L'ORGOGLIO DI UN MARITO by davidmuscolo davidmuscolo@tiscali.it Ero pronto già da diversi minuti attendendo che mia moglie terminasse di truccarsi davanti allo specchio, ma invece di innervosirmi nell'attesa, come tutti i mariti, ero intento ad osservarla, ad ammirare la sua bellezza. Dio quant'era bella Miriam! Ero orgoglioso della sua bellezza. Alta come una modella, sfiorava il metro e ottanta, un corpo atletico e provocante ed un viso angelico e bellissimo con incastonati due occhi grigi meravigliosi, una bocca carnosa che avrei baciato perennemente ed una cascata di capelli castano chiari che Miriam portava quasi sempre semplicemente con una coda di cavallo, lasciandoli sciolti solo nelle occasioni in cui uscivamo, da soli o con gli amici. Quella sera invece, per il nostro primo anniversario di matrimonio, aveva optato per una pettinata all'insù con due ciocche che le scendevano ai lati del viso, ideale per l'abito che indossava, decisamente più sexi rispetto a come vestiva abitualmente, un abito nero corto ed aderente che arrivava ben sopra il ginocchio mettendo in risalto le sue lunghe gambe da atleta e che la fasciava in maniera sensuale, indossato sopra un paio di decolté con un tacco di una decina di centimetri che contribuiva a slanciarla ancora di più semmai ce ne fosse stato bisogno .Terminò di truccarsi e si voltò sorridente verso di me chiedendomi come stava. Rimmel, rossetto ed orecchini pendenti avevano completato l'opera. La giovane donna che si ergeva di fronte a me, in tutta la sua statuaria bellezza era a mio parere il più bell'essere vivente del pianeta Terra. Ovviamente le mie considerazioni erano dettate soprattutto dall'amore che nutrivo per lei, ma a parte questo, Miriam era decisamente uno splendore. Se avessi dovuto corteggiarla in quel momento non ne avrei avuto certamente il coraggio ritenendola decisamente superiore alle mie possibilità . Ma per mia fortuna la incontrai quando era poco più di una bambina, quando cioè Miriam era in primo liceo, mentre io, due anni più grande, al terzo. Aspettavo insieme ai ragazzi della mia classe che le ragazze del primo terminassero la partita di basket per lasciarci la palestra e tutti noi maschietti non potemmo fare a meno di notare quella bella ragazzina alta quanto e più di noi maschi che stava vincendo la partita praticamente da sola. Scherzavamo tra di noi dicendo che con quella ragazza ci avremmo provato volentieri ed io battei tutti sul tempo. Quando terminò la partita Miriam raccolse la borsa che aveva lasciato sulla panchina. Io mi avvicinai cercando di sfoderare il mio sorriso più smagliante, ma quando ci trovammo a contatto non riuscii più ad articolare una frase di senso compiuto -Sei molto brava- riuscii alla fine a blaterare con tono da idiota -Grazie- mi rispose senza neanche guardarmi in faccia- - Posso sapere come ti chiami?- proseguii in maniera banale. Lei mi guardò stavolta Dall'alto in basso. - Miriam --rispose semplicemente. Poi afferrò il borsone e fece per andarsene- -Aspetta per favore! Di solito sono più brillante- ripresi dopo essermi tolto dalla faccia quell'aria da ebete, e stavolta un lieve sorriso le abbellì ulteriormente il volto-Senti, lo so che mi dirai di no, ma se non te lo dico adesso non avrò più il coraggio di farlo e so che me ne pentirò per tutta la vita- Il sorriso le si allargò mentre il mio cuore sobbalzava dentro il petto . Addirittura per tutta la vita. Non ti pare di esagerare?- Ora però devo andare, scusami- fece Miriam riprendendo il cammino verso le altre ragazze. La raggiunsi di corsa per poi affiancarla - Ti andrebbe di venire al cinema con me un giorno di questi, magari sabato?- le chiesi speranzoso-Credimi, sono simpatico ed affidabile- aggiunsi- Miriam non mi rispose neanche. Continuò a camminare con il borsone in mano ed io che fino a quel momento le stavo camminando a fianco, mi fermai deluso. D'altronde cosa mi aspettavo? Miriam era veramente molto carina e chissà quanti ragazzi aveva che le giravano intorno. Poi però dopo alcuni passi Miriam si fermò e si voltò verso di me -E tu come ti chiami? - domandò infine - Davide - risposi -Ok- -Ok per cosa?- feci sbigottito -Ok per il cinema sabato. Però il film lo scelgo io- Fu un sabato memorabile per me. Oltre che bella Miriam era brillante e simpatica. Dopo il cinema mangiammo una pizza e poco prima delle 22 la riaccompagnai a casa. Per lei che aveva poco più di 14 anni era l'orario fissato dai suoi genitori per il rientro. Ci vediamo domani?- le chiesi speranzoso - Si, volentieri. Ho trascorso proprio una bella giornata con te- mi rispose Miriam. Mi avvicinai a lei che era appoggiata al muro. Con una mano le sfiorai i capelli e poi mi feci coraggio. Avvicinai ancora di più il mio viso al suo nel tentativo di baciarla ma lei mi fermò mettendo una mano tra le nostre bocche. -Scusa, forse sono stato troppo precipitoso- dissi cercando di non far vedere la delusione che mi attanagliava -No, non è quello che pensi- rispose Miriam prendendo con le sue mani le mie - Vedi, tu mi piaci veramente ma prima devi sapere una cosa di me- proseguì Ebbe un attimo di esitazione. Io, un po' confuso le accarezzai le guance rimanendo in attesa di ciò che mi doveva dire. - Vedi, - disse infine Miriam - io ho una grossa passione. Non chiedermi perché ce l'ho perché non saprei cosa risponderti. Le mie passioni sono le arti marziali. Sono cintura nera di Karate e cintura nera 2° dan di judo di cui sono anche campionessa italiana juniores. Sono molto brava sai e posso battere anche un maschio robusto come te- tirò un sospiro di sollievo- Ecco! Ora te l'ho detto- Guardai Miriam con un'aria un po' strana. Chissà perché mi ero sempre immaginato che le femmine che praticavano tali sports dovessero essere molto mascoline ed invece davanti a me c'era l'immagine della femminilità . - Ed allora? Pensi che quello che mi hai detto dovrebbe scoraggiarmi?- dissi- Dunque, se riprovo a baciarti corro un grosso rischio - ripresi prendendole il volto tra le mani. Miriam spalancò il suo viso ad un sorriso dolce poi sussurrò -In amore qualche rischio bisogna correrlo- Stavolta la baciai e lei rispose dolcemente ed appassionatamente, ed a distanza di undici anni eccoci qua, innamorati come allora, in procinto di festeggiare il nostro primo anniversario di matrimonio. Mi avvicinai e risposi alla sua domanda. -Sei uno schianto, amore. Che ne dici se lasciamo perdere la cena e festeggiamo il nostro anniversario a casa? Mia moglie mi mise un dito davanti alla bocca. - Non se ne parla nemmeno. Mi avevi promesso la cena nel nostro ristorante ed ora andiamo là - disse in tono fintamente seccato proseguendo dopo ammiccando- Poi se ti sarai comportato bene vorrà dire che concluderemo la serata nella maniera che desideri- Uscimmo da casa e ci avviammo a prendere l'auto. Era imbarazzante talvolta per me camminare a fianco a mia moglie. Oltre ad essere più alta di me di almeno 5 centimetri amava anche le calzature con il tacco abbastanza alto. Quella sera ad esempio le arrivavo all'altezza della bocca e come detto ciò mi causava un leggero imbarazzo mitigato dal fatto che invece Miriam sembrava non curarsi affatto della faccenda. Anzi, più volte aveva detto che lei non amava affatto gli uomini alti robusti e muscolosi ma preferiva quelli normali come me. Chissà se era vero ma ero io in fondo quello che aveva sposato. Alzai il viso per cercare i suoi occhi, poi mi alzai sulle punte e le sfiorai la bocca ancora umida di rossetto - Ti amo spilungona mia- - Anch'io ti amo piccolotto mio- Si! Ero orgoglioso della sua bellezza, ma lo ero anche della sua intelligenza. Si era laureata lo scorso anno col massimo dei voti e con lode in psicopedagogia e da pochi mesi aveva coronato il suo sogno che era quello di stare in mezzo ai bambini, ovvero di insegnare in una scuola elementare e già sapevo di un gran numero di maschietti innamorati della loro bella e dolce maestra. Ma non era solo per quello. Con Miriam potevo parlare di tutto, era informata su qualunque cosa, era brillante e disponibile con gli amici e con me poi sapeva sempre trovare la parola giusta al momento giusto. Ero soprattutto orgoglioso del suo amore nei miei confronti. Sapere che una ragazza del genere si era innamorata di me aveva fatto levitare alle stelle la mia autostima e ciò mi aveva aiutato nei rapporti con le altre persone e soprattutto nel lavoro che avevo nella piccola azienda di mio padre e del suo socio. Ma ero anche orgoglioso della sua bravura. Era una sportiva nata, sapeva giocare a basket e pallavolo, aiutata dal suo fisico longilineo ma esplosivo. Ma era soprattutto nelle arti marziali dove eccelleva. Dopo il nostro primo incontro in cui mi disse che era cintura nera di judo e karate aveva continuato ad allenarsi intensamente anche se l'anno seguente decise di smettere con le competizioni perché non aveva nessuna intenzione di girare il mondo e, come diceva , non voleva togliere tempo agli studi, ai suoi amici e soprattutto a me, pur continuando ad allenarsi come e più di prima. Non solo! Aveva aggiunto anche tae-kwon-do di cui in breve tempo era diventata una grossa esperta e negli ultimi anni aveva deciso anche di sollevare pesi per irrobustire la sua muscolatura pur non avendo nessuna intenzione di diventare troppo pompata. Tutto questo infatti non aveva inficiato minimamente la sua femminilità ed io non mi ero mai interessato troppo. Quelle erano le sue passioni così come io avevo la passione per il calcio e per le moto. Sapevo che era molto brava perché avevo colto alcuni commenti su di lei in alcune occasioni quando, cosa che facevo saltuariamente, ero andato a prenderla in palestra, ma Miriam non aveva mai messo in mostra pubblicamente la sua bravura al di fuori della palestra. Per la nostra cena avevo scelto il ristorante fuori città in riva al mare dove le avevo chiesto di sposarmi ed era per questo che lei lo chiamava . Per tutta la durata del piccolo viaggio avevo fatto fatica a concentrarmi sulla guida, preso com'ero dalle lunghe gambe di Miriam che il mini-abito copriva ben poco e pregustando già il sapore del dopocena al quale ero inevitabilmente destinato. Ordinammo tutto a base di pesce. Miriam che solitamente era molto attenta alla dieta, una volta ogni tanto era solita infrangere il rigore culinario al quale era dedita ed in quei casi era un piacere degli occhi vederla mangiare così con gusto come fece quella sera. Al termine della cena decidemmo di fare una passeggiata sulla spiaggia. Era una tiepida serata di metà maggio ed essendo un giorno feriale la spiaggia era praticamente deserta. Miriam si accese una sigaretta e cominciammo a camminare tenendoci per mano allontanandoci dal ristorante. Tutto era perfetto quella sera; il rumore del mare, la luna, le stelle e la donna che amavo. Eravamo ormai lontani centinaia di metri dal ristorante quando mi fermai a ridosso di una fila di cabine bianche, appoggiai Miriam su una di queste e cominciai a baciarla. Mi sentivo come un fidanzatino al primo appuntamento mentre ci baciavamo e continuammo a farlo per diversi minuti poi quando mia moglie riaprì gli occhi le vidi sul volto un'espressione strana che non riuscivo a capire. Lo feci qualche secondo più tardi quando mi voltai. Quattro uomini erano intenti a guardarci tranquillamente. Appena ci accorgemmo di loro cominciarono a ridere ed a scherzare ma si vedeva chiaramente che erano un po' alticci e soprattutto che non avevano buone intenzioni. Due di loro avevano ancora in mano una bottiglia di birra semivuota. La prima cosa che feci fu quella di capire se avevamo una via di fuga. Niente! Eravamo circondati dalle cabine disposte a semicerchio e l'unico spazio vuoto era occupato da quei quattro. Un brivido mi percorse per la schiena. Miriam. Di me non mi preoccupavo più di tanto. Mi avrebbero potuto picchiare ma poi sarei guarito, avrei dimenticato. Ma Miriam no! Non dovevano toccarla . Cosa volevano farle? La volevano violentare? Fu proprio mia moglie a distogliermi dai miei pensieri - Tranquillo amore, ce la possiamo fare- mi sussurrò. Erano distanti ancora qualche metro anche se continuavano lentamente ad avanzare e parlando sottovoce riuscivamo a non farci capire -Come ce la possiamo fare? Amore sono quattro ed hanno anche bottiglie di vetro in mano- - Lo so ma posso contare sul fattore sorpresa. Loro non si cureranno di me e mi basterà eliminarne un paio e poi tutto sarà più facile. Piuttosto fai attenzione tu, amore mio- proseguì Miriam stringendomi forte la mano per infondermi coraggio. Era assurdo! Mia moglie che si preoccupava per me che cercava di tranquillizzarmi e soprattutto che aveva intenzione di difendermi. I quattro continuavano ad avanzare verso di noi tanto che ormai potevo vederli bene grazie anche alla luna che illuminava la scena. Due di loro avevano dei tatuaggi su entrambe la braccia, un terzo ne aveva uno sul collo mentre il quarto portava un giubbetto di jeans. Erano tutti e quattro ben strutturati fisicamente tranne uno che era piuttosto basso e grassoccio. Quello che sembrava essere il capo, o comunque quello più autorevole, venne dritto verso di me - Se io avessi una strafica come questa tra le mani me la starei scopando invece di sbaciucchiarmela. Non vi pare ragazzi?- mi disse voltandosi poi verso gli altri e scoppiando a ridere -Ragazzi, lasciateci andare- feci io con un filo di voce e piuttosto impaurito - Perché, hai fretta?- riprese il teppista cominciando a spingermi sul petto fino ad inchiodarmi sulla cabina. Poi si rivolse a Miriam che era di fianco a me - E tu, straficona mi sa che hai bisogno di qualche uomo vero, non di un coniglio come questo- poi fece un cenno agli altri tre. Due di questi, quello con il giubbetto di jeans e quello basso posarono la bottiglia di birra e presero per un braccio Miriam trascinandola per alcuni metri mentre l'altro venne dietro di me prendendomi le braccia e stringendomele dietro - Lasciate stare mia moglie brutti bastardi- urlai con quanto fiato avevo in gola. Il capo mi prese il viso con una mano dicendomi - Hai trovato il coraggio, coniglio- e accompagnò la sua frase con un pugno nello stomaco che mi fece piegare in due. Mentre tornavo lentamente in posizione verticale incrociai lo sguardo con quello di mia moglie. Volevo comunicarle che mi dispiaceva, che non potevo fare nulla per difenderla e che avrei voluto morire piuttosto che vederla in balia di questi quattro teppisti. Ma non avevo fatto i conti con le sue passioni. Con un piccolo movimento dei piedi si tolse le scarpe poi con uno strattone si liberò le braccia e poi cominciò lo show. Piroettando su se stessa colpì con la gamba destra quello col giubbetto che stramazzò alcuni metri più in là , sulla sabbia come colpito da un proiettile, poi senza far toccare terra alla gamba, la ritrasse e poi la fece scattare nuovamente colpendo l'uomo basso in pieno volto. Anche questi cadde come una marionetta sulla sabbia che per loro fortuna attutì il colpo. I due erano a terra con la faccia all'insù e potei notare il danno che aveva fatto Miriam su di loro. I loro volti erano sporchi di sangue, evidentemente mia moglie li aveva colpiti sul naso rompendoglielo, e si muovevano appena. E tutto questo con un calcio solamente. I due che erano rimasti, il capo e quello che mi teneva le braccia a quel punto si dimenticarono completamente di me e scattarono verso Miriam. Uno di loro prese per terra una delle bottiglie di birra, la ruppe contro la cabina ed avanzò verso mia moglie mentre l'altro, il capo le girò intorno cercando di prenderla alle spalle- -Ora ti faccio vedere io- urlò l'uomo brandendo la bottiglia rotta- ti sfregio il tuo bel viso da troia- Miriam era già in posizione di attesa, Si era messa con le spalle ad una delle cabine per evitare che il capo la cogliesse alle spalle ed aspettando che i due teppisti facessero la prima mossa mi urlò -Tu non ti muovere da là , ci penso io a questi due coglioni- L'uomo con la bottiglia cercò per un paio di volte di colpire Miriam ma lei muovendosi agilmente evitò i colpi, poi ancora una volta fece scattare la sua gamba destra colpendo la mano che teneva la bottiglia. L'uomo urlò dal dolore e mia moglie avanzò verso di lui. Il primo pugno al volto gli fece perdere l'equilibrio, il secondo allo stomaco gli tolse il respiro e lo espose completamente alla mercè di mia moglie che lo colpì definitivamente con un terzo pugno al volto. Il colpo fu terrificante. Sentii distintamente il rumore delle ossa, probabilmente della mascella, rompersi e vidi il sangue schizzare dappertutto mentre il colpo ricevuto gli fece spiccare il volo mandandolo a cadere diversi metri più in là . Il tutto era durato pochissimi secondi. L'ultimo rimasto, quello che a me era sembrato il capo e che mi aveva colpito rimase esterrefatto. -Oh cazzo!