LA VITA DI PATTY Patty ed il viaggio a Londra Questo � il tredicesimo capitolo de . Nei precedenti ho raccontato di come mio marito, un uomo che ama la dominazione femminile, mi spinga ad andare in palestra affinche' diventi piu' forte di lui ed in modo che io riesca cosi' a diventare la sua padrona, condizione che mi appassiona molto piu' di quanto avrei immaginato. Al termine di quel sabato in cui io avevo preso pienamente coscienza del mio nuovo ruolo, le cose cambiarono, anche se non drasticamente come si potrebbe immaginare. Per una ventina di giorni, periodo che andava fino alla vigilia della nostra partenza per Londra durante il ponte pasquale infatti, malgrado io diventassi ogni giorno piu' autoritaria e severa, Marco sembrava accettare qualunque cosa. Lo facevo riscendere da casa diverse volte al giorno, gli facevo cucinare pietanze sempre piu' complicate, pretendevo al mio rientro di trovare tutto in ordine e pulito e lo chiamavo in continuazione, anche per cose stupide e banali. Naturalmente, per ogni cosa che non andava come io avevo richiesto, per ogni piccolo impercettibile difetto in quello che faceva, lui si prendeva la sua dose di punizione. La punizione poteva essere il negargli qualcosa che gli piaceva oppure era rimandata a quando ci trovavamo da soli. In quel caso naturalmente, non gli lesinavo certo la dimostrazione tangibile della mia supremazia da un punto di vista fisico. Ecco, l'unica cosa che era cambiata enormemente, era il mio approccio alle nostre lotte. Non mi interessava piu' che lui reagisse. Ormai la mia superiorit� cominciava ad essere piuttosto netta, grazie anche ai miei allenamenti che avevo ancor piu' intensificato e quindi, appena si presentava l'occasione, gli mettevo le mani addosso e non mi interessava che lui cercasse di difendersi o meno. Naturalmente dovevo aspettare che le bambine andassero a letto per dargli magari due sonori ceffoni, ma ovviamente erano quei due giorni a settimana in cui rimanevamo da soli che io potevo sfogare tutte le mie voglie. A parte picchiarlo in faccia, cosa che evitavo accuratamente, non mi ponevo particolari limiti. Gli effettuavo torsioni molto dolorose, leve articolari e tecniche di strangolamento, ma non gli risparmiavo neppure dei calci ai fianchi oppure allo stomaco. Eppure sembrava che ogni volta che aumentassi la dose, lui diventasse piu' innamorato di me, piu' devoto, ma anche piu' impaurito. Questa era una delle cose che non riuscivo ancora a comprendere del suo comportamento. Lui ormai tremava di fronte a me, scatenando tra l'altro in me delle sensazioni meravigliose ed impagabili, eppure amava tutto quello che gli facevo, amava quando gli davo ordini e punizioni, anche quando queste erano pesanti per lui. L'unica cosa che avevo continuato a concedergli molto generosamente era il rito del calcetto una volta a settimana, ma lo avevo fatto soprattutto perche' non volevo che si impigrisse troppo mettendo su diversi chili in piu'. Fisicamente ancora mi piaceva notevolmente, malgrado mi fossi resa conto che avrei potuto avere uomini molto piu' attraenti di lui, pertanto pretendevo che rimanesse in ottima forma fisica. Ma per il resto potevo fargli fare qualsiasi cosa, dargli qualsiasi ordine, sicura che lui avrebbe accettato e mi avrebbe obbedito. L'unica volta che oso' obiettare fu quando arrivai addirittura a negargli di vedere la sua squadra del cuore. Mi aveva guardata con quei suoi occhioni e si era inginocchiato ai miei piedi " Ti prego, amore, la partita della mia squadra no, non me la togliere" Naturalmente non mi ero certo lasciata impietosire, gli avevo rifilato diversi ceffoni mentre lo tenevo fermo con l'altra mano e non smisi fino a che non accetto' l'inevitabile, ovvero la mia decisione " Basta, per favore, basta. Ti obbediro', non vedro' la partita, ma ti prego, non mi picchiare piu'" . La prima volta