SCHIAVO PER AMORE Quindicesimo episodio di Davidmuscolo Quindicesimo episodio Scesi le scale e andai prima nel salone dove Alberto era ancora in ginocchio in attesa di ordini. Osservo' il mio pene ancora sporco di sperma ma naturalmente non proferi' parola. Gli dissi di recarsi immediatamente nella stanza della padrona con le sue sigarette e quindi mi recai in bagno a lavarmi per l'ennesima volta. Ora che non ero di fronte a padrona Diana, la mia mente cominciava a schiarirsi mentre in sua presenza, soprattutto nei momenti in cui abbandonava il suo sadismo facendo leva sulla sua sensualit� , ero come ipnotizzato. Non ero quindi riuscito ad andarmene. Le erano bastati cinque minuti di baci per ridurmi di nuovo in schiavitu'. Ora cosa mi sarebbe accaduto? Era solo l'inizio di torture ancora peggiori? E avrei ancora avuto la possibilita' di scelta? Se fra dieci giorni, un mese o due, fossi riuscito a prendere la decisione di andarmene, l'avrei potuto fare o sarei stato costretto ad essere il suo schiavo a vita? Era un bel dilemma. Sarebbe stato meglio vivere alla giornata e quella sera interminabile cominciata con incredibili torture stava per finire magnificamente. Mi affrettai, uscii dal bagno e rifeci le scale per andare nel piano di sopra. La porta della camera della mia padrona era spalancata e lei si era completamente spogliata. Rimasi sulla porta ad ammirarla a bocca aperta, con il respiro affannoso. Quanto mi piaceva quel corpo! No, non mi piaceva solo il suo corpo. Era riduttivo ricondurre la mia passione per lei solo al suo corpo, pure se in effetti si trattava di un corpo perfetto. Io avevo sempre amato tutto di lei. La sua sfrontata sensualita', ovviamente, che alcuni minuti prima mi aveva fatto letteralmente impazzire e che mi aveva praticamente obbligato a rimanere suo schiavo, ma avevo sempre ammirato anche la sua sicurezza, il suo modo di fare. E solo allora comprendevo perche' avevo amato anche la sua spavalderia, il suo modo di darmi ordini mascherati da favori. Continuavo ad osservala bramoso. Era semisdraiata sul letto, con la schiena poggiata sulla spalliera, le gambe unite leggermente piegate sulla sua destra, i suoi seni che sfidavano la forza di gravita' rimanendo incredibilmente dritti, la sua bocca leggermente aperta e la sua sigaretta tra le dita della sua mano destra. Al suo fianco, sulla sua destra, Alberto in ginocchio con la bocca aperta e la lingua pronta a ricevere la cenere dalla nostra padrona. Mi sorrise " Avvicinati Paolo e mettiti al mio fianco" mi disse. Lo feci e mi misi in una posizione simile alla sua. Avevo un leggero tremore dovuto all'emozione di stare vicino a lei in procinto di fare l'amore, sensazione che avevo avuto anche le volte precedenti e in piu' il mio solito respiro affannoso di queste circostanze. In silenzio attendevo che lei terminasse di fumare e vedevo le nuvole di fumo uscire dalla sua bocca dipinta di rosso. Era sensuale anche nel modo di fumare. Quando ebbe terminato, spense la sigaretta nella mano di Alberto che lancio' un urlo strozzato ma anche stavolta non gli fece ingoiare il mozzicone. Si volto' verso di me in ginocchio sul letto facendomi segno di mettermi di fronte a lei. Ero di nuovo eccitato al massimo. Probabilmente, aveva ragione quando aveva affermato che, se avesse voluto, avrebbe potuto farmene venire dieci volte consecutivamente. Riprendemmo da dove avevamo interrotto, con numerosi, lunghissimi e appassionati baci dopodiche' spinse la mia testa sui suoi seni, altro momento meraviglioso. Baciavo e succhiavo i suoi capezzoli turgidi e con la lingua disegnavo i contorni delle sue areole. Vedevo che ogni tanto si voltava ad osservare il marito che era costretto a guardare il tradimento della sua bella moglie senza poter dire nulla. Sorrideva beata. Ci godeva come una matta e quello doveva essere forse il momento top della dominazione su suo marito, il massimo dell'umiliazione che gli poteva infliggere. Io invece