LE GUARDIANE DEL TEMPO di DAVIDMUSCOLO Secondo episodio Parigi di mattina era una citta' piena di vita e Genevieve Boisson non avrebbe rinunciato per nulla al mondo alla sua passeggiata quotidiana. Quella mattina aveva deciso di spingersi un po' piu' lontano del solito, approfittando della bella giornata di sole che anche quel giorno sembrava riempire ed illuminare la citta'. Penso' che sarebbe stato bello passeggiare fino a Montmartre. Perche' no? Non era proprio vicinissimo e avrebbe dovuto camminare per oltre mezz'ora ma una camminata le poteva solo che far bene. Decise quindi per Montmartre. Era bella Genevieve. Era bella e giovane e sapeva che molti sguardi maschili si sarebbero posati su di lei. Lo sapeva ma non le dava fastidio. Oh si, quegli sguardi di concupiscenza avrebbero dovuto infastidirla ma a lei piacevano e un po' si vergognava di questa sensazione. Scaccio' quei pensieri e, prima di avviarsi verso Montmartre, sorridendo si avvicino' ad una carrozza che era ferma accanto alla cancellata della villa di suo padre. L'uomo che la guidava si affianco' alla bella giovane " Volete che vi aiuti a montare sulla carrozza, mademoiselle?" " No Philippe. Preferisco camminare. E' una bella giornata di sole e voglio sfruttarla" " Avete perfettamente ragione, mademoiselle" " Bene, Philippe. Tu comunque seguimi per favore. Ho deciso che andro' a Montmartre e forse al ritorno potrei essere stanca ed aver bisogno della carrozza" L'uomo fece un cenno col capo e sorrise alla ragazza " Come volete, mademoiselle Genevieve. Ad ogni modo, copritevi bene. C'e' il sole ma fa freddo" " Grazie Philippe, ne terro' conto" La ragazza inizio' a camminare in direzione di Montmartre. Le piaceva quel quartiere anche se era un po' fuori mano rispetto alla sua abitazione. Da qualche anno sembrava essere diventato il luogo preferito degli artisti di tutta Europa e a lei l'arte piaceva tantissimo, in particolar modo la pittura. Oh, quanto le sarebbe piaciuto posare per un pittore ed essere la sua musa. Se suo padre avesse saputo di questa sua voglia segreta, l'avrebbe sicuramente messa in punizione e lei non aveva nessuna intenzione di essere punita. Questo desiderio doveva quindi rimanere dentro di lei, al segreto come tante altre sensazioni che quella giovane dama francese possedeva. Continuo' a camminare di buona lena incurante del freddo pungente, chiusa nel suo cappotto color glicine sotto il quale sporgeva la parte finale del suo abitino lilla. Accidenti all'inverno. Quanto era piu' bella l'estate quando poteva mettere in mostra i suoi abitini all'ultima moda e attirare cosi' ancor di piu' l'attenzione dei gentiluomini, attenzione che comunque non scarseggiava affatto nemmeno quando era, come in questo momento, completamente coperta. Oh, ma cosa andava pensando. Lei aveva Jean Luc e quei pensieri erano disdicevoli. Decisamente disdicevoli. Altri pensieri si incunearono intanto nella graziosa testolina della fanciulla. Terminata la passeggiata infatti, si sarebbe dovuta immergere negli studi prima che arrivasse il suo istitutore. Non voleva farsi trovare impreparata ma aveva gia' ripassato qualcosa prima di scendere e le sarebbe bastata un'ora di ulteriore ripasso per essere pronta. I suoi genitori ci tenevano particolarmente allo studio e lei non voleva affatto deluderli. E del resto, una giovane dama moderna come lei doveva essere istruita. Genevieve continuo' a camminare allegramente, fermandosi ogni tanto per assistere alle situazioni piu' disparate che la sua citta' le offriva e sempre seguita come un'ombra dal fido Philippe. E finalmente si trovo' in vista di Montmartre. Gli occhi di Genevieve si riempirono di allegria nel vedere questo quartiere cosi' pulsante di vita e che trasudava arte e cultura in ogni angolo e non poteva certo accorgersi che dietro di lei una donna la stava seguendo fin da quando era uscita da casa. Era una donna vestita modestamente, con un gonnellino ampio e nero ed un fazzolettoche le copriva i capelli neri e fluenti. Il suo sguardo era posato verso il basso, quasi