che mi disse questa frase per poco non ebbi un orgasmo. Era la somma di tutto quello che facevamo, l'apoteosi della mia superiorit� indiscussa ed indiscutibile e pretendevo che la ripetesse ogni volta che lo picchiavo. Ecco, tutte quelle cose che mano a mano scoprivo, non potevo fare a meno di desiderarle la volta successiva. Quindi non smettevo se lui non si inginocchiava al mio cospetto chiedendomi pieta', dicendomi che ero piu' forte di lui e che ero io che comandavo. Nella maggior parte dei casi si concludeva poi facendo sesso. Da lui pretendevo comunque ogni volta il sesso orale, cosa che tra l'altro sembrava ben felice di fare. Alcune volte, dopo averlo stuzzicato per bene ed averlo quasi portato ad un'eiaculazione, lo mandavo a letto in bianco, proprio come avevo fatto quella sera. Ma spesso ero proprio io che non potevo rinunciare a fare sesso, con sua grande soddisfazione, ma anche con mio enorme piacere. Questo anche perch� Marco era capace ormai di eccitarsi diverse volte nell'arco di una stessa serata. Pochi minuti dopo aver fatto l'amore, anche in maniera piuttosto animalesca, mi bastava dargli un ordine per vederglielo di nuovo dritto. Era incredibile. Se poi, oltre all'ordine ci aggiungevo un paio di schiaffi, mio marito era di nuovo pronto per l'uso, con la conseguenza che, caso piu' unico che raro, ero proprio io, la femmina, ad averne abbastanza ed a non volerne piu', mentre lui sembrava avere le pile perennemente cariche. Sapevo di essere una giovane donna attraente, ma quando mi trovavo da sola con mio marito, quando sentivo i suoi complimenti, quando vedevo in che modo mi desiderava, quando osservavo la sua quasi perenne eccitazione, mi sentivo completamente irresistibile. In realta' sapevo benissimo che molta della sua straordinaria eccitazione dipendeva dalla situazione che si era creata tra di noi piuttosto che dalla mia effettiva bellezza, ma quello che contava era comunque il risultato e quello era straordinario. Inoltre ero anche io che mi divertivo a stimolarlo giocando a fare la famme fatale con lui usando trucco ed abiti provocanti, indossando cose che magari non potevo certo mettermi nella vita di tutti i giorni. Avevo capito che un uomo, per essere completamente succube, aveva bisogno anche di vedere la sua padrona nel suo massimo splendore ed io non mi facevo certo pregare. Avevo fatto incetta di capi particolarmente provocanti da indossare solo in quei momenti, come ad esempio un paio di vestitini corti ed aderenti adatti solo per le ragazzine che vogliono farsi notare in discoteca, oppure una mini di pelle adatta per qualche squillo e non certo per una madre di famiglia. Avevo comprato anche dell'intimo molto particolare, ma sembrava che mio marito, pur non disdegnandolo affatto, fosse molto piu' attratto dall'abbigliamento esterno. Insomma, era questa la situazione tra me e mio marito, il giorno prima della nostra partenza per Londra, per quel breve viaggio che, al momento della prenotazione, avevo immaginato come una piccola seconda luna di miele. Era, infatti, la prima volta dal viaggio di nozze che partivamo da soli. Erano trascorsi poco meno di nove anni e sembrava che fosse trascorso un millennio. All'epoca ero ancora una ragazzina, alta ed ancora magrissima, malgrado fossi incinta di quattro mesi, tanto che il primo accenno di pancia mi si comincio' a vedere solo al mio ritorno in Italia. In quel momento, fresca sposina, credevo che la mia vita sarebbe trascorsa al fianco di un uomo vero, un uomo sul quale desideravo appoggiarmi e da cui desideravo essere protetta. Fantasticavo di quando, al ritorno, appena preso possesso della mia casa, gli avrei preparato dei bei pranzetti, gli avrei stirato le sue camicie ed avrei aspettato che lui tornasse dal lavoro per accoglierlo come si accoglie un re. In quel momento invece, mentre salivo le scale di corsa con il