ero come in una bolla. La prima volta ero stato a disagio nel fare sesso in quel modo anche se poi mi ero lasciato trascinare dall'enorme desiderio che provavo nei confronti di Diana ma ormai non m'interessava piu' che ci fossero due occhi che ci osservavano. Avrebbero potuto anche essere dieci o cento o mille e per me sarebbe stata la stessa cosa. Contava soltanto che di fronte a me ci fosse lei che prese ad accarezzarmi il pene, pienamente soddisfatta della reazione erotica che avevo avuto. E malgrado la mia recente eiaculazione. Non capivo piu' nulla. Pensavo soltanto che ero eccitato alla massima potenza. Mi prese le braccia spingendomi con la schiena sul letto e mettendosi sopra di me. Continuavo a baciarla come se non ci fosse un domani. L'amavo, la desideravo, la volevo. A qualunque costo. E per soddisfare la mia brama, l'avevo barattata con la mia liberta'. Ma ne valeva la pena e ne fui definitivamente convinto quando lei si pose sopra la mia asta e si morse sensualmente le labbra " Ooohh. Bravo Paolino. Ce l'hai proprio bello duro come piace a me. Hai fatto la scelta giusta e questa e' la mia ricompensa. La ricompensa della tua padrona. Sei felice?" " Si padrona. Lo sono" risposi sinceramente chiudendo poi gli occhi. Stavo facendo l'amore con Diana e quella era felicita' allo stato puro. Era trascorso circa un mese da quella serata. Il mio timore che Diana potesse aumentare la sua dote di sadismo si rivelo' infondata. Evidentemente, le pratiche di sottomissione che padrona Diana amava infliggerci erano quelle e non sentiva il bisogno di cercare altre situazioni. In realta' ci furono comunque tre variazioni. La prima fu che scopri' che era molto piu' umiliante per noi e soddisfacente per lei farci il sedere rosso sculacciandoci con le mani piuttosto che usare il suo frustino che comunque non abbandono' mai del tutto. E non so cos'era peggio considerando la forza delle sue mani. La seconda fu che cambio' l'oggetto da usare per penetrarci. Aveva scoperto che poteva utilizzare anche un pene finto con doppia penetrazione ovvero il dildo e naturalmente opto' per questo che la soddisfaceva anche da un punto di vista sessuale oltre che psicologico. La terza riguardava il sesso. Che Diana fosse sempre stata una donna con una sessualita' libera l'avevo sempre saputo ma il ruolo di padrona la spingeva a voler osare sempre di piu' e non di rado non si accontentava di uno di noi ma ci voleva entrambi. Prima uno e poi l'altro, per cercare di soddisfare una donna che aveva trovato nella dominazione anche un desiderio sessuale fuori dall'ordinario. Ma se da un punto di vista strettamente legato alle pratiche le variazioni furono minime, si stava invece per abbattere su di me un vero e proprio cataclisma che cambio' completamente la mia vita. Avvenne pochi giorni dopo quella sera in cui riconobbi definitivamente il mio status di schiavo. Eravamo come al solito nel salone nudi e inginocchiati in attesa di ordini della nostra padrona, come due cagnolini. Era seduta sul divano e noi due ai suoi piedi. Sembrava distratta. Era evidente che la sua meravigliosa testolina stava architettando qualcosa ed il responso avvenne quando mi guardo' sorridendo " Quanto guadagni Paolo?" la guardai spalancando gli occhi " Milleduecento euro, padrona. Piu' gli straordinari, tredicesima, quattordicesima e ferie pagate" Lei sorrise " Una miseria. Bene, ho deciso. Ti licenzierai. Ho bisogno di te per tutto il resto della giornata. Non ho voglia di restare da sola tutto il giorno e aspettare la sera che voi due facciate ritorno dal lavoro. Ho due schiavi e li voglio sfruttare e siccome mio marito deve lavorare per rendermi sempre piu' ricca, tu mi accompagnerai per il resto della giornata. Tanto i soldi non ti servono a niente visto che vivi e mangi nella mia casa. Ah, un consiglio Paolo. Non obiettare perche' non servira' a nulla se non a farmi incazzare" " Come vuole lei, padrona" risposi semplicemente, ormai privo