Un giorno di ordinaria sottomissione Quarto episodio di Davidmuscolo Quarto episodio Mi massaggio la guancia dopo il tremendo schiaffo ricevuto mentre la signora Benedetta mi osserva con piacere. E' nata per dominare, per tenere qualunque persona sotto di se e l'incidente non ha fatto altro che tirar fuori del tutto queste sue sensazioni che prima teneva celate e sono sicuro che l'immenso potere che detiene nei miei confronti riesce probabilmente a soddisfarla come niente altro potrebbe. Siamo comunque ormai arrivati. Valerio, l'autista, scende velocemente per aprire la portiera alla padrona che scende con le sue solite movenze quasi feline. Io scendo ovviamente dalla parte opposta ma mi affretto a raggiungerla e poi guardo Valerio " Ci vediamo tra circa un'ora" gli dico " Certamente, signor Patrick" mi risponde mentre la mia padrona mi porge la sua mano che prendo tra la mia per intrecciarla amorevolmente e mi sorride " Lo sai che sarai punito al ritorno a casa, vero Patrick?" Annuisco. Il gesto e' amorevole ma la voce e lo sguardo sono duri e taglienti " Si padrona, lo immagino. Volevo solo dirle che mi preoccupo solamente per lei" " Lo so ma oggi e' la seconda volta che lo fai e sai che non tollero che tu ti azzardi a mettere in discussione una mia decisione. Ho ponderato bene la mia scelta di non venire piu' dal professor Mattei ed ho i miei motivi per cui ho fatto poi questa scelta. Non sta a te saperli" Annuisco nuovamente. Anch'io ho dei buoni motivi per essere preoccupato ma lei naturalmente non lo sa. Vedo il suo sorriso che si allarga ulteriormente e poi la sua mano libera posarsi sulla mia guancia, la stessa che prima ha ricevuto il suo ceffone "Pero' mi fa piacere che tu ti preoccupi per me" mi dice poi accarezzandomi dolcemente e dandomi un lievissimo e meraviglioso bacio sulla bocca mandandomi quasi in estasi " Io l'amo, padrona. Io l'amo piu' della mia vita, piu' di quanto forse lei possa immaginare ed e' normale che abbia un pizzico di timore per la sua salute . Ma so che lei ha preso la decisione giusta, come al solito. L'ha detto lei stessa che non si e' mai sentita cosi' bene" " Oh, ci puoi scommettere ed al nostro rientro in casa e dopo i miei allenamenti avrai un piccolo assaggio della mia perfetta forma, caro Patrick" Non dico nulla ma lo immaginavo. E non nascondo la mia preoccupazione ma nello stesso tempo la mia adrenalina sale. Credo che stasera mi dara' una bella lezione e non sara' una cosa indolore. Ma e' giusto cosi'. Se lei lo ha deciso, cosi' sara'. Il professor Mattei ci attende sull'uscio con un bel sorriso. Abbiamo atteso solo una manciata di minuti e poi e' venuto lui stesso a riceverci dopo che la sua segretaria ci aveva fatto accomodare nella sala d'attesa. E' un uomo leggermente piu' alto della media, con un pizzetto sale e pepe molto curato. La sua capigliatura tiene ancora discretamente ma si notano alcune chiazze vuote dovute logicamente alla sua eta' non proprio da ragazzino. Dovrebbe avere ad occhio 65 anni e possiede una corporatura piuttosto robusta " Bentornata, signora Lotti. Come va?" esordisce il professore " Mai stata meglio" risponde la mia padrona stringendogli la mano che il professore le porge " Ne sono felice. E lei, signor Patrick?" sorrido e rispondo che va tutto bene pure per me. Dopo aver stretto la mano alla mia padrona la porge a me "Molto bene, allora. Le rubo sua moglie per un po'. Ci vediamo piu' tardi" conclude facendo strada alla signora Benedetta verso il suo studio. Sono rimasto da solo. Occupo il tempo sfogliando alcune delle riviste che ci sono nella sala d'attesa e poi a