per non farsi notare ma la sua altezza, decisamente superiore al normale tanto da renderla addirittura statuaria, rendeva complicato questo suo desiderio e molte persone, uomini e donne si giravano ad osservare quell'altissima donna vestita da contadina. Il suo volto era appena visibile ma chi si fosse avvicinato tanto da poterla osservare in volto avrebbe notato che si trattava di una donna giovane e molto bella, anche se di una bellezza sicuramente diversa rispetto a quelle delle fanciulle parigine. Cosi' come diverso era il suo incedere quasi marziale che doveva limitare per non superare la ragazza che doveva osservare. Era quello il suo compito e non poteva perdere di vista Genevieve nemmeno per un secondo. Il giovane inglese stava ripensando agli avvenimenti della sera precedente. Se l'era vista brutta. Quel tipo aveva un coltello in mano e non ci avrebbe pensato due volte prima di ficcarglielo in pancia e doveva ritenersi fortunato di essersela cavata soltanto con due pugni. Ma non era finita qui'. Non per lui, almeno. Se pensava a quello che era accaduto, la rabbia gli montava ancora enorme e doveva faticare per reprimerla. Non era tanto per la vendetta, anche se avrebbe voluto avere adesso sotto le sue mani quel bastardo e fargli sputare sangue, ma per quel suo desiderio che era rimasto inespresso. E lui aveva assolutamente bisogno di appagare quella sua voglia. E quel bisogno era quasi fisico. E poi c'era il problema di come muoversi in quella maledetta citta'. Aveva camminato parecchio quella mattina ed aveva perso completamente l'orientamento, senza sapere quindi che si trovava a Montmartre. Per lui era soltanto un quartiere brulicante di persone. Si appoggio' ad un muro mettendosi ad osservarne alcuni dei numerosi passanti. Quella ragazza, ad esempio. Quanto era bella! Era giovanissima e non avrebbe dovuto avere piu' di diciotto anni. Ne ammiro' il collo bianco, l'unica parte del suo corpo insieme al volto esposta al freddo pungente della giornata e qualcosa si mosse dentro di lui. E se invece di una prostituta fosse stata una giovane e bella fanciulla? Perche' no? C'erano tanti motivi per preferire una prostituta ma quella giovane ... ... . Era alta ed i suoi capelli biondi erano ricci e le uscivano dal cappello in tinta col cappotto. E sicuramente si trattava di una ragazza ricca o almeno benestante, almeno a guardare i suoi abiti. I suoi seni erano nascosti, ovviamente, ma lui se li immagino' turgidi, cosi' come dovevano essere quelli di una ragazza di quell'eta'. Aveva un ombrellino in mano che una lieve folata di vento fece ondeggiare e stava sorridendo per quel lievissimo incidente. Era ancora piu' bella mentre sorrideva e lui sapeva che non avrebbe mai potuto avere una ragazza del genere. Lui lo sapeva. E quella rabbia che aveva gia' in corpo si moltiplico'. Le sue mani si chiusero a mo' di pugno. Perche'? Perche' era dovuto capitare a lui? Dischiuse i pugni e si mise le mani in faccia e quando le tolse uno strano sorriso si era formato sul suo volto. Sapeva cosa doveva fare. Ora lo sapeva. Genevieve Boisson aveva terminato la sua visita a Montmartre e doveva tornare indietro. I suoi genitori erano moderni e le permettevano quelle passeggiate mattutine ma sapeva che non doveva esagerare. Era pur sempre una giovane fanciulla di diciannove anni e non stava bene che camminasse da sola per le strade di Parigi. Ma i tempi stavano cambiando e lei si sentiva una ragazza moderna ma sapeva anche che c'erano certe regole che dovevano essere rispettate e lei era una brava ragazza. Anche se certe idee ... ... No, meglio non pensarci e pensare invece a Jean Luc. Doveva decidersi e dare una risposta a quel giovane che l'aveva chiesta in moglie. Era ancora un po' indecisa. Oh certo, Jean Luc aveva tutto quello che una ragazza dovrebbe cercare in un uomo. Era di buona famiglia ed aveva un lavoro assicurato che gli avrebbe permesso di mantenere agiatamente la sua eventuale nuova famiglia ed era anche un tipo affascinante, inutile negarlo. E forse ne era anche un po' innamorata. Doveva