LA VITA DI PATTY Patty ed il fine settimana al mare Questo � il quindicesimo capitolo de . Nei precedenti, racconto in che modo sono riuscita a diventare una moglie dominante, approfittando sia della supremazia fisica acquisita grazie a due anni di intensi allenamenti, sia al fatto che mio marito amava essere un uomo sottomesso. Da quella serata fetish avevo tratto alcuni insegnamenti che entrarono di diritto a far parte delle mie abitudini fisse. Per prima cosa, e non poteva essere altrimenti, mi ero appassionata agli indumenti in lattice. Avevo cercato inutilmente di poterli comprare in un negozio, come avevo fatto a Londra, ma poi ero stata costretta a ripiegare su acquisti on line. Tutto sommato non fu una scelta sbagliata e dopo pochi giorni iniziarono ad arrivarmi le prime ordinazioni. Comprai in poco tempo di tutto: abiti, scarpe, intimo e naturalmente i pantaloni in vari colori, tutte cose che poi indossavo regolarmente durante le nostre sessioni, per la gioia e la grossissima eccitazione di mio marito ma anche della mia. Ancora una volta avevo scoperto come noi due fossimo assolutamente compatibili. Appena mi vedeva vestita in quel modo Marco raggiungeva picchi di desiderio che si era imparato a controllare solo con grande difficolta', ma anch'io non ero affatto immune da quella sensualita' che emanavano quegli indumenti per svariati motivi. Tanto per cominciare mi piacevo. Rimanevo diversi minuti a guardarmi davanti lo specchio, proprio come facevo da bambina quando mi mettevo le scarpe con i tacchi di mia madre e fingevo di essere una donna. Quegli abiti mi facevano tremendamente sexi, aiutati naturalmente dal mio fisico che era ormai diventato esplosivo e che strideva, creando un contrasto quasi assurdo, con il mio volto dai lineamenti delicati e dal mio sorriso che era considerato molto dolce ed espressivo. In secondo luogo era proprio l'eccitazione di mio marito a crearmi scompensi ormonali. Sentirmi desiderata in quel modo anormale, innescava in me delle sensazioni particolari che andavano dal desiderio sessuale vero e proprio alla smania della dominazione. A parte comunque l'abbigliamento in lattice c'era stata anche la svolta del linguaggio che non era affatto secondario. Dovendo rivolgersi a me con deferenza, c'era stato un notevole accrescimento della sua sottomissione e, di conseguenza, della mia severit� nei suoi confronti. Non era affatto facile per lui parlarmi in un certo modo davanti ad altri e poi in un altro appena rimanevamo da soli, cosi' come era complicato per me del resto. Davanti a chiunque altro il nostro atteggiamento era quello di una coppia normale, anche se ormai era abbastanza evidente la mia supremazia nei suoi confronti. Le mie sorelle ad esempio, avevano scambiato quel suo atteggiamento per quello di un uomo completamente innamorato di me e che pendeva letteralmente dalle mie labbra, mentre il mio passava piu' che altro per quello di una donna forte, sicura, autoritaria e consapevole del proprio fascino, ma che rientrava pur sempre in determinati canoni. Cercavo infatti di non approfittarmi troppo di lui e di non dargli ordini troppo smaccati, ma la nostra vera personalita' stava uscendo pian piano anche al di fuori delle quattro mura domestiche. Mi ripromisi pero' di non esagerare in tal senso, anche se non posso negare che mi faceva impazzire essere dominante anche davanti agli altri. Ma c'erano anche le bambine ed io volevo cercare di farle vivere il piu' possibile in modo normale e non crear loro traumi psicologici. Nel frattempo continuavo ad allenarmi intensamente, ancor piu' di prima. Tanto per cominciare ai primi di maggio avevo fatto un passaggio di cintura nel judo. Ero diventata cintura blu. Una semplice cintura blu che pero' combatteva