I SANDALI MAGICI Martina era una deliziosa e raffinata diciasettenne quando la conobbi, d'inverno. Mora, occhi castani docissimi, nasino all'ins—, labbra sottili, alta e slanciata, ma con tutte le curve al posto giusto. Era certamente la pi— carina della comitiva e mi presi - quasi subito- una bella cotta per lei. Era molto timida e riservata e questo, insieme alla sua bellezza, la rendeva affascinante e quasi irragiungibile ai miei occhi. C'era poi una cosa che mi imbarazzava parecchio: io sono alto appena 1,65 mt e lei era 1,70 mt., cioŠ giusto 5 cm pi— di me, ma abbastanza per mettermi in difficolt… quando ci trovavamo all'impiedi, uno davanti all'altro, a chiaccherare. Per fortuna lei indossava sempre scarpe bassissime: polacchine, scarpe da ginnastica, ballerine, tutte rasoterra; io, invece, mettevo scarpe con tacchi da almeno 3 cm, cosŤ sembravo quasi quanto lei. Guardarla dal basso verso l'alto mi dava grande insicurezza. Dopo qualche mese di grazioso corteggiamento, dapprima solo mio, poi reciproco, fra noi si cre• una forte intesa e un giorno lei mi disse: "Voglio stare con te..."; cosŤ, un poco per gioco, un poco per magia, ci mettemmo insieme. Vivemmo momenti molto belli ed intensi. La sua timidezza si era trasformata in tenerezza e confidenza e quasi ogni giorno non potevamo fare meno di amoreggiare appassionatamente, scoprendo ogni volta una nuova parte dei nostri corpi innamorati, nuovo calore, nuova dolcezza, nuove sensazioni: eravamo veramente molto innamorati. Venne la primavera, e successe qualcosa che non avrei mai immaginato. Era un tiepido pomeriggio di fine Maggio, quando non fa ancora caldo da sudare se stai fermo, ed io ero a casa mia, aspettavo che lei venisse, come sempre, per amoreggiare. Buss•, puntuale, alla porta ed io, che ero sotto la doccia, dovetti uscire di corsa in accappatoio e, siccome non avevo i miei zoccoloni da 6 cm di tacco a portata di mano, dovetti aprirle a piedi nudi. Era vestita con un bel vestito di seta blu scuro con i bordi bianchi, senza maniche, a forma di tunica, con la gonna fino a poco sopra il ginocchio: molto semplice ma altrettanto elegante; indossava un paio di sandali rasoterra, come sempre. Mi sentii un p• in imbarazzo: infatti con i miei zoccoloni mi ero abituato a guardarla dritto negli occhi, e sapevo che a lei piaceva; stavolta invece la guardavo nettamente dal basso verso l'alto. Ci abbracciammo teneramente e il mio imbarazzo iniziale si trasform• subito in passione: tra un bacio e l'altro entrammo nella mia stanza. Martina aprŤ un pacco che aveva con sŠ: sapevo che doveva comprare un paio di scarpe eleganti per le serate importanti. -"Amore, ho comprato un paio di scarpe elegantissime! Sono costate un occhio della testa, ma sono veramente belle ! Guarda !" - esclam• sorridendo. UscŤ dal pacco un paio di elegantissimi sandali bianchi n. 37 (il suo piedino) con tacchi altissimi, da 10 cm. Io, tra il meravigliato ed il preoccupato, le dissi: " Martina, ma sono altissime, che figura mi farai fare davanti agli altri ? Sembrer• molto pi— basso di te !" Martina era veramente una bella ragazza ed immaginarla pi— alta di me, bella ed elegante in mezzo a tanti occhi maschili mi faceva sentire molto insicuro, incapace di essere all'altezza, in tutti i sensi. Lei, comunque, con un sorriso accattivante e rassicurante allo stesso tempo si levo' i sandali rasoterra che indossava e mi rispose: "Ma, amore, me le sono provate, mi stanno veramente bene, mi ci sento proprio a mio agio, non ti piace vedere la tua Martina sempre pi— bella ?". Io cercai di rispondere qualcosa di compito mentre lei si sedeva sul bordo del letto e, con movimenti lenti e sinuosi, infilava i nuovi sandali dai tacchi alti. -"Guardami, con questi tacchi sono alta un metro e ottanta !"