LA VITA DI PATTY Patty ed il capodanno a Barcellona Questo e' il venticinquesimo episodio de . Nei precedenti divento una dominatrice esperta di arti marziali che si diverte a sottomettere sia il marito che altri uomini, senza pero' rinunciare a quella che e' considerata una vita normale insieme alle altre persone. Arrivai a casa a mezzanotte inoltrata. Non facevo mai molto tardi ed ero gia' andata oltre le mie abitudini. L'indomani sarei dovuta andare a lavorare e se io non dormivo almeno sette o otto ore mi sarei sentita uno straccio. Di solito preferivo svegliare Marco al mio rientro in quanto altrimenti dormiva troppo agitato mentre, appena mi vedeva, si calmava, come un bambino che vede la mamma e quando si riaddormentava era piu' rilassato. Era ovvio che dipendeva dalla sua paura di non vedermi rientrare. Da quando gli avevo detto chiaro in faccia che avevo anche degli amanti sottomessi, poco meno di tre anni prima, quella poteva considerarsi l'unica differenza che riguardava il nostro rapporto che per il resto, malgrado i miei continui tradimenti, non era cambiato di una virgola. Lui viveva per me e se doveva dividermi con altri uomini, quello era il danno collaterale che aveva creato volendomi far diventare la sua padrona. Sempre ammesso che non ne fosse anche contento, cosa che non sono mai riuscita ad appurare completamente. Quelle rare volte che avevamo affrontato l'argomento lui si era sempre dichiarato non favorevole ai miei tradimenti, ma lo aveva fatto sempre in modo molto soft, avendo quasi paura di non urtare troppo la mia suscettibilita', ma a me rimaneva il dubbio. Provava troppo piacere nel vedermi vestita sexy, si sentiva troppo orgoglioso nel vedere gli uomini che si giravano a guardarmi per non pensare che anche il tradimento fosse un suo piacere. Soprattutto considerando che si trattava di tradimenti che implicavano la dominazione degli altri uomini. E sono sempre stata convinta che almeno in questo, cioe' il fatto che altri uomini si sottomettessero a me, a sua moglie, fosse per lui un gradimento assoluto. Il tradimento vero e proprio, l'atto sessuale per intenderci, forse non lo entusiasmava, ma per me quello restava imprescindibile dalla dominazione in quanto ero arrivata alla conclusione che solo il desiderio del mio corpo poteva soggiogare a tal punto uomini che non avevano mai avuto l'idea della sottomissione. E comunque, quando iniziavo quel gioco, ero io stessa a non poter piu' fare a meno del sesso. Rimaneva per Marco il timore che io potessi lasciarlo e questo invece creava in me delle spaventose sensazioni di potere. Ho raccontato di come la nostra vita fosse fatta anche di piccole tenerezze e di affetto, ma quando entravo nei panni della moglie dominante sapevo essere crudele e sadica. Ormai non mi curavo piu' di nascondere le mie relazioni ed a volte mi capitava anche di parlare al telefono con i miei amanti mentre ero vicino a mio marito. Il tutto con la massima tranquillita' possibile. Anzi, mi sembrava di notare in lui una sensazione di orgoglio quando mi sentiva dare ordini ai miei sottomessi, lo notavo, percepivo quella sensazione, anche se non affrontai mai direttamente l'argomento nemmeno in seguito. Quello che e' certo e' che io avevo toccato i massimi livelli di trasgressione e l'avevo fatto circa un anno prima. Era uno dei due giorni a settimana che dedicavo a Marco e, come al solito, avevo indossato i miei pantaloni di lattice neri, uno striminzito top trasparente ed avevo calzato quelle scarpe impossibili col tacco da venti centimetri. Quel tipo di calzature le mettevo esclusivamente per la dominazione ed avevo imparato col tempo a saperci camminare abbastanza speditamente. Sapevo perfettamente che mio marito non era assolutamente in grado di resistermi vestita in quel modo. Era stato del resto proprio lui a volermi cos�, facendomi comprare quelle cose a Londra ed io l'avevo accontentato, salvo poi ritrovarmi io stessa a meraviglia dentro quei panni. Dunque, lui non resisteva. Gli veniva un tremore pazzesco ed un'erezione eccezionale che solo a fatica riusciva a non far sfociare in un'eiaculazione, cosa che lui non poteva assolutamente fare senza il mio consenso. E questo solo guardandomi e senza nemmeno sfiorarmi. Ovviamente cercavo di prolungare il piu' possibile quella situazione che consideravo forse il momento in assoluto piu' sensuale delle nostre serate, non secondo neanche al momento del sesso vero e proprio. Una cosa che ancora non ho accennato e' che io, in quei due giorni che dedicavo a mio marito, pretendevo di trovarlo completamente nudo al mio rientro a casa. Quindi, tende a tutte le finestre e lui col pene dritto gia' solo al pensiero. Mi andavo a vestire in lattice, mi truccavo piuttosto pesantemente ed ero pronta. Ma non si iniziava subito. Prima dovevo cenare e quindi essere servita a tavola ed era una situazione paradossale e piena di erotismo vivere quei momenti, io in lattice, provocante e sensuale e lui nudo, con il pene quasi in continuazione eretto, neanche si fosse preso una scatola di viagra. Il bello era che quella sua erezione era completamente naturale, dovuta esclusivamente all'enorme desiderio che provava per la sottoscritta. A quel punto dipendeva molto dalla mia fantasia. Di solito mi divertivo a giocare con lui solo sul piano erotico soprattutto con le parole e con i gesti, cose impossibili da raccontare per scritto. Quel che e' sicuro e' che la sua continua eccitazione mi provocava sconquassi ormonali che faticavo enormemente a tenere sotto controllo. Vivevamo ambedue, per opposti motivi, in uno stato di eccitazione perenne. Solo alla fine della cena cominciavo di solito ad esercitare anche il potere fisico. A quel punto infatti, iniziavo a mettergli le mani addosso. Niente di particolare, anche perche' i miei movimenti