rispondere ad alcuni messaggi sul mio telefonino mentre arriva una coppia con un ragazzino di una quindicina d'anni. Ci salutiamo con un semplice < buonasera> e riprendo a leggere qualcosa per far trascorrere il tempo che invece sembra lentissimo. Sono le 17.45 quando finalmente vedo di ritorno la mia padrona col professore. Vedo un suo cenno col capo nei miei confronti di nascosto di mia moglie. Non dovrebbe essere niente di preoccupante ma sono comunque un po' agitato e fino a che non gli parlero' di persona questa agitazione non scomparira' anche se mi dico cosa diavolo potra' mai accadere di preoccupante. Ma forse non e' la salute della mia padrona a preoccuparmi. Oh, non che non m'interessi. Per me lei e' tutto e darei la mia vita per la signora Benedetta ma so che sta bene. Ho quasi un brivido di terrore al pensiero che questa mia vita al suo servizio possa scomparire. Ed io so che prima o poi accadra'. Tutti i medici lo hanno detto. Solo che io vorrei che avvenisse il piu' tardi possibile. Ho trovato la mia dimensione ideale, ai piedi della signora Benedetta, al suo servizio, ai suoi ordini e vorrei che nulla cambiasse. Il professor Mattei saluta la coppia col ragazzino e li fa accomodare nel suo studio facendoci segno che tornera' a breve ed infatti ritorna poi da noi " Bene, signora Lotti, ci vediamo il mese prossimo" Lei lo guarda con fermezza " No, professor Mattei, questa e' l'ultima visita che facciamo. Sto bene e sento di non aver piu' nessun bisogno di ulteriori controlli" Il professore la guarda con disappunto " Signora Lotti, non mi permetto di interferire nelle sue decisioni ma come suo medico io ho il dovere di chiederle di continuare a fare degli accertamenti mensili. E' solo un pomeriggio al mese" Mia moglie lo guarda sorridendo " Professore, a meno che non ci sia qualcosa di cui io non sono al corrente, credo che questi controlli siano inutili. C'e' qualcosa che dovrei sapere e che mi tenete nascosto?" Oh mio Dio, si che c'e' qualcosa che le teniamo nascosto. Per fortuna sono alle spalle della mia padrona e lei non puo' vedermi ma il professore e' proprio di fronte a me. Scuoto violentemente la testa per dire di no anche se sono sicuro che il medico non le dira' nulla. Mattei infatti ricambia il sorriso della signora Benedetta " Oh no, signora Lotti, non c'e' nulla che non dovrebbe sapere" " Non ho quindi un tumore al cervello?" " No, signora. Cosa le fa pensare una cosa del genere? Se lei avesse una simile malattia, adesso sarebbe ricoverata su un letto d'ospedale o, nella migliore delle ipotesi, a casa, debole e senza capelli per via della chemio. Lei e' in perfetta salute. Almeno per quanto riguarda la situazione inerente alla mia branchia ma ho motivo di pensare che lo sia anche per tutto il resto" " Bene, quindi se sto bene, non ci sono motivi per proseguire i miei controlli, non e' vero?" Il professor Mattei sembra pensarci su. Non puo' pero' tradirsi " E' cosi' infatti" afferma infatti dopo qualche secondo di tentennamento " Ciononostante, sono dell'idea che fare dei controlli mensili dopo l'incidente che ha avuto sia la cosa migliore" La mia padrona sorride scuotendo la testa " Sono costretta a ripetermi. L'incidente e' ormai un pallido ricordo che, stando a quello che anche lei afferma, non ha lasciato tracce. A questo punto e con questa situazione fare ulteriori e ripetitivi esami al mio cervello e' inutile. Mi creda, non e' mai stato cosi' funzionante" conclude la signora Benedetta. Il professor Mattei allarga le braccia " A questo punto, non mi resta che augurare a tutti e due buona fortuna e sappiate che sono