LA VITA DI PATTY Patty e la sottomissione di Valerio Questo e' il ventitreesimo episodio de . Nei precedenti spiego come sono diventata una donna che ama dominare sia il proprio marito che altri uomini, sia da un punto di vista fisico, facendo leva sulla mia bravura nelle arti marziali, che psicologico e di come mi sto apprestando a farlo con un altro maschio ancora. Valerio mi fece quindi entrare in casa. Il suo era in effetti un appartamentino con due camere molto piccole, un ingresso abbastanza luminoso, una mini cucina con un tavolino poggiato a ridosso del muro e pochi pensili ed un bagno veramente minuscolo. Forse l'ideale per un uomo solo con pochi mezzi in una grande citta', ma veramente scomodo per tutto il resto. Tutto comunque molto pulito. Forse anche la mia venuta aveva provveduto a fare in modo che tutto fosse a posto. Anche Valerio, nel frattempo aveva acquistato dei punti rispetto alla volta scorsa indossando una giacca nera sopra un pantalone nero di fustagno ed una camicia bianca sbottonata sul collo. Mi fece sedere su una poltrona ed io decisi di iniziare il mio show. Accavallai le gambe nel modo piu' sensuale che conoscessi senza mai distogliere lo sguardo da Valerio che accuso' vistosamente il colpo. Povero Valerio, cosa stava pensando in quel momento? Che io fossi li per parlare con lui non doveva sembrargli credibile, che io volessi sedurlo alquanto probabile, visto il mio comportamento ed il mio abbigliamento, ma perche'lui? Con tutti gli uomini che avrei potuto avere perche' avevo scelto proprio lui? E che avrebbe dovuto fare? Saltarmi addosso oppure attendere gli eventi? Per sua fortuna decise di aspettare e dopo avermi offerto da bere porto' in tavola gli antipasti. Mi parlo' brevemente del suo lavoro, semplice impiegato comunale e s'interesso' del mio e non fece una piega quando gli dissi della mia passione per le arti marziali eliminando la pratica con un , ben diverso dalla smodata curiosita' che invece aveva espresso Giorgio a riguardo. Arrivo' anche il momento della pasta che mangiai con gusto malgrado lui si fosse scusato con me dicendo di non essere un ottimo cuoco. Come secondo aveva preparato del pesce con le patate. Troppo buono per averlo cucinato lui e dentro di me avanzai dei dubbi in proposito ed immaginai che l'avesse appena comprato in qualche ristorante e poi messo in forno solo per riscaldarlo. Arrivo' anche il momento del dolce, che declinai per motivi di linea e del caffe' e quindi chiesi di andare in bagno. Per tutta la durata della cena non mi aveva mai tolto gli occhi di dosso e, dal canto mio, mi ero divertita a mettere in atto tutta una serie di piccole provocazioni. Gli sfioravo le mani, parlavo con lui a pochi centimetri dal suo viso, ogni tanto mi toccavo i capelli con fare provocante, insomma, tutta quella serie di gesti che una donna ha nel proprio DNA e che diventano armi micidiali nelle mani di una come me. Nessuno me l'aveva insegnato, erano innate dentro di me ed avevo scoperto quanto fosse piacevole metterle in atto. D'altronde ero sicura del mio charme e dell'effetto che gli facevo ed in fondo me l'aveva detto lui stesso che mi trovava bellissima. Entrata in bagno intanto, mi rifeci il trucco e quando uscii decisi di andare subito al dunque. Per prima cosa mi sedetti di nuovo sulla poltrona e poi gli chiesi di andarmi a prendere la borsa che lui, molto cavallerescamente, si affretto' a portarmi. Presi una sigaretta e l'accendino che poi gli diedi in mano " Non me l'accendi?" " Oh si scusa" Mi accese la sigaretta porgendomi poi anche un posacenere. Malgrado i suoi quarant'anni era evidente il suo imbarazzo di fronte a me, di fronte ad una donna che era nettamente al di sopra delle sue possibilita' " Immagino che tu ti stia chiedendo per quale motivo io sia venuta da te stasera. Sbaglio?" " No, non sbagli. E' dal giorno della festa che me lo domando ed ancora non sono riuscito a trovare una risposta, anche se preferisco non pensarci. Una donna come te che si interessa a me, anche solo per amicizia, e' una sensazione che non avevo mai provato. Ma e' comunque tutto molto bello. Non avevo mai trascorso una serata cosi' piacevole in vita mia" " E non vorresti che questa serata piacevole diventasse meravigliosa?" " Oh mio Dio, non penso ad altro. Certo