ormai con quelle nere da pari a pari e senza alcun timore reverenziale. Alcune volte perdevo, altre vincevo, ma il mio valore era senz'altro superiore a quello che indicava la mia cintura. Anche nella kick-boxing i miei progressi erano stati evidentissimi e Daniele, il mio allenatore, mi promise che presto avrei potuto sfidare anche qualche uomo, naturalmente solo in allenamento, anche perche' le donne che frequentavano la mia palestra cominciavano ad essere nettamente inferiori a me. Questo mi fece particolarmente contenta e non vedevo l'ora di mettermi in guardia di fronte ad un maschio. Contemporaneamente non rinunciavo certo ai miei allenamenti personali con i pesi che lo stesso Daniele mi dava ormai quasi quotidianamente. La somma delle ore che dedicavo quindi a fare del mio corpo un'arma veramente letale, era diventata enorme. Tre o quattro ore al giorno, tutti i giorni tranne sabato e domenica, per diventare sempre piu' forte, senza che sapessi neanche io il motivo esatto, visto che mio marito ormai non mi dava alcun problema, ma ormai la mia era diventata una fissazione. A parte le mie bambine che rimanevano ovviamente le cose piu' importanti per me, tutta la mia vita era dedicata al culto del mio corpo ed alla sottomissione di Marco ed ogni piccolo problema che si frapponeva a questi obiettivi mi mandava completamente fuori di testa. Era trascorso intanto poco piu' di un mese da quando avevo indossato per la prima volta quegli indumenti in lattice e mi stavo preparando per un nuovo piccolo viaggio. I piu' attenti tra di voi ricorderanno senz'altro la mia vacanza dello scorso anno, quando mi fu offerta una settimana gratuita da trascorrere in un residence all'interno di una vasto villaggio vacanze. Decisi di usufruirne. Per prima cosa dovetti naturalmente chiedere alla titolare del negozio dove lavoravo, ovvero mia cugina Alessandra, il permesso di allontanarmi. Era l'ultima settimana di maggio e non era proprio un periodo adattissimo a fare delle vacanze, ma era anche l'ultima possibilit� di usufruire di quel buono in quanto, alla fine di quel mese, sarebbe iniziata l'alta stagione e non avrei avuto piu' modo di spendere quel viaggio omaggio. Riuscii con un po' di difficolta' a convincerla. Del resto sapevo di esserle necessaria e quindi alla fine dovette cedere. Quel lavoro era molto comodo per me, ma anche per lei ero stata una manna dal cielo. Ero onesta, fidata e molto motivata, oltre che abbastanza capace e pertanto mia cugina fece buon viso a cattivo gioco cedendo alle mie richieste. Telefonai quindi in albergo e, constatata la disponibilita' dei posti, prenotai. Era per me molto importante evadere dalla quotidianita' pur molto serena ed eccitante che vivevo in quel periodo. Sarebbe stata una settimana in cui avrei potuto accentuare il mio potere su Marco. Saremmo stati da soli e lui si sarebbe dovuto dedicare a tutto. Avrebbe dovuto cucinare, fare la spesa, ripulire e soprattutto servirmi, visto che la formula residence era proprio incentrata su quello. Non avevo mai amato quel tipo di vacanza, ma in quel momento era l'ideale per quello che avevo intenzione di fare. E' vero che erano tutte cose che gia' faceva regolarmente a casa, ma il fatto di stare da soli, senza nessuno che ci conoscesse, mi faceva pregustare una settimana molto intensa. Arrivai quindi alla settimana antecedente la partenza. Decisi di trascorrere quel fine settimana nella casa al mare dei miei suoceri. Mi ero resa conto che avevo bisogno di un po' di abbronzatura prima di partire e volevo approfittarne per cercare di prenderne un po' in quei due giorni ed appena terminai il lavoro partii insieme alle bambine ed a mio marito. Era un breve viaggio che durava poco meno di un'ora e mi ritrovai, per