LA VITA DI PATTY Patty e la doppia dominazione Questo e' il ventunesimo episodio de . Negli altri spiego come sono diventata una perfetta dominatrice esperta di arti marziali. Il primo ad essere sottomesso era stato mio marito, ma poi il desiderio di potere mi spinse anche verso altri uomini. Il giorno seguente mi alzai di buon umore e dopo aver sbrigato tutte le solite cose mattutine ovvero la colazione portata a letto da mio marito, la doccia e naturalmente truccarmi e vestirmi, andai al lavoro. La pioggia del giorno precedente era solo un ricordo e potei di nuovo prendere la moto. Con mia grande sorpresa, arrivata al parcheggio dove abitualmente mettevo la mia moto, c'era Giorgio ad aspettarmi. Giorgio, il mio nuovo ed affascinante schiavo, vestito impeccabilmente come al solito. Mi tolsi il casco e nel farlo feci ondeggiare i miei capelli, cercando di imitare le movenze sensuali di tante attrici che avevano interpretato una motociclista, m'infilai gli occhiali da sole e mi diressi verso di lui " Che sei venuto a fare qui'?" " Volevo vederla padrona. E volevo parlarle. Sapevo dove parcheggiava la moto e sono venuto qui'. Dopo, davanti ad altra gente non avrei piu' potuto dirle niente" " Dimmi allora" feci in modo distaccato " L'ho sognata mia padrona. L'ho sognata sia ad occhi aperti che durante il sonno e non c'e' mai stato un sogno piu' bello di questo" Sorrisi tronfia. In mezza giornata era cotto, cucinato a puntino, innamorato come un liceale alla sua prima esperienza. Certo, era stato facile considerando le sue attitudini sottomesse e le mie, bramosa com'ero di dominare gli altri, ma ero comunque molto soddisfatta di me stessa " Molto bene" dissi senza lasciar trapelare la minima soddisfazione " C'e' altro che mi devi comunicare? Sbrigati perche' devo andare al lavoro e non posso perdere tutto il mio tempo con te" " Oh si certo padrona. Volevo sapere anche come mi devo comportare davanti agli altri. Ieri non ne abbiamo parlato ed io non so cosa fare" Gia', non ne avevamo parlato. Presa da tutte le altre cose, avevo tralasciato un aspetto importante, anzi, determinante. Non avevo nessuna intenzione che chi mi conoscesse venisse al corrente della mia relazione con lui. Le commesse del mio negozio e la direttrice del pomeriggio ad esempio, conoscevano molto bene mia cugina Alessandra, la proprietaria, e quindi sarebbe stato meglio tenere tutto nascosto. Se mia cugina fosse venuta a conoscenza di una cosa del genere, sarebbe sicuramente rimbalzata di bocca in bocca attraverso tutta la mia numerosa parentela fino ad arrivare sicuramente alle orecchie dei miei genitori. Sarebbe stato uno scandalo. Senza contare poi i rompimenti che mi avrebbe procurato. Molto meglio quindi evitare e glie lo feci presente. Mi feci dare il suo numero di telefono ed avremmo comunicato attraverso sms, mentre il rapporto davanti agli altri sarebbe dovuto essere assolutamente normale, se normale poteva considerarsi il comportamento di Giorgio che sembrava completamente un'altra persona rispetto a com'era prima. Mi guardo' adorante " Potro' vederla oggi mia signora? Finito il lavoro intendo" " No!" risposi seccamente " Ti ho gia' detto che saro' io a chiamarti quando avro' voglia di vederti. Non provare a richiedermelo perche' altrimenti tronco tutto prima di cominciare" Ero stata dura. Dovevo assolutamente comportarmi in quel modo se volevo avere il controllo, a rischio anche di poterlo ferire e di farmi dire addio. In fondo era un uomo che poteva avere qualunque donna. Ma anch'io ero merce molto rara sul mercato e non parlo solo dell'aspetto fisico che pure era ragguardevole a sentire gli altri. Ero merce rara perche' ero diventata ormai una vera donna dominante. E quante ce ne potevano essere nella mia citta' di donne come me? Di donne che praticavano judo e kick-boxing ad un buon livello tale da poter sconfiggere un uomo? Di donne consapevoli del proprio fascino, fascino da usare per irretire l'altro sesso? Di donne come me ce n'erano veramente poche, semmai