che lo vorrei" rispose avvicinandosi un po' piu' vicino a me" " Ogni cosa a suo tempo Valerio. Prima devo dirti cosa mi piace in un uomo e sapere se queste cose tu sei disposto ad accettarle" Mi guardo' in tono interrogativo ed io proseguii "Vedi, io amo un uomo obbediente e servizievole. Tu pensi di poterlo essere?" " In che senso?" Sbuffai. Non capiva minimamente e decisi di forzare la mano. Mi alzai " Forse ho sbagliato a venire qua'. E' meglio che me ne vada" Valerio si alzo' anche lui " No aspetta. Forse non sono un tipo sveglio, ma aspetta ti prego. Spiegami" Mi avvicinai a lui, lo presi per il mento e gli sfiorai le labbra " Dimmi, Valerio, mi trovi attraente?" " Io ti trovo bellissima. Te l'ho detto prima, sei la piu' bella donna che abbia mai incontrato e mi stai facendo girare la testa" " Cosa saresti disposto a fare pur di avermi?" Mi guardo' esterrefatto " Io credo di tutto. Ma non ho soldi, vivo del mio stipendio e...." Scoppiai a ridere " Ma per chi mi hai preso? Pensi che io sia una puttana per caso? Dovrei offendermi, prenderti a sberle ed andarmene di corsa. Ma preferisco immaginarti come un grosso ingenuo e perdonarti. Non cerco soldi ne' cose di lusso, non sono una donna venale. Quello che mi interessa e' altro. Se avessi voluto un uomo con i soldi mi sarei rivolta altrove, non ti pare? Ti ho appena detto che mi piacciono i maschi docili, obbedienti e servizievoli. Tu pensi di poterlo essere?" " Per una come te si, lo farei" " Bene! Allora fila a prendermi qualcosa da bere. Un bicchiere d'acqua, subito" Valerio mi guardo' stupito per qualche secondo, poi ando' a prendermi quello che avevo chiesto. Ancora non aveva capito nulla e decisi di rompere gli indugi. Afferrai il bicchiere d'acqua e lo versai in terra " Ma che fai?" chiese smarrito " Ti ho appena detto che mi piacciono gli uomini docili. Con me non azzardarti mai ad alzare la voce ed a chiedermi il motivo di cio' che faccio" " Io non capisco" " Vediamo se mi faccio capire meglio cosi'" Lo afferrai di nuovo per il mento e stavolta lo baciai sulle labbra, lui tiro' fuori la lingua ed io mi scansai " No, cosi' no. Tu non prendere nessuna iniziativa. Dimmi Valerio, hai mai sentito parlare di dominazione femminile?" " Si, qualcosa, ma non ho mai approfondito la questione. Non credo che amerei essere legato e frustato" " E chi ti ha detto che io intendo farti questo. Vedi, a me piace giocare col sesso ed ho trovato la mia giusta dimensione nel dominare i maschi. Pretendo che il maschio che fa sesso con me sia completamente a mia disposizione. La cosa deve essere pero' consensuale" Mi abbassai di nuovo a baciarlo e stavolta lo feci con un bacio vero che ovviamente Valerio contraccambio' con passione " Ti e' piaciuto?" " Meraviglioso. Le tue labbra sono stupende. Tutto in te e' perfetto ma continuo a non capire cosa vorresti da me" " Lo so, sono perfetta, ma ora prova ad immaginare cosa potrei offrirti oltre alle labbra" gli dissi slacciando un altro bottone della mia camicetta. Ora Valerio iniziava a sudare freddo. Gli presi le mani e le incrociai alle mie e lo spinsi con forza addosso al muro. Gli slacciai la camicia ed iniziai a baciarlo sul collo. Sentivo distintamente la sua erezione sulla mia gamba. Gli presi il mento nella mia mano destra " Questo e' l'assaggio di cio' che potrai avere se accetterai le mie condizioni" " Si, accetto tutto, ti prego, continuiamo, mi stai facendo impazzire" " Prima di tutto vai a prendere qualcosa per pulire qui' per terra" gli ordinai e Valerio, ancora completamente confuso ando' a prendere uno straccio per pulire l'acqua che avevo versato sul pavimento " Hai altri ordini per me?" " Molto bene" sorrisi "vedo che cominci a capire la situazione. Ma ci sono ancora alcuni piccoli particolari che devo spiegarti. Hai detto che sei disposto ad obbedirmi, non e' vero?" " Si, lo faro'. Ti giuro che lo faro'" " Allora spogliati" gli intimai. Valerio getto' sul divano la sua giacca, quindi la sua camicia ed infine i pantaloni, rimanendo con le scarpe ed i calzini. Inguardabile " Togliti anche quelle altrimenti mi passa la voglia" " Ed ora?" domando' dopo essere rimasto in slip. La sua erezione ora era diventata visibilissima e faceva capolino dal suo intimo. Non potei non notare che le sue dimensioni