La moglie e la "bestia" La trentenne Susan era sposata felicemente ormai da quattro anni con un noto imprenditore agricolo, con cui condivideva le fatiche ma anche e soprattutto le notevoli ricchezze fornite dall'impresa, che consentiva ai due di avere un tenore di vita elevatissimo. Erano senz'altro una coppia invidiata, e fu forse proprio l'invidia alla base di questo episodio: avvenne che una sera, mentre rincasavano, i due furono affrontati da quattro uomini armati di coltelli, che in breve sequestrarono l'uomo lasciando Susan atterrita e piangente sul cancello della loro villa. Non fu possibile nessuna reazione anche perché i sequestratori minacciarono di ucciderli subito se si fossero opposti. Trascorsero i giorni. Susan era stata minacciata che se avesse lasciato trapelare qualcosa del rapimento il marito sarebbe stato sgozzato, per cui se ne rimase in attesa degli eventi. I sequestratori si fecero vivi dicendo che richiedevano due milioni di dollari da consegnare lei stessa presso il covo dove tenevano prigioniero il marito. Se si fosse recata lì con altra gente lo avrebbero ucciso e subito dopo sarebbe toccato a lei. Susan non sapeva cosa fare. Era disperata, quando sentì bussare alla porta. Andò ad aprire, era una sua vecchia amica, Roseanne, che casualmente si era recata a trovarla, e che si accorse subito che qualcosa non andava. "Se sai dove lo tengono nascosto, perché non andiamo io e te a liberarlo?" disse Roseanne, che provava una rabbia incontenibile nei confronti dei ricattatori. Roseanne, 50enne di un metro e 88 per oltre 150 chili di peso, (e per queste misure da Susan scherzosamente chiamata "Bestia") non era tipa da tirarsi indietro quando si dovevano usare le mani, anche se non le era mai capitato. Susan disperata accettò dopo non poca titubanza. Le due si organizzarono: Susan si sarebbe recata un po' prima con una borsa piena di carta per simulare il riscatto, e poi Roseanne, che la seguiva a breve distanza, sarebbe entrata in azione. Giunsero nei pressi della capanna nel tardo pomeriggio, e subito notarono dai vetri che il marito era in una stanza isolata, mentre i quattro erano nell'ingresso, per cui avrebbero potuto sopraffarli senza mettere a rischio l'uomo. Susan si sentiva quasi folle a tentare quell'impresa, ma nutriva fiducia cieca nella Bestia che la seguiva a breve distanza. Giunte sulla porta Susan si fece riconoscere, e uno dei sequestratori fece per aprire, ma un pugno terribile lo scaraventò dall'altra parte della camera. Era entrata prima Roseanne, e ora si apprestava a sfogare la sua rabbia sui quattro uomini. Mentre Susan andò a liberare il marito, uno le si lanciò contro, ma un calcio al basso ventre lo fece arretrare e poi inginocchiare al suolo. I due rimasti afferrarono dei bastoni e si lanciarono sulla Bestia, che con violenti colpi alle mani li disarmò quasi subito. Poi li afferrò e li sbatté testa contro testa due o tre volte fino a farli accasciare. I malviventi erano sorpresi e spaventati da quella superdonna che li stava massacrando, e tentarono di aggredirla tutti insieme, sebbene già provati dai colpi presi. Uno la bloccò da dietro, gli altri tre cercarono di colpirla con pugni in pancia, ma alla Bestia bastò mulinare una gamba all'altezza dei loro genitali per metterli ko in pochi secondi. Tre erano a terra, il quarto avvinghiato dietro la Bestia, e data la differenza fisica (150 chili contro i suoi 70!), non si vedeva. Lei arretrò con forza e fece un sandwich del malvivente tra lei e il muro. L'uomo emise un urlo soffocato e poi, quando la Bestia si spostò dalla parete, si afflosciò al suolo. Gli altri tre erano molto malridotti ma ancora tentarono una sortita. Intanto la Bestia aveva raccolto un bastone metallico, e con quello fece scempio dei sequestratori. Colpi alle facce, alle pance, ai genitali facevano sì che come uno le si avvicinava arretrava subito, barcollante e gemente. Infine fece il "finale" prendendoli uno per uno e scaraventandoli contro le pareti con violenza inaudita. Alla fine di quel massacro due sequestratori erano morti, uno si muoveva ancora ma si capiva che lo avrebbe fatto ancora per poco, il quarto si salvò dalla morte perché era stato schiacciato dietro il culo della Bestia contro il muro, e perciò, essendo svenuto, scampò al massacro finale. Ma quando Roseanne lo sollevò da terra chiedendogli se ce ne erano altri, commise il tragico errore di dire "...grassa puttana!" Allora la Bestia lo sbatté violentemente nel muro con una sola mano, e poi lo schiacciò con una spallata spaventosa che fece tremare tutta la casa come e peggio di un terremoto, e che lo incastonò nella parete tra sangue e lamenti soffocati. Morì lì, in piedi, dopo qualche minuto. Susan riebbe suo marito, e Roseanne prese solo una condanna simbolica, in quanto agì per difendere sé stessa e gli altri. Anzi, fu applaudita e riverita da tutta la città. GIOVANNI