ce ne fossero state altre. La risposta di Giorgio pero' mi tolse gli ultimi residui dubbi " Oh no, padrona. La prego no. Mi perdoni se sono stato troppo precipitoso. E' che io avevo questo grosso desiderio di poter stare con lei e mi sono lasciato trascinare. Non succedera' un'altra volta glie lo garantisco. Sapro' aspettare il mio momento. Non posso rischiare di perdere quello che ho desiderato per tutta la mia vita" Era quello che volevo sentirmi dire. Lo lasciai li' a guardarmi mentre io mi avviavo al bar a prendere il mio caffe', felice di quello che era appena accaduto. Dunque, con uomini del genere si poteva tutto? Pareva proprio di si. Mio marito era un bell'uomo, intelligente, dolce e sensibile che avrebbe fatto la fortuna di qualunque donna, Giorgio era decisamente piu' affascinante, realizzato ed altrettanto intelligente, Luca era un bel ragazzo con la possibilita' di rimorchiare un numero notevole di ragazzine, eppure tutti e tre avevano perso la testa per me. Marco e Giorgio per la loro smania di essere dominati e Luca grazie al mio modo di comportarmi. Dunque esisteva un grimaldello per aprire qualunque cuore maschile? Probabilmente no. Forse esisteva una tipologia di maschi predisposti a questo ed io, per il resto della mia vita a partire da quel giorno, mi sarei divertita a cercare di capire dalle parole e dai gesti degli uomini, se quello sarebbe potuto diventare un maschio sottomesso. Come detto, iniziai quel giorno stesso. Gli uomini che entravano nel negozio con le loro mogli o con le loro fidanzate, ad esempio. Un negozio di abbigliamento femminile era proprio l'ideale per provare quel gioco. C'era l'uomo sicuro di se stesso che imponeva alla propria donna il suo gusto e naturalmente quello era da scartare, c'era quello invece che neanche apriva bocca e naturalmente mi sembrava subito il soggetto giusto da poter circuire ed in seguito dominare. Naturalmente c'era poi l'aspetto fisico che consideravo preponderante. Come ho detto tempo addietro, quelli troppo belli mi sembravano fuori portata. Non che io non potessi riuscire ad andarci se solo avessi voluto, ma intesi come uomini con cui prima flirtare, poi sedurre e quindi dominare. L'uomo bello � abituato alla donna bella ed io sarei potuta essere in quel caso solo una delle tante. Naturalmente c'erano poi gli uomini con tendenze sottomesse e quelli erano, secondo me, impossibili da identificare. Da quanto avevo letto e soprattutto da quello che mi ero resa conto, molto spesso questa tipologia di uomini aveva una vita apparentemente normale, anzi, in molti casi, come ad esempio nel caso di Giorgio e di mio marito, erano considerati uomini dal carattere molto forte. Marco infatti, mi era piaciuto proprio per il suo modo di fare autoritario e niente mi avrebbe fatto immaginare che invece si sarebbe rivelato l'esatto contrario. Ma, come era accaduto con Giorgio, in quei casi una buona chiacchierata mi avrebbe potuto far capire meglio con che tipo di uomo avevo a che fare. Almeno con i patiti delle arti marziali. Mi sarebbe bastato spostare un qualunque discorso su quella mia passione e vedere poi l'eventuale reazione. Naturalmente, almeno per quanto riguardava il negozio, quello era solo un gioco che facevo con me stessa in quanto quello doveva ritenersi un luogo sacro ed inviolabile e non un luogo di caccia per dar sfogo ai miei istinti. A proposito di istinti, dovetti faticare non poco per tenerli sotto controllo e non chiamare immediatamente il bel Giorgio, ma non volevo certo dargli l'impressione che non vedevo l'ora di stare con lui. Attesi percio' una settimana piena ed infine gli mandai il messaggino, cosi' come eravamo rimasti d'accordo, dicendogli che mi avrebbe dovuto aspettare alle nove di sera nel punto esatto dove mi aveva lasciata la volta scorsa. Stavolta Marco si accorse di tutto. Se la settimana scorsa era accaduto di pomeriggio ed io avevo fatto finta di niente, questa volta non potevo certo smaterializzarmi e riapparire all'improvviso. La sera