dovevano essere ragguardevoli, a dispetto della sua corporatura non eccelsa. Mi avvicinai di nuovo a lui, ancora completamente vestita " Ed ora iniziamo il nostro gioco. Ti sei chiesto cosa ti succederebbe nel caso tu dovessi disobbedirmi?" " Non succedera', te l'assicuro" " Lo stai facendo in questo momento. Ti ho fatto una domanda e non mi hai risposto. Quindi meriti una punizione" Mi avvicinai per l'ennesima volta a lui, gli presi i polsi nelle mie mani e cominciai a spingere. Avevo intenzione di fargli una torsione del braccio, ma sentivo poca resistenza " Ma che fai? Mi stai facendo male" " E' quello che ho intenzione di fare per la tua disobbedienza" Proseguivo a spingerlo giu' senza utilizzare mosse di judo, ma solo con la forza delle braccia. Valerio ora cominciava a reagire ma era evidente che non era in grado di fermarmi. Oh mio Dio. Ero piu' forte di lui. E stavolta nessuno mi faceva vincere apposta. Continuavo a spingerlo giu', solo con la pressione delle mie braccia e lui non poteva fermarmi " Ma che stai facendo? Ma non e' possibile!" Si lamentava Valerio. Nel frattempo io ormai lo avevo costretto in ginocchio e la sua faccia era distorta in una smorfia di dolore. Ora cercava di scalciare per liberarsi e dovetti mettermi di lato per non essere colpita. Era nelle mie mani. Gli liberai un polso ma con l'altra mano gli torsi il braccio facendolo urlare dal dolore " Stai zitto idiota, vuoi che tutto il condominio ti senta?" " Mi stai spezzando il braccio" piagnucolo' " ti prego lasciami. Che cosa vuoi da me?" " Voglio che tu mi obbedisca. Ti lascio andare se mi prometti di non strillare" " Te lo prometto" " Molto bene" feci liberandolo. Lo feci rialzare. Era tremante di paura " Come fai ad essere cosi' forte?" " Ti avevo detto durante la cena della mia passione per la palestra. Quello che ti ho fatto vedere e' solo un assaggio di quello che potrebbe accaderti nel caso tu non dovessi obbedirmi" Indietreggio' impaurito. La mia sicurezza e la prova di forza di cui gli avevo appena dato dimostrazione lo dovevano aver scioccato " Ed ora che cosa vuoi farmi?" " Stai tranquillo, non voglio farti del male, a meno che tu non mi costringa a farlo. Se tu farai quello che ti dico tutto andra' bene" " Ok, faro' quello che vuoi. E' che mi sento confuso e non riesco a capire quello che vuoi esattamente " Questo" gli risposi avvicinandomi di nuovo a lui per baciarlo. Mi tolsi la camicetta e gli ordinai di togliermi il reggiseno " Ti piace il mio seno?" " Oh si che mi piace" " Mi vuoi vero?" gli domandai togliendogli gli slip e mettendogli a nudo il suo pene completamente eretto " Non ho mai desiderato cosi' tanto una donna come desidero te" " E non hai paura di me? Hai visto cosa posso farti? Stai rischiando grosso con me" " L'ho visto, ma una volta tanto nella mia vita voglio rischiare. Se non accettassi tutto quello che mi chiedi me ne pentirei per il resto della mia vita" Mi tolsi anche la gonna e poi gli ordinai di inginocchiarsi per togliermi gli stivali. Mi obbedi' senza dire nulla e quando stava per rialzarsi gli poggiai la mia mano fortemente sulla testa, costringendolo a riposizionarsi in ginocchio " Giu' fino a che io non ti do il permesso di rialzarti. Ho deciso che diventero' la tua padrona. In cambio della tua sottomissione totale io ti faro' toccare il paradiso" Lo feci rialzare. Ormai era in mio potere. Non parlava ed aspettava le mie mosse. Lo baciai di nuovo toccandogli il pene. Quando staccai la mia bocca dalla sua lo osservai. Aveva gli occhi nel vuoto e la bocca semi aperta. Ancora pochi istanti e se ne sarebbe venuto " Non provare a venirtene perche' altrimenti ti riempio di botte. Potrai farlo solo quando ti daro' il permesso. Prima voglio essere soddisfatta io" Lo feci quindi di nuovo inginocchiare per farmi togliere i miei slippini e per farmi baciare le parti intime. Non opponeva la minima resistenza e non sapevo se questo dipendeva dalla paura, avendo scoperto che io ero piu' forte di lui o dal fatto che si stava abituando a quello che doveva essere per lui un eccitante gioco perverso. Ma questo aveva per me un'importanza relativa. L'importante era che facesse quello che gli ordinavo. Non era in gamba come lo erano Giorgio e Marco nel sesso orale, ma io ero completamente fuori di