- e si alz• lentamente quasi strofinandosi davanti a me, gonfiando vanitosamente un petto ben fatto. Di fronte a quella splendida ragazza che mi sovrastava di parecchi centimetri rimasi a bocca aperta, incapace di dire qualsiasi cosa che avesse un senso logico: i miei occhi adesso non guardavano pi— i suoi, ma appena il suo mento; istintivamente sollevai lentamente il mio sguardo verso il suo; lei mi guardava con un misto di tenerezza e di protezione; allo stesso tempo mi sembrava la dea della lussuria e della vanit…: leggevo, nei suoi occhi di asolescente, la piena consapevolezza di essere, per la prima volta da quando stavamo insieme, non pi— alla pari. Lei mi teneva su un dito, mi dominava completamente; in quel momento poteva chiedermi qualsiasi cosa, e lei sapeva che l'avrei fatta senza battere ciglio, che era assolutamente irresistibile. Furono attimi che durarono un'eternit…, nei quali i nostri sguardi stabilirono, in pochi, confusi momenti, i nostri nuovi, inesplorati ruoli. Poco dopo, tra l'ammirato e l'esterrefatto, mentre lei mi sorrideva facendo una smorfia con la bocca, feci un passo indietro per guardarla meglio. Mi accorsi che vestita in quel modo, con quelle scarpe, cosŤ alta ed imponente, non era la fanciulla (ora diciottenne) che avevo conosciuto, ma una vera donna, incredibilmente affascinante, raffinata ed elegante e, soprattutto irresistibilmente sexy. Le caviglie lunghe e sottili; le gambe lunghe e dalla muscolatura tonica; i fianchi ben torniti; il sedere a mandolino; la vita stretta; le spalle larghe ed imponenti che incorniciavano due splendidi e turgidi seni coppa D; il collo lungo e sottile; il viso delizioso. L'impulso fu irresistibile, e con foga la abbracciai, spingendola verso il muro, appoggiandosi al quale mi sembrava ancora pi— imponente e statuaria, e la baciai sul collo, le strofinai le mani lungo le cosce e... poi finimmo a letto, in un petting pi— intenso e spinto del solito (ma, ovviamente, senza penetratrci), di fianco l'uno all'altro, finchŠ ci addormentammo abbracciati, sudati, stanchi, ma felici. Quando mi svegliai Martina era gi… sveglia, si era rivestita e stava cercando di rimettersi i sandali, quelli senza tacco con cui era arrivata a casa. Vedevo che aveva una certa difficolt…, come se le stessero stretti; sul momento non diedi molta importanza a questo particolare. Era cosŤ bella, cosŤ dolce, anche dopo che mi aveva fatto sentire un brutto anatroccolo accanto a lei: era perfettamente consapevole della sua superiore bellezza, ma non ne approfittava. Anche io mi rivestii e uscimmo a prendere un panino. Quando la lasciai a casa, prima di congedarci, non potemmo fare a meno di parlare di quello che era accaduto nel pomeriggio. Io le dissi che su quei tacchi mi piaceva molto ma non volevo che li indossasse quando eravamo con amici o conoscenti o, peggio, in pubblico; lei mi rispose, sorridendo, con un - "vedremo!". Mentre ci baciavamo per salutarci non potei fare a meno di avere la sensazione che lei, nonostante le sue scarpette rasoterra ed i miei zoccoloni da 6 cm, era pi— alta del solito: mi imbarazzava molto, ma, in relt… mi eccitava moltissimo. Infatti, sin da quando ero bambino (adesso avevo 19 anni) avevo