tra l'altro, non ero abituata ad uscire da sola ed ero combattuta dalla voglia di fingere indifferenza per non ferirlo ed il desiderio invece di agire alla luce del sole dicendoglielo chiaramente. D'altronde, cosa mai avrebbe potuto farmi? Ero la sua padrona e sapevo con certezza che lui avrebbe accettato tutto da me pur di non perdermi, ma decisi ancora una volta di non dichiarargli apertamente che andavo con un altro. Anche se non ci voleva certo una grande immaginazione per capire cosa andavo a fare. Dopo aver salutato le bambine che stavano guardando la televisione nella loro camera infatti, quella volta mi vestii molto provocante. Indossai uno di quegli abitini striminziti che mi mettevo proprio prima di fare sesso con Marco, un vestitino nel quale mi sentivo strizzata ma tremendamente sexy e che mi arrivava poco sotto le parti intime, calze con la riga, un bel paio di tronchetti a spillo, mi truccai non proprio vistosamente ma con classe, usando sia il mascara che la matita ed infine l'ombretto con un tono del marroncino sfumato molto bello, un po' di fard luminoso rosa e per concludere un bel rossetto rosa brillante, feci uno chignon ai capelli usando un fermaglio molto originale e civettuolo lasciando libero completamente il mio volto ed il collo. Infine misi degli orecchini con un cerchio molto ampio ed un foulard sul collo che mi scendeva sul vestito. Non indossai reggiseno ed i miei capezzoli erano molto ben evidenziati dall'abitino ultra aderente. Guardandomi allo specchio mi dissi che Giorgio non aveva scampo. Pensai addirittura che nessun uomo avrebbe potuto resistermi se mi fossi messa in testa di volerlo sedurre. Marco ancora non sapeva niente. In quel momento era in cucina intento a ripulirla come era suo solito e quando apparsi davanti ai suoi occhi lui sbianco' in volto " E' bellissima padrona" mi disse comunque estasiato " Grazie Marco" risposi avvicinandomi a lui " Io ora scendo. Tu metti a letto le bambine al massimo entro mezz'ora. Sai che non voglio che si trastullino per tanto tempo davanti alla tv" " Si certo signora" sospiro' con un filo di voce abbassando gli occhi, forse per non farmi vedere che si stavano riempiendo di lacrime. "Che cosa faccio ora?" mi dissi vedendolo in quelle condizioni. In quel momento mi vennero in mente tantissimi episodi della nostra vita insieme, quando eravamo una normale coppia e lui mio marito, il mio uomo, un uomo al quale bastava alzare leggermente il tono della voce per farsi obbedire. Ed ora era li' davanti a me, con gli occhi gonfi di pianto mentre io stavo per uscire per andare a scoparmi un altro uomo. Eppure sapevo che quella vita di prima era una finzione per lui e questa era la vita che desiderava. Ero io che avevo oltrepassato le sue previsioni. Possibile che una brava ragazza come me, magari un po' pazza ma con dei veri valori, degli ideali ben radicati ed onesta fino al midollo, una che non avrebbe mai pensato neanche a guardare un altro uomo, potesse essere diventata quella che ormai ero? Si, non c'erano dubbi. Volevo bene a Marco, mi faceva un mondo di tenerezza, ma ormai la mia vita era quella. Non potevo farne a meno. Lo accarezzai e gli presi il mento per costringerlo a guardare verso di me. In quel momento, con i miei tacchi, ci saranno stati quindici centimetri di differenza tra di noi e mio marito mi sembrava in quel modo ancor piu' sottomesso ed ancor piu' nelle mie mani. Ma quella volta non avevo intenzione di fargli del male " Cosa c'e' Marco? " gli chiesi con dolcezza asciugandogli una lacrima con l'altra mano " Ho paura signora" " Di cosa?" " Ho paura che lei un giorno non ritornera' piu'. Ho paura che lei possa innamorarsi di un altro uomo e che non voglia piu' saperne di me. Ed io ho bisogno di lei, ho bisogno della mia padrona, ho bisogno di amarla e adorarla" Lo guardai sorridendo e mi piegai leggermente per baciarlo e quindi con una salviettina gli tolsi il rossetto dalle sue labbra " Stai tranquillo, non ti lascio e non m'innamorero' di nessun altro