LA VITA DI PATTY Patty ed il nuovo incontro Questo e' il diciannovesimo episodio de . Nei precedenti spiego in che modo sono divenuta una moglie dominatrice, una donna esperta di arti marziali ed una femmina trasgressiva ed infedele. Al ritorno in citta' fece naturalmente seguito il ritorno alla normalita', se normale si poteva dichiarare la mia vita. Luca era diventato, come avevo previsto, un ricordo, anche se non sbiadito come avevo immaginato. Ogni tanto mi tornavano in mente i momenti trascorsi con lui, soprattutto quando lo vedevo cosi' succube di me ed immancabilmente mi veniva da pensare che non mi sarebbe dispiaciuto affatto riprovare di nuovo emozioni del genere. Ma la mia vita normale non mi lasciava tempo da dedicare alla ricerca di un altro pretendente alla mia dominazione. Il lavoro e la palestra occupavano tutta la giornata e la sera era dedicata esclusivamente alle mie figlie ed a mio marito. Gia' le mie figlie. In effetti era soprattutto la grande a crearmi problemi. Malgrado le rassicurazioni di Marco, che le diceva di quanto lui si divertisse a preparare la cena per tutte noi ed a sbrigare tutte le faccende domestiche al mio posto, cominciava a notare che qualcosa nella sua famiglia non andava come nelle altre. Me ne resi conto proprio alcuni giorni dopo essere tornati. Si trattava dell'ultimo giorno di scuola ed incaricai naturalmente Marco di andare a prenderla al termine della festicciola che avevano preparato in classe. In realta' era sempre stato mio marito, negli ultimi tempi, a sbrigare questa mansione che di solito era nel primo pomeriggio. Quella volta invece, proprio in concomitanza con la fine delle lezioni, l'orario era la tarda mattinata. La sera stessa Marco mi prese da una parte e mi disse che, quando era andato a prendere la bambina, era stato avvicinato dalla maestra che gli aveva detto che non riusciva a spiegarsi perch� nostra figlia fosse l'unica alunna che non invitava mai compagni di classe a casa nostra. Naturalmente andai immediatamente a parlare con la bimba che mi rispose che si vergognava di invitare le amichette perch� tutte loro avevano una mamma che preparava i dolci, che organizzava le festicciole, mentre lei aveva solo il pap� e non voleva che le altre bambine la prendessero in giro. Capii che per il bene delle bambine dovevo tornare ad essere una casalinga una volta ogni tanto. In fondo ero ancora una buona cuoca e sapevo preparare degli ottimi dolci anch'io. Il mio tiramisu' era leggendario tra le mie conoscenze ed era stato anche una delle cause del mio ingrassamento. Questo non avrebbe significato che avrei dovuto smettere di fare quello che facevo. Amavo svisceratamente le mie figlie, ma credevo di avere il diritto di vivere la mia vita come meglio credevo e non potevo, ma soprattutto non volevo, essere una donna frustrata che aveva smesso di godersi la vita per dedicarsi esclusivamente a loro. Pensavo di essere in grado di poter gestire le due cose con sufficiente sicurezza. Volevo naturalmente continuare ad essere una mamma, senza pero' smettere di essere una moglie dominante. Anzi, una donna dominante. La differenza, come vedremo in seguito, era basilare. Ripresi la vita normale anche con Marco, naturalmente. Per due volte alla settimana io diventavo una dominatrice spietata, mi vestivo con gli abiti piu' provocanti che potevo e poi lo seducevo, lo picchiavo ed al termine lo scopavo. Era questo il termine che usavo quando avevo voglia di fare l'amore e pu� sembrare decisamente volgare, ma era necessario, secondo me, per chiarire la differenza che si era instaurata tra noi due e per pormi su un gradino piu' alto rispetto a lui che in effetti era veramente diventato un giocattolo nelle mie mani. Ma non mi sono mai accorta se Marco si rendesse conto di quanto anch'io non potessi piu' fare a meno di quelle due serate tutte per noi. L'attendevo con ansia e gia' dal giorno prima mi arrovellavo per trovare sempre situazioni nuove ed eccitanti, sia per me che per lui. C'era poco da inventare in quanto avevo messo dei paletti a tutte quelle situazioni che non erano di mio gradimento e che tra l'altro non lo erano neanche di Marco, come ad esempio manette, fruste ed ogni tipo di bondage, ma il tutto era comunque di un'eccitazione e di una sensualita' senza limiti. In questo modo riuscivo a soddisfare