riflettere ancora un po' sui suoi sentimenti ma di sicuro i suoi genitori spingevano a favore di questo matrimonio e, tutto sommato, la cosa non le dispiaceva totalmente. Oh beh, aveva tempo per pensarci. Era ancora molto giovane e non sarebbe accaduto niente se Jean Luc avesse atteso ancora qualche altro giorno. Adesso doveva pero' tornare a casa. Guardo' il suo orologio e si accorse che aveva un po' di tempo ed aveva ancora voglia di passeggiare. Si avvicino' alla carrozza guidata da Philippe che l'aveva seguita come un ombra " Vai pure Philippe. Io faro' ancora quattro passi a piedi" " Ma mademoiselle ... .. Si sta facendo tardi" " Dai Philippe, non fare come mio padre. E' una bella giornata. Ha piovuto per cosi' tanti giorni e non sono mai potuta uscire. Ho ricominciato ieri" " Se doveste arrivare in ritardo vostro padre mi rimproverera'. Ha ordinato a me di prendersi cura di voi ed io non voglio perdere il lavoro, vi prego" " Stai tranquillo Philippe, non ti faro' perdere il lavoro. Camminero' di buona lena ed arrivero' con qualche minuto di anticipo rispetto all'orario che mi ha imposto mio padre" " Come volete, mademoiselle. Se non vi dispiace, io vorrei seguirvi. Sarebbe ottimale che rientrassimo contemporaneamente" La giovane sorrise. Non era stato complicato convincere quel buon diavolo di Philippe. Sapeva quanto le fosse affezionato ed un po' se ne approfittava. Comincio' quindi il breve viaggio di ritorno verso la sua bella villetta nel cuore di Parigi, seguita come un ombra dalla carrozza di Philippe. Ma Philippe non era il solo a seguire Genevieve. Il giovane inglese non la perdeva di vista un solo istante. Aveva deciso che doveva essere lei. Lei e non una maledetta prostituta. Quelle, le prostitute, facevano parte della sua vita passata a Londra ma sentiva che doveva cambiare, doveva evolversi. Gli sorrideva quell'idea. Ma per metterla in atto doveva scoprire dove abitava quella fanciulla. La seguiva fingendo indifferenza e tutta la sua attenzione era rivolta a quella giovane e graziosissima fanciulla tanto da non accorgersi minimamente che c'era un'altra persona che seguiva tutti. La donna alta vestita da contadina si era accorta subito che qualcosa non quadrava ed i suoi sensi erano tutti tesi ed i suoi muscoli pronti a scattare non appena si fosse resa conto che la situazione fosse potuta degenerare. Per il momento sembrava tutto sotto controllo ma non si sentiva tranquilla. Al minimo errore, la sua vita e quella di milioni di persone sarebbe cambiata drasticamente se non addirittura scomparsa e improvvisamente senti' il peso di quella situazione. Guardava Genevieve e ne osservo' i passi lenti ma il suo sguardo era puntato soprattutto su quell'uomo con quello strano cappello. Sorrise. Sembrava quello di Sherlock Holmes. E quel sorriso stempero' un pochino la tensione che l'attanagliava. Ma non doveva distrarsi. Continuo' a camminare rallentando la sua andatura per stare dietro a Genevieve ed a quel tipo che dava l'impressione di seguire la ragazza. Forse era soltanto la sua impressione e quell'uomo stava semplicemente andandosene per i fatti suoi. No, non sembrava proprio. Era da quando la ragazza gironzolava per Montmartre che quel tipo si era incollato a lei e questo non era proprio normale. Finalmente, la ragazza arrivo' a casa. Saluto' con la mano il fido Philippe e si fece aprire il cancello della sua dimora. La donna alta osservo' attentamente che la giovane Genevieve varcasse il cancello e attese scrupolosamente alcuni secondi per poi entrare in una carrozza situata all'esterno dell'abitazione della fanciulla. Dentro c'era un'altra donna che le sorrise " Allora Elana, ha fatto una buona passeggiata la piccioncina?" esordi' la donna che si trovava all'interno della carrozza. Elana la guardo' a sua volta ma non ricambio' il sorriso " E' arrivata a casa?" " Si, tranquilla. Guarda tu stessa sugli schermi" Elana si avvicino' ad uno degli schermi posizionati assurdamente sulla carrozza ed in stridulo contrasto con quel veicolo ottocentesco e noto' la