uomo. Ma ho bisogno del mio spazio. Capisci cosa voglio intendere? A quello non rinuncio e se tu vuoi rimanere con me dovrai accettare la situazione. Con le buone o con le cattive" Marco mi guardo' negli occhi facendo un gran sospiro mentre gli tenevo sempre il mento con la mia mano " Grazie signora. A me basta questo. Conoscevo il rischio a cui andavo incontro quando l'ho spinta a diventare una moglie dominante. Speravo che lei non arrivasse a questo, ma ora lei e' una vera padrona ed una padrona fa quello che vuole. Devo ritenermi comunque l'uomo piu' fortunato al mondo per poter avere quello che tantissimi uomini si sognano ogni giorno. Io posso solo sperare che lei non si stanchi di me, che non si stanchi mai" Lo baciai di nuovo. Povero Marco, lui piangeva per me ed io fremevo d'incontrare Giorgio. Mi rimisi il rossetto che era andato a finire sulle labbra di Marco e poi, dopo essermi messa uno spolverino per coprirmi un po', scesi da casa. Mi sentivo quasi sollevata per quello che mi aveva appena detto mio marito. Mi dispiaceva farlo soffrire ma nello stesso tempo non avevo intenzione di troncare non tanto il rapporto con Giorgio di cui, al di la' del puro aspetto fisico, non m'interessava nulla, quanto di precludermi la possibilita' di soggiogare altri maschi. Quella era una cosa che ormai mi era entrata nel sangue. Era la mia droga e ne sentivo un bisogno pazzesco. Guardai l'ora e mi accorsi che ero in ritardo di una buona mezz'ora. Poco male. Una donna deve far aspettare, figuriamoci poi una donna come me. Giorgio infatti era nel punto esatto dove gli avevo detto di attendere ed appena aprii la porta della sua auto mi accolse con un gigantesco mazzo di rose " Questo e' per lei signora. Spero di non aver osato troppo e di averle fatto una gradita sorpresa" Me l'aveva fatta, eccome. Annusai le rose con piacere ma poi le posai dietro con fare indifferente " Andiamo a casa tua" gli intimai tranquilla. Avevo ancora alcuni dubbi da risolvere su Giorgio. Sapevo perfettamente che non potevo comportarmi nello stesso modo in cui mi comportavo con mio marito, anche se apparentemente le analogie tra i due mi sembravano evidenti ed infatti, appena arrivati a casa sua, la differenza venne subito a galla. Io volevo portarla subito su un piano di dominazione erotica, flirtare un po' con lui, farmi desiderare allo spasimo come facevo abitualmente con Marco e come avevo fatto con Luca e poi magari dargli una dimostrazione della mia bravura. Per tutto il tragitto avevo notato che non aveva fatto altro che guardarmi le gambe e pensai quindi che usando la mia sensualita', in aggiunta al mio abbigliamento provocante, sarebbe stato un gioco portarlo ad un'eccitazione intensa. Appena entrati percio', lo afferrai per la giacca e, mettendomi di fronte a lui, gli mordicchiai il labbro " Mi desideri Giorgio?" era una domanda di rito, piu' che altro un modo per provocarlo e per eccitarlo " Tantissimo padrona. E' una settimana che aspetto questo momento. Pero'... " " Pero' cosa?" " Mi chiedevo se prima potevo farle una richiesta" " Una richiesta?" chiesi sbigottita " Si padrona. Posso chiederle di farmi vedere ancora una volta la sua forza? Il mio desiderio, il desiderio di tutta una vita e' sempre stato quello di vedere all'opera una donna molto forte e naturalmente bellissima. Proprio come lei. E naturalmente di prostrarmi davanti a lei" E bravo Giorgio. Quindi era quello cio' che gli interessava maggiormente. All'inizio fui indispettita di questa confessione. Mi ero vestita e truccata proprio per sedurlo, per non fargli capire nulla e per farmi desiderare ed ora mi trovavo leggermente in imbarazzo. Tra l'altro vestita in quel modo non potevo fare nulla. Appena avessi alzato una gamba il vestito si sarebbe completamente sgranato, stretto com'era. E va bene. Se voleva essere picchiato io lo avrei accontentato volentieri. In fondo non avevo bisogno di abiti sexy per togliere il fiato ad un uomo ed il mio corpo nudo era sufficiente per quello scopo. Mi tolsi