IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA di Davidmuscolo e Stefano Questo racconto e' stato scritto in completa collaborazione con Stefano, un mio lettore. E' lui che si e' occupato di definire i contorni del personaggio femminile ed insieme abbiamo provveduto a stilare poi le varie situazioni che si susseguono in questo racconto. Di mio ho inserito il mio stile di scrittura che e' un po' il mio marchio di fabbrica e la grossa fatica nello scrivere una storia cosi' lunga e articolata. Se questa storia dovesse appassionarvi oppure volete inviare critiche costruttive, non lesinate di mandare mail al mio indirizzo di posta elettronica che e' il seguente: davidmuscolo@tiscali.it Non sono pagato per scrivere storie su valkirye e l'unico mio compenso e' sapere di aver regalato dei momenti piacevoli a chi mi legge e l'unico modo per saperlo e' che voi mi scriviate. Grazie per l'attenzione che dedicherete a questa nostra fatica. I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale La cena era stata ottima. Da quanto tempo era che non mangiavo cosi' bene? Probabilmente dall'ultima volta che mia sorella Daniela mi aveva invitato. Oh, se fosse per lei io sarei potuto essere suo ospite tutti i giorni, a pranzo e a cena, col rischio di farmi ingrassare diversi chili in pochi giorni. Per lei, il nostro rapporto sembrava essersi fermato a venticinque anni prima, quando lei, ad appena diciotto anni, comincio' a prendersi cura di me a causa della mamma che lavorava tutto il giorno e probabilmente continuava a vedermi ancora come il ragazzino di dieci anni e non come l'uomo di 35, affermato nel lavoro e completamente indipendente. Mi alzai, convinto che la cena fosse terminata dopo tutto quel ben di Dio che Daniela aveva portato in tavola, ma lei mi guardo' storto " Ma che fai, Stefanino, ti alzi? Ti ho preparato il dolce che piace a te, un bel profitterol. Non mi dirai che sei sazio?" La guardai con un misto di amore e di rimprovero " Per favore, Daniela, io mi chiamo Stefano. Stefano, capito? Non Stefanino" " Uffa! Per me sei sempre il mio fratellino. E non ti alzare che vado a prendere il dolce dal frigo" Allargai le braccia in segno di resa, tra l'ironia di mio cognato Gianluca e dei miei adorati nipoti, Mattia, il grande di vent'anni e la piccolina Arianna di undici " Dai, zio Stefano, pensa che almeno quando vieni a cena tu, la mamma tira fuori il meglio di se stessa come cuoca" intervenne ironicamente Mattia " E si. Quasi quasi ti invito piu' spesso" Fece eco mio cognato " Sempre a lamentarti tu. Come se durante gli altri giorni vi faccio morire di fame" Era stata mia sorella a parlare, portando uno splendido profitterol sul tavolo "Piuttosto fai le porzioni e a Stefanino dai quella piu' grossa. Povero fratellino mio non mangia mai niente di decente con quella vita d'inferno che fa" Scoppiai a ridere mentre Gianluca finse di offendersi " La facessi io la vita d'inferno che fa lui. Sempre circondato da belle donne, con un sacco di tempo libero a disposizione. A proposito di tempo libero, vai ancora in palestra?" " Regolarmente." Risposi addentando con gusto il dolce preparato da Daniela "Mi piace tenermi in forma. Faccio un po' di pugilato ed un bel po' di pesi. Di solito, sto anche attento all'alimentazione, tranne quando vengo a cena da voi" Stavolta fu Gianluca a mettersi a ridere " Altrimenti, con questo ritmo e con queste cene, addio fisico palestrato" " Lo volete il caffe', ragazzi?" intervenne di nuovo Daniela dopo che noi avevamo spazzolato completamente il suo dolce fatto in casa " Si Daniela, preparaci il caffe' e intanto io offro a Stefano quel liquore al cioccolato che ho comprato durante la nostra ultima vacanza" rispose Gianluca. Ci spostammo sul divano io e mio cognato, dopo che lui aveva preso dal mobile bar il liquore di cui parlava e mentre la piccola e dolce Arianna quasi sveniva dal