- esclamò poi prima che Miriam potesse rivolgergli le sue attenzioni si dette alla fuga. Mia moglie agilissima stava quasi per raggiungerlo quando l'uomo impaurito vide una cabina aperta e vi si rinchiuse tirando il chiavistello per sfuggirle. Mia moglie tornò allora indietro dove mi trovavo io. Si rimise le sue scarpe col tacco alto, si sistemo i capelli, poi mi prese il viso tra le mani. - Hai avuto paura, amore mio?- Io accennai di si con la testa. Ero talmente esterrefatto che non avevo neanche la forza di parlare. La scena a cui avevo assistito era durata solo pochi secondi ma era stata una meraviglia di tecnica e di potenza. Miriam mi baciò dolcemente poi proseguì -Adesso scansati tesoro, che con loro non ho ancora finito- Le obbedii pronto ad assistere alla seconda parte del suo show. Uno dei tre, quello che l'aveva attaccata con la bottiglia di vetro, era completamente svenuto mentre i primi due si muovevano ancora, sia pure a fatica. Miriam prese per i capelli quello basso facendolo rialzare mentre l'uomo balbettava per la paura. -Per favore basta- supplicava. Mia moglie non si fece commuovere. Lo scaraventò contro una cabina poi anche per lui tre colpi in rapida successione aumentando la potenza ogni volta. Al termine del terzo colpo il viso dell'uomo era un ammasso sanguinolento che scivolava giù esanime lasciando una scia di sangue sulla cabina. Miriam si guardò il suo vestito aderente e cortissimo. Alcune macchie di sangue erano schizzate su di esso macchiandolo. -Brutto stronzo- esclamò- mi hai sporcato l'abito a cui tenevo tanto- e piena di rabbia conficcò il tacco della sua scarpa nell'addome dell'uomo che ormai svenuto non poté stavolta sentire nulla. L'ultimo rimasto, terrorizzato , cercò di sgattaiolare carponi ma Miriam gli si pose davanti. -Alzati- gli ordinò seccamente. L'uomo obbedì tremante coprendosi il volto con le mani. Mia moglie gli prese un braccio e poi lo colpì violentemente con uno schiaffo quindi cominciò a torcergli il braccio. L'uomo urlò dal dolore mentre Miriam continuava imperterrita a girargli il braccio finché sentii distintamente il crack. L'uomo lanciò un grido ancora più forte per poi cadere in ginocchio mentre il braccio penzolava dalla spalla in maniera lugubremente incoerente come se fosse un burattino. -Oops, si è rotto il braccio- fece mia moglie ironizzando ferocemente poi alzò il braccio destro e colpì il teppista con taglio della mano ed anche il terzo andò nel mondo dei sogni. - Amore, sei fantastica! Sapevo che eri brava ma non potevo immaginare che fossi una ninja-girl. Li hai stesi tutti- le dissi correndole incontro e abbracciandola. Mi sorrise. - E ancora non hai visto niente, tesoro mio. Ora mettiti da una parte che debbo completare l'opera- Miriam fece alcuni passi e si diresse verso la cabina dove si era rifugiato il quarto teppista. Camminava sui suoi tacchi alti sopra la piattaforma che costeggiava tutte le cabine come se fosse una modella ad un defilé di alta moda. Percorse quei pochi metri quindi si ritolse le sue scarpe e si piazzò davanti alla cabina. Ogni cabina aveva delle feritoie dalle quali da dentro si poteva vedere ciò che accadeva al di fuori, pertanto l'uomo doveva aver visto ciò che mia moglie aveva appena fatto ai suoi compari, ed ora quella donna era davanti al suo rifugio. In quel momento non capivo ciò che Miriam volesse fare, poi capii. Fece un breve salto in avanti e contemporaneamente fece scattare, con la sua micidiale gamba destra un violento calcio alla cabina all'altezza del chiavistello. Con mia grande meraviglia vidi la porta della cabina disintegrarsi e udii un grido provenire dall'interno. Miriam si fece largo tra le macerie della cabina e prese per un braccio l'uomo intontito dal colpo ricevuto, trascinandolo per quei pochi metri che lo separavano da dove mi trovavo io facendolo mettere in ginocchio davanti a me. - Allora stronzetto, chi è il coniglio?- domandò al teppista che però non rispose. L'uomo aveva diversi tagli in volto frutto della distruzione della porta, aveva visto cosa era accaduto ai suoi amici ma aveva ancora un briciolo di orgoglio che gli impediva di sottomettersi ai voleri di mia moglie - Lascia stare amore, non ha importanza- le dissi. Miriam alzò gli occhi su di me fulminandomi con lo sguardo - Non ti intromettere Davide, questo è un problema mio. Era me che volevano violentare- Fece rialzare l'uomo poi gli mise una mano dietro la schiena e l'altra dietro le gambe all'altezza del ginocchio e lo sollevò mettendoselo praticamente in braccio. Rimasi con la bocca spalancata per lo stupore mentre mia moglie camminava tranquillamente portandosi in braccio un tipo di almeno 80 Kg che si dimenava come un ossesso gridandole di lasciarlo andare ma la morsa di Miriam era evidentemente ben al di là delle sue forze. Arrivata all'altezza della cabina semi-distrutta la mia meraviglia divenne di dimensioni gigantesche. Mia moglie prese l'uomo che continuava a dimenarsi e se lo alzò al di sopra della testa. Notai chiaramente che le erano venuti sulle braccia tese due muscoli di evidenti dimensioni che evidentemente a riposo nascondeva completamente. Dopo averlo issato sulle sue braccia lo scaraventò addosso alla cabina che stavolta venne distrutta completamente Non credevo ai miei occhi! Possibile che quella forza della natura fosse proprio mia moglie? La mia bella e adorata mogliettina che tutte le mattine mi portava il caffè a letto e tutte le sere mi preparava la cena servendomi a tavola come se fossi il suo re? La stessa donna che si accoccolava vicino a me in cerca di tenerezze e che era così docile, così tenera? Continuavo a strabuzzare gli occhi ma Miriam non aveva ancora finito. Tra le rovine della cabina cercò il corpo del teppista, lo prese per una gamba trascinandolo di nuovo di fronte a me mentre la testa dell'uomo sobbalzava ad ogni centimetro sulle lastre antistanti le cabine. Era coperto da ferite su tutto il volto, gli abiti erano lacerati e le lacrime scendevano copiose sul viso. Miriam gli ordinò di mettersi di nuovo in ginocchio di fronte a me e l'uomo obbedì tremante - Allora, ti ripeto. Chi è il coniglio? - Sono io il coniglio- disse stavolta- per favore, basta. - Chiedi perdono a mio marito - Perdono, pietà - piagnucolò l'uomo. Mia moglie mi scansò lievemente e si mise lei davanti al malcapitato. Con il piede destro ormai nudo visto che le calze erano lacerate schiacciò violentemente la testa dell'uomo nel terreno quindi lo alzò tenendolo ironicamente per un orecchio, L'uomo barcollava e si appoggiò ad una delle cabine. - Ma guardalo quello che mi voleva far vedere che era un vero maschio! Allora che c'è? Non ti piaccio più?- gli disse mettendosi le mani sui fianchi. Prese poi un braccio con la mano sinistra per tenerlo fermo e con la mano destra cominciò a schiaffeggiarlo violentemente. Schiaffi pesanti che facevano sobbalzare la faccia del teppista che singhiozzava miseramente. Ne contai 12 che ridussero la faccia dell'uomo ad una poltiglia sanguinolenta. Poi si fermò, riportò in piedi il malcapitato che nel frattempo era caduto in ginocchio, gli prese quello che era rimasto del volto con le mani poi gli sussurrò all'orecchio - Sai, mi sono divertita molto. Quando hai voglia di violentarmi di nuovo fammi un colpo di telefono- Miriam fece allora un passo indietro poi facendo una giravolta colpì con un calcio circolare il teppista. Il calcio lo fece volare addosso alla cabina rompendone la porta, ruppe la faccia dell'uomo e avrebbe rotto tutto ciò che poteva incontrare. Il teppista ora penzolava miseramente con la testa all'interno della cabina ed i piedi all'infuori. Miriam si rimise le sue scarpe, si spazzolò il vestito mentre io le andai incontro preoccupato - Oddio amore, l'hai ammazzato!- Mia moglie prese il mio viso tra le sue mani - Tranquillo piccolotto, non l'ho ucciso. Gli ho solo dato un biglietto per l'ospedale per qualche mese- disse sorridendo alla sua battuta. Poi mi spinse addosso ad un'altra cabina cominciando a baciarmi. Cominciò a sbottonarmi la camicia mentre continuava a baciarmi tutto il mio viso ed il collo - Che fai Miriam?- obiettai prendendole le mani- dai andiamo a casa - No! Voglio farlo qua. Sentimi, sono tutta bagnata, ti voglio adesso- disse conducendo la mia mano sulla sua fica. Era effettivamente super eccitata ed anch'io con i suoi baci e la sua vicinanza ero ormai eccitato oltre misura. Però feci un'altra obiezione - E se di dovessero svegliare questi? - Non ti preoccupare di loro. Ne avranno per diverse ore. Dai amore non mi desideri? - Si che ti desidero ma ... .- - E allora zitto e scopami- fece Miriam con un tono che non ammetteva repliche. Prese quindi le mie mani, le mise addosso alla cabina portandole sopra la mia testa continuando a baciarmi. Era una stretta forte che non mi dava nessuna possibilità di liberarmi, che non mi lasciava scelta ed in fondo io non avevo voglia di scegliere. Mi abbandonai tra le sue braccia e mia moglie diminuì pian piano la sua presa su di me fino a lasciarmi libere le mani. Cercò poi il mio cazzo sorridendo quando sentì che era duro come non mai, quindi si tolse il vestito, il minuscolo slip, poi tutti nudi sotto il cielo stellato di maggio, facemmo l'amore in maniera fantastica, come non avrei potuto neanche sognare si potesse fare. Guardai mia moglie accanto a me sulla sabbia cercare di nuovo la mia mano. Adesso era diventata di nuovo dolce e tenera ma avevo ancora in mente la donna che aveva picchiato quei quattro in maniera feroce e spietata e che aveva voluto poi fare sesso su una spiaggia in modo quasi estremo. Ma chi era realmente Miriam? Lo avrei mai scoperto? Dovevo solo aspettare. Era notte inoltrata quando percorrevo in macchina la strada che mi riportava verso casa. Nella testa mi frullavano centinaia di pensieri mentre Miriam si era appisolata beatamente al mio fianco. Aveva il vestito sporco di sangue, le scarpe con il tacco alto ma le calze completamente smagliate e la sua mano sinistra appoggiata sulla mia coscia. Continuavo a rivedere nella mia mente la scena alla quale avevo assistito solo poche ore prima; Miriam che picchiava quattro teppisti quasi provandone gioia ed esaltazione, che sollevava un uomo come se fosse di gommapiuma e lo scaraventava a diversi metri di distanza. Perché non mi aveva mai parlato di queste sue doti fuori dal comune? Io sapevo solo che mia moglie era un'ottima atleta e che magari se si fosse trovata nei guai avrebbe potuto difendersi non che poteva far fuori quattro uomini senza neanche dar l'impressione di impegnarsi più di tanto. Ma erano tante le cose che mi lasciavano interdetto. Il modo di parlare ad esempio. Non le avevo mai sentito dire una parolaccia in vita mia e quella sera aveva usato un linguaggio degno di uno scaricatore di porto. E per ultimo il sesso. Facevamo l'amore spesso, d'altronde eravamo al primo anno di matrimonio, ma mai Miriam aveva preso l'iniziativa come quella sera. Magari ammiccava, poteva farmi capire che mi desiderava, ma non aveva mai fatto l'amore in maniera sensuale e scatenata come quella sera. Un anniversario tutto da ricordare. Ma come mi sarei dovuto proporre ora con mia moglie? Mi sembrava ovvio ormai che lei era notevolmente più forte e più brava di me e che se avesse voluto avrebbe potuto battermi usando anche solo una minima parte delle sue potenzialità e questo facevo fatica ad accettarlo. Però mi ripetevo anche che se fino ad allora non mi aveva mai fatto pesare questa sua superiorità fisica evidentemente non aveva nessun interesse ad evidenziarla nei miei confronti. Il problema forse era solo mio. Fino a quel momento noi avevamo avuto un rapporto assolutamente paritario senza prevaricazioni di nessun genere ne da parte mia ne tantomeno da parte sua e tutto sommato il modo migliore di continuare il nostro rapporto era proprio quello di proseguire sulla strada che ambedue avevamo tracciato. Quello di stasera doveva essere soltanto un episodio che avremmo raccontato ai nostri amici scherzandoci su e che mi avrebbe riempito di orgoglio come tutto quello che faceva Miriam. Arrivammo a casa che mancavano poche ore all'alba. Svegliai mia moglie che aveva continuato a dormire per tutto il tragitto e lei mi gettò le braccia al collo dandomi un bacio sulla bocca. Si, questa era la Miriam che conoscevo e forse le mie erano solo paure di un maschio che si vede superato dal sesso femminile. A letto non riuscivo a chiudere occhio pertanto decisi di alzarmi per fare le cose con calma. Portai il caffè a letto a Miriam che mi ringraziò e poi lo bevve ancora insonnolita quindi mi feci una doccia e andai al lavoro ben prima delle mie abitudini. Volevo assolutamente parlare con Massimo, il mio amico del cuore e figlio del socio di mio padre per farmi dare un consiglio su come mi sarei dovuto comportare con mia moglie ora che avevo scoperto quello che era in grado di fare. Massimo era non solo un amico, ma anche un fratello maggiore che conoscevo da quando ero nato e che era sempre stato vicino a me in ogni momento della mia vita, dandomi consigli e indirizzandomi sempre nelle scelte che avevo dovuto compiere nel corso dei miei 27 anni di vita. Aspettai un po' dopo aver fatto colazione e aver dato un'occhiata al giornale e finalmente Massimo entrò in ufficio rimanendo sbigottito vedendomi al lavoro prima di lui - Ohi Davide! Ma sei caduto dal letto oggi? Racconta! Com'è andato l'anniversario di matrimonio? Mi interessano soprattutto i particolari erotici- esordì scherzando dandomi una pacca sulla spalla - Figuriamoci se ti racconto le cose intime tra me e mia moglie- risposi- Però ho bisogno di un tuo consiglio. Ce l'hai qualche minuto da dedicarmi?- Massimo accennò di si con la testa ed allora lo presi per un braccio e lo condussi nel mio ufficio per poi raccontargli tutto quello che era accaduto la sera prima, in tutti i suoi particolari, omettendo naturalmente proprio i particolari erotici che invece sembravano stargli particolarmente a cuore. Massimo ascoltò attentamente ed al termine del mio particolareggiato racconto poggiò i palmi delle mani sulla mia scrivania mettendo la sua faccia a pochi centimetri dalla mia - Davide, mi stai prendendo per il culo?