l'abito che feci scivolare ai miei piedi e quindi ordinai a Giorgio di inginocchiarsi per slacciarmi gli stivaletti. Compiuta l'operazione, si soffermo' alcuni secondi sui miei piedi, ancora provvisti di calze. Mi tolsi anche quelle. Ora Giorgio era di nuovo di fronte a me. Mi guardava, mi ammirava, la bocca aperta, il respiro affannoso, ma stava aspettando altro. La sua priorita' era di vedermi all'opera nelle vesti di donna esperta di arti marziali. Ero ormai quasi completamente nuda, con un solo minuscolo slip e le mie tette in bella vista. Pensai che in fondo anche a me piaceva sopraffare un uomo ed anzi, il fatto di provare piacere nel farlo era stata la molla principale per farmi accettare di diventare una dominatrice " Molto bene Giorgio, ma stavolta non avro' pieta' di te. "gli risposi infine " Ti dimostrero' tutta la mia potenza e faro' di te uno schiavetto timoroso ed obbediente" Avevo esagerato con l'enfasi, ma forse Giorgio neanche se ne accorse. Si era tolto nel frattempo sia la giacca che la camicia, oltre che alla cravatta naturalmente, rimanendo a torso nudo. Un bel vedere. Raramente avevo posato gli occhi su un uomo strutturato in modo cosi' armonioso. Non era muscolosissimo, ma le spalle erano larghe, la pancia inesistente e complessivamente gli davo un bel nove in pagella. Se proprio dovevo trovare una cosa che non mi piaceva in lui era il fatto che fosse depilato. Avevo un odio particolare verso i maschi depilati e mi ripromisi che lo avrei obbligato a farsi crescere i peli del corpo. Non so perche' ma mi davano la sensazione del maschio e quando facevo sesso, ma soprattutto nei preliminari, mi piaceva accarezzare il petto di Marco e sentire tra le mie dita la sua peluria. Cosi' come adoravo accarezzare i capelli. Credo che non sarei mai potuta andare con uno calvo e ringraziavo il cielo che mio marito avesse ancora tutti i suoi bellissimi capelli ricci. Ma, a parte alcune caratteristiche su come doveva essere fisicamente il mio uomo ideale, Giorgio era veramente affascinante. Nel frattempo si era tolto anche le scarpe e sembrava pronto al combattimento. Solo allora mi accorsi che Giorgio aveva tolto dal salone vari oggetti e spostato il tavolo in un angolo, rendendo l'ambiente molto piu' spazioso. Aveva organizzato tutto. Mi chiedevo quindi che razza di sottomesso fosse, a parte essere un amante delle donne forti. Aveva accettato di sottomettersi a me per riprovare solo l'ebbrezza della lotta oppure anche la sottomissione faceva parte delle sue caratteristiche? In fondo, cosa mi importava? L'importante era che lui fosse il mio schiavo e se per averlo dovevo concedergli qualcosa, poco male. Anzi. Stavo pregustando gia' la lotta che avrei dovuto tenere con lui e mi chiedevo come si sarebbe comportato, se avrebbe reagito o se avrebbe accettato tutto. Lo avrei saputo tra poco. Feci alcuni esercizi di respirazione e quindi mi misi in posa, come al solito in guardia sinistra. Dovevo stare attenta in quanto se Giorgio avesse combattuto sul serio, un suo solo pugno fatto bene avrebbe ridotto il mio bel visetto a pezzi. Gia', ma doveva prendermi prima e questo sarebbe stato piuttosto complicato per lui. Anche mio marito era un uomo robusto ed anche con lui, se mi avesse colpito con tutta la sua forza, non avrei avuto scampo. Il segreto era di fare in modo che non riuscissero mai a farlo. Quando diedi il via, anche lui si mise in guardia, come se si trattasse di un incontro di pugilato o di kick-boxing. Mentre la scorsa settimana Giorgio si era fatto sorprendere quasi subito, stavolta vedevo che ci stava mettendo molta attenzione e non si scopriva piu' di tanto. Immaginai che forse voleva vedere se io fossi veramente brava e quindi meritevole di assoggettarlo e che pertanto mi stava mettendo alla prova. Se era quello, dovevo meritarmi la sua sottomissione. Mi concentrai quindi su di lui, o meglio, sul bersaglio che mi offriva il suo corpo. Fintai un paio di calci ed anche lui venne vicino al mio viso con una sventola che se