SCHIAVO PER AMORE Sedicesimo episodio di Davidmuscolo Sedicesimo episodio La mattina era trascorsa normalmente. Alle dieci in punto, come da suo ordine, le avevo portato la colazione a letto. La sera precedente ci aveva voluto entrambi ed era stata, tanto per cambiare, una serata straordinaria, fuori da ogni norma. Per strano che possa sembrare, quelli erano i momenti in cui la sua dominazione raggiungeva l'apice. Piu' di quando ci picchiava o ci penetrava col suo strap-on perche' in quei momenti io e Alberto eravamo bisognosi di lei, della nostra dea e lei ci faceva letteralmente impazzire con la sua sensualita'. Eravamo semplici oggetti del suo desiderio, ne' piu' e ne' meno del dildo che usava per incularci e per provare piacere lei stessa. Credo che qualunque cosa ci avesse ordinato in quei frangenti, noi le avremmo obbedito. Non per paura e nemmeno per il desiderio che avevamo di soddisfare i suoi bisogni ma proprio perche' non potevamo fare a meno dei suoi baci e poi del sesso con lei. E Diana lo sapeva benissimo tanto che con me aveva sfruttato questo mio bisogno per manipolarmi a suo piacimento. Al termine, ci aveva mandati via preferendo dormire da sola. Lo faceva sempre quando scopava con entrambi mentre se sceglieva solo uno di noi due, amava trascorrere la notte insieme al prescelto. E quindi, da perfetto schiavo ormai addomesticato, scostai le tende per permettere al sole di penetrare all'interno della camera, posai per un attimo la sua colazione sul comodino e mi persi come al solito ad ammirare le curve del suo corpo interamente nudo. E l'incantesimo entrava in azione. Il mio respiro si faceva affannoso, il cuore aumentava i battiti e il cazzo mi si alzava prepotentemente. Avrei mai fatto l'abitudine alla sua bellezza? Mi dicevo che se un giorno ci avessi fatto l'abitudine, se un giorno io avessi cominciato a non sentire quel desiderio pazzesco che avevo perennemente nei suoi confronti, probabilmente il mio amore sarebbe scemato e con esso anche la sopportazione alla sua dominazione. Cosa sarebbe accaduto se quell'eventualita' si fosse avverata? Mi avrebbe lasciato andare oppure mi avrebbe picchiato? E per picchiarmi non intendevo alcuni schiaffi o le sue dimostrazioni di superiorita' che ci mettevano paura ma che non ci procuravano grossi guai fisici a parte qualche ematoma e labbra quasi perennemente rotte. Io pensavo proprio al fatto che mi avrebbe potuto picchiare con cattiveria. In quel caso credo che la mia vita sarebbe stata davvero in pericolo. Ma in quel momento, quell'eventualita' era ancora lontana in quanto il mio desiderio nei suoi confronti era piu' forte che mai e al solo vederla nuda stavo sudando freddo. Mi avvicinai inginocchiato e con la sua colazione nelle mie mani " Padrona, sono le dieci. La sua colazione" le sussurrai. Lei si stiracchio' pigramente e poi mi guardo' " Paolino, posa il vassoio e vieni qui" Feci quanto mi era stato ordinato. Mi avvicinai a lei che mi afferro' il viso dandomi un bacio meraviglioso " Aaahhh, ieri sera sei stato davvero bravo e volevo ricompensarti" Ero felicissimo di quelle parole. Avrei voluto urlare dalla gioia e se avessi avuto ancora un piccolo dubbio di quanto fossi soggetto al suo fascino, quel dubbio si sarebbe definitivamente volatilizzato " Grazie padrona. Sono davvero felice di averla soddisfatta" le dissi. Avrei voluto mettermi a fare le fusa accanto a lei. Le porsi finalmente il vassoio con la sua colazione, aspettai pazientemente che terminasse, le accesi la sua solita sigaretta e mi misi a farle da posacenere. Tutto nella norma. Stava per giungere uno dei momenti da me piu' attesi, quello di aiutarla a fare la