LA VITA DI PATTY Patty e la sensazione di essere padrona Questo � l'undicesimo episodio de . Nei precedenti capitoli scopro che mio marito � un amante della dominazione femminile e per questo motivo mi aveva forzata per andare in palestra affinche' diventassi piu' forte di lui. Ma scopro che anche a me piace questo tipo di rapporto. Il sabato e' sempre stata una giornata speciale per tutti ed io non facevo certo eccezione alla regola. Per me non era una giornata festiva in quanto la mattina lavoravo al negozio, ma il pomeriggio lo dedicavo completamente a me stessa ed in particolare alla mia bellezza. Quindi avevo l'appuntamento con il mio parrucchiere e spesso anche con l'estetista per la pulizia del viso e per la cura delle mie unghie. Ma c'era un'altro motivo per cui era per me una giornata speciale. Il sabato sera, quando rientravamo a casa, potevo finalmente dar sfogo alla mia voglia di fare la lotta con Marco, di batterlo e di fare l'amore con lui nella maniera sontuosa e sfrenata con il quale lo stavamo facendo. Era agosto e stavamo in vacanza quando lo avevo sconfitto la prima volta e di conseguenza mi ero accorta di quella sensazione particolarmente eccitante che mi avviluppava e mi sconvolgeva durante quei momenti ed eravamo arrivati a marzo. Sette mesi durante i quali avevo riveduto tutte le mie idee riguardo al sesso. Se fino ad agosto lo avevo ritenuto un piacevole diversivo ed un semplice bisogno fisico, da allora era diventato un pensiero quasi costante, a patto naturalmente che si svolgesse nel modo che io preferivo e che cercavo in continuazione. Ma quello era un sabato molto particolare. Era la prima volta che saremmo rimasti completamente da soli da quando avevo scoperto la vera natura di mio marito. Erano infatti trascorsi solo pochi giorni e fino a quel momento erano cambiate ben poche cose rispetto a prima. Certo, avevo preso coscienza di quel nuovo ruolo, ma dovevo ancora prenderci dimestichezza ed abitudine. Un conto era dare dei semplici e banali ordini a mio marito, approfittando del fatto che mi ritenevo pi� forte di lui e soprattutto del fatto che lo vedevo innamorato perso di me, ma stando bene attenta a non ferirlo psicologicamente e a non esagerare, un altro invece, avere la consapevolezza che questi ordini lui li desiderasse ardentemente e che amasse essere sconfitto da me. C'era una differenza sostanziale nell'approccio che avrei dovuto avere con lui, anche in considerazione del fatto che non avevo certo digerito il comportamento da lui tenuto e non avevo certo rinunciato alla mia voglia di fargliela pagare. Ma ero anche e soprattutto un po' in tensione in quanto quella sera sapevo che avrei combattuto contro Marco obbligandolo a dare tutto se stesso e, malgrado mi dicessi che l'avrei sconfitto con facilita', sapevo che quasi tutto quello che avevo fatto fino ad allora era frutto dello scarso impegno con il quale mio marito mi aveva affrontato. Intanto, non avevo ancora fatto programmi per la serata. Da quando le nostre uscite con gli amici si erano diradate a causa della discussione avuta prima di capodanno, il sabato sera avevamo preso l'abitudine di andare a cena fuori noi due da soli, dopo aver lasciato naturalmente le bambine dai nonni, per poi rientrare in casa abbastanza presto, intorno alle 23, per poter poi dare sfogo alle nostre pulsioni. Non ero mai stata un animale notturno, tranne quando ero adolescente, e non amavo tirar tardi solo per fare un certo orario. Anche prima, quando il sabato sera uscivamo con gli amici o comunque rimanevamo tutti insieme a casa di qualcuno, era piuttosto raro che rientrassi dopo la mezzanotte. In questo mi sentivo tanto Cenerentola. La domenica invece, non avevamo ancora persa l'abitudine di vederci con il gruppo. In fondo non avevamo avuto grosse discussioni, ma solo battibecchi, anche se in realta' c'erano grossi problemi tra me e le altre donne. Problemi che avevo individuato soprattutto nell'invidia. Mi