naturalmente anche tutti i bisogni di Marco, oltre che a farlo con i miei. Tutto sommato la cosa non mi dispiaceva affatto. Se, comportandomi in quel modo, riuscivo a prendere due piccioni con una fava, non era certo un male. L'importante � che fossi io a condurre le danze e se mi fosse capitata una qualunque cosa che io avevo intenzione di fare e che sapevo che lui non gradiva, non mi sarei tirata certo indietro e l'avrei fatta senza crearmi problemi di sorta. A cominciare proprio da un altro eventuale tradimento. In quanto a lui, sembrava soddisfatto della sua situazione. Aveva capito che ormai con me c'era poco da scherzare e che i suoi piani originari erano andati a farsi benedire, ma sono convinta che, vivere questo rapporto che avevamo, in quella situazione, con lui in bilico ed esposto ai miei umori ed alle mie fantasie, lo eccitavano molto piu' di quanto lui stesso avrebbe pensato. Naturalmente gran parte della mia giornata era occupata dalla palestra. Mi sentivo in forma smagliante e piena di voglia di dimostrare il mio valore. Purtroppo, mentre nel judo potevo allenarmi con atleti del mio valore, nella kick-boxing questo non accadeva. A parte un certo Manuel, con il quale facevo diversi combattimenti, non c'era nessun altro che mi impegnasse seriamente. Almeno non nella mia palestra. Daniele mi aveva proposto di entrare nel circuito dei combattimenti e di fare qualche torneo regionale. Ne feci uno di light contact, vincendo una coppetta da mettere in salotto, ma non avevo tempo da perdere per girare la mia regione per mettermi in mostra. C'era anche il problema dell'eta'. Avevo quasi trent'anni e di solito a quell'eta' si smette e non si comincia a fare agonismo. E poi non amavo combattere contro le donne. La sensazione che provavo combattendo contro gli uomini era enorme e Daniele spesso invitava altri atleti di altre palestre proprio per mettermi alla prova. Alcune volte perdevo, ovviamente, altre vincevo, ma lasciavo sempre una grande ammirazione tra quegli atleti, alcuni dei quali noti anche a livello regionale, che si meravigliavano e si chiedevano per quale motivo non partecipassi a campionati nazionali. In quel periodo ebbi anche una discussione piuttosto accesa con quel Manuel di cui parlavo prima, un ragazzo all'incirca della mia eta'. Questo non avra' ripercussioni sulla mia vita futura, ma serve a far capire quale fosse la grinta che mettevo sul ring quando affrontavo un uomo, quasi come se il mio desiderio inconscio fosse non solo di batterlo, ma di umiliarlo. Si trattava di uno dei nostri soliti allenamenti, ma quella volta ero molto piu' aggressiva del normale. Dopo qualche secondo di schermaglie, cercai di aprirgli la guardia con un jab sinistro e quindi lo colpii con un diretto pieno con il destro. Manuel barcollo' e poi si rivolse a me incazzato come non mai " Ehi, ci stiamo allenando, mica stiamo combattendo. Altrimenti entro duro anch'io" " E fallo. Pensi di mettermi paura? Tu pensa piuttosto ad alzare la guardia in modo decente" Manuel fu colpito nell'orgoglio. Per alcuni secondi, anche approfittando dell'assenza di Daniele, ci scambiammo dei colpi molto forti e che, almeno per quanto mi riguarda, procurarono dolore intenso, ma che, invece di farmi desistere, mi dettero la forza per controbattere. Non mi ricordo esattamente la successione dei colpi, ma ricordo che riuscii a colpirlo con un calcio circolare e poi a metterlo alle corde riempiendolo di pugni. Fu proprio Daniele che, chiamato dagli altri allievi, dovette alzarmi di forza e togliermi Manuel dalle mani. Ci scambiammo anche delle minacce, ma la sera stessa capii di avere esagerato e andai a chiedergli scusa. Lui le accetto' e poi, quando mi stavo congedando da lui mi prese per un braccio " Cazzo, Patty quanto meni. La prossima volta solo allenamento eh. Non ci tengo proprio a farmi massacrare da te" Inutile dire che la cosa mi riempi' di orgoglio ma mi fece capire che un conto era la mia vita privata dove davo sfoggio della mia abilita' ed un altro era la vita in mezzo all'altra gente. Ma la cosa che mi dette pi� preoccupazione in quel periodo fu l'offerta inaspettata di mia cugina. Per mia cugina intendo la proprietaria del negozio e quindi la mia principale, unica autorita' che ero costretta a riconoscere. L'offerta era molto semplice ed avrebbe potuto