mio borsone della palestra, reduce da un'intensa seduta di allenamento, pensavo soltanto che per quattro giorni mio marito sarebbe stato completamente ai miei ordini. Sentivo un bisogno pazzesco di poter trascorrere quei giorni da sola con lui e non certo per una questione affettiva ma appunto per poter affinare il mio ruolo, anche se gia' mi ero calata perfettamente nella parte ed ormai mi potevo considerare a pieno titolo una moglie dominante. Anche il tono della voce ed il modo di dare gli ordini avevano una loro importanza ed io avevo imparato il giusto uso della mia voce in queste situazioni. Le prime volte ad esempio, avevo l'abitudine di forzare troppo il tono della mia voce, rendendo un ordine quasi caricaturale, ma avevo ben presto imparato che non ce n'era affatto bisogno. Usavo quindi toni bassi, secchi e decisi che davano ai miei comandi un effetto quasi strategico. Mi piaceva quel tono duro ed autoritario che usavo con mio marito, ma mi accorgevo che poi era difficile per me uscire da quei panni per entrare in quelli di Patty, la donna normale. Ero cosi' diventata piu' autoritaria anche nei rapporti con gli altri, pur non raggiungendo certo le vette che avevo con Marco. Quindi, a parte i clienti del negozio, con i quali ero costretta per forza di cose ad usare modi cortesi e convenzionali, avevo iniziato a rapportarmi con chi mi circondava in maniera differente da quella che avevo usato fino a poco tempo prima. Probabilmente passavo per una stronza che se la tirava all'inverosimile, ma questo non mi creava certo sconquassi psicologici. In fondo ero proprio cosi' ed anzi, mi divertivo a creare il mio personaggio ed a vedere poi la reazione della gente. Reazione che, soprattutto negli uomini, era poi meno negativa di quanto si possa immaginare. Mi stavo anche accorgendo che fare la moglie dominante stava occupando gran parte dei miei pensieri e mi trovavo spesso a pensare appunto a cosa fare con mio marito, quali ordini e quali punizioni dargli, anche se poi il momento clou era sempre quando usavo la forza. Tutta quella situazione stava diventando per me un vero e proprio bisogno irrinunciabile e quel breve viaggio mi sembrava l'occasione giusta per poter sfogare quella mia voglia, considerando che le due serate a settimana non mi bastavano piu'. Arrivai quindi a casa e dopo aver salutato e baciato le bambine andai in camera da letto ad osservare mio marito che stava preparando le valigie. Era straordinario vederlo intento a fare cose che fino a poco tempo prima toccavano a me e spesso mi fermavo ad osservarlo ed a notare il suo timore di non fare la cosa giusta. Non ero ancora riuscita a comprendere quanto quel timore fosse reale, avesse cioe' paura veramente di una mia reazione, oppure fosse un altro dei suoi artifizi per farmi credere di essere diventata onnipotente nei suoi confronti. Quel che contava era comunque il piacere e la soddisfazione che io provavo nel vederlo in quelle condizioni. Ero piu' propensa a credere alla prima ipotesi, anche perche' ormai aveva capito benissimo che non avevo bisogno di ulteriori stimoli, ma era abbastanza evidente che lui godesse enormemente nell'avere paura di me. Ecco, quella era la cosa piu' strana di tutto il nostro rapporto. Io ero in un certo senso molto piu' diretta nelle mie sensazioni e nei miei desideri. Amavo tutto quello che mi faceva sentire superiore a lui e quindi trovavo soddisfazione nel dargli ordini, nel farmi obbedire ed infine nel picchiarlo, non tanto per il piacere di fargli male, ma soprattutto come modo per stabilire in modo definitivo il mio potere su di lui. Tutto questo mi dava un piacere enorme che sfociava addirittura in un vero e proprio desiderio sessuale che faticavo addirittura a contenere e che era per me impossibile da reprimere. Marco era invece molto piu' complicato nel suo desiderio di essere sottomesso. Gli