la prima volta durante quella stagione, in quella casa che ormai consideravo come mia. C'era ovviamente polvere e disordine, ma non era un problema che mi riguardava. Avevo gia' avvertito Marco che avrebbe dovuto pulire e riordinare tutta la casa e, naturalmente, non avevo ricevuto obiezioni. Ormai era terminato il periodo in cui faceva le cose per farsi punire o picchiare. Sapeva che non lo tolleravo e si comportava di conseguenza, obbedendo senza il minimo accenno di reazione ed espletando i miei ordini cercando di fare del suo meglio. Questo non significava certo che era immune da punizioni o dal prendersi la sua dose di percosse. Lo tenevo sempre sotto tiro, senza tralasciare il minimo dettaglio e la minima imprecisione nei suoi lavori. Si trattava per lo piu' di lavori domestici, ma ormai avevo delegato a lui tanti altre faccende di cui prima mi occupavo io. L'importante era che mi ragguagliasse su tutto quello che gli facevo fare, mentre la mia preoccupazione era soltanto quella di accertarmi che fosse fatto bene. Indossai il costume e le bambine fecero altrettanto, correndo poi nel piccolo giardino antistante la casa per giocare. Mi avvicinai a mio marito che era intento a fare le prime pulizie cogliendolo alle spalle quasi di sorpresa. Marco trasali' " Tranquillo non ho intenzione di farti del male. Per adesso. Io vado al mare con le bambine. Quando ritorno spero di trovare tutto sistemato" " Certo padrona. Metto in ordine la casa e poi vado a comprare qualcosa per mangiare. Vuole che le prepari qualcosa di particolare?" " No, pensaci tu" gli risposi prendendolo come di consueto per il mento, gesto che mi dava un'autorita' ancora piu' smaccata di quella che gia' possedevo in abbondanza " se ti sarai comportato bene e mi avrai soddisfatta, ti faro' uscire con me stasera e ti portero' a mangiare un bel gelato, altrimenti te ne rimarrai a casa" " Faro' del mio meglio padrona. Spero di non deluderla. Mi piacerebbe tanto poter uscire con lei, accompagnarla e godermi la sua bellezza" rispose pieno d'adorazione. Non ero mai uscita ancora da sola, anche se sapevo che l'avrei potuto fare quando volevo. In realta' non era mai stata una mia aspirazione. La mia necessita' primaria era quella di trascorrere piu' tempo possibile proprio con lui, per fargli pesare il mio dominio ed anche quella minaccia era un po' campata in aria. Al limite sarei uscita con le mie figlie a farmi una passeggiata per le vie di quella cittadina balneare, non avrei fatto certo niente di sconvolgente. Ad ogni modo, senza togliere la mia mano dalla sua faccia, rafforzando invece la presa, lo baciai con volutta', quasi a sancire il mio potere su di lui. Anzi, la mia proprieta'. Quando mi staccai da lui, Marco mi osservo' estasiato. Era innamorato di me in modo sicuramente diverso da quello che solitamente si intende per amore. La sua poteva paragonarsi a vera e propria adorazione e si capiva da ogni suo gesto. Forse tutto quell'amore non era indirizzato a me ma a quello che rappresentavo per lui, ma ad ogni modo a me la cosa soddisfaceva in pieno anche cosi'. Intanto constatai ancora una volta come fosse estremamente piacevole anche fare quei gesti, apparentemente d'amore, ma che in realta' racchiudevano un significato molto piu' profondo. Ero io infatti che decidevo se punirlo o premiarlo, proprio come si fa con un bambino piccolo o con un cane ed anche quello era potere. Marco ormai dipendeva esclusivamente da me e quella sensazione era ubriacante. Uscii da casa, presi le bambine e me ne andai al mare felice come una pasqua. Dovevo abbronzarmi per essere perfetta per la prossima settimana, quella della partenza. Il prosieguo della giornata non fu di vitale importanza. Mi rosolai al sole coperta da creme abbronzanti