sentivo, e probabilmente lo ero, di gran lunga la pi� carina di tutte e lo facevo pesare, un po' per mia indole ed un po' per vendicarmi del trattamento avuto nel mio periodo di grassezza. Ma forse quello che le altre ragazze non sopportavano era il rapporto che c'era tra me e Marco, in particolare del suo comportamento da uomo totalmente innamorato di me, del fatto che lui sbandierasse in continuazione di aver sposato la donna dei suoi sogni, dell'orgoglio che nutriva nei miei confronti e via discorrendo, in contrapposizione con quello che facevano invece gli altri mariti che non lesinavano critiche alle loro mogli, per come cucinavano, per quello che facevano, per come si vestivano o addirittura per quello che dicevano. Se poi uno degli uomini, ed era capitato diverse volte, faceva un apprezzamento gentile su di me, dicendo magari alla propria moglie che bel vestito avevo, che begli occhiali mi ero comprata e per quale motivo non si faceva dare dei consigli da me, succedeva il finimondo, con mio grande sadico piacere. Naturalmente ormai gli uomini avevano imparato la lezione e stavano bene attenti ad evitare certe situazioni imbarazzanti. Quindi non era propriamente un bel modo di uscire con gli amici, ma come ho avuto gi� modo di dire, quelli per Marco erano molto pi� di semplici amici ed era completamente contraccambiato, pertanto ritenevo giusto che, almeno una volta a settimana, lui continuasse a vedersi con loro ed io cercavo di evitare spunti per bisticciare con le altre donne in modo che l'amicizia non si perdesse del tutto. Quindi la domenica pomeriggio ci vedevamo tutti insieme dopo pranzo e noi donne lasciavamo i maschietti a vedersi la partita di calcio e portavamo i nostri rispettivi figli in qualche parco giochi, ci mettevamo sedute a chiacchierare aspettando la fine delle partite in modo che poi i nostri mariti ci raggiungessero. Altre volte, con sommo gaudio degli uomini, ce ne andavamo solo noi donne a passare tutto il pomeriggio in qualche centro commerciale lasciandoli a casa. In questo modo, anche noi potevamo finalmente perdere tempo dentro i vari negozi senza che gli uomini ci rompessero in continuazione. Io ad esempio ero una vera fissata per le profumerie, capace di perdere un'ora di tempo girando in estasi per i vari scaffali per poi comprarmi solo un rossetto o una matita per gli occhi ed in questo ero sicuramente in sintonia con le altre ragazze, una volta tanto. Per gli uomini questa nostra scelta di andare per centri commerciali era una vera e propria manna. Dopo la partita tiravano fuori le carte e tiravano fino a sera e talvolta oltre, costringendoci a comprare delle pizze per cenare. Insomma, dei fine settimana abbastanza banali, se non fosse stato per il nostro sabato sera dove il nostro ingresso si tramutava in un ring e mio marito nella vittima sacrificale. Questo per quanto riguarda la stagione invernale, mentre d'estate la situazione era stata fino ad allora un po' pi� complessa. Noi ad esempio, avevamo la casa al mare dei miei suoceri quasi sempre disponibile ed io amavo trasferirmi li, gia' dal sabato pomeriggio, magari invitando le altre coppie per tutta la domenica. Molto spesso loro accettavano, ma forse si sentivano in difficolta' ad essere sempre invitati e ci costringevano moralmente a seguirli in altri siti, cosa che a me dava molto fastidio in quanto a casa avevo tutte le comodita', tra cui la possibilita' di farci delle enormi braciate, mentre in spiaggia, che distava solo poche centinaia di metri dalla casa, avevo l'abbonamento annuale per lettini ed ombrellone, qualche vicina molto simpatica e diverse amichette per le mie bambine. Ma questo accadeva quasi un anno prima, quando ancora non avevo preso coscienza del potere che avevo su mio marito e sicuramente l'estate che si stava avvicinando sarebbe stata molto diversa. Intanto, mentre ero immersa in questi pensieri, il parrucchiere aveva terminato la sua opera. Avevo rifatto di nuovo