LA VITA DI PATTY Patty e l'apoteosi della dominazione Questo e' il diciottesimo episodio de . Nel corso dei precedenti spiego in che modo sono diventata un'esperta di judo e di kick-boxing tale da sottomettere mio marito fino a tradirlo ed anche il percorso che mi ha portato ad essere una donna sicura di se stessa e del proprio fascino. Appena entrai nel residence, la prima cosa che notai fu l'assoluta pulizia che regnava in quella piccola abitazione. Ogni cosa era al suo posto, sistemata ed in ordine, proprio come io desideravo che fosse. Ero sempre stata un po' fissata per la pulizia, sia personale che dell'ambiente in cui abitavo e, prima di prendere il potere con mio marito, ero considerata da lui come una rompiscatole maniaca dell'ordine. Non lavorando ed essendo una casalinga a tempo pieno poi, potevo dedicare tutto il mio tempo alla casa, alle figlie ed a mio marito. Cosa era rimasto di quella donna cicciona e sciatta? Di quella donna che viveva esclusivamente per la sua famiglia, quasi disinteressata al sesso? Niente! Stranamente in quel momento mi stavano venendo alla mente tanti particolari della mia vita passata: la mania di spostare continuamente i mobili, ad esempio, il chiacchiericcio telefonico mattutino con una delle mie sorelle, l'ora della soap opera, la spesa al supermercato, quando mi raccomandavo con i venditori di vendermi solo alimenti che fossero di prima qualita' per non sentire le lamentele di mio marito ed infine gli abiti che indossavo. Pantaloni larghi con la coulisse in vita, gonne che dovevano coprire assolutamente il ginocchio, maglie comode per non evidenziare la pancia e scarpe rigorosamente basse per non sovrastare in altezza mio marito. Guardai invece i miei pantaloni di lattice che avevo ancora indosso dalla sera precedente, i miei sandali dai tacchi smisurati, il seno compresso ed esaltato dalla fascia, la pancia inesistente e mi sembrava addirittura impossibile che io fossi stata un tempo cosi'. Eppure ero sempre io. Erano trascorsi poco piu' di due anni e mezzo da quella famosa telefonata di mia cugina ed addirittura solo due mesi e mezzo da quando avevo scoperto la reale dimensione di mio marito, quando avevo accettato di diventare la sua padrona con mia grande soddisfazione, eppure sembravano essere trascorsi dei secoli. Potevo dire che, come Picasso, avevo avuto i miei periodi. La mia adolescenza e poi la mia giovinezza fino al giorno del matrimonio erano state tutto sommato normali, anche se caratterizzate da un caratterino tutto pepe. Ero vanitosetta ed un po' con la puzza sotto il naso, difetti derivati probabilmente dai complimenti che ricevevo per il mio aspetto fisico. C'era stato poi il periodo appena descritto, con il mio graduale ingrassamento dovuto quasi sicuramente al trauma post parto, ma che mi aveva cambiato completamente il modo in cui affrontavo la vita, facendomi perdere quella sicurezza che era stata la caratteristica principale del mio carattere fino ad allora e facendomi diventare appunto una donna insicura che trovava il suo rifugio naturale solo a casa propria ed all'interno della famiglia. E poi naturalmente quel periodo che stavo vivendo, il periodo dominante, un periodo che avevo deciso mi avrebbe dovuto accompagnare per tutto il resto della mia vita. Varcai la soglia della camera da letto e vidi mio marito sdraiato sul letto. Si era addormentato ancora vestito, probabilmente con l'intenzione di aspettare che io rientrassi. Indossava un pantaloncino corto color militare ed una t-shirt con un logo famoso. Aveva ancora persino ai piedi i sandali con la fibbia allacciata dietro che metteva abitualmente quando si andava al mare. Era tranquillo, rilassato ed io mentre lo osservavo iniziavo ad avere qualche dubbio. Nel momento stesso in