erano alquanto limitati dal mio vestiario, ma una bella dose di schiaffi, anche piuttosto pesanti, abbinata a dolorose torsioni, non glie la toglieva nessuno. Per la sua e per la mia goduria. Solo allora gli davo il permesso di venirsene. Era necessario per lui, poverino, che era ormai allo stremo e per me in modo che poi, quando aveva una nuova erezione e quando si iniziava quindi a fare l'amore, poteva avere una durata eccezionale. E mio marito su questo non era secondo a nessuno. Ed i termini di paragone ormai, erano diventati piuttosto numerosi. Ma Marco non era il solo ad essere completamente in balia di me quando indossavo quei capi in lattice. Se mio marito amava in modo particolare i pantaloni aderentissimi, altri mi preferivano ad esempio con vestiti molto corti, sempre in lattice e quindi con le mie gambe in bella vista. Ed io rivivevo con loro quasi le stesse emozioni che provavo con mio marito. Naturalmente nessuno si azzardava a chiedermi come dovessi andare vestita da loro, ma era piuttosto facile per me capire i loro gusti ed i loro desideri e cercare di accontentarli per quanto mi fosse possibile. E si! Puo' sembrare strano per una che viveva una vita come la mia, piena di uomini semplicemente pazzi di desiderio per me, ma, senza che lo dicessi chiaramente in faccia a loro, mi piaceva cercare di fare certe cose, vestirmi in un certo modo, tale da farli piu' felici ed eccitarli maggiormente. Era un po' come la vecchia frase della nonna, quella frase che diceva di prendere gli uomini per la gola, rivisitata e corretta secondo le mie attitudini naturalmente. Io non li prendevo per la gola, anzi erano loro che dovevano prepararmi la cena, ma li soddisfacevo eroticamente prima e sessualmente poi. Naturalmente tutto doveva rientrare prima nei miei parametri. Ad esempio non facevo mai sesso orale con loro, pur pretendendolo sempre per me. Non e' che non mi piacesse in senso assoluto, ma non lo trovavo degno di una donna dominante e solo con mio marito facevo ogni tanto un eccezione a quella regola. Ad ogni modo in quel periodo avevo comunque un amante che, come Marco, perdeva la testa completamente quando mi vedeva in pantaloni. L'uomo in questione si chiamava Ruggiero ed era stato una delle mie conquiste piu' difficoltose in quanto la prima volta non aveva voluto sottostare ai miei desideri e quindi non si era voluto sottomettere. Quella volta me ne andai da casa sua piuttosto arrabbiata. Era la prima volta che fallivo, ma anche lui rimase in bianco e quella sera credo si dovette fare una bella doccia fredda. Ma dopo un paio di giorni mi richiamo' al telefono dicendo che accettava qualunque cosa, che non riusciva a togliermi dalla sua mente e che, pur di venire a letto con me, avrebbe fatto di tutto. E' inutile entrare nei particolari ma anche Ruggiero divenne uno schiavo docile ed obbediente. Gli piacevo troppo e sopporto' probabilmente a malincuore la mia dominazione pur di avermi. Ma, come ho appena detto, anche lui diventava fragile e tremante quando mi vedeva vestita provocante ed avevo scoperto che i pantaloni o le catsuit di lattice gli facevano letteralmente perdere la testa ed era uno di quelli che riuscivo a far venire al mio comando. Quella sera di cui parlavo, mentre tenevo mio marito per un braccio e mentre lo stavo schiaffeggiando, mi venne una folle idea. Smisi per un momento di dargli ceffoni e lo trascinai con me, sempre tenendolo fermamente per il polso e presi il telefonino per telefonare a Ruggiero " Che cosa stai facendo" esordii " Oh signora, che bella sorpresa! Stavo pensando a lei, come sempre" " Bene" Feci in preda alla solita smania che mi prendeva in quei momenti "Ora spogliati completamente ed immagina che io sia vestita con i miei pantaloni di lattice. So che ti piacciono tanto e che non puoi resistermi. Ora voglio che ti ecciti, senza toccarti" " Sono eccitato signora, solo al pensiero di vederla in tutta la sua bellezza non capisco piu' niente" " Ed allora vieni. Vieni per la tua padrona senza toccarti, solo con la tua immaginazione" poi mi rivolsi a Marco e ripresi a fare pressione sul suo polso "Anche tu vieni al cospetto della tua padrona" Vidi Marco venirsene, malgrado o forse proprio per quella torsione che lo rendeva completamente inerme nelle mie mani e sentii contemporaneamente Ruggiero dall'altro capo del telefono fare altrettanto. Ecco. Questo e' solo un esempio di cosa riuscivo a fare con i miei uomini, quale fosse il mio potere nei loro confronti. Ma ritorniamo a quella sera ed al mio rientro a casa. Quella volta c'era un motivo in piu' per svegliarlo. Ci trovavamo a cavallo tra Natale e capodanno ed io mi sentivo veramente bisognosa di riposo e comunque di staccare la spina. Non avevo un attimo di pausa nella mia giornata tipo, tutto era calcolato con teutonica precisione, persino i miei momenti di pausa. Per tutto il mese di dicembre poi, ero stata pressata dal lavoro ed alcune volte, addirittura, ero stata costretta a rinunciare al mio solito pomeriggio libero. D'altronde era la mia attivita' e mi stava dando delle soddisfazioni notevoli, anche se rinunciare ai miei allenamenti per me era veramente un brutto colpo e lo facevo solo in casi estremi. I due giorni di festa, Natale e Santo Stefano, li trascorsi con la famiglia a riposare, ma il giorno seguente mi venne l'idea del viaggio in una grande citta' europea. Scartai subito Londra e Parigi che conoscevo molto bene ed Amsterdam, gia' visitata in precedenza. Mi rimanevano Vienna, Praga ed appunto Barcellona. Optai per la Spagna per il timore di trovare troppo freddo in quegli altri luoghi ed anche perche' mi avevano descritto Barcellona come una citta' piena di vita. In verita' anni addietro l'avevo visitata, ma solo per un giorno, anzi, mezza giornata. Era capitato durante una crociera e mi ero potuta