cambiare la mia situazione economica. Mia cugina Alessandra, dovendo aprire una nuova attivita' ed avendo bisogno di denaro, mi avrebbe ceduto proprio quel negozio dove io lavoravo. Era un'occasione da non perdere, ma io non avevo il senso degli affari e non sapevo a chi chiedere consiglio. Il mio ruolo m'imponeva di non chiedere niente a nessuno, soprattutto a mio marito e di conseguenza nicchiai. Avevo da poco preso in mano la situazione economica della mia famiglia ed ancora non sapevo come muovermi tra tasse, pagamenti vari e spese giornaliere, per di piu' stavamo ancora pagando il mutuo della casa e denaro in cassa ce n'era poco. Inoltre non avevo la piu' pallida idea di come muovermi per gestire un negozio. Non sapevo dove comprare la merce, ne' quanto rivenderla e ne' cosa fare per tutte le altre incombenze. Ero solo una direttrice part time che si occupava delle vendite, piuttosto abile con le clienti, dotata di un gusto piu' che discreto, ma assolutamente digiuna di tutto il resto. Mi venne di nuovo in aiuto Alessandra. Se avessi accettato, si sarebbe accontentata di un acconto e poi di un pagamento rateale, mentre per tutte le altre cose mi avrebbe aiutato lei, magari occupandosi all'inizio degli acquisti insieme a me, per farmi camminare in seguito con le mie gambe quando mi sarei impratichita della situazione. L'altro dubbio che avevo riguardava il mio pomeriggio libero. Per me era imprescindibile ed avevo paura che, diventando la proprietaria del negozio, le responsabilita' aumentassero in modo esponenziale togliendomi quella liberta' di cui avevo assoluto bisogno. Ovviai a quest'ultimo problema chiedendo a mia cugina di lasciare che la direttrice del pomeriggio, una donna fidata e capace, rimanesse con me invece di portarsela nel nuovo negozio. Sarebbe stato un esborso mensile non indifferente, ma la mia vita e la mia liberta' valevano piu' dello stipendio che avrei dovuto pagare. Da li a pochi mesi sarei dunque diventata la proprietaria del negozio, dando fondo a tutti i risparmi che avevamo in banca, con somma preoccupazione di mio marito che ovviamente non oso' dirmi nulla a riguardo. Arrivo' anche di nuovo il momento delle vacanze. Se quella settimana di maggio era stata una cosa extra ed aveva procurato tutti quegli sconquassi, le ferie di agosto furono al contrario, un momento di riposo che dedicai completamente alle bambine. Trascorsi infatti tutti i miei giorni di ferie nella casa al mare dei miei suoceri, un po' per risparmiare soldi, visto che la decisione di comprare il negozio era stata gi� effettuata, un po' anche perch� dentro di me sentivo quasi il bisogno di tornare ad essere per qualche giorno di nuovo una moglie ed una mamma normale. Trascorrendo alcuni giorni di quelle vacanze proprio con i genitori di Marco, non potei fare a meno di essere ai loro occhi, quella donna che loro pensavano che fossi. Quindi fui costretta a cucinare di nuovo per mio marito e servirlo a tavola, proprio come facevo prima, ma devo dire che la cosa non mi dette alcun fastidio e la trovai addirittura soddisfacente. Si puo' dire che il piu' deluso di questa parentesi fu proprio Marco. Una sera, mentre andavamo a passeggio per la cittadina, mano nella mano, approfittando di una breve parentesi da soli mentre le bambine erano intente a guardare un negozio di giocattoli, lo interrogai " Allora Marco, che ne dici? Ti piace tornare ogni tanto alla nostra vecchia vita?" Mi guardo' e mi bacio' la mano dolcemente " La mia vita e' quella di servirla, signora. Io sono felice ogni momento che passo accanto a lei, ma la mia felicita' diventa enorme quando lei diventa la mia padrona. Anche se..." " Anche se? " domandai incuriosita " Ho paura che se glie lo dico lei s'arrabbia" " Mi arrabbio se tu non me lo dici. Caro Marco, il fatto che stasera ti abbia preparato la cenetta e' solo un fatto contingente. Io sono sempre la tua padrona, anche in quei momenti in cui, per forza di cose, non posso esprimermi liberamente come vorrei. Pertanto finisci la frase, subito, altrimenti alla prima occasione che mi capita ti faro' passare un brutto momento" Risposi con un tono che non ammetteva repliche. Mio marito sospiro' e poi fu costretto a proseguire il suo discorso " Anche se io farei volentieri a meno di essere picchiato da lei. Ormai so che lei e' piu' forte di