cui ero entrata avevo preso la decisione di dirgli che l'avevo tradito, quasi a definire una volta per tutte il mio supremo potere, ma ora non sapevo piu' cosa fare. Continuavo ad osservarlo e questo mi procurava molta tenerezza. Cosa sarebbe cambiato se glie l'avessi detto in faccia? Era un uomo intelligente e vedendomi rientrare a quell'ora di mattina avrebbe certamente capito in che modo avevo trascorso la notte. Non ci voleva certo grande immaginazione. Quindi cambiai idea in corsa e decisi in quell'istante di non raccontargli apertamente il mio tradimento e di non umiliarlo quindi ulteriormente. Ma, come detto, sarebbe cambiato poco. Ma se lui avesse accettato di rimanere, malgrado il mio quasi certo tradimento, voleva significare che la mia dominazione era completa, altrimenti quella sarebbe stata probabilmente l'ultima volta che avrei rivisto Marco, almeno nei panni di marito. Anche perche' io non avevo affatto intenzione di smettere di vedere Luca. Avevo scoperto il potere con mio marito e questo mi aveva donato sensazioni impagabili, ma adesso avevo scoperto anche di possederlo con altri maschi e la sensazione era stata ugualmente grandiosa e, pertanto, la mia intenzione era di proseguire in ambo le direzioni. Sempre che Marco avesse accettato, cosa di cui stranamente non ero piu' tanto sicura. Forse avevo veramente esagerato stavolta. La mia voglia sviscerata di provare potere nei confronti degli uomini mi aveva fatto fare qualcosa di cui in fondo avrei potuto fare tranquillamente a meno, con il rischio di perdere definitivamente mio marito. Del resto quel ragazzo, al termine della vacanza, non l'avrei rivisto piu', mentre di Marco avevo bisogno. Ne avevo bisogno non tanto come uomo da amare, anche se tutto sommato ancora provavo dei sentimenti nei suoi confronti, quanto della sua sottomissione, della sua paura nei miei confronti, del suo amore illimitato, dei suoi sguardi che mi facevano sentire la donna piu' bella del mondo, la piu' intelligente, la piu' in tutto. Ma ormai era tardi. Appena l'avrei svegliato si sarebbe reso conto che era mattina ed avrebbe tratto le logiche conseguenze. Certo, non poteva farmi nulla perche se avesse osato solamente mettermi una mano addosso oppure dire qualcosa di offensivo, l'avrei picchiato come mai avevo fatto fino a quel momento. Sicuramente pero' mi sarei resa conto immediatamente delle sue intenzioni. Ma se avessi capito che il suo bisogno di me era talmente grande, che gli ero necessaria al punto di accettare la peggiore delle umiliazioni, non avrei ammorbidito di nulla la mia dominazione su di lui. Anzi, avevo intenzione di accrescerla ancor di piu', anche se non sapevo ancora come, visto che mi sembrava di aver raggiunto il massimo possibile. Tanto per cominciare lo avrei duramente punito per avermi disobbedito la sera prima, quando in un primo momento si era rifiutato di andarsene in camera come gli avevo ordinato ed in seguito avrei deciso a seconda delle circostanze. Avevo in realta' un'altra possibilita'. Avrei potuto spogliarmi, mettermi a letto e far finta di essere rientrata la sera prima e, visto che dormiva ancora, probabilmente non si sarebbe accorto di nulla ed avrebbe potuto immaginare che mi ero semplicemente scatenata in discoteca e che l'avevo mandato in camera solo come ulteriore dimostrazione del mio potere su di lui. Ma non volevo questo. Che razza di donna dominante sarei stata se avessi dovuto ricorrere a questo tipo di sotterfugi, comportandomi come una normale moglie che mette le corna al proprio marito? Era rischioso ma dovevo assolutamente capire il grado di sopportazione di Marco, anche a costo di perderlo. Decisi quindi che era giunto il momento. Lo strattonai e lo svegliai. Marco ci mise qualche secondo a