rendere conto solo approssimativamente delle bellezze della citta'. Ma il primo problema fu che non ero l'unica che aveva scelto la Catalogna come meta per trascorrere il capodanno. Di posti in albergo ne erano rimasti veramente pochi e quei pochi non mi soddisfacevano, almeno per quanto riguardava gli hotel del centro storico, vicino alla Rambla per intenderci. Quella mia decisione era stata presa in effetti all'ultimo momento. Il proprietario dell'agenzia di viaggi verso il quale mi ero rivolta, persona tra l'altro che conoscevo molto bene e che sbavava letteralmente per me, mi fece pero' una proposta. Aveva trovato un bell'albergo sul lungomare che faceva al caso mio ma, chi conosce la citta' lo sa benissimo, un po' distante dal centro. Era un hotel piu' adatto alla stagione estiva che a quella invernale, ma aggiunse che con poche fermate di metropolitana e con quindici minuti di autobus sarei arrivata in pieno centro. Il prezzo era decisamente buono rispetto al valore dell'albergo e quindi accettai quella soluzione. Ormai ero entrata in fissa di andare quei giorni a Barcellona e niente mi avrebbe fatto cambiare idea e non sapevo che quella destinazione un po' isolata sarebbe stata di basilare importanza per l'aggiunta di quel famoso tassello di cui ho parlato in precedenza. Svegliai dunque Marco che immediatamente si mise in piedi di fronte a me. Lo accarezzai amorevolmente e senza alcun problema, malgrado tornassi in quel momento da un incontro con un mio amante. Incontro che tra l'altro era stato per me particolarmente soddisfacente. Avevo ancora indosso gli abiti di scena che avevo coperto con un cappotto che mi ero naturalmente tolta appena entrata a casa. Indossavo un abito di lattice rosso e scarpe col tacco a spillo dello stesso colore. Roba da far resuscitare un morto. Il vestito mi stava attillato come una seconda pelle e naturalmente era cortissimo ed aveva appena mandato in visibilio il mio amante " Bentornata a casa padrona" mi disse poi inginocchiandosi. Era la prassi. Lui mi accoglieva sempre in quel modo. Lo feci rialzare muovendo il mio dito indice su e giu' e lo presi per il mento. Adoravo prenderlo in quel modo. Ogni mio gesto, ogni mia frase erano studiate apposta per aumentare la mia dominazione sui miei uomini. Lo baciai " Ora sei piu' tranquillo che sono tornata?" " Si mia padrona, adesso si" Lo mandai ad accendermi una sigaretta e quindi mi misi seduta sul letto, accavallai le gambe e Marco si inginocchio' di nuovo, con il posacenere in mano ed un'erezione gigantesca che gli usciva dagli slip. Facevo dondolare il piede in modo studiato, proprio per sedurlo, fumando in modo altrettanto studiato " Non mi chiedi se ho trascorso una buona serata?" gli chiesi. Era anche quello un modo per affermare una volta ancora il mio immenso potere su di lui. Farmi chiedere se mi ero divertita con il mio amante. Pazzesco! " Mi perdoni padrona. Ha trascorso una buona serata?" " Molto buona. Dovrei fartelo conoscere e farvi diventare amici. E naturalmente tu saresti costretto ad obbedirmi" " Certo padrona, qualsiasi cosa pur di rimanere accanto a lei" " Lo so, lo so" asserii tranquilla e sicura del potere che avevo e forse in quel momento ci stavo pensando seriamente a quell'ipotesi, anche se in seguito rinunciai a quell'ulteriore umiliazione nei suoi confronti. Poi comunque, ripresi il discorso "Ma non e' di questo che volevo parlarti stasera. Ho una sorpresa per te e credo proprio che sara' una bella sorpresa" " Una bella sorpresa per me, padrona? Qualunque cosa sia e' meraviglioso che lei abbia pensato a me" " Questo e' certo. Ma tu sai che hai un posto speciale nel mio cuore e quindi ecco la sorpresa di cui ti parlavo. Ho deciso che dopodomani partiremo per Barcellona. Io e te da soli. Sei contento?" La faccia di mio marito si spalanco' dalla gioia e mi bacio' i piedi " Grazie padrona, grazie. E' veramente una magnifica sorpresa. Sono felicissimo" " Naturalmente dovrai meritarti quest'onore di venire con me. Una piccola stronzata da parte tua e ci faccio venire qualcun altro" " Oh no padrona. Vedra' che saro' uno schiavo perfetto per lei. Sara' meraviglioso. Io e lei da soli" Mi alzai dal letto e feci alzare anche lui. Osservai il suo pene eccitato " Hai voglia?" " Si padrona, io ho sempre voglia di lei" " Guardami allora" feci iniziando a toccarmi il seno che, strizzato in quell'abito, sembrava almeno di una misura superiore " E' bellissima mia signora. Bellissima!" " Vieni allora. La tua padrona te lo ordina" Marco non se lo fece ripetere e venne al mio comando. In quella situazione mi stava di nuovo venendo il fremito, la voglia e mi bagnai addirittura. Ma era tardi e non volevo certo addormentarmi all'alba. E comunque potevo considerarmi sazia della seduta con il mio amante. Per quella sera andava bene cosi'. Iniziarono i nostri preparativi per il viaggio, anche se e' piu' esatto dire che tocco' quasi esclusivamente a Marco. Lui preparo' le valigie, sistemando nelle mie tutte le cose sensuali che avevo, oltre ai capi di abbigliamento normali, mentre io mi dedicai soprattutto al lato economico di quel viaggio. Due giorni dopo eravamo a Barcellona, esattamente la mattina del 30 dicembre. Appena arrivati visitammo subito alcune delle cose piu' importanti che c'erano da vedere. Quando facevamo dei viaggi all'estero, soprattutto nelle grandi citta', la mia intenzione era quella di fare la turista e vedere le opere d'arte o comunque i luoghi simbolo che la rappresentavano. Quindi, dopo aver escluso la Sagrada Famiglia a causa di fila enorme ed esserci ripromessi di farlo il giorno di capodanno, visitammo una delle case di Gaudi', il Barrio, Barceloneta ed il Porto Vecchio e naturalmente passeggiamo per la Rambla, incuriositi come bambini alla vista di tutte quelle statue umane, alcune delle quali