sempre a disposizione se qualunque cosa dovesse cambiare lo status quo. E' chiaro anche a lei, signor Patrick?" " Certamente, professore" confermo ruotando poi il mio dito indice per fargli capire che lo chiamero' in seguito, appena mi sara' possibile " Bene professore. Spero di rivederla in altri frangenti e non come paziente. Sarebbe un piacere per noi, non e' vero Patrick?" interviene concludendo mia moglie " Assolutamente s�, signora" rispondo chinando il capo. Come ho gia' detto, il mio comportamento nei suoi confronti deve essere sempre sottomesso, anche dinanzi agli altri. Non mi e' consentito di parlarle in modo troppo amichevole e trovo questa decisione assolutamente giusta. Lei non e' una padrona ad intermittenza. Lo e' sempre. Ci salutiamo, scendiamo e nel frattempo ripenso a cio' che ha detto la mia padrona. In effetti, il suo ragionamento non fa una piega. Se sta bene, e' inutile proseguire queste visite di controllo ed e' ovvio che se io ed il suo medico le diciamo che la sua salute e' ottimale ma nello stesso tempo vorremmo che le proseguisse, ci deve essere per forza qualcosa che non quadra. Ma dirle la verita', era al momento dell'incidente improponibile per i medici e adesso lo e' ancor di piu'. Potrebbe avere uno shock o potrebbe semplicemente non credere a cio' che le diciamo ed io forse perderei sia la mia adorata padrona che la moglie di cui sono follemente innamorato. E se poi un giorno lei dovesse capire tutto da sola? Mah, ci pensero' se e quando quel momento, che spero non arrivi mai, dovesse arrivare. C'e' ancora Maria a casa nostra, o sarebbe meglio dire a casa della mia padrona. Sta facendo le ultime faccende prima di salutarci e fra poco meno di dieci minuti se ne andra'. A quel punto, tutte le incombenze della casa saranno sulle mie spalle ma la cosa non mi pesa affatto. E' per me un piacere enorme servire la mia padrona, prepararle la cena e pulire. Ma c'e' ancora tempo. Guardo l'orologio che mi dice che sono le 18.15, l'orario giusto affinche' mia moglie si vada a cambiare in attesa del suo personal trainer che, quasi come se fosse stato evocato dai miei pensieri, e' sull'uscio di casa con la sua borsa sportiva. Lo faccio entrare e ci scambiamo un'energica stretta di mano " Vieni, entra Mauro" gli dico accogliendolo con un franco sorriso " Ciao Patrick. La signora si sta cambiando?" " Si" gli confermo "Cinque minuti e sara' pronta" " Bene. Peccato che oggi avremo solo il tempo di scaldarci" " Gia'. E' piuttosto nervosa per il fatto di allenarsi solamente un'ora invece delle consuete due ore e mezza" Mauro sorride " Non cambia niente. Non sara' certo un'ora in meno a cambiare qualcosa. Tua moglie e' perfettamente allenata. Anzi, a proposito. Mi ha detto che vuole aumentare la dose di allenamenti. Senti Patrick, considerando la sua situazione, io non me la sento. Gia' temo che sia piuttosto pericoloso ... ... ." E' costretto a bloccarsi. L'ingresso della mia padrona lo costringe a interrompere il suo discorso anche se credo di aver compreso dove vuole arrivare. Mauro e la signora Benedetta si salutano e poi entrano in uno dei saloni della nostra splendida casa che abbiamo adibito a palestra. A volte, mi soffermo a guardare i suoi allenamenti. E' stato incredibile vedere come in un anno abbia fatto dei progressi eccezionali. Beh, se e' per questo li ho anche sentiti sulla mia pelle. Stavolta pero', con il poco tempo che ha a disposizione, devo affrettarmi. Devo pensare a cosa preparare per cena ma prima di tutto debbo fare una telefonata molto importante. La voce del professor Mattei mi saluta dall'altra parte