raccapezzarsi. Dapprima, avendomi vista vestita ancora come mi aveva lasciata, dovette pensare che fosse ancora sera, ma poi, la luce del giorno che filtrava nella stanza gli fece capire probabilmente che la situazione era ben diversa. Ne ebbe la certezza quando guardo' il suo orologio e sbianco' in viso " E' arrivata adesso signora?" balbetto' " Si, perche'? Qualche problema? " Si, ora aveva capito tutto. Si mise le mani nei capelli senza parlare. Probabilmente stava cercando di realizzare completamente la cosa mentre io lo osservavo con tensione mascherata da sorriso menefreghista. Marco si lascio cadere nuovamente sul letto. Scuoteva la testa e mi guardava. Aveva capito che l'avevo tradito. Forse in quel momento la sua mente stava analizzando tutte le altre possibilita'. In fondo avrei potuto fingere di essere rientrata in quel momento per farlo soffrire, per fargli capire chi comandava veramente, per vedere se avrebbe accettato anche quello. Probabilmente si stava aggrappando a tutto pur di non credere all'evidenza. Mi veniva in mente una persona a me cara affetta da una grave malattia. Sapeva di dover morire da un momento all'altro e continuava a dire . Fino a che non si ha la certezza matematica si lotta con se stessi per non credere a quella cosa che, se vera, puo' distruggerti la vita. In fondo ero tornata, ero di fronte a lui e questo qualcosa doveva pur significare. Ma le lacrime ora gli scendevano copiose sul suo viso. Quante volte lo avevo fatto piangere negli ultimi mesi, povero Marco. Possibile che un uomo potesse sopportare qualunque cosa, potesse arrivare addirittura a soffrire in quel modo pur di coronare il sogno di appartenere completamente ad una donna? Non doveva essere possibile ed aspettavo una sua reazione. Pensavo che da un momento all'altro Marco si sarebbe alzato di scatto dal letto e mi avrebbe aggredito dandomi della puttana e forse non mi sarei nemmeno difesa, al contrario di quello che avevo pensato prima. Ma Marco non reagiva. Piangeva, si metteva le mani sul viso, singhiozzava senza ritegno ma non accennava nessuna reazione. Decisi di muovermi io. Ormai non aveva senso continuare a guardare quella scena. Era evidente che aveva capito e che non voleva ammetterlo neanche con se stesso. O reagiva o accettava. Del resto io ormai non potevo fare piu' nulla. Chiedere scusa era da escludere. Qualunque fosse stata la sua decisione io avevo intenzione di fare della dominazione il mio stile di vita e di rimanere quindi una donna dominante per il resto della mia vita. Le scuse pertanto non potevano e non dovevano far parte del mio modo di fare. Dovevo quindi fargli prendere quella benedetta decisione e lo presi quindi con violenza per un braccio alzandolo quasi a forza e lo inchiodai al muro prendendolo per l'ennesima volta per il mento " Che cos'e' tutta questa sceneggiata che stai facendo? Ti ho detto se hai qualche problema al fatto che io rientri all'ora che mi pare e piace" gli dissi duramente, mentre strinsi l'altra mano in un pugno a mo' di minaccia. Credo che mi ricordero' per tutta la mia vita la faccia che fece Marco durante quei lunghissimi secondi. Ero stata ancora una volta dura, ma in cuor mio pregavo che Marco accettasse le mie condizioni. Volevo che lui restasse con me, che continuasse ad essere il mio marito sottomesso perche' sapevo che avrei potuto trovare qualunque uomo, avrei potuto forse trovare anche altri uomini disposti a sottomettersi ai miei piedi, ma prima di tutti io volevo lui, volevo mio marito. Gli altri semmai, sarebbero venuti dopo. Marco intanto, sospirando profondamente, apri' la bocca e poi la richiuse, segno di un'incertezza e di un'inquietudine che mi stavano sconvolgendo, malgrado continuassi a mascherarla nel migliore dei modi con un sorriso beffardo. Mi