me e quindi non mi metterei mai a discutere un suo ordine. L'ultima volta che l'ho fatto mi � bastato. Ormai so che per lei non e' piu' un gioco. Certo, se dovessi fare qualcosa che lei non gradisce, ha tutto il diritto di punirmi come meglio crede, altrimenti se lei potesse evitare di darmi botte gratuitamente, io le sarei grato. Talvolta ho paura che lei possa perdere la ragione e farmi veramente male. E poi non so piu' quali scuse inventare quando vado al lavoro con la faccia gonfia" Sorrisi. Sapevo benissimo quali fossero le cose che gradiva e quelle che non gradiva. Tra frasi dette ed altre invece appena accennate, avevo capito che lui non gradiva le mie botte. In effetti, qualche volta avevo esagerato e dentro di me mi ripromisi di fare piu' attenzione e soprattutto di evitare di mandarlo in giro con i segni delle percosse per non metterlo in difficolta' davanti alla gente, ma sapere con certezza che lui avesse paura di me mi stava dando una sensazione di potenza indescrivibile. Lo accarezzai e poi lo sfiorai con un bacio " Ti prometto che ti puniro' soltanto se lo riterro' opportuno. Sta a te naturalmente non farmi arrabbiare e non costringermi. Ma non eliminero' i momenti prima del sesso. Sai a cosa sto alludendo vero?" Erano naturalmente quei momenti in cui facevo sfoggio della mia superiorita' e che mi erano necessari per raggiungere un'eccitazione sessuale fuori dal normale. A quelli non avrei mai potuto rinunciare, anche perche' in fondo, non gli causavo grossi danni. Marco pero' mi sorrise " No signora. Quei momenti sono straordinari e non cambierei una virgola neanche io. In quegli istanti, quando lei mi blocca e mi rende inoffensivo, ho la percezione esatta della sua potenza e della sua superiorita'. Io ho bisogno di sentirmi inferiore nei suoi confronti per poterle obbedire e quei momenti mi fanno ricordare sempre che ho di fronte una donna straordinaria che merita la mia devozione e la mia completa obbedienza" Fummo interrotti dal ritorno delle bambine, ma era stato tutto molto chiaro, anche se in fondo non avevo scoperto nulla di nuovo. Mio marito aveva bisogno di una donna piu' forte di lui ma che non lo picchiasse per ogni nonnulla. Doveva soltanto percepire questa forza, magari con mosse che lo rendessero inoffensivo per fare in modo che si sentisse completamente nelle mie mani ed a quel punto avrebbe fatto qualunque cosa per me, annullandosi del tutto, fino al punto di accettare il mio tradimento. Forse per lui non si trattava neanche di un tradimento vero e proprio ma di una scelta che l'essere superiore accanto a lui, cioe' io, aveva fatto. Di conseguenza questo gesto doveva essere accettato perche' proveniva dalla sua padrona e non da sua moglie. Cercavo naturalmente di dare giustificazioni e di mettermi nella complicata mente di mio marito, ma non dovevo allontanarmi troppo dalla sua visione e dalla percezione che lui doveva avere avuto del mio tradimento. Anche quella vacanza termino' ed ancora una volta mi rituffai nella vita di tutti giorni, solo apparentemente monotona ma in realta' piena di gratificazioni per la sottoscritta. Ma fu proprio in quell'inizio di settembre che venne a lavorare a poche decine di metri da me e soprattutto ad infrangere cuori femminili il bel Giorgio. Si trattava di uno dei due soci di un'agenzia immobiliare che aveva aperto i battenti alle spalle del mio negozio, nella parte della zona meno frequentata dal normale passaggio di clienti. Bello lo era sicuramente. Altezza decisamente superiore alla media, intorno al metro e 82, spalle larghe, un viso maschio, un sorriso strafottente e simpatico ed un abbigliamento che non lasciava nulla all'improvvisazione. Completi portati con classe ed eleganza, cravatta sempre intonata, insomma Giorgio si accattivo' in breve tempo le simpatie e l'ammirazione di tutte le commesse della zona che si sarebbero accapigliate volentieri pur di ricevere le sue attenzioni. Con me invece, soltanto buongiorno e buona sera. Ogni tanto a dir la verita' mi sembrava di notare qualche lampo d'interesse nei suoi occhi. In fondo se lui era il pezzo pregiato della collezione maschile della zona, io potevo considerarmi un bocconcino prelibato, anche se fuori portata, per gli uomini che lavoravano nei dintorni e che facevano colazione allo stesso bar dove la facevo io. Non e' che