto, con un misto di ammirazione, rispetto e timore. La testa di Nina e Giovanna si trovava ad un livello ben inferiore a quello delle ascelle di Vanessa, che le sovrastava dall'alto della sua statura e dei tacchi a spillo, con i quali si elevava a quota uno e ottantacinque. Impietoso era il confronto dei corpi: da una parte, un paio di gambe e di cosce possenti, dall'altra le esili gambette delle casalinghe; da una parte un seno alto ed imponente; dall'altro due paia di tettine seconda misura scarsa e per giunta sfatte; da un lato un addome piatto come una tavola, dall'altro due pancette flosce e cellulitiche. Per non parlare del muscoloso torace e dei possenti bicipiti di Vanessa, che erano letteralmente il doppio delle rispettive parti di Nina e Giovanna. Per non parlare di tutto il resto: costume, sandali, unghia, piedi, viso, che aumentavano ancora di pią¹ la differenza che c'era tra una donna curatissima, sexy, di alta classe e di indiscutibile fascino a due piccole pezzenti. Da parte sua, Vanessa, dimenticandosi per un attimo di Sandra, ed esaltandosi nell'impietoso confronto con le due bruttarelle, le sfiorą² appena con uno sguardo che esprimeva una pizzico di disprezzo, ironia e distacco, esattamente come la creatura superiore guarda la creatura inferiore. Da sempre si eccitava nel guardare dall'alto verso il basso, nel ridicolizzare le piccolette del suo stesso sesso e nel farsi guardare con ammirazione, rispetto, e vista la mole, inevitabile timore, da donne inferiori a lei. Quel confronto fatto di sguardi e di muscoli durą² alcuni interminabili secondi, appena il tempo, per Nina e Giovanna, di allontanarsi silenziosamente, un po' come farebbero due ladruncole che sono state scoperte mentre stanno rubacchiando. Non c'era stato bisogno di prenderle a calci per farle smammare, lo sguardo ed il corpo della valchiria erano stati pią¹ che convincenti. Cosą¬, subito dopo che le due tipe si erano allontanate, con grande sorpresa di Vanessa, Sandra si girą² e la salutą² con un con un sorriso affabile. Finalmente iniziarono a conversare fino a che Sandra non invitą² Vanessa a prendere il sole sul lettino vicino al suo. Ovviamente Vanessa accettą². La karateka si tolse il pareo e si č sdraią² mettendo in mostra il suo sedere marmoreo, e allora la padrona si sentą¬ quasi affrontata, cosą¬ da mettersi in piedi davanti a lei. Con studiata indifferenza inspirą² profondamente per gonfiare il suo torace da gigantessa ed, un attimo dopo, si grattą² leggermente la nuca sollevando il braccio destro in alto e piegandolo un pą² indietro cosą¬ da evidenziare l'ascella perfettamente rasata, i dorsali possenti ed i fortissimi bicipiti. Era una mossa che molte altre volte Vanessa aveva usato per impressionare qualche persona di cui voleva attrarre l'attenzione. Era abituata a suscitare espressioni di stupore o di ammirazione, ma l'effetto provocato fu la totale indifferenza ! O comunque, Sandra fu molto brava a non lasciare trasparire alcuna emozione. D'altra parte l'autocontrollo č proprio uno dei punti di forza di un karateka. L'amazzone, infatti, si č abbassą² gli occhiali sul naso per dare una squadrata a Vanessa, con tremenda sufficienza, senza battere ciglio. Dentro di sé, Vanessa friggeva dalla rabbia. Uno a zero per Sandra. Allora la padrona si sdraią² di fianco alla karateka e le due iniziarono a conversare su varie cose. A questo punto Vanessa tentą² il secondo affondo. La sua seconda arma, visto che i muscoli non avevano funzionato, era il seno. Aveva una rotonda, soda e strasexy quarta misura completamente naturale, frutto sia della natura che di studiati allenamenti ai pettorali. Per una donna di quarantasette anni che non si era rivolta al chirurgo plastico, Vanessa sapeva di non avere rivali. Cosą¬, si sfilą² il reggiseno e rimase in topless. E Sandra: "Ti sei operata?". Fu