Natalia Parte 2 Natalia si prese un paio di secondi per prendere la decisione migliore. Poteva intervenire e sfruttare la sua forza per stroncare sul nascere il sequestro. Ma i guerriglieri erano armati,e anche se lei poteva incassare qualche pallottola, doveva essere molto scaltra. Decise di intervenire. Si alzò si colpo, facendo rotolare ai posti davanti i due che le stavano sulle gambe. Prese poi ad ancheggiare verso il centro della stanza. Un terrorista la vide:< Ei! Brutta puttana! Torna a sederti!> Probabilmente non si era ancora reso conto delle dimensioni della ragazza. Ma quando le fu davanti si accorse delle proporzioni di Natalia: le sue tettone erano all'altezza della sua faccia, i capezzoli lunghi tre centimetri puntavano imperiosi verso l'alto. Natalia lo fissava con due occhi di ghiaccio. Poi iniziò a pompare i pettorali, sollevando i seni fino a strappare il maglione sul petto, in una sensualissima dimostrazione di forza. Quella ragazza gigantesca lo stava sfidando. Non poteva spararle, i suoi commilitoni lo avrebbero deriso di aver sparato ad una femmina solo per paura. Doveva usare altri metodi. Il volto di Natalia era ancora impassibile, quando su quello del terrorista si dipinse un gigno. Posò il mitra sul tavolo, torno di fronte alla ragazza e, fra lo stupore di tutti gli studenti le sferrò un pugno di notevole violenza, giusto sulla pancia. Si senti uno schiocco molto forte, ma la ragazza era solo indietreggiata di un paio di centimetri, per ritornare subito nella posizione di prima. Un altro pugno sull'addome, più forte: stavolta riuscì a far dondolare un pò le tette immense di Natalia. Per il resto, sembrava non farsi nulla. I suoi addominali erano troppo spessi per essere piegati da pugnetti come quelli. Sul volto di Natalia si dipinge un sorrisetto, mentre il terrorista diventa una maschera di terrore. . Contemporaneamente sferra un tremendo gancio sullo stomaco del malcapitato, che viene gettato a dieci metri di distanza, contro la cattedra. Nessun urlo, nessun gemito. Solo un fragore sordo. Il giubbotto antiproiettile era tutto accartocciato, e con lui la cassa toracica dell'uomo. Probabilmente era morto. A quella vista il capo dei ribelli perse la pazienza: ordinò rivolto ai due più vicini. Questi si misero il fucile a tracolla e scattano su Natalia. Lei non oppose resistenza, non c'era nessuno che poteva tenerla ferma. Quando giocava a rugby la potenza delle sue gambe (da sola) trascinava fino alla meta quasi tutta la squadra avversaria. I due presero Natalia a destra e a sinistra, per i fianchi. Sembravano due fuscelli al vento, 40 centimetri più bassi di lei. La ragazza li avrebbe potuti gettare a terra solo con una botta del fianco, una culata, ma decise di fare diversamente. Li prese per la nuca e li strattonò un paio di volte: le loro armi caddero a terra come frutti da un alberello. Poi se li schiacciò contro il seno. Gli altri soldati videro i loro compagni con il viso schiacciato contro le tette gigantesche di quella giovane bionda. Erano seni immensi, grossi il triplo delle loro teste. E loro ci stavano soffocando dentro, il capezzolo in bocca e il naso premuto nella carne. Cercavano di ribellarsi, certo, tirando pungni e calci sul corpo di Natalia, ma riuscivano solo a lacerarle i vestiti, stretti fra i loro colpi sempre più deboli e un corpo di marmo. Natalia, agli occhi degli studenti sembrava gonfiarsi: il suo torace si espandeva nello forzo, nelle sue gambe si pompavano dei larghi quadricipidi per sorreggere il suo peso e quello dei malcapitati. Aveva delle coscie enormi, larghe come il tronco di un albero. I suoi gluei si erano talmente gonfiati che la stoffa dei pantaloncini, prima aderente nello spacco fra le due chiappe, si era tesa completamente e minacciava di strapparsi. Intanto i due terroristi avevano smesso di muoversi. Per due minuti si erano dimenati, senza che nessuno del Fronte di Liberazione cercasse di salvarli. Natalia li gettò a terra: non le piaceva fare a pezzi le persone, ma stavolta doveva. Uno respirava ancora, cosi la giovane russa si tolse una scarpa e gli saltò sul petto , con la punta del piede. Il suo peso di 230 chili facilitò l'operazione: il suo alluce si conficcò nel corpo dell'uomo, istantaneamente seguito dal resto della pianta, fino alla caviglia. Anche stavolta nessun grido, ma solo un secco crack, seguito da un'esplosione di sangue che andò a sporcare di rosso il grosso polpaccio della ragazza. Gli aveva appena fracassato sterno, cassa toracica e spina dorsale. La vista di tutto quel sangue sembrava aver svegliato il capo dei ribelli da una lunga paralisi mentale, una paralisi