i colpi di sole ma non avevo tagliato i miei capelli che ormai da qualche mese non portavo pi� a caschetto bensi' lunghi fino all'inizio delle spalle. Due ciocche mi scendevano ai lati del viso dandomi un'espressione piu' sbarazzina e piu' consona ad una giovane donna della mia eta'. Mi ero gia' fatta fare le unghie delle mani che non potevo portare molto lunghe a causa degli sport che facevo, ma che comunque mi piaceva portare molto curate e di colori sempre diversi. E pensare che da ragazzina avevo la brutta abitudine di mangiarmele e fu solo qualche mese prima del matrimonio che decisi di non farlo piu'. Non fu affatto facile, era un vizio nel vero senso della parola, bruttissimo da vedere e mi ricordo che Marco mi dava addirittura degli schiaffi sulle mani ogni qualvolta mi vedeva intenta a rosicchiarmele. Pensai a cosa gli sarebbe accaduto adesso se avesse avuto il coraggio di farlo ancora. Ma quella era un'altra Patty e soprattutto quello era un altro Marco. Uscii quindi dal parrucchiere e mi recai a comprare delle calze nuove. Avevo da fare anche altre cose ma decisi per il momento di ritornare a casa. Erano circa le 19 e dovevo ancora prepararmi. Marco mi accolse facendomi un sacco di complimenti per la mia nuova pettinatura. Sembrava sincero ed io dovetti ammettere con me stessa che ancora mi faceva piacere ricevere i suoi complimenti. Forse pero' non era proprio la considerazione esatta. Se al posto di Marco ci fosse stato un altro uomo avrei gradito allo stesso modo? Forse si, ma cercai di togliermi dalla mente quei fastidiosi pensieri. Gli avevo dato una punizione e dovevo sincerarmi che l'avesse fatto " Si amore mio" mi rispose " Un tuo ordine, una tua punizione, sono sacri per me e non potrei mai disobbedirti" Girai per casa per vedere che tutto fosse a posto ed in effetti era tutto pulito, sistemato ed in ordine. Pensai tra me stessa cosa potessi fare per cercare di metterlo in difficolta'. Non ero abituata a dare ordini che esulassero dall'ambito domestico e da quello strettamente personale. Sotto quel punto di vista dovevo migliorare molto e sfruttare maggiormente la mia fantasia. Intanto gli ordinai di andare in profumeria a comprarmi dello struccante per il viso di cui avevo bisogno e lui scese di corsa senza farselo ripetere. Io decisi intanto di cambiarmi per la serata che avevo in programma. Gettai gli abiti che avevo indosso sul letto alla rinfusa ed indossai una bella mini di renna che avevo preso proprio quella mattina dal mio negozio ed una camicetta elasticizzata a body di raso beige. Nel frattempo mio marito era ritornato dopo aver comprato le cose di cui avevo bisogno " Che stai facendo li impalato come un idiota" lo apostrofai mentre mi osservava " Non vedi che devi sistemare tutte le mie cose? Muoviti e fallo come Dio si deve se non vuoi farmi incazzare. Quando hai finito telefona a quel ristorantino fuori citta' dove siamo andati a cenare qualche mese fa'. Hai capito di quale parlo? Dove abbiamo mangiato la carne argentina che c'e' piaciuta tanto e quindi prenota un tavolo perche' altrimenti non troviamo posto" Osservai Marco raccogliere docile gli abiti che avevo gettato sul letto, piegarli e sistemarli nel mio armadio quindi prendere il telefono e prenotare il tavolo. Oh mio Dio, era fantastico. Io potevo tutto. Potevo ordinargli qualsiasi cosa e lui l'avrebbe fatta. " Ora vatti a cambiare e cerca di metterti qualcosa che non mi faccia sfigurare" gli intimai. Era un'esagerazione in quanto mio marito poteva considerarsi sicuramente un bell'uomo, sempre curato nell'aspetto, con un fisico asciutto ma possente e che aveva sicuramente un certo fascino tra il gentil sesso, malgrado la sua statura non fosse molto elevata " Sara' impossibile amore mio" replico' invece Marco " qualunque uomo accanto a te sfigurerebbe" Nel frattempo avevo terminato di vestirmi. Avevo messo le calze che avevo appena comprato ed un paio di scarpe col tacco 10, proprio quelle che