sempre avuto delle intense fantasie erotiche con donne molto alte ed imponenti e, adesso, ci• si realizzava con la ragazza che amavo. Pensai che forse era l'effetto della mia "ubriacatura" pomeridiana, che fosse solo una sensazione errata. L'indomani ci vedemmo di nuovo di pomeriggio a casa mia. Questa volta lei venne con un paio di minishorts, una maglietta e le scarpette da ginnastica bianca: era assolutamente acqua e sapone, ma il suo corpo mi sembrava ancora pi— bello di prima; e, come la sera prima, mi sembrava pi— alta del solito. Dopo i primi approcci lei mi chiese di fermarci un momento. Si alz• dal divano sul quale ci eravamo gi… distesi e aprŤ il suo zainetto, dal quale estrasse un involucro di carta; spieg• la carta ed uscŤ i sandali coi tacchi a spillo che aveva comprato il giorno precedente. Erano cosŤ sexy che non potei resistere: "Martina, ti prego, voglio metterterli io." "Certo, amore, l'ho capito che anche se quando monto su questi tacchi ti senti un nano accanto a me, ti piaccio moltissimo: sono io che voglio che tu me li metta." CosŤ mi piegai sulle ginocchia e slacciai le scarpette da ginnastica che con molta difficolt… riuscii a levare dai piedi di Martina e, lentamente, uno dopo l'altro, infilai gli altissimi sandali ai piedi della mia amata. Era incredibilmente eccitante vedere quei piedini curvarsi per calzare quegli splendidi manufatti ed i polpacci tendersi per adattarsi a quei trampoli. A quel punto, con studiata e raffinata lentezza, Martina si alz• e guardandomi col suo tenero ed indulgente sorriso mi prese per le mani e mi disse: "Vediamo dove mi arrivi!" Io non potei fare a meno di obbedire, mansueto, al suo comando e mi alzai lentamente, strusciandomi al corpo di quella splendida bellezza. Era incredibile, ancora una volta fui preso dalle vertigini nel guardare quella statua vivente accanto a me; la spogliai e poi la baciai, la leccai in lungo ed in largo, le massaggiai ogni angolo del corpo mentre lei posava, statica ed imponente, al centro della stanza. Mi sembrava ancora pi— alta, pi— tonica, pi— imponente del giorno prima. E godeva, godeva intensamente per quella situazione di dominio incontrastato. Poi, dopo averle leccato i seni, che mi sembrarono un p• pi— grandi e duri del solito, ci buttammo nel letto a fare il petting... Ci svegliammo dopo molte ore, era gi… buio. Lei si alz• per prima; mentre credeva che io ancora dormissi la osservavo nella penombra della stanza mentre girava attorno a se stessa a piedi nudi davanti allo specchio: si guardava i seni, il sedere, le coscie, le braccia; si toccava come se volesse sentire qualcosa sotto i muscoli. Ero molto, molto eccitato, sentivo che quella nuova Martina mi dominava irresistibilmente. Quando lei capŤ che mi ero svegliato, mi disse: "Che fai, non ti vergogni a spiarmi di nascosto? Non ti sembra che i miei muscoli siano pi— tonici, il mio seno pi— sodo, il mio corpo pi— bello ed imponente?" Era una Martina nuova, che fino a pochi giorni prima non avrei mai immaginato, sempre tenera, si intende, ma pi— lussuriosa, pi— dominatrice. "Veramente sŤ, amore; e poco fa mi sembravi anche pi— alta, ma certamente non puoi essere cresciuta; lo sai che senza quei tacchi abbiamo quasi la stessa altezza !" "Beh, piccoletto, veramente io sono sempre stata pi— alta di te di cinque cm!" rispose lei indulgente. " Veramente siamo uguali !" risposi io stizzito. Allora mi alzai, per dimostrare che la mia statura era uguale alla sua e con tre passi la raggiunsi