LA VITA DI PATTY Patty ed il tradimento Questo � il sedicesimo capitolo de . Nei precedenti spiego come mio marito mi spinga a diventare una moglie dominante, ma come questo potere che assumo nei suoi confronti, diventi ogni giorno piu' enorme, fino a sottometterlo ben al di la delle sue stesse aspettative, anche grazie alla mia fisicita',dovuta a costanti allenamenti a cui mi sottopongo. Mentre Marco guidava verso la meta della nostra vacanza, io cantavo a squarciagola le canzoni del mio cantante preferito con i piedi sul cruscotto. Mi ero tolta le ciabattine e tirato il sedile tutto indietro per stare piu' comoda, vista la notevole lunghezza delle mie leve, tra l'altro completamente scoperte considerando che indossavo un pantaloncino di jeans molto corto e scosciato sopra il quale avevo abbinato una semplice canotta verde acquamarina. Ci eravamo alzati molto presto, alle cinque di mattina. Il viaggio era lungo, quasi dieci ore, e speravo di arrivare almeno per l'ora di pranzo o poco dopo. Dopo circa un paio d'ore di viaggio spensi lo stereo per cercare di riposarmi un po', ma fu inutile in quanto mi venivano in mente un mucchio di cose riguardo il comportamento che avrei dovuto tenere durante quella settimana. Uno riguardava, tanto per cambiare, il mio abbigliamento. Mi ero portata in valigia tantissime cose che, per i vari motivi piu' volte spiegati, non indossavo mai nella quotidianita', ma che invece adoravo mettermi nell'approssimarsi dei rapporti intimi con mio marito. Avevo deciso di indossarli finalmente anche al di fuori delle quattro mura domestiche. Non avevo detto ancora niente a Marco di questa mia intenzione. Non certo ovviamente per timore di qualche sua reazione, considerando il fatto che ero io a detenere il potere, ma proprio per pregustare la sua faccia nel momento in cui mi avesse vista vestita in quel modo. Sempre che ne avessi avuto il coraggio, cosa di cui ancora dubitavo un tantino. Era proprio questa fissazione il motivo principale dei miei pensieri. Perche' sentivo questo bisogno smisurato di mettermi in mostra? Di farmi vedere dagli altri uomini? Su questo avevo una mia teoria molto personale. Mi ero fatta l'idea e ne sono convinta tuttora a tanti anni di distanza, che ogni donna senta il bisogno di piacere anche al di fuori della relazione che intrattiene, ma non ha il coraggio di manifestare apertamente le proprie idee, nascondendosi dietro i soliti paraventi. Noi donne ci vestiamo, ci trucchiamo e ci comportiamo per piacere anche agli altri e non solo al proprio compagno, � inutile nascondercelo. Altrimenti ci faremmo belle solo quando � presente lui e non ci metteremmo in casa certi pigiamoni che sono l'antitesi della seduzione e della femminilita'. La verita' e' che abbiamo sempre avuto timore dei pregiudizi e di passare quindi per puttane, complice una certa educazione sessista radicata da secoli di sottomissione al maschio dominante. Questo non voleva assolutamente dire che potenzialmente noi siamo tutte di facili costumi e pronte ad andare col primo venuto, ma secondo me la voglia di apparire e' invece insita in ognuna di noi, fa parte proprio dell'essere donna, solo che, per i piu' disparati motivi, rimane bloccata al nostro interno. Io stessa, pur avendo rovesciato i ruoli di predominanza, ancora avevo parecchie remore. Per motivi di lavoro cercavo sempre di essere presentabile, ma non osavo mai piu' di tanto. Un po' di civetteria, un pizzico di sensualita', ma senza esagerare. Fino a quel momento erano infatti rare le mie apparizioni sopra le righe. Lo avevo fatto a capodanno, serata pero' adatta a trasgredire ed infatti non fui la sola a farlo e poche altre volte ancora. Concludendo insomma, cercavo certezze sul mio aspetto fisico e sapere che mio marito impazziva letteralmente per me, non mi bastava piu'. Sapevo di piacere anche agli altri uomini, ma semplicemente come puo' piacere una normale donna attraente. Qualche sguardo, qualche ammiccamento, qualcuno che magari ci provava ed ai quali mi ero sempre negata, cosi' come la mia educazione e la mia condizione di moglie mi avevano quasi obbligata. Ma negli ultimi tempi, da quando cioe' mio marito aveva fatto outing con me, mi ero accorta che cominciavo a volere qualcosa di piu'. Non avevo proprio la voglia di tradirlo, ma iniziavo a provare piacere nell'accettare i complimenti degli altri uomini e spesso