mi avesse preso mi avrebbe fatto sicuramente molto male, ma poi la mia migliore predisposizione al combattimento venne fuori. Riuscii prima a centrare il bersaglio pieno con un calcio laterale su un fianco, presumo abbastanza doloroso in quanto costrinsi Giorgio ad abbandonare per un istante la sua difesa e questo fu l'inizio della sua fine. Senza potersi difendersi la faccia, per me fu come un invito a nozze. Un altro calcio laterale, ma stavolta dato al volto e quindi un high kick, si abbatte' su di lui. Non mollai l'osso ed effettuai, sempre con la stessa gamba, un calcio circolare alla schiena che lo costrinse ad abbandonare ogni forma di difesa. In quei momenti si agisce d'istinto, non si pensa. Eppure mi ricordo che mi fermai per un paio di secondi chiedendomi se fosse il caso di proseguire. Era gia' nelle mie mani ed avrei potuto solo portare il colpo fermandomi qualche istante prima di colpirlo, dimostrandogli comunque con chi aveva a che fare. Invece non mi fermai. Forse voleva proprio questo o forse no, non m'importava. Mi avvicinai quel tanto da poterlo avere a portata di colpo e lo guardai in faccia quasi a provocarlo, tanto non poteva fare nulla. Il tutto in pochissimi attimi. Prima un gancio destro e poi, quando gia' era in caduta, lo bissai col sinistro sulla tempia e Giorgio, come il classico gigante d'argilla, cadde in terra con un tonfo, viso sul pavimento. Lo voltai con il piede. Non aveva grandi ferite, evidentemente non lo avevo colpito in parti fragili come la bocca o il naso, ma un occhio era semichiuso. Non mi sembrava neanche perfettamente lucido. I miei due ganci erano stati perfetti, da professionista vera ed erano arrivati in pieno al bersaglio. Giorgio si ritrovava quindi al tappeto, o per meglio dire sul pavimento, con un occhio sbarrato e l'altro chiuso ed il respiro affannato. KO al primo round " Alzati che ancora non ho finito con te" gli intimai in tutta sicurezza. Giorgio cerco' di alzarsi la prima volta ma ricadde di nuovo a terra. Oh mio Dio, l'avevo colpito con tutta la mia forza ed il risultato era stato straordinario ed evidente. Dovetti prenderlo per un braccio aiutandolo a rialzarsi. Barcollava vistosamente e dovetti trascinarlo per alcuni metri, mettendogli il suo braccio destro sopra la mia spalla fino ad appoggiarlo contro un muro. Pesava tantissimo anche per me, sicuramente oltre gli ottanta kg e non volevo dargli la sensazione che non ce la facessi, percio' finsi grande facilita' per una cosa che invece, fu per me di grande difficolta'. Ma quello che contava era che l'avevo sconfitto e che anche con lui io meritavo di essere la sua padrona. Lo spinsi quindi addosso al muro e poi gli rifilai uno dei miei potenti manrovesci che lo fecero di nuovo barcollare, tanto che dovette appoggiarsi ad una sedia. Fatica sprecata perche' lo presi per un braccio e con la mia gamba destra spazzai i suoi piedi facendolo rovinare di nuovo in terra. Gli misi un piede sul volto " Bacialo! Lo so che ti piace farlo" gli ordinai. Giorgio obbedi' con suo grande piacere, presumo, e bacio' il mio piede in ogni piccola parte, in ogni centimetro disponibile. Lo feci rialzare e lo feci riappoggiare al muro. Sembrava aver riacquistato almeno in parte la sua lucidita' ma non proferiva parola. Era in silenzio totale, quasi in trance ed aveva delegato a me tutte le incombenze della faccenda. Decisi quindi di proseguire sul binario del mio piacere personale. Non che quello che avevo appena fatto non fosse stato di mio gradimento, tutt'altro. Avevo assaporato ogni istante di quel combattimento, di quell'ulteriore prova della mia superiorita' e, come al solito, iniziavo a percepire dentro di me una sensazione strana, un desiderio di sesso che faceva capolino dal mio interno, dapprima in modo impercettibile ma che aumentava in modo esponenziale ad ogni gesto che decretava la totale sconfitta del maschio che avevo di fronte, Giorgio nell'occasione. Lo colpii quindi di nuovo con uno schiaffo " Allora? Era questo quello che volevi