La professoressa 2 by krispin@infinito.it Una giovane insegnante (e la madre) alle prese con un'allieva terribile. Ancora un giorno e avrebbero preso l'aereo. Silvia era piuttosto eccitata, anzi a dirla tutta non vedeva l'ora: quindici giorni di vacanza, due settimane di completo relax assieme a Lisa. Quanti anni erano che non faceva una cosa del genere con sua figlia? Tanti. Troppi. Non se lo ricordava neppure più. Si disse che bisognava preparare le valigie, c'è sempre tanta roba da prendere dietro, poi si finisce per dimenticare qualcosa di importante. Ripensò agli ultimi avvenimenti. C'era voluto del tempo, ma Lisa un po' alla volta sembrava essersi ripresa dallo shock di quel giorno a scuola, quando fu aggredita fisicamente in classe da una delle sue allieve. Per diverse notti la ragazza non aveva dormito. A lungo aveva tentennato, ma alla fine aveva deciso di tenere duro, di non cedere e di bocciare Laura. Ne avevano parlato a lungo, mamma e figlia, e l'insegnante a poco a poco si era convinta. La prima idea di Lisa era stata scartata subito da Silvia: no, non poteva denunciare Laura al preside. Probabilmente sarebbe stata la cosa più giusta, ma bisognava anche essere pratici: così rischiava di perdere il lavoro, di rovinare a 29 anni la sua carriera. Come avrebbero potuto fidarsi, in futuro, di una professoressa che non riesce a tenere a bada neppure una ragazzina di 15 anni? Lisa dovette ammettere che la madre aveva ragione. Ma non poteva neanche piegarsi al ricatto di quel piccolo mostro. Così alla fine aveva deciso. Laura avrebbe avuto quello che si meritava. E se l'avesse di nuovo aggredita, beh, questa volta Lisa si sarebbe difesa, non si sarebbe limitata a subire ma avrebbe saputo reagire. "In fondo quel giorno a scuola mi ha colta di sorpresa. Vedrai: stavolta non mi farò mettere sotto così facilmente – aveva detto un giorno alla madre – E' vero, non sono certo un colosso, ma sono in grado di difendermi da una ragazzina di 15 anni". Silvia aveva annuito, ma tutte e due sapevano che la verità era un'altra. Più bassa ma decisamente più robusta, Laura era fisicamente molto più forte dell'alta ed esile insegnante. L'aveva già dimostrato sottomettendola con disarmante facilità, umiliandola, trattandola come una bambolina quel giorno in classe. Da sola, in uno scontro fisico con la grossa quindicenne, Lisa non aveva nessuna possibilità, non sarebbe mai riuscita a non farsi sopraffare. Silvia girò la chiave nella toppa ed entrò in casa. "Lisa – chiamò – sono arrivata! Lisa! Non sarai mica andata a dormire vero? Dobbiamo fare le valigie". Nessuna risposta. Andò in cucina a bere un bicchier d'acqua, ormai era piena estate e quella era un'altra giornata caldissima. Poi diede una veloce occhiata in salotto, quindi in bagno. Niente. Vuoi vedere che quella pigrona era davvero andata a schiacciare un pisolino? Aprì la porta della camera da letto decisa a svegliare la figlia. "Forza – disse entrando – Non c'è tempo per dormire". Ma il letto era intatto: Lisa non era neanche lì. "Sarà uscita" pensò, e ritornò in salotto. Fu a quel punto che la vide. Prima aveva dato solo un'occhiata distratta e non se n'era accorta. Invece Lisa era proprio lì. Era sdraiata sul divano. Ed era completamente nuda. Il magro braccio sinistro penzoloni fino a toccare il tappeto, le lunghe gambe sottili divaricate. "Ma guarda come si è addormentata" pensò Silvia avvicinandosi alla figlia. Fu quando le fu a un passò che vide i lividi sul volto della ragazza. Due ecchimosi evidenti, una sul mento e una sulla guancia sinistra. Allora le prese il viso e cominciò a darle piccoli schiaffetti, pian piano, dolcemente, chiamandola per nome. "Lisa! Cos'è successo? Lisa sei caduta? Lisa svegliati per favore". Niente da fare. Doveva cercare qualcosa