ero proprio io a cercarli, muovendomi in un determinato modo, ancheggiando ad esempio, e mi ero resa conto che il mio desiderio era di ritrovare anche negli altri uomini lo stesso sguardo che vedevo negli occhi di mio marito e, per averlo, ero pronta ad abbandonare i panni della brava ragazza per vestire quelli della famme fatale. Ma per farlo avevo ovviamente bisogno di un certo tipo di abbigliamento. Ragionamento non proprio da moglie per bene. E pensare che fino a quel momento ero stata solo con mio marito e non avevo mai conosciuto sessualmente altri maschi. Prima di conoscere Marco avevo avuto altri ragazzi, ma erano state storie poco impegnative e soprattutto scarse di contatti fisici approfonditi. Il massimo che avevo concesso era stato di farmi toccare il seno, che tra l'altro avevo anche piuttosto scarso all'epoca, al contrario di quello che possedevo allora, abbastanza rigoglioso. Due di loro li avevo toccati nelle loro parti intime, ma non ricordavo neanche piu' come fossero fatti. Questa piccola parentesi giovanile serve per spiegare come fossi sempre stata abbastanza pudica o comunque non certo un'esaltata del sesso e che quindi quella sensazione che si stava impadronendo di me non riuscivo ancora ad accettarla completamente. Il fatto era che la dominazione che effettuavo su mio marito in modo sempre piu' duro ed a volte anche spietato, aveva in realta' cambiato anche tutti gli altri miei comportamenti, regalandomi una sicurezza in me stessa ed una voglia di trasgredire che prima non avevo e piu' inserivo nuovi tasselli nella mia dominazione, piu' aumentavano quasi automaticamente tutti gli altri desideri. L'ultimo cambiamento tra di noi era stato quello di obbligarlo a cedermi lo scettro del potere economico della famiglia. Ancora dovevamo sistemare molte cose, in fondo era meno di una settimana che avevo instaurato quell'obbligo, ma era stato molto divertente per me dargli una piccola paghetta settimanale, necessaria a malapena per la colazione ed il giornale. Avevo deciso che non gli avrei fatto mancare nulla, ma per qualunque cosa avrebbe dovuto chiedere a me, naturalmente con le dovute maniere. Era diventato molto piacevole per me anche gestire la sua vita in maniera totale. Doveva chiedermi il permesso per qualunque cosa facesse e quella settimana che ci apprestavamo a vivere mi serviva appunto anche per definire in modo decisivo i contorni del nostro rapporto, ad iniziare proprio dal suo approccio nei miei confronti. Lo avevo avvisato che avrei preteso che fosse docile ed obbediente anche davanti ad altre persone, purche' queste non fossero nostri conoscenti e la prima avvisaglia di quello che sarebbe accaduto in seguito avvenne proprio quella mattina, quando ci fermammo per fare colazione in un bar lungo l'autostrada. A casa avevamo preso solo un caffellatte, com'era del resto nostra abitudine e dopo un paio d'ore sentivo lo stomaco lamentarsi. Di solito stavo molto attenta nella scelta dei cibi, a cominciare proprio dalla colazione. Se avevo tempo mi facevo preparare da Marco alcune fette biscottate con il miele spalmato e mi portavo al lavoro alcuni biscotti magri per consolidare le mie proteine. In quel caso al bar prendevo solo un paio di caffe' durante la mattinata ed uno yogurt magro. Altre volte invece, ma cercavo di non farla diventare un'abitudine, potevo anche prendermi un cornetto integrale al posto delle fette biscottate. Per quella vacanza avevo pero' deciso di stare meno attenta alla dieta proteica e vitaminica datami da Daniele. Mi allenavo talmente intensamente che bruciavo tutte le calorie che ingurgitavo e pertanto, per quella settimana, avevo intenzione di lasciarmi andare un pochino. Marco parcheggio' l'auto e ci incamminammo verso il bar. Entrati, mi rivolsi in modo burbero a mio marito " Tu cosa vuoi per colazione?" " Un cappuccino ed un cornetto signora" Ci pensai alcuni secondi poi mi rivolsi a lui sorridendo ma con un tono che non ammetteva repliche " Niente cornetto per te. Se hai fame ci sono i biscotti integrali che ho portato da casa" " Si signora. Certo, come vuole lei" Mi rivolsi poi alla cassiera che sorrideva sotto i baffi, feci l'ordinazione e pagai. Quella scenetta stupida, fatta davanti ad una decina di persone, aveva in realta' alcuni significati ben precisi. Tanto per cominciare mi ero eccitata ed avrei scommesso qualsiasi cifra che lo era