doccia. Finalmente potevo toccare quel corpo duro come l'acciaio e morbido come la seta. Le insaponavo dolcemente ogni centimetro della sua pelle mentre lei osservava compiaciuta la mia erezione. Provava un piacere particolare nel vedermi eccitato e credo che anche quello fosse una specie di consacrazione del proprio potere anche se in quel caso si trattava di potere erotico. Non manco' di farmi bere la sua urina, facendomi mettere sdraiato e liberando le sue vesciche. Come sostenevo prima, riuscivo a bere tranquillamente pur non essendo una situazione che amassi. Tutt'altro. Ma valeva la pena se poi la ricompensa era quella di poterla toccare e massaggiare il suo corpo durante la doccia. Insomma, essere lo schiavo personale della donna che amavo piu' della mia vita aveva certamente dei vantaggi che superavano di gran lunga gli svantaggi. La vita di una donna ricca era decisamente appagante per la mia padrona. Scelse con cura gli abiti da indossare, sempre ovviamente molto sensuali e mi ordin� di vestirmi anch'io perch� aveva intenzione di scendere. Quella mattina volle soltanto prendersi un caffe' seduti in un bar. D'altronde, fare shopping sarebbe stato gettare i soldi visto che nei giorni precedenti aveva praticamente depredato i negozi piu' lussuosi del centro e a lei piaceva spenderli quei soldi ma non buttarli, forse memore del suo passato, di quando faticava a comprarsi qualunque oggetto. La vedevo comunque un po' strana e lo era gia' da un paio di giorni. Di solito, parlavamo quasi da persone alla pari. Lei mi diceva dei suoi progetti immediati come quello di farsi un paio di viaggi meravigliosi. Uno da sola e un altro con noi schiavi. Anzi, mi disse che avrei dovuto essere io ad occuparmene di organizzarli. Non aveva una meta precisa. Bastava che fossero esotici e lussuosi. Parlava anche della sua nuova dimensione di padrona e del fatto che stava scoprendo delle cose che non avrebbe mai creduto potessero esistere. Ma quel giorno rimase quasi in silenzio, con lo sguardo nascosto dai suoi occhiali da sole e piu' attenta al suo telefonino che al resto. Non osai naturalmente chiederle niente. Conoscevo bene la volubilita' di Diana e i suoi sbalzi di umore e in quella situazione era estremamente pericoloso per me tornare a comportarmi da amico ed era meglio attenermi alle mansioni di schiavo. Ecco, se c'era una cosa che potevo aggiungere al mio rapporto con lei era il fatto che non ero costretto a fingere. Avevo veramente una paura folle di lei. Non era piu' la donna che mi trattava da amico sottomesso e che tutto sommato aveva un pizzico di riguardo nei miei confronti ma una padrona con una vena sadica che le sue potenzialita' atletiche rendevano estremamente pericolosa. Dopo il pranzo l'accompagnai naturalmente in palestra. E quella era la fase piu' noiosa della giornata in quanto dovevo attendere almeno tre ore senza poter far nulla se non leggermi un giornale. A volte l'accompagnavo dal parrucchiere o dall'estetista ma quella volta volle andare subito a casa. Ormai Maria e Jose' avevano fatto l'abitudine alla mia presenza e se non altro con loro in casa stavo abbastanza tranquillo. Volle andare nella sua camera dove si mise seduta sul letto. Mi inginocchiai ai suoi piedi in attesa di ordini. Si tolse i suoi occhiali da sole che in quel momento teneva sulla testa e mi guardo' " Dimmi Paolo, tra tutte quelle cose che ho comprato su internet, qual e' quella che trovi piu' eccitante?" Sgranai gli occhi. Aveva comprato diversi abiti, pantaloni e tute di lattice, scarpe e stivali dal tacco chilometrico, intimo in lattice, tutte cose che definire eccitanti agli occhi di un uomo non rendeva bene