lo facevano impazzire e mi avvicinai a lui con fare sensuale " Quindi ti piaccio cosi' tanto" " Da impazzire. Non mi sembra quasi vero di poter essere io il fortunato che ti sta accanto" " Il fatto � che non mi fido molto del tuo giudizio" replicai mentre con la mia bocca sfioravo la sua senza baciarlo "L'hai detto tu stesso che mi vedi come una dea solo perche incarno i tuoi desideri repressi per anni. Vediamo se anche gli altri uomini mi guarderanno stasera. Guarda le mie gambe, sono lunghe, sono belle non e' vero?" " Si molto" sussurro' Marco quasi in stato di trance " E sono quasi completamente scoperte. Guarda, qualche centimetro piu' corta la gonna e sarei praticamente nuda. Ti piace che altri uomini potrebbero guardarle? Che potrebbero desiderarmi?" Stavo andando d'istinto, non avevo cercato questa situazione ma mi stavo rendendo conto che lo stavo tenendo sotto controllo e la cosa non mi dispiaceva affatto. Stavo imparando in quel momento che c'era un'altro modo per avere il controllo totale su un uomo ed era quello che stavo attuando in quel momento, una specie di seduzione perversa. Sentivo il respiro di mio marito farsi sempre piu' affannoso, probabilmente era anche notevolmente eccitato anche se non potevo saperlo con certezza, ma con i miei ordini e con quello che gli stavo facendo in quel momento, mi avrebbe sorpreso il contrario. Lui intanto scosse la testa ed io gli sfiorai di nuovo le sue labbra con le mie quindi mi scansai all'improvviso, facendo ondulare le mie due ciocche di capelli davanti al viso e gli intimai nuovamente di andarsi a cambiare. Sicuramente lo avevo eccitato, ma lo ero anch'io, tanto che pensai se non fosse il caso di restarsene a casa, farmi preparare una bella cenetta e poi fare quello che desideravo. No, forse era meglio trascorrere una serata piacevole e posticipare tutto al nostro rientro. E poi non stavo mentendo quando dicevo che volevo vedere quanto potessi piacere ad altri uomini. Sapevo di fare un certo effetto sugli uomini. Lo sapevo quando ero ragazza e l'avevo riscoperto due anni fa', ma finora l'avevo visto solo come un normale desiderio femminile di essere attraente, un bisogno che scoprivo anche in tante altre donne, della mia eta', ma anche e soprattutto in quelle piu' grandi di me. Non l'avevo mai considerata una cosa negativa, era semplicemente una voglia molto femminile di piacere. Di solito mi bastava uno sguardo per appagarmi, per sentirmi bella e desiderabile anche al di fuori dell'ambito matrimoniale e soprattutto senza secondi fini, ma quella sera sentivo di volere qualcosa di piu', anche se ancora non riuscivo ancora a rendermene pienamente conto. Mezz'ora dopo eravamo in macchina in direzione del ristorante dove arrivammo con qualche minuto di anticipo rispetto all'orario di prenotazione. Per tutto il tragitto Marco non aveva tolto gli occhi dalle mie gambe e questo, oltre a farmi ovviamente piacere, mi stava facendo pensare. Erano circa dodici anni, di cui quasi nove da sposati, che stavamo insieme io e Marco, tra alti e bassi, ma quello che stavo vivendo in quel momento non era normale. E quando parlo di quel momento mi riferivo agli ultimi mesi. Cio' che non vedevo normale era che lui, dopo tutto questo periodo, mi desiderasse in quel modo. Di solito la voglia di fare sesso, il desiderio, va a scemare in una coppia. Noi stavamo invece percorrendo la strada inversa. Fino al giorno del matrimonio, il nostro era stato sesso adolescenziale. Voglia tanta, tempo e spazio poco, ma soprattutto fantasia zero. Avevamo solo voglia di stare insieme e ne approfittavamo appena possibile: in macchina, in casa dei nostri genitori dopo esserci assicurati che non tornassero, una volta addirittura nel bagno di un locale. Dal giorno del nostro matrimonio invece, il nostro desiderio era sceso quasi del tutto, fino a toccare livelli spaventosamente bassi. Come ho gi� avuto modo di sostenere, buona parte della colpa fu mia, ma quella era