- sbottò alla fine - Ti giuro che è la verità - continuai seccato per non essere creduto- Miriam ha fatto proprio quello che ti ho appena detto- - Vuoi farmi credere che Miriam ha sollevato un tipo di 80 chili e l'ha scaraventato a diversi metri di distanza e che ha picchiato gli altri con una facilità irrisoria? Non ti sembra di esagerare? Tua moglie è in gamba, è allenata, ma quello che mi hai detto si vede solo al cinema- Mi alzai di scatto stavolta veramente arrabbiato - Se non mi credi Massimo, puoi anche uscire dal mio ufficio- Il mio amico si rimise invece seduto -Ok, ok ti credo- si scusò il mio amico- d'altronde a pensarci bene Miriam pratica arti marziali e fa palestra da quando era una bambina. Talvolta me lo dimentico perché non fa niente per metterlo in mostra, non si atteggia, e poi è sempre così dolce. In effetti è più che probabile che possa aver sviluppato una forza superiore a quella di un uomo che le consenta di avere certe performances. Ora però hai un problema- - Lo so. Altrimenti non starei a discuterne con te- ironizzai - Con te però non si è dimostrata violenta- continuò il mio amico - Assolutamente no! E' la solita Miriam di sempre- - E tu che intenzioni hai? - Sto chiedendo un consiglio a te. Io ho la testa che mi va in fiamme- - Secondo me- proseguì Massimo- dovresti far finta di niente -. Era quello che avevo in mente. Volevo stare un po' alla finestra e vedere come si comporta con me. Credimi Massimo ho una paura terribile di perderla, lei è tutta la mia vita- Massimo fece il giro della scrivania e mi abbracciò - Ma dai, non esagerare. Vedrai che Miriam rimarrà quella che è sempre stata. In fondo era forte e brava anche prima di ieri sera. Ha fatto l'eroina per difendere se stessa e suo marito. Non ti pare?- Ma certo che era così! Stavo facendo troppi pensieri strani che non avevano nessun motivo di esistere. Cercai per il prosieguo della giornata di pensare solo al lavoro ma con poca fortuna perché riuscii a combinare ben poco, complice anche la stanchezza di una notte insonne e me ne andai dall'ufficio con un'ora di anticipo. Del resto ero il figlio di uno dei principali. Che diamine! Abitualmente uscito dal lavoro me ne andavo a casa a rilassarmi leggendo un buon libro o mi sprofondavo sulla mia poltrona preferita a vedere un po' di televisione ma visto che era presto decisi di andare a prendere Miriam in palestra. Mia moglie ci andava tutti i giorni senza saltare neanche un minuto e se ricordavo bene quel giorno era dedicato alla sua ultima passione in ordine di tempo: i pesi. Di solito l'attendevo fuori ma quella volta decisi di entrare in palestra e, appena entrato vidi un capannello di persone applaudire e gridare. Che diamine stava accadendo? Di solito era un luogo molto calmo e ben frequentato, anche da qualche atleta di buon livello e quella confusione era quantomeno anomala. Mi feci largo tra quelle persone. Erano una trentina tra uomini e donne, tutti frequentatori abituali della palestra ed alla fine vidi il motivo di tanto interesse. In piedi, sulla pedana delle esibizioni, con il suo body elastico celeste aderentissimo che metteva in risalto le sue forme perfette, Miriam si stava cospargendo le mani di talco ed ai suoi piedi un bilanciere. Aveva i capelli raccolti a coda di cavallo, senza un filo di trucco ed appena mi vide mi sorrise e mi mandò un bacio con la mano ed io risposi facendo altrettanto. Poi poggiai gli occhi sul bilanciere contando mentalmente quanti chili ci avesse messo mia moglie:sessanta da una parte e sessanta dall'altra. Centoventi chili! Impossibile! Impossibile anche per lei. Mi ricredetti ben presto. Miriam mise le mani al centro del bilanciere mentre la piccola folla assiepata si ammutolì di colpo. Vedevo i muscoli delle braccia e delle gambe diventare notevolmente più grossi, poi lo sforzo. Il bilanciere venne portato prima all'altezza del petto poi fece un passo in avanti e lo portò dritto sulla sua testa senza barcollare minimamente riportando quindi la gamba all'altezza dell'altra. Ora sorrideva addirittura mentre tutti gli spettatori cominciarono a contare: uno, due, tre, fino ad arrivare a dieci per poi applaudirla calorosamente. Miriam portò allora il bilanciere al seno quindi lo risollevò di nuovo sopra la testa facendolo tre volte facendo diventare gli applausi un vero delirio ed al termine di questa esibizione di potenza fece scivolare il bilanciere sopra la pedana. Tutti i presenti si avvicinarono allora a mia moglie facendole i complimenti fino a che uno di loro si mise al centro della pedana prendendo la parola. Lo conoscevo di vista, era uno dei frequentatori abituali della palestra, un uomo più o meno della mia stessa età - Ragazzi fate silenzio- fece l'uomo- devo pagare la mia scommessa- Il ragazzo si inginocchiò ai piedi di Miriam, le baciò i piedi ed aspettò diversi secondi in quella posizione fino a che mia moglie non gli diede il permesso di rialzarsi. Quando lo fece si abbracciarono amichevolmente e poi l'uomo le alzò il braccio destro in segno di vittoria. Avevo assistito a tutta la scena in silenzio mentre tutti intorno a me esultavano. Non che fossi rimasto meravigliato più di tanto. Ormai se avessi visto mia moglie indossare il mantello e volare diventando supergirl probabilmente l'avrei presa per una cosa piuttosto probabile. C'era qualcosa dentro di me che non riuscivo a tirare fuori malgrado tutte quelle ore a pensarci. Il sorriso di Miriam che scese dalla pedana venendo incontro a me mi distolse dai mie pensieri - Era una scommessa amore- esordì dandomi un bacio sulla bocca- Fabio sosteneva che io non fossi in grado di alzare un peso del genere ed io sostenevo il contrario, così gli ho dimostrato chi aveva ragione. Ma voglio farti una confidenza. Posso fare ancora molto meglio- e così dicendo mi accarezzò il viso ed andò a farsi la doccia. L'aspettai mentre tutti coloro che erano presenti mi davano pacche sulla spalla dicendomi che gran donna fosse Miriam. Li conoscevo poco e solo di vista ma sapevano tutti che io ero suo marito avendomi visto alcune volte venire a prenderla ed avevamo scambiato al massimo il saluto e niente altro, ma quella sera tutti sembravano prendersi qualche confidenza in più, dovuto forse al fatto di aver assistito ad una scena fuori dal normale. Alcuni di loro poi pronunciarono la frase che odiavo di più al mondo < Se si arrabbia, meglio obbedirle eh >. Detestavo quella frase e tutte le sue derivazioni. Avevo litigato con i miei amici qualche volta perché me l'avevano detta, figuriamoci se potevo sopportarla detta da estranei. Io ero il maschio. Semmai era lei che doveva obbedirmi. Ma non potevo fare a meno di pensarci ora < E se si fosse arrabbiata nei miei confronti, come si sarebbe comportata? > Scacciai ancora una volta quei pensieri quando la vidi. Era la solita Miriam! Bella, serena e sorridente. Uscimmo dalla palestra tenendoci per mano sentendo sopra di me gli sguardi degli uomini carichi di invidia per il fatto che al suo fianco ci fossi proprio io e non uno di loro, palestrati dal fisico perfetto. A casa tutto era normale. Miriam si informò di cosa avevo fatto al lavoro mentre preparava la cena da perfetta mogliettina, ed io lo feci riguardo al suo lavoro. Era sempre prodiga di informazioni dettagliate che riguardavano il suo lavoro di maestra ed io ormai conoscevo i suoi alunni senza averli mai visti. Mi raccontava i loro bisogni e le loro speranze condendo il tutto da uno sguardo che mi faceva capire che anche lei molto presto sarebbe voluta diventare madre. Che splendida mamma sarebbe stata! Terminammo di mangiare ed io come al solito l'aiutai a pulire la cucina. Avevamo ogni mattina una domestica ad ore ma Miriam non voleva ugualmente lasciare casa troppo in disordine pertanto ogni sera dopo cena pretendeva di lasciare la cucina pulita come uno specchio, e questa era l'unica imposizione che mi aveva dato in un anno di matrimonio. Ma come facevo a dirle di no. Bastava che lei mi guardasse con i suoi occhi dolcissimi ed io sarei andato in capo al mondo per lei. Sorrisi pensandoci. Miriam non aveva bisogno di impormi le cose dall'alto della sua forza, le bastava una parola dolce nei miei confronti ed io semplicemente andavo in estasi. Finite le brevi pulizie andammo nel salone sdraiandoci sul divano a vedere la televisione. Miriam poggiò la testa sulla mia spalla poi con una mano mi girò il viso verso di lei fino a farmi incrociare il sua sguardo - Sono forte vero?- mi disse infine - Me ne sono accorto tesoro. Non credevo che tu potessi arrivare a fare certe cose- le risposi sinceramente - E la cosa ti crea problemi?- Cavolo se me ne creava. Era ormai quasi un giorno intero che continuavo a pensarci e l'ultima dimostrazione in palestra non aveva fatto altro che accrescere queste preoccupazioni. Eppure ciononostante continuavo ad essere orgoglioso di lei. Vedere tutte quelle persone congratularsi, applaudirla, abbracciarla, avevano fatto crescere in me una sensazione inspiegabile. Mi sentivo come una persona che aveva trasferito su sua moglie tutti i suoi desideri di realizzazioni. Uno psicologo forse l'avrebbe definito un transfert emozionale. La guardai. Era così bella. La sua bocca era a pochi centimetri dalla mia e l'eccitazione cominciava a far capolino nei miei slip - No!- le risposi mentendo alla fine di queste mie riflessioni- perché dovrebbe crearmi problemi?- Hai intenzione di picchiarmi per caso?- Miriam sorrise - Bè, non mi dispiacerebbe darti una belle lezione, ma non riuscirei mai a farti del male. Però qualche idea violenta mi sta venendo in mente- _ E quale sarebbe? Mica mi vorrai violentare per caso? - feci facendo finta di allarmarmi- . Potrebbe essere un'idea- mi sussurrò in modo sensuale mettendosi a cavalcioni su di me e cominciando a baciarmi- Ti desidero da impazzire - disse infine togliendosi la magliettina che indossava. Ci spogliammo velocemente presi dal desiderio poi cercai di posizionarmi sopra di lei ma Miriam mi rigirò mettendosi lei sopra di me. Cercò vogliosa il mio cazzo mettendolo dentro di se e penetrandola sentivo una sensazione strana dentro di me. Sentivo mia moglie eccitata all'inverosimile che teneva lei in mano i fili del nostro rapporto sessuale muovendosi a sua discrezione, rallentando quando voleva assaporare il piacere ed aumentando il ritmo secondo il suo piacere. Intrecciò poi le sue mani con le mie cominciando a stringerle sempre di più fino a che non sentii un dolore lancinante - Cazzo Miriam, mi fai male- le urlai ma sembrava che neanche mi avesse sentito. Continuava a stringermi le mani e contemporaneamente a muoversi quasi in preda ad un raptus sessuale cercando soltanto il suo esclusivo piacere. La sentivo gemere di piacere sempre tenendo le mie mani intrecciate alle sue ed infine la sentii sussultare raggiungendo l'orgasmo. Anch'io ormai malgrado il dolore che sentivo alle mani ero giunto al culmine ed ebbi l'eiaculazione proprio al momento in cui mia moglie ebbe l'ultimo sussulto. In tutto questo tempo avevo continuato a dirle di lasciarmi le mani senza ottenere niente e quando finalmente mia moglie si rese conto realmente di quello che mi stava facendo mi liberò - Oddio amore mio, scusami- disse quando, ancora sopra di me, vide che mi massaggiavo le dita della mani per far riprendere normalmente la circolazione- ero così presa che non mi rendevo conto di farti del male- Reclinò la testa su un lato poi con un tono da bambina continuò- Mi perdoni vero?- Accennai di si con la testa. D'altronde era solo un gioco, un gioco sessuale fatto da moglie e marito. Certo che la sua morsa sembrava essere d'acciaio. Tra le sue mani mi sentivo completamente impotente e malgrado fosse stato tutto molto eccitante questa sensazione mi dava un senso di fastidio. Miriam mi abbracciò accarezzandomi poi mi sussurrò - Un po' è anche colpa tua amore, non mi fai capire più nulla. Sei tremendamente sexi- Sexi io? Ma se ero la persona più normale di questo mondo. Contraccambiai l'abbraccio. Era una sensazione meravigliosa sentirsi desiderato dalla persona che si ama e questo, unito allo stupendo sesso appena fatto, mi mise decisamente di buon umore, finalmente e per la prima volta da quando era iniziata quell'interminabile giornata. Andammo a dormire e finalmente riuscii ad infilare otto ore di sonno. Al risveglio il buon umore con il quale ero andato a dormire continuava a rallegrarmi. La splendida donna che ancora dormiva supina accanto a me era il motivo della mia gioia. La svegliai con un bacio - Dormigliona, svegliati! C'è un'intera classe di ragazzini che ti aspetta - Miriam si stirò le braccia ancora insonnolita quindi si alzò andando in cucina mentre io poltrivo ancora qualche minuto a letto e dopo un po' la vidi tornare con in mano una bella tazzina di caffè fumante per me. Ora potevo dirlo. Era tutto a posto, non era cambiato niente. Mi alzai dopo aver bevuto il caffè ed ero felice perfino di dover andare al lavoro. E si! Dovevo andare a guadagnarmi il pane per me e per la mia splendida e fortissima moglie La giornata lavorativa fu decisamente proficua. Il buon umore con cui mi ero svegliato quella mattina mi aveva accompagnato per tutta la durata del mio lavoro e mi aveva aiutato a concludere un paio di contratti che avevano avuto il pregio, al di là dell'aspetto economico, di farmi riempire di elogi da mio padre che era anche il mio datore di lavoro, persona di solito non incline a certe manifestazioni. Mi avviai quindi verso casa al termine del lavoro ed immediatamente la mia mente andò di nuovo su mia moglie. Mi sentii improvvisamente in colpa per aver pensato tutte quelle cose su di lei: che potesse cambiare, che potesse addirittura far valere su di me la sua forza decisamente fuori dal normale e la scena di quella mattina mentre mi portava il caffè a letto aveva smontato del tutto le mie congetture fantastiche. Pertanto per farmi perdonare, anche solo per questi pensieri, decisi che sarei passato da un fioraio e le avrei comprato un bel mazzo di rose rosse. Era il minimo che potessi fare per stare in pace con me stesso e poi ad una donna, si sa, i fiori piacciono sempre, e mia moglie era una superdonna, femmina a tutti gli effetti e, nelle ultime due occasioni, una femmina sessualmente piena di fuoco, fuoco che avrei spento ogni volta con piacere e con desiderio come avevo sempre fatto. Si, mi sentivo sessualmente fiero di me stesso per il modo in cui avevo soddisfatto mia moglie. Tornai a casa con il mio bel mazzo di rose in mano e la prima sorpresa fu quella di trovare Miriam a casa. Abitualmente mia moglie terminava di allenarsi circa un'ora dopo il mio rientro a casa ed invece quella sera era nel salone, seduta sulla poltrona, al buio completo. - Amore, che hai fatto? Ti senti male?- mi preoccupai vedendola in quello stato. Aveva i capelli sciolti ma spettinati, fatto assolutamente insolito per lei che curava la sua persona in ogni particolare, la mano destra che reggeva il mento e con la sinistra una sigaretta. I suoi begli occhi grigi sembravano vagare in chissà quali mari tormentati ed il piede destro batteva ritmicamente sul pavimento evidenziando pensieri negativi. Miriam alzò lo sguardo su di me poi si alzò gettando la sigaretta ancora a metà sul posacenere. - Che ore sono Davide? Devo aver fatto tardi, ora ti preparo la cena- - No, aspetta, è presto per cenare. Ma come mai sei a casa a quest'ora? Non sei andata in palestra? - Non mi andava di andarci, Davide, devo essere un po' stanca- disse Miriam rimettendosi seduta in poltrona. Poi notò i fiori che avevo ancora in mano e aggiunse- Quelli sono per me?