per farla rinvenire. "Ciao mammina". Silvia si voltò di scatto. Sulla soglia del salotto c'era una donna, anzi una ragazza. Anche lei era completamente nuda. Chi diavolo era, come aveva fatto a entrare in casa e cosa ci faceva lì senza niente addosso? La guardò meglio: era molto giovane. Un attimo e Silvia capì: non poteva che essere lei, sì, non c'erano dubbi, quella era Laura. Corrispondeva perfettamente alla descrizione fisica che ne aveva fatto la figlia. Piuttosto piccola di statura ma con un corpo tozzo, pesante. Capelli lunghi castani che scendevano fin sulle spalle, seni abbondanti e già un po' cadenti nonostante l'età, fianchi larghi, gambe e braccia robuste. "Ciao mammina – ripetè la ragazza – Ti aspettavo. Non volevo che tu mancassi alla festa". Silvia lasciò lentamente il volto della figlia che era ancora priva di conoscenza e si alzò in piedi. "Cosa le hai fatto brutta stronza – disse rivolta a Laura – Cosa hai fatto a mia figlia? L'hai picchiata. Non credere di passarla liscia questa volta. Ora chiamo la polizia" e fece un passo verso il telefono. Ma la quindicenne scattò velocemente in avanti e le si parò di fronte: "No, tu non chiamerai proprio nessuno". La guardava dal basso in alto, completamente nuda, le mani sui fianchi, con aria di sfida, sicura di sé, spavalda. Silvia sentì un brivido percorrerle la schiena. Cercò di pensare il più velocemente possibile. Provava fortissimo l'impulso di saltarle addosso, di prenderla a schiaffi, ma doveva essere realista: quella ragazzina di 15 anni aveva messo due volte fuori combattimento Lisa: anche lei, alta e magrolina quanto la figlia, in una lotta corpo a corpo aveva ben poche possibilità di poterla sopraffare. Laura non dava l'impressione di essere particolarmente muscolosa, anzi sembrava più che altro grassa, flaccida, pesante. Ma Silvia doveva fare i conti col proprio fisico sottile, forse più agile ma certamente più debole di quello della quindicenne che si era messa fra lei e il telefono e ora la guardava beffarda. A 48 anni poteva vantare un corpo snello e giovanile che non avrebbe cambiato per nulla al mondo, ma proprio quel fisichino di cui andava giustamente orgogliosa le sarebbe servito ben poco in una lotta. Istintivamente fece un passo indietro. Nei film la fragile eroina improvvisamente si trasforma in una abilissima guerriera e abbatte gli avversari a colpi di karate. Peccato che lei non ne sapesse mezza di arti marziali. E peccato soprattutto che quello non fosse un film, era piuttosto un incubo e maledettamente reale. Si disse che c'era solo una cosa da fare: doveva provare a fare ragionare la ragazza. Forse, se trovava le parole giuste, poteva ancora uscire senza troppi danni da quella storia. Senza contare che doveva al più presto soccorrere Lisa che era sempre priva di sensi sul divano. Per quanto ne sapeva sua figlia poteva anche essere in gravi condizioni. "Va bene – disse guardando in faccia la ragazzina e cercando di ostentare una sicurezza e una tranquillità che non aveva – Non chiamerò la polizia. Anzi, sai che ti dico? Non farò proprio niente. Ora tu ti rivestirai, uscirai da quella porta e non ti farai più vedere. Io dimenticherò quello che è successo qui e ti prometto che lo stesso farà Lisa. Ci mettiamo una pietra sopra, così non pagherai le conseguenze dei tuoi gesti. In fondo sei ancora tanto giovane". "Scherzi vero? – replicò Laura avanzando con il sorriso sulle labbra – Guarda che se non l'hai capito qui sono io a dettare le condizioni. Adesso stammi bene a sentire. Hai due possibilità. Puoi svestirti da sola. Oppure puoi lottare. In quel caso sarò io a spogliarti con le mie mani, come ho fatto con la tua dolce e fragile figlioletta. Spero proprio che tu lo faccia. Sì, spero che tu non ti arrenda così, senza almeno