Razziatori di femmine parte prima by muscle_bombz@hotmail.com Monica non si rendeva neanche conto di quanto fosse meravigliosamente bella. I capelli castani, elegantemente raccolti dietro la nuca, le conferivano un aspetto altero e dolce nel contempo, la curva prepotente del seno si disegnava sulla camicetta bianca e sulla giacca del tailleur, di un azzurro scuro e severo. Le natiche erano floride e forti, ben inguainate dalla gonna aderente, e ad ogni passo allungato sul marciapiede i passanti uomini non potevano che rimanere rapiti dalla carica sessuale espressa dall'alterno comparire e scomparire della sagoma del perizoma. Cosce tornite e allenate con cura, per concludere. Una femmina irresistibile. Ma se questo non bastasse a fare di Monica una preda ambita, si potrebbe parlare delle sue straordinarie capacità professionali. Da cinque anni, in polizia, le venivano affidati casi scottanti, complessi, intricati e molto, molto pericolosi. Tutti erano stati svolti da lei con puntualità ed acume, e le sue straordinarie conoscenze in ambito di lotta e arti marziali ne facevano una vera "prima della classe". Entrò in palestra. "Quello che ci vuole dopo una serata frustrante," pensò mentre con un cenno salutava la segretaria al banco di accettazione. La palestra lavorava anche in orari molto tardi, era pensata appositamente per i lavoratori come lei. Tutti i suoi colleghi la frequentavano, anche Marzio... Quest'ultimo è da sempre stato un personaggio che ha intessuto un certo dualismo nel rapporto con Monica: da un lato la forte attrazione nutrita per lei, non del tutto corrisposta, e dall'altro una preponderante rivalità in ambito lavorativo. Inutile dire che per molti colleghi uomini la superiorità di Monica era cosa ben difficile da accettare, ed essere messi al tappeto negli allenamenti di difesa personale con una tale facilità da lei, la bella del gruppo, lo era senz'altro ancora meno. Lo cosa capitava regolarmente anche a Marzio, il quale decise di allenarsi molto bene e sfidarla alla prima occasione, infatti... -Ciao Monica, ti vedo in ottima forma! Credo che sia giunto però il momento di concedermi una rivincita dopo la settimana scorsa! -Salve Marzio, sai che non rifiuto mai... -Non hai speranze, bellezza! - concluse rapidamente Marzio, con l'aria boriosa che gli aveva conferito la fama di spaccone del gruppo. Nenache tre minuti, e i due si squadravano con attenzione dai due lati opposti del tappetino da lotta: lui, con un paio di aderentissimi boxer neri che niente lasciavano all'immaginazione del suo stato di forma e lei, in un bikini amaranto mozzafiato, più sexy e tonica che mai. I compagni della palestra ammutolirono e si fecero pian piano avanti, circondando il tappetino. -Forza Marzio - gridava qualche uomo - non le dare tregua e domala! Appena pronti Marzio si fece sotto, e dopo poche abili finte riuscì a sgambettarla a terra. Monica era abituata alle sue sfuriate iniziali e non perse il controllo di sè. Si rialzò in piedi velocemente, e al primo tentativo di Marzio di ghermirla si scansò mandandolo ridicolamente a vuoto e facendolo finire al tappeto. Lui si girò rapidamente, pronto a rialzarsi, ma Monica lo rimise a terra spingegndolo col suo splendido piede nudo. Era stordito. E incredulo. Il talento di Monica per il corpo a corpo non era semplice da tenere a bada, non era per lui. -Rimandato a Settembre, Marzio. Risate tra i colleghi. Con la solita eleganza Monica abbandonò il tappetino lasciando Marzio da solo con l'umiliazione. Anche stavolta in meno di un minuto gli aveva dimostrato quanto fosse superiore a lui. Desiderosa di una doccia, sfinita ma