sonno. Mattia invece, si mise a trafficare sul suo cellulare, come ogni giovane della sua eta', con un'aria pero' un po' strana e addirittura preoccupata. Pensai a qualche pena d'amore e mi alzai per andargli vicino. Diamine, era il mio unico nipote maschio e sapevo per certo che lui mi adorava e mi vedeva come un esempio da imitare " Cosa c'e' Mattia? Qualche ragazza che ti fa soffrire? Se vuoi posso darti qualche consiglio. Un po' di esperienza con le donne ce l'ho" Mattia si mise il telefonino immediatamente nella tasca dei suoi jeans per toglierlo dalla mia visuale, gesto che mi fece preoccupare ancor di piu' " Ma no zio Stefano. Stavo solo messaggiando con i miei amici, niente di preoccupante, stai tranquillo" " Beh, comunque io sono sempre a disposizione per mio nipote" " Lo so, grazie zio Stefano" " Ad ogni modo, se dovesse essere una questione di ragazze, credimi, non ne vale la pena. Con me hanno sempre sofferto loro" Dissi questa frase proprio mentre mia sorella tornava con due tazzine fumanti di caffe' " Ma bravo! Bei consigli che dai a tuo nipote. Come se noi donne fossimo solo buone per quello. Capisci cosa intendo?" " Capisco, capisco" risposi prendendo la tazzina di caffe'. " A proposito di ragazze. Quand'e' che mi presenti una ragazza seria e metti la testa a posto? Alla tua eta' dovresti essere gia' sposato con dei figli e invece corri dietro a tutte le sottane che incontri. Che gusto ci proverai?" " Quanto al gusto che ci provo, non farmi parlare. Sei mia sorella piu' grande e non ce la faccio a parlare con te di certi argomenti. E per quanto riguarda le sottane....Ma quale donna le porta ancora?" " Io a volte le porto e non sono un residuato della prima guerra punica, per tua norma. Mi sento ancora giovane e quando voglio so anche essere sexy. Ho solo 43 anni, sai" L'abbracciai teneramente " Tu sei la piu' bella sorella che esista. Solo per una come te potrei perdere la testa. Purtroppo, hanno gettato lo stampino di donne simili. Adesso vogliono solo divertirsi. Andare a cena, poi al pub o in discoteca, vogliono essere prese con una macchina con i controfiocchi ed io mi adeguo. Do loro quello che richiedono a patto che loro mi diano quello di cui ho bisogno. E' un semplice scambio. A loro va bene, a me pure e quindi..." " E quindi non mi farai mai diventare zia, ho capito" " E chi lo sa? Tutto puo' succedere. Per adesso mi diverto, in futuro vedremo" Continuavo a tenere abbracciata mia sorella, mentre mio nipote e mio cognato ci osservavano divertiti. Sempre le solite schermaglie tra me e lei. Daniela che non vedeva l'ora che mi formassi una famiglia ed io che invece, non ci pensavo proprio. E chi me l'avrebbe fatto fare? Avevo veramente un nugolo di belle ragazze pronte ad uscire con me, compresa qualche modella da urlo. Con il mio lavoro come direttore del settore creativo di una grande azienda di pubblicita', avevo modo di conoscere tanta bella gente ed il mio fisico modellato dallo sport mi aiutava considerevolmente. Alto un metro e ottanta, raramente trovavo delle femmine in grado di resistermi se volevo conquistarle. Per di piu', i miei guadagni erano ottimi e questo era un altro componente che mi avevano fatto diventare uno scapolo d'oro. Ma quando mi trovavo di fronte mia sorella, tornavo ad essere Stefanino e, tutto sommato e malgrado le mie finte arrabbiature, la cosa non mi dispiaceva affatto. Daniela si sottrasse all'abbraccio con un po' di vergogna ed io raggiunsi mio cognato sul divano. Era proprio una bella famiglia. Gianluca era un buon padre e un ottimo marito, la piccola Arianna semplicemente deliziosa e Mattia un ragazzo a posto, studioso ed educato, magari un po' fissato col telefonino che aveva ripreso di nuovo in mano. Il classico squillo di un messaggio ricevuto lo fece pero' quasi trasalire. Lesse quel messaggio e poi si rivolse ai suoi genitori " Devo scendere. Ci vediamo quando