anche mio marito. Questo significava che eravamo diventati due esibizionisti che avevano bisogno anche di pubblico per poter vivere completamente la propria vita e che le quattro mura di casa non ci bastavano piu'. Almeno personalmente sentivo questa esigenza necessaria al completamento della mia dominazione. Non mi sarei comportata in quella maniera davanti a persone che conoscevo neanche per tutto l'oro del mondo, ma farlo davanti ad estranei, a gente che sicuramente non avrei piu' rivisto in vita mia, era decisamente eccitante e divertente. In fondo non si trattava di una finzione, ma del nostro comportamento reale che si stava estendendo anche in altre situazioni. Un altro fattore essenziale era che, pagare il conto, anche una sciocchezza come poteva essere una colazione, mi dava un ulteriore potere su mio marito. Mi ero informata su internet, che era la mia unica risorsa ed unica fonte a cui attingere ed avevo constatato come, anche su quel fatto, fossi piuttosto anomala. Le altre padrone, sia quelle che lo facevano per lavoro, sia quelle che lo avevano scelto come stile di vita, preferivano anzi esattamente l'opposto, ovvero farsi accompagnare e farsi offrire tutto cio' di cui avevano bisogno. Io lo trovavo invece piuttosto meschino. Non era di soldi che avevo bisogno, ma di potere. Il denaro era sempre stato considerato per gli uomini come un mezzo per sottomettere alla propria volonta' la donna, esaudendo i loro capricci mentre io avevo deciso di accrescere la mia dominazione su Marco costringendolo ad avere bisogno di me anche sul lato puramente economico, oltre ad averlo gia' fatto sul piano fisico, affettivo e sessuale. Quello era l'unico modo in cui vedevo possibile instaurare una dominazione nell'ambito familiare: completa e totale. Mi chiedevo spesso se c'erano da qualche altra parte donne come me, capaci di sottomettere il proprio marito nel modo in cui stavo facendo io ed uno dei miei piu' grandi desideri sarebbe stato quello di poterle conoscere, proprio per confrontare le mie caratteristiche con le loro. Risalimmo comunque in auto e proseguimmo il viaggio. Arrivammo che era gia' passata da un pezzo l'ora di pranzo. Avevamo fatto appena uno spuntino durante il viaggio riproponendomi poi di fare una cena leggermente piu' sostanziosa. Espletate le formalita' al nostro arrivo, prendemmo possesso del nostro residence. Era molto carino e spazioso, con due belle camere ed una veranda all'esterno dove poter eventualmente mangiare e, naturalmente, quella che sarebbe dovuto essere il regno incontrastato di mio marito: la cucina, o meglio, l'angolo cottura. Mentre lui intanto, iniziava la sua opera di pulizia e sistemazione, io mi andai a fare una doccia. Quando uscii indossai il costume, se di costume possiamo parlare. Era un due pezzi marrone, un colore che ben si abbinava alla mia pelle e lo slip era sgarbatissimo, con un triangolino che copriva a malapena le mie parti intime davanti lasciandomi quasi completamente il sedere in bella vista. Il reggiseno era anch'esso striminzito, con un'asola dorata proprio al centro in modo da far risaltare la netta divisione che avevo in mezzo ai seni. Per indossare un costume del genere ci voleva un fisico perfetto senza un grammo di cellulite, una depilazione quasi completa e soprattutto molto coraggio ed io sentivo, molto immodestamente, di possedere tutte tre le caratteristiche. Mi truccai leggermente usando solo del mascara waterproof e gloss neutro e quando mi ritenni pronta, notai Marco quasi inebetito a guardarmi. Sapevamo entrambi che non poteva e non doveva dirmi niente. Alla prima obiezione lo avrei picchiato senza piet� , proprio come avevo fatto la settimana scorsa. I segni del resto, erano ancora ben visibili sul suo volto. Misi alcuni oggetti nella mia borsa da mare tra cui un pareo, indossai ai piedi delle ciabattine con un tacco di pochi centimetri e mi avvicinai a lui " Io vado in piscina. Al mio ritorno voglio trovare tutto sistemato" gli dissi laconicamente " Si padrona" rispose mio marito. Sorrisi. Volevo provocarlo " Cosa c'e'? Qualche problema per il mio costume?" " Soffriro' di gelosia, signora. Tutti la guarderanno, ma se � questo che lei vuole io non posso obiettare" " Esatto! Tu non puoi obiettare. In quanto ad essere guardata, � proprio quello che voglio. A piu' tardi Marco" Feci dietrofront mettendo il mio bel sederino