sempre irrimediabilmente sexy. Questa era Monica al suo rientro a casa. Durante il tragitto verso il suo appartamento Monica ebbe tutto il tempo di ripensare al suo ultimo caso. Da alcuni mesi, ragazze estremamente belle scomparivano nel nulla. Modelle, sportive, splendide donne scomparivano dalla città come inghiottite nel nulla. Da una settimana era sulle tracce di un sultano arabo che si dice faccia razzia in Europa di ragazze da mettere nel suo harem. L'avrebbe fermato, ne era certa. Non appena giunta sul pianerottolo di casa, notò subito qualcosa di strano. Il tappetino dell'ingresso era spostato e... la porta socchiusa! Apri la porta con dolcezza... le sue gambe feline si muovevano agili sul pavimento di casa. Richiuse la porta alle sue spalle. La mano ando sicura sull'interruttore della luce, quando all'improvviso una stretta violenta le cinse il polso... -Ehi! -Taci! - rispose un accento straniero Neanche un decimo di secondo. Con una mossa repentina Monica liberò il braccio e diede una gomitata contro lo stomaco del suo assalitore. Un lamento roco. Accese la luce. Attorno a lei, nell'ampio ingresso del suo appartamento ben tre uomini mascherati di passamontagna, prestanti e armati di sole corde le si facevano intorno. Monica non perse il suo sangue freddo. Il primo si scagliò su di lei ma rimediò un calcio sul viso. Il secondo la centrò con un pugno ma un calcione sotto la cintura lo mandò a fare compagnia al suo amico. Forse il sultano era uscito allo scoperto anticipandola di un soffio, e inviando i suoi sgherri. Il terzo era cauto. Monica fissava gli occhi freddi attraverso la fessura del passamontagna. -Fatti sotto bastardo! -Subito... Fintò un pugno al viso, ma la colpì con una ginocchiata al bassoventre. Monica incassò non senza problemi. Reagì con un calcio in girata, ma la sua caviglia fu fermata a mezz'aria. L'avversario era tenace, e furbo. Il lottatore la sgambettò. Monica cadde. -Ora sta ferma, puttana... -Fottiti, porco! Monica fece per rialzarsi... l'avversario la lasciò fare, era una sfida a tutti gli effetti. Si studiarono ancora. Stavolta fu Monica ad attaccare, ma l'abile avversario le piegò un polso dietro la schiena e la cinse imprigionandola. La giacca del tailleur, cadde a terra. La mano del maschio palpò i suoi seni. Monica era sotto-shock, e completamente in balia di quel maschio. L'uomo saggiò la consistenza delle sue natiche morbide e piene. -Figlio di puttana! -Zitta, giovane poliziotta... L'uomo strappò la camicetta e la gonna. Poi fu il turno dei collant. Monica strattonava e lui la controllava abilmente. Era abituato a quel lavoro. Rimase con l'intimo. Nel frattempo gli altri due sgherri si ripresero, ancora storiditi dalla batosta inflitta da Monica. Il forte maschio la caricò in spalla, mentre gli altri due le arrotolavano del nastro adesivo sulla bocca. Monica era terrorizzata, l'avversario davvero stavolta si era rivelato imbattibile. La trasportarono in camera sua e la stesero sul letto. La immobilizzarono in due. Il più forte dei tre la voltò a pancia sotto e sogghignò notanto come il perizoma donasse straordinariamente ai glutei floridi di Monica. I muscoli delle cosce si tendevano meravigliosamente ad ogni strenuo tentativo di liberarsi. I tre ridevano. Nel giro di pochi minuti la pantera era domata. Le legarono polsi e caviglie. Monica si agitò, quasi spasmodica. L'assalitore inzuppò un fazzoletto di sonnifero. Lo spinse a forza contro il naso di Monica che fu costretta a respirarlo a pieni polmoni. Perse subito i sensi. Era catturata. I tre la caricarono su una veloce macchina sportiva per una destinazione ignota. (CONTINUA)