una specie di calcio nello stomaco per Vanessa, che con una punta di malcelata rabbia rispose con un secco: "No". Due a zero per Sandra. A questo punto, visto che muscoli e tette non funzionavano, Vanessa tentą² l'arma del massaggio. Era un'arte che conosceva molto bene, dotata, com'era di un'esperienza ed una sensualitą da vera professionista. Allora, mentre le due conversavano, la padrona chiese di spalmare alla karateka la crema dietro la schiena. Sandra non se lo fece ripetere e Vanessa inizią² a percorrere in lungo e in largo la sua schiena, le natiche e le gambe, sino alla pianta dei piedi. Ma anziché suscitare qualsiasi visibile emozione nell'oggetto di tanto massaggio, si eccitą² ancora di pią¹ nel constatare che Sandra aveva un corpo veramente tosto e sodo. Inoltre, era molto curata nella mani e nei piedi, e Vanessa notą² che portava uno smalto nero che risaltava molto con il costume e la pelle non troppo abbronzata. Vanessa voleva eccitare Sandra, ma in realtą il massaggio sortą¬ l'effetto opposto, visto che Sandra stava eccitando a livelli quasi incontenibili l'altra amazzone. A questo punto arrivą² il tre a zero per Sandra. Infatti, Vanessa si sdraią² a schiena in są¹ e chiese a Sandra di fare altrettanto, cioč di spalmarle la crema. E sapete quale fu la riposta di Vanessa ? "Scusami ma non posso, non sopporto sentirmi la mani unte". Capito che roba? Vanessa ci restą² di sasso, l'avrebbe voluta strozzare. Le aveva inferto un 1 - 2 - 3 che non si aspettava. Era proprio tosta la tipa. Quando Sandra se ne andą², Vanessa non potč fare a meno di notare, cosa a cui non aveva fatto caso prima, che la karateka, senza tacchi, era decisamente pią¹ alta di lei, e che portava dei sandali in legno dal tacco altissimo, con la zeppa, che la rendevano decisamente gigantesca ed elegantissima; mentre si allontanava per scendere verso gli spogliatoi, Vanessa ammirava, eccitata, le sue gambe lunghe e muscolose muoversi come due pistoni. Poi, dopo che rimase sola, Vanessa ebbe modo di riflettere sulla strana voglia, sulla strana sensazione che ormai l'aveva completamente pervasa. E pensava: "non posso non pensare a quella stronza di Sandra, alle sue parole ... mi sta facendo venire in mente certe fantasie ... oggi dopo quelle tre frasi del cavolo l'avrei portata gią¹ in palestra e mi sarei misurata con lei davanti a tutti i presenti, avrei messo a confronto i nostri fisici con voto della platea ... altro che seno rifatto, anche se il suo č tostissimo, lo devo ammettere, come tutto il suo fisico. Non credo che abbia tendenze particolari, oppure se le ha vuole essere lei a condurre il gioco". Ma la cosa che le aveva dato pią¹ fastidio e che, al tempo stessa l'aveva eccitata di pią¹, era l'apparente indifferenza con cui l'aveva trattata: " non riesco a togliermela dalla mente neppure fossi un uomo ... non si č minimamente scomposta davanti al mio corpo, neppure un complimento, anzi qualche insinuazione ... ". L'indomani Sandra era di nuovo in palestra ad allenarsi ed a prendere il sole. Di nuovo col nastrino nero intorno alla fronte, i suoi capelli biondi lunghi e mossi, il bikini nero molto semplice ed i sandali di legno da 15 cm di tacco che ne facevano una vera gigantessa. Vanessa ebbe modo di riflettere un po', di confrontare mentalmente il proprio fisico con quello di Sandra. Ed in effetti, oltre ad una differenza, senza tacchi, di circa 10 cm di altezza, Vanessa sapeva di essere complessivamente pią¹ massiccia e possente. Sandra era, invece pią¹ agile e longilinea. In quanto a bicipiti, massa e definizione muscolare, Vanessa sapeva di essere superiore, seppure con importanti eccezioni: Sandra aveva addominali mostruosamente ben fatti, spalle molto larghe e dorsalimagnificamente evidenziati. Inoltre aveva gambe molto pią¹ lunghe di quelle di Vanessa; erano ben diverse