sotto i suoi occhi, raccolsi la borsa ed uscii. Feci un grosso sospiro. Un conto era pensare di comportarsi in un certo modo, un altro era poi mettere in pratica quell'idea. Non ero mai andata in giro in quella maniera, soprattutto da sola ed ancora mi sentivo un po' in difficolta'. Dovevo prendere confidenza io stessa con il mio nuovo ruolo. A casa e con mio marito non avevo piu' nessun problema, ma evidentemente dovevo vincere le ultime remore che ancora possedevo. Indossai percio' il pareo che almeno mi permetteva di essere un pochino piu' a mio agio ed un po' meno esposta e m'incamminai quindi verso la piscina, ma soprattutto mi stavo incamminando alla conquista di qualcosa che ancora non sapevo bene neanche io cosa fosse. Conoscevo bene quel villaggio vacanze avendoci trascorso due settimane la scorsa estate e c'era pochissima gente in giro. Un po' per il periodo di bassa stagione, un po' per il fatto che fosse sabato e quello era un giorno di ricambio dei turisti, ma ne fui contenta. Meno gente avrei incontrato e meglio sarebbe stato. Era meglio fare un passo alla volta. Anche la piscina era abbastanza vuota. Presi possesso di un lettino e mi sdraiai. Mi accesi una sigaretta, presi un libro dalla borsa e, dopo essermi cosparsa di creme, mi diedi alla lettura. Ero cosi' intenta a leggere che non mi accorsi dei due ragazzi che mi guardavano sorridendo e me ne resi conto solo quando sentii la voce di uno dei due " Finalmente la visione di una bella ragazza" Mi abbassai gli occhiali e tolsi lo sguardo dal libro. Erano appunto due ragazzi vestiti ambedue con un pantaloncino da mare e con una maglietta con su scritto . Era ovvio che dovevano appartenere allo staff di animazione del villaggio. Uno era uno spilungone con i capelli lunghi, bruttino ma dall'aria comunque simpatica, l'altro era decisamente un bel ragazzetto. Non doveva essere molto grande, intorno ai vent'anni, ma decisamente carino, con un fisico notevole. Alto forse leggermente piu' di me, intorno al metro e ottanta, scuro di carnagione, bei capelli neri anche se mal pettinati, un viso attraente ed un sorriso simpatico " Prego?" feci io fingendo di non aver capito " Volevo dire che sei la prima bella ragazza che incontriamo al villaggio. Di questo periodo vengono tutti pensionati. Sembra che l'abbiano vietato ai minori. Speriamo che i nuovi arrivi di questa settimana abbiano qualche anno di meno e la tua presenza promette bene. Io comunque sono Luca e lui e' Matteo e siamo gli animatori di contatto" " Bene, Luca e Matteo. Mio marito si chiama Marco e ci manca un Giovanni per fare i quattro evangelisti" dissi scoppiando a ridere. Le battute di solito non erano il mio forte, ma quella mi sembrava decente e ben si adattava alla situazione. Luca, quello piu' carino si mise le mani nei capelli " Oh no. Esiste un marito dunque. Che delusione! Ma come fa un marito a lasciar sola uno splendore del genere?" Sorrisi di nuovo. Erano battute trite e banali e dette da uno che non mi piaceva lo avrei mandato signorilmente a quel paese e mi sarei rimessa a leggere come se niente fosse. Ma quel Luca, anche se era poco piu' di un ragazzo, mi piaceva decisamente. Agii senza neanche rifletterci sopra. Non avevo certo intenzione di portarmelo a letto, ma volevo giocare con lui. D'altronde avevo deciso di farmi notare e quella era l'occasione giusta. Mi alzai facendo finta di nulla e poi mi chinai dando loro le spalle e fingendo di sistemare qualcosa dentro la mia borsa, mostrando, in quel modo, generosamente il mio sedere. Quando mi voltai erano ambedue a bocca aperta " Che c'e' ragazzi? Sembra che non avete mai visto una donna. Ora scusate ma voglio farmi un bagno. E comunque si, esiste anche un marito. Mi dispiace per voi ma dovrete dirottare le vostre attenzioni da qualche altra parte, magari con qualcuna della vostra eta'" dissi loro, scansando lievemente Matteo che mi ostruiva la strada per la piscina e camminando verso di essa nel modo piu' sensuale che conoscessi. Arrivata al bordo mi voltai verso di loro e stavano ancora la', sempre con la bocca aperta. Sorrisi ai due e li salutai con la mano quindi mi voltai di nuovo ed entrai in piscina con molta delicatezza. Dentro di me ero euforica. Erano bastati un paio di ancheggiamenti, uno slippino un po' particolare e quei due erano rimasti senza fiato. Mi domandavo cosa avrebbero potuto fare, anzi, cosa