LA VITA DI PATTY Patty e l’abbigliamento fetish Questo e' il quattordicesimo capitolo de . Nei precedenti capitoli racconto della mia trasformazione da moglie normale e sovrappeso a donna in perfetta forma atletica, grazie all'aiuto di costanti allenamenti che mi hanno portato ad essere piu' forte di mio marito e, sotto sua spinta, a diventare una moglie dominante. Al ritorno dall'Inghilterra mi trovai di fronte a due problemi. Uno di carattere psicologico ed uno di ordine pratico. Quello di ordine psicologico riguardava i miei sentimenti nei confronti di Marco. Come ho gi� avuto modo di sostenere, era cambiato completamente il mio approccio affettivo nei suoi confronti. Io ne ero stata innamorata pazza, lo avevo messo su un piedistallo e lo avevo venerato. Per me era l'uomo piu' intelligente del mondo, bellissimo ed affascinante, ma ora tutto era cambiato. Per una donna o comunque per me, amare un uomo significava avere un rapporto quasi di sottomissione, riconoscerne comunque certe doti di superiorita' e di autorita',doti che Marco aveva dato l'impressione di possedere in quantita'. Quando l'avevo conosciuto quindi, volendolo tra l'altro ad ogni costo, il mio desiderio era che lui mi prendesse per mano e mi conducesse lungo le impervie vie della vita e la cosa che amavo di piu' in lui era proprio quella sicurezza che mi infondeva, sapere che per qualunque cosa e per qualunque problema io potevo contare su di lui. Ma ora era cambiato tutto ed io dovevo fare i conti con quel nuovo tipo di vita. Ero diventata la sua padrona e questo implicava delle differenze sostanziali. Tutto quello che sentivo per lui era andato a farsi benedire e non dipendeva solo dal mio desiderio di vendetta che comunque non era ancora affatto sopito, ma soprattutto da tutta quella situazione che si era creata tra di noi. Quel nuovo ruolo non mi stava dando solo un potere enorme e forse assoluto su di lui, ma mi stava regalando delle sensazioni inedite e non propriamente positive. Una delle piu' importanti di tutti era la voglia ed il piacere che sentivo nel procurargli dolore e nel punirlo. E' vero che tutto sommato riuscivo anche a donargli piacere agendo in quel modo, ma io mi chiedevo come fosse possibile amare un uomo ed avere gioia e sensazioni piacevoli nel fargli certe cose. Non lo reputavo possibile. Non lo odiavo certo, non avrei potuto, ma il sentimento che ormai nutrivo per lui era diverso ed impossibile da descrivere. Quel che era certo era che io sentivo il bisogno assoluto di proseguire su quella linea, senza lasciarlo. Se lui aveva assolutamente bisogno di me, io ormai avevo necessita' di avere accanto un uomo come lui, docile, mansueto e completamente in mio potere. La cosa veramente grave era che avevo capito che non m'importava che fosse Marco o qualcun altro, ma avevo lui e quindi, perche' cercare altrove? Mi ero anche soffermata a pensare come sarebbe potuta essere la mia vita a fianco ad un altro uomo, uno normale, ma subito rigettai l'idea. Non potevo certo escludere che in futuro avrei potuto lasciare mio marito, ma sicuramente mi sentivo di poter affermare che mai con il mio prossimo uomo, semmai ce ne sarebbero stati altri, potessi instaurare un rapporto basato su una normale vita di coppia e quindi comprensione, affetto, reciprocita', due cuori ed una capanna insomma. No, avevo scoperto, anzi, stavo scoprendo, un mondo nuovo, un mondo che mi stava affascinando sempre piu' e non lo avrei mai lasciato, a costo forse di non innamorarmi mai piu' nella mia vita. Perche' ero sicura matematicamente che amore e dominazione, almeno nel modo in cui la intendevo io, non potevano coesistere in un rapporto. Un conto era avere una vita normale e regalarsi ogni tanto una trasgressione di coppia, un altro era invece vivere come facevamo ormai io e mio marito, con i nostri ruoli praticamente