del telefono " Signor Lotti, attendevo la sua telefonata" " Tutto a posto, professore?" " Assolutamente tutto normale. L'elettroencefalogramma della signora Lotti e' perfetto. Il suo cervello funziona a meraviglia, a parte ovviamente il suo disturbo" " Ma come se lo spiega?" incalzo " Il fatto e' che non me lo spiego. Non c'e' nessun motivo per cui sua moglie non debba aver riacquistato tutti i suoi veri ricordi e non quelli artificiosi che si e' misteriosamente creata. E' un grosso mistero. Cosi' come e' un mistero il motivo per cui lei crede di essere chi non e' mai stata nella realta'" Taccio. Per fortuna e' ancora tutto normale. O meglio, e' ancora tutto anormale, con mia enorme gioia. Il professore ne approfitta per proseguire "Ascolti, signor Patrick, se lei vuole che sua moglie torni ad essere quella di un anno fa', lei deve aiutarla visto che da sola non riesce a tornare in possesso delle sue facolta'" " In che senso dovrei aiutarla?" chiedo un po' stupito " La notte. Lei dovrebbe vegliarla durante la notte. E' possibile che durante il sonno sua moglie si possa svegliare per andare al bagno o perch� ha fatto un brutto sogno. Una cosa assolutamente normale per qualunque essere umano. Ecco, durante quei pochi secondi di veglia la signora potrebbe ricordarsi tutto. Se poi si riaddormenta, al mattino avra' di nuovo gli stessi ricordi di quando si e' addormentata la sera ma se invece lei la tiene sveglia, i suoi veri ricordi potrebbero affiorare. Funziona come un sogno. Lei si sveglia e ricorda il sogno ma si riaddormenta e poi non lo ricorda piu'. Le e' mai capitata una cosa del genere?" " Si professore. E dunque se io la tenessi sveglia e la facessi parlare, lei potrebbe tornare ad essere la Benedetta di un anno fa, giusto?" " E' un'ipotesi da considerare e nemmeno tanto peregrina. Lo dico per lei, Patrick. Non puo' continuare a fingere di essere il suo marito sottomesso per non alterare i suoi equilibri mentali. Questo le fa onore ma non e' giusto. Lei ha diritto ad una moglie e non ad una padrona. Mi sono spiegato bene?" " Assolutamente s�, professore. Faro' senz'altro quello che mi ha consigliato" mento. Si, mento perche' non ci penso minimamente a prendere il suo consiglio in considerazione. Il professore e tutti gli altri non potrebbero comprendere. Non potrebbero capire che io voglio continuare ad essere lo schiavo di mia moglie e che mi sento male solo al pensiero che lei potrebbe tornare quella di prima. Saluto il neurologo e termino la conversazione. Mi siedo sulla poltrona e rivado indietro nel tempo, a come noi sposetti innamoratissimi avevamo deciso di movimentare il nostro sesso: facevamo dei giochi di ruolo. Cose che viste dall'esterno farebbero sorridere ma che per noi erano di una sensualita' travolgente. A volte mi travestivo da idraulico e mettevamo in atto la classica scenetta della signora benestante che si invaghiva di lui. Altre volte era lei a vestirsi da infermiera ed a curare me che fingevo di essere ammalato per poi fare sesso in modo sfrenato. E poi eravamo passati a qualcosa di piu' particolare. A volte, fingevo di violentarla, legandola ed abusando di lei ed altre volte era lei a legarmi fingendo di voler far sesso contro la mia volonta'. Infine siamo passati alla dominazione. Mi travestivo da master, padrone austero ed anche un po' sadico, la sculacciavo e ci facevo sesso in modo dominante. E poi, dulcis in fundo, la situazione che gia' da allora cominciava ad intrigarmi molto di piu' rispetto alle altre, ovvero quando lei vestiva i panni di padrona severa e autoritaria, mi picchiava, mi dava ordini per poi