LA VITA DI PATTY Patty, l�'incontro e il matrimonio Una vecchia pubblicit� sosteneva che una telefonata ti salva la vita. A me non l'ha salvata, ma sicuramente me l'ha cambiata, addirittura stravolta completamente, fino a farmi diventare un'altra donna, completamente diversa rispetto a ci� che ero stata fino a quel momento. Prima di andare avanti devo aggiungere che tutto quello che scriver� � scrupolosamente vero, fino all'ultima virgola, e che i fatti che andr� a raccontare si sono svolti, o meglio, sono iniziati, all'incirca quindici anni fa. Naturalmente mi preme avvisarvi che, essendo una storia vera, non ci saranno mirabolanti avventure di eroine dotate di superpoteri, ma proprio perch� si tratta di una storia vera, la potrete leggere con un'ottica differente e forse con un'eccitazione ancora maggiore. Questo, naturalmente, se avrete la pazienza di seguirmi con attenzione. Dunque in carrozza che il treno sta per partire. Ma prima che il capostazione fischi, e quindi prima di cominciare la storia vera e propria, mi preme raccontarvi com'era la mia vita nel preciso istante di quella benedetta telefonata, avvenuta appunto quindici anni fa. Il mio nome � Patty, cos� almeno mi hanno sempre chiamato tutti, e se vi doveste rivolgere a me chiamandomi con il mio nome di battesimo, probabilmente neanche vi risponderei, perch� � un nome che non mi appartiene, tranne che ovviamente sui documenti. Avevo ventisei anni e mezzo, ma malgrado l'ancor giovane et� , ero gi� sposata da sei anni e mezzo ed avevo due splendide bambine, di sei anni la primogenita e di quattro e mezzo la piccolina. Piuttosto precoce, direi. E poi, a completare la mia bellissima famiglia, c'era mio marito Marco, l'amore della mia vita, il solo ed unico uomo che mi avesse mai fatto girare la testa. Era stato amore a prima vista per me, o forse sarebbe pi� giusto dire a seconda vista. L'avevo conosciuto poco meno di dieci anni prima, quando, portata da un'amica comune, ero entrata a far parte del suo gruppo. La comitiva, come si diceva a quell'epoca. Il gruppo era piuttosto folto ed era composto da una ventina di ragazzi, divisi pi� o meno a met� tra maschi e femmine ed io, con i miei diciassette anni, ero una delle pi� piccoline del gruppo. Devo dire che Marco mi colp� quasi subito. Quale fu il motivo del mio colpo di fulmine rimane invece un mistero. Sgombriamo subito gli equivoci e diciamo che Marco era molto carino, ben strutturato fisicamente, con due belle spalle, un viso decisamente maschio, due occhioni neri stupendi e capelli corti ricci e nerissimi. Avrebbe potuto definirsi un ragazzo di stampo mediorientale, con un fascino molto particolare e l'unico handicap era la sua altezza. Non che fosse basso, ma avendo un paio di centimetri meno di me, la nostra sarebbe potuta risultare una coppia stonata. In quel gruppo, invece, c'erano almeno tre o quattro ragazzi che erano invece decisamente notevoli e forse anche pi� adatti fisicamente per me, che invece ai miei occhi, passarono completamente inosservati. Quali furono allora i motivi che mi fecero prendere quella cotta pazzesca? Un insieme di cose. Intanto il suo modo di fare. Lo vedevo cos� sicuro di se stesso, cos� capace ed anche piuttosto autorevole all'interno del gruppo, che mi fece subito effetto. Da non trascurare poi la sua intelligenza. Frequentava il secondo anno di universit� , era brillante, estroverso e simpatico, ma anche dolce e rassicurante quando ce n'era bisogno. Insomma se qualcuno aveva bisogno di un consiglio o di qualche aiuto si rivolgeva a Marco e lui era sempre disponibile. Decisi pertanto che doveva essere mio. Credevo che l'operazione "rimorchio di Marco" sarebbe stata piuttosto agevole. Eh si, perch� quello che ancora non vi ho detto � che la Patty, cio� io, era considerata una ragazza molto bella. Naturalmente la mia considerazione non si basava solo su quello che mi rimandava lo specchio, che comunque mi piaceva notevolmente, ma soprattutto sull'effetto che facevo ai maschietti ed in ogni caso su tutto quello che sentivo dire su di me. Ero considerata la pi� bella della mia classe, la mitica quarta C del liceo scientifico, ed una delle pi� fighe dell'intero istituto, ed anche all'interno del mio nuovo gruppo m'imposi subito come la pi� desiderata delle