testa per tutto quello che era accaduto ed avevo bisogno solo di sfogarmi. Quando finalmente raggiunsi l'orgasmo tolsi la testa di Valerio dalla mia figa e gli ordinai di andarsi a lavare la faccia. Quando torno' il suo pene era ancora dritto. Ero io che gli facevo quell'effetto oppure era tanto tempo che non faceva sesso? Poco importava a quel punto " Ora vuoi il premio, non e' vero?" " Oh si, non ce la faccio piu'" " Ma io non sono una tua amichetta. Sono la tua padrona. Chiedimelo in ginocchio, come si conviene ad un maschio sottomesso" Valerio si inginocchio' per l'ennesima volta ai miei piedi " Voglio fare l'amore con te, Patty. Ne ho bisogno" Scossi la testa " Non e' cosi' che ci si rivolge alla propria padrona, Devi darmi del lei e chiamarmi appunto padrona o signora" " Vorrei fare l'amore con lei, padrona. La prego" Lo feci rialzare soddisfatta. Non era stato facile, ma ora cominciava ad andare per il verso giusto. Lo afferrai per un braccio con una mano e per il mento con l'altra. Notai subito di nuovo la paura nei suoi occhi " Per il momento va bene cosi' ma ricordati che non scherzo affatto. Sono stata chiara?" " Si" Me l'aveva messo su un piatto d'argento. Non aspettavo altro e, dopo aver lasciato la presa sul mento, con la stessa mano gli mollai un potente ceffone. La sua prima reazione fu di incredulita'. Non poteva scappare perche' con l'altra mano lo tenevo ben saldo e credo che la sua confusione in quel momento fosse totale. Da un lato c'ero io, nuda e provocante ed il suo desiderio prorompente, dall'altro un estranea che aveva dato dimostrazione di poterlo manovrare a suo piacimento. Quale doveva essere la sua scelta? " Ti ho appena detto che quando ti rivolgi a me devi chiamarmi signora o padrona. Devo continuare o hai imparato la lezione?" " Ho capito, signora. Adesso ho capito" Si, adesso aveva capito ed aveva fatto la sua scelta. Lo lasciai andare e presi dalla borsa una bustina con un profilattico che gli ordinai di infilarsi. Era arrivato il momento di regalargli il paradiso. Anche la mia voglia si era cominciata a fare insostenibile, ma avevo ancora qualche piccola cosa da fare prima di regalarmi il sesso di cui avevo bisogno. Mi avvicinai a lui, ma stavolta lo accarezzai, poi lo baciai. Il suo cuore batteva fortissimo, povero Valerio. Era visibilmente emozionato. Gli dissi di non prendere iniziative e di lasciare tutto nelle mie mani. Lo spinsi leggermente sopra il divano e mi posai su di lui facendomi penetrare. Duro' solo qualche secondo. Fui costretta a dargli il permesso di venirsene in quanto era impossibilitato a resistere ulteriormente. Si scuso' per questo, avrebbe voluto sprofondare dalla vergogna, ma sorridendo gli dissi che non aveva importanza e che questa velocita' nell'eiaculare dipendeva solo dal fatto che mi trovava irresistibile e lui naturalmente si aggrappo' a questa eventualita'. Non valeva la pena infierire su quel poveretto. Quella serata doveva averlo sconvolto, nel bene e nel male, ma non era affatto terminata. Non avevo bisogno di un uomo con l'indole sottomessa per farlo eccitare piu' volte e dopo una decina di minuti, grazie alla mia sensualita', il pene di Valerio inizio' a riprendere vigoria. Questa volta fu ovviamente molto piu' entusiasmante, soprattutto per me. Il suo pene era decisamente il piu' grosso che avessi visto fino a quel momento della mia vita. Non avevo mai cercato ed addirittura mai pensato alle dimensioni del sesso maschile, ritenendomi pienamente soddisfatta di quello che avevo avuto fino ad allora, ma dovetti riconoscere che quel particolare era tutt'altro che trascurabile nel sesso anche se, almeno per me, erano altri gli ingredienti che rendevano perfetto il momento dell'amore. Era quasi mezzanotte quando terminammo. Mi alzai dal letto, dove nel frattempo avevamo spostato il nostro amplesso e cominciai a rivestirmi " Ci rivedremo signora?" esordi' Valerio " Tu hai voglia di rivedermi?" " Io avrei voglia di rivederla ogni istante della mia vita. E' stata una serata assolutamente indimenticabile per me. Se a lei piace fare questo gioco, io lo accettero' con tutte le conseguenze che comporta" Lo guardai in faccia e poi con il mio dito indice gli feci cenno di alzarsi e di venire di fronte a me " Il problema e' che non so se io ho