pretendere, con mia grossa gioia, di essere soddisfatta sessualmente. E tutto finiva poi abbracciati teneramente e sempre piu' innamorati l'uno dell'altra. E quello dove lei diventava la mia padrona era il gioco di ruolo che avevo cominciato ad apprezzare maggiormente. Tutto cominciava gia' dalla mattina, quando lei fingeva di essere la mia padrona anche sul lavoro. Oh certo, nessuno sapeva niente e di fronte a tutti gli altri ero io a comandare in azienda, salvo poi subire le conseguenze appena rimasti da soli. All'epoca, la signora Benedetta sapeva ben poco dell'azienda e non poteva certo permettersi di dirigerla come fa adesso e quindi c'era una buona dose di finzione ma ci eccitavamo ugualmente. Mi dava ordini per tutta la durata della giornata lavorativa e poi, appena soli in casa, lei, vestita interamente da dominatrice, con vestiti o tute di pelle o di lattice che le fasciavano il corpo in modo meraviglioso, mi frustava sul sedere con un frustino rigido da cavallerizza che faceva un male boia ma non mi procurava danni, mi montava sopra utilizzandomi da pony, scalciandomi e segnandomi con i suoi tacchi a spillo ed infine il sesso, meraviglioso, animalesco, come nemmeno nei miei sogni piu' spinti avrei potuto immaginare. E poi arrivo' quella sera. Oh, la ricordo perfettamente quella sera. Uscimmo dall'azienda che ero gia' eccitato come un toro da monta. Aveva indossato un abitino nero cortissimo e scollato che ne facevano una visione paradisiaca per i miei occhi. Ammiravo le sue lunghe gambe, snelle e tornite al contempo, merito di tutte le ore trascorse ad allenarsi per mantenere la sua forma perfetta, avvolte in calze di seta nere che le rendevano ancora piu' sensuali. E finalmente eravamo poi andati a cena. Avevamo fatto le nostre solite schermaglie che abitualmente mettevamo in atto in questi casi. Lei che decideva la mia cena, che mi ordinava di raccogliere il tovagliolo dinanzi a tutti i presenti, incuranti dei loro sguardi, che mi faceva accendere la sua sigaretta. E tutto mi eccitava. Non vedevo l'ora di tornare a casa per fare l'amore con la mia meravigliosa mogliettina travestita da dominatrice. Ci mettemmo in macchina per il ritorno e forse, anche a causa di un paio di bicchieri di troppo, persi la lucidita'. O forse dipendeva dal fatto che lei mi stuzzicava continuamente. Mi ricordo perfettamente le sue parole " Schiavo, riuscirai a soddisfare la tua padrona che freme di desiderio?" mi diceva toccandomi, con la sua mano che scendeva pericolosamente sulle mie parti intime e sentivo la sua risata cristallina quando me lo senti' durissimo, al massimo dell'erezione "Calma i bollenti spiriti, Patrick, altrimenti non mi soddisferai e saro' costretta a punirti severamente" Si, mi sembra di risentire adesso la sua voce e poi la curva che non ero riuscito a vedere prima. Cercai prima di mantenere la macchina sulla strada ma poi mi resi conto che non ce la facevo. Frenai, spingendo il mio piede fino in fondo ma ormai ero uscito di strada e poi quell'albero che ci veniva incontro. L'urto fu violento ma i nostri airbag si gonfiarono ed io che mi ritrovai illeso, quasi senza un graffio, a parte una lieve ferita sul viso che si rimargino' immediatamente. Ma accanto a me, mia moglie, la mia bellissima moglie, la donna della quale ero pazzamente innamorato, era svenuta con un grosso taglio all'altezza della fronte. Gridai con quanto fiato avevo in gola per svegliarla, senza riuscirci. Per giocare con me, per sedurmi, si era tolta la sua cintura di sicurezza a, malgrado l'airbag, prima che questo entrasse in funzione, aveva dato un tremendo