vedere? " Giorgio fece cenno di si con la testa ed io lo colpii di nuovo, con il massimo della violenza facendolo barcollare nuovamente " Quando ti faccio una domanda esigo una risposta, non una cenno della testa. Capito? " " Si signora, mi perdoni. Si, era quello. Mi piace sentirmi in balia di una donna, assaporare la sua superiorita' e lei e' cosi' forte. Oh padrona, voglio essere il suo schiavo" " Tu sei gia' il mio schiavo. Inginocchiati davanti a me" gli ordinai. Mi tolsi i miei minuscoli slip rimanendo completamente nuda e misi il mio culetto davanti alla sua bocca. Non dovetti dargli ordini in quanto Giorgio aveva capito quello che volevo. Avevo dovuto attendere 29 anni per provare per la prima volta in vita mia un'esperienza del genere ed era accaduto alcuni mesi prima con mio marito. Esperienza che poi ripetei spesso avendone constatato il piacere che mi procurava. Ma il paradiso lo riprovai quando costrinsi di nuovo Giorgio a darmi piacere oralmente, stavolta davanti. Ancora una volta si dimostro' molto abile in quella pratica e mi ripromisi che quella sarebbe stata una costante del nostro rapporto. Facemmo anche sesso naturalmente, sempre con me predominante sopra di lui. Dopo niente coccole e tenerezze. Mi fumai una sigaretta e volli essere accompagnata immediatamente a casa e quando scesi dalla sua macchina, prima di allontanarmi da lui, guardai quasi con un senso di piacere il suo occhio che nel frattempo si era gonfiato notevolmente. Ero brava e forte ed il mio desiderio sarebbe stato quello di diventarlo sempre di piu', non per poter infierire nei confronti di un uomo, ma per avere, sempre in misura maggiore, quella sensazione di superiorita' di cui non potevo piu' fare a meno Inizio' cosi' per me la mia ennesima nuova vita, quella con l'amante. A dir la verita' non lo consideravo nemmeno tale. Per me era semplicemente un altro maschio da dominare. Una o due volte alla settimana gli inviavo il messaggino dicendogli che volevo vederlo e lui si faceva trovare al solito posto. Nel termine di un altro paio di volte mi resi conto che Giorgio era addirittura piu' sottomesso di quanto lo fosse mio marito. Lui amava sia la sottomissione totale che essere picchiato, mentre l'analogia stava nel fatto che ambedue amavano che la loro padrona fosse meritevole di esserlo. Ed io lo ero senza alcun dubbio. Un'altra differenza stava nel sesso. Mentre per Marco era essenziale, mi dava l'impressione che per Giorgio non fosse poi cosi' necessario. Certo, mi desiderava ed era praticamente sempre eccitato, ma mi stavo facendo l'idea che fare in conclusione sesso con me, cosa alla quale io non potevo in alcun modo rinunciare, fosse per lui un omaggio che gli facevo dall'alto del mio acquisito potere su di lui e che se avessi voluto lo avrei anche potuto costringere all'astinenza. Non ne ebbi mai la certezza. Quella era solo la conclusione alla quale ero giunta notando quanto entusiasmo ci mettesse fino a che si trattava di donarmi piacere oralmente e con quanta timidezza invece affrontava la penetrazione vera e propria pur avendo sempre una notevole erezione. Una cosa invece mi lascio' perplessa e quasi inorridita e fu quando mi fece trovare uno strap-on, ovvero un dildo. A quell'epoca per me era solo un fallo di gomma e non conoscevo nemmeno quei nomi, ma sapevo certo l'uso che voleva farne: voleva essere posseduto da me. Rinunciai a quella richiesta per due motivi. La prima era che non volevo accontentarlo in tutto. I nostri ruoli erano ben precisi, ma in fondo si basavano sul piacere reciproco e su alcune cose ero stata quasi costretta ad accontentarlo. Mi ero fatta l'idea che per costringere un uomo ad adorarmi veramente dovevo giocare sulla psicologia e concedergli almeno in parte quello che in fondo lui voleva da me, a patto naturalmente che fosse di mio gradimento e che la cosa non intercedesse piu' di tanto sul mio modo di fare dominazione. Il secondo motivo era semplicemente che non trovavo giusta quella pratica. Possedere un