davanti allo specchio. Ma con mia grande sopresa vidi che Martina, a piedi nudi, era molto pi— alta di me! Coi miei occhi guardavo dritto davanti a me non pi— i suoi occhi, ma il suo mento ! Anche lei fu sorpresa: "Ma... cosa sta succedendo?", mi chiese, dapprima preoccupata, poi quasi divertita. Continu•: "Mettiti accanto a me...vediamo un p•..." Guardai lo specchio davanti a noi; io ero alla sua destra: la mia testa arrivava all'altezza del suo naso!! Io non sapevo cosa dire, cosa pensare: ero completamente frastornato, incedulo ed... eccitato ! Ancora una volta fu lei, adesso decisamente divertita e compiaciuta a dire: "Amore, le cose sono due: o tu sei diventato pi— piccolo o io sono cresciuta ! C'Š un solo modo per verificarlo: misuriamoci !". CosŤ, con il metro, ci accorgemmo che io ero sempre un metro e sessantacinque, ma che lei era cresciuta, sŤ, era proprio cresciuta, ed ora era alta un metro e ottanta !! Ecco perchŠ le scarpe le stavano strette...si, le scarpe da ginnastica, i sandali rasoterra...: anche i suoi piedi erano cresciuti, proporzionalmente a tutte le altre parti del corpo; comunque, i sandali nuovi, quelli con i tacchi, le stavano a pennello, erano cresciuti anche loro: un mistero! Ccapimmo insieme che quei sandali avevano qualcosa di speciale: infatti adesso non erano pi— misura 37 ma 39; il tacco non era pi— da 10 ma di 11 cm ! Dopo avere misurato le scarpe, Martina disse: "E adesso, piccolo amore mio, vediamo dove mi arrivi se salgo sui sandali!". Io ero cosŤ confuso, preoccupato ed al tempo stesso eccitato ed imbarazzato da non riuscire a dire null'altro che un "Ma... non puoi, mi ridicolizzi..." In realt… non ebbi neanche il tempo di capire quello che stavo dicendo e pensando, che lei si sollev• su quei trampoli e, letteralmente gigantesca, con un passo naturalmente elegante, si avvi• lentamente al metro che avevamo attaccato al muro e mi disse: "Quanto segna ?": adesso era alta, sui tacchi, un metro e novantuno !!! Era cosŤ alta ed imponente, cosŤ bella e statuaria che non potei fare a meno di palparla in lungo e largo, di leccarla avidamente, dai piedi alla vagina, finchŠ finimmo di nuovo a letto, in un intensissimo petting. Qualche ora dopo, ancora distesi sul leto ed abbracciati l'uno all'altra, un p• increduli, un p• incuriositi, ci chiedemmo cosa stesse accadendo; certamente non Š normale che una ragazza di diciotto anni cresca di ben dieci cm in pochi giorni. Forse era solo un caso, ma tutto era successo dopo che Martina aveva indossato i nuovi sandali: non erano solo molto belli ed eleganti, ma, forse, avevano qualcosa di speciale, di magico. Lei sembrava molto contenta ed eccitata pi— che preoccupata; era consapevole di essere diventata ancora pi— desiderabile di quanto non lo fosse prima, desiderabile non solo per me, ma anche per gli altri maschi. Anche io ero molto eccitato, ma anche preoccupato di non essere... "all'altezza". Si era creato, tra me e lei un divario, non solo di altezza, ma anche di bellezza. Ma ancora non sapevo che quello era solo l'inizio. La riaccompagnai a casa e ci lasciammo con un lungo abbraccio. Martina viveva con sua madre, Agata, ed una sorella quindicenne, Tonia. Il padre era morto anni prima, in un incidente automobilistico: da lui Martina aveva ereditato il fisico alto e slanciato. La madre, invece, era una brunetta bassina (era alta un metro e cinquantacinque) ma comunque ben proporzionata (pesava cinquanta chili) e con un corpicino molto ben fatto; nonostante avesse