ragazze, scatenando in alcune di loro, la classica invidia femminile. In effetti ero davvero molto carina. Il mio viso era un ovale delizioso, con un bel taglio degli occhi ed una gran bella bocca, ed i lunghi capelli castani molto chiari, tendenti quasi al biondo, facevano il resto. Ma era il corpo la parte pi� preziosa di me. Tanto per cominciare l'altezza, che era anche il mio pregio pi� evidente visto che staccavo tutte le altre ragazze di diversi centimetri. Misuravo ben 177 centimetri, con un bello stacco di gambe ed un delizioso culetto che, mi assicuravano, era la parte pi� sensuale della mia persona. Ero magra ma non scheletrica, con le curve al posto giusto. Se dovevo rimproverare qualcosa al buon Dio, forse lo avrei potuto fare solo sul mio seno che era ancora piuttosto scarso e portavo una seconda di reggiseno che neanche riempivo abbastanza. A questo inconveniente provvide poi la mia gravidanza, ma questa � un'altra storia che vedremo pi� avanti. Eravamo rimasti dunque al momento che io decisi di conquistare Marco, ovvero sette giorni dopo averlo conosciuto. Tutto facile pensavo. Mi baster� sbattere le ciglia e quello cadr� ai miei piedi come una pera cotta, come mi era accaduto per i ragazzi avuti in precedenza. Macch�. Marco sembrava insensibile al mio fascino ed a me sembrava di essere diventata trasparente. Nella mia testolina di teen-ager iniziarono a formarsi strane idee. Ma come, la maggior parte dei ragazzi farebbero i salti mortali per mettersi insieme a me e questo non mi si fila per niente. Ma non mi arresi. Ero, e lo sono tuttora, di una testardaggine unica, e decisi di partire all'attacco. All'epoca, il mio abbigliamento era molto semplice ed uniformato a quello delle mie altre coetanee: jeans e canotta d'estate, jeans e felpone d'inverno, tranne il sabato sera quando si andava in discoteca e si osava qualcosa di pi� audace. Mi era sembrato di notare negli occhi di Marco un lampo d'interesse un sabato sera che mi ero messa una mini piuttosto audace e decisi di replicare il look anche negli altri giorni. Fallimento. La maggior parte dei ragazzi sgranava gli occhi, ricevevo complimenti in qualche caso anche piuttosto pesanti, ma Marco alz� il sopracciglio e poi guard� da un'altra parte. Provai col look sportivo, presentandomi con la tuta della mia societ� sportiva di pallavolo, sport che ormai era molto pi� di un passatempo e che mi vedeva come una vera e propria promessa a livello giovanile, ma anche in questo caso fallii miseramente. Provai allora con lo sport, che appassionava entrambi. Gli chiesi infatti, se mi veniva a vedere durante le partite di pallavolo e mi rispose che alla stessa ora lui giocava a calcio. Che iella. Provai quindi ad interessarmi ai discorsi che faceva con gli altri maschi. M'informai anche di politica della quale fino a quel momento non me ne era mai fregato niente e che invece era una sua passione anche all'interno dell'universit� . Purtroppo, proprio dopo essermi informata sulla situazione politica ed economica italiana, con mia grande fatica, Marco si assent� dal gruppo per una ventina di giorni per via di un esame molto importante. Ritorn� dopo il suo solito trenta, felice come una pasqua. Ma fu proprio dopo quell'esame che accadde il miracolo. C'era l'abitudine che al momento di ritornare a casa, i ragazzi si facevano carico a turno di accompagnare noi ragazze. Ognuno di loro ne caricava in macchina tre o quattro e faceva il giro. Del resto abitavamo quasi tutti relativamente vicino. A me era capitato gi� un paio di volte di essere accompagnata da Marco, ma ero sempre stata lasciata per prima, o comunque mai per ultima. Quella sera invece and� diversamente. Mi ricordo perfettamente persino l'itinerario. Per prima fu scaricata Maddalena, poi Elena e quindi tocc� a Rosa, la mia rivale, un'altra che aveva la cotta per Marco. Mi ricordo ancora i tentativi che fece per cercare di rimanere per ultima e lo sguardo che mi diede quando, malvolentieri, fu costretta a scendere. Credo che in quel momento Rosa avesse capito che per lei era finita ogni speranza. Dunque eravamo rimasti solo noi due e quella era un occasione da non perdere. Pensai per tutto il tragitto che da casa di Rosa portava a casa mia, il comportamento da tenere. Che dovevo fare? Buttarmi addosso a