dalle sue, che sono massicce. Ma ritorniamo a quel giorno. Questa volta, in palestra c'erano molte persone, e la padrona ebbe modo di vedere ancora meglio l'effetto che la presenza di quella splendida amazzone poteva avere sulla gente della palestra. A cominciare da Marta, una delle segretarie, che, provocata da Vanessa, si lascią² andare ad alcuni apprezzamenti suSandra. E cosą¬ Vanessa ebbe l'ardire di porle la fatidica domanda: "Ma la pią¹ bella quą¬ non sono io?", la segretaria, senza scomporsi troppo, rispose che "Vanessa, tu sei sono molto bella, ma per me Sandra č bellissima". La padrona era nera di rabbia, avrebbe buttato la segretaria dalla finestra. Ma quello era soltanto l'inizio di una giornata veramente pessima per la povera Vanessa. Infatti, il secondo calcio allo stomaco la padrona lo ricevette quando, mentre parlava con un socio, fu letteralmente scaricata dallo stesso per correre dietro alla rivale. Il terzo glie lo diede Arturo, il suo uomo. Era venuto a fare visita alla padrona, che non potč fare a meno di farle notare Sandra e di chiedergli cosa ne pensasse. La sua risposta le fece ribollire il sangue dentro: "dall'aspetto mi sembra una dura, ha i lineamenti del viso forti, č molto ma molto bella ... beh se la vuoi sapere tutta č un gran pezzo di......anche tu lo sei, ma lei........non penso che qui abbia rivali". Il quarto colpo basso glie lo diede direttamente Sandra. Infatti Vanessa si recą² al solarium, per cercare di attaccare discorso con la karateka, che ivi si trovava distesa sul lettino, questa volta con un customino succintissimo. Vanessa si avviciną² a pochi centimetri dal lettino di Sandra, che pareva sonnecchiare dietro un paio di occhiali dalle larghe lenti arancione, la salutą², e Sandra, per tutta riposta, senza dire una parola né tanto meno senza scomporsi minimamente da quella comoda posizione, con un distacco che sapeva quasi di disprezzo, le offrą¬ la mano per il dorso, come per invitarla a baciargliela. Vanessa ebbe un sussulto interiore. Da un lato la voglia di baciargliela, dall'altro da mandarla a quel paese. Soprattutto quest'ultimo evento diede modo a Vanessa di riflettere sull'impenetrabile Sandra. Stava iniziando a mettere insieme alcuni elementi che ne delineavano un minimo di profilo. Di certo Sandra era una tipa molto sicura di sé e doveva essere una a cui piaceva dominare persone e situazioni. Altrimenti non si spiegava come mai una donna gią alta circa uno ed ottantacinque, gią molto imponente, gią molto appariscente, si permetteva di andare in giro su sandali da quindici centimetri. Quasi sempre le donne molto alte fanno di tutto per sembrare pią¹ minute e si fanno un complesso della propria altezza, perché l'altezza eccessiva potrebbe farle sembrare meno rassomiglianti al classico stereotipo della femmina piccola e minuta, sovrastata e dominata dal maschio. Evidentemente, Sandra apparteneva a quel ristretto numero di donne a cui, invece, piace sovrastare e dominare. E non soltanto la karateka non si faceva un complesso della propria altezza, ma, al contrario, la utilizzava esaltandola per essere ancora di pią¹ guardata, ammirata, desiderata. In fondo, Sandra era molto simile a Vanessa. E forse proprio per questo Vanessa si sentiva in competizione con lei. Qualche sera dopo tutti i clienti della palestra furono invitati ad una festa in un noto locale della zona. Sandra fece sapere che non sarebbe mancata. Vanessa era molto eccitata e tormentata all'idea. Era eccitata perché avrebbe visto Sandra in un contesto diverso da quello della palestra, ma spaventata perché sapeva che il suo uomo aveva puntato gli occhi su Sandra e, d'altra parte, Arturo non era certamente uno che passava inosservato, uno splendido culturista di uno e novantacinque per oltre centoquaranta kg, con in pią¹ il fascino, l'esperienza ed il savoir faire