colpo con la testa sul parabrezza. Credevo di impazzire. Cercai di rimanere lucido e, resomi conto che il mio telefonino funzionava, chiamai i soccorsi. Benedetta fu portata immediatamente all'ospedale ma non si svegliava, tra la mia disperazione. Non sembrava aver niente di rotto ma non si svegliava. Passai la notte al suo capezzale, tormentandomi e maledicendomi per la mia imperizia, per quel paio di bicchieri di troppo. Pregai che si potesse svegliare perche' io senza di lei non ero niente. Io ero nato per passare la mia vita insieme a Benedetta e la mattina, dopo otto ore in cui non dava segni di risveglio, come se lassu' qualcuno avesse sentito tutte le mie preghiere, il suo meraviglioso sorriso mi accolse " Amore mio" l'abbracciai teneramente, felice che si fosse finalmente svegliata. Lei mi guardo' invece con severita' " Chi ti ha dato il permesso di abbracciarmi in questo modo senza il mio permesso, schiavo. Dovro' punirti severamente per questo" La osservai meravigliato. Per un attimo pensai che stesse continuando a giocare ma non era cosi'. La sua mente era rimasta al momento dell'incidente quando nel nostro gioco lei era la mia padrona ed aveva elaborato una realta' parallela. Non ricordava i nostri momenti teneri, le nostre coccole, la nostra vita di tutti i giorni ma solamente le situazioni dove io, suo marito, ero il suo schiavo adorante e lei la mia severa e inflessibile padrona. Naturalmente, chiamai immediatamente i medici che non riuscivano a comprendere i motivi di questa amnesia parziale. Mi dissero che per il momento, sarebbe stato meglio non contraddirla ed accettare quella strana situazione assicurandomi che si sarebbe trattata senz'altro di un'amnesia temporanea di poca durata. Per loro, l'importante era che si fosse svegliata. E su questo, naturalmente concordavo anch'io. Gli specialisti da cui dovette farsi controllare, compreso il luminare da cui e' andata oggi pomeriggio ovvero il professor Mattei, ribadirono quel concetto. Lo shock sarebbe stato tremendo per lei, ammesso e non concesso che fosse riuscita a comprendere che quella non era la sua vera vita ma un gioco sensuale ed erotico che mettevamo in scena in certi momenti. Fisicamente non aveva ricevuto nessun danno, a parte un bernoccolo che presto scomparve, ma mentalmente viveva in un mondo tutto suo che i medici avevano diagnosticato come amnesia dissociativa, probabilmente transitoria. Tra l'altro, fu abbastanza complicato convincerla a farsi controllare considerando che lei si sentiva benissimo ma mettemmo la scusa che quelle otto ore in cui era rimasta priva di conoscenza erano anomali e che dei controlli regolari erano importanti e necessari. Malgrado la sua acuta intelligenza, i medici riuscirono a convincerla, almeno fino ad oggi pomeriggio quando ha deciso di troncare futuri controlli medici. Ma tornando a quel periodo post incidente, io mi adeguai ovviamente ai consigli dei dottori e decisi di accettare la situazione per amore di Benedetta, convinto che prima o poi lei sarebbe tornata in possesso di tutte le sue facolta' mentali. I problemi cominciarono a sorgere ben presto, qualche giorno dopo che lei usci' dall'ospedale. Si comportava da padrona senza curarsi di chi ci fosse davanti, trattandomi come un vero sottomesso sempre, dovunque e comunque. Dovetti quindi avvisare della situazione tutte le persone che mi circondavano, a cominciare dai parenti e dagli amici per finire alle persone con le quali lavoravo, anche perche' mia moglie decise che avrebbe preso il pieno potere non solo della nostra vita coniugale ma anche del lavoro, con mia grande