- - No! Sono per la mia amante- ironizzai, ma mia moglie neanche notò l'ironia e cominciò a piangere dapprima facendo sospironi poi singhiozzando sempre di più - Stavo scherzando, amore mio, non c'è nessun'altra donna, ci sei solo tu nella mia vita- le dissi inginocchiandomi vicino alla poltrona e accarezzandole i capelli e tutto il viso chiedendole più volte cosa fosse successo senza però riuscire ad ottenere risposta - Lo so che non hai nessuna- concluse infine- piango perché non mi sento tanto bene. Vedrai che mi passerà , domani sarà tutto diverso- Io non riuscivo a capirci niente. Ma che diavolo era successo? Avevo pensato a tutto, a qualche rimprovero nella scuola dove insegnava, a discussioni con i suoi familiari. Però me l'avrebbe detto. Tra noi c'era dialogo e quando altre volte si era trovata con il morale a terra si era sempre confidata con me. Perché quella sua ostinazione a tacere? E come mai non era andata in palestra? Non era mai accaduto in tanti anni che la conoscevo. Ed infine il modo in cui mi aveva chiamato; con il nome di battesimo. Lo faceva solo quando litigavamo perché per il resto il nostro modo di chiamarci era assolutamente smielato: amore, tesoro e tutti i diminuitivi immaginabili, tesorino, amoretto ecc. Ridicolo per chi ascolta ma assolutamente indispensabile per chi vive una storia d'amore come quella che avevamo vissuto fino ad allora io e Miriam - La sera proseguì nel modo in cui era cominciata; mia moglie che non riusciva a dire niente ed io che non riuscivo a cavarle una parola da bocca tanto che persi l'appetito e non riuscii a mangiare niente per cena e almeno in questo feci pendant con Miriam che non mise in bocca assolutamente nulla. A letto poi non potei fare a meno di vedere quanto soffrisse, quante difficoltà avesse nel prendere sonno. < Povero amore mio! Che diavolo ti sta succedendo? Quali tormenti hai che non puoi nemmeno confidarti con me? > pensavo vedendola in quello stato. Faticai a lungo anch'io prima di addormentarmi abituato com'ero a mettere le mie gambe tra le sue e ad accarezzare il suo corpo ma lei si era rannicchiata in posizione fetale ad un angolo del letto lontano da me. Poi finalmente il sonno mi avvolse le membra e caddi addormentato. La mattina dopo mi alzai sperando che tutto fosse stato un sogno, un brutto sogno che scompare quando ti svegli e vedi il mondo in maniera migliore ed invece Miriam era ancora nella stessa posizione in cui l'avevo lasciata prima di addormentarmi. Le portai io il caffè con il latte a letto e lei lo bevve a piccoli sorsi. Aveva gli occhi cerchiati, i capelli scomposti, ma suo malgrado era ancora bella. Non poteva fare a meno di esserlo neanche volendo - Hai dormito un po' almeno?- le chiesi dopo che ebbe finito di bere il caffellatte - Si, un po' ho dormito, non ti preoccupare- rispose Miriam alzando un po' il tono della voce. Era visibilmente infastidita delle mie attenzioni- Ora vai a lavorare che se no fai tardi- proseguì- Te l'ho detto, dammi un po' di tempo e mi passerà , è solo un brutto momento- Andai a lavorare con il chiodo fisso del < brutto momento> come l'aveva chiamato lei. Fino al giorno precedente era stata felice e soddisfatta ed ora, in meno di 24 ore, sembrava tutto cambiato. Dovevo capire cosa le era successo in quella maledetta giornata che l'aveva ridotta in quello stato, e dovevo farlo senza farmi scoprire da mia moglie e fare in modo che tutto tornasse come prima. Ma quella sera e le sere a seguire le cose non cambiarono affatto. Ogni volta che tornavo a casa sembrava il copione di un film già visto. Un brutto film. Anzi qualcosa cambiava. Miriam diventava sempre più irritabile e sfuggente. Di sesso poi neanche a parlarne. Ogni volta che mi avvicinavo all'inizio sembrava quasi sul punto di capitolare poi si ritraeva. Una sera si mise le mani in faccia dicendo < Non ce la faccio! Non ce la faccio! Scusami > senza rispondere poi alle mie domande che mi sembravano più che legittime. Cominciai ad informarmi nei luoghi e con le persone che frequentavano Miriam ma con tutti feci un buco nell'acqua. In palestra si meravigliavano del fatto che da qualche giorno mia moglie non frequentasse il luogo, lei che era sempre la prima ad entrare e l'ultima ad uscire e nella scuola dove insegnava mi dissero che aveva chiesto qualche giorno di ferie per malattia ma che non era accaduto nulla ne con i colleghi ne con i genitori dei bambini. Con molto tatto chiesi anche ai genitori di Miriam se avevano avuto screzi con lei, ma anche in questo caso tutto sembrava tranquillo. Insomma mi ritrovai nel buio più totale, con mia moglie sull'orlo della depressione che non voleva fare più niente: ne sport, ne lavoro, ne sesso e neanche uscire con gli amici come le avevo più volte chiesto. Dopo una settimana riprese a lavorare proprio perché non ne poteva fare a meno ed io decisi che era giunto il momento di fare qualcosa per aiutarla ed invitai i nostro amici a cena a casa nostra. Erano le solite tre coppie che frequentavo ormai da tanti anni e speravo che la loro vicinanza potesse aiutare Miriam a ritrovare il brio e l'allegria che ormai sembravano irrimediabilmente perduti. All'inizio non la prese bene per niente. Urlò, mi disse che non avevo rispetto per lei che si sentiva male, ma poi, dovendo accettare la cosa per forza in quanto l'invito era ormai partito, sembrò non essere poi del tutto dispiaciuta. - Forse- disse- vedere gente più farmi trascorrere un paio d'ore serenamente- E così dopo tanti giorni la vidi finalmente curare di nuovo il suo aspetto. Indossò un bel jeans aderente che le fasciavano il sedere e le gambe ed un top elasticizzato azzurro con su disegnato il logo di una famosa marca. Un po' di trucco e voilà : Miriam era tornata, almeno apparentemente, la bella ragazza che tutti mi avevano sempre invidiato. Sembrava serena ed aspettando che i nostri amici venissero, pregavo il cielo che il peggio fosse definitivamente passato e che i miei amici potessero compiere il miracolo di farla di nuovo sorridere. Al cibo per la serata avevo pensato io. Non sapendo cucinare molto bene e non volendo che Miriam faticasse, ammesso che ne avesse la voglia, per preparare per tutti, avevo organizzato un self-service con tutti cibi già pronti: salumi, formaggi, vari antipasti e per finire un bel po' di dolci che avrebbero messo a rischio sicuramente le diete che tutte le amiche di mia moglie facevano fin da quando le conoscevo. Non che ne avessero particolare bisogno, erano tutte giovani donne abbastanza attraenti, ma comunque stavano attente a ciò che mangiavano per buona parte della settimana salvo poi rifarsi con gli interessi il sabato sera quando abitualmente si andava tutti a cena fuori. Finalmente cominciarono ad arrivare i nostri amici. Per primi fecero il loro ingresso Gianni e sua moglie Marzia, poi Massimo, il mio amico del cuore, con Laura ed infine Gianluca con Micol. Facevamo spesso queste serate insieme, del resto eravamo molto uniti, e come tutte le altre volte, la serata trascorse in modo lieve e rilassante con qualche battuta scherzosa soprattutto su Massimo e la sua voracità ed anche Miriam, pur con qualche pausa dove sembrava assentarsi quasi completamente, partecipò ogni tanto ai vari discorsi che si intavolavano. Ma quando ormai i miei amici avevano spazzolato quasi del tutto la tavola imbandita lasciandoci sopra soltanto qualche briciola, il discorso scivolò inevitabilmente sull'impresa che mia moglie aveva compiuto contro quei quattro delinquenti. Nei giorni passati tutte e tre le nostre amiche, che avevano saputo della faccenda tramite Massimo al quale avevo raccontato tutto, avevano telefonato a Miriam per farsi raccontare di persona quello che era realmente accaduto e mia moglie pur con riluttanza, aveva narrato tutta la storia ed anche Gianni e Gianluca avevano voluto sapere da me se i fatti corrispondevano a realtà . Quella sera però Miriam sembrava decisamente più ispirata e mentre raccontava per l'ennesima volta ciò che era accaduto nel giorno del nostro anniversario, farciva la storia con le sue impressioni, le sue sensazioni ed anche le sue paure per me, condendo il tutto con nomi giapponesi, impronunciabili per me, di mosse di Karate con cui aveva dato sfoggio quella sera in riva al mare. Insomma, mi sembrava di rivedere in Miriam la sua estemporaneità che aveva completamente smarrito negli ultimi giorni. Ero seduto sul divano accanto a Massimo e quando mia moglie terminò di raccontare la storia dopo essere stata interrotta più volte per le domande e le curiosità che i miei amici le ponevano ed anche dai loro commenti di meraviglia, mi rivolsi io a Miriam - Amore , credo che tu la possa raccontare questa storia mille volte ma è difficile credere a tutto quello che hai detto. Io stesso se non avessi vissuto quell'esperienza difficilmente avrei creduto a tutto. Massimo ad esempio quando glie l'ho raccontato, mica era del tutto convinto- - Davvero non ci credi, Massimo?- domandò Miriam al mio amico mettendo un po' il broncio - Ma si che ti credo invece- obiettò Massimo- Solo che quando Davide mi ha raccontato tutto ho avuto qualche dubbio. E' normale no?- Miriam sorrise e si avvicinò al mio amico prendendolo per un braccio e invitandolo ad alzarsi - Vieni qua che ti tolgo tutti i dubbi- fece poi mia moglie facendo alzare Massimo che con un po' di ritrosia alla fine cedette e seguì mia moglie. Lo invitò a sedersi vicino al tavolo e dopo aver tolto quel poco di cibo che vi era rimasto si sedette anche lei. - Che cosa vuoi fare Miriam ? - chiese un po' ansioso il mio amico - Fare a braccio di ferro con te- rispose mia moglie sempre continuando a sorridere tranquillamente. Era tanto che non la vedevo sorridere ed il piacere di vederla di nuovo contenta mi fece per un attimo perdere l'attenzione su quello che stava accadendo. Stavo per obiettare in quanto non è che gradissi molto il fatto che Miriam si mettesse palesemente in mostra davanti ai nostri amici, ma poi vedendola così eccitata così vogliosa di dimostrare la sua bravura alla fine tacqui. E poi Massimo si meritava una bella lezione per non avermi creduto subito, e, ero sicuro, ne avrebbe ricevuta una fra pochi secondi da mia moglie. Il mio amico intanto si guardava intorno smarrito senza sapere cosa fare ma poi, spinto anche da Gianni e Gianluca mise il braccio sul tavolo come già da qualche secondo aveva fatto mia moglie. Massimo non era molto alto, arrivava a malapena ad un metro e settanta, ma era piuttosto robusto, tozzo direi, ed era dotato di una discreta forza, più o meno sul mio livello, ed io sapevo che Miriam era notevolmente più forte di me pertanto sapevo anche che non aveva nessuna chance contro di lei. I due contendenti unirono le loro mani ed allora comparve sul braccio di mia moglie un bel muscolo grande come una palla da tennis come le avevo visto quando aveva sollevato il bilanciere con 120 chili. Gianluca si autoproclamò arbitro e poi dette il via. Massimo aspettò qualche secondo prima di cominciare a sforzarsi mentre Miriam fin dall'inizio sembrava serena e sicura di se. Notai il mio amico metterci sempre più potenza ma il braccio di mia moglie non si spostava di un centimetro, poi fu la volta di Miriam a cominciare a spingere, anche se in tutta naturalezza e dopo aver piegato il braccio di Massimo per un po' si rivolse a tutti noi - Ora basta ragazzi, il gioco si sta per concludere- e così dicendo spinse il braccio di Massimo sempre più vicino al tavolo dandogli infine il colpo di grazia ed il dorso della mano destra del mio amico piombò sul tavolo mentre la sua faccia si alterò in una smorfia di dolore e di sofferenza. Io mi avvicinai a Miriam orgoglioso ancora una volta dandole un bacio sulla bocca e poi alzandole il braccio destro in segno di vittoria, quindi mi avvicinai a Massimo che sembrava ancora sofferente. - Tutto a posto?- gli chiesi - Spero di si- rispose il mio amico facendo buon viso a cattivo gioco- devo solo prendere il numero di targa del tir che mi ha investito. Cazzo quant'è forte- Gli diedi una pacca sulla spalla mentre tutti gli altri facevano i complimenti a Miriam e si sinceravano delle condizioni di Massimo che comunque sembrava avere ancora il braccio attaccato alla spalla e quindi in condizioni accettabili. Forse erano le sue condizioni psicologiche ad aver bisogno d'aiuto. Miriam era ora su di giri, scherzava con tutti e dopo un po' guardò Gianni e Gianluca - Volete provare anche voi?- chiese loro . Io non posso proprio- si schernì Gianni - anche perché sono mancino e contro di me saresti facilitata - Sei mancino? - riprese Miriam - Bene! Allora facciamo così. Venite tutti e due insieme. Con la destra affronterò Gianluca mentre con te userò la sinistra. Non ho mai affrontato due uomini e voglio proprio vedere se riesco a farcela - I miei due amici si guardarono increduli - Tutti e due insieme? - balbettò Gianni - Esatto! Mica avrete paura?- Ancora una volta non riuscii a spiccicare parola. Da una parte avrei voluto far finire quell'esposizione di bravura che non sopportavo molto, dall'altra non potevo fare a meno di essere curioso di vedere fino a che punto poteva spingersi Miriam, quali fossero i suoi limiti, ma soprattutto, anche se facevo fatica ad ammetterlo con me stesso, mi piaceva far vedere anche agli altri quanto fosse brava la donna che mi aveva scelto come compagno nel lungo percorso della vita. I miei due amici intanto avevano scelto di accettare la sfida e del resto non potevano fare altrimenti. Se avessero rifiutato sarebbero passati per vigliacchi davanti alle loro donne e questo un uomo non può proprio accettarlo. E poi erano in due. Due uomini contro una giovane e bellissima donna che non sembrava affatto incarnare una muscolosa e imbattibile virago. Gianluca poi era anche un tipo piuttosto atletico, alto circa come Miriam, un metro e ottanta, doveva pesare sui novanta chili ben distribuiti su tutto il corpo mentre Gianni, leggermente più basso era decisamente più esile ma comunque non magrissimo. Si sedettero al tavolo e dopo qualche secondo trovarono la posizione giusta, Gianluca sulla destra di Miriam mentre il mancino Gianni alla sua sinistra con mia moglie nella posizione che di solito assume il capofamiglia leggermente spostata di lato per fare in modo che tutti e tre potessero esercitare la leva nella maniera ottimale. Massimo diede il via mentre i miei occhi erano posati sui tre contendenti. Il volto di Miriam si apri ad una smorfia per via dello sforzo iniziale poi però ritornò allo stato normale mentre i miei amici da subito diventarono paonazzi. Probabilmente ambedue avevano osato il tutto per tutto proprio all'inizio per stroncare immediatamente la resistenza di mia moglie che invece resistette benissimo e poi lentamente cominciò ad esercitare pressione sui loro polsi. Ancora una volta non potevo fare a meno di rimanere estasiato di fronte a tanta potenza e mi chiedevo da dove tirasse fuori questa forza e contemporaneamente non potevo non essere felice ed orgoglioso, come tutte le altre volte, anzi, come ogni volta, qualunque cosa facesse quella splendida donna; mia moglie. Miriam intanto spinse ancora un po' le sue braccia e simultaneamente i miei amici dovettero inchinarsi allo strapotere di mia moglie. Con stupore indicibile tutti gli altri avevano osservato l'intera scena ed anche se conoscevano la passione di mia moglie per lo sport, non avevano mai assistito di persona ad una delle sue performance e non poterono fare a meno di rimanere esterrefatti di fronte a quella dimostrazione. Anch'io