l'idea. Quelle famose modelle fetish che aveva trovato sul computer di Alberto e che avevano dato il via alla sua trasformazione scomparivano letteralmente se rapportate a lei e al suo corpo esplosivo. Mi schiarii la gola " Tutto quello che ha comprato le sta benissimo, padrona" risposi " Questo lo so perfettamente. Ti rifaccio la domanda. Cosa te lo fa venire piu' duro?" Non si poteva certo dire che non fosse una donna diretta nel suo modo di parlare. Cercai di ricordarmi cosa avesse indossato in quel mese durante i momenti di dominazione e sinceramente si poteva definire quel tipo di vestiario un tantino esagerato, in linea pero' con una certa visione un po' stereotipata della dominatrice ma comunque il risultato era che era quasi impossibile non guardarla con il massimo del desiderio " Credo che il mini vestito rosso e la tuta nera ma anche il pantalone con il top siano quelli che ... ... mi hanno eccitato maggiormente, padrona. Ma indosso a lei tutto � perfetto" " Bene. Prendi una valigia e mettici dentro quelle cose. In piu' aggiungi quei tre o quattro completino intimi di lattice, un paio di stivali e due decolte'. E infine il mio spazzolino da denti. Di corsa" La guardai meravigliato " Deve partire padrona?" domandai istintivamente. Lei si alzo' e capii subito di aver fatto una sciocchezza. Mi afferro' per un orecchio costringendomi ad alzarmi per poi sbattermi con violenza addosso all'armadio " Paolino caro, lo capirai mai che tu sei il mio schiavo? Che devi solo obbedirmi in silenzio e al limite rispondermi se ti faccio qualche domanda?" Aveva parlato con calma, senza alzare la voce ma questo non cambiava molto le mie prospettive che erano decisamente brutte mentre si era messa di fronte a me con le mani sui fianchi. Come ogni volta che si riproponeva una situazione del genere, la paura mi attanagliava e mi chiedevo chi me l'avesse fatto fare quella sera di restare con lei e continuare a farle da schiavo. Solo perche' era maledettamente eccitante, maledettamente arrapante e perche' io ero un maledetto idiota che ragionava col pisello invece che col cervello. E col cuore perche' malgrado tutto non smettevo di amarla. Mi riparai goffamente il viso con le mani mentre il cuore mi batteva piu' forte e in quel momento non era il mio amore per lei ma il terrore che mi metteva. Erano tutte sensazioni gia' provate decine di volte in quel mese ma era difficile se non impossibile abituarsi a quella condizione. Dipendevo dagli umori di una donna che apparentemente sembrava stesse perdendo il senso della realta' e quindi instabile emotivamente. O forse era tutt'altro che fuori dalla realta' e invece la stava semplicemente manipolando a suo uso e consumo? Difficile dirlo ma comunque, a sostegno della seconda ipotesi, io e Alberto eravamo sempre doloranti, spesso con ematomi ma ancora perfettamente integri, segno che continuava a fare attenzione a come ci picchiava. Ma era complicato per me ragionare in modo coerente con Diana di fronte. Mi prese le mani togliendole dal viso. Deglutii nervosamente " Mi perdoni, padrona. Non volevo essere curioso. E' stata una domanda istintiva. Non mi picchi, la prego" la implorai quasi singhiozzando. Il suo bel viso sembrava scrutarmi e le vidi comparire un sorriso. Stava godendo della mia paura " Dammi un motivo per cui adesso non ti dovrei menare" " Non lo so, padrona" " Io invece potrei elencartene tanti per cui invece dovrei farlo. Il primo e' che mi piace farlo. Sono sadica, lo sai. Il secondo e' perche' piu' sarai percosso e piu' diventerai obbediente. E io pretendo obbedienza assoluta. Il terzo e' perche' adoro quando un uomo se la fa sotto dalla paura. Mi ha sempre