di un benestante e colto uomo di mezza etą . Vanessa meditą² meditą² tutto il giorno su come prepararsi per quella serata. Alla fine, decise di raccogliere i capelli indietro, molto aderenti, con la gelatina, di indossare un vestito bianco lungo, scollato dietro praticamente poco pią¹ su dell'attaccatura delle natiche, spacco quasi fino all'inguine sul lato destro; davanti, il vestito, all'altezza del bacino, era aperto. Montava su un bel paio di sandali bianchi con tacco molto ma molto alto, circa dodici cm, e lacci aggrovigliati attorno ai polpacci, fino a poco sotto il ginocchio. Niente male. Ma quando, verso mezzanotte, Sandra fece l'ingesso nel locale, lascią² molti uomini a bocca aperta, mettendo in ombra la pur bella Vanessa. Gonna corta stretta con spacchetto dietro, nera, un reggiseno dorato a mą² di "top" e uno spolverino trasparente leggero nero. Sandali neri, con tacco da dieci cm. Capelli sciolti con effetto bagnato. L'uomo di Vanessa, ovviamente, non mancą² l'occasione per fare una corte letteralmente sfacciata alla bella Sandra. Battute, battutine, aperitivi e sguardi molto maliziosi ed accattivanti ... Arturo era un vero maestro di seduzione e per di pią¹ in quell'occasione fu veramente sfacciato, quasi al limite dell'umiliazione per Vanessa. Comunque, Sandra, pur accettando la corte del culturista, riuscą¬ a mantenere le distanze. Il colmo fu raggiunto quando, a fine serata, Arturo propose a Vanessa di accompagnarla a casa. Per fortuna di Vanessa, Sandra decliną² l'invito e torno a casa da sola. Poco dopo, davanti a molti amici e conoscenti, Vanessa fece una tremenda scenata di gelosia: ne aveva tutto il diritto. Quella notte la padrona non riuscą¬ a chiudere occhio. Doveva assolutamente fare qualcosa, non poteva permettere a Sandra di continuare a prendere campo. E alla fine decise: l'avrebbe umiliata sul terreno a lei pią¹ congeniale. Il giorno successivo, Vanessa invitą² Sandra a fare un bel bagno nella piscina del fitness center, alle tredici, quando cioč la piscina č chiusa. E cosą¬ le due stangone si ritrovarono al bar. Sandra indossava un elegante bikini rosso scuro sgambatissimo ed i soliti sandali di legno con tacco da quindici centimetri. Vanessa non era da meno, ed indossava un costume di pelle nera con piccole borchie, i capelli raccolti sotto una cuffia, un paio si sandali neri da dieci centimetri di tacco. Sia perché naturalmente pią¹ alta, sia per i tacchi pią¹ alti, Sandra sovrastava la pią¹ massiccia Vanessa di circa quindici centimetri, e cią² creava non poco imbarazzo alla padrona, che era costretta a guardare dall'alto verso il basso la karateka, una faccenda alla quale non era abituata. Vanessa bevve un succo di frutta, Sandra un'acqua tonica. Poi Vanessa disse a Sandra: -"Sai, prima di andare a fare il bagno mi piacerebbe se potessimo riscaldarci un po' in sala pesi"- -"Mi pare una buona idea"- Sandra non se lo fece ripetere due volte. Cosą¬ le due iniziarono, sfilati i sandali, con un po' di stretching. Per la veritą , l'inizio non fu molto favorevole a Vanessa, perchč la karateka si dimostrą² subito molto pią¹ sciolta e flessibile. Apriva le gambe con una facilitą da fare invidia ad una ballerina; si capiva che aveva una grande capacitą di controllare le posizioni del proprio corpo e della parti del proprio corpo nello spazio. Quindi le due amazzoni passarono agli addominali. -"Facciamo una serie da 100 alla panca?"