invertiti all'eccesso e senza praticamente interruzioni, a parte i pochi momenti in cui frequentavamo altre persone. L'altro problema che dovetti affrontare era anch'esso collegato alla mia nuova vita e riguardava proprio il tempo che trascorrevamo insieme da soli. Era troppo poco, due volte a settimana e pochi spezzoni durante la sera. Per tutto il resto del tempo, poco a dir la verita' come ho sostenuto prima, dovevo fingere di essere una moglie normale e non riuscivo piu' ad esserlo. Nello stesso tempo non volevo e non potevo mettere in piazza le nostre cose e quindi decisi di evitare il piu' possibile contatti con gli altri, soprattutto con gli amici di Marco. Anche mio marito sembrava felice di questa mia decisione, evidentemente quest'esigenza di rimanere da soli la sentiva anche lui. Era poca cosa, poche ore in piu' durante la domenica pomeriggio, ma me le feci bastare. Non era possibile andare oltre, con le bambine, con il lavoro e con le ore che trascorrevo in palestra. Cercavo quindi di non sprecare neanche un minuto. Dopo aver cenato, cosa che facevamo tutti e quattro insieme come un'allegra famigliola felice, era il momento di mettere a dormire le bambine. Non era facile. Erano due bambine incantevoli, ma non proprio docilissime, soprattutto la piu' piccola, un vero ciclone. Verso le 21.30 o al massimo una mezz'ora piu' tardi, finalmente di solito si addormentavano ed io potevo tornare ad essere la padrona di mio marito. Non potevo fare grandi cose e quel poco lo dovevo fare quasi in silenzio, ma mi divertivo a vedere Marco che faceva i piatti e poi andarmene a vedere la televisione impedendogli naturalmente di decidere quale programma vedere, anzi, obbligandolo spesso ad assistere a programmi che sapevo perfettamente non essere di suo gradimento. Ma poi c'erano il mercoled� ed il sabato, i miei giorni preferiti. Dovettero trascorrere tre giorni dal nostro rientro da Londra prima di avere il primo momento libero. Lo trascorsi come ogni altro sabato: il lavoro, il parrucchiere e poi il rientro a casa verso le 19. Marco mi chiese se avevo voglia di andare a mangiare fuori oppure se doveva cucinare lui ed io gli ordinai di preparare qualcosa per cena. In quel modo avremmo potuto avere piu' tempo a nostra disposizione e mi diressi quindi in camera da letto per potermi cambiare. Era diventato normale per me, in quei momenti, indossare le cose piu' sensuali che possedessi, per iniziare poi il solito percorso che andava dalla seduzione, alla dimostrazione della mia forza ed infine al sesso vero e proprio. Guardai nel mio armadio alla ricerca di quello che reputavo giusto per la serata. Avevo diverse cose da poter indossare e, mentre stavo per scegliere, vidi mio marito sulla porta della nostra camera da letto " Che cosa c'e'? Vai di la' che non sono ancora pronta" lo rimproverai aspramente. Sapevo che aspettava con ansia anche lui questo momento, ma mi dava fastidio che mi vedesse mentre mi cambiavo e preferivo che lo facesse quando ero del tutto pronta. Amavo vedere nei suoi occhi quella sensazione di sbigottimento e di desiderio nel vedermi vestita in quella maniera provocante come di solito facevo in quelle circostanze " Si, certo. Ora vado in cucina amore. Volevo solo sapere se hai deciso di indossare quello che hai comprato a Londra" Mi ero completamente dimenticata di quell'acquisto, presa com'ero stata da innumerevoli altre cose. Gli ordinai comunque di andarsene dalla camera e di chiudere la porta e quindi andai a prendere la busta che avevo riposto nell'armadio. La aprii. Le scarpe erano incredibilmente alte, con il rischio considerevole di cadere e slogarmi una caviglia. M'immaginai di fronte a Marco con quei sandaloni e pensai che mi sarebbe arrivato al seno e non potei fare a meno di pensare che doveva essere molto eccitante una situazione del