gi… 40 anni, in bikini faceva la sua figura. Da alcuni anni e cioŠ da quando Martina era diventata una bella regazza, Agata sentiva molto la rivalit… sessuale con la figlia e soffriva abbastanza perchŠ era consapevole che Martina era pi— bella, pi— attraente e che il divario tra le due, col tempo, si si sarebbe inevitabilmente accentuato, ma non riusciva ad accettare questa idea, che la faceva diventare livida di invidia ed di gelosia. CosŤ Agata indossava sempre scarpe coi tacchi molto alti (da dieci a quindici centimetri), reggiseni che le alzavano e gonfiavano il petto, abitini stretti in vita e con ampi spacchi, minigonne o gonne con ampi spacchi; nei giorni dispari frequentava un corso di aerobica e in quelli pari si sottoponeva a massaggi, ozonoterapia etc.. Tutto ci• la rendeva ancora molto attraente, ma la fresca bellezza di Martina vinceva nettamente ogni confronto. Tonia, invece, era una acerba ed allegra quindicenne di un metro e settantadue, che somigliava molto alla sorella pi— grande, sia nel fisico che nei modi, anche se aveva una struttura fisica pi— muscolosa e lineamenti pi— marcati. Ovviamente, quella sera che scoprimmo che Martina era cresciuta di dieci centimetri, quando Agata se la trov• davanti, dieci centimetri pi— alta del solito, guard• istintivamente i piedi di Martina pensando che portasse scarpe col tacco alto; quando vide che aveva dei sandali rasoterra, rest• letteralmente scioccata. Non riusciva a credere ai propri occhi. Agata fece due passi indietro, guard• la figlia stupita: "E' incredibile..., ma cosa Š successo?" E, Martina, sorridendo compiaciuta: "Beh, mamma...di preciso non lo so..., ma come vedi sono cresciuta improvvisamente di ben dieci cm ! Adesso puoi dire alle tue amiche che la tua "piccola figlioletta Martina" Š una stanga di un metro e ottanta !" La piccola Agata era esterrefatta, ma, soprattutto non accettava l'idea di avere una figlia molto pi— alta ed imponente di lei; infatti, nonostante i sandali alta che Agata indossava in casa ( che quel giorno la facevano "sollevare" alla rispettabile quota di un metro e sessantasette), era nettamente pi— bassa della figlia: si guardarono accanto allo specchio, e nonostante la madre avesse 12 cm di tacchi, arrivava, con la testa, sotto le orbite della figlia. Disse Martina, sorridendo allegramente: "Beh, mi sembri dispiaciuta che tua figlia Š cosŤ alta...oppure, forse ti piacerebbe essere al mio posto, crescere di dieci cm ! Ma tu sei piccolina e ormai non puoi crescere pi—". Agata, stizzita, le rispose: "Smettila di sfottere, certamente non sono alta, ma sono molto pi— sexy di te e ho uno stuolo di ammiratori, piuttosto raccontami come Š successo !" Nonostante la rivalit… tra madre e figlia, Agata e Martina erano abituate a confidarsi reciprocamente molte cose (e magari, poco dopo, a litigare, rinfacciandosi le cose peggiori); tuttavia, questa volta, Martina non volle dire nulla riguardo ai nuovi sandali: in fondo potevano anche non entrarci nulla con quella strana crescita di statura, quindi perchŠ glie lo doveva dire ? E poi, se invece c'entravano qualcosa, non era forse meglio che restasse un segreto. Quindi raccont• alla madre tutto ci• che aveva fatto nei giorni precedenti (i pettings con me), come si era sentita (benissimo), quando aveva scoperto di essere cresciuta (dopo un peting con me)...ma senza fare parola dei nuovi sandali coi tacchi alti che aveva indossato rpima e dopo i rapporti. Agata ascolt• incredula, ma la tempo stesso