- chiese la culturista. -"Ma certamente, per iniziare ... "- rispose Sandra disinvoltamente. Dopo i primi cento addominali, Sandra tentą² di mettere in opera il suo piano. Infatti voleva sfiancare Vanessa con numerose serie di esercizi sempre pią¹ pesanti, alla fine dei quali, pensava, la karateka avrebbe dovuto ammettere la propria inferioritą fisica. Non soltanto: dopo averla sfiancata, avrebbe potuto anche umiliarla verbalmente e, se il caso, anche affrontarla fisicamente. Quindi chiese alla compagna d'allenamento di fare un'altra serie da 100. Ella, ovviamente, accettą². Di nuovo Vanessa, propose una terza serie, e cosą¬ andarono avanti. Arrivate a 500 addominali, Vanessa iniziava a stancarsi, ma non vedeva il minimo segno di cedimento nella karateka. Ovviamente Vanessa faceva di tutto per non fare vedere che stava iniziandosi a stancare, e quando Sandra propose di arrivare a ottocento addominali, non potč non accettare. Alla fine degli ottocento addominali, Sandra era appena sudaticcia, mentre la povera Vanessa grondava di sudore, e soprattutto, aveva gli addominali molto doloranti. Ma forse, cią² che le faceva pią¹ male era stata la sorprendente resistenza fisica dimostrata dall'avversaria. Vanessa pensą² che forse aveva sbagliato ad iniziare dagli addominali, visto che proprio questa era una delle parti del corpo della karateka che sembrava pią¹ muscolosa, e probabilmente anche pią¹ allenata. A questo punto, Vanessa propose un po' di press leg. Era sicura che lą¬ non avrebbe avuto problemi. Le gambe di Vanessa erano molto pią¹ massicce di quelle della longilinea Sandra. Ma anche al leg press la padrona ebbe un'amara sorpresa. Infatti, dopo le prime quattro serie da dieci ripetizioni con 150 kg era gią abbastanza stanca, e si aspettava che la terribile rivale iniziasse a dare i primi segni di cedimento, ma al contrario, Sandra, propose di passare ad altre quattro serie con 200 kg ! Vanessa, ovviamente, non potč non accettare. Bolliva dalla rabbia e fremeva per la paura, si stava rendendo conto che Sandra era nettamente superiore a lei, anche sul piano della pura forza fisica. Evidentemente, pur non avendo le voluminose masse muscolari di Vanessa, aveva una qualitą muscolare nettamente migliore. Dopo queste ulteriori quattro serie Sandra esclamą², per niente affaticata: -"Bene, Vanessa, ora che ci siamo riscaldate per bene, andiamo in piscina Le gambe di Vanessa erano abbastanza "molli" e quell'ultimo sforzo proprio non ci voleva. Cercava di non fare vedere che respirava affannosamente, ma Sandra non era un a stupida e sapeva di avere stroncato per bene l'avversaria. Anche questa volta, la karateka aveva preso il controllo della situazione: entrambe le donne sapevano benissimo qual'era il rapporto di forze, ma nessuna voleva esplicitarlo. Era come una partita a scacchi in cui il pią¹ forte sta per dare scacco al pią¹ debole ed il pią¹ debole sa di essere in trappola ma non puą² fare nulla per uscirne. Quindi le due amazzoni, sudate quanto basta per rendere la pelle pią¹ liscia e lucida, dunque pią¹ sexy, infilarono nuovamente i sandali, e si avviarono lentamente verso la piscina. Quando arrivarono in piscina si avvicinarono al bordo; erano distanti circa cinquanta centimetri l'una dall'altra. Vanessa dava le spalle alla karateka, si sfilą² i sandali e, sempre dando le spalle a Sandra, si piegą² sulle ginocchia per toccare con le dita l'acqua e verificarne la temperatura con l'indice della mano destra. Sandra, invece, restą² ferma, all'impiedi, sui suoi sandali altissimi. Vanessa non poteva vedere che Sandra mise delicatamente le mani sulla schiena. Cosą¬, Sandra allentą² il nodo del suo bikini. Quindi chiese a Vanessa: -"Scusami cara, credo di avere il laccetto del bikini un po' lento, me lo puoi stringere ?"