lui oppure cercare il dialogo? Scelsi una terza soluzione, quella che mi aveva insegnato una mia cugina pi� grande. "Tu non ne hai bisogno, Patty, carina come sei, ma ricordati che se volessi conquistare un uomo, la migliore arma � sempre la lacrima. Non esiste maschio al mondo capace di restare insensibile di fronte ad una bella ragazza che piange". E cos� feci la scena madre, roba da Actor's Studio. Al momento dei saluti aprii la porta della macchina e feci finta di scendere, ma poi la richiusi violentemente, con le prime lacrime che cominciavano a scendere " Si pu� sapere che t'ho fatto. Mi spieghi perch� ce l'hai con me" gli domandai a bruciapelo. Marco fece una faccia strana. Era evidente che cadeva dalle nuvole " Io ce l'ho con te? Ma che stai dicendo. Non vedo per quale motivo dovrei avercela con te" " Ed allora perch� non t'interessi mai a me? Non ti piaccio proprio? O forse ti faccio addirittura schifo? " Credo che in quel preciso istante Marco abbia capito cosa volevo. Si avvicin� a me e con la sua mano cerc� di asciugarmi le lacrime che ormai mi scendevano copiose " Tu farmi schifo? Ma che stai dicendo? Sei bellissima invece. La pi� bella di tutto il gruppo. No, anzi, la pi� bella ragazza che abbia mai incontrato" Mi avvicinai ancor di pi� vicino a lui, con movenze studiate allo specchio per settimane " Allora un po' ti piaccio" " Mi piaci tantissimo. E proprio per questo non avevo il coraggio di avvicinarmi a te. Ti consideravo irraggiungibile" " Ed invece non lo sono affatto. Se tu vuoi, naturalmente" Voleva, eccome. Ci baciammo mentre avevamo come sottofondo una vecchia canzone di Claudio Baglioni. Pi� romantico di cos�. E cos� nacque il nostro amore. Quattordici giorni dopo facemmo l'amore per la prima volta. E per me era veramente la prima volta, perch�, al contrario di quello che potevano immaginarsi gli altri conoscendo la mia verve, ed a dispetto delle brevi relazioni che avevo avuto fino ad allora, ero vergine. Non perch� consideravo la verginit� come un valore, ma semplicemente perch� non mi andava di buttarla via col primo venuto. Trascorsero tre anni bellissimi, divertenti e soprattutto pieni d'amore. Tutto filava liscio. Io avevo terminato il liceo e mi ero iscritta all'universit� ed una squadra di serie B aveva puntato su di me facendomi esordire in prima squadra. Che emozione! La partita purtroppo and� male e perdemmo 3-1, ma io feci una buona figura e c'era gi� chi scommetteva sul mio futuro da pallavolista. La mia squadra si rifece in seguito ed alla fine del campionato conquistammo una onorevole posizione di centro classifica. Furono, come ho detto, tre anni meravigliosi, anche se qualche discussione tra me e Marco ci fu, eccome. Il primo motivo per i nostri bisticci fu la mia gelosia. Dire che ero possessiva era dire poco. Mi dava fastidio anche se lui parlava con un'altra ed immancabilmente, se capitava una situazione del genere, al termine della serata gli facevo una scenata spaventosa. Arrivai persino a seguirlo di nascosto per vedere se andava veramente agli allenamenti di calcio oppure se era una balla. Non era una balla e trascorsi tutto il pomeriggio a vederlo di nascosto mentre sgambettava sul campo di calcio. Naturalmente la maggior artefice delle nostre litigate era la sua amica Rosa che, malgrado avesse perso la battaglia, ancora non si dava per vinta e non perdeva occasione per gettarsi addosso a Marco. Ci manc� poco che la prendessi per i capelli e me la trascinassi per strada. Dovettero fermarmi in tre ragazzi, uno dei quali era ovviamente Marco, perch� la volevo semplicemente ammazzare di botte ed essendo una sportiva praticante e quindi notevolmente pi� forte di lei, probabilmente l'avrei fatto. Non dimentichiamoci che nelle mie partite di pallavolo facevo partire delle schiacciate che piegavano le mani alle mie avversarie e soprattutto il mio braccio destro era molto ben sviluppato. Ironia della sorte, dopo qualche anno, Rosa si mise insieme al miglior amico di Marco e me la dovetti subire per diverso tempo ancora. L'altro motivo era la sua testardaggine. Era dolce, carino e aveva tutti i pregi del mondo ma era testardo come un mulo, e siccome io non ero da meno, spesso ci scontravamo. A dir la verit� lui di solito mi lasciava sfogare. Io urlavo, talvolta