genere. Il corpetto era tremendamente sexi e lo indossai immediatamente. Mi stringeva un po' sul seno, ma mi faceva almeno una misura di piu'. Aprii poi il pantalone. Sembrava di caucciu'. Era opaco, contrariamente a quello che avevo visto sul manichino e mi ricordai che dovevo passare quel lucido speciale. Mi tolsi quindi anche il corpetto e spruzzai quel liquido sui due capi. Dopo alcuni minuti i due indumenti erano pronti. Sulla scatola che conteneva il pantalone lessi anche di cospargermi di talco per far scivolare meglio quel tessuto sul mio corpo e di fare attenzione per evitare le rotture. Feci come consigliato ed iniziai ad indossare quei pantaloni. Non era affatto facile. Dovevo quasi passare centimetro dopo centimetro quel tessuto sul mio corpo, ma quando terminai il risultato era strepitoso. Era una seconda pelle, aderentissimo e sensualissimo. Indossai di nuovo anche il corpetto, che ora, diventato lucido, era ancor piu' sexi. Infine le scarpe. Traballavo, non ero certo abituata a camminare con tacchi del genere e cercai per alcuni minuti di prenderci dimestichezza. Infine mi truccai e decisi di farlo in modo piuttosto consistente. Rossetto indelebile rosso fuoco, ombretto bronzeo, mascara, matita per gli occhi ed alla fine ero pronta. Mi guardavo allo specchio, mentre le mie mani scivolavano quasi involontariamente sul seno e poi sui fianchi. Mi girai di profilo per guardarmi il sedere, strizzato nel lattice, scoprendo in me stessa una sensualita' innata che non immaginavo di possedere in quella misura. Mi piacevo, non mi ero mai piaciuta cosi' tanto ed ero estremamente fiera di come ero diventata. Ora, vestita in quel modo, ero veramente una dominatrice e lo stavo andando a dimostrare a mio marito. Aprii la porta e mi diressi in camera da pranzo dove Marco stava apparecchiando per la cena, stando ben attenta a camminare in modo da non mettere un piede in fallo. Quando mi sporsi nella camera, lui stava mettendo i bicchieri sul tavolo e per poco non li lascio' scivolare per terra " Oh mio Dio" esclamo' rimanendo inebetito " Era cosi' che mi volevi? " gli domandai cercando di assumere una posa sensuale, come se non bastasse come mi ero vestita e come mi ero truccata " Si, era cosi'. L'ho sempre sognato. Dio quanto sei bella, non mi sembra vero di vivere un momento come questo" Sorrisi compiaciuta e lo feci avvicinare. Il suo sguardo era tutto un programma e la sua bocca era aperta in un misto di ammirazione e di stupore. Quando lo ebbi di fronte riuscivo a sentire il suo respiro affannoso ed irregolare " Vediamo se � vero quello che dici. Spogliati" gli ordinai. L'avevo gia' fatto diverse volte ed era diventata una costante nelle ultime occasioni. Mi piaceva vedere se ed in che modo lui fosse eccitato. Marco si libero' dei suoi abiti ed in effetti la sua erezione era veramente considerevole. Gli ordinai di accendermi una sigaretta e quando ritorno' di fronte a me tremava addirittura. E stavolta non era per la paura, ma tremava di eccitazione. Anch'io intanto, iniziavo a sentirmi avvampare da quella solita strana sensazione che mi prendeva in quelle situazioni. Constatare in che modo mi osservava, pieno di desiderio, con il pene alla sua massima erezione solo a guardarmi, stava facendo eccitare anche me. Per di piu', come avevo previsto, mi arrivava poco piu' su del seno e questo rendeva quasi ridicola la sua altezza di fronte a me. Doveva alzare quasi completamente la testa per guardarmi in viso, anche se i suoi occhi si posavano piu' che altro sul mio corpo. Con i suoi istinti sottomessi, vedermi quasi una gigantessa di fronte a lui, sapere che ero ormai nettamente piu' forte di lui, vestita come aveva sempre sognato, da dominatrice pura, doveva essere veramente il massimo per mio marito. Ma anche a me quella strepitosa differenza di altezza non dispiaceva