- Era stata una mossa ben studiata, quella di Sandra, che voleva umiliare in tutti i sensi Vanessa. Infatti quest'ultima, sempre in ginocchio, fu costretta a girarsi e davanti a sé non potč fare a meno di ammirare la straordinaria visione della gigantesca Vanessa, che sui tacchi sfiorava i due metri d'altezza e che da quel punto di vista sembrava ancora pią¹ enorme e pią¹ bella. Per un attimo Vanessa si sentą¬ tremare le gambe. Quindi si alzą², lentamente, quasi strusciando i seni sul corpo scultoreo della karateka, per rendersi conto che all'impiedi, lei senza sandali e Sandra sui sandali, si sentiva quasi una nana. Infatti tra le due donne c'era ora una differenza di ben 25 cm. La testa di Vanessa era ben al di sotto del mento della rivale. Ed ora i suoi occhi guardavano dritto verso il seno di Sandra. Vanessa non si era mai sentita, nella sua vita, cosą¬ piccola, cosą¬ minuta, cosą¬ indifesa. Lei, abituata a dominare ogni donna ed ogni situazione, si sentiva ora in balą¬a della ben pią¹ prestante e scaltra rivale. Poi, quando fu costretta a girare attorno alla statuaria Sandra per cercare il laccetto del bikini che era stato appositamente allentato dalla karateka, dovette ammirare ancora meglio le sue ampie spalle ed i suoi possenti dorsali. Un brivido la percorse quando poggią² le dite sul dorso per stringere il laccetto del bikini. E, proprio, mentre le riallacciava il bikini, Sandra le disse: -"Allora, Vanessa, ti vedo un po' nervosetta, hai forse qualche problema ?"- Aveva un tono calmo, ma fermo. Quindi si girą² verso Vanessa , che ora la guardava ferocemente. A questo punto Vanessa le disse: -"Ma cosa ti sei messa in testa, di venire a fare la padrona nella mia palestra ? Questa č casa mia, io qui sono la regina e tu adesso, te ne devi andare ! E poi, cosa credi, di potere fare la stupida col mio uomo ? Non te lo permetterą² !"- -"Continuo a non capire perché ti stai adirando cosą¬, Vanessa, cosa ho fatto di male ?"- La calma di Sandra fece irritare ancora pią¹ Vanessa: -"Adesso ti faccio vedere io, karateka del cavolo !"- -"Bene, vediamo cosa mi fai vedere !"- Vanessa tentą² uno sgambetto, ma Sandra non si fece prendere di sorpresa, si spostą² fulminea, evitando il contatto fisico con Vanessa. Tuttavia non poté fare a meno di cadere in acqua, anche perché stava su quei trampoli da 15 cm, che, ovviamente, perse nel tuffo in piscina. Allora Vanessa, ringalluzzita per il rapido successo: -"Esci dall'acqua, Miss, o hai paura di fare a botte ?"- Sandra non se lo fece ripetere due volte. Quando uscą¬ dall'acqua, a debita distanza da Vanessa, era un'altra persona. Bellissima, ma il suo sguardo era profondamente cambiato. Gli occhi, che di solito erano molto grandi, si erano trasformati in due fessure impenetrabili dai quali fuoriusciva una luce di vendetta. Respirava cosą¬ rabbiosamente che dalle narici pareva emettere fuoco e fiamme. E non diceva una parola. Invece Vanessa, rideva e la sfotteva a pią¹ non posso. -"Dai, Miss gambe lunghe, fammi vedere cosa mi fai"- disse Vanessa mentre Sandra si avvicinava rapida, felpata e silenziosa. Vanessa non vedeva l'ora di vedere Sandra a terra. Giunta Vanessa a portata delle sue lunghissime gambe, Sandra esplose un micidiale mae-geri destro, un calcio frontale, all'addome di Vanessa, piegandola letteralmente in due, senza fiato. Ed, esattamente un attimo dopo, la testa piegata in avanti di Vanessa incontrą² un rapidissimo gyaku- tsuki sinistro, un terribile pugno diretto che la fece rimbalzare indietro e barcollare. Pią¹ con l'orgoglio che con la forza la povera Vanessa abbozzą² una guardia pugilistica e tentą² una combinazione jab sinistro-diretto destro, ma era lentissima, scoordinata e, soprattutto, fuori distanza, perché le leve della karateka erano molto pią¹ lunghe di quelle della culturista, cosą¬ Sandra la schivą² senza alcun problema. A questo punto Sandra, in perfetta guardia da karateka, inizią² a saltellare attorno a Vanessa. La culturista tentą² di avvicinarsi con un altro jab per serrare la distanza e tentare un corpo a corpo nel quale, pensava, poteva avere la meglio contro la longilinea avversaria, ma fu investita da un deashi-barai, una spazzata sulla gamba d'appoggio, che le fece perdere l'equilibrio, un istante dopo seguita da un fulmineo uraken, un pugno laterale alla tempia, e