mentre le bambine giocavano allegramente sulla sabbia e quando tornammo a casa era tutto magicamente pulito. Marco si era dato un bel daffare e, siccome anche la cena fu di mio gradimento, lo ricompensai come gli avevo promesso, facendolo uscire con me nel corso della serata, con sua grande gioia. Ogni tanto mi chiedevo ancora come tutto questo fosse possibile, eppure era cosi'. Avevo letto che gli uomini sottomessi tendono a vedere la loro padrona quasi come un'entita' sovrannaturale, aumentandone a dismisura i pregi ed annullandone completamente i difetti e forse Marco mi vedeva come una sorta di dea. Ma quella sera, in cui mio marito mi riempi' di elogi per la mia bellezza, la posso considerare come la quiete prima della tempesta. Il giorno seguente infatti, ci alzammo di buon mattino per andare di nuovo in spiaggia. Marco preparo' la colazione per me e per le bambine e poi mi chiese se poteva raggiungermi in spiaggia in seguito, in quanto prima sarebbe dovuto andare a fare delle compere per il pranzo e la cena di quella giornata. Naturalmente acconsentii. Prima di andare in spiaggia mi recai al mercatino settimanale per comprare dei costumini nuovi per le bambine, ma dopo averli scelti, mi accorsi, con mio grande disappunto, di non avere liquidi ma solo la carta di credito che le bancarelle non accettavano e che comunque non avrei neanche potuto usare in quanto avevo gia' speso oltre il mio budget mensile. Diedi al commerciante un piccolo acconto per tenere da parte le cose che avevo comprato riproponendomi di passare dopo con calma. In fondo il mercatino era a poche centinaia di metri dalla spiaggia. Me ne andai quindi al mare, attendendo che Marco mi raggiungesse e quando lo vidi, mi feci dare una sostanziosa elargizione per ritirare i costumini. Come ho gia' avuto modo di dire, potevo considerarmi una spendacciona. Dilapidavo quasi interamente il mio stipendio ed in due anni e mezzo di lavoro avevo messo da parte ben poco, spendendo per me e per le bambine. In tal modo pero' non facevo rientrare le mie esigenze nel bilancio familiare e lo stipendio che guadagnava Marco, tolto il mutuo, ci faceva vivere in maniera piu' che decorosa. Il nostro tenore di vita poteva equipararsi infatti, a quello di una famiglia quasi benestante. Insomma, non ci mancava nulla e potevamo anche permetterci di toglierci piccole soddisfazioni. Ma quando mio marito apri' il portafogli consegnandomi le banconote, qualcosa scatto' nella mia testa. Che razza di padrona ero se dovevo chiedere a lui i soldi per fare una spesa extra? E' vero che non ero mai stata brava a far quadrare il bilancio, ma ero sveglia ed avrei potuto imparare presto e comunque, man mano che camminavo per andare al mercato, cominciavo a considerare quella cosa come imprescindibile per il mio rapporto dominante. Mentre ritornavo poi, avevo preso la mia decisione. Dovevo assolutamente avere io in mano le redini economiche della famiglia. Non mi interessava certo spendere quei soldi a mio piacimento, ma volevo essere io a gestirli, magari rimanendo con i piedi ben piantati per terra per il bene della famiglia. Non volevo apportare grandi cambiamenti quindi, ma ritenevo che, per il rapporto che si era instaurato con mio marito e per il modo in cui io intendevo dominarlo, fosse assolutamente necessario. Quando tornai in spiaggia quindi, presi da una parte Marco, che era intento a chiacchierare on un nostro vicino d'ombrellone " Dobbiamo andare un attimo a casa. Devo parlarti di una cosa molto importante" gli intimai sottovoce ma decisa. Non avevo voglia di essere troppo autoritaria vicino a tutta quella gente che ci conosceva ormai da molti anni. Mio marito obietto' qualcosa ma il mio sguardo severo lo fece desistere. Chiesi alla