avrei potuto far fare a Luca, che era quello che mi interessava. Era questo quello che cercavo? Cosa volevo fare con quel ragazzo? Non ci sarebbe voluta una grossa abilita' seduttiva per portarmelo a letto, ma in quel momento mi sentivo di escludere un'eventualita' del genere, ed allora? Mi feci un paio di vasche nuotando rilassata e poi tornai a sdraiarmi sul lettino. Era inutile nasconderlo a me stessa, ma mi piaceva quello che avevo appena fatto. In fondo mi sentivo completamente libera da ogni vincolo con Marco. Ho gia' sostenuto come non me lo sentissi piu' come il mio uomo, almeno nel senso che solitamente si da ad una frase del genere. Io ero la sua padrona, la sua moglie padrona e potevo fare qualunque cosa. Era nel mio diritto. Ma un eventuale tradimento era da considerare come parte essenziale del nostro particolare rapporto oppure rappresentava un qualcosa in piu', un qualcosa che esulava dai nuovi ruoli che ci eravamo ritagliati? Decisi di non pensarci troppo. In quel momento avevo ancora troppi scrupoli per poter valutare la situazione con obbiettivita'. Un conto era quello di provocare, di attirare l'attenzione maschile, un altro era quello di fare sesso con un altro uomo. Mi rimisi a leggere e dopo una mezz'ora circa decisi di tornare in camera. Stavolta, per la strada di ritorno, non mi misi il pareo e camminai con sicurezza, con il sedere quasi completamente in vista. Forse inconsciamente pretendevo tutte quelle sensazioni che per un milione di motivi non avevo potuto avere da ragazza. Avevo conosciuto Marco che avevo 17 anni, mi ero sposata troppo presto, avevo avuto figli che ero ancora io stessa una bambina, troppe cose non avevo avuto nella mia vita e quindi forse sentivo il bisogno di rifarmi, di riprendermele con gli interessi in quel momento. O forse piu' semplicemente, tutto quel potere che avevo conquistato su mio marito mi stava facendo perdere la testa? Arrivai comunque al residence e notai che Marco era ancora indaffaratissimo nel sistemare le cose e qualcosa bolliva dentro di me. Ero un miscuglio di sensazioni inappagate ed avevo voglia di sfogarmi e di dimostrargli ulteriormente chi comandasse. Lui appena mi vide corse verso di me e si inginocchio' al mio cospetto. Era quello il nuovo modo che gli avevo imposto per salutarmi e mio marito non si faceva pregare per ottemperare a questo nuovo ordine " Accendimi una sigaretta" gli ordinai. Marco obbedi' prontamente, ma appena lo fece gli mollai un manrovescio con tutta la mia forza che cominciava ad essere notevole. Mio marito sbando' considerevolmente e si mise una mano in faccia " Ma che ho fatto?" frigno' " Sei peggio di una tartaruga. Guarda ancora che disordine. Ed io secondo te dovrei vivere in un casino del genere?" " No padrona. Mi perdoni, ma c'erano un mucchio di cose da fare. Sono dovuto anche andare a fare la spesa, ma fra un po' ho finito" Avanzai verso di lui. Ora aveva paura vera. Mi supplico' di non picchiarlo e tutto quello non faceva altro che accrescere la mia sensazione di superiorita'. Come si fa a descrivere cio' che sentivo? Era impressionante e meraviglioso. Lo presi per un braccio e lo sbattei contro il muro " Stasera per punizione rimarrai chiuso qua' dentro ed appena sento una lamentela, ti prometto che ti rinchiudo per tutta la settimana. Ed ora spogliati che ti voglio scopare" Non avevo preventivato niente. Le parole uscivano dalla mia bocca senza che riflettessi, ma erano come macigni. Era gia' eccitato intanto mio marito. Non ne poteva fare a meno, era la sua natura. Piu' mi comportavo male nei suoi confronti e piu' la sua erezione era considerevole. Era il mio giocattolo sessuale. Potevo decidere se, come e quando farglielo venire dritto. E naturalmente quella sensazione non faceva altro che accrescere la mia voglia. Sembrava Che tutti i nostri comportamenti dovessero poi sfociare nel sesso, visto che anch'io non potevo farne a meno dopo averlo trattato in quel modo Era anche meraviglioso gestire l'atto sessuale vero e proprio. Ero io ormai che prendevo l'iniziativa e quel giorno lo presi mettendolo seduto su una sedia e posandomi su di lui. Era molto scomodo per mio marito, ma straordinariamente eccitante per me che sentivo in quel modo l'interezza della sua virilita'. Poi ricominciammo. Eravamo forse nel momento migliore della nostra vita, sessualmente parlando. Ancora abbastanza