che gli era costata tre uomini. Si occupava personalmente dell' addestramento dei soldati, ma non aveva mai pensato di istruirli a combattere contro una ragazza. Una ragazza come quella. Ma ormai aveva capito che quella montagna di carne era l'unica cosa che potesse rovinare l'operazione, così decise di eliminarla subito. Estrasse la pistola dalla mimetica e fece fuoco. Lo sparo echeggiò nella stanza, fra lo stupore generale, mentre la pallottola si conficcava bollente nella spalla di Natalia. La ragazza fece un gemito di dolore e barcollò indietro, mentre il capo sparava un altro colpo diretto allo stomaco. Uno dei soldati lo imitò, e la sua fucilata si conficcò nella coscia della giovane.Natalia emise un ultimo suono gutturale, poi cadde pesantemente in avanti, sulla cattedra, che miracolosamente non si sfasciò. I ribelli tirarono un respiro di sollievo: quell' amazzone gigante, ora, non faceva più paura: sembrava un'enorme balena spiaggiata. Era a pecorina sulla cattedra, immobile, con le tettone che penzolavano all'altro lato. Uno di si avvicinò, disse indicando l'enorme deretano. Si piazzò fra le grosse gambe semidivaricate della giovane e ,con un coltello, prese a tagliare la tuta lungo lo spacco del sedere. . Intanto le aveva strappato via i calzoncini e le mutande, scoprendo la sua figa e il buco del culo. Il soldato era stranamente attirato da quest' ultimo, forse perchè sembrava poter accogliere più di un cazzo contemporaneamente. Perciò ci infilò due dita, poi quattro, poi tutto il polso. ,fece ad un compagno,. Ad un tratto il canyon che c'era fra le due chiappone si richiuse, imprigionando la mano del ribelle. I glutei di Natalia gliela sringevano sempre di più. . Natalia non era morta, aveva solo finto. Subito serrò le gambe attorno al corpo dell'uomo, come una restler, iniziando a stringere il suo torace fra le cosce. Se la prendeva con calma, dandogli il tempo di assaporare il dolore e di strillare. Le cosce di Natalia, intessute di muscoli,erano due volte più larghe del torace del ribelle. Il soldato cercava disperatamente di allentare la morsa con le braccia, ma non poteva nulla contro quella pressione di 900 chili. Mentre le ossa si rompevano gli urli disumani dell'uomo avevano fatto fuggire gli altri guerriglieri nei corridoi della facoltà. Un ultima contrazione e le gambe di Natalia si richiusero su una poltiglia senza forma. Cadde un silenzio spettrale. gli studenti stavano lentamente rialzandosi da sotto i banchi, dove si erano nascosti durante la sparatoria. Natalia era nuda, sporca di sangue altrui e con tre proiettili conficcati poco sotto la pelle ambrata. I suoi muscoli mutanti l' avevano protetta anche dalle pallottole. Ma la sua ira non accennava a diminuire: i suoi geni la costringevano a combattere fino allo sterminio del nemico. Corse subito nei corridoi, dove trovò altri due soldati. Uno le puntò contro un RPG, ma lei fu piu veloce: con un calcio devastante gli spedì contro una sedia, schiantandolo a terra. L'ultimo si vide perduto: quella gigantessa aveva ucciso 5 soldati in altrettanti minuti. Fece cadere il fucile e si mise in ginocchio, consapevole che la giovane russa era immune ai proiettili. lei si avvicinò a passi pesanti e si fermò con la fica a pachi centimetri dalla faccia del ribelle. Ormai era tutto finito, tanto valeva divertirsi un pò. ordinò la ragazza. E lui potè solo obbedire, infilando la lingua nella sua larga figona, umida di sudore e di desiderio. Mentre il soldato si dava da fare, Natalia spalancò la bocca e arcuò la schiena possente, pompando tutti i muscoli del corpo. Poi prese a tremare e fece un lungo grido di piacere. Dalla sua figa sgorgavano rigagnoli di liquido, che l'uomo succhiava con avidità. Questo è l'orgasmo di una gigantessa. Natalia era ormai stanca di farsi masturbare. Doveva portare a termine il suo compito. Diede una carezza alla testa del ribelle, che alla fine aveva fatto del suo meglio. Poi lo prese per la nuca con entrambe le mani e gli schiacciò la bocca contro la sua enorme vagina. Iniziò ad urinare. Il povero soldato sentiva quel liquido denso e acido entrargli con violenza dal naso e dalla bocca, scorrergli fino ai polmoni, riempiendoli. Era inutile dimenarsi: quell'essere aveva una forza sovrumana. I pugni disperati del soldato cozzavano sulla pelle ambrata dei suoi fianchi, oppure tentavano di smuovere le dita enormi che gli serravano la testa nella presa mortale. Inutilmente. Natalia lasciò cadere quel corpo senza vita. Lo aveva letteralmente affogato nella sua urina, quasi 8 litri. Effettivamente era dal giorno prima che non andava al bagno, ma ora si era davvero liberata.