acqua passata e quello che mi stavo domandando nei momenti in cui mio marito mi osservava, era da cosa dipendesse questo aumento esponenziale del nostro desiderio. Che buona parte derivasse dal fatto della mia dominanza e quindi della sua sottomissione era ovvio. Mio marito era quasi costantemente su di giri per quello che riteneva il raggiungimento dei suoi sogni ed a me, vederlo in quello stato, faceva molto effetto. Ma a questa situazione si aggiungeva secondo me, il fatto che io, all'inizio in modo inconscio, ma poi sempre piu' volutamente, amassi sedurlo. Quella sera ad esempio era come se, invece di essere sposati da diverso tempo, fossimo usciti insieme per la prima volta. Il suo modo di guardarmi, il mio modo di pormi, erano appunto da primo appuntamento e non da semplice serata tra moglie e marito. Un po' mi aiutava certo il mio aspetto fisico, ma il mondo probabilmente era pieno di donne belle o comunque attraenti che hanno una vita sessuale invece non soddisfacente e magari un compagno che non le desiderasse piu' come una volta. Secondo me era proprio l'insieme di quelle due cose che si concatenavano meravigliosamente. Era ovvio che molto dipendeva e sarebbe dipeso in seguito da me. Se io avessi proseguito in quel modo, tenendoci sempre al massimo, vestendo in maniera molto sensuale e comportandomi come stavo facendo, ero sicura che il nostro desiderio sarebbe rimasto sempre altissimo, con nostro sommo piacere. Pertanto scesi dalla macchina sistemandomi la gonna, mi tirai su le maniche del giubbetto di pelle che avevo messo sopra al body, mi riguardai per l'ennesima volta il trucco allo specchietto, afferrai la mia borsa e poi c'incamminammo verso il ristorante. Marco cerco' la mia mano con la sua ma io la rifiutai. Non eravamo due fidanzatini che si debbono tenere per mano. Avevo deciso di tenere una camminata molto sensuale, senza scadere nel ridicolo e soprattutto nel mignottesco e capii subito di esserci riuscita pienamente. Sentivo gli sguardi maschili su di me, anche se, stando accanto a Marco, molti cercavano subito di volgere lo sguardo altrove. Ero aiutata in questo anche dalle scarpe. Non e' facile camminare con dieci centimetri di tacco e rimanere disinvolte. Io poi, per tanti anni, non avevo mai usato calzature simili e le prime volte mi sentivo addirittura impacciata. Ma ci stavo ormai prendendo dimestichezza ed avevo capito che quello era uno elemento irrinunciabile per la seduzione. Non ho mai capito, a distanza di tanti anni, cosa ci trovino i maschi in certe cose ed a maggior ragione non lo capivo allora. Perche' nell'immaginario collettivo maschile era piu' sensuale una donna vestita in una certa maniera, piuttosto che un'altra, magari della stessa bellezza, completamente nuda? Anche a me piaceva e piace tutt'ora, un bell'uomo vestito con cura, ma non lo avrei mai messo sullo stesso piano di un bel torace completamente nudo, delle belle spalle e soprattutto totale assenza delle maniglie dell'amore. Ad ogni modo uno dei camerieri ci venne incontro ed io gli feci presente che avevamo prenotato un tavolo. Ci sedemmo ed ordinammo da bere al cameriere che ci lascio' il menu'. Sia io che Marco osservammo la lista anche se io avevo gia' in mente quello che volevo. Mi piaceva mangiare e lo avevo dimostrato ampiamente arrivando a sfiorare il quintale di peso, ma ormai da due anni seguivo la dieta scrupolosamente e non avrei sgarrato neanche per tutto l'oro del mondo, pero' una volta a settimana potevo mangiare di tutto e naturalmente mi lasciavo quella possibilita' per il sabato sera. Quindi evitai l'antipasto ma presi il primo, il secondo ed il contorno. Ordinai anche una bottiglia di vino. Non eravamo grandi bevitori, anzi ci potevamo definire quasi totalmente astemi, ma un bicchiere, quando ci trovavamo al ristorante, non ci faceva certo male e lo bevevamo volentieri. Dopo aver preso le mie ordinazioni, il cameriere passo' a mio marito " Dunque," disse Marco dopo