affatto, anche se sapevo che dipendeva quasi esclusivamente da quelle scarpe particolari che avevo ai piedi. Il fatto poi che fosse nudo mentre io ero invece completamente vestita, mi dava un'altra sensazione di superiorita' ed in quel momento capii perche' inconsciamente continuavo, in quelle occasioni, a volerlo senza nulla addosso. Marco nel frattempo, continuava a tremare al mio cospetto. Era un tremore innaturale, che non gli avevo mai visto prima ed io ripresi a stuzzicarlo cercando di tirar fuori da me stessa tutta la sensualita' che possedevo " Allora Marco, cos'� che ti piace maggiormente di me? " gli chiesi mentre con una mano gli afferrai il mento, nella classica posa da dominatrice, mentre con l'altra continuavo a fumare " Tutto mia signora. Tutto! Lo giuro" " Come mi hai chiamata? " Lo interrogai " Mia signora" " Mi piace. Bene, da adesso pretendo che tu mi chiami sempre in questo modo. Oppure puoi chiamarmi padrona, lascio a te la scelta. Naturalmente dovrai darmi del lei. Credo che sia giunto il momento di stabilire delle distanze tra di noi. La mia superiorita' nei tuoi confronti e' diventata talmente evidente in tutto, che ho deciso di inserire questa variante tra di noi, che tu sia d'accordo o meno" Non avevo mai pensato ad un'eventualita' del genere e dissi tutto di getto, senza pensarci troppo e, dopo averlo detto, mi pentii immediatamente. Forse era veramente troppo pretendere che un marito desse del lei alla propria moglie, sia pure una moglie dominante. Invece Marco mi guard� per un istante in volto e poi abbasso' lo sguardo " Si padrona, come vuole lei. Credo che sia giusto che io le dia il rispetto che merita" Era incredibile, ma anche affascinante. Aveva accettato di rivolgersi a me con rispetto senza controbattere minimamente. Mi piaceva, mi eccitava vederlo in quel modo ed io ero nata per fare questo. Era quella la mia dimensione, quella di comandare e, farlo su un maschio, il cosiddetto sesso forte, era veramente straordinario. Quello di farmi dare del lei era un altro tassello che aggiungevo a tutti quelli che mettevo gia' in pratica. Intanto la scena era veramente degna di un filmino sadomasochista. Io vestita in quel modo con la sigaretta in mano e Marco, nudo e tremante, che ancora tenevo per il mento. Aspirai una boccata dalla sigaretta e gli gettai il fumo in faccia. Non sapevo se quella era una cosa che lo eccitava o meno, ma io la trovavo degna di quel momento. Marco tossi', sempre tremando come una foglia e poi si rivolse a me in tono supplichevole " Padrona, non riesco piu' a resistere alla sua bellezza. La prego, mi dia il permesso di venirmene" " Non farlo. Ti diro' io quando potrai" " Padrona, la prego. Non ce la faccio piu'" Il tono era sempre piu' sommesso e la sua erezione sempre piu' considerevole " Se te ne vieni anche una sola goccia, ti giuro che te ne faccio pentire amaramente" ribattei decisa. Non so perche' continuavo ad impedirgli di venire. Forse perche' mi piaceva da morire vederlo in quello stato di eccitazione e di adorazione assoluta per me o forse per trovare una scusa per poi punirlo. Fatto sta che Marco chiuse gli occhi per un istante, poi scosse la testa e si volto' di scatto. Lo vidi cosi' eiaculare senza neanche toccarsi, sporcandosi sul petto e naturalmente sul pavimento. Rimasi quasi sbigottita. Soltanto guardandomi se ne era venuto. Da una parte ero compiaciuta. Credo che ben poche donne abbiano mai potuto vedere il proprio uomo eccitato in quella misura, ma dall'altra avevo un ruolo da interpretare e non potevo certo fargliela passare liscia. Mi aveva disobbedito, non aveva atteso che io gli dessi il consenso e la doveva pagare. Ed in fondo la cosa non mi dispiaceva affatto e gia' pregustavo la sensazione di mettergli le mani addosso. Marco intanto si era pero' inginocchiato ai miei piedi " Mi dispiace