Paolina, una donna per amico - parte prima. By A. Letizia, bobbo_27@hotmail.com Una mia collega ha deciso di punire il fidanzato infedele. Parte prima: l'ufficio. Lavoro con i computer. Anzi, per meglio dire, lavoro "per" i computer, cioe' per far funzionare bene quegli elaboratori grossi e potenti, che servono centinaia di persone. Per svolgere alcune delle mie attivita', sono costretto a lavorare in orari nei quali gli altri di solito non lavorano, oppure il sabato o la domenica. Era proprio un sabato pomeriggio ed ero appena entrato nella mia stanza deserta, al quinto piano di un palazzo altrettanto deserto. Credevo di essere solo in ufficio, ma mi sbagliavo. Mi ero seduto e stavo accendendo il personal computer sulla mia scrivania, quando sentii la voce di Paolina che mi salutava, entrando. Paolina era una collega che era stata per circa un anno in trasferta a Torino. Era una ragazza piccolina, magra, ma con un po' di curve al posto giusto: bel culetto e belle tettine. Dimostrava meno dei suoi 35 anni, forse per l'altezza, o forse per il viso da bambolina, capelli neri scurissimi e lisci, occhi verde chiaro, nasino all'insu', labbra rosse. In passato le avevo fatto alcune avances, ma mi ero fermato di fronte alla sua gelida reazione. Pero' eravamo diventati buoni amici; anzi avevamo anche una notevole confidenza su questioni molto intime. Ci eravamo incontrati e salutati rapidamente il giorno precedente, a mensa, ripromettendoci di rivederci con piu' calma per fare una chiacchierata insieme. "Ciao, Paolina. Ma come, sei tornata ieri e gia' ti fanno venire di sabato?" "Gia'! Non lo sai come vanno le cose qui? Senti, quanto dura il tuo intervento?" "Poco. Per le quattro spero di essere gia' andato via." "Scherzi? Sono passata adesso dalla sala macchine, ci sono ancora delle elaborazioni in corso e non chiuderanno i sistemi prima delle cinque!" "Noo! Che palle! E che facciamo fino a quell'ora?" "Ci facciamo quella famosa chiacchierata, no?" e cosi' dicendo, Paolina venne a sedersi dietro la mia scrivania, accanto a me. Mi piaceva com'era vestita, con degli abiti che non le avevo mai visto indosso: aveva una giacca grigio scuro sopra un abito corto di maglina, color grigio perla, calze scure e stivali neri. Adoro gli stivali. Mi sono sempre piaciuti, ma questo nuovo tipo alla moda, di tessuto elasticizzato, che aderiscono al polpaccio come una seconda pelle... mmm... mi fanno impazzire! Gli stivali mi avevano un po' distratto, ma in Paolina c'era qualcosa di cambiato e non sapevo cosa. Era forse ingrassata? Attribuii la sensazione ai vestiti nuovi e poi - pensai - magari avra' le spalline sull'abito, le spalline sulla giacca, il reggiseno imbottito e chissa' che altre diavolerie! Comunque non potevo certo guardarla addosso troppo attentamente, specialmente a distanza cosi' ravvicinata. Certo, quegli stivali cosi' a portata di mano... "Gia', hai ragione, perche' prendersela? Tanto ci pagano lo straordinario, che cazzo ci frega? Ha, ha!" "Ha, ha, giusto!" "Allora, dai, raccontami che hai fatto a Torino tutto questo tempo!" E cosi', Paolina comincio' a raccontare. Si dilungo' un po' troppo sul lavoro e il mio livello d'attenzione comincio' a calare. Ero piu' interessato alle sue gambe accavallate, cominciavo a sentire il desiderio di accarezzarle uno stivale. Passo' a parlare del tempo libero. "Non avevo tantissimo da lavorare, cosi' il pomeriggio avevo sempre qualche ora a disposizione. La maggior parte del tempo l'ho trascorsa in una palestra di body-building, sai? Ora non ho piu' un filo di grasso, sono