sembrava quasi di percepire i suoi pensieri. Doveva continuare ad essere un uomo sottomesso con la donna dei suoi desideri oppure prendere il coraggio a due mani, il residuo orgoglio rimasto e mandarmi a quel paese e non vedermi mai piu'? E un uomo sottomesso valuta prima i suoi desideri o il piacere della propria padrona? Oppure le due cose sono concatenate? Non so esattamente quale sia stato il ragionamento che porto' alla sua scelta, ma so che infine sentii la sua voce, quasi un sussurro interrotto ogni tanto dai suoi sospiri " No padrona. Io non posso avere problemi. E' lei che decide a che ora rientrare" Stavolta fui io a sospirare. Chiusi gli occhi quasi a ringraziare il cielo che mio marito avesse risposto proprio nel modo che volevo. Gli lasciai il mento ed il braccio e lo accarezzai " Bravo Marco. Cosi' ti voglio" gli dissi chinando il capo per baciarlo dolcemente. Marco rispose al bacio con passione e tenerezza. Mi accarezzava i capelli e lo sentivo quasi tremare. Quanto doveva amarmi, quanto aveva bisogno di me. In quel momento ebbi quasi l'istinto di mandare al diavolo tutto e di chiedergli di perdonarmi, di dirgli che sarei ritornata ad essere una mogliettina premurosa tutta per lui. Forse non sarei riuscita piu' ad amarlo come quando ero una ragazzina, ma sicuramente io a quell'uomo volevo un mondo di bene e forse ero ancora in tempo a non lasciarmi travolgere dalla mia smania di potere, ma poi ripensai a quegli ultimi mesi, al mio dominio assoluto, alle mie sensazioni sconvolgenti, al sesso eccezionale e perche' no, anche alla sua felicita'. Lui mi voleva in quel modo. Alcune cose non le accettava, non avrebbe mai potute accettarle, ma ero certissima che non avrebbe mai potuto barattare quella che ero diventata con quella che ero stata. Marco aveva bisogno di una padrona, aveva assoluto bisogno di una donna che lo comandasse, che lo guidasse e di conseguenza lo facesse felice e quella donna volevo essere io. Ma sapevo anche che non sarei potuta diventare una padrona a mezzo servizio. Io volevo tutto o niente. I miei istinti erano diventati quasi animaleschi, la mia voglia di trasgressione sembrava essere diventata illimitata, il mio desiderio di apparire e di piacere agli uomini, una necessita' primaria ed il bisogno di prendere il comando nei confronti dell'altro sesso quasi un bisogno fisico. Quella vita, questa nuova vita, mi stava rendendo felice, appagata e soddisfatta e non volevo tornare indietro. Quanto a Marco, il fatto che avesse accettato anche questo, stava a significare che, tra le due possibilita', questa era comunque quella che preferiva. Certo, avrei potuto evitare di andare con altri uomini e rendere la mia dominazione su di lui un po' meno dura ed umiliante, ma essere una moglie dominante implicava il fatto di essere in grado di fare assolutamente tutto quello che mi passava per la testa, compreso andare con un altro qualora ne avessi sentito il bisogno. Quando terminammo di baciarci lo guardai negli occhi " Lo sai che questa non sara' l'ultima volta che rientrero' tardi la sera e che se ti azzarderai a fare la piu' piccola obiezione ti caccio dalla mia vita a calci in culo?" Marco fece di si con la testa. Era l'apoteosi della mia dominazione ed ora, terminata la parentesi dolce ed avendo la certezza assoluta del mio potere su di lui, potevo ritornare ad essere severa ed autoritaria ma soprattutto manesca e gli mollai un manrovescio all'improvviso che gli fece perdere l'equilibrio " Questo � per avermi disobbedito ieri sera" tuonai, poi notando che era ancora seduto per terra e che io avevo ancora ai piedi i miei sandali, gli misi il mio piede sulla sua faccia, costringendolo a sdraiarsi completamente per terra e proseguii" e se dovessi farlo nuovamente io ti faro' assaggiare