del resto, pur cominciando ad abituarmi nel vedere certe scene, ogni volta riuscivo a meravigliarmi di nuovo. Per qualche minuto tutti si complimentarono nuovamente con Miriam, e lo facevano soprattutto i tre maschi che sembravano aver preso la sconfitta in maniera piuttosto sportiva anche se io avrei scommesso che dentro di loro non potevano sopportare l'idea di essere stati sconfitti in maniera così perentoria da una donna. Per un uomo perdere in una dimostrazione di forza contro una femmina equivale ad una delle peggiori umiliazioni a cui si può andare incontro ed il fatto che quella donna era un'amica, non avrebbe lenito certo queste sensazioni. Miriam intanto si divincolò dal gruppetto intorno a lei e venne proprio di fronte a me - E tu amore non ti complimenti con me? - Mi disse prendendo le mia mani tra le sue - Sei forse arrabbiato con me per quello che ho fatto? Era solo un gioco, lo hanno capito anche loro- - Ma no che non sono arrabbiato. Il fatto è che mi hai lasciato senza fiato, non ho più parole da dirti. Sei così forte e brava che ogni parola diventa inutile- Mi baciò sulla bocca poi quando ci staccammo le vidi mettere il suo braccio destro sulla mia schiena ed il sinistro sul retro delle mie ginocchia. Avevo già visto questo movimento quando sollevò in braccio il quarto teppista sulla spiaggia e capii che aveva intenzione di farlo anche con me - No amore, non farlo! Ti prego Miriam non farlo- la implorai. Ma mia moglie non ascoltò le mie lamentele e mi sentii sollevare come se fossi senza peso. Sentivo i miei piedi lasciare il pavimento e poi mi sentii avvolgere tra le forti braccia di Miriam mentre tutti i miei amici lanciavano grida di meraviglia. All'inizio cercai di divincolarmi ma senza nessun risultato. Le braccia di mia moglie mi stringevano come se fossero tenaglie dalla quale è impossibile uscire, poi però mi rilassai e cominciai a godere di quella sensazione unica. Mi sembrava di essere in un'altra dimensione tanto che cominciavo a sentire i discorsi dei miei amici ovattati come se fossero distanti da me diversi metri mentre invece erano nella stessa stanza e quando mia moglie si rese conto che ormai non facevo più resistenza chinò la sua testa per baciarmi di nuovo ed io risposi al suo bacio che mi trascinò dolcemente nell'oblio più totale. Per me il mondo in quel momento si era fermato, mi sentivo bene come mai mi era accaduto prima, mi sentivo protetto, come se niente potesse accadermi, come può esserlo un bambino tra le braccia della mamma e mi abbandonai completamente. Sentii in lontananza una delle ragazze dire agli altri < E' meglio che ce ne andiamo altrimenti questi fanno sesso davanti a noi > ma non riuscii a capire da chi provenisse questa frase, perso com'ero tra le braccia di mia moglie, intenti ancora a baciarci, in quella posizione inusuale eppure a suo modo estremamente sensuale. Non so quanto tempo fosse passato, forse pochi secondi oppure qualche minuto in quanto, in quel frangente avevo perso completamente la cognizione del tempo, quando Miriam delicatamente mi riportò a terra. Mi sentii barcollare come se mi girasse la testa poi dopo qualche secondo tornai pienamente in me e salutai i miei amici che avevano dipinto in volto la meraviglia per quello che avevano appena visto e che nel frattempo avevano preso le loro cose e se ne stavano andando. Appena usciti ci guardammo negli occhi senza proferire parola quindi lei avanzò verso di me e cominciò a baciarmi sul collo. Mi voltò come per prendermi alle spalle poi mi sussurrò - Finalmente se ne sono andati. Non vedevo l'ora di rimanere io e te da soli- proseguendo a riempirmi di baci il collo. Io rimasi in quella posizione, dandole le spalle, mentre lei continuava a sussurrarmi all'orecchio facendomi venire brividi di piacere su tutto il corpo- Ti è piaciuto quando ti ho preso in braccio?- - Si! - ammisi - Vuoi che te lo rifaccia?- - Si- risposi e Miriam senza nessuno sforzo mi fece ritornare di nuovo tra le sue braccia senza che io stavolta facessi nulla per liberarmi. Riprovai di nuovo tutte le sensazioni di prima e mi sentivo come se fossi in paradiso. Ecco! Se esisteva un posto per me in paradiso doveva essere tra le braccia di mia moglie - Da quanto tempo non facciamo più l'amore?- proseguì Miriam - Non lo so, ho perso il conto- le risposi- forse sono dieci giorni. E' stato il giorno dopo il nostro anniversario- - Ora ci rifaremo di tutto il tempo perduto- incalzò, cominciando a camminare sempre tenendomi in braccio come se fossi fatto d'aria e dirigendosi verso la nostra camera da letto. Mi depose sul nostro talamo e poi si mise sopra di me - Toglimi i jeans- ordinò mentre lei invece spogliava me, quindi si pose sopra al mio corpo ormai nudo come le ultime volte che avevamo fatto l'amore. Sembrava amare in modo particolare quella posizione ed anch'io la trovavo piuttosto eccitante soprattutto perché le dava modo di condurre il gioco e di potersi muovere a suo piacimento. < Finalmente > pensai quando si fece penetrare, poi però non ebbi più modo di pensare a nulla travolto come fui dall'esuberanza sessuale di Miriam. Solo dopo aver finito di fare l'amore mi ritrovai a pensare di come mia moglie negli ultimi tempi avesse cambiato il suo approccio al sesso. Ora era più aggressiva, più eccitata e, di conseguenza, anche più eccitante e questo aveva fatto si che le mie prestazioni erano cresciute notevolmente. Non potevo certo lamentarmi. Oltre che una bella e deliziosa ragazza avevo sposato una sensualissima bomba sexi e questi pensieri mi fecero dimenticare completamente il malessere che aveva avuto mia moglie fino ad allora. Sembrava tutto risolto, in quel momento eravamo sul letto soddisfatti sessualmente ed emotivamente e tutto il resto sembrava distante anni luce tanto che non potevo immaginare lontanamente quello che sarebbe accaduto in seguito. L'indomani mi recai al lavoro sentendomi stranamente nervoso senza riuscire a capirne il motivo. Sembrava tutto risolto con Miriam e la sera appena conclusa era stata a dir poco entusiasmante. Avevamo fatto di nuovo l'amore dopo diversi giorni ed era stato un momento veramente indimenticabile perché il sesso che stavamo facendo nelle ultime occasioni era qualcosa di travolgente e decisamente differente da quello che si immagina possano fare un uomo ed una donna sposati. Non avevo mai tradito Miriam ma immaginavo che il nostro comportamento fosse più da amanti che da coniugi e la cosa mi eccitava e nello stesso tempo mi causava un certo turbamento che non riuscivo a decifrare . E poi quella sensazione che avevo provato quando mi aveva sollevato e portato tra le sue braccia era stata assolutamente meravigliosa e mi aveva regalato delle emozioni che non avrei mai creduto di poter vivere. Ma nonostante tutto questo continuavo ad avvertire una strana ed inspiegabile ansia ed al termine del lavoro quando mia moglie tornò a casa, capii che quell'ansia era sta premonitrice. Miriam infatti, sembrava essere tornata quella di due giorni prima, abulica, silenziosa e molto nervosa. Passarono i giorni e la situazione rimaneva immutata. Non che fosse particolarmente aggressiva come avevo paventato all'indomani del nostro anniversario, anzi, era docile come un agnellino, faceva il suo dovere di moglie preparando la cena e facendo le faccende domestiche con il mio scarso aiuto come era sempre avvenuto, me non riuscivo più a vederla allegra e mi rispondeva a monosillabi. Era comunque tornata a far la vita di tutti i giorni, la mattina ad insegnare a scuola dove ormai mancavano pochi giorni al termine delle lezioni ed il pomeriggio ad allenarsi in palestra ma per il resto non aveva voglia di fare assolutamente nulla. Niente uscite con gli amici, sesso neanche a parlarne in quanto aveva il mal di testa perenne ed ogni volta che le chiedevo cosa avesse rispondeva immancabilmente . Decisi di parlarne con il mio amico e mentore Massimo ed una sera appena terminato il lavoro gli raccontai cosa stava succedendo a Miriam e soprattutto i dubbi che mi attanagliavano. Ormai le avevo pensate proprio tutte e mi rimanevano solo due possibilità : o aveva un amante e stava cercando una scusa per lasciarmi, o aveva una grave malattia e non trovava il coraggio di dirmelo per non farmi preoccupare. In entrambe le occasioni la mia vita sarebbe finita li e forse dovendo scegliere avrei preferito la prima almeno lei sarebbe stata felice. Ecco, l'amavo a tal punto che sarei stato disposto a mettermi da parte pur di non vederla più in quello stato. Massimo ascoltò tutto quello che avevo da dirgli poi mi abbracciò - Ma dai, piantala! Ti stai facendo le pippe mentali. Miriam è innamoratissima di te. E poi me lo spieghi dove lo trova il tempo di avere un amante se la sua vita è tutta casa, scuola e palestra?- Aveva perfettamente ragione. Miriam non usciva mai da sola e la sua esistenza era scandita da orari inflessibili che lei rispettava teutonicamente. Sarebbe stato alquanto improbabile trovare il tempo da dedicare ad un amante ed anche se la sua bellezza faceva girare la testa ad un sacco di maschi non mi sembrava proprio il tipo da una botta e via. - Allora è malata!- feci io rivolgendomi al mio amico - Malata? Ma se è il ritratto della salute. Ma hai visto con che facilità ha battuto me, Gianni e Gianluca? E come ti ha sollevato? Non ha proprio l'aria di una ragazza che ha una grave malattia- - Però rimane il fatto che non è più la stessa. Almeno sapessi che cavolo ha e che cavolo vuole così saprei come comportarmi- - Senti Davide, facciamo così. L'altra volta mi è sembrato che con la nostra presenza tua moglie abbia trascorso una bella serata. Che ne dici se sabato sera ce ne andiamo a mangiare un pizza noi quattro e dopo ce ne andiamo in discoteca come qualche anno fa. C'è un mio cliente che fa il promoter di una discoteca piuttosto importante e mi aveva detto che quando avrei voluto mi avrebbe regalato dei biglietti- - In discoteca?- domandai sbigottito- Mi sa che non ci fanno entrare- proseguii ironico- io ho 27 anni ma tu sei fuori tempo massimo - E' così che porti rispetto ad un amico più grande?rispose Massimo fingendo di esserci rimasto male- guarda che ho solo 35 anni e mi sento ancora mooooolto giovane. Capisci che intendo dire? Allora insomma che ne dici, ci stai?- - Ci sto. Glie lo dico a Miriam che abbiamo organizzato la serata per sabato sera, tu pensa a rimediare i biglietti- Ci salutammo e appena vidi mia moglie la misi al corrente della serata che avevamo intenzione di organizzare. L'altra volta fece fuoco e fiamme quando seppe che avevo invitato i nostri amici a casa, stavolta si limitò a farmi un lieve sorriso con la bocca senza arrabbiarsi e senza gioirne, come tutto quello che faceva. Già dal venerdì sera però le cose sembravano sul punto di cambiare ed a tavola, mentre eravamo a cena Miriam si rivolse a me con un tono leggermente più sollevato . - Ho intenzione di comprarmi qualcosa da mettermi, ma non so cosa. E' una vita che non andiamo in discoteca e non ho idea di come ci si vesta adesso- Io la guardai speranzoso e poi le risposi Amore, hai appena 25 anni, sei ancora giovanissima, e sarai come al solito la più bella, qualunque cosa ti metta- Miriam mi sorrise. Era un sorriso strano fatto con la bocca mentre i suoi occhi erano tristi, privi di luce. Avrei dato la mia vita per vederla di nuovo come era una volta, mentre invece era spenta e si capiva che faceva una gran fatica per continuare a far scorrere la sua vita nel modo più normale possibile. Sembrava quasi imprigionata dentro la routine del nostro matrimonio e del suo lavoro e forse, cercare di farla divertire, poteva essere come farle prendere una boccata d'aria in attesa di tempi migliori. Arrivò dunque il sabato sera. Avevamo trascorso una giornata fuori casa approfittando del fatto che ambedue avevamo la settimana corta, poi nel primo pomeriggio Miriam, saltando una volta tanto la sua lezione in palestra, andò dal parrucchiere insieme a Laura, la moglie di Massimo, mentre io feci compagnia proprio al mio amico sfidandoci alla playstation come due ragazzini, per poi andarmene a casa aspettando mia moglie che dopo il parrucchiere si sarebbe dedicata allo shopping per indossare qualcosa di diverso per quella sera. Tornata a casa cominciammo a fare i soliti preparativi che si fanno prima di uscire, doccia e barba per me, doccia e trucco per Miriam. Io indossai una giacca sopra il mio jeans migliore ed una camicia celeste, mia moglie invece riapparve in salone dove io mi ero trasferito a vedere un po' di televisione mentre l'aspettavo, con un maxi-pull nero a maniche corte che fasciava il suo corpo in maniera considerevole, indossato sopra un fuseaux dello stesso colore molto aderente con delle scarpe aperte dal tacco piuttosto alto ma non vertiginoso. Aveva i capelli sciolti ed il trucco appena accennato. Non ne aveva bisogno, era così bella da non aver necessità di truccarsi pesantemente per attirare l'attenzione. La mia l'aveva comunque attirata e l'astinenza dal sesso che si prolungava ormai da diversi giorni in aggiunta alla sua bellezza, me la fecero desiderare in maniera quasi spasmodica. Le feci i complimenti, che lei accettò però senza particolare entusiasmo. E pensare che ogni volta che le dicevo quanto per me fosse bella, Miriam si scherniva, diceva che esageravo e che erano solo i miei occhi da innamorato che la vedevano così attraente, ma si vedeva chiaramente che adorava i miei complimenti, che li aspettava con ansia indossando abiti che sapeva che io apprezzavo molto su di lei. Ed invece aveva risposto con cortesia ma senza enfasi, quasi come se si fosse vestita e truccata più per dovere verso il suo ruolo di femmina che imponeva certe cose, che per me, suo marito, e per se stessa. Andammo comunque a prendere i nostri amici e poi facemmo rotta verso la pizzeria. La serata era piacevolmente tiepida, ormai era quasi estate, ed accettammo volentieri un tavolo al di fuori dal locale per stare più freschi e facemmo le nostre ordinazioni al cameriere. Miriam all'inizio se ne restò un po' sulle sue malgrado Laura facesse di tutto per stimolarla, poi però, complice un bicchiere di birra, lei che era quasi completamente astemia, cominciò ad essere più allegra e ciarliera. Al secondo bicchiere la sua allegria iniziò ad essere contagiosa ed anche io ed i miei amici cominciammo a ridere come matti attirando l'attenzione della gente seduta ai tavolini vicino al nostro, ma al terzo bicchiere mia moglie era ormai mezza ubriaca e dovetti metterle un freno impedendole di bere ancora. Era la prima volta in vita mia che vedevo Miriam in queste condizioni e pregai il mio amico Massimo di chiedere il conto mentre io la presi sotto braccio e mi allontanai un po' dalla pizzeria. - Ora ce ne andiamo a casa, tesoro- le dissi mentre camminavamo in direzione della macchina parcheggiata- - Non ci penso proprio! Mi hai detto che saremmo andati in discoteca e adesso ci voglio andare. Voglio divertirmi stasera- mi rispose. Usava un tono quasi bambinesco alternando le parole a risate e quando sopraggiunsero Massimo e Laura li guardai facendo gesti che chiedevano aiuto sul da farsi - Ma dai- mi disse poi il mio amico- è solo un po' allegra. Andiamocene un'oretta in discoteca. E' un peccato sprecare i biglietti che mi hanno regalato. E poi non volevi farla divertire?- - Ok- feci a Massimo e poi rivolgendomi verso mia moglie- D'accordo, andiamo in discoteca, contenta?