LA VITA DI PATTY Patty e la terribile scoperta Questo e' l'ottavo episodio che racconta la mia vita. Fino ad ora ho parlato dei cambiamenti fisici che mi hanno portato ad essere considerata una donna piuttosto attraente, dei miei enormi miglioramenti nel judo e nella kick-boxing che mi hanno portato a battere ripetutamente mio marito e dei risvolti psicologici che queste vittorie hanno portato in me. Marco era dunque ancora seduto sulla sedia ed io, sculettando sensualmente, mi posi dinanzi a lui " Come sto?" " Stai benissimo. Troppo bene. Troppo. Tu non scendi per niente" Rimasi di sasso. Marco che si rivolgeva a me in questo modo? Era inammissibile. Non ricordavo neanche da quanto tempo lui non osava parlarmi con un tono cosi' brusco, simile a quello che aveva appena usato. Pensai per qualche secondo che gli avrei dovuto dare una bella lezione, ma poi ci riflettei. Forse avevo visto giusto nel pensare che avevo tirato troppo la corda e questa era la logica conseguenza. Mi guardai allo specchio del corridoio, dove ci trovavamo in quel momento, ed in effetti mi resi conto che non ero vestita in modo tale da poter uscire da sola di sera. Il vestito era veramente troppo fasciato e troppo corto. Non che avessi paura e se mi fosse capitato qualche malintenzionato avrei saputo difendermi molto bene, ma cosi' vestita, li avrei attirati come mosche intorno al miele. Avevo gia' indossato quel abito, ma lo avevo fatto quando ero in compagnia di mio marito. Pertanto pensai che non era il caso di fare una discussione. Mi sarei cambiata d'abito, tanto ero ancora notevolmente in anticipo rispetto all'appuntamento " Hai ragione, tesoro. E' troppo provocante. Lo indosser� quando usciremo insieme. Mi vado a cambiare e mi metto qualcosa di pi� sobrio. Contento?" Credevo che Marco sarebbe stato felice di quello che gli avevo appena detto e rimasi invece meravigliata quando si alz� dalla sedia per venirmi incontro minaccioso " Forse non hai capito bene. Ti ho detto che non esci, ne' vestita cos�, ne' vestita in un altro modo" " Marco, ma che ti sta prendendo?" risposi allarmata. Non sapevo cosa fare. E' vero che mi sentivo infinitamente pi� forte di lui, ma c'era qualcosa che non quadrava. Aveva uno sguardo diverso ed io incredibilmente stavo perdendo molta della mia sicurezza " Mi sta prendendo che mi sono rotto i coglioni del tuo comportamento" Rimasi di nuovo sbigottita. Ora stava esagerando, ma avevo tante volte esagerato io che feci finta che non avesse detto niente di offensivo. Intanto Marco era ormai arrivato di fronte a me. Pensai a qualche secondo a come mi dovevo comportare. Non avevo intenzione di lottare. Nelle nostre lotte precedenti c'era sempre stato un alone di gioco, anche se poi non giocavamo affatto, ma questa volta sembrava tutto maledettamente serio, troppo serio e questo mi convinse che forse, per una volta almeno, avrei dovuto cedere io " D'accordo, amore. Non vado da nessuna parte. In fondo non � che avessi tutta questa voglia di uscire stasera" La reazione di Marco fu per� ancora pi� imprevedibile " Ma sentila. Mi da il contentino. Che fai stasera? Non mi metti le mani addosso? Non ti senti in forma? Oppure hai le tue cose?" " Marco, smettila. Non riesco pi� a comprenderti. Forse qualche volta ho sbagliato con te, ma tu sembravi cos� felice di essere a mia disposizione" " Ai tuoi ordini, non a tua disposizione. E poi guardati. Sei una madre di famiglia e vai in giro vestita come una puttana" " No, questo non te lo permetto. Nella mia vita ho avuto solo te e tu osi dirmi che sono una puttana? Mi ripaghi in questa maniera? Ora mi chiedi scusa, altrimenti saranno guai per te" Ero furiosa e cominciavano