avessi ricevuto parecchie offerte. Le mie arie di superiorita', il mio osservarli con sufficienza dall'alto in basso, avevano scoraggiato quasi tutti e quei pochi che ci avevano provato, anche se con molta cautela tanto per sondare la situazione, erano rimasti con un pugno di mosche in mano. Le mie risposte erano sempre state negative anche alle piu' banali offerte di andare a mangiare qualcosa in gruppo. Pensavo che fosse per questo motivo, ovvero che per tutti ero irraggiungibile, oltre che sposata e con figli, che Giorgio non si azzardo' mai neanche a farmi un complimento. E naturalmente io non avevo mai fatto nulla per suscitare la sua attenzione. Pur giudicandolo molto attraente, non m'interessava affatto per vari motivi, tutti molto semplici. Prima della mia relazione con Luca, non nutrivo interesse alcuno verso gli altri uomini, mentre dopo avevo cominciato a vederli sotto un'ottica diversa. Il problema era che non avevo alcuna intenzione di avere un'avventura con persone che frequentavo tutti i giorni, sia pur per pochi minuti. L'altro motivo, quello principale, era che io non cercavo affatto la classica avventura extra coniugale fatta di sesso e basta. Io cercavo il potere nei confronti degli altri uomini, sottometterli alle mie volonta', proprio come avevo fatto con Luca. Naturalmente per fare una cosa del genere avevo bisogno di un'altra atmosfera, diversa da quella lavorativa, proprio per evitare la possibilita' di chiacchiere nell'ambiente. Pertanto avevo deciso che avrei evitato con cura la frequentazione di tutti quegli uomini che cercavano soltanto un'evasione dall'ambiente familiare e nient'altro. Un'altra considerazione da fare era che non mi andava di passare per la donna rovina famiglie e la maggior parte di quelli che bazzicavano il mio ambiente di lavoro erano sposati con prole. Diversa era la situazione con Giorgio. Tanto per cominciare era libero come l'aria da qualunque legame e poi mi piaceva molto di piu' di tutti gli altri. Ma anche lui si scontrava con le regole che mi ero imposta. Faceva parte dell'ambiente lavorativo e, soprattutto, mi sembrava impossibile da domare. E farmi rimorchiare solo per una notte di passione non mi andava proprio. Quanto al fatto di poterlo rigirare come volevo, avevo moltissimi dubbi che sarei mai riuscita a farlo. Questo perche' immaginavo che un uomo del genere era semmai abituato a prendere le donne e scaricarle dopo averle fatte innamorare piuttosto che a subirne il fascino. Mi ero costruita mentalmente l'identikit del maschio facile da addomesticare, da far innamorare e quindi da sottomettere completamente e Giorgio era l'esatto contrario. Per prima cosa mi ero resa conto che bisognava far sentire inferiore il maschio. Questo poteva accadere con l'eta', come era stato con Luca, con l'altezza, con la bellezza e soprattutto dimostrando un totale disinteresse nei suoi confronti. Quindi il maschio ideale da sottomettere non doveva essere particolarmente attraente, possibilmente piu' basso di me e soprattutto insicuro di se stesso. Ovviamente a meno che non avessi incontrato un tipo come mio marito, un sottomesso di professione. Per tutte queste riflessioni lasciai quindi campo libero a tutte le altre femmine che, appena lo vedevano, si mettevano a starnazzare come galline. Mio Dio, ma possibile che noi donne fossimo cosi' cretine, cosi' fatue e non ci rendessimo conto di quale immenso potere invece avevamo in mano? O forse dovrei dire in mezzo alle gambe? Ad ogni modo questa era la situazione alla fine di settembre, fino a che un bel giorno, ma forse sarebbe meglio dire un bruttissimo giorno, quella situazione si evolse in modo imprevedibile. Quando parlo di brutto giorno intanto, bisogna chiarire che intendo esclusivamente dal punto di vista atmosferico. Ero abituata ad andare al lavoro in moto e quando pioveva mi trovavo veramente nei guai. Il negozio era in pieno centro storico ed arrivarci con la macchina era praticamente impossibile, soprattutto per la difficolta' di trovare parcheggio. Ma molta gente sembra nata con l'automobile sotto il sedere ed alcuni preferivano alzarsi un'ora prima pur di avere il tempo di cercare parcheggio con comodo e recarsi quindi al lavoro. Questo non faceva per me, dormigliona com'ero, abituata ad alzarsi all'ultimo momento. Non potendo contare su