tutta muscoli!" disse, serrando i denti per simulare una faccia "cattiva". Si' - pensai - le ho viste in palestra quelle che fanno gli esercizi con i pesi da un chilo e poi raccontano in giro che fanno culturismo. Bah! "E poi," continuo' Paolina con orgoglio, "ho frequentato un corso di difesa personale. Adesso non ho piu' paura di tornare a casa tardi, la sera: se uno stronzo cerca di violentarmi, lo faccio a pezzi!" Certo - pensavo - certo. Cosa le avranno insegnato? A dare i calci sulle palle? Una volta avevo visto una trasmissione in TV, in cui consigliavano alle donne come difendersi dai tentativi di stupro: suggerivano di torcere un mignolo della mano all'aggressore. Chissa' se lo stupratore era d'accordo a farsi afferrare il mignolo. Mah! Intanto la mia attenzione era tutta per le sue gambe, ormai. Chissa' che bella sensazione palpare quegli stivali - pensavo... mi ero proprio distratto e Paolina se ne era accorta. "Alberto, ma... mi ascolti? Che fai, mi guardi le gambe?" "No scusa, sai, ma... ecco, si', guardavo gli stivali, sai...sono molto belli...e..." "E' vero, si', sono nuovi, ma non credevo che.." "Scusami, ma questo nuovo materiale... sembrano come... elasticizzati...di cosa sono fatti?..." "Eh? Mah, non so...che importanza..." "Scusa, posso...ehm...toccarli..." Paolina strabuzzo' gli occhi senza dire niente. Continuai: "...solo per capire come sono fatti...non pensare male..." "Va bene, ma SOLO lo stivale! Non ti azzardare a toccarmi le gambe, chiaro?" "Oh, si', grazie, non ti preoccupare!" Approfittai subito dell'occasione e con le dita mi gustai il contatto con il tessuto morbido ed elastico; poi mi lasciai tentare e la mano comicio' lentamente a salire. Quando dallo stivale la mia mano si sposto' sul suo ginocchio, sentii una fitta dolorosissima. "Fermo!" Paolina mi aveva stretto una mano intorno al braccio con una forza inaudita. Il dolore, acuto e improvviso, mi fece impallidire e sudare. "Ma...lascia...mi...scusa, ma...mi fai male!" implorai, alzando la mano. "Non mi credevi, eh? Guarda!" Si alzo' in piedi e si tolse la giacca. L'abito di maglina era molto aderente e con le maniche corte. Cominciai a rendermi conto della sua trasformazione, ora che la potevo guardare attentamente. Altro che spalline! Gli avambracci, nudi, erano gonfi e pieni di venature in superfice. Si arrotolo' la manica destra e comincio' a flettere il bicipite: era incredibile, sembrava avere una palla da tennis sotto la pelle! "Niente male, no? E guarda adesso! Indovina se porto il reggiseno!" Paolina si mise di fianco, con le mani giunte dietro la schiena e gonfio' il torace. Altro che tettine! Sul vestito aderente si schiacciarono due belle poppe alte e rotonde! E il reggiseno non c'era, a giudicare da come si vedevano bene i capezzoli... Non vi dico dove mi era arrivato il cazzo! Appoggiato allo schienale della sedia, con le mani sui braccioli, ero stupefatto e tremendamente eccitato. "Paolina, ti sei costruita... un fisico... magnifico.. scusa se.." "Aspetta, ancora una cosa..." mise le mani sui fianchi e mi guardo' sorridendo, poggiando la punta di uno stivale sulla mia poltrona, nello spazio che c'era tra le mie gambe, a pochi millimetri dal mio cazzo in ebollizione. "Volevi toccarmi gli stivali, no? Bene, sfilalo, voglio farti vedere qualcos'altro..." Il tono non ammetteva repliche e poi la situazione mi eccitava, quindi obbedii immediatamente. Con la gamba fasciata dalle calze nere, torno' ad appoggiare il piede nello stesso posto di prima. La mia erezione stava diventando dolorosa e...sicuramente