a venirmi le lacrime agli occhi. Perche' mi stava dicendo questo? Perche' mi stava facendo questo? Non riuscivo a capire. E' vero che negli ultimi tempi non mi ero comportata bene con lui, ma perche' questo cambiamento improvviso? Ma Marco era sempre pi� minaccioso e, prima che io potessi attaccarlo, mi prese lui stesso le mani con forza " Sei tu quella che mi deve chiedere scusa" mi disse cominciando a stringere forte sui miei polsi. Sembrava molto piu' forte in quel momento. Tutte le altre volte avevo ribaltato la situazione in pochissimi secondi, ma quella volta facevo fatica, una maledetta fatica e non riuscivo a liberarmi. Fu lui a liberarmi la mia mano sinistra per agire con la sua destra e far volare uno schiaffo che comunque riuscii a parare con il braccio che lui mi aveva appena liberato. Presi a mia volta di nuovo la sua mano per evitare che mi colpisse nuovamente e tornammo a confrontarci sul campo della forza pura. Per mesi, ogni volta che rientravo a casa quando eravamo da soli, non vedevo l'ora di poter fare la lotta con mio marito, ma quella sera avevo strani presentimenti e non avrei voluto farlo. Avevo cercato in tutti i modi di evitarlo e cercai di nuovo la mediazione, mentre ormai le lacrime, che mi uscivano copiose, mi stavano rovinando tutto il trucco " D'accordo Marco, ti chiedo scusa per quello che ti ho fatto in passato, se e' quello che vuoi, ma piantiamola" " Adesso e' troppo tardi" mi rispose digrignando i denti per lo sforzo. Era evidente a quel punto che cercava solo lo scontro fisico. Ma perche'? Sapeva che ero piu' forte di lui e che l'avrei battuto. Intanto pero', a smentire questa mia affermazione, nessuno di noi due riusciva ad avere la meglio. Come era possibile che le altre volte era stata una passeggiata per me batterlo? Sentivo che quella era una lotta diversa, piu' cattiva, piu' vera, ma in quel momento dovevo concentrarmi e non potevo mettermi a cercare una spiegazione per tutte le domande che mi ronzavano nella testa. Rimanemmo alcuni secondi in quella posizione, forse addirittura un minuto, cercando ognuno di prendere il sopravvento senza riuscirci. Poi io agii d'istinto. Era proprio alla mia portata ed alzai il ginocchio e lo colpii proprio alla bocca dello stomaco. Marco allento' ovviamente la presa ed io ebbi cosi' modo di liberarmi e, sempre istintivamente, lo colpii in piena faccia con un pugno. Era la prima volta che lo colpivo con quella violenza ed il risultato fu devastante. Mio marito fece un paio di passi all'indietro e poi and� con il sedere per terra mentre dal suo naso cominciava ad uscire copiosamente del sangue " Marco, basta! Ti sta uscendo il sangue. Smettiamola o finiremo per rovinare tutto quello che abbiamo costruito. Siamo ancora in tempo. Se proseguiamo saro' costretta a farti veramente del male ed io non voglio arrivare a questo." " Ma sentila. Non vuoi farmi del male. Ma che gentilezza. Ora vedremo chi si fara' del male" rispose e, dopo essersi rialzato, si lancio' di nuovo su di me. Era molto pi� attento adesso. Stava in guardia e non mi lasciava tutti quegli spazi come la prima volta ed ogni tanto faceva partire dei pugni verso di me che pero' riuscivo sempre a parare. Il vestito stretto poi non mi lasciava molto spazio nei movimenti con le gambe che erano il mio punto forte. Avrei voluto tirarmelo su ma avevo paura ad abbassare la guardia, anche perche' Marco non mi lasciava un centimetro di spazio. Non so per quanto tempo rimanemmo a confrontarci in quella maniera. Marco continuava a perdere sangue dal naso ma continuava anche ad avanzare. Tutti i miei duri allenamenti pero', stavano dando il loro frutto e avevo parato tutti i