preoccupazione. Per tutti ero diventato una specie di angelo, un uomo che per amore della propria moglie, per evitare quello shock che i medici mi avevano sconsigliato di farle avere, avrebbe fatto di tutto. Ma, malgrado le ipotesi dei medici, Benedetta non tornava quella di prima ed io, dopo le prime logiche preoccupazioni, cominciai a trovare intrigante quel modo di vivere. Non riuscivo a crederci nemmeno io. Si, mi piaceva quando fingevo di essere il suo schiavo nei nostri giochi di ruolo ma mai avrei potuto immaginare che avrei potuto amare di esserlo anche nella vita quotidiana. Eppure, mi adeguai completamente a quella situazione fino a sentirmi veramente lo schiavo di quella meravigliosa donna che, dal canto suo, comincio' a dimostrarsi efficace anche sul lavoro, diventando piu' brava di quanto lo fossi stato io. Era incredibile. Non lesinava punizioni ed umiliazioni ed io l'amavo ogni giorno di piu'. Decise addirittura di volere un personal trainer per allenarsi e diventare in grado di potermi picchiare se lei lo avesse ritenuto necessario ed in breve, grazie ai suoi allenamenti ed al suo eccezionale fisico, riusci' a diventare talmente forte e brava da potermele dare di santa ragione. Questa nuova situazione, aumento' a dismisura la mia sottomissione nei suoi confronti. Avevo davvero timore di lei, mi sentivo davvero inferiore ma questo non fece altro che aumentare di pari passo anche il mio amore e la mia adorazione. Eppure, nonostante la sua dominazione sia diventata col passare del tempo sempre piu' pesante ed a volte anche estremamente dolorosa per me, so che mi ama. Non certo come mi amava allora ma come una padrona puo' amare un uomo devoto e completamente sottomesso a lei. Come ho detto prima, me ne accorgo da innumerevoli cose, in primis quando facciamo l'amore. Oh, che meraviglia quei momenti! E' un sesso diverso, dove il mio dovere e' soltanto quello di provvedere ai suoi bisogni ed alle sue esigenze e dove il mio piacere e' solamente consequenziale ma e' ugualmente un piacere assoluto, non paragonabile a quando facevamo l'amore da semplici coniugi. Ma me ne accorgo anche da altre cose del suo strano amore nei miei confronti. Dal fatto che mi vede come una cosa di sua proprieta', ad esempio. Pretende che io sia suo, completamente suo. E non e' amore questo? Amore di una persona dominante ma pur sempre amore. E questo anche se essere completamente suo significava anche situazioni che nemmeno mi immaginavo di poter provare. Come la penetrazione anale, ad esempio. Oh, me la ricordo bene quella sera quando si presento' con un dildo. La dimensione era piuttosto piccola ma naturalmente ero impaurito ugualmente. Mi guardo' severamente " Oggi sarai finalmente e per davvero completamente mio. Mi apparterrai, come un oggetto, come un qualunque oggetto che c'e' in questa casa" La guardai con terrore. Forse fu la prima volta che fui tentato di scappare il piu' lontano possibile ma lei prese dolcemente il mio viso "La farai, Patrick. Lo farai perche' io lo voglio e perche' tu ti sentirai veramente mio dopo questa esperienza. Potrei importelo con la forza ma voglio che sia tu ad accettarlo. Saro' dolce ma pretendo che tu lo faccia" Chinai la testa. Era la mia padrona e dovevo obbedirle. E lei fu davvero dolce quella prima volta, lubrificando con pazienza il mio ano e penetrandomi con attenzione. Malgrado queste accortezze, il dolore fu enorme, quasi che mi stessero trinciando in due ma resistetti con stoicismo fino a trovare addirittura un piacere inaspettato in quella penetrazione. Ed aveva ragione lei. Dopo quella volta, ero definitivamente