mamma di un'amichetta delle mie figlie se poteva dare un'occhiata anche a loro e, dopo aver ricevuto risposta positiva, ci incamminammo verso casa. Marco era decisamente preoccupato e la cosa mi divertiva " Ho fatto qualcosa di sbagliato, signora?" s'informo' " Ora saprai" risposi freddamente prendendolo per un braccio e proseguendo a camminare per quelle poche decine di metri che ci separavano ormai dall'abitazione " Vai a prepararmi un caffe'" gli ordinai appena entrati. Ne approfittai per guardarmi allo specchio. Avevo un due pezzi a tinte floreali con la mutandina con i laccetti abbastanza piccolo ma non troppo scosciato. Non era quello il posto adatto per fare scena, ma ne avevo comprati un paio che avevo intenzione di portarmi fuori la settimana seguente che erano invece molto appariscenti, anzi, erano l'esatto contrario in quanto erano minuscoli, ma che avrebbero reso me particolarmente appariscente. Continuavo a rimirarmi pensando a quanto fossi cambiata rispetto a due anni e mezzo prima, quando Marco arrivo' con il caffe'. Lo bevetti e quindo gli ordinai di accendermi una sigaretta. Mi sembrava di essere ritornata indietro nel tempo a due mesi prima, nel giorno in cui io scoprii il suo inghippo. Io seduta sul divano e lui in trepidante attesa di quello che dovevo dirgli " Vedi Marco, non mi va proprio che sia tu a gestire i soldi che entrano nella nostra famiglia" esordii andando subito al sodo " Non capisco signora. E' vero che sono io a gestirli, ma i soldi sono per tutta la famiglia e lei sa perfettamente che sto molto attento a questo e non sono uno di quelli che si mette a fare spese pazze" " Non me ne importa niente che tu sia stato bravo nel gestirli fino ad ora. Ho deciso di prendere in mano io le redini anche di questa cosa e quando ritorneremo in citta' mi metterai al corrente di tutte le spese. A te daro' qualcosa per le tue spesucce settimanali e te la farai bastare e per tutte le altre spese dovrai chiedere a me, compresi i soldi per la spesa alimentare che ti daro' giornalmente e che controllero' scrupolosamente" Marco ascoltava tutto con gli occhi sbarrati. Non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere da me e si alzo' di scatto " Non puoi fare una cosa del genere Patty. Questa e' una cosa seria, non e' piu' un gioco. Sono un uomo, lavoro e mi faccio un culo tanto, non puoi lasciarmi con una paghetta come se fossi un bambino" E cosi' finalmente lo avevo fatto incazzare. Malgrado tutto quello che era accaduto, malgrado le botte e le punizioni che gli avevo dato, mio marito ancora considerava il nostro solamente un gioco. Mi alzai anch'io dal divano. Ero molto calma e mi avvicinai a lui decisa e sicura " Te l'avevo detto che il nostro non era piu' un gioco. Tu farai quello che io ti ordino con le buone o con le cattive. Intanto preparati perche stai per ricevere un sacco di botte, mio caro. Non dovevi azzardarti a darmi del tu e tantomeno ad alzare la voce in quel modo. Alla fine capirai che quella che stai vivendo e' la vita vera e non un gioco per farti eccitare. Te l'avevo avvertito ma tu non hai voluto credermi" Lo guardai bene in faccia mentre continuavo ad avvicinarmi. Avevo in mente solo una cosa: fargliela pagare e soprattutto fargli capire una volta per tutte che comandavo io e se per farlo avrei dovuto usare la forza, tanto meglio. La cosa mi solleticava non poco. Marco intanto indietreggiava impaurito " Aspetta Patty. No, mi scusi, padrona. Non volevo mancarle di rispetto. Cerchiamo di ragionare. Lo so che lei e' piu' forte di me, non c'e' bisogno che mi dia un'altra dimostrazione" " Troppo tardi stronzetto. E se ne hai la forza cerca di difenderti perche' non smettero' fino a che non ti vedro' strisciare per terra. Te l'avevo detto che