molto particolari. La sera ci consigliarono di andare a mangiare al Porto Olimpico, posto molto in voga e pieno di locali e ristoranti. Il Porto Olimpico si trovava a circa tre chilometri dal nostro albergo, ma erano tre chilometri di niente, a parte un parco che copriva oltre la meta' di quel tragitto. Probabilmente d'estate era pieno di vita, ma in quel periodo era praticamente deserto. Ad ogni modo, in quel momento ritenni quel fattore scarsamente importante in quanto prendemmo un taxi sia all'andata che al ritorno. Inutile dire che per l'occasione mi vestii molto appariscente. Pur essendo pieno inverno non faceva freddo e questo mi favori' nell'abbigliamento in quanto non dovetti coprirmi particolarmente. Del resto attendevo queste occasioni proprio per poter sfoggiare i miei abiti provocanti, per mettermi in mostra, quasi ad esigere le attenzioni da parte degli uomini. Mangiammo molto bene e prenotammo anche per il giorno seguente, la notte di capodanno. Oltre a mangiare ci sarebbe stato uno spettacolo e poi avremmo potuto spostarci in uno dei tanti localini li' vicino e magari finire al casino' che era proprio li' di fronte. Non ero una giocatrice assidua, ma una volta ogni tanto mettermi seduta intorno ad un tavolo da gioco, lo trovavo piacevole. Dunque avevamo deciso come passare il capodanno. D'altronde, l'unica alternativa sarebbe stata quella di cazzeggiare per la Rambla aspettando mezzanotte in mezzo a migliaia di persone. No grazie. Tra l'altro non avevo mai avuto un amore particolare per capodanno, tranne forse fino ai vent'anni. Sembrava che quel giorno ci fosse l'obbligo di divertirsi e tirar tardi fino al mattino ed io non sentivo ormai da anni quel bisogno. Quindi una bella cena, magari il localino, insomma qualcosa di piu' soft sarebbe andato benissimo. Anche il giorno seguente ci comportammo da perfetti turisti, visitando la Cattedrale, i giardini, il mercato della Bouqueria ed il Barrio Chino. Ci alzavamo relativamente presto, intorno alle otto, colazione e quindi alcune fermate di autobus che preferivo alla metro. Ci arrangiavamo all'ora di pranzo e poi di nuovo a visitare. Per l'occasione indossavo scarpe comode e jeans. Ci facevamo diversi chilometri a piedi e non era proprio il caso di mettermi abiti scomodi e scarpe col tacco. In quei primi due giorni la mia dominazione fu praticamente nulla. Eravamo una normale coppia in vacanza e non avevo intenzione di esagerare. Poche cose insomma, il minimo indispensabile per non perdere l'abitudine al comando, ma niente di rilevante. Marco era naturalmente orgoglioso del modo in cui mi rimuovevo. Grazie ai molti turisti sudamericani che entravano nel mio negozio, ero capace di dialogare in spagnolo abbastanza speditamente. Ovviamente non avrei potuto affrontare argomenti particolarmente complicati, ma sapevo chiedere ed ottenere informazioni, chiedere spiegazioni sul cibo e tutto cio' che mi occorreva per muovermi in quella citta' tranquillamente. Ero molto contenta di come si era messa quella vacanza. Fino a quel momento avevo trascorso due giorni veramente intensi e rilassanti al tempo stesso ed ancora doveva arrivare la nottata di capodanno. Tutto sommato non era affatto male vivere come una coppia normale. Sicuramente non avrei mai potuto abbandonare la dominazione che dava alla mia vita delle sensazioni troppo potenti, ma altrettanto sicuramente mi piaceva vivere momenti normali, sempre pero' accompagnata dall'adorazione totale di mio marito. Tanto quella non mancava mai, qualunque cosa facessi. C'erano ancora un paio di cose da visitare e che ci eravamo lasciati per i giorni seguenti, come ad esempio la Sagrada Famiglia ed il museo del Nou Camp che Marco mi aveva chiesto di poter vedere. In un primo momento avevo rifiutato. Non mi andava l'idea di vedere qualcosa che riguardava il calcio, ma poi avevo acconsentito per vederlo felice ed i ringraziamenti con cui aveva accolto la notizia mi fecero venire la pelle d'oca. Dunque, io amavo ancora vederlo felice, questo era fuori di ogni dubbio, perche' allora a volte mi comportavo come se lo odiassi? Era inutile che continuavo a pormi domande alle quali riuscivo a rispondere solo con altre domande. Quel tipo di vita che facevamo piaceva a tutti e due, eravamo compatibili in ogni circostanza e quindi per quale motivo sistematicamente mi ponevo quei problemi? Ogni volta che avevo quei comportamenti, quel tipo di dominazione dolce per intenderci, venivano appunto fuori i miei dubbi. Mi dicevo che dovevo continuare in quel modo, senza picchiarlo ed umiliarlo troppo. Anche perche' ormai ero diventata veramente troppo forte per lui ed il rischio di fargli male era aumentato in modo considerevole. Per fortuna avevo anche imparato a dosare bene la mia forza e la mia bravura e, fino a quel momento, non gli avevo causato mai danni eccessivi. Ma il rischio era dietro l'angolo. Quando mi calavo nei panni della dominatrice faticavo a controllare i miei istinti e non riuscivo a smettere fino a che non lo vedevo piangere al mio cospetto, salvo poi abbracciarlo e consolarlo. Ed il bello era che anche quei momenti erano impagabili. Quelle situazioni infatti, erano solo apparentemente contrastanti ed anche il momento consolatorio mi offriva un potere forse ancora maggiore. Come ho detto lo abbracciavo, gli asciugavo con la mano le lacrime che gli scendevano dagli occhi e lo tranquillizzavo " Ora basta Marco" gli dicevo in tono dolce " stai tranquillo. Mi sembra che tu abbia capito la lezione e non ti picchiero' piu' per oggi" Finivo la frase con un bacio dolcissimo e sentivo ancora i suoi singulti muovere l'intero suo corpo. Era nelle mie mani, era un cucciolo impaurito, un cucciolo che adorava la sua padrona e che accettava tutto da lei. Anche in quei momenti mi dicevo che forse avrei dovuto smetterla con