elettrizzata questa situazione. Vuoi che continui?" Scossi la testa per dire no " Io le sono gia' obbediente, padrona. Obbedisco ad ogni suo ordine. E me la sto facendo sotto dalla paura se e' questo che voleva vedere da me" Scoppio' a ridere " In effetti. Mmm ... . Rimane il fatto che io adoro picchiare un maschietto indifeso. E tu sei cosi' fragile e indifeso, Paolo. Comunque oggi mi sento particolarmente buona. La prossima volta paghi anche per questa. Ci siamo intesi?" mi disse lasciandomi le mani. Respirai sollevato e poi mi lasciai andare in ginocchio. Le afferrai addirittura le gambe, quasi a volerle dimostrare il mio senso di appartenenza " Si padrona. Grazie padrona. Grazie infinite" le dissi semplicemente baciandole poi i piedi. Come si doveva sentire una persona in circostanze come quelle? E intendevo Diana, naturalmente. Come poteva riuscire ad amministrare quell'enorme potere che io e Alberto le avevamo dato? Le mancava soltanto il diritto di vita o di morte e poi il potere sarebbe stato completo. Lei tolse il piede che stavo baciando e me lo mise sulla testa " Per questa volta te la sei cavata. In fondo, ho sempre avuto un debole per te. Se al posto tuo ci fosse stato Alberto, sarebbero stati cazzi suoi. Ma tu ... ... Beh, ti volevo bene come amico e te ne voglio come schiavo anche se in modo diverso. Mi fai tenerezza, Paolo. Dico davvero, sai. Hai degli istinti sottomessi nei miei confronti ma non sei un vero schiavo. Eppure, riesci ad accettare tutto perche' sei innamorato di me. Sei davvero un caso unico. Sei andato al di la' delle mie piu' rosee aspettative. Sai, era da tempo, prima che mi sposassi, che avevo intenzione di regalarti una notte di sesso con me. Volevo ripagarti di tutto cio' che facevi sempre per me, di essere sempre a mia disposizione. Sai perche' non l'ho mai fatto?" " No padrona" risposi sinceramente " Beh, perche' non volevo che perdessi completamente la testa per me. Se avessimo fatto sesso, per te sarebbe stato impossibile poi farti una vita con un'altra ragazza. Ti saresti voluto legare ancora di piu' a me mentre io volevo che ti facessi una vita tua. E avevo ragione" " E non mi amava abbastanza da poter vivere come una coppia" " Se e' per questo, non ho amato mai nessuno. Una donna per amare un uomo deve vederlo in un certo modo. Un modo in cui io non riesco a vedere nessuno" Alzai la testa incuriosito e la padrona mi fece cenno di rialzarmi. Mi venne vicino e addirittura mi fece una carezza che mi fece venire i brividi. Si rimise seduta sul letto " Non capisco, padrona" " E' normale. Tu sei un uomo. Ti spiego. Tutti gli uomini che ho incontrato non possono tenermi testa. Me li metto in tasca come voglio. E come puo' una donna innamorarsi di un uomo che trema di fronte a lei?" " Capisco, padrona. Ma ci sono anche uomini che probabilmente lei, pur con tutte le sue abilita' e la sua forza non potrebbe sconfiggere. Almeno credo" Sorrise " Beh, forse qualcuno c'e' ma allora subentra il mio lato dominante che mi impedisce di accettare un uomo che potrebbe essermi superiore. Sono contorta, Paolo. E quindi, mi sono accontentata di usare gli uomini soltanto per i miei interessi, come sfogo sessuale e con te non volevo farlo. Poi mi sono ritrovata catapultata in questa nuova dimensione e molto e' cambiato. Per me ma anche per te. Non avevo piu' il problema di temere che ti innamorassi ancor di piu' di me. Anzi, sarebbe stato proprio il mio interesse. Non c'era bisogno di fare una vita di coppia con te, come sarebbe stato nei tuoi desideri di uomo innamorato, ma potevo soddisfare il tuo desiderio nei miei confronti. Senza alcun problema. Sono la padrona e posso fare