- Miriam si abbassò leggermente e mi riempì la bocca di baci - Certo che sono contenta. Grazie amore mio- mi disse avvolgendomi il collo con le sue braccia . Massimo sorrise vedendo quella scena in cui, complici i tacchi e la sua altezza superiore alla mia, Miriam piegava notevolmente le ginocchia per baciarmi e mi disse ironicamente - Ti conviene portarti uno sgabello da casa. Così le farai venire la scoliosi- Accettai la battuta con un sorriso. C'ero abituato e la cosa all'inizio mi dava un po' di fastidio ma poi avevo cominciato a prenderla per quello che era: una piccola presa in giro bonaria verso un amico. E poi da Massimo avrei accettato qualunque cosa. Ci dirigemmo infine verso la discoteca. Era sabato sera e la città era in fermento nonostante l'orario serale. Intorno all'entrata della discoteca c'era un via vai di vetture e faticai non poco per trovare un parcheggio e dovetti sistemare la mia auto in una stradina buia abbastanza distante dal locale, all'ingresso del quale c'era una fila piuttosto sostanziosa, mentre noi, con i biglietti omaggio in possesso di Massimo, entrammo direttamente sotto lo sguardo attento di due titanici buttafuori. Appena entrati e dopo aver preso possesso di un divanetto e di un tavolino Miriam mi prese per un braccio ed ancora euforica per le birre tracannate mi costrinse ad andare in pista a ballare. Il locale era già abbastanza pieno malgrado fosse aperto da poco più di una mezz'ora e la pista era praticamente colma di giovanissimi che ballavano sulle note di una musica assordante e per me sconosciuta, e solo con un po' di fatica riuscimmo a trovare un buco per poterci muovere. Dopo circa una mezz'ora, esausto, tirai fuori Miriam da quella bolgia e raggiunsi Massimo e Laura sul divanetto in evidente disagio in quel posto. Si faceva fatica ad intavolare un discorso a causa del rumore assordante e mia moglie, sempre più allegra si alzò continuando a ballare anche fuori dalla pista da ballo. Dopo tanti giorni tristi anche quella falsa allegria era comunque meglio di niente e la lasciai dimenarsi accanto al divanetto. Probabilmente dopo quella sbornia Miriam sarebbe ritornata ad essere quella dei giorni passati ma in quel momento si divertiva ed il resto non contava. Mi alzai per andare al bagno ed al ritorno Miriam non c'era - Dov'è andata mia moglie?- domandai ai miei amici - Eccola, sta tornando adesso- rispose Laura facendo cenno con la testa nella direzione in cui si stagliava l'alta e snella figura di Miriam con un bicchiere in mano - Che cosa stai bevendo?- le chiesi appena si avvicinò. Lei mi guardò con aria imbronciata - Che fai, mi controlli adesso? Avevo voglia di bere un po'. Sono maggiorenne da un pezzo e poi sono tua moglie, non tua sorella più piccola. Non mi devi dire quello che devo fare e quello che non devo fare- Adesso era quasi ubriaca del tutto. Finì di trangugiare il cocktail, posò il bicchiere sul tavolino e poi proseguì- ed ho anche tanta voglia di divertirmi e me ne ritorno a ballare- Miriam si diresse di nuovo in pista ed io malvolentieri la seguii. Cominciava a fare un caldo pazzesco nel locale e dopo alcuni minuti mi tolsi la giacca e facendomi largo tra la folla l'andai a posare sul divanetto dove ancora sedevano Massimo e Laura sempre più pentiti per aver deciso di trascorrere la serata in quel modo. Sapevo che l'avevano fatto solo per mia moglie e dentro di me fui felice di avere amici come loro. In ogni caso non mi dissero niente e dopo aver insistito un po' decisero di fare quattro salti in pista anche loro facendo buon viso a cattivo gioco. Ritornai nel punto dove avevo lasciato Miriam e per poco non mi venne un colpo. Si era tolta il maxi-pull che aveva indossato fino ad allora ed ora era diventata tremendamente sensuale. I pantaloni aderentissimi, nascosti fino a quel momento dal maxi-pull, disegnavano il suo stupendo sedere che si muoveva al ritmo della musica e sopra di esso era fuoriuscito un minuscolo top che nascondeva a fatica il suo seno rigoglioso. Davanti a lei due ragazzi di circa vent'anni ballavano dimenandosi come ossessi ammiccando mia moglie - Che cazzo stai facendo Miriam?- esordii prendendola per un braccio- rimettiti quella maglietta e copriti, stai dando scandalo- - Lasciami stare Davide - rispose mia moglie - ho caldo e non ho voglia di rimettermela- Strinsi il braccio di Miriam ancora un po' più forte tirandola verso di me - Ora basta- replicai- stai esagerando. Andiamo via- Cercai di tirare mia moglie via da quella maledetta pista ma i miei sforzi sembravano inutili perché non riuscivo a spostarla di un centimetro quando uno dei due ragazzi che si stava dando da fare per far colpo su di lei si fece largo e mi apostrofò - Ehi amico, non hai sentito che ha detto la ragazza? Che non vuole venire con te, Quindi lasciala stare- Era troppo! Mi avventai su di lui prendendolo per la camicia. Era poco più alto di me ma abbastanza magro anche se le braccia scoperte rivelavano comunque un'ossatura piuttosto robusta - Senti stronzetto, è mia moglie e decido io se farla rimanere qui o portarmela via. Capito? Ed ora togliti dai coglioni- gli risposi e senza dargli modo di replicare e di reagire lo spinsi via facendolo rovinare a terra. Il suo amico rimase qualche secondo interdetto ed io ne approfittai per prendere di nuovo il braccio di Miriam e portarmela via seguito dai miei amici piuttosto preoccupati per la piega che stava prendendo la serata. Miriam invece sembrava divertirsi come non mai. - Amore mio, ma sei geloso? A Miriam piacciono da morire gli uomini gelosi- disse mentre ormai eravamo tornati al divanetto per prendere le cose che avevamo lasciato e potercene andare lontano da lì prima che la situazione degenerasse del tutto. Parlava di se in terza persona, ormai completamente ubriaca, con una vocina da bambina che mi infastidiva non poco - Quanti cazzo di cocktail hai bevuto? Le chiesi appena uscito dalla discoteca prendendola di nuovo per un braccio - Uffa Davide quanto rompi. Sembri mio padre. Ne ho bevuti un paio. Sei contento ora?- Ci dirigemmo verso il posto dove avevo parcheggiato la mia auto, ma appena fatti un centinaio di metri dalla discoteca uscì anche un gruppo di ragazzi. Ero abbastanza lontano ed era buio, ma ci avrei scommesso qualunque cosa che era il ragazzo che avevo spinto insieme ai suoi amici. Cominciarono a camminare velocemente verso di noi e potevo cominciare a distinguere bene le loro figure. Erano in cinque e si avvicinavano a spron battuto. Feci un cenno a Massimo indicandogli i cinque ed il mio amico mi capì al volo. Prendemmo per mano le nostre mogli ed anche noi cominciammo a camminare piuttosto velocemente. Laura e Miriam che non avevano ancora capito cosa stava succedendo si lamentavano con noi per il fatto che le stavamo praticamente trascinando ed i loro tacchi alti creavano loro diverse difficoltà mentre i cinque si stavano avvicinando sempre più. Mi sembrava di rivivere la situazione del nostro anniversario quando, in riva al mare, mia moglie si sbarazzò di quei quattro delinquenti ma ora Miriam era ubriaca e si reggeva a malapena in piedi ed ero convinto che non poteva certo fare quello che aveva fatto l'altra volta perché ormai mia sembrava abbastanza chiaro che quel ragazzo voleva rivalersi su di noi, con l'aiuto dei suoi amici, per la spinta che gli avevo dato in discoteca.. Mancavano ormai solo poche decine di metri per arrivare alla macchina e stavamo percorrendo il tratto più buio ed isolato quando Miriam, stanca di essere trascinata si fermò di colpo. - Basta amore- disse usando sempre una vocina infantile- perché vai così di fretta? Mica è tardi, abbiamo ancora tutta la notte davanti a noi- Cercai di prenderla di nuovo per mano per correre alla macchina ma ormai comunque era troppo tardi in quanto i cinque si erano posizionati intorno a noi. Massimo abbracciò Laura che si era finalmente resa conto delle cattive intenzioni che avevano i cinque ed io decisi che era giunto il momento di porre rimedio a quello che avevo fatto - Ok ragazzi, è stata solo una sciocchezza, non mi sembra che sia il caso di esagerare- dissi rivolgendomi soprattutto al ragazzo al quale avevo dato la spinta - Che c'è? Non fai più il gradasso adesso?- mi rispose - Non vale la pena di litigare per una stronzata simile- proseguii sperando di convincerli. Nel frattempo Miriam si rese conto finalmente di quello che stava accadendo intorno a lei e si avvicinò di fianco a me mentre i miei amici, ignorati dai cinque, avevano voltato l'angolo ed erano momentaneamente al sicuro - Ce l'avete per caso con noi?- chiese mia moglie al gruppo di ragazzi Erano tutti sui vent'anni o poco più. Tre erano di media corporatura, compreso quello che avevo spinto, uno era alto ma gracilino mentre un altro era abbastanza corpulento. Mia moglie fece un passo avanti mentre i cinque ragazzi forse arano abbastanza soddisfatti del fatto che io mi ero umiliato chiedendo loro di lasciarci stare e sembrava che potessero sorvolare su quello che era accaduto sulla pista della discoteca. Però forse avevano bisogno di ulteriori scuse e mi riposizionai accanto a Miriam. Non ero certo un vigliacco ma mi consideravo responsabile di ciò che stavamo vivendo e soprattutto ero convinto di non poter contare nel modo più assoluto sulla forza e sull'abilità nelle arti marziali di mia moglie in preda ai fumi dell'alcool e pertanto mi avvicinai con la mano tesa - Dai scusa. Mi ero arrabbiato vedendo uno che ci provava con mia moglie. Tu avresti fatto lo stesso, non ti pare?- Il ragazzo guardò la mia mano tesa e si girò verso i suoi amici indeciso sul da farsi quando Miriam mise la sua mano su quella mia, tesa verso il ragazzo, facendola abbassare e mettendosi lei davanti al ragazzo dopo avermi scansato. - No, no! Tu non devi scusarti proprio di niente- disse rivolgendosi prima a me per poi continuare rivolta al gruppo - In quanto a voi ora ve ne andate di corsa a casa evitando di farmi arrabbiare e ve la caverete senza danni, altrimenti sarò costretta a darvi una dura lezione e non potete immaginare quanto io adori dare delle lezioni- Scoppiò a ridere al termine della frase ed io la presi per l'ennesima volta per un braccio - Amore sei ubriaca, dai andiamocene- feci a Miriam che continuò a ridere per alcuni secondi fino a quando il ragazzo le mise una mano sull'altro braccio, quello libero - Non ho capito bene. Che sarebbe sta cosa ? Chi è che ci dovrebbe dare una lezione? Ce la stiamo già facendo sotto- Ormai avevo capito che tutti i miei tentativi di mediazione erano falliti. Lasciai il braccio di Miriam sconsolato aspettando quello che ormai sembrava inevitabile, Feci un paio di passi indietro per prepararmi alla battaglia e da quella posizione potevo ammirare nuovamente la figura di mia moglie inguainata in quei pantaloni aderentissimi, con la schiena quasi nuda a parte il laccetto del suo top. Si girò verso di me e usando ancora la vocina infantile mi disse -Amore, credo proprio che Miriam si divertirà un mondo stasera- poi cambiò tono e si rivolse al ragazzo - Nessuno, a parte mio marito, più permettersi di toccarmi senza il mio permesso- E poi agì. Il ragazzo le stringeva il suo braccio destro con la mano sinistra e mia moglie con l'altra mano gli prese il braccio che la teneva e con un rapido movimento lo girò di scatto facendolo urlare dal dolore. Sempre tenendo stretta la mano del ragazzo tirò un pugno al volto del secondo che si trovava a tiro facendogli sgorgare sangue dal naso e dalla bocca. Il ragazzo barcollò mettendosi la mani sulla faccia e quando le ritrasse vedendole sporche di sangue urlò sgomento ma non fece in tempo a rendersi conto di nient'altro perché un secondo pugno, ancora più violento e sempre al volto lo mise definitivamente a terra. Era incredibile vedere Miriam pur ubriaca perfettamente lucida nel colpire con la sua micidiale bravura quel ragazzo. La sua forza nettamente superiore poi faceva il resto. Sempre tenendo stretta la mano del primo che urlava e piangeva dal dolore si avvicinò agli altri tre trascinandoselo appresso - Dovevate ascoltarmi prima quando vi ho dato una possibilità . Ora non ne avete più e state per ricevere la lezione che vi avevo promesso- disse loro mia moglie mentre i tre, sbigottiti si guardavano fra di loro senza sapere cosa fare poi uno, quello più corpulento, fece la mossa più stupida che poteva fare lanciando un pugno verso Miriam che parò il colpo con l'unico braccio che aveva libero con estrema nonchalance per poi far scattare la sua micidiale gamba destra che avevo già visto all'opera quando distrusse la cabina in riva al mare , centrandolo in pieno volto e mandandolo a sbattere contro una vettura parcheggiata. La testa del ragazzo sbatté contro l'auto incrinando il vetro laterale e lasciandoci una scia di sangue mentre scivolava inesorabilmente a terra privo di sensi. Mi avvicinai a lui preso dal panico pensando che poteva averlo ucciso e tirai un grosso sospiro di sollievo quando mi resi conto che la sua faccia era ridotta male, gli mancavano a prima vista un paio di denti ma respirava in maniera piuttosto regolare. Nel frattempo Miriam guardò per una frazione di secondo il ragazzo che ancora si dibatteva inutilmente, stretto com'era nella sua morsa d'acciaio, e poi decise di porre fine alle sue sofferenze colpendolo con il taglio della mano alla base del collo. Il poveretto emise un grido soffocato e cadde anch'egli svenuto sul marciapiede. I miei due amici nel frattempo mi avevano raggiunto nel punto in cui mi trovavo. Avevano la bocca aperta per lo stupore, stupore che continuavo ad avere anch'io che pur conoscendo la forza di mia moglie, temevo che nelle condizioni in cui si trovava, avrebbe fatto fatica a tenersi in piedi, figuriamoci se ce l'avrebbe fatta a picchiare cinque giovani in un colpo solo. Ed invece era saldamente dritta in piedi, padrona assoluta della situazione, con tre di loro che ormai erano a terra svenuti e gli altri due che cominciavano a tremare di paura. Tutto finora era durato pochi secondi ed io ero sul punto di chiedere a Miriam di farla finita perché ormai non correvamo più nessun pericolo quando i due cercarono la via della fuga. Avevano però perso qualche secondo prima di prendere quella decisione e questo fu fatale per loro. Mia moglie prese per il collo da dietro uno dei due con la mano destra mentre con quella sinistra afferrò l'altro per un braccio trascinandoseli dietro per alcuni metri per poi sbatterli contro il muro. Lasciò per una frazione di secondo quello che teneva per il braccio solo per avere il tempo di fare un passo indietro per poi colpirlo con un calcio con la gamba sinistra all'altezza dello stomaco. Il ragazzo si piegò in due cominciando a tossire, poi la violenza del colpo ricevuto gli fece venire dei conati di vomito che gli fecero rigettare tutto quello che aveva mangiato e bevuto. Il quinto ed ultimo ragazzo era sempre tenuto stretto con la sua mano d'acciaio ed ogni tanto cercava di divincolarsi ed ogni volta che lo faceva Miriam lo stringeva ancora più violentemente per farlo desistere. Lo lascio per un attimo per voltarlo e metterlo dirimpetto a lei, quindi lo riprese di nuovo per il collo. Il poveretto, con le mani libere, tentò di togliere la mano di mia moglie dal suo collo senza riuscirci scoppiando quindi in un pianto a dirotto. La scena a cui ora stavamo assistendo io ed i miei amici era strabiliante e terrificante allo stesso tempo: Miriam teneva per il collo il quinto ragazzo cominciando ad alzarlo fino a farlo arrivare ad una trentina di centimetri dal suolo con i piedi penzoloni, mentre l'altro era ancora piegato in due. Con la mano sinistra, quella libera, lo alzò per i capelli poi con tranquillità lo colpì con il taglio della mano alla gola. Il ragazzo scivolò incosciente lungo il muro e quando fu a terra mia moglie lo spostò con la gamba mandandolo con la faccia sopra alla pozza di vomito da lui stesso creata. Ora ne era rimasto solo uno, quello sollevato con una mano da Miriam che, terrorizzato, continuava a far scendere dai suoi occhi grossi lacrimoni ed a tremare come una foglia. - Per favore - balbettò - mi lasci andare- Mi avvicinai a mia moglie impaurito per ciò che avrebbe potuto commettere. Del resto anche se non aveva perso niente della sua potenza era pur sempre ubriaca e temevo che si sarebbe potuta lasciar prendere dall'enfasi della lotta fino a compiere un gesto del quale si sarebbe poi pentita amaramente. - Basta Miriam - le dissi con un filo di voce. Avevo anche un po' di timore per me stesso ed evitai accuratamente un tono che avrebbe potuto innervosirla ulteriormente- sei stata grande, li hai stesi tutti. Ora lascialo stare ed andiamo a casa, ti prego- Mia moglie mi guardò con i suoi stupendi occhi grigi ed il suo viso incantevole si aprì ad uno splendido sorriso - Non ti preoccupare- mi rispose accarezzandomi il viso con la mano libera- mica lo voglio ammazzare, voglio solo divertirmi un po'- Indietreggiai di nuovo mentre Miriam continuava a tenere il ragazzo, ormai in preda al terrore puro, con una mano. Poi finalmente lo lasciò andare. Il ragazzo si rannicchiò tremante addosso al muro in posizione fetale, con le mani a coprirsi il volto. Un gesto che mi fece sorridere pur nella situazione in cui ci trovavamo tutt'altro che comica, per la sua assurdità . Come se coprirsi il volto fosse potuto servirgli ad evitargli ulteriori danni se solo mia moglie avesse voluto fargliene. Miriam lo tirò su per i capelli mentre il malcapitato riprese a piangere ed a pregarla di lasciarlo andare - Ve l'avevo avvertito che stavate per farmi arrabbiare- lo apostrofò mia moglie- Ed ora che devo fare di te?