le botte, tanto ormai non ce n'era piu' bisogno considerando l'assoluta obbedienza e devozione di mio marito ma, immancabilmente, la volta seguente ricominciavo da capo. Il problema era che io stessa non potevo fare a meno di sentirmi piu' forte a livello fisico, oltre a quello psicologico. Il mio modo di essere dominante implicava le due fasi, non potevo farne a meno e, di conseguenza, continuavo imperterrita con quel sistema, sistema che d'altronde mi aveva dato splendide soddisfazioni. Dunque, per quel pomeriggio del 31 dicembre, avevamo terminato i posti da visitare. Tornammo in albergo e dopo la consueta doccia mi vestii. Avevo gia' deciso di vestirmi con i pantaloni in lattice e con una maglia in lurex aderente e scollata al punto giusto. Volevo che tutti gli occhi fossero puntati su di me ed iniziai con quelli di Marco, completamente fuori dalle orbite nel vedermi. Malgrado ormai ci doveva essere abituato, l'effetto era sempre stratosferico su di lui e devo dire che era completamente giustificato. Quei pantaloni mi facevano veramente spettacolare, e valorizzavano le mie forme al massimo. Non stavo certo male in altri panni. Le mini mi facevano due gambe lunghissime, i vestiti lunghi mi rendevano molto sensuale, ma il lattice mi faceva provocante come non mai. Ed io ormai sapevo benissimo di voler provocare oltre ogni limite, soprattutto in posti come quelli dove non ci conosceva nessuno. Non ero potuta andare dal parrucchiere e questo mi scocciava un pochino e decisi quindi di lasciarmi i capelli lunghi, lievemente ondulati come li avevo al naturale. Ero ancora bionda in quel periodo, anche se ricordo che il mio colore naturale era un bel castano chiaro che avevo abbandonato al momento della mia trasformazione in quanto troppo infantile. Non erano affatto male i miei capelli portati in quel modo, anche se in quel momento avrei preferito un'acconciatura piu' particolare. Piu' attenzione dedicai al trucco. Un po' di fondotinta per la mia pelle chiara era l'ideale e poi aggiunsi del fard rosato in polvere. Per gli occhi usai un ombretto marrone chiaro e poi del mascara nero per ingrandirli e per aprire lo sguardo. Essendo di sera non potevo rinunciare ad un tocco di eyeliner che dona uno sguardo molto piu' seducente. Alla bocca naturalmente rossetto rosso. Per finire indossai degli stiletti favolosi in camoscio nero morbidissimi che avevo comprato per l'occasione, un 12 centimetri a spillo con i quali passare inosservata era praticamente impossibile considerando che con quelli arrivavo a toccare il metro e novanta. Osservai quindi sorridendo Marco che mi rimirava a bocca aperta. Anche lui era decisamente carino in giacca e cravatta e, se non ci fossi stata io al suo fianco, probabilmente sarebbero state diverse le donne che lo avrebbero adocchiato e che ci avrebbero fatto un pensierino. Ma lui era di mia proprieta' e niente e nessuna lo avrebbero potuto distogliere da quello che pretendevo fosse il suo unico pensiero: me. Mi avvicinai a lui, gli sistemai la cravatta e poi, dopo essermi messa un soprabitino, scendemmo nella hall, senza dire una parola. Le nostre facce avevano detto tutto quello che dovevano. Ci facemmo chiamare un taxi che un quarto d'ora dopo arrivo', poco meno di dieci minuti per arrivare al Porto Olimpico ed eravamo addirittura in anticipo. Passeggiamo qualche minuto tra i localini del porto che avevano una caratteristica strana; lo spettacolo era spesso visibile anche da fuori e potevamo vedere tranquillamente infatti ragazze che ballavano la lap dance o la danza del ventre. Ad ogni modo il posto si stava riempiendo ed era giunta ormai l'ora della cena. Verso le 23 terminammo di cenare e di vedere lo spettacolo di magia che il ristorante aveva preparato per i suoi ospiti e quindi ci spostammo in uno di quei localini di cui parlavo prima. Ci prendemmo qualcosa da bere ed aspettammo senza eccessiva trepidazione la mezzanotte che festeggiammo con un lunghissimo bacio. Decisi di uscire a vedere le migliaia di persone che festeggiavano l'arrivo del nuovo anno e dopo una decina di minuti ci trasferimmo al casino'. Un paio d'ore, tanto per perdere un centinaio di euro e decisi che era giunto il momento di rientrare in albergo. Ero stanca ma felice e soddisfatta. Felice perche' stavo vicino al mio uomo, al mio marito sottomesso che non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso e che mi aveva ripetuto decine di volte quanto fossi bella e quanto mi amasse e soddisfatta in quanto mi ero vestita in quel modo per far girar la testa agli uomini che incontravo ed ero riuscita perfettamente nel mio disegno. Credo di aver fatto litigare un bel numero di coppie quella notte. Se tra chi mi legge c'e' qualche donna, mi dica che almeno capisce quella sensazione meravigliosa che si prova a stare al centro dell'attenzione o pensero' di essere un caso clinico. Per di piu' mio marito, anziche' essere geloso, era pienamente felice dell'effetto che facevo. Non sarei mai riuscita a capire una cosa del genere in quanto io invece ero gelosissima. Ancora allora, malgrado la totale sicurezza della fedelta' di Marco, mi dava fastidio se qualcuna posava gli occhi su di lui. Ero addirittura gelosa anche dei miei amanti sottomessi ed impedivo loro qualsiasi altro contatto con il genere femminile. Quando un uomo mi apparteneva doveva essere in modo totale. Strano discorso per una che invece era arrivata ad avere quattro uomini contemporaneamente. Ma io potevo, io ero la padrona. Queste erano semplici impressioni in quanto nessuno mi aveva mai dato la sensazione di poter semplicemente pensare ad un'altra donna ed ero matematicamente certa che loro vivessero solo per me, ma era appunto la meraviglia che mi dava ogni volta constatare il piacere che aveva Marco nel vedermi come oggetto del desiderio altrui. Uscimmo