rientro. Ciao zio Stefano" " Non fare tardi, mi raccomando, altrimenti domani non ce la fai a svegliarti per andare all'universita'" gli disse Daniela " Uffa ma', non rompere. Ho vent'anni, non mi puoi assillare cosi'" " E lascialo stare" intervenni comprendendo perfettamente le esigenze di mio nipote " Grazie zio. Diglielo un po' te che esagera" " Lei esagera e lo sa bene, ma e' un comportamento normale da madre" aggiunsi cercando di non inimicarmi mia sorella e di rimanere in equilibrio sul difficile rapporto madre-figlio "Quindi, va, divertiti ma non farla stare in pensiero" " Ok zio Stefano. Ora devo proprio andare. Ciao a tutti" Mi alzai per dargli una pacca sulle spalle " E ricordati Mattia, per qualunque cosa io ci sono" Mattia mi sorrise e poi si dileguo'. Lo sentii aprire la porta e richiuderla e poi udii i suoi passi veloci sul pianerottolo prima e sulle scale poi. Mi rimisi seduto e mi accesi una sigaretta, notando come uno strano silenzio fosse sceso in quella casa. Fu ancora Daniela ad iniziare il discorso " Mi preoccupa quel ragazzo, Stefano. Mi preoccupa seriamente" Il fatto stesso che mi avesse chiamato Stefano e non Stefanino era di per se preoccupante. Solo quando era molto seria riusciva a chiamarmi col mio nome di battesimo " Non capisco. A me � sembrato normale. Certo, e' un ragazzo di vent'anni, con tutte le problematiche di quell'eta' e sinceramente anche a me ha dato qualche segnale, ma forse si e' solo preso una cotta per una ragazza" Mio cognato, fino a quel momento in silenzio prese la parola " Non e' proprio cosi'. Daniela, porta a letto Arianna che si e' addormentata sul tavolo e io racconto a Stefano i motivi della nostra preoccupazione" Adesso ero preoccupato veramente. Non lo ero quando mia sorella si lamentava, ma Gianluca non era il tipo di preoccuparsi se non ci fosse stato un valido motivo " Ti ascolto" dissi laconicamente " Mattia si comporta stranamente. Tanto per cominciare, ho scoperto che sono otto mesi che non da piu' un esame, proprio da quando ha iniziato ad uscire con il suo nuovo gruppo. Sta sempre su quel maledetto telefonino aspettando messaggi e telefonate e poi, come hai potuto vedere, appena arriva quello che aspetta, si precipita immediatamente" " Questo e' abbastanza normale, considerando la sua eta'. Tu li conosci questi ragazzi con cui esce?" " Questa e' la prima stranezza. Sono tutti ragazzi che conosco, tutti di buona famiglia e i loro genitori sono preoccupati come noi" " Pensi che si possa drogare?" " L'ho pensato, ma non vedo i classici sintomi" " Neanche io, in effetti. E allora? A me sembra tutto normale" obiettai " Ora ci arrivo. Ti ricordi quando Mattia e' stato ricoverato all'ospedale sei mesi fa'?" " Certo che me lo ricordo. Quando ha fatto l'incidente col motorino e si e' fratturato il braccio" " Non c'era stato nessun incidente. Si era picchiato con qualcuno e lui ci ha pregato di dire a tutti che aveva avuto un incidente. Naturalmente, non ha mai voluto dire con chi si fosse picchiato" " Forse con qualcuno di questo gruppo. Sai se c'e' qualche ragazza? Forse sta insieme a qualche tipa e l'ha difesa da quest'altro. O forse e' l'esatto contrario e ha dato fastidio ad una ragazza che sta insieme ad un altro" " E' quello che abbiamo pensato. Solo che erano giorni che tornava a casa regolarmente pestato. Dopo la frattura del braccio ci siamo informati e abbiamo scoperto che giorni prima un altro ragazzo di quel gruppo aveva avuto lo stesso pestaggio, con tanto di braccio fratturato e che anche gli altri due amici tornavano a casa regolarmente con gli occhi gonfi e pestati. Tu cosa ne pensi?" " Forse la mia idea di prima e' ancora valida, solo che evidentemente, non si e' svolta all'interno dello stesso gruppo ma sono andati a rompere le scatole a qualche ragazza di un'altra comitiva. La conosci la filosofia del branco, no? Si e' piu' ripetuta una cosa