quello che voglio. Ma come gia' ti ho detto, scoprirmi padrona ha significato un cambiamento dei miei impulsi sessuali. Gli uomini che possiedero' dovranno essere i miei schiavi. E io ti volevo come schiavo. Non posso amarti, non come tu vorresti almeno, ma posso soddisfare il tuo desiderio" " Solo il mio, padrona?" Scoppia a ridere " No di certo. Se fosse dipeso soltanto da questo, credo proprio che la mia fichetta te la potevi sognare. Si tratta soprattutto del mio desiderio. Io voglio scopare con uno schiavo che mi veda come una dea, tu sei carino, perdutamente innamorato di me ed eri quindi l'uomo giusto. Ma per diventare il mio ideale dovevi adorarmi, essermi completamente sottomesso e tremante di paura" " Io sono tutto questo, padrona. Per me lei e' veramente una dea. L'adoro, le sono sottomesso e quanto alla paura, beh, si vede no?" Le feci fare un'altra risata " Direi che si percepisce benissimo. Ecco spiegato il perche' come semplice amante non mi andavi bene mentre come schiavo da scoparmi quando voglio invece sei delizioso. E tutto sommato, scopi anche discretamente" Chiusi gli occhi per assaporare meglio quel momento. Ero felice di quella confessione. Osservai il suo viso rilassato e sorridente e pensai che fosse davvero felice. Anche grazie a me. E chi ama e' felice della felicita' della persona amata. Ma quel momento di rilassatezza scomparve. Il suo volto torno' ad essere duro e i suoi occhi ridursi ad una fessura azzurra. Punto' l'indice verso di me "Bene, hai avuto dieci minuti di riposo. Ora fammi quella valigia come ti avevo ordinato, schiavo" Un'altra delle regole della padrona era che i due filippini dovessero andarsene da casa appena possibile. Se cenavamo in casa dovevano avere almeno il tempo di prepararci la cena. O meglio, era Maria a dedicarsi alla cucina e Jose' a servirci in tavola. Se invece andavamo a cena fuori, la coppia doveva togliere le ancore ancora prima lasciandoci da soli. E appena soli dovevamo immediatamente spogliarci e inginocchiarci di fronte a lei che poi decideva su chi dei due dovesse poi rivestirsi per avere il privilegio di poter andare a cena con lei. E poteva anche sceglierci entrambi. Quella sera volle che la servitu' andasse subito nella dependance e quindi si preannunciava una cena fuori. Per lei sicuramente e poi per almeno uno di noi. E tra me e Alberto iniziava anche una specie di sfida ovvero dimostrare a Diana tutta la nostra devozione e la nostra obbedienza nella speranza di essere il prescelto. C'era anche la terza opzione che era, come sostenevo prima, quella di essere scelti entrambi ma la nostra padrona si divertiva comunque nel metterci alla prova. Come fece quella sera. Ci ordin� di metterci con le spalle contro il muro " Bene. Vediamo chi di voi due avr� l'onore di uscire con me. Tu Alberto, dammi un motivo per cui dovrei scegliere te" " Perch� io l'amo immensamente, padrona. Perch� le sono devoto e il suo potere nei miei confronti � immenso. Io dipendo da lei, penso soltanto a lei" Sorrise soddisfatta della risposta del marito poi guard� nella mia direzione " E tu Paolino, perch� dovrei scegliere te " Per gli stessi motivi, padrona. Anche io l'amo da impazzire, anche io le sono devoto e anche io obbedisco a ogni suo ordine" Ci venne vicino. Poi improvvisamente afferr� il viso di Alberto e lo baci� con passione " Dimostrami la tua devozione e il tuo amore. Vieni" gli ordin� schioccando le dita. Alberto, gi� eccitato come al solito per la dominazione di sua moglie e forse per quel bacio appassionato, eiacul� senza nemmeno toccarsi. Poi si inginocchi� ai piedi di Diana " Questa � la dimostrazione del mio amore e del suo potere, mia