anche della mia volonta'. E comunque la cosa non mi dispiaceva del tutto. Avrei trascorso tutte le ore del giorno insieme a lei e questo comunque mi rendeva felice e di quel lavoro mal pagato ero gia' stanco da un bel pezzo. Padrona Diana non era comunque ancora soddisfatta " Bene Paolo, sono felice di vedere che hai accettato la mia proposta" fece ironicamente. Una proposta? Era un ordine e se avessi rifiutato mi sarei preso un sacco di botte inutilmente. Lei comunque si alzo' mettendo un piede sopra la mia testa "Ah Paolino, visto che hai anche quello sgabuzzino che tu chiami casa, ho deciso che lo affitterai. Tanto non ti serve. Quanto ci puoi fare?" " Non lo so, padrona" risposi. Forse sette/ottocento euro al mese visto che pur piccolino era in ottimo stato " Non importa. Lo affitterai e i soldi li prendo io come rimborso visto che sei qui a mie spese. Mi serviranno giusto per comprare un paio di scarpe o una borsa ma e' una questione di principio. A uno schiavo i soldi non servono. Comunque non ti preoccupare per il futuro. Semmai mi dovessi stancare di te, ti trovero' un lavoro nell'azienda di Alberto. Non ti faro' morire di fame" Non dissi nulla. Cosa potevo dire? Cominciai quindi la mia nuova vita come schiavo fisso di Diana. Io le portavo la colazione a letto, l'aiutavo a lavarsi e a vestirsi, la portavo a fare shopping o comunque in ogni posto lei volesse andare, le facevo compagnia mentre pranzava e aspettavo pazientemente che lei si allenasse. Per me che ero innamorato disperatamente di lei fu comunque una cosa positiva. Tanto sul lavoro non riuscivo a concentrarmi come avrei dovuto visto che ogni mio pensiero era rivolto a quella strana situazione che stavo vivendo. Certo, dinanzi a chi ci osservava la cosa doveva sembrare abbastanza strana visto che non si faceva pregare di darmi ordini anche dinanzi a gente ma forse saro' passato agli occhi di quelle persone solamente per il factotum della bella, viziata e ricca signora. La vera dominazione iniziava nel momento in cui Alberto metteva piede in casa tornato dal lavoro. Si mandavano i due filippini nella dependance dopo che Maria aveva preparato la cena e cominciava per noi la paura ma anche quella strana sensazione di piacere mentale. Se Alberto c'era nato con quelle idee di sottomissione ed era quindi spiegabile in un certo senso cio' che provava, per me la cosa continuava ad essere inspiegabile. Continuavo ad avere la sensazione di essere sotto un incantesimo e di aver bisogno costantemente della sua presenza. Comunque, mi abituai al mio ruolo di schiavo. Essere inculato, dopo lo shock iniziale davvero traumatico, era iniziato ad essere meno doloroso e addirittura piacevole in certi momenti quando ravvisavo quasi un massaggio prostatico. Anche l'urina di padrona Diana non mi faceva piu' schifo. Certo, non la consideravo un nettare divino come invece faceva Alberto che la bramava ma riuscivo a trangugiarla senza avere il voltastomaco. Con la cenere invece non riuscivo ad avere un buon rapporto. Mi rendevano la bocca amara e me la privavano di saliva. In compenso, non ci fece pi� mangiare i mozziconi. Come aveva detto quella volta, aveva letto che fossero cancerogeni e questo mi dava comunque la sensazione che in qualche modo tenesse a noi. Ma quello a cui proprio non riuscivo ad abituarmi erano le percosse e Diana non ci andava leggera. Obbedirle a volte non le bastava. Era evidente che il suo piu' grande piacere fosse nel vedere il terrore nei nostri occhi, sapere che noi due non potevamo far niente contro di lei. Ci afferrava entrambi o uno alla volta ed eravamo fantocci nelle sue mani. Il risultato era che naturalmente tremavamo di paura al suo cospetto e questo ci faceva sentire davvero delle nullita' al suo confronto. E se questo faceva impazzire Alberto, non altrettanto si poteva dire di me. Ma questo era il suo modo di dominare. La nostra sottomissione era pertanto reale pur se era stata una decisione di entrambi