Marco, che aveva il suo lavoro e non potendo certo obbligarlo ad accompagnarmi, mi rimanevano i mezzi pubblici o il taxi. A volte usavo appunto il taxi, ma in quel periodo avevo cominciato a dare un'importanza maggiore al denaro, anche considerando l'enorme spesa per l'acquisto del negozio che avrei dovuto effettuare da li a pochi mesi. Pertanto decisi che per quella mattina di inizio autunno, malgrado la pioggia scrosciante che veniva giu', avrei usato i mezzi pubblici. Ne dovevo prendere due e questo non mi metteva certo di buon umore. Per cercare appunto di migliorare il mio umore, mi vestii in maniera diversa dal mio solito. Tanto per cominciare decisi di abbandonare per una volta tanto la comodita' dei pantaloni, indispensabile per andare in moto ed indossai una deliziosa gonna grigia che mi arrivava al ginocchio, un mezzo tubino che avevo comprato lo scorso inverno e che avevo messo solamente una volta, ci abbinai una camicetta grigio perla di seta molto aderente abbellita da uno chabot ed una giacca di rasatello nera allacciata con un solo bottone. Mi armai di ombrello e mi diressi verso la fermata dell'autobus. Malgrado la pioggia, non faceva affatto freddo, ma il mio umore era rimasto gelido e nero come il cielo. Arrivai al lavoro addirittura prima del previsto e mi rifugiai immediatamente al bar dove, con un paio di altre ragazze che conoscevo, mi sedetti e mi presi il mio solito caffe'. Passarono pochi minuti e fece la sua apparizione Giorgio, come al solito ben vestito e ben curato, in compagnia di altri due che conoscevo di vista e con i quali avevo scambiato solo qualche saluto. Le due ragazze che erano con me, alla vista di Giorgio, si scambiarono qualche cenno e fecero cenno al trio di mettersi seduti con noi. Qualche discorso banale riguardante il tempo e poi mi alzai, immediatamente seguita da tutti gli altri, per poter fumare una sigaretta prima di iniziare la giornata lavorativa. Mi riparai sotto un cornicione e Giorgio fece altrettanto, raggiunto nel frattempo da un altro gruppetto di commesse, tutte con l'intento di accalappiarselo. Ma, contrariamente alle altre volte, lo sguardo di Giorgio era piu' intenso nel cercare di osservarmi e non posso nascondere che questo mi procurava un certo compiacimento, simile del resto a quello che doveva provare lui nel vedere quelle rappresentanti del gentil sesso che se lo mangiavano con gli occhi. Con fare disinvolto, da uno abituato a stare a contatto con le donne, allargo' il sorriso " Ma lo sai che hai delle bellissime gambe. E' un peccato che tu le copra sempre" Rimasi sinceramente di stucco. Non mi aspettavo un complimento del genere davanti ad una decina di persone. Risposi che non le coprivo sempre, ma che per venire al lavoro usavo abitualmente la moto e che quindi avevo bisogno di praticita'. Quasi contemporaneamente alla mia risposta, il nutrito gruppo di commesse si dileguo' completamente ed io sorrisi vedendo la scena " Facendomi questo complimento hai spezzato il cuore di tutte quelle ragazze" gli dissi ironica " Mi dispiace per loro. Forse non sono fatto per le conquiste facili" " Sei fatto per conquistare le donne sposate allora?" " Il mio era solo un complimento, non avevo intenzione di provarci ne' tantomeno di offenderti" " Ok, non ne parliamo piu' allora. Anche perche' e' ora di aprire il negozio" risposi gettando la sigaretta per terra e schiacciandola con il piede. Giorgio osservo' la scena scansando con la mano il fumo che avevo lasciato " Scusami, non mi ero accorta di averti gettato addosso il fumo" " Non e' niente, non ti preoccupare. Piuttosto e' di te che dovresti preoccuparti invece. I rischi del fumo sono noti" " Oh per favore" sbuffai " ci mancavi solo tu. I miei genitori, mio marito il mio allenatore. Tutti a rompermi le scatole per le sigarette. Lo so, fa male e cerco di stare attenta a non fumare troppo, ma in questo momento non ce la faccio a smettere" Giorgio aggrotto' le sopracciglia denotando un improvviso interesse verso quello che stavo dicendo, attese qualche secondo poi m'interrogo' " Il tuo allenatore? Fai sport per caso?" " Palestra" risposi evasivamente " Aerobica per caso?" " Oh no! Pratico la kick-boxing, il judo e faccio pesi. Perche'?" domandai. Giorgio era rimasto dapprima in silenzio poi rispose nel classico "Cosi', tanto per curiosita'" ma