bellissima padrona" " Molto bene. Lecca il tuo sperma" gli ordin� e quindi venne di fronte a me. Il mio cazzo non era eretto al massimo ma quando lei pos� le sue labbra rosse sulle mie, la magia si rinnov�. La mia erezione si fece al massimo e quando lei mi ordin� di venirmene, feci quanto aveva fatto Alberto. Me ne venni senza toccarmi, a ulteriore dimostrazione del suo potere. Si, doveva trattarsi di una magia, non c'erano altre spiegazioni. Con un bacio ciascuno ci aveva fatto venire. Mi affrettai ad inginocchiarmi di fronte a lei " Grazie padrona" le dissi semplicemente, felice di aver fatto quanto mi aveva richiesto. E questo significava che cominciavo a sentirmi davvero schiavo, non soltanto del mio amore ma della straordinaria donna che si ergeva meravigliosa su di me. Ci affrettammo entrambi a pulire il nostro sperma con la speranza di poter essere scelti visto che tutti e due avevamo dimostrato alla nostra padrona quanto fossimo devoti e obbedienti e quanto il suo potere era enorme nei nostri confronti Verso le 19.30 ci diede l'ordine di andarci a vestire in quanto entrambi avremmo avuto l'onore di farle compagnia perch� entrambi lo avevamo meritato e pochi minuti dopo eravamo pronti. Giacca, pantalone casual e camicia senza cravatta per me e completo grigio con camicia celeste e cravatta per Alberto. E Diana? Neanche quella volta abbandono' il suo solito stile. Possedere una fortuna e poter spendere una montagna di soldi per vestiti, scarpe e accessori non potevano cambiare il suo gusto. Lo stile sobrio fatto di buon gusto che forse sarebbe stato quello che piu' si addiceva ad una multimilionaria era bandito. Lei voleva farsi guardare e ... . ci riusciva benissimo. Abito aderentissimo e ben sopra il ginocchio color rosa antico, tette quasi di fuori e scarpe, ovviamente tacco 12, abbinate al vestito. Era fatta cosi' e probabilmente non sarebbe mai cambiata. Ma che bel vedere per un maschio! Ordino' ad Alberto di mettersi alla guida mentre io e lei ci piazzammo dietro. Avevo avuto l'ordine di portare la valigia che le avevo preparato nel pomeriggio che misi nel bagagliaio mentre naturalmente Alberto si stava interrogando, come me del resto, a cosa le potesse servire. Lui non sapeva che dentro c'erano gli abiti fetish che lei usava quando ci dominava mentre io che al contrario ne ero al corrente cominciavo a farmi alcuni interrogativi. E le risposte che mi davo mi facevano male al cuore. Non vedevo molte soluzioni. O aveva in mente di cambiarsi e poi dominarci in pubblico o andava da qualcun altro. Un terzo schiavo? Possibile? Non le bastavano due uomini che sbavavano letteralmente per lei, che obbedivano ad ogni suo ordine, che tremavano di paura di fronte a lei? Mentre ero immerso in questi pensieri, lei continuava a chattare sul suo cellulare. Ogni tanto alzava la testa per guardarmi e avrei scommesso qualsiasi cosa che stava in estasi al pensiero che mi ero fatto la seconda opinione e che quindi mi stavo macerando dalla gelosia. Come se non fosse bastata quella che provavo per Alberto. Ma intanto eravamo giunti a destinazione. La padrona aveva scelto un ristorante nel quale eravamo gia' stati, o almeno io c'ero stato con lei mentre non potevo sapere se ci avesse fatto tappa anche col marito. Inutile sottolineare come fummo subito riconosciuti. Una come Diana non poteva certo uscire dalla memoria. E anche le situazioni erano alquanto particolari. Inutile nascondere che mi vergognavo da morire ma quella era ormai la strada che avevo deciso di percorrere in quanto solo in quel modo avrei potuto starle accanto. E comunque, ormai avevo preso confidenza col mio nuovo ruolo. Come le altre