- Intervenni di nuovo in quanto il ragazzo mi faceva veramente pena in quelle condizioni, tremante e singhiozzante. - Ti prego amore, dimostragli che sei superiore, lascialo andare- - Hai sentito cos'ha detto mio marito? Sei fortunato ad avere incontrato un uomo così buono ed anche che io adoro fare le cose che lui gradisce. Perciò raccatta quei derelitti dei tuoi amici e scompari dalla mia vista. E prega Dio di non incontrarmi mai più. Il ragazzo forse non credeva neanche ai suoi occhi quando mia moglie la lasciò libero e dopo averci ringraziato innumerevoli volte tentò invano di svegliare i suoi amici. Erano tutti profondamente addormentati. Io presi per mano Miriam e la condussi, insieme con i sempre più sbigottiti Laura e Massimo, nel punto dove avevo parcheggiato la mia auto e che distava poche decine di metri da dove mia moglie aveva appena massacrato il quintetto. Per tutto il tragitto che ci divideva dalla casa dei nostri amici, Miriam, in preda ad un attacco logorroico, parlò senza quasi interrompersi del fatto al quale avevamo appena assistito. Sembrava quasi gioire di aver dato una lezione che quei poveretti non avrebbero potuto dimenticare mai per tutta la loro vita. Anzi, si rammaricava di non averli potuti colpire con violenza maggiore per paura di ucciderli ed io mi chiedevo cosa le stesse accadendo da qualche settimana a questa parte. C'era qualcosa che ancora mi sfuggiva del suo strano comportamento. Passava da uno stato quasi catatonico si silenzio e di malcelato malumore ad un'esplosione di vitalità e gioia irrefrenabile in quei momenti in cui poteva dar sfogo alla sua incredibile vigoria fisica. D'accordo che in quel momento la sua allegria era dovuta anche al fatto di avere trangugiato un bel po' di alcool, ma ormai quella sensazione che avevo riguardo il suo comportamento cominciava a farsi strada sempre più nella mia mente. Accompagnai Massimo e Laura a casa loro. Per tutto il tragitto avevano riempito Miriam di complimenti sulla sua bravura e sulla sua forza e mia moglie sembrava aver gradito molto la cosa. Cominciai a dirigermi verso la nostra abitazione quando Miriam accostò la sua bocca al mio viso cominciando a baciarmi. Prima l'orecchio, poi il collo ed infine la bocca. Sentii l'auto che quasi cominciava a sbandare visto che i baci di mia moglie mi avevano fatto venire una ragguardevole eccitazione - Fermati amore o andremo a sbattere. Fra poco saremo a casa nostra - - No! Miriam ha voglia adesso. Fermati!- Ancora quella vocina infantile e quel modo assurdo di parlare di se in terza persona. Non l'ascoltai e continuai a guidare pur nella difficoltà di avere vicino una donna bellissima, vestita in maniera estremamente sensuale che mi baciava e mi accarezzava. Miriam allora sbottonò i miei pantaloni. Cercai di fermarla con la mia mano destra mentre con la sinistra tenevo il volante, ma mia moglie mi prese la mano con decisione ma senza recarmi eccessivo dolore impedendomi però di fermarla e finì di sbottonarmi facendo uscire il mio cazzo ormai da un bel po' in erezione. Avvicinò la sua bocca al mio pene per poi cominciare a baciarlo ed infine lo inghiottì. Stavamo insieme da tantissimi anni ma in tutto questo tempo non avevo mai voluto fare sesso orale con lei pensando , chissà poi perché, che il nostro fosse un amore vero e pulito che non aveva bisogno di queste cose e pur desiderandolo da sempre ci avevo rinunciato. Ma in quel momento, con l'impossibilità che avevo di muovermi, ma soprattutto con la voglia ed il desiderio che mi attanagliavano, la lasciai fare. Durai pochi secondi ed al momento di eiaculare cercai di togliere la testa di Miriam gridandole che stavo per venire ma la sua mano strinse con violenza la mia facendomi capire che non dovevo allontanarla e alla fine ingoiò tutto il mia sperma. _ Adesso accostati - mi ordinò. Capii che non era il caso di farla ragionare e individuai un posto abbastanza isolato e mi fermai. Feci appena in tempo a reclinare il sedile che Miriam si posizionò sopra di me malgrado il volante che le doveva dare un po' di fastidio. L'avevo sempre desiderata fortemente e malgrado avessi eiaculato da poco il mio pene si rifece dritto in pochi secondi. La situazione paradossale di una coppia sposata che lo faceva in auto come due ragazzini, il suo abbigliamento provocante, la sua bellezza ed ero pronto di nuovo, Miriam si sbarazzò del suo pantalone e del minuscolo perizoma per affondare la sua fica sul mio cazzo eretto. Pregai Dio che nessuno si avvicinasse ma poi fui travolto da una passione che non mi fece pensare più a nulla per diverso tempo. Quando mia moglie si sedette di nuovo sul sedile del passeggero avevo perso la connessione del tempo, Vedevo solo Miriam stravolta con i capelli arruffati cercare di darsi una sistemata mentre io mi pulii con lo slip per poi infilarmi i pantaloni senza indossarli. Avevamo appena fatto sesso in maniera portentosa ma ora eravamo in silenzio. Sapevamo tutti e due che c'era qualcosa di cui parlare, qualcosa che lei doveva dirmi. Sperai invano che fosse finalmente giunto il momento del chiarimento. Per un paio di volte Miriam aprì la bocca quasi per cominciare il discorso ma poi desistette. Qual'era mai il segreto che la tormentava? Accesi il motore e mi avviai verso casa per concludere quella interminabile serata. Ci guardammo negli occhi e sorridemmo entrambi ma sapevamo che qualcosa stava per cambiare nella nostra vita matrimoniale e questo mi fece venire una stretta allo stomaco. Ormai era questione di poco. Passarono oltre dieci giorni da quella sera ed io ero rimasto, per tutto questo tempo, in attesa che Miriam facesse la prima mossa mettendomi finalmente al corrente del suo problema. Inutilmente perché dalla sua bocca non uscì niente. Io di mezze idee me ne ero fatte tantissime ma ancora non ero riuscito a farmene una intera, anche perché nel frattempo mia moglie cercava di essere il più possibile normale. Però il ricordo di quella sera era ancora tangibile nei nostri rapporti e se è vero che lei era ubriaca è altrettanto vero che in e cioè che quando si beve si dice la verità , o come in quel caso, si fa quel che da sobri non si avrebbe mai il coraggio di fare. Ed aver voluto far sesso in quella maniera, in auto, dimostrava chiaramente che Miriam non era quella che avevo conosciuto io, bensì una donna a cui piacevano sensazioni estreme. Ma estreme fino a che punto? E perché in alcune situazioni sembrava indiavolata mentre nella maggior parte dei casi non aveva assolutamente voglia di sesso? Tutto sembrava ruotare proprio intorno al sesso. In quei dieci giorni lo avevamo fatto tre volte e questo era già un miracolo considerando che avevo passato intere settimane in bianco. Io mi avvicinavo con tanta voglia ma Miriam malgrado la buona volontà sembrava farmi un favore ed il risultato era ovviamente scadente. Quella sera decisi di riprovarci e dopo cena,mentre guardavamo la televisione in salotto mi avvicinai a lei cominciando a baciarla sul collo Hai voglia tesoro?- mi chiese con la faccia di chi, invece di dover trascorrere una sera d'amore col marito, le avevano appena comunicato che le era morto l'adorato cane - Certo amore che ho voglia di te. Lo sai che ti desidero sempre- le risposi- però se non vuoi ... - - No no, lo voglio anch'io- disse laconicamente cominciando a rispondere ai miei baci. La presi per mano e ci dirigemmo verso la camera da letto. Ci spogliammo continuando a baciarci anche se l'atmosfera tra di noi rimaneva piuttosto tiepida. Mi posizionai sopra di lei. Il calore della sua pelle liscia e morbida, il suo bel volto, la sua bocca invitante fecero il miracolo e malgrado la sua mediocre collaborazione riuscii ad avere una erezione decente. Penetrai mia moglie che però sembrava pensare c tutt'altro che a far l'amore con gli occhi fissi sul soffitto. Ad un tratto Miriam tolse lo sguardo dal vuoto ed incrociò i miei occhi - Mi dispiace amore, non ce la faccio, perdonami- E così dicendo si tolse da sotto di me mentre i suoi occhi si facevano lucidi. Indossò una vestaglia, si accese una sigaretta e scappò via dalla camera da letto. Mi ritrovai nudo, sul letto, come un idiota senza capire ancora cosa stesse succedendo. Eppure ormai sembrava chiaro ma forse la verità mi faceva star male e non volevo ammettere neanche a me stesso quello che avevo intuito. O forse volevo che fosse lei ad avere il coraggio di dirmi tutto. Indossai qualcosa poi la raggiunsi con l'intenzione di farmi dire il motivo che la affliggeva così tanto una volta per tutte. Era nel salone piangendo a dirotto con la sigaretta tra le mani - Vai via per favore- mi apostrofò appena mi vide. Io invece mi avvicinai e mi piantai dinanzi a lei - Ora basta Miriam! Ho avuto tanta pazienza, ho aspettato che tu trovassi le parole da dirmi, ma ora non ce la faccio più. Ora mi dici esattamente quello che hai e perché ti comporti così. - Possibile che tu non abbia ancora capito?- - Non so se ho capito o no, ma voglio che me lo dica tu- Mi inginocchiai per guardarla negli occhi e mi feci più dolce- Ogni cosa può essere risolta se ci mettiamo la buona volontà - - Io ... .. non posso. Mi vergogno- - Sono tuo marito, ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, non puoi vergognarti di me. Qualunque cosa sia la affronteremo insieme- Il pianto ora era finito anche se ancora qualche singhiozzo le faceva muovere tutto il corpo come se tremasse. Le asciugai le lacrime ancora rimaste sulla guancia poi guardandomi negli occhi mi disse - Ti dirò tutto domani, ti prego. Dammi il tempo di prepararmi e domani saprai tutto. Ora per favore vai a dormire e lasciami da sola. Ti raggiungerò a letto fra un po'- Non mi raggiunse e dopo circa un'ora la ritrovai sul divano addormentata. Presi una coperta e la coprii. Ora aveva il volto più disteso. La guardai a lungo prima di andarmene e ancora non riuscivo a credere a quello che mi frullava nella testa. Forse c'erano altri motivi e domani avrei scoperto quali fossero e come risolverli. Già ! Come risolverli. In quel momento mi sembrava tutto confuso e decisi che ci avrei pensato quando e se la mia ipotesi sarebbe stata confermata. Il giorno dopo mi presi la giornata libera non avendo assolutamente voglia di lavorare e bighellonai per la città in modo di arrivare a casa alla solita ora. Pensavo che Miriam stesse in palestra come tutti i giorni a quell'ora e mi meravigliai alquanto quando, mettendo le chiavi nella toppa, mi accorsi che c'era qualcuno in casa - Miriam, amore, sei in casa?- gridai mentre mi accingevo ad aprire la porta della camera da letto - Aspettami di là in salone- rispose mia moglie dalla stanza. Mi recai nel salone aspettando con un po' di batticuore l'ingresso di mia moglie. Ormai eravamo alla stretta finale e fra poco tutti i nodi sarebbero venuti al pettine. L'ingresso di Miriam nel salone fu però molto diverso da come mi sarei aspettato. Indossava gli stessi abiti di quella sera in discoteca, un pantalone nero di un tessuto lucido aderentissimo che facevano risplendere le sue forme statuarie ed un minuscolo top dello stesso tessuto che faticava a tenere il suo seno. Aveva cambiato però le scarpe ed aveva messo degli stivali con il tacco ancora più alto di quelli che indossava abitualmente e che non le avevo mai visto ed in bocca teneva sensualmente una sigaretta accesa. Si era anche truccata vistosamente con un rossetto rosso fuoco che le delineava le labbra facendole apparire ancora più carnose di quanto già non fossero nella realtà . Sembrava di assistere alla scena finale di "Grease" con mia moglie al posto di Olivia Newton-John. Ed io che mi aspettavo un'entrata dimessa con Miriam che per la vergogna faticava a trovare le parole giuste da dirmi. Rimasi ovviamente a bocca aperta. Mia moglie mi fece cenno con il dito di avvicinarmi ed io, quasi come un automa, lo feci. Era bella da mozzare il fiato, tremendamente sensuale e faticavo a riconoscere in quella bomba sexi la ragazza acqua e sapone che mi aveva fatto innamorare tanti anni fa - Ora faremo un bel giochetto- mi disse appena le arrivai di fronte. Mi sentivo in difficoltà ad affrontare il suo sguardo. Tra di noi ora c'erano parecchi centimetri di differenza ed anche se c'ero abituato, quel suo abbigliamento così provocante mi faceva sentire a disagio. - Ma come ti sei conciata?- riuscii alla fine a dirle. Era la reazione normale di un uomo verso la propria moglie presentatasi in maniera diversa, fuori dalle righe, ma la reazione di Miriam fu completamente diversa da quella che mi sarei aspettato. Immaginavo che avrebbe potuto dire che si era vestita in quella maniera perché voleva far colpo su di me, che voleva eccitarmi, ed invece prese con le sue mani entrambi i miei polsi e cominciò a stringerli - Non ti azzardare mai più a rivolgerti a me in questa maniera. Sono stata chiara?- - Ma che fai? Sei impazzita?