quindi dal casino', ma qui' avvenne il primo intoppo. Migliaia di persone e taxi col contagocce. La fila era praticamente senza limiti. Il nostro hotel non era lontanissimo, ma avevo i tacchi a spillo. Era praticamente impossibile per qualunque donna farsi tre chilometri con quei tacchi. Ma non c'era altra soluzione. Se volevo arrivare in albergo dovevo armarmi di santa pazienza e camminare oppure attendere un paio d'ore almeno lo smaltimento della fila di persone in attesa del taxi. Optai per la prima soluzione ed iniziammo il nostro viaggio di ritorno. Per me fare tre chilometri a piedi, anche fatti di corsa, era una sciocchezza, allenata com'ero, ma farli in quelle condizioni era veramente faticoso. Per i primi cinque/seicento metri tutto fu abbastanza semplice, ma poi dovemmo inoltrarci in quella specie di parco. Era ovviamente tutto buio e non c'era anima viva e gli unici rumori erano quelli in lontananza del porto e quelli dei nostri passi. A volte si ha una specie di sesto senso per certe cose e stranamente non mi sentivo tranquilla. La cosa strana era che avvertivo quel timore soprattutto nei confronti di Marco, mentre per me non avevo alcuna paura. Dopo esserci inoltrati per circa duecento metri in quel parco, la mia sensazione comincio' a farsi realta'. Sentivo distintamente altri passi oltre ai nostri. Mi dicevo che probabilmente erano altre persone che avevano scelto quel tragitto, ma intanto stringevo la mano di Marco che mi guardava silenzioso. Gli sorridevo e lo tranquillizzavo, ma il timore di fare brutti incontri era ormai ben radicato nella mia mente. Chissa' cosa pensava mio marito in quel momento. Lo vedevo preoccupato, ma abitualmente non era certo uno che si faceva prendere dal terrore. Forse la sua paura era per me. Ero vestita in modo da attirare gli sguardi, molto provocante e le conseguenze potevano essere disastrose. Mi fermai e lo guardai negli occhi. Scappare era inutile. Avrei dovuto togliermi le scarpe e correre a piedi nudi su quel terreno praticamente impossibile. Inutile anche provarci, anche perche' ormai quei rumori di passi erano vicinissimi " Qualsiasi cosa accada non reagire" gli dissi prendendolo per mano. Avevo paura di questo, della sua eventuale reazione. Ricominciammo a camminare normalmente per alcuni secondi e l'inevitabile accadde. Due uomini, probabilmente di origine nordafricana si materializzarono alle nostre spalle. Era buio e non vedevo molto bene, ma le lame dei loro coltelli brillavano nell'oscurita'. Uno era alto piu' o meno come me senza tacchi, poco meno di un metro e ottanta e abbastanza robusto. Barba mal rasata, indossava un paio di jeans ed un giubbetto di jeans con la pelliccia sul collo. L'altro era piu' basso, forse di poco superiore al metro e settanta, ma anche lui piuttosto tarchiato anche se non grasso. Quello aveva la barba piuttosto folta ed indossava un jeans anche lui ed un giubbetto di finta pelle con la cerniera alzata. Credo che potrei ricordarmeli in quel modo anche fra trent'anni. Ci fecero vedere i coltelli e poi quello alto si rivolse a mio marito " Danos el dinero" Era chiaro, volevano i soldi. Marco mi guardo'. Ero io che li avevo. Era comunque calmo mentre io ero invece molto agitata. Indicai loro la borsa che avevo in mano "Solo un minuto. Busco en la bolsa. Pero por favor se callara" Dissi loro di stare calmi che avrei cercato i soldi nella borsa. La borsa era piccola, quelle che si usano per le cerimonie ed avevo portato con me solo alcune centinaia di euro, la maggior parte delle quali se ne erano andati tra la cena, il locale ed il casino' in quanto avevo lasciato tutto il resto dei contanti nella cassetta di sicurezza della nostra camera. Non li contai ma non superavano i cento euro. Per una cifra del genere non valeva la pena muoversi. Avevo con me naturalmente anche la carta di credito ma dubito che ci avrebbero potuto far qualcosa con quella. Diedi loro i soldi ma era chiaro dalla smorfia di quello basso che non si accontentavano. Si rivolsero a mio marito e stavolta uno dei due, esattamente quello piu' basso con la barba, gli mise il coltello alla gola " Ahora le tocca a usted. Dar todo lo que tiene, incluyendo el reloj" " Vogliono l'orologio e tutto quello che hai in tasca, Marco" tradussi per mio marito che era completamente a digiuno di spagnolo "tira fuori tutto cosi' ce ne andiamo in albergo, tesoro. Non fare l'eroe mi raccomando" Marco tiro' fuori dalla tasca il portafogli e si tolse l'orologio che era uno dei regali che gli avevo fatto per il suo compleanno alcuni anni prima. Ma il suo portafogli era ancor piu' misero del mio e conteneva poche decine di euro. Mio marito ormai andava in giro solo con i pochi soldi che gli davo all'inizio di settimana, la paghetta praticamente, in quanto a tutto il resto provvedevo io. Stavolta i due s'incazzarono di brutto e spinsero Marco addosso ad un albero. Non riuscivo a capire tutto quello che dicevano anche perche' fra loro parlavano in arabo, ma iniziai ad avere paura, soprattutto per lui. Sapevo che non poteva finire in quel modo e ne ebbi la certezza quando quello alto mi si avvicino' " No hay dinero? Paciencia! Pero tu eres muy hermosa y creo que vamos a tener diversion tambien" Il mio sesto senso non mi aveva deluso, purtroppo. I soldi erano pochi e non si accontentavano. Ovviamente gli piacevo ed aveva intenzione di violentarmi il bastardo o comunque di fare sesso con me ed io non potevo muovermi. Quell'altro teneva sempre mio marito con il coltello alla gola ed eravamo distanti alcuni metri. Appena mi fossi mossa mio marito era spacciato. Che fare? Marco iniziava a guardarmi. Voleva che ci pensassi io. Lui non era in grado di farlo, povero tesoro mio, dovevo farlo io. Ma come? Non avevo paura della violenza in se stessa, ma se anche mi fossi fatta scopare