Personale Camminavo sul bagnasciuga con una mia amica verso il tramonto, quando vedo una ragazza in bikini impegnata in una posizione di stretching. Arrivando alla sua altezza, la osservo da vicino e noto le sue mani e i suoi piedi dalla ossatura molto robusta: memore di quanto mi aveva detto una mia amica ai tempi del liceo sulla incidenza della pratica del karate in tal senso, cerco di fermare la camminata con l'amica, fermandomi a parlare a pochi metri dalla ragazza dello stretching. Facendo finta di accanirmi sulla conversazione, mimo una presa al collo della mia amica, che remissiva la subisce. A questo punto, a voce abbastanza alta in modo che anche l'altra ragazza mi sentisse, le dico che sono stato fortunato per il fatto che lei non conosce nessuna arte marziale e non ha respinto il mio attacco. Dopodiché, la mia amica, senza nessun preventivo accordo, afferma che la ragazza dello stretching le sembra una che qualcosa delle arti marziali potrebbe conoscere: si avvicina e glielo chiede. A questo punto l'altra, finito l'esercizio di stretching in corso, le risponde che l'impressione della mia amica (e quindi anche la mia, suggerita dalla robustezza di mani e piedi) è giusta e dice di essere "molto esperta di karate". Al che la mia amica le chiede di mostrarle come ci si sarebbe potuti difendere da una presa al collo come quella che io avevo tentato. Io, ovviamente, ero piacevolmente stupito dalla piega presa dalla passeggiata e acconsentii a rifare la stessa presa sulla karateka. La quale, ora avevo avuto modo di studiarla da vicino, era una ragazza di circa un metro e settanta, castana, con una bocca irregolare sullo stile di quella della Casta. Inoltre, aveva gambe slanciatissime ma, si vedeva, con una muscolatura estremamente allenata. Dopo qualche convenevole, in cui ci presentiamo, la karateka si mette dritta davanti a me, con uno sguardo inconfondibilmente saettante. Non appena mi dice di provare ad attaccarla, si sposta lateralmente e mi colpisce con un calcio laterale nel basso ventre, in modo molto delicato, facendomi capire di aver trattenuto il colpo. Io, a quel punto non volli fare ulteriori verifiche e quasi all'unisono con la mia amica le chiesi che cintura avesse. "Mi sto preparando all'esame di III dan", ci disse "che avrò fra circa tre mesi". In modo del tutto inaspettato, la mia amica, forse eccitata dalla figura appena fatta della karateka, le chiese dove poter frequentare qualche lezione di karate "in modo da vedere se mi piace". A quel punto la karateka ci disse se avevamo 5 minuti per seguirla, poiché, proprio a 2 passi da casa sua c'era la palestra dove lei praticava e dove la mia amica sarebbe potuta andare. Mentre, facevamo quel tratto di strada la conversazione fu tutta incentrata sul karate e sull'opportunità che una donna lo praticasse: la mia amica si stava davvero entusiasmando all'idea. Ma, la chiave di volta dell'incontro fu il discorso sul rapporto tra erotismo e karate: la karateka infatti, dopo qualche discorso sulla possibile perdita di femminilità di una praticante, affermò che "è praticamente impossibile che un uomo resista ad una donna esperta di arti marziali e vestita in modo sexy, tipo scarpe col tacco e vestito corto". A quel punto la mia amica le chiese l'estremo favore di invitarci a casa sua e verificare se quello che aveva appena detto valesse anche per me. Fu così che andammo in casa, dove la karateka viveva da sola. Ci fece accomodare in un salotto in cui tutta la mobilia e le poltrone erano quasi addossati alle pareti e ci spiegò che tale disposizione e il tappeto con la gomma sotto che era al centro della stanza le consentiva di potersi allenare lì. Poi ci chiese 5 minuti di tempo per farsi una doccia e presentarsi "irresistibilmente" vestita dinanzi a me. In quei 5 minuti, la mia amica, che uscendo dalla spiaggia si era rimessa il suo vestitino che le lasciava le spalle scoperte e gli infradito bassi, fece letteralmente