aver riflettuto alcuni secondi " per primo vorrei....." " Mio marito prende le stesse cose che ho scelto io" lo interruppi. Il cameriere rimase come un ebete non sapendo cosa fare ed io rincarai la dose " Vada pure, a mio marito va benissimo cio' che ho ordinato io, non e' vero caro?" Marco accenno' di si con la testa ed il cameriere si dileguo' probabilmente ridendo sotto i baffi. Aspettavo che Marco mi dicesse qualcosa ed invece tacque senza neanche guardarmi in faccia. Aveva capito ovviamente dove volevo andare a parare e che se gioco ci doveva essere tra di noi, allora si doveva giocare. In realta' ancora non riuscivo a comprendere dove terminasse questo gioco e dove cominciasse la vita vera. In quel momento non pensavo neanche alla mia vendetta, ma solo a svolgere il mio ruolo nel migliore dei modi. Fino a quell'istante avevo fatto esattamente quello che Marco voleva che facessi ed anche la rinuncia del Gran Premio di motociclismo non mi era sembrata una grossa rinuncia per lui, ma adesso sapevo benissimo che tra le cose che avevo scelto per la cena ce n'era almeno una che a lui non piaceva e si trattava del contorno. Io adoravo un certo tipo di verdura che invece mio marito non gradiva affatto e quindi il bello doveva arrivare. Stavo scoprendo che il mio piacere stava anche nell'obbligarlo a fare quello che non voleva fare. In ogni caso c'era molto imbarazzo tra di noi e non c'era la solita scioltezza nell'affrontare i soliti discorsi. Io ad esempio, ero molto combattuta. Cosa doveva fare una moglie dominante nei momenti normali? Con che tono avrei dovuto affrontare discorsi che riguardavano la nostra vita di tutti i giorni? Avere sempre quel tono di superiorita' oppure approfittare proprio di quei momenti per tornare ad essere, almeno nei limiti del possibile, una coppia normale? No! Avevo fatto una scelta e l'avrei rispettata e quindi sarei rimasta una moglie dominante ed avrei tenuto un atteggiamento consono anche nelle situazioni di normalita'. Ormai il dado era tratto e non si poteva piu' tornare indietro o comunque volevo io proseguire su quel senso. Intanto, mentre aspettavamo che ci portassero le prime portate mi alzai per andare in bagno. In realta' volevo semplicemente passare vicino ai tavoli e questa volta farlo da sola. C'era la coppia di quarantenni con lei che obbligava il suo uomo a guardare nella sua direzione e non nella mia, quattro ragazzi che invece mi seguivano con lo sguardo facendo facce strane e ridendo, una comitiva composta da una decina di persone tra uomini e donne con alcune di quest'ultime intente a mimare con le mani la lunghezza della mia gonna, come per dire "E ti credo che viene guardata, se la portassi io sarebbe la stessa cosa". Riguardavo tutti senza vergogna e sorridendo. Ero diventata veramente un'altra donna e quando tornai al tavolo lo ribadii anche con Marco " Forse dovrei darti ragione, sai. Mi osservano veramente tutti. Ti piace la cosa o forse preferiresti addirittura vedermi mentre faccio l'amore con loro? Anzi, che me li scopo" " Non e' cosi' amore mio. Non sono un guardone e tantomeno mi ecciterei sapendo che tu vai a letto con un altro. Sono semplicemente un uomo che ama sottomettersi alla propria moglie e che � orgoglioso di andarci in giro. L'hai visto che non mentivo dicendoti che sei meravigliosa? Ti prego non dirmi piu' che vorresti andare a letto con un altro, mi fa star male" " Il problema e' che tu non puoi azzardarti a dirmi cosa io possa o non possa dire. L'hai dimenticato chi comanda? Oppure sei uno di quelli che vuol porre dei limiti? O tutto o niente mio caro. Se non ti sta bene puoi alzarti in questo preciso istante ed andartene per sempre dalla mia vita, tanto io uno che mi accompagna a casa lo trovo senz'altro" Ero stata cattiva, perfida, ma ci stavo prendendo un gusto pazzesco. Mio marito naturalmente non si alzo' dalla sedia e non ebbe neanche il coraggio di replicare. Abbasso' semplicemente la testa, gesto che