provarci. Sarà decisamente più eccitante. Su, coraggio, non deludermi". Silvia si voltò di nuovo a guardare Lisa, poi si rivolse alla ragazza. "Sei un mostro, una sadica perversa – disse – Cosa le hai fatto? Giuro che te la farò pagare". "Non preoccuparti. Sta benissimo. Quando si sveglierà sarà solo un po' indolenzita. Ho suonato e lei ha aperto la porta senza chiedere nulla, non si aspettava certo di vedermi. Ha subito tentato di chiudermela in faccia ma è bastata una piccola spinta e sono entrata. E' così leggerina! Quanto pesate voi due? Mangiate ogni tanto? Scommetto che non arrivate neanche a 50 chili. Allora ha preso un portacenere e ha tentato di colpirmi, ma le ho afferrato il polso, le ho piegato il braccio dietro la schiena, l'ho fatta girare su se stessa e l'ho spinta contro il tavolo. E' stato talmente facile. E' la persona più debole che ho mai incontrato. Stringevo il suo braccio e sentivo quelle ossa talmente sottili che avevo perfino paura di spezzarle. Tale e quale la mamma. Dovreste fare almeno un po' di palestra". "Mi fai schifo" le disse Silvia arretrando ancora di un passo, mentre l'altra avanzava e continuava a raccontare: "Ha incominciato a piagnucolare, proprio come quel giorno a scuola, mi ha implorato di non farle del male, di lasciarla andare. E' riuscita perfino a impietosirmi. L'ho di nuovo girata su se stessa, l'ho lasciata andare e le ho preso i capelli, ma giuro che la stavo accarezzando. Lei però ha reagito e mi ha colpito con uno schiaffo. Allora istintivamente le ho mollato un pugno al mento ed è volata a terra, gambe all'aria. Mi aveva proprio fatta arrabbiare, così, mentre tentava di rialzarsi, le ho dato due o tre calci nello stomaco e l'ho fatta ruzzolare finché è andata a sbattere contro il muro. Poi l'ho afferrata per i capelli, l'ho tirata su di peso e l'ho colpita con un altro pugno in faccia. E' crollata di nuovo a terra e non si è più mossa. Game over. La lotta era già finita. Non è stato molto divertente: troppo veloce, troppo facile". "E come mai siete tutte e due nude? Cosa è successo dopo?" non potè fare a meno di dire Silvia. "Beh, volevo divertirmi un po'. In fondi i corpicini gracili e tutt'ossa come i vostri mi eccitano. L'ho sollevata e l'ho adagiata sul divano. Toglierle la camicetta e i corti calzoncini che indossava non è stato un problema. Tua figlia non solo non porta il reggiseno, del resto con quelle tettine non le servirebbe, ma non aveva neppure gli slip". "Sei disgustosa" disse Silvia arretrando ancora mentre Laura continuava ad avanzare minacciosa, finché la donna si ritrovò con la schiena al muro e con un balzo la ragazzina le fu addosso. Istintivamente Silvia si coprì il volto con le mani. Ma Laura non la toccava, la sfiorava soltanto. Era una scena quasi surreale: un'esile donna di quasi 50 anni impaurita, letteralmente terrorizzata, il più possibile schiacciata contro il muro, come se volesse scomparire, con la fragile schiena e le gambe sottili incollate alla parete; una minacciosa e robusta ragazzina di appena 15 anni piegata un po' in avanti, con le braccia tese e le mani appoggiate al muro all'altezza delle spalle della rivale, come a imprigionarla. Silvia non aveva neppure il coraggio di muoversi. Ormai voleva a tutti i costi evitare una lotta che l'avrebbe vista senz'altro soccombere, non aveva dubbi, avrebbe fatto la stessa fine di Lisa. "Guardati! Sembri un coniglietto impaurito – disse Laura – Mi deludi. Forza, provaci almeno. Non hai neanche un po' d'orgoglio? Certo tua figlia non è un granché, ma almeno ha dimostrato coraggio". Ma Silvia ormai era psicologicamente crollata: "Se farò quello che vuoi – chiese in un soffio – poi ci lascerai stare tutte e due e non ti farai mai più vedere?". 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