i miei tacchi sulle tue costole. Non dovrebbe essere molto piacevole, te lo garantisco" " Non succedera' piu' padrona. Ma la prego, mi tolga quei tacchi dal volto" Scoppiai a ridere. Non avevo intenzione di rovinargli quel faccione che tanto mi piaceva e tolsi il piede sul suo volto ma poi gli detti un calcetto di media potenza ai fianchi che lo fece lamentare un po' " Ed ora fila a prepararmi la colazione. La tua padrona ha fame" Si, avevo fame e non solo di cibo. Non riuscivo a capire il motivo, ma ogni volta che avevo dei picchi di dominazione con mio marito, cominciavo a sentire desiderio sessuale. E quello che era accaduto era stata appunto l'apoteosi della mia dominazione su di lui. Mentre aspettavo che Marco mi preparasse la colazione e poi, mentre mangiavo, la solita smania di quei momenti si stava impadronendo completamente del mio corpo. Il mio respiro si faceva accelerato e le movenze invece sempre piu' lente. Le mie mani cercavano appigli dove appoggiarsi e spesso indugiavano sui fianchi e sul seno. Io non so cosa prova un uomo i quei momenti, ma ho sempre pensato che la sessualit� di una donna sia molto piu' complicata. E' fatta di diverse esigenze, nessuna delle quali ben definite, ma che portano inevitabilmente a desiderare il sesso maschile. Io poi avevo trovato la chiave giusta per una sessualit� eccellente: il dominio. Terminata la colazione e mentre Marco si era alzato per ripulire, mi alzai anch'io prendendolo per le spalle. Lo voltai e lo baciai " Questo e' il mio regalo per la tua devozione" gli dissi mentre gli toglievo la t-shirt e la mia fascia che tenevo al seno. Non era solo un dono che facevo a lui, ma anche un regalo che stavo facendo a me stessa. Mentre ci baciavamo e ci toccavamo lo eccitavo anche con le parole. Avevo scoperto questo lato verbale della sensualita' che trovavo estremamente piacevole " Allora, ti piaceva che ieri sera mi guardavano tutti? " " Si padrona, anche se ho potuto godere poco di quel piacere perche' lei mi ha mandato immediatamente in camera" " Cosa provavi?" " Ero orgoglioso di essere suo marito ed il suo schiavo. Tutto il resto ha poca importanza. Quello che conta e' che lei sappia che pur di non perderla, come moglie e come padrona, io sono disposto a qualunque cosa" Non risposi. Cosa avrei potuto dire? Era tutto chiaro ormai. Con quelle parole mi aveva fatto capire che la sua sottomissione era completa. Facemmo l'amore prima sul tavolino, quindi ci spostammo in camera da letto. Era tutto cosi' bello, cosi' appassionato, cosi' sensuale che non avrei voluto piu' smettere se non fosse subentrato un inevitabile appagamento dei sensi. Marco mi prese la mano ed io lo lasciai fare con piacere " Padrona, non mi lasci mai, la prego. Io l'amo immensamente. Lei e' diventata la mia unica ragione di vita" Povero caro. Forse in quel momento avevo bisogno anch'io di quelle tenerezze, ma non potevo permettermele. Non potevo recedere un millimetro dalla mia posizione dominante " Ti ho gia' detto che questo dipendera' dal tuo comportamento. Se continuerai ad essere un marito devoto ed obbediente, ti terro' con me, altrimenti sai cosa succedera'" " Si mia signora, lo so o almeno lo temo. Saro' quello che lei vuole: un marito obbediente e devoto, un uomo che le appartiene totalmente" " Si hai detto bene" terminai compiaciuta "tu mi appartieni" Dopo essermi data una rinfrescata andai in spiaggia accompagnata proprio da mio marito, tutto contento per avere il privilegio di passare la mattina con me. Quando venne pero' la sera, terminato lo spettacolo, non gli feci sconti. Feci esattamente quello che avevo fatto la sera precedente. Lo mandai in camera e mi appartai con Luca nel suo bungalow. Avevo indossato di nuovo una delle mie divise da provocazione, un