suo. Ed ero felice come non mai di esserlo. Ed infine me ne rendo conto dall'accortezza che usa per non farmi particolarmente male. Oh, non ci va leggera, soprattutto adesso che ormai puo' disporre di me come, quanto e quando vuole. I suoi schiaffi fanno davvero male ma non ne abusa, il suo frustino mi impedisce a volte di sedermi e mi fa il sedere rosso ma smette sempre in tempo. Ed i suoi calci potrebbero essere letali ma sono sempre indirizzati in punti dove non mi procurano danni, se non quello di farmi piegare dal dolore e le sue micidiali leve, le sue torsioni potrebbero spezzarmi le braccia ma riesce sempre ad evitarmi guai. Ed infine quando mi afferra la testa con le sue poderose e bellissime gambe o con le sue fortissime braccia. Ho davvero paura. So di essere nelle sue mani, che la mia vita dipende dai suoi capricci ma mi lascia sempre in tempo, appena il mio respiro si fa affannoso. E tutto questo perche' tiene a me, al suo schiavo devoto e innamorato. E per me tutte queste piccole accortezze testimoniano questo strano sentimento che lei ha nei miei confronti. Ed ecco spiegato il motivo per cui sono cosi' combattuto. Da una parte vorrei che la donna che amo piu' della mia vita guarisse completamente e riacquistasse i suoi veri ricordi ma dall'altra non vorrei mai abbandonare questi panni di marito sottomesso e vorrei proseguire ad adorarla come una dea, come un essere superiore, ad inginocchiarmi ai suoi piedi, ad obbedire ad ogni suo ordine ed a servirla come merita. Si, sono quello che in gergo si chiama schiavo. Io, un uomo brillante, di successo, con una carriera invidiata da tutti e con una moglie bellissima e innamorata che invece ha scoperto prima per gioco e poi nella vita vera la propria dimensione. Una dimensione che non vorrei piu' abbandonare. Ed ecco anche perche' disobbediro' al professor Mattei. Non voglio che lei ritorni quella di prima. Probabilmente, prima o poi accadra', ma non saro' io ad aiutarla. Io ho bisogno della mia padrona, ho bisogno della sua autorita', dei suoi ordini, della sua superiorita'. Ho bisogno di una guida e la signora Benedetta pu� darmi tutto quello di cui ho bisogno. Sorrido felice. Do una semplice occhiata nella stanza dove si sta allenando e la vedo mentre e' di fronte a Mauro, il suo personal trainer. Si stanno fronteggiando e lei avanza verso di lui cercando di colpirlo. Non guardo oltre. Ho visto tantissime volte i suoi allenamenti e so che e' diventata un'ottima combattente. E' stata strana questa sua decisione di voler a tutti i costi diventare piu' forte di me. Una cosa alla quale non avevo pensato quando giocavamo alla dominazione prima dell'incidente ma che ho subito trovato estremamente realistica. Fu proprio lei a darmi la dovuta spiegazione " Che razza di padrona sarei se non fossi in grado di piegarti a miei voleri anche con la forza, oltre che con la mia volonta'? Tu devi tremare di me, devi sapere che io posso qualunque cosa e che tu non puoi fare nulla per fermarmi" Gia' non posso fare nulla per fermarla. Non abbiamo nemmeno una parola d'ordine perche' tutto questo per lei non e' un gioco ma la vita vera. La sua mente non prevede una finzione eppure, mi sono rimesso a lei con tutta la fiducia che ho e finora ho avuto ragione. E' severa, a volte anche troppo e non prevede nient'altro che il suo assoluto dominio su di me ma io so che non mi fara' mai del male. Non troppo, almeno. Lo so, lo sento e non faro' mai niente che possa farmi scappare da questa situazione. Fine quarto episodio. Per valutazioni su questo racconto, potete scrivere una mail a davidmuscolo@tiscali.it