molto interessata. Ma cosa bisognava fare adesso ? Madre e figlia decisero, di comune accordo, di andare dal dottore. In realt… Martina avrebbe preferito non andare da nessun dottore, ma capiva che un controllo medico per veder se tutto era a posto era forse preferibile. Il dotore di famiglia era un tipo pacioso, prossimo alla pensione, ormai abbastanza pigro. Non vedeva Martina da alcuni anni. Dopo i saluti di commiato, il dottore non potŠ fare a meno di esclamare: "Ti ho visto qualche anno fa che eri poco pi— di una bambina e ora sei una donna ! Come passa il tempo !" Agata incalz•:"Vede, dottore, il problema Š proprio questo: sta succedendo qualcosa di strano, Martina Š cresciuta improvvisamente di 10 cm!" Il dottore, sorridendo:"Si spieghi meglio" CosŤ madre e figlia raccontarono ci• che in pochi giorni era successo. Il dotore era abbastanza incredulo e visit• Martina; nel corso della visita, ovviamente misur• statura e peso: adesso era alta un metro e ottantadue e pesava sessantanove chili. Alla fine della visita il dottore disse:"Martina Š sana come un pesce, non trovo nulla di anomalo, eccetto ci• che voi mi dite, cioŠ che Š cresciuta di vari cm in pochi giorni; ma siete sicuri ? O forse Š cresciuta cosŤ negli ultimi mesi ?" Ovviamente madre e figlia confermarono che erano certe che tutto era successo in pochi giorni. Allora il dottore disse: "Facciamo cosŤ: le facciamo fare alcuni esami e, appena sono pronti, ci rivediamo". CosŤ, dopo avere preso la prescrizione con gli esami emato-chimici, si congedarono. Quella stessa sera ci vedemmo e, mentre eravamo nella mia automobile (dove non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle sue lunghe gambe) lei mi raccont• ci• che era successo: il discorso con sua madre, la visita del dottore. Poi, inevitabilmente, iniziammo ad amoreggiare e poichŠ l'eccitazione reciproca aument• vertiginosamente, decidemmo di andare a casa mia. Appena entrammo lei mi bisbigli•: "Adesso spegniamo le luci. Tu stai buono qui, in penombra, nella veranda, ed io mi vado a cambiare" Non potei fare altro che ubbidire. Pochi minuti dopo un corpo di donna emerse dala penombra, accompagnato da un ticchettio si scarpe coi tacchi. Era assolutamente gigantesca: completamente nuda, solo vestita di quei sandali "magici", mi sorrideva sorniona, consapevole di avere acquisito, in pochi giorni, una capacit… di totale controllo fisico e mentale su di me, un vero dominio incontrastabile basato esclusivamente sulla sua statuaria ed irraggiungibile bellezza. "Pidocchio" mi disse con un strana ed inedita luce negli occhi (un misto di eccitazione, lussuria e tenerezza) "adesso voglio vedere quanto misurano i miei seni, i miei fianchi, le mie coscie, anzi misurami tu, mi eccita vedere che mi tocchi e mi misuri." Quindi, con movimenti lenti e consumati, gigantesca ed elegantissima, si avvicin• a me. Il mio sguardo adesso arrivava appena poco sopra i suoi seni, pi— alti e gonfi che mai. Ed io, senza dire una parola, attento a non cadere per le vertigini che quel corpo statuario mi causava stando all'impiedi accanto a me, eccitato e frastornato, presi il metro da sarto che si trovava in un'altra stanza e misurai le curve di Martina: aveva un petto da 108 cm, la sua vita era solo 62 cm ed i fianchi erano 93 cm ! Quindi mi disse: "Amore, toccami i muscoli delle coscie!" Martina non aveva mai fatto nessuno sport, madre natura l'aveva resa naturalmente tonica, senza un filo di cellulite, ma adesso era capace di indurire le