giovani da essere nel pieno della nostra vigoria, e questo valeva soprattutto per lui, ovviamente, ma anche abbastanza esperti e maturi da poter giocare col sesso, cercando posizioni nuove e sensazioni sempre diverse. In questo Marco era sempre stato un maestro. Ho gia' avuto modo di dire come la sua fantasia fosse inesauribile, ma ormai anch'io non ero da meno. Non era solo sesso vero e proprio quello che facevamo, ma era la finalizzazione della mia dominazione e, di conseguenza, della sua sottomissione. Sembrava quasi che tutto quello che facevamo prima e dopo, la mia autorita', la mia severita' ed anche le botte che gli davo, ormai diventate giornaliere, fossero indirizzate e fossero programmate per quel momento. Giocavamo con le parole e con la sensualita'. Mi facevo dire innumerevoli volte quanto fossi bella, quanto fosse innamorato e dipendente da me, quanto terrore aveva al solo pensiero di perdermi ed infine mi concedevo solo dopo averlo fatto eccitare al punto giusto, quando, in ginocchio, mi chiedeva di fare l'amore perche' aveva assoluto bisogno di me, perche' non ce la faceva piu' e che lui si considerava l'uomo piu' fortunato del mondo solo per fare l'amore con me. Mi staccai da lui proprio quando non ne avevo piu'. Mi dissi che ero stata una cretina solo a pensare di tradirlo. Un maschio del genere me lo dovevo conservare a vita. Era stato ancora una volta semplicemente splendido, inesauribile, procurandomi orgasmi che mi avevano quasi tramortita. Chissa' se le altre donne, soprattutto quelle sposate come me, riuscivano ad avere una vita sessuale cosi' densa. Ritenni che il merito fosse soprattutto del nostro rapporto femdom che ci eccitava a dismisura facendoci vivere quei momenti intimi in quel modo cosi' intenso. Comunque sia, ero pienamente soddisfatta e mi avviai a fare un'ennesima doccia, non prima di avergli ordinato di farmi trovare la cena pronta. Quando terminai mi asciugai i capelli senza stirarli, lasciandomeli al naturale ovvero leggermente ondulati, in modo che mi dessero un effetto bagnato che trovai molto indicato per il mio viso, mi infilai un pantaloncino ed una maglietta ed andai a cena in veranda. A pochi metri di distanza altre famigliole cenavano contemporaneamente a noi. Alla nostra destra una coppia con tre bambini piccoli, mentre alla nostra sinistra un'altra coppia con due ragazzini preadolescenti. Notavo il loro stupore nel vedermi seduta a tavola mentre mio marito si occupava di tutto il resto. Se avevo intenzione di attirare l'attenzione, potevo ben dire che ci stavo riuscendo in pieno. Ed il bello doveva ancora arrivare. Terminai la cena soddisfatta. Ero affamata e Marco mi aveva servito a dovere " Tu sistema e pulisci che io mi vado a cambiare per uscire" Avevo detto questa frase a voce alta, per farmi sentire dai nostri vicini che infatti sorrisero divertiti, anche se un po' scocciati. Come avrebbero potuto spiegare ai loro figli un comportamento del genere? Me ne andai in camera ed aprii l'armadio che Marco aveva provveduto a sistemare. Traboccava di abiti. Mi ero portata l'occorrente per un mese invece che per una settimana. Avevo deciso che quella vacanza sarebbe stata all'insegna della trasgressione e vinsi le mie ultime remore. Indossai un abito celeste di rasatello lucido, elasticizzato e cortissimo che mi fasciava in modo splendido e che avevo gia' usato con Marco con risultati molto soddisfacenti. Indossando capi del genere si correva il rischio di superare il limite di sensualita' e provocazione, che era quello che mi ero prefissata, per scadere nel mignottesco, oltre naturalmente ad essere un invito a nozze per essere aggredite e violentate. Sul secondo punto mi sentivo abbastanza rilassata e tranquilla. A parte il fatto che se qualcuno avesse osato fare una scemenza del genere avrei saputo metterlo a posto, ci trovavamo comunque in un tranquillo villaggio vacanze ed un'eventualita' del genere mi sentivo di poterla scartare a priori. Per quanto riguardava il primo punto invece, dovetti optare per un trucco poco aggressivo proprio per prendere le distanze da una puttana di strada. In fondo avevo un bel viso, non c'era nemmeno bisogno di stravolgerlo. Non rinunciai pero' ad un bel sandalo con un tacco 12 che mi faceva apparire maestosa. Quando mi presentai davanti a Marco, il suo sguardo era tutto un programma " Ricordati quello che ti ho detto