suoi colpi senza che lui fosse mai riuscito a colpirmi. Avevo la guardia ben impostata a difesa del viso e del seno e lui aveva difficolta' nell'allungo. Essendo piu' alta, ed avendo le braccia pi� lunghe, avrei potuto forse attaccarlo io, ma vista la situazione me ne stavo prudente in attesa del momento giusto. Momento che arrivo' quando cerco' di cambiare sistema avventandosi su di me per cercare il corpo a corpo. Questo gli fu fatale perch� ebbi il tempo di tirarmi su il vestito e di liberarmi le gambe. Caricai tutta la mia potenza sulla gamba sinistra, quella che sarebbe rimasta a terra e poi feci partire un calcio laterale con la gamba destra, portato con il piede che lo colpi' violentemente sul fianco. Era un uno dei colpi che mi riuscivano meglio. Marco accuso' stavolta in maniera vistosa e si fermo' piegandosi in due ed ansimando. Aveva abbassato tutte le sue difese ed io ormai ero in trance agonistico, senza neanche rendermi conto che il contendente di fronte a me fosse mio marito, fosse il mio adorato Marco, l'uomo della mia vita, il padre delle mie figlie e decisi di finirlo. Prima un gancio con il sinistro e poi un diretto col destro. Marco stavolta ando' a sbattere contro il mobile dell'ingresso facendo cadere tutto quello che c'era sopra e poi scivolo' per terra " Basta ti prego, hai vinto tu" mi disse mentre avanzavo minacciosa verso di lui. Non ero neanche riuscita a comprendere bene quello che aveva detto perche', oltre al naso, adesso sanguinava anche dalla bocca. Il labbro superiore era sicuramente rotto e l'occhio destro era tumefatto ed io avevo riacquistato tutta la mia baldanza e la mia sicurezza. Era stato piu' difficile delle altre volte, ma alla fine la lezione era stata ancora piu' dura. Ma non avevo terminato. Ancora una volta, pi� delle altre volte, sconfiggerlo mi stava creando delle sensazioni contrastanti. Di una sola cosa ero certa in quel momento e cioe' che stava crescendo dentro di me un'eccitazione sessuale senza precedenti e che quindi volevo cercare il corpo a corpo. Marco intanto continuava ad indietreggiare sempre seduto per terra, aiutandosi con le braccia e con le gambe, mentre io avanzavo sempre pi� sicura di me. Pensavo che me l'avrebbe dovuta pagare cara questa ribellione e che sarei stata ancora piu' dura in futuro con lui " Ti prego, non infierire. Lo riconosco, sei piu' forte. Puoi andare dove vuoi. Ti chiedo scusa" Aveva detto un sacco di cose in pochi secondi, farfugliando sempre piu' a causa del labbro rotto ed io mi misi a ridere " Ma davvero? Mi dai il permesso di uscire allora" ironizzai. Poi mi feci piu' cattiva mentre Marco ormai si trovava a contatto con il muro e non poteva piu' indietreggiare. " Forse non hai capito che io il permesso me lo prendo da sola. Io faccio quello che cazzo mi pare e se tu ancora non l'hai capito significa che sei un idiota" Accompagnai quest'ultima frase tuffandomi su di lui. Marco pero' stavolta fu piu' agile, forse si aspettava una mossa del genere e riusc� per un secondo a sgattaiolare da un lato. Eravamo tutti e due a terra ed io dapprima non riuscii a bloccarlo, ma con la mano cercai di afferrarlo per le gambe riuscendo pero' a prenderlo per i pantaloni della tuta sfilandoglieli completamente. Fece un paio di metri mentre io mi rialzai. Era di nuovo di fronte a me e rimasi sbigottita guardandolo. Lui nel frattempo s'inginocchio' ai miei piedi quasi piangendo ed implorandomi " Per favore, amore mio, non so cosa mi sia successo. Sono stato uno stronzo. Come ho potuto pensare di batterti? Tu sei troppo superiore a me. Non succedera' mai piu', non osero' mai piu' fare una cosa simile ma non picchiarmi ancora. Ti prometto