avevi commesso un grave errore a farmi diventare quella che sono" Ero ormai di fronte a mio marito, all'uomo che aveva voluto fare di me una dominatrice ed io lo ero diventata. Non come voleva lui pero'. Sentivo in me una strana forza, un desiderio incontrollabile di ridurlo veramente in schiavitu'. Ormai quella situazione mi aveva presa del tutto e non riuscivo piu' a scindere le cose giuste da quelle sbagliate. Mi liberai delle mie ciabattine da mare ed iniziai a girargli intorno, incurante del fatto che Marco mi chiedesse di non picchiarlo. Sapeva che non avrei rinunciato e tento' una sortita cercando di prendermi le mani con le sue. Gesto molto stupido perche' mi diede modo di dargli una tremenda ginocchiata al plesso solare che lo fece piegare in due facendogli mancare l'aria. Se avevo ancora dubbi sulla mia superiorita', erano bastati pochi secondi a dissiparla completamente. Non proseguii nemmeno. Era tutto troppo facile e mi allontanai dandogli modo di rifiatare. " Cerca di farmi divertire almeno un po'" gli dissi sorridendo e sempre piu' sicura delle mie capacita'. Marco si rimise in posizione eretta, ma non sapeva minimamente lottare. Era dotato di una forza abbastanza elevata ma non sapeva sfruttarla e per me era un gioco da ragazzi riuscire ad entrare nella sua guardia approssimativa. Quando poi cercava di attaccare, per lui era peggio ancora in quanto mi lasciava tutta la sua sagoma a disposizione. Ed infatti non sapeva come comportarsi, alternando delle timide sortite che non avevano alcun effetto a difese banali e senza speranza. Dopo alcuni secondi decisi che era giunto il momento di fare sul serio e feci muovere dapprima la mia gamba sinistra in un che pero' Marco riusci' a schivare muovendosi sulla sua destra, ma nulla pote' invece quando indietreggiai di qualche centimetro per poterlo colpire ancora con un calcio portato all'altezza del viso, stavolta con il dorso del piede destro. Sentii distintamente il mio piede affondare sulla sua faccia e vidi schizzi di sangue derivanti dall'ennesima rottura delle labbra che gli infliggevo. Marco ando' a sbattere contro il muro e senza perdere tempo gli presi il braccio destro con la mia mano sinistra mentre con la destra lo afferrai per una gamba chinandomi e rialzandomi di scatto lo feci ruotare sulle mie spalle, praticamente sollevandolo, facendolo piroettare ed infine facendolo cadere ad un paio di metri di distanza proprio sopra su una sedia di legno che si schianto' sotto il peso di mio marito. La tecnica che avevo utilizzato si chiamava , una delle piu' spettacolari che i judoka hanno a disposizione. Marco mi guardo' terrorizzato mentre avanzavo verso di lui. Grido' aiuto, mi chiese di fermarmi ed invece io mi sentivo adrenalinica e senza pieta' e lo colpii di nuovo all'altezza dello stomaco mentre era ancora per terra. Ora piangeva Marco, senza ritegno, dolorante, con il fiato che gli mancava di nuovo e soprattutto impossibilitato a difendersi. Lo presi per il braccio facendolo rialzare e sbattendolo al muro e preparai il pugno con la mano destra " Allora tesoro" gli dissi ironica " Che cosa hai deciso?" " Faro' quello che dice lei signora " singhiozzo' sempre piu' terrorizzato, ma malgrado questo non ebbi compassione e lo colpii ugualmente con il pugno che avevo preparato. Non usai neanche tutta la violenza e la forza che possedevo, ma, malgrado questo, mio marito giro' la testa, chiuse gli occhi e scivolo' per terra con un rivolo di sangue che gli scendeva dalla bocca. Dovetti attendere qualche secondo prima che li riaprisse in quanto, evidentemente, aveva perso i sensi per qualche istante. Era seduto per terra, con il corpo appoggiato al muro mentre io troneggiavo in piedi sopra di lui. Respiravo profondamente per