prima" lo ammonii " una sola parola e trascorri il resto della settimana chiuso qua' dentro. O forse ancora pensi che sia tutto un gioco?" " No padrona, non lo penso piu' ormai" mi rispose con un filo di voce. Mi guardava scuotendo la testa. La sua bella mogliettina lo stava lasciando solo in camera, vestita che piu' provocante non si poteva e lui non poteva fare niente. Credo che in quel preciso momento mio marito abbia avuto il primo vero pentimento per avermi plagiata. Andava tutto bene, che lo picchiassi anche duramente, che gli avessi tolto la gestione economica, che lo mettessi spesso in punizione, ma mandarmi in giro in quel modo, fasciata in un abito semi trasparente senza di lui al mio fianco non poteva ammetterlo e lo stava sconvolgendo. Eppure non poteva dire niente e quindi ne ero felice. Quello era il potere vero. Obbligare una persona a fare quello che lui non vorrebbe. Ma era quella la vendetta che avevo cercato in quei mesi? Forse si o forse non si trattava piu' neanche di quella ed ero semplicemente cambiata io. Grazie a lui oppure per colpa sua, mi sentivo diversa dentro ed ero pronta ad affrontare il mondo in modo diverso. Aprii la porta ed uscii. I primi sguardi che si posarono su di me mi fecero subito dimenticare tutte le mie remore. Era una sensazione meravigliosa, che mi faceva sentire viva. Fino ad allora li avevo sempre vissuti in modo diverso, piacevole ma a volte anche fastidioso ed invece il compiacimento che stavo provando allora, apparteneva ad una dimensione differente, carica di erotismo e di sublimazione erotica. Arrivai all'anfiteatro che lo spettacolo, se cosi' si puo' chiamare, era gia' iniziato. Era quasi pieno ed evidentemente il villaggio si doveva essere riempito nel prosieguo di quella giornata, anche se, come avevano detto i due animatori quel pomeriggio, si trattava per lo piu' di persone di una certa eta'. Non mancavano pero' persone piu' giovani ed io mi sedetti proprio vicino ad una coppia di ragazzi di una ventina d'anni. Accavallai le gambe maliziosamente e mi accesi una sigaretta, fingendo indifferenza alle occhiate, alcune sfuggenti, altre invece insistite, che continuavano ad arrivarmi, mentre sul palco c'era la presentazione di tutti gli animatori che ci avrebbero dovuto accompagnare durante quella settimana. Pochi minuti prima che terminasse lo spettacolo me ne andai e mi sedetti ad un tavolo del bar che si trovava proprio a fianco dell'anfiteatro. Non dovetti attendere molto. Due uomini chiesero se ero da sola e risposi loro che in effetti lo ero e si sedettero vicino a me. Erano due quarantenni che avevano vinto un importante, a sentir loro, torneo di tennis nella loro citta' e che come premio, oltre ad una grossa coppa, c'era anche quella settimana gratis in quel villaggio vacanze. Mi divertivo. Il fatto che li avessi fatti accomodare aveva dato loro la sensazione che potessi essere una preda piuttosto facile. Mi offrirono da bere, mi fecero diversi complimenti, ma per me finiva la. Non mi entusiasmavano ne fisicamente e neanche mentalmente. Erano tutt'altro che stupidi, ma dopo una mezz'ora cominciavano ad annoiarmi. Stavo per chiedere loro di lasciare il mio tavolo quando vidi il ragazzo dello staff, Luca. Aveva un jeans corto ed una magliettina nera con una stampa e si avvicino' sfoderando un bel sorriso " Ecco di nuovo la sirena della piscina. Ti e' piaciuto lo spettacolo?" " Devo essere sincera? Me ne sono andata prima. Siete tutti simpatici ma io amo divertirmi in altre maniere" Mi chiese se disturbava, visto che ero in compagnia, ma io gli feci cenno di sedersi, con grande disappunto dei due che pensavano di avermi conquistata " E come ami divertirti?" mi chiese. Aveva un bel sorriso, era decisamente carino, ma era un ragazzino. Eppure per la prima volta nella mia vita sentivo un'attrazione considerevole verso un maschio che non fosse Marco " Sono tanti i modi per trascorrere una serata divertente. Non trovi?" risposi sibillina, accompagnando la frase con un sorriso che era tutto un programma " Io ne conosco uno" fece uno dei due quarantenni, ma io non mi rivolsi neanche a guardarlo. Il mio sguardo era tutto per Luca che sembrava aver perso la sua faccia tosta e si trovava in difficolta'. Mi alzai dicendo ai miei corteggiatori che era giunto il momento che mi ritirassi. Feci un paio di passi e mi rigirai guardando nuovamente il