piaceva obbedirmi e servirmi, ma quello che trovava irresistibile era, a mio parere, avere appunto paura di me. Nei momenti in cui io gli imponevo la mia forza e la mia bravura, io percepivo il suo terrore, ma era evidente anche il piacere che provava a sentirsi fisicamente inferiore a me, eccitandosi all'inverosimile. Ma oltre alla paura fisica, era anche evidente la sua paura e nello stesso tempo anche il piacere, di eventuali punizioni ed io mi chiedevo come fosse possibile cio'. Sembravano due situazioni all'opposto ed io non riuscivo a capire come si potesse trovare un piacere sessuale nella sensazione di avere paura. Ad ogni modo smisi di osservarlo e mi alzai prendendolo per un braccio " Se quando arrivo in albergo trovo anche una sola cosa piegata male, ti giuro che te ne faro' pentire amaramente" gli dissi usando il mio solito tono duro " Spero di no amore. Ho impiegato gran parte del pomeriggio per sistemarti tutte le cose come mi avevi ordinato. Non voglio deludere la mia padrona facendo un lavoro fatto male" In quei momenti ero combattuta. Da una parte avrei avuto voglia di prendere le valigie, gettare tutto per terra ed obbligarlo a rimettere tutto a posto, cosi', senza motivo, solo per aumentare il mio potere su di lui e per la soddisfazione di costringere una persona, qualunque essa sia, a fare una certa cosa solo perche' ero piu' forte. Dall'altra pero' non potevo fare a meno di provare tenerezza per lui. Era cosi' contento di compiacermi, cosi' felice di poter servirmi, cosi' totalmente nelle mie mani, piegato ai miei voleri che ritenni ingiusto in quel momento fargli una cattiveria gratuita. Mi avvicinai a lui invece, e lo accarezzai " Bravo Marco, non farmi incazzare e non te ne pentirai. Dopo aver terminato le valigie vai a preparare la cena che al massimo tra mezz'ora voglio cenare. Intesi?" " Si mia bellissima padrona" mi rispose inginocchiandosi " Preparero' una cenetta con i fiocchi per te e per le bambine, per le mie tre donne meravigliose" " Perfetto! Ora alzati perche' potrebbero entrare le bambine e non voglio che ti vedano in questa situazione" Mio marito si alzo' e prosegui' nel suo lavoro mentre io, sorridendo, me ne andai in camera delle bambine a giocare con loro. Il giorno successivo partimmo per Londra non prima di aver salutato le bambine che restavano dai miei genitori. Arrivammo a Heathrow nel primo pomeriggio e, poco prima di sera, finalmente eravamo in albergo. Vi risparmio le mete del nostro viaggio che furono banali e prettamente turistiche: la National Gallery, La Torre, il museo delle cere, il British Museum, il Big Bang e poi le grandi vie dello shopping come Oxford Street, Regent Street e Carnaby Street. Naturalmente non potevamo tralasciare Notting Hill e Trafalfar Square, ma questo non � un opuscolo turistico e mi voglio soffermare piuttosto su un paio di avvenimenti che caratterizzarono quel ponte pasquale ed anche su alcuni miei atteggiamenti. I motivi per cui avevo aspettato tanto quel viaggio erano diversi, ma tutti portavano poi al mio nuovo ruolo di moglie dominante. Una delle cose che avevo scoperto e che mi faceva impazzire era quella di vestire in modo provocante per attirare su di me gli sguardi maschili. Per tanti motivi ero costretta, nella vita di tutti i giorni, a nascondere questo mio desiderio, osando un po' di piu' solo nelle rare occasioni in cui io e mio marito uscivamo da soli. Ma l'ultima volta che l'avevo fatto era stata quella in cui mi ero messa quella mini di renna, perch� in seguito avevo preferito restarmene a casa per meglio attuare la mia dominazione su Marco. Quella mi sembrava quindi una buona occasione per sfoggiare il mio fisico perfettamente in forma e modellato dalle tante ore di allenamento e per indossare tutte quelle cose che fino a quel momento avevo potuto usare soltanto nei miei giochi erotici con