padrona, non volevo disobbedirle. La sua bellezza � tale che per me e' stato impossibile resisterle" piagnucolo' " Alzati!" risposi invece io freddamente. Mio marito si rialzo' guardandomi come si puo' guardare una dea. Uno sguardo del genere, fino a poco tempo prima mi avrebbe sciolto, mi avrebbe commosso, forse mi avrebbe fatto venire il classico groppo in gola che si sarebbe sciolto poi in un pianto dirotto. In quel momento ero invece glaciale, con una voglia pazzesca di punirlo e soprattutto con la netta convinzione che Marco lo meritasse e che fosse quindi necessario ed indispensabile agire in quel modo. Con quelle scarpe che indossavo non potevo muovermi agilmente, ma sapevo che non ce n'era bisogno. Gli afferrai il polso e glie lo torsi, come facevo quasi sempre. Era una mossa che usavo in continuazione contro di lui. Ci voleva poca forza ed aveva effetti straordinari, sia dal punto di vista strettamente legato alla lotta, riducendolo praticamente all'immobilita', sia dal punto di vista invece dell'effetto psicologico che aveva su di lui. Mi bastava infatti aumentare la torsione ed il dolore diventava insopportabile, propagandosi a tutto il braccio fino alla spalla, fino a farlo inginocchiare ed a umiliarsi di fronte a me. In quel modo avevo anche l'altra mano libera e spesso ne approfittavo per accompagnare la torsione con un paio di schiaffi. Quella sera pero' non mi fermai a due e proseguii, quasi in preda ad un raptus, come se quegli abiti che indossavo mi avessero tolto definitivamente tutte le inibizioni ed i miei residui timori e malgrado mio marito mi implorasse di smettere, malgrado per la prima volta lo vidi piangere veramente per il dolore che gli procuravo. Ma piu' gli scendevano le lacrime, piu' mi esaltavo. Uno schiaffo sulla guancia sinistra e poi un manrovescio su quella destra continuavano a cadere con cadenza regolare sulla faccia di mio marito che non poteva fare nulla per fermarmi. Appena cercava di liberarsi, io aumentavo la torsione facendolo urlare quasi dal dolore e proseguivo a colpirlo violentemente in faccia. Persi il conto e mi fermai solo quando mi resi conto che stavo per procurargli seri danni al volto. Era rosso e gonfio, le labbra un'altra volta spaccate e gli occhi tumefatti che stentavano ad aprirsi. Ed io ero fiera di quello che avevo fatto, soddisfatta come non mai. Gli lasciai il polso e Marco si raggomitolo' su se stesso per alcuni secondi, ancora piangendo e singhiozzando, poi su mio ordine si rialzo'. Vidi per un attimo un lampo strano nei suoi occhi e pensai che forse stava per reagire. Avevo esagerato e lo sapevo e mi preparai mentalmente alla lotta. Non avevo affatto timore. Sapevo che l'avrei battuto anche se avesse usato tutta la sua forza e quasi speravo che reagisse veramente rimanendo quasi delusa quando invece quel lampo dagli occhi di mio marito scomparve immediatamente e lui si appiatti' al muro, alzando pateticamente le sue braccia per difendersi " La prego signora, basta. Non mi faccia ancora del male. Le chiedo perdono" mi disse infine continuando a singhiozzare. Questa volta aveva veramente paura di me. Non c'era finzione. Ormai avevo imparato a conoscerlo bene anche sotto questo aspetto. Mi aveva ingannata per due anni, ma non ci sarebbe riuscito piu'. Inoltre, la minaccia di andarmene o di cacciarlo di casa era ancora viva ed ero certa che non avrebbe rischiato di perdermi mettendosi a fingere. Pertanto il suo terrore nei miei confronti era assolutamente vero. Ed anche giustificato perche' non mi sarei certo tirata indietro nel caso mi avesse attaccato. Ma, come detto, mi prego' invece di smettere. Io mi sentivo intanto, terribilmente su di giri. Vedere mio marito in quelle condizioni mi stava facendo capire, forse in maniera definitiva, quello che io potevo fare su di lui. Tutto. Mi avvicinai a lui. Non