io percepii come sottomissione. Si, lui non poteva dirmi niente ed io potevo obbligargli tutto. Era lui che l'aveva voluto ed ora non poteva certo tornare indietro. Intanto il cameriere ci consegno' le prime portate " Versami del vino" gli ordinai in modo perentorio appena il cameriere si allontano. Marco prese la bottiglia e riempi' il mio bicchiere, quindi stava per ripetere l'operazione con il suo ma gli bloccai il braccio " Non mi sembra di averti concesso il permesso di bere. Per farlo dovrai avere il mio consenso ed io questa sera non te lo concedero'. E' chiaro?" " Si, certo. Scusami. Il fatto e' che ancora non sono abituato" " Oh, ti ci abituerai presto. Guarda me ad esempio. Mi sembra di non aver mai fatto altro che comandare nella mia vita, eppure lo faccio da pochissimo tempo" Era straordinariamente vero. Mi riusciva tutto spontaneo, non c'era niente di preparato in questi miei gesti, in questi improvvisi ordini che gli davo. La mia fantasia cominciava a carburare ed a dare i suoi frutti. Arrivo' finalmente anche il momento del contorno che attendevo con ansia. Marco guardava quel piatto con un senso di nausea. Sapeva che lo avrei costretto a mangiarlo ma tento' di commuovermi " Devo proprio farlo? Ti prometto che faro' tutto quello che vuoi, ma ti prego non farmelo mangiare" " Tu farai comunque tutto quello che io ti ordinero', a cominciare proprio da questo bel piatto di verdura. E poi non lo sai che le verdure fanno bene? Mettiamola cosi'. Sono costretta ad obbligartelo per il tuo bene. Ed ora mangia. Tutto, fino all'ultimo e fallo con il sorriso sulla labbra. Il tuo dovere e' quello di compiacermi e pensa che mangiando lo farai" Avevo iniziato la frase usando l'ironia, ma le ultime parole erano state dure. Marco comincio' a mangiare lentamente ed io lo osservavo duramente. Avrei pagato chissa' cosa per sapere quali fossero i suoi pensieri in quel preciso istante. Se si fosse ad esempio pentito rendendosi conto che io non stavo al gioco come avrebbe voluto lui oppure trovasse piacevole ed eccitante anche un ordine contrario alla sua mentalita', ai suoi gusti, al suo modo di vedere le cose. Pensai per un attimo che se qualcuno mi avesse obbligato a fare queste sciocchezze, gli avrei rivoltato il tavolo addosso ed invece Marco mangiava, con difficolta' ma mangiava tutto, fino a terminare l'intero piatto di verdura. Subito dopo trangugio' un bicchiere d'acqua per togliere il sapore della verdura ed io mi feci riempire, contrariamente alle mie abitudini, un secondo bicchiere di vino. Mi sentivo su di giri e la mia mente girava vorticosamente. Lo osservai sorridendo stavolta " Hai visto che non era tanto difficile? Bravo il mio Marco, sono contenta che ti sia piaciuta e sono sicura che ne mangerai tanta anche a casa" gli dissi dandogli due ironici schiaffetti sul volto. Prendemmo il caffe' e chiedemmo il conto per poi alzarci ed andare a pagare. Tornammo dove avevamo parcheggiato l'auto e per farlo rifeci il mio personale e sensuale defile' tra i tavoli. Non so spiegarmi esattamente cosa provassi in quel momento. Ero stata per gran parte della mia vita una semplice ragazza dei nostri tempi, con certe idee ben radicate nella mia mente, come per esempio la fedelta'. E non parlo solo di fedelta' fisica, ma anche mentale. Avevo anch'io fantasticato su qualche attore o su qualche cantante, ma non l'avevo mai fatto su qualche uomo reale, neanche con Daniele, il mio allenatore che avrebbe fatto pazzie per me, uomo dotato tra l'altro di un fisico straordinario. Invece adesso ero vestita nella maniera piu' appariscente possibile, con quella mini che convogliava gli sguardi maschili come se fosse una calamita, quel body semitrasparente, scarpe col tacco alto, trucco giusto e proporzionato, insomma tutto l'occorrente per essere al centro dell'attenzione. Lo stavo facendo per mio marito? No, assolutamente. Lo stavo facendo per me stessa. Se avessi voluto sarei potuta passare inosservata, come