Marco. Pertanto avevo fatto mettere da mio marito in valigia anche quegli abitini particolarmente sensuali, oltre naturalmente agli abiti comodi, adatti alle tantissime camminate che facevamo sia la mattina che il pomeriggio quando ci comportavamo come due classici turisti. Se per tutto il giorno passavo quindi quasi del tutto inosservata, indossando jeans e scarpe comode, la sera, quando andavamo a cena mi divertivo a provocare. Spazio quindi alla mini di pelle ed alle scarpe col tacco alto, ai vestiti strizzati ed alle maglie scollate. Non mi facevo intimidire neanche dal freddo intenso di quell'aprile londinese, quasi quindici gradi in meno rispetto alla mia citta', andandomene in giro soddisfatta, vanitosa come non ero mai stata e conscia ormai dell'effetto che facevo sul genere maschile. Ma veniamo ora a quei due episodi di cui parlavo. Era la terza notte che stavamo ormai in Inghilterra. Non andavamo mai a dormire tardissimo, anche perche' il bello della serata iniziava al nostro rientro in albergo. Si andava quindi a cena e fino a quel momento avevamo privilegiato dei ristoranti italiani dove si mangiava discretamente ma a prezzi esorbitanti, per poi farci una passeggiata nei luoghi in di Londra. Quella sera, contrariamente a quanto avevamo fatto i giorni precedenti, decisi di tornare in taxi in albergo, anche se questo distava poco piu' di un chilometro da dove ci trovavamo, in quanto con i miei tacchi era veramente complicato e molto stancante camminare e gia' lo avevo fatto in abbondanza. Arrivati in albergo, iniziava appunto il nostro divertimento. Per prima cosa c'era naturalmente la seduzione. Mi avvicinai percio' anche quella sera a mio marito con quel mini abito elasticizzato che fasciava le mie forme in modo che piu' sensuale non si poteva e che mi aveva fatto sentire una diva per le strade londinesi fino a poco prima " Ti piaccio?" gli dissi giocando a fare la divina. Puo' sembrare ripetitivo e noioso raccontarlo, anche perche' le frasi erano sempre le stesse, i gesti erano identici, ma in realta' quelle scene sprigionavano erotismo e sensualita' assolutamente unici in una coppia sposata da diversi anni quale eravamo noi. Io sapevo perfettamente quello che lui voleva ed ormai anche Marco sapeva in che modo doveva comportarsi se voleva alla fine avere il piacere di portarsi a letto la sua adorata mogliettina. Lui rispose di si ovviamente e prosegui' dicendo che per lui ero la donna piu' bella del mondo e forse neanche mentiva. Sono sicura che per lui ero veramente il massimo, ben al di la del mio reale aspetto fisico. Proseguimmo per una decina di minuti, durante il quale lo avevo gia' fatto spogliare per sincerarmi se tutto quello che diceva corrispondesse a verita' sotto forma di una decisa erezione e poi si passava alla seconda fase che era quella della dimostrazione della mia superiorita'. Anche in questo caso si correva il rischio di essere ripetitivi, anche se per noi due che vivevamo quella situazione, quello era il momento in cui la nostra eccitazione, gia' alle stelle per quello che avevamo fatto fino a quel momento, raggiungeva i suoi picchi piu' elevati. Avevo deciso di abbinare alle dimostrazioni di forza anche frasi che lo umiliassero o comunque che suffragassero la sua impossibilita' a difendersi da me e mi resi conto immediatamente che avevano una valenza anche superiore a quello che mi sarei immaginata. Quella sera, ad esempio, iniziai a spingerlo sul petto agitando le mie mani " Sto per prenderti a schiaffi, Marco, prova a difenderti se ne sei capace" " Ma perche' cosa ho fatto?" obietto' lui. Faceva tutto parte di un rituale gia' preventivato. Sapevamo benissimo che quello che andavamo a fare ci avrebbe procurato piacere sia me che a lui " Perche' mi va e tu non puoi impedirmelo" ribattei. In effetti mi ci volle molto poco, anche se mio marito mi prese le braccia per