visibile! "Ora puoi accarezzarmi la gamba, senti quant'e muscolosa!" Esitavo. "Accarezzami, te lo ordino!" Il tono improvvisamente autoritario mi eccito' ancora di piu'; cominciai ad accarezzarle la coscia; niente male, veramente! E poi, piu' giu', la caviglia era rimasta sottile come sempre, ma il polpaccio era bello gonfio e nervoso. "Ecco, fermati li'. Senti, ora!" Mentre il palmo della mia mano le avvolgeva il polpaccio, alzo' il tallone, in modo da irrigidire il muscolo, cosicche' io ne potessi apprezzare la durezza. Una sensazione deliziosa! Ero senza fiato, non sapevo cosa poteva accadere, ora. Paolina fece strisciare la punta del piede sulla poltrona, solleticandomi le palle. "Scommetto che le donne muscolose te lo fanno drizzare...vero? Tira giu' la lampo dei pantaloni" mi ordino', fissandomi negli occhi. Avrei voluto farlo, per concedere un po' di respiro al mio povero pene, ma la cosa mi umiliava un po'. "Ma, Paolina, qui...come faccio? E se viene qualcuno?" "Ma no, chi vuoi che venga e poi, che mi frega, stai tu col cazzo di fuori, mica io, ha,ha!" Ridendo, alzo' la punta del piede e la appoggio' sopra le mie palle, cominciando ad esercitare una certa pressione. Incredibile, quella piccola donna mi stava dominando completamente! Vedendo che rimanevo immobilizzato, Paolina continuo': "Avanti, Alberto, fammi vedere l'unico 'muscolo' interessante che hai! Non hai capito che ti posso stritolare come voglio?" Decisi di stare al gioco e tirai fuori il mio arnese, che effettivamente si presentava al massimo della sua forma. Rimettendosi a sedere accanto a me, Paolina lo guardava golosamente. "Mmm, bello duro, eh? Proprio come immaginavo! Ti dispiace se faccio cosi'?" e comincio' a masturbarmi. "No...continua pure...solo...che, mmmm!..." "Qualcosa che non va? Vuoi che stringo di piu'...cosi?..." "No, va bene, e' che...mi hai ...eccitato un sacco... con i tuoi...muscoli... e ora non so..." "A - ah! Non venire subito, eh? Fammi vedere che sei un vero maschio! Te lo diro' io quando potrai venire,... ecco... un piccolo aiuto adesso...." cosi' dicendo, mi strinse enrgicamente la cappella con il pollice e l'indice della mano sinistra. Mi fece un po' male, ma ripresi il controllo. Era evidente che si stava sviluppando una sfida sessuale; dovevo resistere a tutti i costi, visto che Paolina mi sovrastava fisicamente ed era sicuramente in grado di punirmi se non obbedivo ai suoi ordini. Ricomincio' a menarmelo energicamente con la mano destra, mentre la sinistra prese ad accarezzarmi le palle. Ero abbandonato sulla poltrona con la testa riversa indietro e mi godevo la situazione, ma, piano piano l'eccitazione comincio' ad aumentare e temevo di nuovo di venire. "Paolina, ...io..." "No! Tieni duro ancora! E da solo questa volta! Sara' meglio per te se non mi sporchi le mani!" Strinsi i braccioli della poltrona e serrai tutti i muscoli nello sforzo di non lasciarmi andare. Intanto pensavo al senso delle sue ultime parole; cominciavo a temere che non mi volesse far venire e basta! Comunque, ci riuscii e se ne accorse anche lei, perche' sulla punta della cappella affiorarono alcune goccioline e poi il cazzo si sgonfio' leggermente. "Bravo! Non credevo che ce l'avresti fatta!" disse, continuando a pompare imperterrita. "Si...ma ora ...non vorrei..." "Sporcarmi?" "Si..." "Non c'e' problema..." riaprii gli occhi e incrociai il suo sguardo mentre si leccava le labbra e si chinava sul mio cazzo. Le sue labbra umide si serrarono intorno alla mia cappella e poi scesero giu' fino alla base del pene. Strinse con dolcezza i