Sara torna a casa by rubys2005@email.it Un maniaco prende di mira la ragazza sbagliata *** per inviare i vostri commenti sulla storia: rubys2005@email.it *** *** le mie storie le trovate nel blog: www.piedidivini.wordpress.com *** La tiepida brezza primaverile soffiava per le vie del quartiere residenziale, era inizio maggio. Un sabato notte verso l'una Sara tornava a casa dopo una serata trascorsa a casa di amici. Camminava a passo spedito, dopo essere scesa all'incrocio principale dall'auto di uno degli amici che si era offerto di riaccompagnarla verso casa. In un paio di minuti Sara arrivò alla soglia di casa, frugò nella sua borsetta di finta pelle per cercare le chiavi, ci mise un po' più di tempo del solito ma alla fine le trovò. Prima di aprire la porta si guardò rapidamente intorno, come se avesse qualche sospetto. Non notò nulla di strano e così aprì la porta ed entrò. Tutto era tranquillo e in ordine nella sua abitazione. Sara in quel periodo stava in casa da sola perché i suoi genitori erano fuori città per motivi di lavoro. Sara aveva venticinque anni, era una brava studentessa di economia ormai in procinto di laurearsi, era una ragazza semplice e carina, era alta 1.65 e pesava 54 kg. Aveva lunghi capelli castani lisci e occhi verdi. Il suo viso era dolce con un grazioso nasino all'insù e una bocca ben proporzionata, con le labbra coperte quella sera da un sottile strato di rossetto glitterato. Nelle occasioni particolari Sara ci teneva a vestirsi elegante, sempre indossando abiti che mettessero in risalto la sua femminilità. Quella sera indossava una camicetta bianca finemente ricamata, una gonna nera al ginocchio, collant trasparenti e scarpe nere col tacco di 8 cm. La serata era stata lunga e tenere i tacchi per tutte quelle ore cominciava a diventare un supplizio per Sara. Si sfilò lentamente le scarpe e facendo due passi sulla moquette arrivò nei pressi di una poltrona, lì era appoggiato il suo abitino di seta azzurra che indossava abitualmente in casa. Accese la tv, poi si tolse con calma la camicetta e la gonna, le ripiegò con cura e le appoggiò su un tavolino accanto sotto la finestra, poi si mise indosso il suo abitino da casa e si mise a posto i capelli. A questo punto Sara si rannicchiò sul divano. Mise un cuscino in mezzo ai suoi piedini velati da calze 15 den e lo strofinò delicatamente con le sue estremità, per scaricare lo stress. Saltava nervosamente da un canale all'altro con il telecomando, programmi interessanti in tv in quel momento proprio non ce n'erano. Aveva bisogno di svuotare la mente ma di andare a letto ancora non ne aveva voglia. Intanto, all'esterno dell'abitazione, sotto la veranda si era avvicinato un tipo losco. Un uomo alto circa 1 metro e 80 e piuttosto robusto. Già da alcuni giorni aveva messo gli occhi su Sara e l'aveva pedinata di nascosto. Quella sera sembrava il momento propizio per quell'uomo, approfittando del fatto che la ragazza era da sola in casa. Il soggiorno era la prima stanza della casa e aveva una grande finestra che si affacciava sulla veranda. L'uomo rimase all'esterno inginocchiato sotto la finestra. Ogni tanto alzava lentamente la testa per guardare all'interno. Sara rimaneva quasi immobile sul divano in uno stato di torpore, solo i suoi piedi si muovevano, strofinando il cuscino. L'uomo pensò che era ormai giunto il momento di tentare il tutto per tutto e di entrare nella casa ma come sarebbe stato possibile farlo? Tentare di forzare la porta principale avrebbe richiesto molto tempo e Sara si trovava a pochi metri dall'ingresso. Bisognava trovare un'altra strada. Il maniaco girò intorno alla casa e poco dopo si trovò nel cortile sul retro. Notò una finestra dalla quale proveniva una debole luce. Era la finestra della cucina e la luce era quella del soggiorno dove si trovava Sara. Dopo una rapida ma attenta ispezione l'uomo notò che la finestra sul retro non era chiusa del tutto, decise quindi di attrezzarsi per aprirla. Aprì una tasca del suo marsupio ed estrasse un cacciavite. Poi spostò un grosso vaso vuoto e lo piazzò sotto la finestra affinché fungesse da gradino. Senza fare troppo rumore, in pochi minuti l'uomo riuscì ad aprire la finestra. Sembrava aver predisposto tutto alla perfezione ma non si era accorto che accanto alla finestra c'era