- le gridai e per tutta risposta Miriam aumentò la pressione sui miei polsi. Cominciavo a sentire un po' di dolore ma soprattutto mi resi conto che tutti i fantasmi che avevano popolato la mia mente in tutti quei giorni erano diventati reali. Avevo le lacrime agli occhi non per il dolore che era abbastanza sopportabile anche se la sua morsa era assolutamente rigida ed era impossibile per me liberarmi, ma per il fatto che capivo che in quel preciso momento il mio matrimonio era finito, era terminata soprattutto la mia storia d'amore che consideravo unica. Cominciavo anche ad avvertire brividi di paura e non sapevo minimamente come comportarmi. Sapevo benissimo che era molto più forte ed abile di me e che reagendo avrei potuto farla arrabbiare con conseguenze molto gravi per la mia incolumità . L'unica cosa che era logica fare in quel frangente era di acconsentire ad ogni suo capriccio e appena possibile di scappare il più lontano possibile. Ed invece, malgrado questi propositi, forse inconsciamente cercando di liberarmi reagii e dopo averla inutilmente strattonata le tirai un calcio che la colpì lateralmente ma che a causa della mia vicinanza con lei fu portato in maniera goffa e senza la dovuta forza, senza procurarle danni. La reazione di Miriam fu immediata e sentii le sue mani stringere con più violenza i miei polsi fino a farmi inginocchiare davanti a lei - Questo non dovevi proprio farlo- mi redarguì pesantemente - Che cosa ti è preso Miriam? Sono tuo marito, non puoi comportarti così con me- le gridai. Miriam parve non sentirmi neanche continuando a stringermi mentre dai miei occhi ormai sgorgavano lacrime sempre più copiose. Non era un pianto di dolore ma di impotenza. Sentirsi completamente nelle mani di un'altra persona mi faceva sentire come una cosa non come un essere umano. Non so se dovuto ad un barlume di coscienza vedendomi piangere ma Miriam prima allentò la presa sui miei polsi e questo fece si che io potessi rialzarmi e poi mi liberò completamente. Ero libero, ma quanto sarebbe durata quella situazione? Cosa voleva dimostrarmi? Mi guardai intorno e pensai che quello era il momento adatto per attuare la mia fuga. Con uno scatto che non diede tempo a mia moglie di fermarmi, mi voltai e fuggii precipitosamente percorrendo in un attimo quei pochi metri che mi separavano dalla porta di casa ma appena provai ad aprirla, una grossa delusione mi attanagliò. La porta era chiusa a chiave e quando mi voltai mia moglie era davanti a me facendo dondolare il mazzo di chiavi tra il pollice e l'indice. - Cercavi queste? Mi disse ironizzando- Cercavi di scappare da me? Non è bello fuggire via dalla propria moglie- - Mi fai paura Miriam - sospirai con un filo di voce- lo so che sei forte, non hai bisogno di dimostrarmelo. Che cosa vuoi da me? Mi guardò dall'alto in basso facendosi improvvisamente seria - Voglio che tu faccia esattamente quello che ti ordino altrimenti saranno guai seri per te, maritino mio- Mi prese per un braccio conducendomi in camera da letto. Cominciò a sbottonarmi la camicia mentre sentivo le sue labbra vagare sul mio collo poi quando terminò di aprirmi la camicia mi diede una spinta mandandomi sul letto. Malgrado la situazione fosse irreale e lontano mille miglia dai miei desideri mi accorsi di essere eccitato sessualmente. Ancora una volta pensai che il motivo fosse esclusivamente per la vicinanza di Miriam, per i suoi baci sul collo e per il suo abbigliamento provocante. Ma ero un maschio, ero io che dovevo decidere come e quando fare sesso. Non riuscivo minimamente a sopportare quella situazione che si era creata con mia moglie. Ma che potevo fare? Ero un piccolo Davide di nome e di fatto di fronte allo strapotere fisico di Golia - Miriam. Ma non avevo fionde con me e nessun altro tipo di arma e decisi di fingere di accettare le sue avances. Lei slacciò il suo top gettandolo per terra poi si mise sopra di me ricominciando a baciarmi. Mi mordicchiava i lobi delle orecchie, mi toccava il pene ormai in erezione totale ed io che avrei pagato chissà cosa per un suo comportamento così irruento nell'intimità , per chissà quali misteri della mia psiche, non avevo voglia di sottostare alle sue voglie a quelle condizioni. Mi guardai intorno. Avevo visto che Miriam aveva posato le chiavi di casa sul comodino, le cercai con la coda dell'occhio e poi agii. Feci partire una ginocchiata che la colpì in pieno stomaco poi con le mani la spinsi via da me e mi alzai impadronendomi delle chiavi e mi diressi ancora una volta verso la porta. Avevo le mani che tremavano e questo mi fece perdere alcuni secondi preziosi e quando riuscii ad infilare la chiave nella toppa era troppo tardi in quanto Miriam era di nuovo dietro a me. O non l'avevo colpita così forte come credevo o i suoi addominali dovevano essere d'acciaio puro. E adesso sembrava incazzata. Io cercai di coprirmi il volto con le mani ma temevo che stavolta sarei andato incontro ad una lezione molto pesante da parte di mia moglie che mi prese la testa con il suo braccio destro stringendomela e facendomi piegare in due. - Se provi a scappare di nuovo io te la stacco la testa. Ok? - Si!- riuscii a balbettare - non ci provo più- Lei mi lasciò, poi come fece quella volta davanti ai miei amici mi sollevò prendendomi in braccio. Neanche cercai di liberarmi tanto sapevo che sarebbe stato inutile. Ormai ero vinto, sconfitto da mia moglie troppo più forte di me per cercare una qualunque difesa e mi lasciai trasportare fino in camera da letto dove mi depositò sul letto, Ero già a torso nudo e Miriam mi tolse scarpe e pantaloni, poi mi fece alzare e, mettendosi lei sul bordo del letto mi ordinò di sfilarle gli stivali ed i pantaloni, Quando si alzò ormai nuda era tornata ad un'altezza accettabile pur rimanendo sempre più alta di me. Mi spinse poi sul letto e si mise sopra di me. - No Miriam, ti prego, non così- la implorai- così non mi piace - Non me ne frega un cazzo se ti piace o meno, l'importante è che piace a me. E poi non mi sembra che a te dispiaccia tanto- rispose indicandomi il pene eretto al suo massimo livello. Non so quanto tempo fosse passato quando Miriam decise che ne aveva abbastanza. Avevamo fatto sesso in modo anomalo ma decisamente stupefacente. Avevo avuto tre eiaculazioni tutte incredibilmente meravigliose e mi chiedevo come avessi fatto ogni volta ad eccitarmi di nuovo se dentro di me sentivo repulsione per il suo comportamento. Si perché mi ero sentito poco più di una cosa tra le sue mani, lei mi aveva manipolato e gestito dicendomi quando venire, aveva voluto sesso orale che io naturalmente le avevo dato ed aveva badato esclusivamente ai suoi bisogni e desideri. I miei erano venuti in secondo piano, anzi, erano stati solo una logica conseguenza. Eppure malgrado queste considerazioni non potevo fare a meno di pensare che il piacere sessuale provato quella sera non aveva avuto eguali nella mia vita. Comunque l'importante era che io nonostante tutto, ero ancora tutto integro. Avevo i polsi particolarmente indolenziti ed anche altre parti del corpo mi facevano lievemente male ma Miriam non aveva infierito su di me. Era il morale però che stava a pezzi. Quali erano ora le mie prospettive? Mi avrebbe concesso di andarmene? O peggio. Sarei stato costretto a denunciarla? Mi alzai per andare al bagno e Miriam mi fermò prendendomi per un braccio - Dove vai? Mi chiese - Vorrei andare al bagno- risposi- ti prego lasciami il braccio- Miriam lasciò la presa e mi lasciò andare. Del resto ero nudo, come diavolo sarei potuto scappare? Rimasi in bagno una mezz'ora con gli occhi gonfi di pianto che, finalmente da solo, lasciai scivolare copiosamente dai miei occhi. Pianto di rabbia, di impotenza, di delusione. Pianto di un uomo che vedeva disgregarsi tutti i sogni di una vita, una vita che fin da ragazzino aveva impostato su una persona, sulla sua dolce, intelligente e bellissima Miriam. Il bussare alla porta mi fece ritornare improvvisamente al presente - Apri Davide, ti devo parlare- - Che cosa vuoi?- feci sommessamente- per favore lasciami da solo- - Ho detto che voglio parlarti. Apri questa cazzo di porta altrimenti la butto giù. E tu sai che posso farlo facilmente- Certo che lo sapevo. Non era certo una porta che poteva essere una barriera tale da farmi ritenere salvo. Le andai ad aprire, tanto se avesse voluto farmi veramente male lo avrebbe già fatto e comunque poteva farlo appena ne avesse avuto voglia. La prima cosa che notai in lei era che sembrava diversa dalla donna sicura e autoritaria che aveva appena voluto far sesso con me in maniera violenta. Era ancora completamente nuda ed aveva gli occhi gonfi e lo sguardo chino. Era evidente che aveva appena pianto anche lei. Si avvicinò a me con la mano tesa per farmi una carezza e si accorse dei miei occhi ancora lucidi - Hai pianto Davide? Ti ho fatto tanto male?- Ora parlava a voce bassa in tono sommesso e questo mi fece prendere un po' di coraggio - Che cosa pretendevi? Che saltassi di gioia? Ma ti rendi conto di quello che mi hai fatto? Mi hai picchiato, mi hai sollevato, mi hai soprattutto violentato. Si! Violentato! Hai voluto fare sesso senza la mia volontà . Ed ora che ti aspetti? - Non mi aspetto niente. O meglio mi aspetto che tu te ne vada e che non abbia più voglia di vedermi. Sapevo a cosa andavo incontro quando ho deciso di regalarmi questa serata- - Regalarti questa serata? Ma cosa sono io per te? Una cosa ? Una cosa da poter manovrare come e quando vuoi solo perché sei più forte di me? - No, questo no! Non ho mai pensato di manovrarti. Tu mi hai chiesto quali fossero i motivi del mio comportamento strano ed io invece di dirtelo te l'ho dimostrato. Volevo farti capire quali sensazioni io ho scoperto dentro di me la sera del nostro anniversario- - Che provi piacere a picchiare un uomo- la interruppi- - Si è così! Mi eccito sessualmente- proseguì Miriam ricominciando a piangere- Mi vergogno ma è così. L'ho scoperto quella sera ma ora capisco perché mi sono allenata così duramente per tutta la mia vita. Ce l'ho sempre avuta dentro di me questa cosa evidentemente. Ho cercato di non pensarci, di credere che fosse solo una mia sensazione dovuta all'euforia di aver sconfitto quattro delinquenti. Poi però quando hai invitato i nostri amici e li ho sconfitti a braccio di ferro mi sono arresa all'evidenza ed ho capito tutto, ho fatto luce dentro di me ed ho capito anche il perché di strane sensazioni che avevo ogni volta che in palestra mi capitava di sconfiggere un uomo. - Ed ora che pretendi? Che io per far sesso con mia moglie ogni volta mi faccia picchiare oppure devo sperare che durante la giornata un paio di delinquenti cerchino di violentarti in modo che poi, dopo aver dato loro un sacco di botte, sei eccitata al punto giusto- -No, ti prego non dire così!- riprese Miriam - Ho combattuto tutto questo tempo dentro di me, per sconfiggere queste sensazioni che venivano fuori sempre più intense. E a te non avrei mai fatto veramente del male. Ti amo troppo per poter solo pensare di farti del male. - Rimasi di stucco - Mi ami? E allora tutto quello che è successo stasera? -Avevo voglia di fare l'amore almeno una volta in questo modo con l'uomo che amo e che amerò tutta la vita. Volevo togliermi questo desiderio che avevo di dominarti, di comandarti, di vederti mentre mi obbedivi e di costringerti a fare quello che io desideravo con la forza, ma malgrado questo io ti amo. Non so come sia possibile ma è la verità . Lo so che adesso non mi vorrai più e ti capisco sai. Non posso certo pretendere che tu stia ai miei ordini e che ti faccia malmenare secondo le mie voglie. E' per questo che ho dovuto usare la forza stasera, Almeno una volta nella mia vita volevo concedermi questa cosa. Non cerco scuse.- Miriam si fermò un attimo riprendendo fiato. Per tutto questo tempo aveva continuato a piangere mentre parlava e dopo qualche secondo di pausa fece un sospiro e proseguì - E poi così riuscirai ad odiarmi e non avrai rimpianti quando deciderai di rifarti una vita con una donna normale- Era una situazione irreale tutto quanto. Stare li in bagno, io seduto sul coperchio del vater e mia moglie sul piccolo sgabello di fronte allo specchio, completamente nudi a parlare ed a fare il discorso più importante della nostra vita. Avevo pensato di odiarla in quei momenti in cui si approfittava di me, ed ora a vederla in quelle condizioni tutto mi sembrava confuso. Miriam si avvicinò a me e mi sfiorò le labbra con un bacio - Perdonami amore mio- disse infine uscendo dalla porta. Mi ritrovai da solo nel bagno. Uscii anch'io dopo pochi secondi e vidi Miriam ancora completamente nuda prendere un borsone ed infilarci alcuni capi di abbigliamento. Mi avvicinai a lei - Ed ora che intenzioni hai? - Me ne andrò a casa dai miei per un po' e poi deciderò cosa fare- Se ne stava andando via. Era quello che avevo desiderato quando lei mi teneva stretti i polsi, quando faceva sesso contro la mia volontà e durante tutta quell'interminabile serata. Ma era davvero quello che desideravo? Fra pochi minuti sarebbe uscita dalla porta di casa e dalla mia vita ed io avevo quei pochi minuti per capire cosa volessi. E' vero, aveva scoperto dentro di se sensazioni che non immaginavo neanche lontanamente lei potesse avere, ma io ne ero realmente così scioccato? Ogni volta che Miriam aveva potuto tirar fuori da se stessa questo suo alter ego da dominatrice il risultato era stato semplicemente un sesso da favola. Mi era sempre piaciuto immensamente. E dentro di me avevo sempre saputo che lei aveva qualcosa in più di me e la cosa non mi aveva mai creato particolari scompensi. Io non volevo che lei se ne andasse. Ormai solo questo mi era chiaro. Non potevo neanche immaginare una vita senza di lei. Non avevo idea di come sarebbe potuto essere il mio futuro ma di certo dovevo rischiare, come le dissi il giorno del nostro primo bacio. Le fermai il braccio che continuava ad infilare vestiario dentro la sacca -Io non voglio che tu te ne vada Miriam - Mia moglie fermò di riempire il borsone e si sedette sul letto - Sei sicuro di quello che dici?- mi fece con voce tremante - No! Non ne sono sicuro, ma quello che so è che non posso fare a meno di te. Spero solo che tu non mi mandi all'ospedale ogni volta che faremo l'amore. Miriam si alzò dal letto e prendendomi il viso tra le mani mi baciò. - Non ho nessuna intenzione di farti del male- rispose infine, poi cominciando a sorridere proseguì- magari solo un pochino. Scoppiammo a ridere all'unisono poi quando ci fermammo mia moglie mi prese le mani guardandomi negli occhi - Allora sei proprio sicuro di volere che io rimanga? Sai a quello che vai incontro? Non potevo saperlo con certezza ma potevo immaginarlo, Le avrei dovuto obbedire e se non l'avessi fatto, con la sua forza nettamente superiore alla mia, avrebbe potuto punirmi. Ma non sarebbe stata una punizione molto più grossa per me vivere senza di lei? Non fare più l'amore con lei? Non poterla più toccare? Non potermi più addormentare e svegliarmi accanto a lei con le mie gambe incrociate con le sue? - Si!- infine risposi- Voglio che tu rimanga con me. Per sempre- E terminai la frase cercando le sue labbra che mi facevano impazzire come sempre. Miriam rispose al bacio dolcemente come sempre poi si distaccò e strinse con le sue mani d'acciaio le mie - Ed allora dimmelo in ginocchio che vuoi che rimanga- mi disse poi con la voce che era tornata dura ed autoritaria. Mi accovacciai ai suoi piedi e le richiesi di nuovo di restare con me. Non sentivo nessuna vergogna di restare in quella posizione, anzi mi sembrava quasi che stare ai piedi di mia moglie fosse la condizione giusta e necessaria per vivere insieme ad una donna del genere e dentro di me il sentimento predominante era solo uno : orgoglio. Orgoglio che ci fossi proprio io ai suoi piedi, orgoglio che una simile dea avesse scelto proprio me, orgoglio che per il prosieguo della mia vita sarei stato io e nessun altro a servirla come meritava. Si, orgoglio! Amore ed orgoglio. Nient'altro! Per tutti coloro che volessero comunicare le loro impressioni e sensazioni positive o negative su questo racconto inviare una e-mail a questo indirizzo di posta elettronica davidmuscolo@tiscali.it