del genere?" " Non a quel livello, ma ogni tanto rientra col labbro gonfio o con l'occhio nero" Mi sdraiai sul divano a pensare. Avevano ragione mia sorella e mio cognato. La situazione era abbastanza complicata e mio nipote si era cacciato in qualche guaio. Mia sorella, che nel frattempo era tornata nel salone, mi guardo' " E' una brutta situazione, vero? Non sappiamo come comportarci e con Mattia e' impossibile parlarci" Mi misi vicino a lei e l'abbracciai " Dai, vedrai che non e' niente di preoccupante. Rimango dell'idea che Mattia e i suoi amici hanno dato fastidio a qualche ragazza e gli amici di questa glie l'hanno fatta pagare e, appena li vedono, continuano a prenderli a botte. Probabilmente, si tratta di un gruppo piu' numeroso e se ne approfittano. Sono episodi di bullismo che esistono, purtroppo" " Sara' come dici tu. Pero' bisogna farli smettere. Io non ce la faccio piu' a vedere mio figlio che torna a casa pesto e sanguinante" " Bisognerebbe avvertire la polizia. Forse dovreste parlare con gli altri genitori" " E non ci abbiamo pensato? Sono maggiorenni e devono farla loro la denuncia. Noi non possiamo farci niente e i ragazzi sono troppo terrorizzati e appena si parla di un'eventualita' simile si rinchiudono nel silenzio" Rimanemmo qualche secondo anche noi in silenzio, mentre elaboravo le possibili soluzioni " Avete parlato sempre di ragazzi. Non ci sono ragazze in questo gruppo?" " Questa e' un'altra stranezza. Ce n'e' una ma non e' del quartiere e non la conosco. Forse e' una compagna di universita', ma non so dirti altro" rispose di nuovo mia sorella " Perche' la consideri una stranezza?" " Una ragazza in mezzo a quattro maschi? A me sembra strano. Ai miei tempi si usciva in comitiva, con un sacco di maschi e di femmine. Non sarei mai uscita da sola con quattro ragazzi" " Beh, in effetti. L'hai vista? Ci hai mai parlato?" " L'ho vista diverse volte, ma non sono mai riuscita ad affrontarci un discorso. So che si chiama Sara e poco altro. E' carina, con un bel viso. Una ragazza normalissima" " Sentite. Voglio cercare di fare qualcosa. Non mi va proprio l'idea che mio nipote venga picchiato e vi giuro che se scopro chi sono questi stronzi, li mando io all'ospedale. Questa e' la volta buona che metto a frutto i miei allenamenti di pugilato. Ma prima vorrei cercare di capire meglio. Sapete dove si mettono Mattia e i suoi amici? Hanno un posto, che so, un muretto, un bar?" " Si certo. Si mettono spesso seduti al bar in piazzetta, soprattutto adesso che comincia a fare caldo. Poi non so. Verso mezzanotte se ne vanno in giro, ma non chiedermi dove perche' non saprei dirtelo" " Di solito a che ora ritorna a casa Mattia?" " Verso l'una, l'una e mezza. Lo credo poi che il giorno dopo non ce la fa a svegliarsi. Il venerdi' e il sabato poi fa mattina" " Bene! Sono le undici e un quarto" feci guardando il mio Rolex d'acciaio "Dovrei trovarli ancora al bar. Giusto?" " Penso di si" " Perfetto. Allora vi ringrazio della cena e scendo a dare un'occhiata. Vi terro' informati" Abbracciai mia sorella e strinsi affettuosamente la mano a Gianluca ma, mentre stavo per scendere, Daniela mi prese per il braccio " Stai attento Stefanino, ho un brutto presentimento" Sorrisi tranquillo " Lascia fare a me. Vedrai che ne verremo a capo" Salutai di nuovo mia sorella e suo marito e scesi le scale di corsa. Avevo parcheggiato la mia Mercedes proprio sotto casa ma avevo deciso di dare un'occhiata a questi ragazzi e mi avviai a piedi verso la piazzetta, distante meno di un chilometro. Respirai a pieni polmoni l'aria che si era fatta frizzante pur essendo a maggio, riflettendo sulla situazione di mio nipote. Non vedevo altre possibilita' se non quella prospettata poco prima, ovvero che Mattia e i suoi amici si stavano scontrando ripetutamente con i componenti di un altro gruppo e che avessero regolarmente la peggio. Intanto, cominciavo