mi sembrava che qualcosa fosse cambiato in lui. Io non ci feci caso piu' di tanto, lo salutai ed entrai nel negozio che le commesse intanto avevano gia' aperto. La mattinata trascorse lenta. Con quel tempaccio circolava pochissima gente e poco prima delle 11, il momento in cui facevo la mia solita pausa, Giorgio si presento' sulla porta. Era la prima volta che lo faceva da quando, poco meno di un mese prima, era venuto a lavorare in quella zona " Patty, ti va di prendere qualcosa al bar?" Ma si, perche' no. Avevo proprio voglia di uscire visto che mi ero annoiata a morte quella mattina. Ci incamminammo in direzione del bar, presi un succo di frutta e ci fermammo di nuovo sotto il cornicione per non bagnarci. Lo vedevo strano, sembrava aver perso tutta la sua baldanza, anche se in fondo, nei miei confronti non l'aveva mai avuta. Dopo qualche attimo pero', si fece coraggio " Mi hai detto che di solito vieni in moto. Oggi probabilmente non l'hai presa con questo tempo. Ti va se ti do un passaggio?" " Ma se non sai nemmeno dove abito" " Non ha importanza. Mi piacerebbe scambiare quattro chiacchiere con te senza secondi fini. Sei diversa da tutte le altre e mi andrebbe di conoscerti meglio. E poi non devi avere neanche paura. Sei un'esperta di arti marziali e saresti in grado di difenderti. E' cosi' vero?" domando' " Credo proprio di si" risposi mentre continuavo ad osservarlo " Ma dai, veramente? Io l'ho detta come battuta. Saresti in grado di battere un uomo?" " Ti ho detto che probabilmente ci riuscirei. Certo, non vado in giro a mettermi a combattere con tutti gli uomini che incontro, ma penso di essere in grado di battere agevolmente un uomo medio che non pratica arti marziali" " Quindi riusciresti a battere anche uno come me. Io non ho mai fatto palestra e mi tengo in forma giocando a tennis. Certo che non si direbbe proprio a vederti" " Perche', come dovrebbe essere una donna che va in palestra? E poi perche' tutte queste domande?" " Te l'ho detto. Semplice curiosita'. Il fatto e' che uno s'immagina una donna che fa arti marziali come un po' mascolina ed invece tu sei il ritratto della femminilita'" " Evidentemente la tua immaginazione e' sbagliata. Ora scusami, ma devo rientrare" " Non mi hai detto se accetti il mio passaggio" Ci pensai poco. In fondo un passaggio con quel tempo mi faceva comodo ed accettai. Prendemmo l'appuntamento e rientrai nel negozio ma intanto riflettevo su quella conversazione. Mi sembrava di aver gia' vissuto in parte quella scena e mi vennero in mente tutte le domande che mi faceva Marco ogni qualvolta rientravo dalla palestra. Mio marito denotava un interesse morboso riguardo ai miei allenamenti ed il motivo salto' fuori evidente alla prima occasione. Possibile che anche Giorgio fosse fatto della stessa pasta? Non sapevo cosa pensare. La mia esperienza era limitata a Marco, ma era evidente che Giorgio aveva sviluppato un interesse maggiore nei miei confronti appena saputo della mia frequentazione della palestra. Ma non ne ero sicura. Forse il mio abbigliamento di quel giorno lo aveva semplicemente colpito maggiormente ed aveva approfittato dell'occasione che si era presentata al bar per provarci. Era molto plausibile, anche se tutte quelle domande mi avevano messo qualche dubbio che ero piu' che mai decisa a togliermi. Al termine del mio orario di lavoro Giorgio era gia' fuori ad attendermi. Ci avviammo nel punto dove aveva parcheggiato e mi fece salire in macchina. Gli indicai la zona dove abitavo ed iniziammo il nostro dialogo. Mi racconto' un po' di lui ma dopo pochi minuti viro' il discorso su di me. All'inizio la prese alla larga. Mi chiese del mio matrimonio e delle mie figlie ma poi comincio' ad incalzarmi sui miei allenamenti. Mi chiese quante ore mi allenavo, quante volte alla settimana lo facevo, se mi era mai capitato di fare sfoggio della mia abilita' e se mi era capitato di farlo con mio marito. Risposi a tutte con grande naturalezza ma glissai su quelle che riguardavano mio marito. Quelli erano fatti miei che non andavo certo in giro a raccontare. Intanto, continuavo ad osservarlo. Mi sembrava un deja vu. Scorgevo in quegli atteggiamenti ed in quelle domande le stesse emozioni che all'epoca trasparivano da mio marito e la convinzione che potesse avere le sue stesse tendenze si faceva sempre piu' strada