da quel malvivente, poi cosa avrebbero fatto? Ci avrebbero lasciati vivi? Ma soprattutto lo avrebbero fatto con Marco? Io ero in grado di difendermi ma avevo timore che mio marito non avrebbe avuto possibilita'. Marco era tutt'altro che debole e non era un vigliacco, ma un coltello alla gola era troppo per lui. Intanto quello che aveva detto che si voleva divertire con me, mi era ormai di fronte. Sentivo l'odore sgradevole della sua pelle malgrado fosse inverno. Mi faceva schifo. Ma io avevo irretito diversi uomini fino ad allora. Sapevo come comportarmi e come manovrarli. Mi tolsi il soprabito e lo lasciai cadere in terra con fare sensuale, gettai anche la borsa a terra e mi appoggiai a lui, rimasto nel frattempo completamente sbigottito dal mio comportamento. Se avessi voluto in quel momento lo avrei potuto colpire ai testicoli con una ginocchiata e poi finirlo in tanti modi. Ma quell'altro avrebbe tagliato la gola a mio marito. Lo feci quindi indietreggiare ed avvicinare a Marco. Era allibito. Non poteva credere che la sua vittima, invece di mettersi a frignare, stava prendendo in mano le redini della situazione. Una delle sue mani mi stringeva il seno mentre l'altra aveva ancora in mano il coltello e lo lasciava pendolare penzoloni al suo fianco. Intanto ormai, a forza di farlo indietreggiare lentamente ero a portata anche di quell'altro " Y tu no me quieres? No te gusto?" gli feci facendo scivolare la mia mano su di lui, prima sul braccio sinistro e poi sulla spalla. Gli avevo chiesto se anche lui mi volesse e se gli piacevo e quello rimase come il suo compare, completamente a bocca aperta. Purtroppo non riuscivo ad arrivare al braccio che teneva il coltello e per farlo dovevo avvicinarmi un po' di piu', ma intanto quello alto si era ripreso dallo smarrimento e si stava leccando i baffi e mi prese per un braccio. Evidentemente mi voleva tutta per se. Dovetti staccarmi e poi li guardai ammiccando " Quiero che los dos juntos" Vi voglio tutti e due insieme. Era ovviamente una scusa per potermi avvicinare di nuovo a quello basso che teneva sempre la lama sul collo di mio marito e stavolta riuscii nel mio intento. Lo abbracciai con fare sensuale e finalmente potevo agire. Il mio braccio era totalmente intorno alla sua testa, ma le mie intenzioni non erano ovviamente di sedurlo. Strinsi con tutta la forza che avevo e, contemporaneamente, tolsi il coltello dalla gola di Marco che, nel frattempo, aveva capito le mie intenzioni e si stava per scaraventare su quell'altro " Non provare ad intrometterti. Questo e' un problema mio. Pensa a metterti al riparo" gli intimai. Non volevo che rischiasse nulla. Quell'altro aveva ancora in mano il suo coltello ed iniziava a puntarlo verso di me. Ma ormai io potevo muovermi. Mentre tenevo saldamente la testa di quello basso che inutilmente cercava di liberarsi ed anzi, continuavo con la mia pressione per renderlo completamente inoffensivo, con un calcio laterale dato con la gamba sinistra, colpii il braccio destro dell'uomo alto costringendo anche lui a lasciare il coltello. A quel punto lasciai la presa su quello con la barba e sferrai con tutta la mia forza un high kick al volto di quell'altro. Alla potenza del colpo si aggiunsero i miei deliziosi stiletti col tacco a spillo che gli aprirono una profonda ferita in faccia. L'uomo urlo' naturalmente per il dolore e volo' un paio di metri indietro andando a sbattere con la testa addosso ad un albero scivolando poi a terra, apparentemente senza la forza per rialzarsi. Ora toccava a quell'altro. Nel frattempo si era rialzato ed aveva provato a raccogliere il coltello che gli avevo fatto cadere ma, appena mi resi conto delle sue intenzioni, colpii anche lui con un calcio, stavolta portato alle sue spalle con la gambe tesa. Credo di avergli procurato una ferita in quel momento, sempre per via dei miei stivaletti, ma il colpo forse era stato attutito dal suo giubbetto. Ad ogni modo urlo' e poi ando' con la faccia in terra. Lo alzai per un braccio e, senza dargli il tempo di abbozzare una minima difesa, in pochi secondi lo riempii di pugni. Diretti, ganci, montanti, tutto il repertorio di anni di allenamento, dati con violenza, per la prima volta nella mia vita cercando di causare danni e dolore. L'uomo scivolo' esanime per terra ma ancora non ero sazia. Lo afferrai di nuovo " La prossima volta che pianti un coltello in gola a qualcuno, assicurati che quel qualcuno non sia mio marito" gli urlai. Inutilmente perche' non poteva sentirmi. Osservai la sua faccia e notai con piacere i danni che gli avevo procurato in pochissimi secondi. La sua barba nera era intrisa di sangue, gli occhi erano tutti e due gonfi e chiusi e dal naso scendeva tantissimo sangue. Ma lo spettacolo era la bocca. Le labbra erano rotte ed almeno due denti erano volati. Lo lasciai cadere per terra con un misto di soddisfazione per quello che avevo fatto e di rabbia per il fatto che fosse svenuto e quindi per non poterlo picchiare ancora. Ma c'era ancora quell'altro. Ero distante alcuni metri da lui ed ero stata talmente presa nella mia opera di demolizione che lo avevo perso di vista per alcuni secondi. Evidentemente il mio calcio gli aveva aperto una profonda ferita in quanto sanguinava copiosamente, ma non lo aveva fatto svenire del tutto, tanto che, pur a fatica, si era rimesso in piedi. Ma per fortuna mi ero accorta in tempo del suo tentativo di fuga e mi ero piazzata di fronte a lui, braccia conserte, col mio sorriso piu' smagliante " Ahora te uccido con mis manos" gli dissi. In tutti quegli anni di dominazione con diversi uomini ho visto spesso nei loro occhi la paura, me ne sono nutrita di quella paura, ma quello che vidi negli occhi di quell'uomo, non lo avevo ancora mai visto. Probabilmente aveva potuto vedere come avevo ridotto il suo compare e pensava