che obbediro' a tutto quello che mi dirai, faro' qualunque cosa per te. Ti amo disperatamente e non voglio perderti. Ho sbagliato una volta e non accadra' ancora. Te lo giuro, amore mio" Stavo ascoltando tutto quello che mio marito mi stava dicendo ma la mia mente era concentrata sul significato di quello che stavo vedendo e mille pensieri si agitavano nella mia testa " Alzati" gli ordinai in modo perentorio. Marco obbedi' mettendosi le mani davanti alla faccia per ripararsi, mettendo cos� ancora piu' in risalto quello che stavo osservando. Era in boxer, visto che i pantaloni glie li avevo sfilati ed a piedi nudi in quanto le ciabatte le aveva perse durante il nostro combattimento. Continuavo ad osservarlo ed infine capii. Capii tutto " Perch� ce l'hai dritto?" gli chiesi mentre la rabbia cominciava ad invadermi l'intero corpo " Non capisco" ribatt� Marco cambiando il tono di voce supplicante che stava usando con un tono quasi normale " Dimmi per quale motivo hai il cazzo dritto. Non abbiamo fatto nessuna lotta corpo a corpo che lo giustifichi" " Non lo so. Forse sar� qualche strana reazione" cerco' di giustificarsi " No, tu lo sai benissimo" feci " ed ora ho capito tutto anch'io" " Aspetta Patty, non giungere a conclusioni affrettate. Posso spiegarti tutto, non � quello che credi" " Non � quello che credo? Vuoi dire che non ti ecciti se ti prendo a botte? Vuoi dire che in tutto questo tempo tu non hai cercato di combattere contro di me ad ogni costo? E che forse mi hai lasciato anche vincere facilmente?" " No, ascolta, ti prego. Tu sei forte veramente. E' vero ti ho facilitato la cosa perch� mi piaceva avere una moglie forte alla quale obbedire e piu' mi battevi piu' diventavi brava sul serio diventando sempre piu' autoritaria e sicura di te stessa. Tu non puoi capire, io ho bisogno di tutto questo. Ne ho bisogno come l'aria che respiro" Mi avventai su di lui spingendolo sul petto " Tu dovevi dirmelo. Dovevi mettermi al corrente di queste tue fissazioni. Io avrei accettato, sarei diventata quella che tu volevi perche' ti ho sempre amato ed avrei fatto qualunque cosa per te. Tu invece mi hai ingannato. Mi hai preso per il culo per due anni, mi hai manovrata come se fossi io un burattino e tu il burattinaio, facendomi credere di essere diventata una specie di forzuta mentre invece ero semplicemente una povera idiota che si � fatta abbindolare. Dimmi, ti sei sentito bravo? Sei stato fiero di quello che avevi creato? Ora capisco tante cose. Capisco perche' in palestra non era cosi' facile quando combattevo con i maschi. Capisco anche perche' non hai voluto che combattessi con Massimo ad esempio. Io pensavo che l'avrei battuto con facilita' essendo la met� di te ed invece non sarebbe stato cosi'. Tutte quelle frasi "tesoro, fai kick-boxing, tesoro fai judo, tesoro fai pesi" tesoro un cazzo" " Non � proprio cosi', credimi. Si, � vero, sono riuscito a farti diventare quella che volevo io, ma guardati. Sei forte veramente e stasera mi hai battuto sul serio. Ero completamente nelle tue mani. Guarda come mi hai ridotto. E poi lo sport ti ha fatto bene, sei diventata bellissima" " E dovrei crederti? Forse sono falsi anche tutti i complimenti che mi hai fatto. Ormai con te non so piu' cosa e' vero e cosa e' falso" " Quello che � sempre stato vero e' il mio amore per te. Avrei voluto dirtelo ma vedevo che piaceva anche a te tutta questa situazione e non ho mai trovato il coraggio. Avevo paura che non avresti capito" Mi voltai mentre le lacrime ormai scendevano a dirotto dal mio viso e non volevo che mi vedesse in quello stato. Guardai l'orologio appeso in cucina e mi accorsi che erano trascorsi pochi minuti, forse