sentivo pieta', ero solo ubriaca di potere e volevo umiliarlo definitivamente. Come scusante mi dicevo che in fondo era anche quello che lui voleva, ero la materializzazione del suo sogno, ma la verita' era che non mi importava nulla del fatto che lui fosse consenziente o meno, che si eccitasse e che, malgrado le botte, probabilmente si sentisse come l'uomo piu' fortunato del mondo. Quello che mi interessava era provare quella sensazione di onnipotenza e goderne ogni istante, assaporandone il piacere. Un piacere impossibile da descrivere, ma che mi faceva sentire realizzata, unica. Insomma, per me quella era la felicita', il paradiso in terra. Lo presi quindi di nuovo per il mento, dopo aver scansato le sue mani e strinsi con quanta forza avevo, con le mie unghie che quasi gli bucavano la pelle " Questo e' solo il primo assaggio di quello che ti capitera' ad ogni tua minuscola disobbedienza, stronzetto. Mettiti bene in testa che non sto giocando, non sto facendo tutto questo per farti piacere, non mi vesto in questo modo per eccitarti, ma tutto questo lo sto facendo esclusivamente per me stessa e questa e' la vita che ti aspetta da adesso in poi. E' abbastanza chiaro?" gli dissi sorridendo in modo sprezzante " Si signora" biascico' " Benissimo. Ora vai a pulirti e ripulisci anche il pavimento, poi vai a prepararmi la cena e prega Dio che tutto sara' di mio gradimento perche' altrimenti potrei incazzarmi sul serio ed allora per te saranno guai seri e non mi limitero' a qualche schiaffetto innocuo" Altro che schiaffetti innocui. Gli avevo ridotto la faccia come quella di un pugile dopo un incontro durissimo senza neanche dovermi sforzare piu' di tanto ed ero pronta ad aumentare addirittura la dose. Desideravo quasi che mi disobbedisse di nuovo ed invece Marco ando' a fare quello che gli avevo ordinato ed io mi accomodai in poltrona. Era una situazione veramente paradossale. Io vestita come una puttana, mio marito interamente nudo, io a comandare e lui ad obbedire, io a godere nel picchiarlo e lui altrettanto nell'essere picchiato. Ma, come ho gia' detto, non mi bastava, volevo sempre di piu' e quegli indumenti fetish che indossavo mi sembrava quasi che mi dessero una forza ed un potere ancora piu' grande, quasi come se si trattasse di una magica tuta da super eroe. Ed in quel momento mi sentivo proprio come una super eroina sadica e perversa. Accavallai le gambe e lo chiamai per farmi accendere una sigaretta. Mio marito corse per espletare il mio desiderio " Bravo, cosi' ti voglio, scattante ad ogni mio comando. Ora mettiti a cuccia in ginocchio e con il posacenere in mano fino a che io non ho terminato" Fumavo quella sigaretta ed intanto lui era di nuovo in tiro, inginocchiato a me. Sapevo che avrebbe voluto toccarmi, ma sapevo anche che non si sarebbe azzardato a muovere un muscolo senza il mio consenso. Terminata la sigaretta lo feci alzare per mandarlo a finire di cucinare. La serata prosegui' poi come tutte le altre. La cena fu ottima e non ebbi modo di punirlo per questo. Accompagnava ogni suo gesto ed ogni pietanza che portava cercando la mia approvazione. Era evidente che il suo unico desiderio era quello di compiacermi e, naturalmente, io provavo un enorme soddisfazione nel vedere che era felice come un cucciolo scodinzolante ogni qualvolta lo elogiavo per un gesto o per qualunque cosa compiuta nel modo che ritenevo giusto. Mi stavo rendendo conto che anche quella era una forma di potere. Marco aspettava infatti con ansia e timore che io assaggiassi una pietanza e, quando vedeva che io l'avevo gradita, sospirava con gioia infinita. Era un piacere indescrivibile vedere come una persona, mio marito nel caso specifico, basasse la sua felicit� solo sul mio gradimento e sulla mia accettazione. Prima di fare l'amore trovai comunque una scusa per mettergli di nuovo le