Prova Ciao a tutti, mi chiamo Marco, ho sedici anni e pratico Judo da quando ne avevo 5. Sono alto 1.85m, castano di capelli e di occhi, abbastanza muscoloso e prestante fisicamente. Nonostante non abbia mai studiato altre forme di combattimento note in questi anni (non agonisticamente comunque), sono diventato un ottimo combattente. Da qualche anno a questa parte, merito una rissa a cui abbiamo partecipato, io, Giulia (16 anni, 1,83m bionda, occhi verdi, un fisico da sballo) e Tommaso (15 anni, 1.68, moro, occhi neri scurissimi piuttosto ben piazzato con spalle parecchio larghe), siamo diventati una sorta di paladini dei ragazzi. La cosa è nata ad una festa in maschera. Noi, vestiti da Nuovi Vendicatori (io Capitan America, Giulia da Donna Ragno e Tommy da Uomo Ragno), abbiamo sventato un tentativo di alcuni ragazzi di 20 anni di molestare una ragazza. Nonostante siamo abbastanza conosciuti da tutti i ragazzi, non abbiamo mai fatto nulla di grande e non godiamo di agevolazioni alcune come uscite dalla classe, ecc. Esiste inoltre un tacito accordo per cui le cose ce le risolviamo tra noi, senza coinvolgimento degli adulti, nonostante i miei sappiano quello che faccio ... Ciao a tutti, sono Giulia. Io, Marco e Tommaso ci alterneremo per raccontarvi le nostre esperienze di combattimento. Una mattina, in seguito all'uscita anticipata da scuola (all'epoca andavo sempre alle medie), raggiungo Francesca, la mia migliore amica. E' pallida, vedo che ha pianto. Con molta insistenza riesco a farmi dire che Giovanni, un ragazzo ripetente due volte e pi๠grande di un anno, (17 anni quindi) le ha sequestrato il cellulare e vuole 270€ per restituirlo. Con quella cifra Francesca avrebbe potuto comprarne uno molto migliore, ma quel cellulare conteneva i video di quando lei aveva masturbato il suo ragazzo. Dietro minaccia di Giovanni che le aveva imposto due giorni prima di consegnarlo ai genitori di lei, Francesca non sapeva cosa fare. Le promisi che avrei fatto qualcosa e che non le avrei pi๠rivolto la parola se non avessi recuperato il telefono. Chiamo Marco, Tommaso era in gita con la scuola, e ci mettiamo d'accordo. Contatto anche Giovanni a cui ordino di venire alle 17.30 nella palestra della scuola. Arriviamo lଠun'ora prima e faccio nascondere Marco, dovrà intervenire solo e soltanto se sarಠio a ordinarlo (le pareva di essere il capo ... Tsk! ... NdMarco). Giovanni arriva presto, non è solo, ma con un amico che non avevo mai visto. Alto quasi due metri, non temeva nessuno quanto a forza fisica e io mi sentivo tremendamente piccola in confronto (vi risparmio i dati su di noi a quell'età ). L'amico non era da meno: alto quasi quanto lui ma molto pi๠grosso (e grasso) -Cosa c'è, perché cazzo mi hai fatto venire?- -Ciao anche a te Giovanni. Hai fregato il cellulare ad una mia amica. Domani lo riporterai con tanto di biglietto di scuse- -Ceeeeeeeeeeeerto! Naturalmente ... Senti troietta- disse posandomi una mano sul seno già sviluppato (e terribilmente sodo aggiungerei NdMarco) e iniziando a stringerlo con delicatezza inaspettata -Se hai i soldi puoi sperare che domani le ridia un pezzo. Ok?- -Cosଠle spezzerai il cuore ... Tu spezzale il cuore- mi avvicino -E io ti spezzo le gambe- sussurrai. Lui scoppia a ridere e mi molla un ceffone poderoso facendomi cadere a terra. Mi rialzo senza problemi. Soffro in silenzio. Lo guardo con aria di sfida. Lui prova a sferrarmene un altro ma lo schivo agilmente e contrattacco con un calcio dritto dritto nei coglioni. Giovanni cade in ginocchio gemendo, non mi ero accorta che nel frattempo l'altro ragazzo si era portato alle mie spalle per afferrarmi. Non riuscivo a contrastare la sua potenza fisica (fattore in cui tuttora scarseggio), quindi mi lasciai cadere scivolai sotto le sue ginocchia e mi esibii in uno splendido ippon-seoi-nage (si pronuncia ippon sioi naghe). Marco uscଠdal suo nascondiglio e si avventಠsul ragazzo, trascinandolo verso il centro della palestra in modo che io potessi concentrarmi su Giovanni. Lo vidi rialzare -ORA MI HAI FATTO DAVVERO INCAZZARE!- prima che potesse muoversi lo caricai. Non sapevo cosa speravo di ottenere. Fatto è che lo caricai, lo presi per le gambe e lo feci volare sopra di me. Prima che potesse toccare terra, spazzai le sue gambe con le mie mani e lo lascia cadere di schiena. Restಠa terra per quasi un minuto prima di rialzarsi barcollando. A quel punto con un calcio gli colpii il ginocchio destro che si spezzಠfacendolo stramazzare al suolo. Mi voltai e vidi Marco seduto sul ciccione svenuto, aveva un livido e qualche graffio, ma stava benone. -Me la sono presa comoda- disse -Vedo- uscimmo a braccetto (ma che teneri NdTommaso). Il giorno dopo, Francesca trovಠun pacchetto sul banco con un bigliettino blu che diceva: . Alla prossima!