uomo, violentarlo addirittura, erano situazioni che ancora in quel momento non mi appartenevano. Quella volta addirittura lo picchiai duramente per aver osato propormi una cosa del genere. Lo feci con cattiveria, come non avevo mai fatto fino ad allora con lui e come avevo fatto con Marco solo quella volta al mare, quando pretesi e naturalmente ottenni, di impossessarmi del potere economico della famiglia. Terminai la mia opera di demolizione solo quando mi resi conto che Giorgio era veramente ridotto a mal partito. Ero io che dovevo decidere in linea di massima in che modo attuare la mia dominazione e le sue insistenze scatenarono la mia rabbia. Forse in quel momento non ero ancora pronta per una situazione del genere e non capii quando Giorgio, piangendo, mi disse che lui voleva solo appartenermi, diventare definitivamente di mia proprieta', mentre io lo consideravo gia' tale e per me contava solo che io gli dessi ordini e che lui obbedisse, che io lo picchiassi, naturalmente entro certi limiti ma dimostrandomi comunque di giorno in giorno sempre piu' forte e sicura. Si trattava piu' che altro di prove di bravura e di forza e non di veri e propri pestaggi e che servivano proprio a ribadire i nostri ruoli ed ad aprire la strada all'atto conclusivo che era il sesso fatto nel modo a me congeniale dopo averlo fatto impazzire di desiderio. Questo era quello su cui basavo la mia dominazione. A distanza di tanti anni dovetti pero' dargli ragione sul dildo in quanto volli usarlo proprio per assaporare la sensazione di possedere definitivamente l'unico uomo per cui abbia avuto l'interesse di voler sentire mio per sempre: mio marito. Ma questa e' un'altra storia. Ad ogni modo quella situazione non ebbe naturalmente seguito. Giorgio si guardo' bene dal propormi altre cose senza la mia preventiva approvazione ed io potevo tutto sommato, ritenermi soddisfatta di lui. Anzi, ero soddisfatta della mia vita in modo assoluto. Avevo due uomini disposti a tutto pur di far parte della mia vita, facevano tutto quello che io ordinavo loro e potevo obbligarglielo facendo leva sulla mia superiorita' fisica oppure, peggio ancora per loro, minacciando di lasciarli. Mi amavano in modo assoluto e totale, mi desideravano in ogni momento, anche se in modo differente, come ho spiegato prima, mi ritenevano una dea e bastava una mia carezza per farli felici come bambini. Ma soprattutto avevo trovato la chiave giusta per la mia sessualita'. Mi chiedevo come fosse stato possibile per me, vivere tanti anni senza quasi avere mai il piacere dell'orgasmo vero e proprio, mentre in quel modo riuscivo ad averne diversi e tutti entusiasmanti. Mi bastava poco ed anche la piu' piccola cosa mi portava quasi sull'orlo dell'orgasmo. Poteva trattarsi di vederli tremanti di desiderio oppure di vedere che avevano paura di me oppure ancora quando mi riempivano di attenzioni e complimenti. A quel punto avevo solo bisogno di essere toccata nel giusto verso e riuscivo ad avere un orgasmo eccezionale e sia Marco che Giorgio potevano essere considerati maestri nel saper toccare le corde giuste del mio corpo. Da cosa dipendesse non mi era chiaro. Forse doveva trattarsi di una specie di sindrome della dominazione, di un piacere estremo nel vedere un uomo completamente alla mia merce', ma quello che contava era il risultato finale e quello era senz'altro eccezionale. Potevo insomma desiderare qualcosa di piu'? In quel momento, quando cioe' eravamo arrivati a meta' novembre ed era circa un mese e mezzo che Giorgio era diventato un mio sottomesso, avrei detto senz'altro di no. Mi dicevo anzi che quella era la condizione ottimale per me e che il massimo sarebbe stato di non mutare quegli equilibri perfetti che avevo creato. Eppure mi sarei accorta molto presto che un altro piccolo desiderio ce l'avevo, eccome. Mai dire mai quindi. Come per James Bond, anche per me quella frase avrebbe acquistato presto un significato ben preciso. Se volete dialogare con me, inviate una mail a pattytrasgressiva@tiscali.it