neanche un quarto d'ora e la mia vita era cambiata, cambiata per sempre. Dovevo uscire, mi mancava l'aria ed ancora facevo in tempo ad arrivare puntuale all'appuntamento. Mi spogliai e mi misi in doccia. Avevo il rimmel che mi colava dagli occhi ed ero complessivamente uno straccio. Pazientemente mi truccai di nuovo appena uscita dalla doccia e diedi uno sguardo al mio vestitino color sabbia e mi resi conto che miracolosamente era rimasto intatto e quindi lo indossai nuovamente. Marco si avvicin� a me con l'aria del cane bastonato " Ti prego amore, non andartene, non lasciarmi" " Non mi toccare" gli urlai " Ora io esco. Devo riflettere" Aprii la porta di casa e poi la richiusi pesantemente dietro di me. Mentre guidavo per andare al luogo dell'appuntamento ripensavo a tutto quello che era accaduto in quei due anni. Mi aveva mentito, mi aveva ingannato, mi aveva manovrato a suo piacimento ed io avevo creduto a tutto. Ma me l'avrebbe pagata. Oh si se me l'avrebbe pagata. Ancora non avevo idea di come, di quello che avrei fatto per vendicarmi, ma l'avrei fatto. Forse me ne sarei andata da casa, dovevo rifletterci bene. Non mi interessava tanto il fatto che fosse un masochista, almeno cosi' credevo in quel momento data la mia totale ignoranza sull'argomento, quello che non riuscivo a sopportare erano state le sue menzogne. Due anni, due anni a raccontarmi bugie, ma soprattutto due lunghi anni a plasmarmi, a farmi diventare quella che lui voleva che fossi, senza avere il coraggio di confrontarsi con me, di confidarsi con sua moglie. Anzi, in questo caso gli anni erano molti di piu'. Aveva sempre finto. Con me, con gli amici, con tutti. Mi aveva fatto credere di tutto in quei due anni ed ora non sapevo piu' neanche chi fossi realmente. E quello che piu' mi imbestialiva era il fatto che era riuscito nel suo intento. Mi aveva cambiata ed ero diventata quella che lui voleva. Mi odiavo per questo. Arrivai al ristorante cercando di essere me stessa, ma si vedeva lontanamente che qualcosa era successo. Ascoltavo tutte le altre donne parlare del loro lavoro, dei figli, di uomini, ed io avevo stampato in faccia un sorriso idiota che non riuscivo a togliermi, ma non riuscivo a partecipare a nessuno dei loro discorsi. Continuavo a pensare a quello che era accaduto. Ed ora cosa avrei dovuto fare? La cosa piu' logica era quella di prendermi le bambine e scappare lontano da lui. Si, avrei fatto quello. Non le avrei fatte crescere con un depravato, con il rischio che avrebbe potuto plasmare anche loro. Finimmo la cena, anche se io toccai ben poco cibo con lo stomaco che mi si era completamente chiuso e mi alzai salutando la parentela, scusandomi per non essere stata una buona conversatrice a causa di un violento mal di testa. Ripresi la macchina e meccanicamente guidai fino sotto casa. Mi accesi una sigaretta ma rimasi dentro la macchina a fumare ed a pensare. Cosa volevo veramente? Non riuscivo ad essere sincera con me stessa. Sapevo che quei due anni erano stati meravigliosi. Tutte quelle sensazioni che avevo provato erano state talmente intense che sarebbe stato quasi impossibile per me riviverle in un altro luogo e con un'altra persona. Mi sarebbe bastato rientrare in casa per riaverle quando volevo. Marco era a casa, disposto a tutto per me e questo mi faceva sentire pazzesca. Ma non riuscivo a decidere, non riuscivo a capire cosa volessi realmente. Lui non l'avrei perdonato di sicuro. Almeno non immediatamente. Mi sentivo talmente ferita per cio' che mi aveva fatto che forse avrei preferito un tradimento. Ma dovevo capire cosa era meglio per me. Poco prima l'avevo giudicato un depravato e mi resi conto che sbagliavo