impedirmelo. Da quando lo avevo obbligato a difendersi con tutte le sue forze, Marco effettivamente mi impegnava abbastanza, ma come ho detto prima, la differenza tra noi cominciava ad essere piuttosto evidente e mi liberai agevolmente per poi costringerlo, con una presa al collo, a sottomettersi ai miei voleri. Era durato in tutto pochi minuti. Non poteva urlare in quanto eravamo in albergo a tarda sera, ma comunque lo costrinsi, come al solito a dirmi che ero piu' forte di lui e che io potevo qualunque cosa. Terminai mollandogli due sonori ceffoni, come gli avevo promesso, per poi passare alla terza fase, quella che ci avrebbe portato a fare sesso. Dapprima lo obbligai a mettersi in ginocchio ed a darmi piacere con la sua lingua. Era un obbligo relativo, che Marco svolgeva con molto piacere e che io ormai consideravo come un passaggio obbligato e come un piacere irrinunciabile. Solo a quel punto si poteva passare a fare l'amore e solo se ne avevo ancora voglia. Quella sera, ad esempio, mi sentivo particolarmente su di giri e, dopo alcuni minuti che mi servirono per riprendermi, ero di nuovo pronta " Vieni qua'" gli ordinai seccamente. Mio marito, docilmente mi obbedi' e venne di fronte a me. Lo presi per i polsi e lo sbattei addosso al muro senza preoccuparmi della sua incolumita' ed infine proseguii " Ora lo voglio sentire dentro di me e sentire il massimo del piacere" Anche il mio linguaggio era cambiato e lo trattavo come un giocattolo erotico, ma era quello che sentivo veramente. Lo feci quindi sdraiare sul letto e mi posai sopra di lui. Da quando era iniziata la nostra nuova vita, era cambiato anche e soprattutto il nostro modo di fare sesso. A parte la nostra eccitazione, che era aumentata in modo impressionante, erano cambiate persino le nostre posizioni ed ora ero io a voler star sopra e muovermi come volevo io. Questo comportava l'effetto che mio marito raggiungesse l'eiaculazione dopo solo pochissimo tempo e sempre e solo dopo che io gli dessi il consenso. Era talmente eccitato che la sua resistenza, che abitualmente era tutt'altro che scarsa, in quelle occasioni era praticamente ridotta a zero. Lo sapevo perfettamente e non mi arrabbiavo. Anzi, ne ero compiaciuta in quanto mi dimostrava ulteriormente l'effetto pazzesco che gli facevo ed anche perche' sapevo che mi sarebbe bastato molto poco per fargli avere una nuova erezione che sarebbe stata molto piu' lunga e soddisfacente per me. Cos� ando' anche quella sera ed alla fine ero sdraiata sul letto, soddisfatta e felice. Mi stavo rendendo conto che la fissazione di mio marito mi aveva portato solo che benefici in tutti i sensi. Ero enormemente piu' sicura di me stessa, anzi, forse lo ero diventata anche troppo, avevo scoperto l'ebbrezza di fare sesso in un modo che mi dava delle soddisfazioni incredibili ed infine ero diventata assolutamente padrona di fare tutto quello che volevo e soprattutto di farglielo fare a mio marito. " Ora accendimi una sigaretta e poi massaggiami i piedi" gli ordinai infatti dopo qualche secondo. Marco scatto' immediatamente al mio ordine. Mentre fumavo completamente rilassata, sentivo le sue dita sui miei piedi e sentivo quasi le palpebre che mi si stavano chiudendo, tanto che dovetti spegnere la sigaretta a meta' per paura di addormentarmi. Si, era quella la vita che desideravo. Un uomo ai miei piedi, pronto a fare qualunque cosa per me, dare ordini, essere ammirata e desiderata. Era meraviglioso. Prima di addormentarmi gli ordinai di sistemarmi le mie cose che avevo sparso per la camera d'albergo: il vestito, le scarpe, le calze e l'intimo e quando termino' gli ordinai di prepararmi l'abbigliamento che avrei indossato la mattina seguente " Preparami gli stivali neri con il tacco basso, un jeans, il maglioncino a lupetto grigio perla ed un coordinato intimo pulito" Marco, ancora una volta, non si fece ripetere