cosce almeno quanto me ! E lo stesso i bicipiti, gli addominali e il resto della sua femminile muscolatura. Prese la sua mano, che prima era poco pi— piccola e sottile della mia, e la mise palmo a palmo con la mia: adesso la sua era pi— lunga e larga ! Poi, quasi a volere sottolineare i nuovi rapporti, avvolse la mia mano nella sua e piegandomi il polso con una forza che mai prima aveva mostrato mi schiacci• la testa sui suoi seni, la pieg• verso l'alto e mi baci• in bocca... Ero come ubriacato da quella splendida gigantessa, avvolto tra i suoi seni turgidi ed imponenti e le sue braccia lunghe e sensuali come tentacoli. Sentivo che ero completamente suo, sentivo che ero diventato lo schiavo di una dolce e bellissima padrona. Dopo una serie di lunghi, interminabili baci ed abbracci caldi ed appassionati in cui lei doveva incurvarsi sulla schiena per darmi la possibilit… di arrivare alle sue labbra, scivolai gi— e mi inginocchiai davanti alle sue gambe ed iniziai a leccarle avidamente i piedi, i suoi magnifici piedi, resi irresistibilmente nudi e sexy dai sandali magici; poi, pian piano, salii con la lingua lungo i polpacci e le cosce lunghissime, accarezzandola e massaggiandola, cercando di toccare ogni parte del suo corpo; mentre la palpavo mi accorgevo che ogni sua parte era veramente diventata pi— lunga, pi— grande e pi— soda : pi— bella. Ogni tanto, tra una leccata ed un'altra, guardavo in alto verso la sua faccia: vista da lŤ sotto la statuaria figura di Martina era ancora pi— imponente. Sembrava una creatura dell'altro mondo, una dea della mitologia greca, che si contorceva, gemeva, palpandosi i capezzoli, tanto eccitata quanto compiaciuta della propria irresistibile bellezza; ogni tanto, in mezzo alle palle dei suoi seni, potevo intravedere la lussuria ed il piacere nel suo sguardo. Conoscevo bene Martina da un punto di vista sessuale, o, almeno cosŤ avevo creduto fino a pochi giorni prima; in realt…, da quando era cresciuta su quei sandali magici qualcosa stava profondamente cambiando in lei; non lo capivo bene, lo intuivo: era pi— maliziosa, pi— sensuale, pi— lussuriosa; era pi— avida di sesso, pi— avida di piacere sessuale: lo sentivo nel suo modo di agitarsi, di toccarsi, di guardarsi. Come sempre, anche quella volta finimmo a letto; tuttavia, successe qualcosa di diverso dal solito: per la prima volta da quando stavamo insieme, lei si mise sopra di me; prima facemmo un petting pene-vulva e, poi, lentamente, lei and• scivolando la sua vulva prima sul petto e poi sulla mia bocca, quasi a schiacciarmi. Io, in posizione succube, eccitatissimo nel vedere quella dea sopra di me, le leccai il clitoride a pi— non posso, le infilai la lingua in vagina fino quasi a soffocare, sommerso da immensa libidine. Lei si muoveva, si agitava come un'ossessa, gemeva con una voce che non avevo mai sentito prima, fino a quando, sospirando all'impazzata, raggiunse l'orgasmo e, poco dopo, si accasci•, enorme, su di me. Nonostante fosse diventata molto pesante non potei fare a meno di addormentarmi, felice, avvolto dai suoi seni. Quando mi svegliai, la trovai accanto a me, di fianco, i miei occhi arrivavano all'altezza delle sue scapole: un brivido di eccitazione mi percorse quando vidi ancora ua volta quelle spalle ampie, quel culo sodo e gigantesco, quelle cosce infinite. La guardai, la guardai, ed iniziai a pensare. Qualcosa stava cambiando tra di noi. Il nostro era sempre stato un rapporto assolutamente paritario, di reciprocit… completa; invece, adesso