abitino bianco elasticizzato cortissimo ed aderente che lasciava ben poco all'immaginazione. Ormai per tutto il villaggio ero diventata il simbolo della provocazione e forse della depravazione. Al mio passaggio le donne si scansavano come se fossi un'appestata, prendendo i loro uomini ed i loro figli per mano e portandoli lontano in modo che non posassero i loro sguardi su di me. Ma questo, lungi dall'offendermi, mi spingeva ad osare sempre di piu' la volta successiva. Per tutte le sere seguenti io andai a fare sesso ma soprattutto a dominare Luca ma non dormii piu' con lui, soprattutto per continuare a lasciare Marco nel dubbio e nell'incertezza. Ogni sera poteva sembrare la fotocopia di quella precedente: io lo costringevo a sfidarmi sul piano fisico obbligandolo a mettere tutta la sua forza, immancabilmente riuscivo a prendere il predominio della situazione e quindi, dopo averlo costretto ad umiliarsi chiedendo la resa e la mia pieta', giungeva il momento del sesso. La penultima sera mi disse che si era innamorato di me, lasciandomi alquanto perplessa ed impreparata ad una conseguenza del genere e fui costretta a glissare sull'argomento, pur se non potevo nascondere il mio compiacimento, la quinta e terzultima sera invece fu la piu' focosa dal punto di vista fisico, ma di conseguenza anche quella che mi diede piu' soddisfazioni. Forse Luca voleva vedere se ero veramente cosi' forte e brava da riuscire a neutralizzarlo facilmente ogni volta che volevo e cosi', quando gli ordinai di lottare, attacco' quasi a testa bassa. Per diversi secondi dovetti difendermi, ma poi riusci' a prendermi tra le sue braccia ed a stringermi. Mi faceva male. La mia forza era aumentata moltissimo, ma la sensazione del dolore era rimasta pressoche' invariata rispetto a quando non mi allenavo e le sue braccia erano abbastanza forti. Sentivo il mio respiro cominciare a farsi difficoltoso ed i miei piedi staccarsi leggermente dal suolo. Ma, per mia fortuna, Luca mi stringeva il corpo ma mi aveva lasciato colpevolmente le braccia libere che, in quel momento, avendomi leggermente sollevata, erano quasi all'altezza della sua testa. Non potevo fare nessuna mossa di judo o di kick-boxing ma potevo comunque usare le mie mani che, come detto, erano diventate molto forti, probabilmente a livello di un uomo di media corporatura e lo feci nel migliore dei modi. Allargai le braccia e poi le richiusi di scatto riuscendo a colpirlo violentemente in faccia con ambedue le mani, usando praticamente la testa di Luca come se fosse un gong. Mi lascio' andare ed io ne approfittai immediatamente. Lo colpii con un high kick al volto e doppiai con un middle kick allo stomaco. Luca si contorse dal dolore e poi fu costretto a piegarsi in due dando l'impressione di dover rigettare da un momento all'altro. Mi avvicinai fingendo calma e sicurezza, anche se qualche secondo prima me l'ero vista brutta, lo presi per i capelli e gli alzai il viso verso di me, viso sul quale gia' si notava un vistoso taglio sul sopracciglio, fingendo di preparare un pugno che non avevo intenzione di dargli. Il ragazzo pero' s'impauri' di brutto " No, per favore no" m'imploro' " Ora spero che avrai capito chi e' la piu' forte tra di noi" Si, naturalmente l'aveva capito. Ma non ero la piu' forte soltanto da un punto di vista fisico, lo ero soprattutto da quello psicologico. Da quando era iniziata quell'avventura ero stata io a dirigere l'intera situazione, a dirgli cosa doveva e non doveva fare, a prendere il sopravvento sul lato sessuale, ad essere sensibile alla sua ammirazione ma assolutamente indifferente invece alle sue parole tenere, insensibile anche al fatto che fosse abbastanza evidente che si era preso una cotta pazzesca per me, teoria convalidata il giorno seguente