due micidiali tsuki (pugni) al petto. In realtą , Vanessa aveva una modesta ed ormai antica esperienza di wrestling e non aveva mai combattuto con una karateka. Nel wrestling c'č molta scena, molto spettacolo, nel karate, invece, c'č poca scena e molta sostanza. I colpi del karate non sono portati per fare semplicemente male, o buttare a terra l'avversario, o impressionare il pubblico. Invece sono colpi molto secchi, non sempre spettacolari, ed hanno lo scopo di spezzare le ossa o, in certi casi, di uccidere. I due tsuki di Sandra avevano spezzato le coste di Vanessa, che ora faceva fatica a respirare e stava all'impiedi per miracolo. Sandra lo sapeva. Ed allora non la finą¬ subito, voleva vendicarsi per bene. Le lascią² il tempo di rifiatare e, standole a distanza, la colpą¬ con una micidiale combinazioni di mae-geri, mawashi-geri (calcio laterale), ura- mawashi-geri (calcio laterale al contrario), al volto ed al tronco. Poi la fece rifiatare di nuovo e ricomincią² a picchiarla con la stessa combinazione di calci. Sembrava l'allenamento che si fa al sacco e la culturista era proprio il sacco. Non era in grado di schivare quei colpi micidiali, figuriamoci di abbozzare una reazione. La sequenza si ripeté tre o quattro volte, ed ogni volta la povera Vanessa appariva sempre pią¹ massacrata; stava all'impiedi soltanto perché era un'incassatrice eccezionale ed aveva un orgoglio smisurato. Sandra sembrava giocare come il gatto gioca al topo. A questo punto la karateka, fresca e saltellante, intimą² all'avversaria: -"E allora, Sandra, chi č la pią¹ forte ?"- Ma Vanessa non aveva neanche la forza di rispondere. Tentą², un paio di volte, di dire di no, ma ogni volta fu seguita da una scarica di calci al volto. Alla terza negazione Sandra le spedą¬ uno yoko-geri (un calcio portato col taglio del piede) all'addome, che gettą² definitivamente a terra l'avversaria, inerme. Quindi la ruotą² come un sacco di patate, con la pancia a terra, le mise un piede sulla schiena e le afferrą² le mani, iniziandole a tirare indietro per spezzarle le articolazioni della spalla. "Allora, o mi dici chi č la pią¹ forte, o ti spezzo in due !"- tuoną² Sandra. -"Se.. se.. sei tu"- -"Bene, ora dimmi chi č la pią¹ bella !"- -"Se...se ... sei tu"- -"Bene, ora che abbiamo stabilito chi fra noi due č la regina, ti puoi alzare, ma ricordati, non ci provare mai pią¹, perché la prossima volta ti umilierą² davanti a tutta la gente della palestra !"- esclamą² infine la karateka, mollando la presa della povera Vanessa. Cosą¬ mentre Vanessa riprendeva fiato, inerme, a terra, la vittoriosa Sandra, si sfilą² il costume e si tuffą² in acqua per rinfrescarsi. Vanessa, nel frattempo, si andava riprendendo e ricomponendo. Dopo un buon quarto d'ora, quasi gemendo per le botte prese, si rialzą². A questo punto Sandra, con un tono molto calmo ed affabile le disse: -"Ed ora che hai capito chi comanda tra noi due, vieni pure qui, che ti farą bene ... "- -"Lasciami stare, devo andare a medicarmi ... "- la voce di Vanessa era quella di una persona ormai sottomessa. -"Ma no, dai, vieni pure, non avere paura, non ti farą² alcun male ... "- Cosą¬ Vanessa, un po' acciaccata s'infilo lentamente in acqua, scendendo dalla scaletta, dove fu accolta da Sandra, che la avvolse a sé ... Vanessa inizią² a leccare i favolosi seni della tostissima karateka, mentre Sandra strisciava delicatamente e sapientemente la sua poderosa coscia destra sulle grandi labbra della compagna ... Il resto non ve lo racconto, ma ve lo potete immaginare ... Ringraziamenti. Debbo ringraziare la mia musa ispiratrice, una fantastica amazzone di cui non posso fare il nome, senza la quale questa storia non sarebbe mai venuta fuori. A lei, favolosa valchiria, dea muscolosa e dominatrice, dedico questa storia. By: Copyright by Dwagia 2003 (E mail: giasla@libero.it)