voglia di rivederti. Non mi sembri in grado di diventare quello che io voglio: uno schiavo che mi adora completamente e che farebbe qualunque cosa per me" Avevo detto questo per valutare la sua reazione e quello che accadde dopo ando' oltre le mie piu' rosee previsioni " Oh no signora. Io diventero' quello che lei vuole. Io gia' da adesso farei qualunque cosa per lei. Non so cosa mi e' successo ma e' quello che sento veramente. Mi dia un'altra possibilita', la prego" Aveva le lacrime agli occhi e sorrisi soddisfatta " E va bene Valerio, ti terro' come mio schiavo. Ma ricordati le mie condizioni. E ricorda anche che le mie punizioni potrebbero essere molto dolorose per te. Hai assaggiato solo una minima parte di quello che potrei farti. Io amo l'obbedienza totale in un uomo" " Accettero' il rischio. Per una donna come lei vale la pena fare qualunque cosa e subire qualunque cosa" Lo baciai sulle labbra " Molto bene! Ora pero' devo andare. Ti telefonero' io per vederci di nuovo" " Grazie signora, non se ne pentira'" concluse baciandomi le mani. Terminai di vestirmi e poi, prima di uscire, mi voltai verso di lui " Valerio, tu lo sai che, comunque vada, non sara' per sempre e che potrei stancarmi di te da un giorno all'altro?" " Vuole dire che col tempo potrei correre il rischio d'innamorarmi perdutamente di lei?" " Esatto! Alludo proprio a questo. Quello che c'e' stato oggi forse potresti considerarla solo come una notte di sesso fatta con una donna molto particolare ed il desiderio di riprovare queste emozioni e' ovviamente enorme, ma in seguito potresti perdere la testa, mentre per me rimarrai solo un uomo col quale divertirmi se e quando ne avro' voglia" " Credo che sia troppo tardi signora perche' io gia' ho perso completamente la testa per lei. Non poteva essere altrimenti. Un uomo come me non poteva non innamorarsi di una donna splendida come lei. Ma stia tranquilla, non faro' pazzie quando quel giorno arrivera'. Cerchero' solo di fare in modo che arrivi il piu' tardi possibile" Lo salutai mandandogli un bacio con la mano ed uscii. Le sue parole mi risuonavano nella mente. Era quello che volevo. Lo avevo fatto innamorare, anzi, l'avevo ridotto ad elemosinare il mio amore e l'avrei fatto diventare uno schiavo perfetto. Missione compiuta. Il mio ego era soddisfatto, il mio potere era aumentato, tutto girava per il verso giusto ed il mio harem cominciava a riempirsi di maschietti scodinzolanti, timorosi ed innamorati e soprattutto sottomessi ai miei voleri. Facendomi conoscere il piacere della dominazione, mio marito aveva innescato una reazione a catena che non vedevo in che modo avrebbe potuto interrompersi. In quel momento mi sentivo veramente una dea onnipotente e quando arrivai a casa ero ancora piena di adrenalina per la serata appena conclusa ed avevo ancora voglia di mostrare il potere che avevo acquisito. A chi? A mio marito naturalmente. Non che ce ne fosse bisogno, lui ormai era completamente addomesticato ed in mio potere, ma non volevo concludere la serata senza ricordargli per l'ennesima volta chi comandava. A Valerio non avevo potuto mettere le mani addosso come avrei voluto. Era la prima volta e mi ero dovuta limitare, altrimenti avrei corso il rischio di spaventarlo troppo, anche se mi ero riproposta che gia' dalla prossima volta avrebbe assaggiato un po' del mio judo e della mia kick-boxing, ma mi era rimasta quella voglia insoluta. Marco intanto dormiva, agitato come ogni volta che uscivo la sera ed io lo svegliai brutalmente " Marco, svegliati, ho voglia di un te' caldo, vai a prepararmelo" Marco si agito' alcuni secondi prima di mettere a fuoco la situazione ed io, indispettita, lo alzai per un braccio e proseguii "Ti ho dato un ordine. Fila a prepararmi il te'" " Si padrona, mi scusi, ero insonnolito" Ci recammo in cucina ed io mi sedetti assistendo alla preparazione del te' da parte di mio marito. Aspettavo che facesse qualche errore per avere la scusa di punirlo, ma lui si dimostrava diligente. Era diventato talmente bravo nelle faccende domestiche che spesso faticavo per trovare scuse per punirlo. Mi preparo' quindi il te' e poi lo mandai a prendere una sigaretta. Me l'accese, mi porto' il posacenere, insomma non trovavo nessuna scusa. Ma per quale motivo avrei avuto bisogno di