era lei al centro di tutto; prima pensavamo ognuno all'altro; invece, adesso io continuavo a pensare solo a lei, ma lei pensava solo a se stessa: al centro delle sue attenzioni non c'era il mio corpo, il mio piacere, ma il proprio corpo, il proprio piacere. Ci•, da un lato mi faceva paura, perchŠ mi sentivo infinitamente inferiore a lei, dall'altro mi eccitava, proprio perchŠ sentivo che si era avviata ad un dominio, ad un controllo totale di me e del nostro rapporto. CosŤ le chiesi, bisbigliando: "Dimmi la verit…, che effetto ti fa giganteggiare su di me ?"- -" Mi piace, mi piace vederti cosŤ piccolo ed eccitato. Soprattutto mi piace quando mi lecchi, quando mi guardi come una dea, quando mi fai capire che sono la donna pi— bella del mondo. Mi eccita enormemente vedermi cosŤ alta ed imponente accanto a te; prima di ora non mi era mai capitato, ma da quando ho messo quei sandali, qualcosa Š cambiato in me. Non mi piace solo essere gigantesca nel fisico in confronto a te, mi piace anche essere gigantesca mentalmente, cioŠ dominarti, sentire che posso fare di te ci• che voglio, che sono pi— forte, in tutti i sensi. E tu, come ti senti in questo nuovo ruolo?"-. Tentai di ribellarmi, nervoso: -" Lo sai, lo hai capito, non fare finta di non capire!"- E lei, calma e pacifica, si gir• sull'altro fianco, mostrandomi il suo volto, i seni, l'addome, facendomi trasalire e mi disse, mentre la osservavo, bramando ogni parte del suo corpo: - "Si, lo so, ma lo voglio sentire dalla tua boccucia"- Dopo quella serata non ci vedemmo per alcuni giorni perchŠ io dovevo preparare gli esami, ma anche se cercavo di studiare a pi— non posso, la mia mente era sempre con lei. Ci sentivamo ogni giorno almeno due volte, per telefono. Non facevamo altro che parlare di ci• che era successo; ovviamente io le chiesi, pi— volte, se fosse cresciuta ancora. Lei mi rispondeva che da quella sera non s'era pi— misurata ma che le sembrava di non essere cresciuta pi—. Mi disse anche che a casa era sola perchŠ sua madre era dovuta partire insieme alla sorella minore, Tonia, per alcuni giorni. Gli esami emato-chimici prescritti dal dottore sarebbero stati pronti dopo una settimana. Superai con successo gli esami universitari e la chiamai subito dopo per vederci la sera. La invitai a cena in un ristorante molto elegante, a patto che indossasse scarpe rasoterra: lei mi disse di non preoccuparmi e che mi avrebbe fatto una sorpresa. Ma capii, al telefono che aveva un tono troppo sornione. La andai a prendere a casa con la mia auto, alle venti in punto; c'era una splendida serata, tiepida. Quando uscŤ dalla porta di casa quasi svenivo. Era vestita con un paio di shorts "ascellari", neri, e montava sui sandali alti: aveva le gambe pi— lunghe, pi— toniche, pi— perfette, pi— sexy che avessi mai visto; sopra indossava un top, anch'esso nero, che lasciava totalmente scoperto l'ombelico e che le consentiva di mettere in mostra addominali straordinariamente definiti; i seni, enormi, traboccanti, con i capezzoli eretti verso l'alto, non si spostavano neppure di un centimetro mentre Martina incedeva, con passo sinuoso ed elegante, verso di me. Mentre si avvicinava mi accorsi che era diventata ancora pi— alta; all'inizio mi sembrava un'impressione, poi, quando sorridendo si ferm• un metro davanti a me, l'impressione divenne una terribile (ed eccitante) certezza. Adesso con il mio sguardo dritto guardavo un po pi— in basso dei suoi capezzoli !!! fine del primo capitolo (continua)