a vedere in lontananza le luci del bar e affrettai la mia camminata e, dopo pochi minuti, avevo ben visibile il gruppo di Mattia: quattro ragazzi ed una ragazza seduti intorno ad un tavolino ed intorno altre persone che non mi interessavano minimamente. Mentre mi avvicinavo ulteriormente, cercavo di cogliere qualche anomalia, ma non riuscivo a trovare nulla. Mattia era di spalle e non poteva vedermi e cominciavo ormai ad inquadrare perfettamente gli altri. Sentivo la ragazza che parlava e potevo notare gli altri che ascoltavano silenziosamente. Aveva un viso fresco, con poco trucco a parte un lucidalabbra ed era effettivamente molto carina. Giunsi a portata di mio nipote e gli diedi una pacca sulle spalle. Mattia si volto' e mi guardo' come se fossi un fantasma " Zio Stefano! Ma cosa ci fai qui'?" " Avevo finito le sigarette e questo e' l'unico bar della zona aperto a quest'ora" mentii " Ah, bene" rispose tranquillizzandosi " Non mi presenti i tuoi amici?" insistetti, notando un lieve disappunto sul suo volto. Rimase qualche secondo in imbarazzo e ne approfitto' la ragazza, alzandosi e dandomi la mano " Faccio io le presentazioni. Io sono Sara e loro tre sono rispettivamente Roberto, Valerio e Andrea" I tre ragazzi risposero all'unisono dicendo "Piacere" e potei notare come avessero tutti e tre la faccia pulita da bravi ragazzi. Due di loro, esattamente Roberto e Andrea, portavano dei segni sul volto che al mio occhio esperto risultarono essere segni di pugni o comunque di percosse, ribadendo in tal modo come all'interno di questo piccolo gruppo ci fosse un segreto, ma il mio maggiore interesse era verso Sara. Era veramente una bella ragazza, altro che carina come l'aveva definita mia sorella, con una cascata di capelli castano scuri che le scendevano quasi fino al sedere. Indossava un jeans molto aderente che le delineava il bacino perfettamente e, incurante del fresco di quell'ora, una canotta nera che metteva bene in mostra un bel seno, non enorme ma decisamente corposo. Notai subito che aveva le spalle piuttosto ampie e pensai subito ad una ragazza che facesse nuoto. Notai tre tatuaggi. Un delfino sul polso destro, una scritta in caratteri cinesi sullo stesso braccio e un uccello rapace, probabilmente un falco, che teneva sul dorso del piede destro, ben visibile a causa dei suoi sandali aperti con un tacco di sette/otto centimetri. Era alta nella media, probabilmente intorno al metro e sessantacinque, considerando che, malgrado i suoi sandali, era ancora leggermente piu' bassa di me. Un look semplice, tipico delle ragazze della sua eta' e quello che mi colpi' in lei fu piu' che altro il sorriso col quale aveva fatto le presentazioni. Bello, senza dubbio, con una dentatura bianca e perfetta, ma soprattutto sfrontato, di chi sa che puo' avere tutto nella vita. Avevo avuto troppe ragazze belle nella mia vita per non saper riconoscere subito un sorriso del genere. La sua stretta di mano poi era conforme all'idea che mi ero fatto di lei. Era una stretta forte, sicura che trovai forse poco femminile anche se piacevole. Dopo le presentazioni mi lascio' la mano, senza distogliere lo sguardo su di me " Mattia non mi aveva detto di avere uno zio giovane e affascinante" prosegui' la ragazza, dandomi la dimostrazione che di sfrontato non aveva solo il sorriso " Oh per favore" mi schernii "Potrei essere vostro padre " Forse. Pero' non lo sei, caro zio Stefano" " Che fai? Mi prendi in giro?" " Non sia mai. E cosa farai di bello dopo aver comprato le sigarette?" " Me ne vado a casa. Domani devo andare a lavorare" " E non ti andrebbe di farti un giretto con un gruppo di ragazzi piu' giovani? Avevo deciso di andare a giocare a biliardo. Perche' non ti aggiungi a noi?" La guardai in faccia. Ma cosa faceva? Ci provava con me? Spudoratamente davanti ai suoi amici? Neanche io, pur essendo abituato a ragazze che non si facevano