denti e risali' su e poi di nuovo giu' con le labbra, mentre la lingua correva veloce su tutte le parti piu' sensibili. Se prima era stato difficile tener duro, resistere ora a quella bocca stupenda che me lo succhiava cosi' avidamente era una vera impresa! Ma le ondate di piacere erano cosi' intense che DOVEVO resistere. Dopo un po' Paolina cambio' sistema e riprese a massaggiarmelo con le mani concentrandosi con la bocca sulla punta. La lingua si strofinava sempre piu' veloce sul filetto e girava intorno alla base della cappella. A un certo punto, il risucchio si fece irresistibile e me ne venii con un grido soffocato per la paura di farmi sentire da qualcuno. Una tempesta di sperma esplose nella bocca di Paolina che con compostezza inghiotti' fino all'ultima goccia. Trovai la forza di alzare la testa e di godermi lo spettacolo delle sue guance gonfie della mia virilita', mentre mi spremeva le ultime gocce di piacere, continuando a stringermi con forza la verga. Quando si accorse che il nettare si era esaurito si stacco', sorridendo euforica e continuando a massaggiarmi con dolcezza il cazzo, guardandolo divertita mentre si afflosciava. "Yummm, Alberto! Sei un VERO uomo! Bravo, mi hai stupito, hai una bella resistenza..." cosi' dicendo, mi lascio' andare, rimettendosi in piedi e ricomponendosi. Ero comprensibilmente esausto, ma desideroso di ricambiare. "Uh, grazie..." biascicai, risollevandomi, sorpreso perche' Paolina sembrava voler concludere tutto cosi'. "Ma,... ti rivesti? Non potrei..." "No, grazie, non ti preoccupare. C'e' invece una cosa che potresti fare per me." "Dimmi. Se posso..." dissi, rinfoderando precipitosamente il mio arnese. "Riguarda Valdo." Valdo era il suo ragazzo. Stavano insieme da molto tempo. Lo avevo conosciuto, qualche mese prima. Mi dava l'impressione che si prendesse gioco di Paolina e questo me lo rendeva antipatico. Non dissi nulla e Paolina continuo'. "In questo anno, ci siamo visti poco, ma io gli sono rimasta..." Fece una pausa. "...voglio dire... insomma non sono mai andata con un altro, ecco! Invece lo stronzo ne ha combinate di tutti i colori!" "Ma dai! Valdo? Ma sei sicura?" "Siii', ti dico! Alcune mie amiche lo hanno scoperto e con donne diverse, il porco!" "Mi dispiace, ma io cosa posso fare per te?" "Ora te lo spiego. Ci siamo sentiti al telefono e lui fa ancora l'innamorato, fa finta di niente, capisci? Allora ho deciso di punirlo, prima di lasciarlo!" "Scusa, ma continuo a non capire." "Aspetta. Lo invitero' a cena a casa mia. Ci faremo una litigata tremenda e io gli faro' assaggiare i miei muscoli! Voglio riempirlo di pugni e di calci!" "Ma, scherzi? E se ti denuncia per percosse?" "Non ti ho ancora spiegato il mio piano: lo provochero' in modo tale che cerchera' di violentarmi e la mia sara' solo una reazione... magari un po' eccessiva..." "Uhm..., potrebbe funzionare, ma io che c'entro?" "Fammi finire! Ho fatto installare delle telecamere, nel soggiorno, collegate a dei televisori che stanno nella camera da letto. Tu ti piazzerai li' e seguirai tutto, cosi' potrai eventualmente testimoniare in mio favore o... intervenire se qualcosa andasse storto. Ma non ci sara' bisogno, vedrai, e' solo per farmi stare piu' tranquilla. Allora, verrai, vero?" "Va...va bene." dissi, riluttante. "Quando?" "Domani sera. Alle nove precise, mi raccomando. E mangia, prima: lo spettacolo potrebbe toglierti l'appetito!" Sorridendo, scappo' via dalla stanza. (continua) A. Letizia - 20 febbraio 1998 Sono graditi commenti e suggerimenti su questa storia. E-mail: bobbo_27@hotmail.com