un barattolo di latta che cadde a terra, facendo molto rumore. Sara si voltò di scatto verso la cucina ma non vide nulla. Il suo torpore era però svanito nel nulla, improvvisamente. Si alzò dal divano di scatto poi andò verso la cucina moderando il passo. Non aveva scarpe e questo le permetteva di non farsi sentire dal malintenzionato. Arrivò fin quasi alla porta della cucina, che era semichiusa. La luce era spenta all'interno e Sara non poté vedere l'uomo ma qualcosa nel suo intuito le suggerì di pensare che qualcuno era entrato in casa. Si fermò in quel punto per pochi istanti poi decise di fare qualche passo indietro sempre con lo sguardo rivolto verso la porta della cucina. Passo dopo passo si trovò ai piedi della scala che portava al piano superiore. Sara salì le scale gradino dopo gradino, fermandosi a sentire eventuali rumori provenire dalla casa. Alla fine si trovò in cima alla prima rampa di scale e si nascose dietro il corrimano della seconda rampa, rimanendo in attesa. Giusto qualche minuto e Sara sentì un rumore di passi, la sua impressione era giusta, qualcuno era entrato in casa. Cercò di mantenere la calma ma intanto strofinava nervosamente un piede sull'altro. Il rumore di passi diventava sempre più forte finché Sara non ebbe un certezza: l'uomo era giunto ai piedi delle scale. Per qualche interminabile istante a Sara sembrò di non avere fiato e rimase immobile. Poi però, sentendo l'uomo che stava pian piano salendo le scale, il suo istinto le comandò una mossa fulminea. Sara si girò di scatto e si trovò davanti il maniaco, che stava tre gradini più in basso. Sara ebbe appena il tempo di guardare in volto l'uomo mentre questi rimase stupito dalla mossa della ragazza. Per Sara non c'erano più alternative, doveva difendersi. Prima alzò delicatamente una gamba e poi di scatto stampò il suo piede velato sulla faccia dell'uomo, calciandolo. Il maniaco perse l'equilibrio e rotolò giù dalle scale. Era dolorante ma dopo poco provò a rialzarsi. Sara quindi scese di corsa i gradini e con un salto scavalcò il malintenzionato. Poi si diresse verso il soggiorno e quando si girò notò che l'uomo si era rialzato e con fare rabbioso si stava scagliando contro di lei. Sara reagì prontamente con una scarica di calci allo stomaco dell'uomo che rimase letteralmente di sasso. Rantolò sempre più rumorosamente e alla fine si accasciò a terra nello stretto spazio tra un divano e la parete. La ragazza si mise a debita distanza da lui e lo fissò cercando di controllare ogni sua possibile reazione. Non appena l'uomo si rimise almeno in parte dal trauma, estrasse dalla tasca dei jeans un coltello a serramanico e tentò nuovamente di rimettersi in piedi. Sara sentì che stavolta doveva mettere definitivamente ko l'uomo. Il successo delle mosse precedenti diede parecchia fiducia alla ragazza. Sara si avvicinò e con un preciso calcio al polso dell'uomo scaraventò il coltello lontano dalla scena. A questo punto la ragazza salì sopra il petto dell'uomo e cominciò a pestarlo con tutte le sue forze sotto i suoi piedi velati. Nonostante Sara fosse senza scarpe, essa riuscì a procurare un intenso dolore al maniaco. "Bastaaaa! Non ce la faccio più! Mi schiacciiii! Ti prego, lasciami andare!", urlò l'uomo con le residue forze rimastegli in corpo. Sara non ascoltò le sue suppliche, era troppo preoccupata di difendere se stessa e le era ormai chiaro che quell'uomo rappresentava un pericolo concreto ed immediato. Dopo un paio di minuti di furioso calpestamento, il maniaco era ormai allo stremo delle forze. Sara se ne rese conto e lentamente calò il ritmo fino a quando non scese dal corpo dell'uomo. Lei rimase accanto a lui per un po'. Successivamente l'uomo, rantolando, cominciò a strisciare sul pavimento in preda a dolori lancinanti. Si diresse verso l'uscita e Sara aprì la porta. L'uomo si trascinò con grandissima fatica oltre la soglia, poi piegò verso la parete esterna della casa, sotto la veranda. Strisciò solo per un paio di metri poi cominciò a vomitare sangue. Sara prese allora il telefono e chiamò i soccorsi. Dopo poco arrivarono polizia e ambulanza. Alla ragazza venne riconosciuto di aver agito per legittima difesa e non venne condannata. L'uomo invece, con parecchi organi interni schiacciati, fu costretto a parecchi mesi di ospedale.