pregare di venire a letto con me, avevo mai visto una tipa del genere. Avevo conosciuto ragazzine che per fare una pubblicita' in televisione me l'avrebbero data volentieri, ma questa non sembrava avere secondi fini, non conoscendo nemmeno che tipo di lavoro facessi. Pero' mi faceva comodo una richiesta del genere. Se volevo scoprire chi fossero quei bastardi che picchiavano mio nipote e i suoi amici, quella era un occasione da non perdere. Tuttavia, feci finta che la cosa non mi andava del tutto " Oddio, mi farebbe piacere. Sai, sono molto bravo a biliardo. Pero' non vorrei rompervi le scatole. Tu che ne dici Mattia?" Mio nipote mi guardo' in modo strano. Era decisamente a disagio ed un po' lo comprendevo. Uno zio, pur piuttosto giovane, in mezzo al suo gruppo, era qualcosa che avrebbe voluto evitare " Io non so, zio. Forse sarebbe meglio che tu...." Non termino' la frase. Sara alzo' verso di lui il braccio con la mano aperta a dirgli chiaramente di fare silenzio e poi intervenne " Mattia e' contento, non ti preoccupare. Vai pure a comprare le sigarette. Noi ti aspettiamo qui' e poi andremo a farci una partita a biliardo" Feci quanto mi aveva detto. Ci sapeva fare la ragazza. Era evidente che doveva avere un certo ascendente sui maschi del gruppo che forse, potevano essere addirittura tutti cotti di lei per il modo in cui la guardavano e per come accettavano le sue proposte senza minimamente interferire. Per esperienza, sapevo perfettamente che i maschietti diventano dei coglioni timidi quando si innamorano e il comportamento di quei ragazzi era molto timido e quasi riverente. Comprai le sigarette che non mi servivano affatto e mi diressi verso il gruppo. Si erano alzati tutti e mi stavano attendendo. Sara, ancora lei, prese la parola " Allora, voi quattro prendete la macchina di Andrea, mentre io vado con lo zio Stefano" I quattro ragazzi, senza proferire parola si avviarono, ma a me l'ironia di Sara cominciava a starmi sulle palle " Senti ragazzina, non sono arrivato a 35 anni per farmi prendere per il culo da te. Forse lo potrai fare con loro, ma non con me. Non sono tuo zio" " Come sei suscettibile! Affascinante e suscettibile. Ok, vada per Stefano, allora. L'hai parcheggiata lontana la tua auto?" " Sotto casa di Mattia. Dai, incamminiamoci" " Non ci penso neanche. Troppo lontano. Vacci tu a prenderla. Io ti aspetto qui'" Stavo per replicare. Non ero certo il tipo da prendere ordini e tantomeno da prenderli da una ragazza di una ventina d'anni, ma mi trattenni. Avevo assoluto bisogno di scoprire cosa accadeva a mio nipote e di interrompere quella serie di violenze perpetrate a lui e ai suoi amici e litigare con Sara me l'avrebbe potuto impedire, pertanto, mitigando il mio istinto che era quello di prenderla a ceffoni, le dissi di attendermi davanti al bar. Dopo una decina di minuti ero di ritorno. Lei sgrano' gli occhi aprendo lo sportello " Giri con una Mercedes sotto il culo? Hai capito zio Stefano, oh pardon, Stefano. Affascinante e con i soldi. Sei proprio un tipo da sposare" " Mettiti in fila, ragazzina" le risposi con acidita'. Lei sorrise. Era veramente un bel tipo e non solo per la sua avvenenza. Si vedeva chiaramente che i suoi quattro amici pendevano direttamente dalle sue belle labbra. Quanto a me, un pensierino ce l'avevo fatto appena vista. Il suo viso era notevolmente bello, geometricamente perfetto, con il naso, la bocca e gli occhi scurissimi delineati perfettamente nell'ovale del volto e il suo corpo mi faceva venire l'acquolina in bocca. Ma.... Ma era troppo piccola per me. Non me la sarei mai sentita di andare a letto o peggio, instaurare una relazione con una ragazza che doveva essere appena maggiorenne. Senza considerare che era un'amica di mio nipote che, probabilmente, aveva una cotta per lei. Ma anche se avessi dovuto soprassedere a tutte queste cose, mi stava antipatica. Troppo sicura di