nella mia mente. Cominciavo ad incuriosirmi ed a chiedermi in che modo potessi scoprirlo con sicurezza. L'occasione me la diede la mia gonna. Trattandosi di un tubino ero stata costretta a tirarmela un po' su per stare piu' comoda. Niente di scandaloso, ma le mie gambe erano in bella evidenza. Lo sguardo di Giorgio fu di conseguenza calamitato diverse volte da quella parte del mio corpo che era una delle mie armi piu' seducenti. Dopo un po', mentre eravamo arrivati ormai quasi vicino casa mia, decisi di prendere io in mano le redini del gioco " Vuoi per caso una fotografia?" " Come scusa?" " Ti ho chiesto se per caso vuoi una fotografia delle mie gambe. Sara' la decima volta che ti ci va lo sguardo. Ci manca solo che mi ci fai le lastre" Il bel Giorgio arrossi' come un ragazzino colto a rubare la marmellata. Era un uomo abituato ad essere corteggiato dalle donne eppure con me si trovava in difficolta' e la cosa mi stava piacendo molto, anche se in quel momento ancora non avevo idea su che tipo di comportamento tenere " Ma no" si scuso' " Le tue gambe sono effettivamente molto belle ma io mi domandavo appunto come sia possibile che possano essere cosi' forti come sostieni" Era quella forse la prova che cercavo. Prima venivano le informazioni, poi le domande se realmente fossi forte e quindi sarebbe dovuta arrivare la voglia di provare sulla propria pelle la veridicita' delle mie affermazione. Era il cliche' usato anche da Marco ed a quel punto ero quasi convinta che Giorgio avesse le stesse o comunque simili attitudini di mio marito. Il bel Giorgio a quel punto da bello ed impossibile diventava una preda sin troppo facile per una come me e pensai che sarebbe stato un vero peccato perdere l'occasione che mi si stava presentando. Con l'esperienza maturata in quei mesi, quell'uomo sarebbe potuto diventare una marionetta nelle mie mani. Ma prima dovevo esserne sicura al 100% perche' non avevo certo intenzione di giocare le mie carte senza avere la certezza di averle vincenti. Sorrisi quindi al suo complimento sulle mie gambe e partii all'attacco " Non solo le gambe, mio caro. Anche le mie mani sono molto forti. Certo, non so se sono in grado di battere un uomo come te che e' alto e robusto. Ti diro' che mi piacerebbe quasi provare a vedere se io sia in grado di farlo. Ma credo che la cosa possa infastidirti. Non dovrebbe essere piacevole per te scoprire che una donna puo' essere capace di batterti" Osservai attentamente Giorgio per valutare le sue reazioni e quello che notai mi dette ancora piu' certezze. Era nervosissimo, deglutiva in continuazione e le sue mani si aprivano e si chiudevano continuamente. Dovette addirittura fermare la macchina per rifiatare. Sembrava un ragazzino alle prime armi ed al suo confronto Luca, che avevo annichilito con i miei modi di fare, poteva essere considerato una vecchia volpe " Ma davvero tu potresti mostrarmi cosa sai fare? No, cioe', sempre per curiosita'. Sai, mi sembra strano che tu possa battere un uomo come me" " Insomma, ti piacerebbe o no?" sbottai " Se hai voglia di vedermi all'opera dammi solo il tempo di cambiarmi e di mettermi qualcosa di pratico perch� con questa gonna non riesco a muovermi, se invece non ne hai voglia, accompagnami a casa perche' in questo caso me ne vado in palestra ad allenarmi" " Si mi piacerebbe molto" disse infine con un filo di voce. Lo guardai di nuovo mentre fingevo di sistemarmi la gonna. La sua faccia, il suo respiro, tutto il suo corpo mi davano la netta sensazione che non mi stavo sbagliando. Sorrisi mentre lo guardavo insistentemente negli occhi in modo sfrontato, costringendolo ad abbassare timidamente gli occhi. Mi sentivo di nuovo una predatrice che sta per addentare tra le sue fauci il cucciolo impaurito. Giorgio ancora non lo sapeva, ma avevo deciso che lui sarebbe diventato il mio nuovo sottomesso e mi stavo apprestando a farlo cadere nella mia rete. Malgrado la sua bellezza virile, non m'interessava neanche tanto farci sesso, ma lo volevo in mio potere, volevo vederlo fremere di desiderio davanti a me come avevo fatto con Luca e come facevo sistematicamente con mio marito e lui non aveva la piu' pallida idea di quali armi disponessi per renderlo schiavo. Ma lo avrebbe scoperto presto. Se volete dialogare con me, inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it