mani addosso. Non calcai troppo la mano, ma avevo ancora il desiderio di sentirlo in mio potere e solo a quel punto decisi che era giunto il momento di scopare. Per tutta la serata mio marito aveva avuto un erezione quasi perenne, grazie al mio abbigliamento estremamente provocante ed alle dimostrazioni di superiorit� fisica e psicologica da parte mia, e questo fece si che facemmo l'amore in modo straordinario. A letto sapeva essere un maschio perfetto, sapeva quello che volevo e tutti i suoi sforzi erano mirati alla ricerca del mio piacere, riuscendo a soddisfarmi pienamente e provocandomi addirittura diversi orgasmi. Anche lui di conseguenza trovava un piacere incredibile ed era capace di venirsene diverse volte nell'arco di poche ore. Dopo il sesso lo obbligai a ripulire tutta la casa mentre io me ne stavo tranquilla sopra il letto a vedere un po' di televisione prima ed a leggere un libro poi. Quando mio marito termino' le sue faccende domestiche mi raggiunse a letto. Era notte inoltrata ed era stata un'altra splendida serata per me " Posso venirle vicino, padrona? " mi chiese ed io glie lo concessi. Mi piacevano ancora quei momenti di intimita' coniugale come ai vecchi tempi, ma soltanto dopo che avevamo fatto sesso, a dimostrazione che, se era vero che non l'amavo piu' come una volta, ancora nutrivo dei sentimenti forti nei suoi confronti. Strani sentimenti, un miscuglio di sensazioni che non riuscivo a decifrare. A volte pensavo di odiarlo, altre volte sentivo tenerezza per lui, ma di sicuro, nel preciso istante in cui restavamo da soli, provavo un irrefrenabile bisogno di manovrarlo come un burattino, sia con la mia ormai provata superiorita' fisica nei suoi confronti, sia con il mio fascino, che ormai era diventato assolutamente irresistibile per lui. Mi chiedevo se anche con altri uomini sarei stata in grado di fare le stesse cose oppure se il mio fascino diventava assolutamente normale in assenza della dominazione totale come quella che avevo ormai instaurato con Marco. Non che avessi intenzione di picchiarli, anche se l'idea non mi sarebbe affatto dispiaciuta considerando il piacere che trovavo nel farlo, ma non potevo certo correre il rischio di una denuncia. Mi domandavo piuttosto se fossi riuscita a manovrarli come facevo con mio marito. Mi stavo rendendo conto che non era solo una questione di bellezza, ma anche di saper gestire certe situazioni in un modo che forse gli uomini non si aspettano. E pensavo ad uomini , non a quelli con tendenze da sottomesso come Marco. Uomini come mio marito sapevo benissimo che, con le capacita' che avevo acquisito e con i miei atteggiamenti che erano diventati da dominatrice provetta, mi sarebbe bastato andare su internet e ne avrei trovati a migliaia, ma sarebbero stati solo copie ed io avevo gia' l'originale e pertanto non mi interessavano. Il mio interesse era piuttosto capire fino a che punto lo stesso atteggiamento che usavo con Marco sarebbe potuto risultare vincente con gli altri, ovvero se sarei potuta riuscire a sottomettere altri uomini. Certo, per una donna normale sarebbe stato un rischio enorme, ma io ero in grado di sapermi difendere benissimo e se un uomo non fosse sottostato ai miei voleri ed avesse cercato poi di aggredirmi per farmi sottostare invece ai suoi, io sarei stata capace senz'altro di evitare avances indesiderate. Ma cosa stavo pensando? Perche' mai avrei dovuto poi sottomettere altri uomini quando con mio marito avevo tutto quello che potevo desiderare? Chiusi gli occhi, mentre il sonno cominciava ad intorpidirmi tutto il corpo e Marco era ancora completamente avvinghiato a me, succube ed adorante. Mi dissi che quelli non erano pensieri di una donna per bene. Ma in fondo, io potevo ancora considerarmi tale? Se volete dialogare con me inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it