una scusa? Ero la padrona, la sua padrona, io potevo fare qualunque cosa con lui. L'avevo appena tradito un'altra volta, mi ero fatta il secondo amante sottomesso e lui era li', devoto come sempre, assolutamente dipendente da me, pronto a saltare dalla finestra se glie lo avessi ordinato. Troppo potere per una ragazza di nemmeno trent'anni. In quel momento non esisteva piu' la moglie dominante, la donna che avrebbe dovuto giocare su quella situazione e farla rimanere appunto un gioco, molto verosimile ma non reale, ma una donna completamente ubriaca di quel potere che le era stato concesso. Come ho detto piu' volte, dal giorno della confessione fino a quel momento, avevo convissuto con i vari stati d'animo che di volta in volta si creavano dentro di me. Ero stata sempre dominante, ma a volte piena di tenerezza nei confronti di mio marito, altre volte dura e spietata, altre volte ancora intrecciavo quelle due sensazioni creando una via di mezzo, sempre in modo inconsapevole. Quella notte mi sentivo assolutamente fuori controllo. Lo presi per un braccio e lo trascinai a forza nella nostra camera e poi chiusi la porta. Lui mi guardo' impaurito " Ho fatto qualcosa padrona? Se l'ho fatto le chiedo perdono" mi chiese inginocchiandosi. Che magnifica sensazione avere uomini che si inginocchiavano continuamente ai miei piedi. Ma quella sera una cosa del genere non mi avrebbe saziata. Lo presi per un orecchio tirandolo su e poi gli mollai uno schiaffo con tutta la mia forza. Marco lancio' un urlo soffocato e quasi volo' per la stanza andando a cadere morbidamente sul letto " Non farti uscire un fiato idiota. Se svegli le bambine giuro che ti faccio risvegliare in un ospedale con le ossa rotte. Pensi che non ne sia capace?" " Si padrona, lei ne sarebbe capace. Ma perche' fa questo? Io non ho fatto niente. E' lei che e' uscita la sera, che e' rientrata adesso, che altro vuole da me?" Cominciavano ad uscirgli le prime lacrime. Spesso in casi del genere mi fermavo, mi facevo contagiare dalla tenerezza e dall'affetto che nutrivo per lui, ma quella sera non avevo limiti. Lo sollevai per la giacca del pigiama e lo feci rimettere in piedi di fronte a me " Che cosa intendevi dire? Che io non posso andare dove voglio?" " No padrona, non intendevo quello. Lei puo' fare quello che vuole" Un altro schiaffo tremendo si abbatte' sulla faccia di Marco che stavolta ando' a sbattere sul comodino. Dal labbro gli usciva un rivolo di sangue ed ora piangeva in modo soffocato, forse per timore di svegliare le bambine. Lo presi per il collo appoggiandolo al muro " Non sei tu a dovermi dare il permesso di fare una cosa. Sono io a decidere se farla o meno. Sono io a decidere se rimanere a casa oppure uscire ed andare con un altro. Guardami! Guarda la tua mogliettina. Sono bella vero? Pensi che qualcuno possa resistermi se decido di prendermelo?" " Per favore, basta" " Basta cosa? Non vuoi sapere i particolari? Oppure preferiresti viverli di persona? La prossima volta potrei invitarli a casa ed obbligarti a guardarmi, a guardare come anche altri uomini si sottomettono a me e di come mi adorano" gli dissi implacabile, stringendo ancor di piu' la mia mano sul suo collo. Marco non reagiva. Avrebbe potuto farlo, eravamo uno di fronte all'altra ed avrebbe potuto cercare di liberarsi. La mia mano lo stringeva inesorabile ed ero ormai abbastanza forte per potergli causare danni molto gravi, forse persino ucciderlo. Eppure nonostante tutto non reagiva, iniziava a tossire ma le sue mani non si muovevano, non cercavano di togliere la mia presa dal suo collo. Ebbi un attimo di smarrimento. Cosa stavo facendo? Lasciai la mia mano dal suo collo e lo liberai. Marco si prese la testa fra le mani ed inizio' a piangere sempre piu' sommessamente, singhiozzando ma cercando di fare il minimo rumore possibile. Gli tolsi le mani dal viso per poterlo guardare bene in faccia. Povero Marco, era disperato. Come l'avevo ridotto. Possibile che la voglia di avere a fianco una donna dominante lo portasse ad accettare tutto? Forse la sofferenza che provava faceva parte della sua indole. Non lo potevo capire. Io sapevo solo che avevo provato un piacere enorme nel fare quello che avevo appena fatto, ma ora quel desiderio sadico stava scomparendo ed ancora una volta si stava