quando durante il pomeriggio mi mettevo talvolta in tuta e scarpe da ginnastica. Ma era proprio quello che invece non volevo: passare inosservata. Ora sono certa che qualunque donna, anche solo leggermente carina, se sa vestire se sa truccarsi a modo e se sa camminare nel modo giusto, possa risultare bellissima. Allora cominciavo a capire quanto queste cose fossero importanti, se non addirittura indispensabili per me. Raggiungemmo quindi l'auto e vi salii, pienamente soddisfatta di come stava andando la serata. Ed il bello doveva ancora arrivare. Anche durante il tragitto di ritorno parlammo poco e solo a monosillabi. Non era cambiata solo la gerarchia del nostro rapporto, ma mi rendevo conto che c'erano vere e proprie difficolta' comportamentali tra di noi. Era complicato per me, che tutto sommato, essendo al comando, potevo gestire la situazione come meglio avessi creduto, figuriamoci per lui, che ancora non sapeva a quale gioco stessi giocando. Quell'ordine che gli avevo dato, obbligandolo a mangiare un piatto che a lui non piaceva, andava ben al di la della semplice costrizione, ma rappresentava una barriera che avevo superato dal momento che avevo deciso di accettare quello strano e folle rapporto con mio marito. Gli avevo fatto quello che lui non amava fare e non quello che lui voleva. Poteva sembrare una differenza marginale se non fosse che io avevo amato ogni istante di quella scena, assaporando un piacere sadico nel vederlo mentre era costretto ad obbedire al mio ordine e, mentre mi accendevo una sigaretta dentro la macchina, ne provavo un altro. Sapevo che Marco non voleva che si fumasse in macchina. Lo impediva ai suoi amici e me lo aveva chiesto in tempi non sospetti dicendo che impregnava la macchina di fumo. Avevo sempre accettato quella sua richiesta ed anche quando avevo cominciato a prendere il potere su di lui mi ero sempre attenuta a questo suo divieto, ritenendolo tra l'altro giusto, anche in considerazione del fatto che nell'auto salivano spesso le bambine. Ma in quel momento non pensavo certo alle mie figlie, bensi' a come poter esercitare la mia dominazione si di lui. E quello mi sembrava un ottimo sistema. Lo guardai ironicamente e ruppi il silenzio " Che c'e'? Non mi rimproveri? Non ti da fastidio che io fumi in macchina?" " Sei tu che comandi. Tutto quello che decidi tu � giusto ed io non posso oppormi. Te l'ho detto che avrei fatto qualsiasi cosa. Te l'ho dimostrato mangiando la verdura, te lo continuero' a dimostrare ogni istante della mia vita. Per me obbedirti � il raggiungimento della felicita'" Non risposi, continuando a fumare. Chiunque mi avesse detto due anni fa che il mio rapporto con Marco sarebbe diventato questo, lo avrei preso per pazzo. Eppure eravamo la, in macchina, con lui completamente disponibile a fare qualunque cosa gli avessi ordinato ed io che provavo un piacere enorme nell'essere la sua padrona. Padrona! Mi suonava ancora male quella parola. Eppure non trovavo sinonimi altrettanto validi nell'esprimere quella situazione. Avevo scandagliato il computer alla ricerca di informazioni su quello che stavo vivendo, ma l'unica parola che poteva assomigliare a padrona era dominatrice. Questo sostantivo lo vedevo per� adatto piu' a situazioni momentanee, anche se in fondo il suo suffisso latino significava niente di meno che padrona. Ma in italiano perdeva, a mio avviso, quella valenza, quella sensazione appunto di potere assoluto che ormai sentivo nei confronti di Marco. Cominciavo a sentirmi la padrona di mio marito e cominciavo a sentire che quello ormai non era piu' solo un gioco, ma una scelta di vita. Ma il mio modo di essere padrona io dovevo suffragarlo sul campo ed ormai eravamo arrivati a casa. La seconda parte di quella serata stava per iniziare e sapevo benissimo gia' da allora che non sarebbe stata meno interessante della prima. Tutt'altro. Se volete dialogare con me inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it