se stessa, troppo autoritaria ed ironica per andar d'accordo con uno come me. E tutto questo, dopo neanche cinque minuti che la conoscevo. Lei nel frattempo sali' e con fare sicuro, tiro' indietro il sedile mettendo i suoi piedi sul cruscotto " Togli le gambe." La rimproverai "Ascoltami bene Sara, in macchina mia le regole le faccio io e quindi, per favore siediti in modo corretto" " Hai una sigaretta? Si che ce le hai, le hai appena comprate" mi chiese togliendo finalmente le sue gambe fasciate dal jeans dal mio cruscotto. Le passai il pacchetto e l'accendino " Accendine una anche per me e poi indicami la strada" le chiesi " Segui la macchina di Andrea. Ma dimmi, che lavoro fa uno come te per meritarsi una macchina simile?" " Lavoro nel campo della pubblicita'" " E cioe'?" " Sono quello che crea le campagne pubblicitarie delle varie aziende. Mi occupo sia del settore creativo, con l'invenzione degli slogan, ad esempio, che cercare i personaggi giusti per quel tipo di campagna. Se mi serve una ragazza per un prodotto casalingo, andro' alla ricerca di un tipo acqua e sapone, se invece devo creare una campagna pubblicitaria per un profumo, mi servira' una tipa piu' aggressiva. Capito il concetto?" " E per fare stronzate simili ti riempiono di soldi?" " Non mi riempiono di soldi. Non sono ricco. Ma mi danno uno stipendio di buon livello e siccome mi piace godermi la vita, mi sono comprato una macchina del genere. Tutto qui'" " Figo. Ed io per quale tipo di campagna pubblicitaria sarei adatta?" Ci pensai su, mentre seguivo la macchina dei quattro ragazzi " A quella di una gomma da masticare. Ti vedo bene mentre la mastichi e dopo crei una bolla per farla poi scoppiare" Si mise a ridere fragorosamente " Mi piacerebbe. E poi dovrei venire a letto con te, ovviamente. Altrimenti niente lavoro" " Ma chi te le ha messe in testa queste idiozie? Si fanno provini seri per ottenere un lavoro del genere. Ci sono agenzie di ottimo livello e ogni ragazza che poi vedi in tv o sui cartelloni pubblicitari e' una professionista che lavora sodo" " Si, lo immagino che tipo di provini e che tipo di professioniste siano, quelle. Ma non devi prenderla come un'offesa. A letto con te ci verrei gratis, figuriamoci per un lavoro come quello di attrice pubblicitaria" Rimasi senza parole. Quella ragazza mi stava facendo perdere il controllo. Era schietta e senza peli sulla lingua e pertanto, mi metteva in grossa difficolta'. Senza contare che si stava offrendo su un piatto d'argento ed era troppo carina per non cominciare a pensare a quella eventualita'. Rigettai quel pensiero " Non dire scemenze. Dimmi tu piuttosto. Cosa fai, studi?" " Diciamo di si" " Perche' diciamo? Studi oppure no?" " Vado all'universita' e fingo di studiare. Sto al secondo anno di giurisprudenza e forse prendero' la laurea per non stare a sentire i miei, ma non faro' mai l'avvocato" " E perche' mai? E' una professione meravigliosa che apre prospettive molto interessanti anche nel campo della magistratura" " Parli come mia madre. Non faro' l'avvocato e nessun altro tipo di lavoro perche' non mi va di fare un cazzo. Semplice, no?" Rimasi ancora una volta sconcertato " E cosa vorresti fare nella vita?" " Sposarmi uno con un sacco di soldi, togliergli tutto, lasciarlo e poi fare il cazzo del mio comodo" " Ma che modo e' di pensare ad un avvenire? E soprattutto, che modo e' di parlare? Sei una bella ragazza e dovresti avere un linguaggio piu' consono" " Perche' dico spesso ? E' vero, ho sempre in bocca. Magari vorresti che fosse il tuo? Dimmi la verita', ti piacerebbe?" Era veramente troppo. Quella ragazza aveva il potere di farmi sentire a disagio. Per fortuna, la macchina dinanzi a me si fermo' e parcheggio' e Sara mi disse di fare altrettanto. Eravamo arrivati. Parcheggiai anch'io e scendemmo. Non sapevo che avevo appena imboccato la strada del non ritorno. Fine prima puntata