piangevo, fino al momento in cui Marco si stancava e mi guardava storto. " Adesso basta, Patty. Mi sto stancando. Non una parola di pi�" Allora capivo che era il caso che mi calmassi e la facessi finita. La cosa strana, soprattutto alla luce di quanto accadde dopo, era che io andavo fiera che il mio ragazzo fosse autoritario anche con me e non perdevo occasione di rimarcarlo con le mie amiche, asserendo che lui si che era un vero maschio, non quei quattro sfigati che si facevano mettere sotto dalle loro ragazze. In ogni caso per me, innamorarmi in quel modo, signific� ritornare sulla terra. Se, fino a prima d'incontrare Marco, me la tiravo come poche, dopo essermi messa insieme a lui cambiai atteggiamento verso gli altri. Certo, sapevo sempre di essere molto carina ed ancora mi piaceva stare al centro dell'attenzione, ma ero diventata anche molto pi� vulnerabile. Tutto quindi filava pi� o meno liscio. Tutto, fino a quando non scoprii di essere incinta. A distanza di tanti anni ancora non ho capito come fosse potuto accadere. Non ridete. Certo che conoscevo in che modo si rimane incinte, ma io prendevo la pillola e certi problemi non avrebbero dovuto esserci. Forse dimenticai di prenderne una, o forse chiss� . Fatto sta che mi accorsi di aspettare un bambino. Dopo l'ovvio momento di panico io e Marco ci rendemmo conto che, tutto sommato, non era proprio la fine del mondo. In fondo ci amavamo come pochi ed il nostro sogno era quello di stare insieme tutta la vita e di creare una bella famiglia vecchio stile con tanto di matrimonio tradizionale. Se i nostri genitori ci avessero aiutato avremmo potuto farcela. Ed i nostri vecchi non si tirarono indietro. Mio padre sbors� una cifra considerevole per dare un acconto per una bella casetta che sarebbe stata il nostro nido d'amore e che poi per� avremmo dovuto continuare a pagare noi con il mutuo, mentre i genitori di Marco fecero ancora di pi�. Loro avevano una piccola, ma tutto sommato abbastanza redditizia, azienda commerciale e inserirono Marco come socio alla pari, permettendoci cos� di pagare il mutuo, di comprare i mobili per la nuova casa e di vivere abbastanza dignitosamente per far fronte alle esigenze della nostra nuova famiglia. Iniziarono cos� i preparativi per il matrimonio. Ricordo perfettamente tutte le fatiche, ma anche le soddisfazioni, che ci accompagnarono durante quei tre mesi che intercorsero dal momento che decidemmo di sposarci al momento del matrimonio vero e proprio. C'era da scegliere la sala ed il men�, ci furono i problemi che sorsero per fare il matrimonio religioso, problemi che poi risolvemmo sia pure a fatica, c'erano ovviamente le partecipazioni, le bomboniere, le fedi, la macchina che mi avrebbe accompagnato al fatidico incontro ed infine il problema pi� grosso di tutti: l'abito nuziale. Il primo inconveniente fu dovuto al colore. Essendo incinta e volendo fare il matrimonio religioso, mi fu precluso il bianco e dovetti ripiegare su un avorio molto chiaro. Problemi ancora pi� grossi ci furono con la misura. Malgrado fossi ancora magra come una modella, c'era la possibilit� che il giorno del matrimonio la pancetta potesse essere piuttosto visibile e cos� abbandonammo l'idea che avevamo, di comprarne uno bello ma gi� confezionato, per non incidere troppo sulle spese che iniziavano ad essere veramente fuori dal nostro budget. Dovetti quindi andare, con sommo dispiacere per le tasche di mio padre, da un rinomato sarto che per� mi prepar� l'abito dei miei sogni. E cos� quel giorno, aiutata anche dal fatto che, malgrado ormai fossi incinta di quattro mesi, la pancia si vedeva solo con la lente d'ingrandimento, mi presentai davanti a Marco, vestito con un impeccabile smoking, sentendomi come la pi� bella e felice delle spose. Avevo vent'anni compiuti da appena due giorni e Marco ne aveva ventitre, quando pronunciai il fatidico si, davanti ad una moltitudine di parenti ed amici. Stava per iniziare la mia vita matrimoniale, ero giovane, bella ed innamorata e da l� a pochi mesi sarei diventata madre. Tutto sembrava incanalato verso un preciso traguardo ed invece non potevo immaginare nemmeno lontanamente cosa mi avrebbe prospettato il futuro. Se aveste interesse a dialogare con me, potete scrivere al mio indirizzo mail pattytrasgressiva@tiscali.it