volte, ordino' per noi che in silenzio accettammo cio' che il cameriere ci porto' e non ci risparmio' qualche umiliazione. A me non importava niente. Io ero un perfetto sconosciuto, un signor nessuno di cui nessuno si curava. Piuttosto, mi chiedevo cosa sarebbe accaduto se qualcuno avesse riconosciuto Alberto e Diana. Non erano personaggi di secondo piano e, pur se eravamo fuori dal loro ambiente, l'ipotesi che potessero incontrare qualcuno che potesse conoscerli era concreta. O forse Diana desiderava proprio quello? Impossibile saperlo. Quel che e' certo e' che lei adorava dominarci anche in pubblico. Pi� correttamente, amava esibire in pubblico il suo potere su di noi senza per� creare una di quelle situazioni stereotipate che, almeno personalmente, avevo sempre trovato ridicole come ad esempio far stare in ginocchio gli schiavi, magari con un bel guinzaglio al collo. Ci dava semplicemente ordini e noi non potevamo far altro che obbedirle e accettare la sua volonta'. Un'altra delle situazioni anomale che lei invece adorava era quella di far notare la sua superiorita' al momento del conto. Era lei che pagava, naturalmente. Io e Alberto non avevamo soldi in tasca e dipendevamo in tutto e per tutto da Diana che godeva come una matta nel vederci in difficolta' dinanzi ai camerieri. Pagato il conto, ci dirigemmo verso la macchina. E quella era un'altra situazione quasi comica. Io e Alberto facevamo quasi a gara per aprire la porta alla nostra padrona tra i sorrisi di Diana che capiva di aver fatto centro. Probabilmente, aveva capito fin da subito che alternandoci e tenendoci sulle spine avrebbe fatto scaturire una certa competitivita' tra me e Alberto che facevamo del tutto per ingraziarci la nostra padrona nella speranza poi di essere scelti la sera per farle compagnia e soprattutto per fare sesso. Ma, appena ci mettemmo seduti in macchina, ci fu il cambio di direzione rispetto al solito. Un cambio che per� io mi aspettavo. Diana ordino' ad Alberto che era alla guida di mettere sul navigatore una via che non conoscevo. Alberto obbedi' in silenzio mettendo in moto e ascoltando la voce del navigatore che lo guidava mentre io cercavo di ragionare sulla situazione. Diana, in quel momento alle prese col suo telefonino, mi aveva fatto mettere una valigia piena di abiti sensuali che lei indossava durante la dominazione nei nostri confronti. Rifeci mentalmente il discorso che mi ero fatto all'andata e non trovavo altri sbocchi e altre possibilit� . O aveva in mente di dominarci per qualche giorno lontano ad esempio dai domestici filippini che lei proprio non sopportava o stava andando da un altro schiavo, sicuramente conosciuto on line. Speravo che si trattasse della prima ipotesi ma sapevo che per lei sarebbe stato facile come bere un bicchier d'acqua rimediare altri schiavi che la adorassero. Una donna bellissima, fortissima, dominante all'ennesima potenza, una donna che dominava per passione e non certo per soldi e che, dulcis in fundo, regalava allo schiavo anche la possibilita' di fare l'amore in modo travolgente. Certo, era una dominazione reale, non una sessione di un'ora dopo la quale l'uomo torna a farsi i propri comodi, ma chiunque avesse avuto certe caratteristiche psicologiche, e sapevo che ce ne erano tanti, avrebbe avuto la sensazione di essere giunto nell'Eldorado degli schiavi. Il tragitto non fu particolarmente lungo e, aiutati dallo scarso traffico dell'ora serale, dopo un quarto d'ora arrivammo nel punto scelto da Diana. Eravamo poco fuori dal centro, in una zona piuttosto tranquilla e, a quell'ora, completamente deserta. Il numero civico corrispondeva ad una palazzina di quattro piani