facendo largo quel senso di tenerezza mista a compassione. Probabilmente dovevo avere una personalita' bipolare. Be' forse non proprio due caratteri all'opposto, visto che comunque il mio essere dominante era sempre molto preponderante, ma ad ogni modo potevo considerarli senz'altro degli sbalzi d'umore molto particolari. Mi sentivo come quei personaggi dei film in cui il protagonista era un alcoolista capace di picchiare la moglie a sangue quando era sotto l'effetto dell'alcool, ma che al contempo era innamorato della propria donna e pronto a pentirsi un attimo dopo. Io non ero un alcoolista e la mia droga era il potere, ma in certi momenti, proprio sotto l'effetto della brama di potere nei confronti di un altro essere umano, sarei stata capace di tutto: picchiarlo, umiliarlo, tradirlo e chissa' cos'altro. Il bello era che, superato quel momento, mi pentivo ed avrei voluto cancellare quello che avevo appena fatto. Mi domandavo se mio marito si fosse alzato e se ne fosse andato oppure mi avesse dato uno schiaffo e poi mi avesse cacciato di casa, come avrebbe dovuto fare qualunque uomo nelle sue condizioni, in quel momento io cos'avrei fatto? L'avrei accettato e me ne sarei andata con la coda tra le gambe, magari chiedendogli perdono oppure l'avrei massacrato di botte? Forse sarei stata costretta a scegliere la seconda ipotesi per una questione di coerenza, ma comunque sia ci sarebbe stata una reazione da parte sua che mi avrebbe sconsigliato il ripetere di certi miei comportamenti se non con lui almeno con un altro. Ed invece nessuno si azzardava mai a dirmi niente, a farmi capire che stavo esagerando ed io ormai ero convinta di avere il mondo ai miei piedi e che potessi tutto. La mia bellezza, la mia personalita', il mio comportamento spregiudicato mi avevano posta su un piedistallo da cui sarebbe stato difficile farmi scendere se non fosse in seguito sopravvenuta una situazione che avrebbe in parte cambiato il mio modo di agire. Ma in quel momento quella situazione era ancora lontana dal manifestarsi e mio marito continuava a piangere senza ritegno " Ora basta Marco, smettila di piangere ed andiamo a letto. Domani dobbiamo andare a lavorare" gli dissi addolcendo il mio tono di voce " Vuol dire che mi perdona, mia signora? Che posso dormire accanto a lei?" Ero io addirittura che dovevo perdonarlo. Non aveva fatto niente e chiedeva il mio perdono, lo stavo tradendo con due uomini contemporaneamente e lui non chiedeva altro che poter stare accanto a me. Si, troppo potere mi stava dando ed io non potevo non approfittarne di tutto questo. Gli dissi che lo perdonavo e lui s'inginocchio' ai miei piedi per ringraziarmi e poi andammo a letto per concludere quella serata. Ma quello che era accaduto quella sera non sarebbe rimasto un caso isolato e piu' di una volta l'avrei trattato allo stesso modo, se non addirittura peggio. Nel prosieguo dei giorni il mio interesse principale fu quello di trasformare Valerio in un perfetto schiavo sottomesso, cosa che mi riusci' in maniera semplicissima. Gia' dalla seconda volta infatti, Valerio si dimostro' mansueto come un agnellino e, come mi ero prefissata, gli dimostrai almeno in parte la mia bravura nel judo, aumentando la dose ogni giorno di piu'. Anche con Giorgio dovetti alzare le mani spesso. Ma con lui era diverso, lui desiderava queste mie dimostrazioni ed in un certo senso questo m'infastidiva. A me piaceva vedere la paura negli occhi di un uomo non la soddisfazione e per questo trovavo molto piu' piacere con Valerio e con mio marito che con lui. Per rivendicare questo mio bisogno, minacciavo spesso di lasciarlo e solo in quel caso vedevo il terrore stamparsi sulla sua faccia. Si inginocchiava ai miei piedi e mi implorava di non farlo, regalandomi cosi' quel piacere cui anelavo. Ma il tempo trascorse ed ebbi modo di conoscere altri uomini che mi procurarono il brivido di conquistarli, prima seducendoli e poi facendoli miei schiavi. Avevo un sesto senso per capire se quell'uomo fosse adatto ai miei programmi e non sbagliai mai una mossa. Mi bastava parlare con loro ed in poco tempo capivo con chi avevo a che fare. Non andai mai piu' con un uomo con istinti sottomessi. Forse non mi capitarono o forse istintivamente li rifiutavo, preferendo di gran lunga la