ragazzo, quasi ad invitarlo a seguirmi. Luca infatti, scatto' in piedi e corse verso di me " Aspetta. Non so nemmeno come ti chiami" " Patrizia, ma tutti mi chiamano Patty" " Patty, posso dirti che sei uno schianto" " E tu sei poco piu' di un ragazzino" " Ho 22 anni, non gioco piu' alle biglie da tanti anni ormai" Sorrisi maliziosa " Ho voglia di farmi una passeggiata, Luca. Accompagnami" Ci dirigemmo verso la spiaggia. Mi racconto' brevemente la sua vita, del fatto che fosse uno studente che si pagava le vacanze facendo l'animatore, mentre io glissai completamente sulla mia. Come spiegargli la mia vita matrimoniale? Camminammo per un po' sul vialetto antistante la spiaggia. Ogni tanto mi guardava facendo finta di osservare altrove ed io trovavo la cosa molto tenera. Era abbastanza impacciato. Era piuttosto evidente che fosse un tipo sveglio e che con una sua coetanea avrebbe saputo come comportarsi, ma io lo stavo mettendo in notevole imbarazzo. Il mio abbigliamento, i miei modi sicuri e spavaldi, la differenza di eta' lo stavano mettendo in grossa difficolta' e gli avevano tolto tutte le sicurezze che aveva. " Ti piaccio Luca?" gli dissi sfrontata fermandomi improvvisamente quando mi resi conto che eravamo arrivati in un angolo del villaggio abbastanza nascosto " Dio mio Patty, a chi non piaceresti? Sei veramente bellissima. Non ho mai incontrato una donna come te" Guardai i suoi occhi. Quello sguardo di passione, di desiderio nei miei confronti, era simile a quello che aveva mio marito. Era questo quello cercavo? Forse si. Presi l'iniziativa, visto che lui si limitava a guardarmi ed ammirarmi senza fare la prima mossa e lo baciai. Il mio primo bacio dato ad un altro uomo da quando conoscevo Marco. Ma mio marito era lontanissimo in quel momento, completamente fuori dai miei pensieri, mentre io mi lasciavo trascinare da quella situazione che mi stava facendo perdere il controllo. Lo presi per mano mentre lui si passava ripetutamente la lingua sulle labbra quasi ad assaporare di nuovo il mio bacio " Ce l'hai una stanza tutta tua?" gli chiesi in modo diretto e lui accenno' di si con la testa. Mi condusse nel suo bungalow, fermandoci quasi ad ogni passo per baciarci nuovamente. Entrammo e per prima cosa Luca si tolse la maglietta mettendo in mostra il bel fisico che comunque si intravvedeva anche prima. Aveva perso ogni timidezza e mi spinse quasi con violenza addosso ad un muro " Mi stai facendo impazzire. Ti voglio" Mi feci togliere il vestito e rotolammo poi sul letto. Gli tolsi il pantaloncino e lo aiutai a mettersi il profilattico. Era la prima volta che ne vedevo uno e soprattutto sarebbe stata la prima volta che lo avrei usato visto che con mio marito naturalmente, non ne avevo mai fatto uso. Non ci furono preliminari. Monto' immediatamente su di me e facemmo l'amore. Duro' tutto pochi minuti e poi lo sentii gemere di desiderio e rialzarsi. Era tutto finito ed io non avevo fatto in tempo neanche a scaldarmi. Luca si rialzo' togliendosi il profilattico che getto' nel cestino del bagno mentre io rimasi nuda e pensierosa sul letto per alcuni secondi e poi mi alzai anch'io. Misi lo slip dentro la borsa e mi rivestii senza indossarli " Aspetta Patty, non te ne andare" Scossi la testa " E' meglio che me ne vada invece" Ero stizzita ed arrabbiata con me stessa " Sei delusa? Ero eccitato come un pazzo e non ce l'ho fatta a resistere. Tu sei cosi' bella e sensuale che mi hai fatto perdere completamente la ragione. Ma abbiamo tanto tempo di fronte a noi. Non te ne andare per favore" Mi avvicinai a lui e lo accarezzai teneramente " Non fa niente, non ti preoccupare. Per questa sera comunque basta" mi infilai i miei sandali e presi la mia borsa " Ti rivedro' domani?" " Il villaggio e' piccolo. Scommetto che ci incontreremo di nuovo" " Intendevo dire se domani tu...." " Ho capito cosa intendevi. Vedremo" risposi enigmatica aprendo la porta ed uscendo dal bungalow. Respirai a pieni polmoni l'aria frizzante della sera e m'incamminai verso il mio residence. Avevo appena tradito mio marito ed avrei dovuto prendere una decisione nei suoi riguardi. Lasciarlo? Non dirgli niente? Oppure dirgli tutto e vedere la sua reazione? Decisi di rimandare tutto al giorno seguente. In fondo era ormai notte e la notte mi avrebbe portato consiglio. Se volete dialogare con me, inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it