che lo avrei ucciso veramente a mani nude. E forse in quel momento era quello che avevo intenzione di fare davvero. Lo colpii improvvisamente con un altro calcio al volto, stavolta portato con il collo del piede. Piu' esattamente lo presi in pieno sull'orecchio sinistro. L'uomo barcollo' per alcuni secondi e poi cadde a terra in ginocchio. Mi spostai leggermente sulla mia sinistra e lo finii con un altro calcio, stavolta sul mento, che lo scaravento' lungo disteso per terra " Levantado! "gli urlai fuori di me. Volevo che si rialzasse ma non si muoveva. Lo presi allora per un braccio e lo poggiai di peso addosso all'albero sul quale aveva sbattuto prima ed iniziai a tempestarlo di pugni. Non dava segni di vita ma proseguivo a colpirlo violentemente. Ogni colpo gli apriva una nuova ferita, ogni pugno faceva schizzare del sangue ed ogni volta scivolava giu', addosso al tronco ed ogni volta lo rialzavo. Non so cosa pensavo in quel momento. La mia rabbia era esplosa in maniera incredibile, non riuscivo a controllarmi. Le nocche delle mie mani mi facevano male per la violenza con la quale li avevo colpiti e si erano addirittura spellate in alcuni punti. Presi l'uomo per il collo, intenzionata a sbattergli la testa contro l'albero, quando Marco mi venne incontro gridando " Nooo. Ferma padrona, cosi' lo ammazza" Mi girai e vidi lo sguardo implorante di mio marito, mentre ancora tenevo per il collo quel malvivente. Lo lasciai cadere e Marco si abbraccio' a me " La prego padrona, basta. E' stata grande, ha dimostrato la sua potenza, ma se continua lo ammazza" Lo accarezzai e lo baciai " Nessuno puo' azzardarsi a minacciare mio marito e cercare di violentarmi. Nessuno! " Mi sentivo grande. Non tanto per aver sventato la minaccia di violenza nei miei confronti, quanto per aver difeso Marco. La sensazione che avevo in quel momento, di protezione nei suoi confronti, era l'ultimo tassello che mi mancava del tutto, quello che ancora non conoscevo. Lo avevo difeso altre volte, ma a parole, mai con i fatti. Ora sapevo che lui mi apparteneva, che dipendeva completamente da me e le sue parole non fecero altro che moltiplicare quella mia sensazione " Non ho mai avuto paura, padrona. Sapevo che c'era lei accanto a me e quindi non mi sarebbe potuto accadere niente" Lo baciai di nuovo. Avrei avuto voglia di fare l'amore con lui in quel momento e dovetti trattenermi per cacciare indietro quegli istinti " Hai ragione tesoro. Non ti accadra' mai nulla se ci saro' io accanto a te" Ora non ero piu' la semplice padrona, la dominatrice. Avevo ribaltato completamente i ruoli. Ero io che proteggevo mio marito, ero io che mi sarei presa la briga di difenderlo se mi fosse capitata di nuovo l'occasione. Era mio dovere farlo e lo avrei fatto con gioia. Forse per un uomo quella sensazione e' normale, fa parte del suo istinto proteggere la sua donna, ma per me invece era qualcosa di inspiegabile e di portentoso. Una donna di solito ama essere protetta e quel ribaltamento aveva scatenato in me delle sensazioni di enorme portata. Sottomettere un uomo basandosi sul proprio fascino e' un conto, farlo perche' si e' piu' forti e' eccitante ma comunque rientra sempre in una specie di gioco consenziente, ma proteggerlo quell' uomo, dimostrargli in quel modo il mio valore, dimostrargli che i miei ordini andavano eseguiti non perche' io fossi piu' forte e quindi potevo punirlo, ma perche' tra noi due ero io l'asse portante, quella che si prendeva cura dell'altro, non aveva eguali. Non so se sono riuscita a spiegare bene tutto cio' che si agitava nella mia testa, ma solo allora mi resi conto che la mia dominazione su Marco era qualcosa di diverso, di totalmente differente da qualunque altro tipo di dominazione nell'ambito di coppia. Quella che Marco aveva nei miei confronti era una sottomissione totale ma era nel contempo stima, orgoglio ed adorazione ed io avevo capito di meritarmi tutto quello. Ci riprendemmo i soldi e l'orologio e, dopo essermi accertata che quei due erano ancora vivi, ci dirigemmo verso l'albergo. Quella notte feci l'amore con Marco in modo entusiasmante quasi fino al mattino. Lo feci in modo diverso, senza ordini, senza violenze, ma non per questo in modo meno dominante. Lo feci ancora molte volte in seguito, provando sempre la medesima piacevole sensazione. Non sempre, perche' come ho avuto modo di dire spesso, avevo bisogno anche di provare fisicamente quella superiorita', ma quella variante entro' di diritto nel nostro particolare modo di fare sesso. Variante che invece non usai mai con i miei amanti che continuarono a darsi sistematicamente il cambio nella mia vita. Ma il mio rapporto personale con mio marito esulava completamente dal numero di amanti che avevo in quel momento e che avrei avuto in seguito. Erano due sensazioni differenti e tali dovevano rimanere. Quel capodanno spagnolo quindi, mi fece capire due cose. La prima era che ero veramente forte e brava. Quei due non erano amanti che sbavavano per me, non era un gioco ed io li avevo praticamente distrutti. Ora conoscevo piu' a fondo le mie potenzialita' e sapevo con certezza che ben pochi uomini e solo se bene allenati, si sarebbero potuti mettere contro di me con la speranza di potermi sconfiggere. La seconda invece riguardava la sensazione provata in quel frangente che avrei pagato per poter riprovare di nuovo. Da quel momento, ogni volta che camminavo per strade deserte in compagnia di mio marito, lui sapeva che non doveva temere nulla perche' ci sarei stata io a difenderlo, perche' la sua padrona non avrebbe permesso che qualcuno lo potesse aggredire. Ecco, quello era il mio modo di essere dominante: sadica e protettiva, intransigente e generosa, ma sempre completamente padrona. Se volete dialogare con me, inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it