di grosso. Perche' se lo fosse stato lui lo ero anch'io. Non potevo continuare a negare a me stessa che tutto quello che avevamo vissuto in quei due anni mi era piaciuto da impazzire. Il sesso era stato splendido ed io stessa avevo piacere a metterlo sotto di me, a dargli degli ordini e ad aspettare che fossero eseguiti. Io cos'ero allora? Certo, io avevo almeno la scusante della buona fede. Ma sarei stata capace di rinunciare a tutto questo? Sarei stata capace di rinunciare alla sensazione impagabile di vedere mio marito docile ed obbediente al mio cospetto? Oppure di vederlo mentre, tremante, lo costringo a chiedere la mia pieta'? Oppure ancora nel tornare a casa e vederlo affaccendato nei lavori domestici e magari sgridarlo se questi sono stati effettuati in modo sbagliato? Ma soprattutto, potevo rinunciare alla voglia animalesca di fare sesso che mi possedeva dopo averlo sconfitto? No! Erano tutte sensazioni che volevo continuare a provare, che volevo addirittura intensificare. Avevo assaporato l'ebbrezza del potere ed ormai non ci potevo piu' rinunciare, anche se questo avrebbe voluto dire che sarei dovuta tornare con lui. Dovevo per� capire diverse cose ancora. Quanto fossi forte realmente ad esempio. Ero sicura di averlo sconfitto sul serio oggi, senza aiuti da parte sua. Era stato pi� difficile ovviamente, ma io ero pi� forte di lui, ne ero sicura e lo sarei diventata sempre di piu' con il ritmo di allenamenti che tenevo in quel periodo. Dovevo capire anche cosa fosse e cosa volesse Marco. Lo avevo etichettato come masochista ma forse non era la realt� . Aveva sostenuto infatti che voleva obbedire ad una moglie forte, mentre invece non mi sembrava cos� incline al dolore fisico. Avrei dovuto informarmi meglio, quella era una realta' che mi era completamente sconosciuta. Tutto questo sempre che avessi preso la decisione di tornare a casa. Gettai la sigaretta dal finestrino e mi misi la testa tra le mani. Continuavo a riflettere ma in realta' avevo gi� deciso da un bel pezzo. Mio marito voleva una moglie forte che lo costringesse ad obbedire? Ebbene l'avrebbe avuta, ma non sarebbe stato come credeva e sperava. Ancora non sapevo come, ma me la doveva pagare per quello che mi aveva fatto. Quello era il mio chiodo fisso. Vendetta! Scesi dalla macchina e m'incamminai verso casa. Avevo ancora le idee confuse su parecchie cose, ma avevo anche diverse certezze. La donna che era uscita di casa sbattendo la porta era una donna ferita, in un certo senso annichilita, alla quale erano state tolte tutte le certezze sulle quali aveva basato la sua vita. Quella che invece stava rientrando era invece consapevole che stava per iniziare un nuovo corso della propria vita, una vita che sarebbe potuta essere prodiga di soddisfazioni, forse ancora maggiori di quelle avute fino a quel momento. Aprii il portone del palazzo, arrivai all'ascensore e mi guardai nello specchio contenuto proprio dall'ascensore. Non ero certo male, ma non stavo al massimo della forma. Mi sistemai i capelli, mi rimisi il rossetto, mi sistemai il mio adorabile e striminzito vestitino ed infine spinsi il tasto che mi avrebbe portata al mio piano. Da quel momento in poi avrei dovuto lavorare molto di fantasia, ma quella non mi era mai mancata e gi� avevo una vaga idea di come mi sarei dovuta proporre con mio marito. Mi leccai le labbra sensualmente come se avessi l'acquolina. Forse da tutto cio' che era accaduto quella sera sarebbe potuta nascere una situazione molto divertente. Non so se poteva esserlo completamente per lui, ma di sicuro lo sarebbe stato per me. Se volete dialogare con me inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it