quando mi confesso' appunto di amarmi. Ero andata con lui per appagare la mia ormai smodata voglia di esibizionismo, ma non avevo messo in preventivo il nascere di un sentimento da parte sua. Credevo che una come me, per un ragazzo come Luca, potesse essere solo una conquista da poter esibire con gli altri animatori in quel villaggio e per avere qualcosa da raccontare con gli amici finita la vacanza, magari eliminando le parti della sottomissione e dove io glie le davo di santa ragione, come in quel momento. Ed invece sembrava veramente innamorato di me. Quando la sera seguente, la sera della confessione, stavo tornando al mio residence dopo aver fatto l'amore con Luca, mi veniva in mente tutto questo. Mi veniva soprattutto in mente una famosa canzone di Marco Ferradini, , quella che nella prima strofa diceva "Prendi una donna, trattala male e vedrai che lei ti amera'. Cerca di essere un tenero amante, ma fuori dal letto nessuna pieta'" Anche cambiando gli ordini dei fattori e mettendo quindi un uomo al posto della donna, il risultato sembrava essere il medesimo. Pertanto, trattando male un uomo o comunque dimostrando scarso interesse nei suoi confronti a parte il momento del sesso, c'era la concreta possibilita' di farlo innamorare seriamente. E che Luca avesse perso la testa per me lo dimostro' ampiamente la sera seguente, l'ultima sera di permanenza al villaggio. Avevamo fatto come al solito sesso, un sesso che era diventato via via sempre piu' gradevole ed appagante. Mi stavo rivestendo perche' mi ero riproposta di dormire almeno con mio marito. Luca si avvicino' a me con l'aria da cane bastonato, un'aria che cominciavo a trovare fortemente eccitante negli uomini " E' terminato il gioco tra di noi?" " Ma si, e' terminato. Ritieniti libero" risposi. In fondo il giorno dopo sarei stata sulla strada di ritorno e di Luca non mi sarebbe rimasto che un pallido ricordo. Per me era stata solo un'avventura. Anzi, era stata solo la sperimentazione delle mie possibilita', delle mie capacita' seduttive e soprattutto della voglia incontrollabile di capire se potevo essere una donna dominante anche al di fuori dell'ambito domestico, con un maschio che non avesse le fissazioni da sottomesso come aveva Marco. Tutte cose alle quali ero riuscita a dare una risposta positiva. Con qualche piccola variante, sembrava proprio che era possibile tenere sotto controllo anche maschi cosiddetti normali, arrivando persino a farli innamorare. Ma quello che accadde poi mi colse assolutamente alla sprovvista. Neanche io, con il mio egocentrismo ormai sviluppato ai massimi livelli, potevo immaginare una conclusione del genere. Luca infatti si inginocchio' davanti a me prendendo le mie mani tra le sue " Io non voglio che finisca, padrona. Io voglio continuare ad essere il suo schiavo" Lo guardai inebetita ma con una soddisfazione enorme dentro di me " Deve terminare per forza, Luca. Domani rientro a casa. Ho una famiglia, un marito e tu sei solo un ragazzo" " Lo so, ma l'amore che provo per lei e' da grande, non da ragazzo. Fra un paio di anni finisco gli studi, potrei cercarmi un lavoro nella sua citta'. In fondo non c'e' una grossa differenza di eta' tra di noi" Era dolcissimo e, per la prima volta da quando avevo iniziato a frequentarlo, sentivo un moto di tenerezza nei suoi confronti. Ma non potevo far altro che essere irremovibile " No Luca. Tu sapevi che ero sposata. Ho un marito che non intendo lasciare. Lui e' gia' il mio sottomesso. Mi pulisce la casa, mi prepara da mangiare, fa tutto quello che gli ordino" " Anch'io potrei farlo. Sarebbe meraviglioso per me fare tutte queste cose per la mia padrona. Lei non immagina neanche cosa sono diventato in questa settimana. Penso continuamente a lei e vivo il resto della mia giornata