all'apparenza di buon livello. Non certo case da ricchi ma di gente che campa in modo dignitoso. Alberto si precipito' ad aprire lo sportello di Diana che scese riducendo il suo abito rosa antico ad una maglia con la conseguenza di regalarci una visione paradisiaca. Appena fummo tutti e tre fuori dalla macchina, lei indico' il portabagagli " Paolo, tira fuori la valigia" le obbedii e portai la valigia accanto a lei posandola poi in terra e aspettando ordini da lei. Speravo che l'opzione fosse quella di stare con noi due ma le successive parole fecero crollare questa speranza "Bene. Alberto, dammi le chiavi della macchina e poi tornate a casa. Mi aspetterete li'" Io la guardai smarrito " Ma ... .. Ma siamo lontani da casa, padrona. Come facciamo senza macchina?" Mi era uscito spontaneo. Accidenti a me. Non riuscivo a controllarmi e quando vide Diana avanzare verso di me con il volto serio e un tantino arrabbiato, capii che avevo fatto una stronzata. Ci trovavamo all'aperto ma al diavolo. Me la stavo facendo sotto dalla paura. Mi inginocchiai ai suoi piedi "Mi perdoni, padrona. Faremo quello che ci ha ordinato" Lei mi afferro' per il bavero della giacca tirandomi su " Ma certo che voi farete cio' che vi ho ordinato. Ma lo dovete fare in silenzio. Lo capirai, Paolino?" " Mi e' sfuggito, padrona" piagnucolai. Senza possibilita' di commuoverla. Due schiaffi violenti mi mandarono a cozzare contro la macchina. Ero intontito, come ogni volta dovevo subire quei ceffoni di una violenza inaudita. Lei mi raggiunse prendendomi da dietro per il collo e sollevandomi. La sua forza era incredibile e ancora una volta i miei piedi lasciavano il terreno. Ero letteralmente terrorizzato anche perch� ebbi la netta sensazione che volesse far sbattere la mia testa contro la macchina ma ad un centimetro si fermo' " Ringrazia il cielo che non voglio rovinare la mia bella macchina. Ora sparite" Ci allontanammo mentre Diana afferrava la valigia dirigendosi verso la palazzina. Alberto mi porse un fazzoletto " Pulisciti. Ti esce il sangue dalla bocca e dal naso" Accettai il fazzoletto e mi pulii scuotendo la testa " Sta andando da qualcun altro. Vuole farsi un altro schiavo. Mi ha ordinato di mettere in quella valigia certi abiti che mette quando ci domina" Alberto tiro' su le spalle " E allora? E' la padrona e puo' fare quello che vuole. Ascolta Paolo. Non mi sei simpatico ma voglio ugualmente darti un consiglio. Accetta tutto o vattene. La nostra padrona non scherza. Ha capito come sfruttare le sue immense potenzialita' e lo fa togliendosi ogni capriccio. E se ho imparato a conoscerla, non si fermera'. Davanti a lei si e' aperto un mondo enorme ed il suo ego e' smisurato. Pertanto, e' inutile che tu continui a stare in bilico tra il tuo essere schiavo e la tua voglia di una vita normale. Devi prendere una decisione definitiva e ti consiglio di farlo al pi� presto" Annuii. Aveva tutte le ragioni di questo mondo. Ero in bilico tra quelle due sensazioni ma decisi di rimandare tutto ad altri momenti. Quello che urgeva in quel momento era di tornare a casa. Tirai fuori il portafogli e vidi che era desolatamente vuoto. Del resto, pensava Diana a tutti i miei bisogni " Io ho pochi spicci. Tu hai soldi per prendere un taxi e tornare a casa?" Alberto si fece una grossa risata " Sono nelle tue stesse condizioni, amico mio. Ti conviene smetterla di lamentarti e di cominciare a camminare. A piedi ci vorranno almeno un paio d'ore. Mettiamoci in cammino" Accennai di si con la testa. Non c'erano altre soluzioni se volevamo tornare a casa. Fine Sedicesimo episodio Per discutere di questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it