calmarmi. Il mio istinto era quello di proseguire a picchiarlo, dargliene tante da mandarlo all'ospedale, mentre la mia razionalita' mi diceva invece di smettere perch� era gia' ridotto male ed ormai aveva capito perfettamente quello che volevo da lui " No, basta, la prego" supplico' intanto Marco mentre io poggiai il mio piede destro sul suo collo " Cosi' mi uccide. Faro' quello che lei mi ordina, non osero' piu' mettere in discussione una sua decisione" Gli tolsi il piede dal collo e lo presi per i capelli con violenza, facendolo alzare. Quando fu di fronte a me lo colpii con due tremendi ceffoni che lo fecero di nuovo cadere per terra " Alzati idiota" gli ordinai con severita' e quando lui lo fece, lo afferrai per il collo con la mano destra " Che tu alla fine facessi quello che volevo era scontato. Ora forse avrai capito definitivamente che non giocavo quando ti dicevo che il tuo burattino ora vive di vita propria" " Io non volevo questo" disse mio marito proseguendo a piangere " Io volevo che il nostro fosse un gioco, un gioco in cui avrei adorato e servito la mia padrona. Una padrona piu' forte di me che ogni tanto mi dimostrasse la sua superiorita'. Non volevo prendere tutte queste botte. Lei mi fa paura adesso" Sorrisi. Era proprio quello che volevo e ne ero straordinariamente felice " Non me ne frega un cazzo di quello che desideravi ed il fatto che io ti faccia paura era proprio quello che volevo. Tu devi fartela sotto se solo ti guardo storto. Hai sbagliato i tuoi calcoli mio caro. Non avresti mai potuto immaginare che mi sarei immedesimata cosi' tanto nella parte. Ma ora le cose stanno cosi' e se non ti stanno bene vattene. Anzi, sono io che ti caccio via a calci in culo" terminai dandogli una poderosa spinta e mandandolo di nuovo in terra per poi prenderlo per un braccio e trascinarlo verso la porta. Non so se volessi cacciarlo veramente o se volessi soltanto provare a tastare la sua disponibilita' e la sua totale sottomissione " No padrona, no" urlava intanto con disperazione mio marito. Per fortuna la nostra casa era abbastanza isolata altrimenti con tutte quelle grida sarebbe gia' intervenuta la polizia " Non mi cacci, la prego. Io non posso vivere senza di lei. Non m'importa quello che lei fara' di me, ma ho bisogno di lei, mia padrona. Le chiedo solo umilmente di poter vivere accanto a lei. Non era quello che sognavo, ma forse e' meglio. Ora so di avere una vera padrona, una donna che non mi perdonera' nulla e non un burattino costruito da me. Mi faccia rimanere mia signora e non se ne pentira'" Mi fermai ad un paio di metri dalla porta. Che senso aveva cacciarlo in fondo? " Chiedimelo in ginocchio, come uno schiavo deve fare di fronte alla sua padrona" gli ordinai lasciandogli il braccio. Marco esegui'. S'inginocchio' di fronte a me ripetendo tutto, mentre io assaporavo tutte quelle suppliche, sentendomi sempre piu' potente ad ogni parola che gli usciva dalla bocca. Ancora una volta, come tutte le altre volte che gli avevo messo le mani addosso, la smania di fare sesso si era impadronita di me. Piu' io ero violenta nei suoi confronti e piu' quella particolare smania s'impadroniva di me. Non volevo premiarlo pero'. Gli ordinai di tirarmi giu' lo slip del costume e senza ordinargli nulla mio marito aveva gia' compreso. Volevo avere del sesso orale e lui lestissimo mi accontento'. Dopo qualche minuto esplosi in un orgasmo pieno, chiudendo gli occhi e respirando affannosamente. Era rimasto in ginocchio in attesa di miei ordini ed io sentivo di non essere ancora sazia, malgrado fosse stato piacevolissimo. Mi voltai e mi piegai, mettendogli il sedere in faccia. Ormai mi consideravo assolutamente libera da tutti i tabu' che avevano caratterizzato la mia vita fino ad allora " Hai sempre detto che il sedere � la parte piu' bella del mio corpo. Dimostramelo! Voglio sentire la tua lingua dentro il culo. Avanti" Si, ero diventata perversa anche nel sesso. Non avevo mai svolto quella pratica. A dir la verit� non l'avevo mai neanche desiderata, eppure appena sentii la sua lingua capii che quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie. Questa volta fu diverso. La sensazione che provai fu stupefacente, non riuscivo a stare ferma e davo ogni tanto colpi d'anca respirando sempre piu' affannosamente. Quando termino' mi adagiai anch'io sul pavimento per riprendere fiato. Rimasi in quella posizione per diversi minuti, pienamente soddisfatta sessualmente, poi in silenzio mi alzai e ed andai a lavare le mie parti intime. Mi rimisi lo slip e guardai mio marito che era ancora nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato " Io vado a finire di prendere la mia tintarella" gli dissi mentre stavo per aprire la porta " Ed io? Mi fa rimanere con lei, padrona?" " Per il momento si" " Grazie padrona. E' tutto quello che chiedo. So che ho sbagliato per quello che ho fatto e le chiedo perdono. E' giusto cosi'. Non avrebbe avuto senso una dominazione nel modo in cui io stavo fantasticando. Ora la mia vita le appartiene veramente e non osero' piu' chiedere niente in cambio. Lei ha meritato di essere la mia padrona ed io spero di meritarmi di poterla servire. E per qualunque cosa dovessi sbagliare lei ha il pieno diritto di ridurmi ancora come oggi. Oggi ho capito che sono fiero di essere suo schiavo e felice di essere il marito di una donna unica e meravigliosa" mi disse e corse verso di me inginocchiandosi nuovamente e baciandomi i piedi, quegli stessi piedi che avevano ridotto la sua faccia a qualcosa di indecifrabile. Io guardai quella scena e pensai che adesso e solo adesso lo avevo addomesticato del tutto. Ora era completamente in mio potere e ne ero felice, felice come non avrei immaginato si potesse essere. Gli accarezzai la testa in un lampo di tenerezza e di umanita' " Non ti faro' alcuna concessione Marco. Saro' dura e spietata e potresti pentirti di non aver colto l'occasione per scappare lontano da me perche' da adesso in poi non ti concedero' piu' un occasione del genere. Tu mi appartieni totalmente ormai ed io faro' di te quello che voglio" " Non me ne pentiro' padrona, qualunque cosa accada. So che lei sara' spietata con me, ma so anche che la mia vita senza di lei non avrebbe alcun significato. E poi lei � nata per fare la padrona. Io l'avevo capito fin dal primo giorno che l'ho vista. Bellissima e con un carattere ideale per comandare. Comunque vada, sono fiero di essere riuscito a tirare fuori da lei le sue reali tendenze" " Vedremo. Per il momento tu rimani a casa mentre io ritorno in spiaggia. Cosi' conciato sei impresentabile" sentenziai. Aprii la porta ed uscii di casa come se niente fosse accaduto. Ed invece era cambiato ancora una volta tutto quanto. Mentre camminavo mi veniva in mente che quando scoprii le vere tendenze di mio marito mi chiedevo fino a dove sarei potuta arrivare. Ora avevo la risposta. A tutto. Si, potevo permettermi ormai qualunque cosa con Marco e lui avrebbe accettato semplicemente perche' senza di me era niente ed io ero la sua ragione di vita. Mi rimaneva solo un piccolo dubbio, una cosa che cominciava sempre piu' a farsi strada e ad incunearsi nella mia mente. Cercavo di rigettarla ma ogni volta tornava prepotentemente a galla. Ma non era quello il momento di pensarci. Ora dovevo tornare a fare la mamma e le mie bambine erano in spiaggia ad aspettarmi. Per tutto il resto sarebbe stata solo una questione di tempo. Molto poco tempo. Se volete dialogare con me inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it