aspettando il momento in cui ci incontreremo. E' assurdo tutto questo, lo so, mi sembra di sognare, di vivere una vita che non mi appartiene, eppure sento che quello che ho fatto durante questa settimana e' quello che vorrei fare per il resto della mia vita" Gli strinsi forte le mani e lo baciai " Mi dispiace Luca" feci poi alzandomi per andarmene. Lo osservai per l'ultima volta. Era giovane, bello ed i suoi occhi erano diventati lucidi. Stava quasi per piangere per me ed io avevo sensazioni contrastanti in proposito. Da una parte ero veramente dispiaciuta per quel ragazzo. Gli avevo fatto scoprire un lato del suo carattere che sicuramente neanche si sognava di possedere ed ora si ritrovava spiazzato, senza forse sapere chi realmente fosse, dall'altra pero' non potevo fare a meno di sentire una gioia immensa nel sapere che ero in grado di fare certe cose. Ma cos'era mai la dominazione femminile per gli uomini allora? Possibile che una donna abbastanza attraente, come io mi reputavo, ma non certamente di una bellezza fuori dal comune, potesse avere tra le mani un potere di quel genere? Ma forse era stato solo un caso. Un ragazzo che si era invaghito di una donna piu' grande di lui che, aiutandosi con un abbigliamento molto provocante, lo aveva fatto invaghire. In fondo poteva essere anche normale una situazione del genere, tutto considerando e forse stavo sopravvalutando le potenzialita' della dominazione sul maschio. Fermo restando che la considerazione che avevo fatto sulle frasi contenute in quella canzone, le trovavo comunque molto appropriate ed attinenti alla realta'. E non solo alla mia realta'. E Marco? Aveva naturalmente accettato i miei tradimenti anche nel prosieguo della settimana senza pero' avere mai la certezza assoluta di quello che facevo. Non sapevo se anche quello potesse essere considerata una forma estrema di sottomissione oppure provava piacere nel sapere che probabilmente andavo con un altro. Sicuramente lui aveva sempre sostenuto che mi voleva tutta per se e non vedevo il motivo per non credergli e quindi propendevo per la prima ipotesi. Anche se con mio marito non avevo mai certezze assolute, al di la del fatto che mi volesse come sua padrona, ovviamente. In quella settimana soddisfai anche lui sessualmente o forse dovrei dire che ci soddisfacemmo vicendevolmente, anche se facevo in modo che lui pensasse che fosse o per il mio piacere o per premio nei suoi confronti, comportandomi in tal modo sempre da padrona assoluta ed usando quindi il bastone e la carota. Severita' assoluta in alcune circostanze, la maggior parte delle volte a dir la verita', con punizioni e naturalmente violenze anche gratuite nei suoi confronti e momenti molto piu' pacati fatti talvolta anche di piccole tenerezze in altre. Non si trattava naturalmente delle classiche tenerezze tra innamorati, di parole d'amore sdolcinate di cui facevamo largo uso quando eravamo fidanzati, ma di momenti in cui io, dall'alto della superiorita' ormai acquisita, lo elogiavo per un compito svolto bene, come poteva essere ad esempio un buon pranzo. Elogi che lo mandavano letteralmente in brodo di giuggiole. Era evidente che mio marito aveva bisogno anche di quelle ricompense, di quelle carezze che gli davo, proprio come ne ha bisogno un cane dalla sua padrona. E molto spesso invece dell'osso c'era il sesso. Ma, come ho detto, quella vacanza incredibile era giunta al termine. Una settimana che aveva letteralmente sconvolto la mia vita, ma che mi aveva resa piu' forte, sicura e determinata. Perche' la mia vita da dominatrice era ancora agli inizi ed anche se fino a quel momento avevo bruciato le tappe, il bello per me doveva ancora arrivare. Se volete dialogare con me, inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it