e quindi in un certo senso consensuale. A volte si andava a cena fuori. A seconda dei suoi umori, Diana sceglieva me o Alberto e altre volte tutti e due. Ci alternava come fossimo oggetti di sua proprieta' e non uomini che erano, per diverse ragioni, pazzamente innamorati di lei. Probabilmente, questa alternanza le serviva anche per tenerci sempre piu' legati a lei. Soprattutto con me. Sapeva che io accettavo il bastone solo perche' poi sapevo che sarebbe giunta la carota ma credo che anche Alberto avesse bisogno di momenti meno dominanti. Forse, il fatto di essere a volte scelto come accompagnatore e poi come amante gli servivano per sentirsi importante, utile per la propria padrona. E questo lo appagava. Dicevo di quando si usciva. Dovevamo evitare certi ambienti dove lei e Alberto erano piuttosto conosciuti ma per il resto non si faceva preclusioni di nessun tipo, ne' per quanto riguarda l'abbigliamento, sempre estremamente sensuale e sopra le righe, e nemmeno per quanto riguardava il suo desiderio di apparire padrona anche dinanzi ad altri, sia pur con qualche ovvia limitazione. In conclusione c'era il sesso. Diana ne aveva un bisogno decisamente superiore alla media e ormai ero pi� che certo che il suo nuovo ruolo di padrona assoluta avesse stimolato ulteriormente quel bisogno. Insomma, dominarci la eccitava sessualmente e siccome entrambi la desideravamo con una passione fuori da ogni norma, la serata si concludeva a letto. Naturalmente, l'eccitazione mia e di Alberto era dovuta a fattori diversi. La sua era per la dominazione di sua moglie. Gli bastava ricevere un ordine che il suo cazzo si metteva sull'attenti, cosa per me visibilissima in quanto la nudita' continuava ad essere d'obbligo per entrambi, mentre la mia dipendeva da fattori piu' propriamente erotici e infatti, al contrario di Alberto, la mia eccitazione si faceva spasmodica soltanto se lei mi toccava o comunque quando si comportava da femmina piu' che da padrona. E quindi, sia pure per motivi diversi, nessuno di noi due era in grado di resisterle e in fondo resisterle era l'ultima cosa che avremmo voluto fare. Una volta io, una volta lui, una volta entrambi, senza problemi di sorta, senza la minima vergogna, anzi, eccitandosi ancor di piu' nel momento della decisione, vedendoci come entrambi avremmo pagato chissa' cosa per essere scelti. E naturalmente l'escluso doveva osservare tutto in silenzio. E anche in questo io e Alberto eravamo diversi. A me venivano dei dolori al petto nel vedere quella donna che mi aveva stregato fare sesso con un altro, sia pure suo marito. Volevo starci io al suo posto, essere baciato da lei, toccato da lei e invece ero costretto a fare il guardone con le lacrime agli occhi. Anche Alberto osservava tristemente il sesso tra me e sua moglie e di sicuro l'umiliazione era anche maggiore rispetto alla mia ma continuava a rimanere eccitato con una vistosa erezione, segno che riusciva a provare qualcosa di eccitante anche da quella scena. In fondo, lui voleva sentire il potere di sua moglie. Era quello che aveva sempre cercato. Una sottomissione fisica grazie alle capacita' di Diana ma anche sottomissione psicologica derivante ovviamente dall'enorme potere che sua moglie aveva acquisito. E Diana dominava col pugno di ferro, su quello non c'erano dubbi. E probabilmente guardare sua moglie farlo cornuto doveva essere davvero il massimo della sottomissione non potendo fare assolutamente niente per evitarlo. Tra noi due invece, i rapporti erano quasi inesistenti ed erano improntati soprattutto sulla gelosia. Ognuno di noi avrebbe voluto essere l'unico schiavo di Diana ma dovevamo accettare il fatto che una donna del genere, scoperte le sue potenzialita' di padrona, non avrebbe piu' potuta essere di un solo uomo. Ma stava per accadere qualcosa che avrebbe cambiato di nuovo tutti gli equilibri. Fine Quindicesimo episodio Per discutere di questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it