l'ordine, ma dopo alcuni secondi me lo ritrovai a fianco al letto con gli occhi bassi " Amore, non trovo il maglioncino. Forse non mi hai chiesto di metterlo nella valigia. Anzi, sono sicuro di non avercelo messo. Vuoi che ti prepari qualche altra cosa?" Scattai in piedi prendendolo per un braccio e portandolo davanti all'armadio " Cosa significa che non ce l'hai messo? Ti avevo ordinato di metterlo in valigia. E' cosi' che rispetti i miei ordini? " gli sibilai a brutto muso per poi guardare nell'armadio e sincerarmi che in effetti quel maglioncino non c'era. Ero fuori di me. Forse per la prima volta mi rendevo conto esattamente cosa significasse avere il dominio su un altro essere umano. In altri tempi avrei sorriso, fregandomene del fatto che avessi dimenticato una cosa cosi' banale come poteva essere appunto un maglioncino, ma in quel momento avevo solo voglia di dargli una lezione e fargli capire che non era solo un gioco e che quella era ormai una scelta di vita che avevo accettato e che non ero disposta a tollerare nessun piccolo errore da parte sua. Lui aveva voluto una padrona? Eccomi! Lo ero diventata, ma a modo mio. Sempre tenendolo per un braccio lo trascinai dentro il bagno e quindi lo colpii con uno schiaffo con tutte le mie forze. Lo schiaffo gli fece perdere l'equilibrio e Marco cadde all'interno della vasca. Lo ritirai su per i capelli e lo colpii di nuovo con un altro schiaffo. Ancora una volta mio marito cadde all'interno della vasca e stavolta lo osservai mentre si era acquattato all'interno di essa. Aveva paura di me ed io non potevo fare a meno di sentire una meravigliosa sensazione pervadermi tutto il corpo " Resterai qua' tutta la notte, in bagno, e se sento una sola parola ti ci lascio fino a che non torniamo in Italia. Chiaro? " Fece solo cenno di si con la testa e me ne andai chiudendo la porta del bagno dietro di me. Ero ancora completamente nuda e mi tuffai sul letto, addormentandomi, soddisfatta per quello che avevo appena fatto, dopo pochi secondi. La mattina seguente, al mio risveglio, mi resi conto che avevo fatto un sonno ristoratore bellissimo e la mia mente ando' a mio marito che era ancora rinchiuso nel bagno. Non sentivo alcun senso di colpa, anzi, ero ancora piena di voglia di fargli capire come sarebbero dovute funzionare le cose tra di noi. Avevo gi� detto che la scoperta del potere che avevo su mio marito funzionava come una droga per me ed io ne volevo sempre di piu'. Andai in bagno e lo trovai ancora dentro la vasca mezzo addormentato. Gli ordinai di aspettarmi fuori senza pero' rivestirsi. Mi feci tranquillamente la doccia, mi stirai i capelli e mi truccai ed infine uscii dal bagno per vestirmi. Marco mi guardo' speranzoso, aspettando che gli dessi il permesso per lavarsi e vestirsi per poi scendere a fare colazione insieme. Invece mi vestii io e, dopo averlo fatto, presi mio marito per il mento " Io scendo a fare colazione e dopo vado a godermi Londra. Tu rimani ancora chiuso in bagno fino a quando lo decidero' io" " Ma Patty, per favore, tu non puoi..." " Io posso invece. Posso tutto" gli dissi rafforzando la presa sul mento e spingendolo di nuovo dentro il bagno. Avrei voluto addirittura picchiarlo di nuovo, ma sentivo dei rumori provenire dall'esterno e decisi percio' di risparmiarlo. Uscii dalla mia stanza d'albergo e misi il cartello sul pomello della porta e scesi nella sala a far colazione. Si, potevo tutto, almeno nei suoi confronti e la cosa mi eccitava da morire. Finita la colazione, tirai fuori i miei occhiali da sole e me ne andai per le vie di Londra da sola, a testa alta e felice come non avrei creduto di poter essere. Ormai Marco non lo consideravo piu' come un marito, sapevo di non amarlo piu', ma lo avrei tenuto ugualmente con me. Ormai non potevo piu' rinunciare a quel tipo di vita. La questione del sentimento che provavo per Marco