conquista. Per fare questo dovetti per forza di cose lasciare sia Giorgio che, qualche mese dopo, Valerio. Un po' perche' dopo qualche mese mi stancavo irrimediabilmente, un po' per far posto nel mio personale harem ai nuovi venuti. Mi ricordo ancora le loro scene di disperazione, i loro pianti, quando dissi loro con nonchalance che era finita e che non volevo piu' rivederli. Per fortuna a queste scene non seguirono altre pazzie e ritornarono tutti a fare esattamente quello che facevano prima di conoscermi, anche se la loro vita sarebbe cambiata per sempre. Valerio lo incontrai alcune volte a causa delle nostre figlie che stavano nella stessa classe. Non smise mai di darmi del lei ed era evidente che ancora mi considerava una dea scesa in terra ed il mio compito era stato quello di regalargli i mesi piu' belli della sua vita. Per Giorgio addirittura, non cessai mai di essere la sua padrona. Lo vidi per diverso tempo ancora, lavorando a poche decine di metri uno dall'altra ed anche la sua vita cambio'. Smise di essere un rubacuori e qualche anno dopo conobbe una bella ragazza con la quale formo' una famiglia, non prima di avermi chiesto il permesso di poterla impalmare. Potenza della dominazione. Dopo Giorgio e Valerio vennero intanto Kevin, Alberto, Ruggero e diversi altri, con i quali mi comportavo praticamente allo stesso modo di come avevo fatto con Valerio. Quello era il mio sistema, era infallibile e non c'era motivo alcuno di cambiarlo. Anche l'identikit dei miei sottomessi era molto simile. Si trattava di uomini che non erano mai andati con una donna della mia bellezza e personalita' e quindi facilmente addomesticabili oppure, in casi piu' rari, di ragazzi giovani alle prime esperienze che perdevano immediatamente la testa per me. Il mio obiettivo era quello di farli innamorare perdutamente, di intimorirli ed infine di sottometterli, facendomi desiderare in modo spasmodico e con tutti riuscii a raggiungere la meta prefissata. Trascorsero tre anni. Se con gli altri uomini dopo un po' iniziavo ad annoiarmi, questo non accadeva mai con mio marito. La mia dominazione con lui aveva nel frattempo toccato punte durissime, sia psicologiche che fisiche, ma lui non cedeva di una virgola. Per Marco stare accanto a me, alla sua padrona, era l'essenza stessa della vita ed io con lui continuavo ad alternare, senza neanche farlo apposta, il bastone alla carota. Fino a che arrivammo all'inverno di dieci anni fa. Dovevo compiere ancora 33 anni ed ero ancora giovanissima ed in forma splendida. Pochi mesi prima ero finalmente diventata cintura nera di judo ed era per me un piacere esibirla durante i miei combattimenti. Ci avevo messo sette anni per arrivarci e ne ero fierissima. Ma ero fiera anche della mia abilita' nella kick-boxing che reputavo anche maggiore di quella che avevo nel judo, anche se, stupidamente, in quello sport non avevo mai fatto passaggi di cintura, non essendo obbligatorio. Mi capitava anche di fare combattimenti con ragazze entrate nei circuiti nazionali e, visto l'esito che mi vedeva spesso vittoriosa, mi chiedevo se anche per me quella fosse una strada da percorrere. Poi rivedevo nella mia mente le tante cose che facevo nel corso di una mia qualunque giornata tipo e mi dicevo che in fondo andava bene cosi'. Se anche fossi diventata una campionessa non avrei guadagnato certo un sacco di soldi e non sarei diventata una celebrita'. Tanto meglio a quel punto il completo anonimato. Le soddisfazioni non mi mancavano e me le prendevo in modo differente. Ma ritorniamo a quell'inverno. Le mie bambine erano diventate due signorine splendide e la grande, dodicenne, faceva gia' strage di cuori maschili nella sua scuola media, anche se, al contrario di me e di sua sorella piccola, era molto timida e non amava affatto mettersi al centro dell'attenzione. Stava intanto per arrivare capodanno ed io, sempre per la tesi della carota e del bastone, aveva deciso di regalare una splendida carotina a Marco. Se lo meritava. E me lo meritavo anch'io, dopo mesi di duro lavoro nel negozio, diventato ormai di mia proprieta'. Di cosa si trattava? Di quattro giorni, compreso appunto capodanno, da trascorrere io e lui da soli a Barcellona. Se volete dialogare con me, inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it