il diavolo a quattro. Cominciò ad assumere posizioni scimmiottate dai film di arti marziali visti in tv, poi si tolse gli infradito e cominciò a dire che lei era cintura nera di karate e abbozzò qualche calcio verso la mia faccia: devo dire che le sue movenze mi sembravano mostrare una sorprendente predisposizione. Si domandava che effetto avessero quei suoi atteggiamenti su di me e io le dissi che se l'avessi conosciuta in quel frangente, mi sarei anche potuto innamorare, al che mi confessò che era proprio quello che aveva sempre sperato e affermò che pur di riuscirci si sarebbe messa a fare karate. Dopodiché, venne, scalza, sul divano dove ero seduto e mi appoggiò i suoi piedi, purtroppo un po' sporchi della spiaggia, sul mio costume. Quando entrò l'altra la situazione divenne adrenalinica. Indossava un vestito aragosta con i classici passanti sulle spalle, la turgidità dei seni (che il karate fa bene anche a quello) non era più discutibile perché era palesemente priva di reggiseno, il vestito iniziava pochissimi centimetri sopra il capezzolo e finiva abbondantemente sopra le ginocchia. Si era truccata soprattutto ciglia e occhi con una sfumatura arancione. Ovviamente a gambe nude e con un paio di sandali aperti con tacco alto e fine: la caviglia e il piede erano allo stesso tempo sexy e solidi. I capelli, che arrivavano appena sopra le spalle , ancora umidi della doccia appena fatta. Io stavo per (s)venire. Mi disse di alzarmi e, mettendomi lentamente il piede dritto sopra la spalla (ero a pochi centimetri da quei piedi pulitissimi), mi invitò a sentire l'interno coscia: in quella posizione, dalla parte della gamba alzata il vestito era scivolato mettendo in mostra un perizoma su un sesso glabro. Compiuta l'operazione, fece una giravolta e abbassando la gamba mi dette un colpo da dietro appena sopra le ginocchia che mi mandò, letteralmente in ginocchio. Dicendomi di star fermo in quella posizione, si rivolse alla mia amica spiegandole che l'improvvisa forza e destrezza a partire da un momento di estrema femminilità fanno breccia nelle emozioni dell'uomo che, a quel punto, è pronto a fare la cosa che più odia e più ama allo stesso tempo: adorare i piedi! Mettendosi a sedere accanto alla mia amica sul divano mi fa avvicinare in ginocchio e accavallando le gambe mi mette davanti al viso piede e scarpa e mi invita a leccare. Io non mi lascio pregare e, mostrando una certa perizia eseguo delicatamente mostrando di quando in quando la lingua. Non sto a dire che la robustezza del piede, dita comprese, mi eccitava da matti. Non so perché ma la mia amica pregustava già che, tra qualche tempo dopo essersi allenata un po' nel karate, sarebbe toccato anche a lei e ciò la rendeva euforica; la vicinanza con l'altra le permetteva una visuale privilegiata: come se quel piede fosse il suo! Avendo abbondantemente capito la mia eccitazione, la karateka mi dice di slacciarmi i pantaloni e di tirarmi giù le mutande, sempre stando in ginocchio, poi dopo essersi tolta il sandalo, sempre da seduta, comincia a massaggiarmi lì con la pianta del piede, alternando qualche calcetto con il lato del piede con breve rincorsa, per ritardare la mia eiaculazione. Nel frattempo, con una mano, penetra nel costume della mia amica e comincia a masturbarla, il che unito con l'eccitazione di vedermi masturbato dal piede della karateka, le procura un copioso orgasmo. Con un controllo, fuori dal normale, fa arrivare all'unisono anche il mio. A parziale ricompensa di tutto si fa leccare il piede, leggermente schizzato, dalla mia amica, poi si rimette il sandalo e si mette in piedi in una tipica posizione di karate, esegue nell'aria un calcio laterale lentissimo, rimane con la gamba sollevata per qualche secondo. Dopodiché ci offre un aperitivo e si dice sicura di vedere la mia amica a lezione. Ciò è davvero avvenuto e, ora, la mia fidanzata al quinto anno di karate, sa cosa deve fare perché si sia felici.