cerchero' di sviscerarlo meglio in seguito, trattandosi di un argomento molto complicato. All'ora di pranzo andai comunque a riprendermi mio marito e lo portai a pranzo, non prima di averlo obbligato a chiedermi scusa. Era tremante e forse in quel momento stava cominciando a capire che la sua marionetta aveva preso vita propria, mentre io avevo capito che potevo e volevo spingermi ben al di la di quanto mio marito stesso avrebbe voluto. Il secondo episodio di cui voglio parlare non porto' cambiamenti all'istante, ma li avrebbe portati molto considerevolmente alcuni giorni dopo il nostro rientro in Italia ed in seguito per il resto della mia vita. Era l'ultima sera del nostro soggiorno in Inghilterra. La mattina seguente alle 11 avremmo preso il volo di ritorno. Avevamo appena cenato in un ristorantino italiano come una normale coppia e decisi di passeggiare un pochino per smaltire la cena per poi tornare in albergo. Ci trovavamo dalle parti di Soho, quartiere che avevamo gia' visitato di mattina ma che di sera era imperdibile per i numerosi locali particolari che l'affollavano. C'erano anche alcuni sexi shop, posti nei quali io non avevo mai messo piede e, spinta dalla curiosita', volli entrare a vederne uno. Non avevo in mente niente di particolare, non ero interessata a filmini hard ne ad oggetti che riprendono l'immaginario della coppia sadomasochista come fruste ed oggetti di quel calibro, visto che io sapevo usare le mani ed usarle tra l'altro molto bene, ma giunta al suo interno, non potei fare a meno di notare la biancheria intima molto sensuale che vi era esposta. Come molte donne ero innamorata del pizzo e chiesi alla commessa, una ragazzona piu' alta di me, di farmi vedere qualcosa di molto particolare. Tra le varie merci che mi espose, scelsi due completino intimi, uno appunto di pizzo trasparente ed un altro di pelle. Pensai che essendo ormai una dominatrice, un indumento del genere non sarebbe dovuto mancare nel mio guardaroba. Marco sembrava preso, anche se, conoscendolo bene, non lo vedevo particolarmente entusiasta. " C'� qualcosa di particolare che vorresti che io comprassi?" gli domandai infatti " Veramente si " mi rispose quasi con un filo di voce " Pero' non vorrei che tu ti arrabbiassi con me per non avertelo detto finora" Scoppiai a ridere. Mi piaceva quel tono e mi piaceva che lui avesse timore di me. Gli chiesi pertanto di farmi vedere quale oggetto avrebbe desiderato vedere indossato da me e mi porto' davanti ad un manichino che aveva un pantalone di un tessuto lucido che scoprii poi trattarsi di lattice ed un corpetto dello stesso tessuto allacciato davanti. A fianco del manichino c'erano poi dei sandali con un tacco spaventoso, forse addirittura di una ventina di centimetri. Lo guardai con aria interrogativa " Ti piace questo? " gli chiesi stupita " Mi farebbe impazzire vederti vestita cosi'" " Non finisci di sorprendermi Marco. Mi chiedo se quello che ho sposato nove anni fa sia la stessa persona oppure se sia rimasto solo l'involucro" Ad ogni modo non mi feci pregare e comprai anche quello che desiderava. In fondo, una delle cose che mi piaceva di piu' era proprio vederlo impazzire di desiderio per me. La commessa ci aggiunse anche un liquido speciale per donare a quel tessuto speciale la giusta lucidita' e, dopo aver speso una fortuna, uscimmo da quel sexi shop. La mattina dopo ci imbarcammo per l'Italia e quel breve viaggio sarebbe rimasto indelebile nella nostra piccola storia di coppia, per la tremenda punizione che gli avevo affibbiato e per l'acquisto fatto a Soho. I cambiamenti di quegli ultimi giorni erano stati enormi, ma non sapevo che altri, non meno importanti, ne stavano arrivando e la mia vita non sarebbe piu' tornata quella di prima. E questo non mi dispiaceva affatto. Se volete dialogare con me, inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it