fanciulla che si era gia' diretta in camera sua. Era china su un libro ed Elana tiro' un sospiro di sollievo poi si rivolse alla sua compagna " C'e' qualcosa che non va, Jedra. Vieni a vedere" la giovane fece convergere una delle telecamere abilmente nascoste all'esterno della carrozza che riprendevano tutta la parte esterna e la fece ruotare fino a che non incontro' la figura del giovane inglese "Ecco, vedi quel tizio?" " Quello col cappello alla Sherlock Holmes?" " Si, proprio lui. Ha seguito la piccioncina da Montmartre" " Cazzo! Dobbiamo avvertire la comandante" " Si, credo proprio che sia necessario. Nel frattempo non perdiamolo di vista" " Non credo che possa azzardare qualcosa in pieno giorno" prosegui' Jedra " Credo proprio di no ma e' meglio stare attente" " Lo saremo. A chi tocca la notte?" Elana sorrise amara " E a chi vuoi che tocchi stanotte? Me la devo fare io, accidenti. Mira e Orla faranno il turno dalle 16 fino a mezzanotte e poi tocca di nuovo a me da sola" Jedra scoppio' in una risata " E dai che tanto la notte tocca a tutte" " Gia'" sospiro' Elana "Solo che io non ce la faccio piu' e non vedo l'ora che tutto finisca. Altri sei mesi e poi torno alla mia vita normale. Mi manca tutto e soprattutto mi manca qualche bel maschio" " Ti capisco Elana. Manca anche a me, cosa credi? " Bah! Io vi vedo tranquille. Sembra che ce li abbia solo io gli ormoni che girano a mille. Un anno senza sesso e' veramente assurdo" " E' necessario. Non possiamo interagire con questi maschi" " Lo so, accidenti, lo so. Quando torno alla mia vita ne voglio tre o quattro insieme per almeno dieci giorni fino a sfinirmi" Jedra scoppio' in un'ennesima risata " Hai proprio un chiodo fisso, amica mia. Ti rifarai, stai tranquilla. Ora mettiamoci in contatto con la comandante" Elana fece finta di acconsentire dando una pacca sulla spalla alla sua collega e si mise seduta davanti a quella moltitudine di schermi. Alcuni erano collegati con l'interno della casa di Genevieve e mostravano le stanze dove la fanciulla si muoveva, a cominciare ovviamente da quella in cui dormiva ed altre mostravano invece l'esterno della carrozza e quindi dell'abitazione. Elana guardo' Genevieve muoversi leggiadramente e avvicinarsi alla finestra, quasi per prendere il suo ultimo spicchio di sole. Sembrava felice la ragazza e sospiro' profondamente. All'esterno invece, il solito via vai ma gli occhi di Elana inquadravano soprattutto quell'uomo che aveva seguito Genevieve fin sotto casa che era appoggiato sorridente al muro e quel sorriso non le piaceva per niente. Mentre sentiva Jedra comunicare le novita' alla comandante, lei senti' uno strano brivido per tutto il corpo e non si trattava solamente del freddo di quella mattina di gennaio. L'inglese era pienamente soddisfatto. Era stato fortunato. La ragazza si era persino fatta vedere dalla finestra. Probabilmente, era quella la sua stanza. Osservo' l'abitazione ed il suo sorriso si allargo' ulteriormente. La stanza si trovava al primo piano ma non sarebbe dovuto essere un problema per un tipo atletico come lui raggiungerla. Tra l'altro, c'erano degli appigli che sembravano creati ad arte per scalare quella parete e penso' che gli sarebbero bastati soltanto pochi secondi per raggiungere quella stanza. Le sue mani si chiusero e gli sembro' di vedere quella bellissima fanciulla sotto di lui, se la immaginava ed immaginava quel collo bianco, sottile e delicato e soprattutto il suo ventre piatto e ne percepiva il terrore mentre lui ... ... No, era meglio andare piano con la fantasia e attendere il momento in cui l'avrebbe avuta in pugno anche se la sua eccitazione mentale a quel pensiero era magicamente salita. Sembrava proprio felice di quella scelta. Al diavolo le prostitute. Che l'inferno le accogliesse tutte, inglesi o francesi che fossero. Quelle rappresentavano il passato. Non era detto che un giorno non ci fosse ritornato ma per adesso aveva deciso che al posto di quelle donnacce ci dovesse essere una ragazza normale, una come quella bella fanciulla che sorrideva spensierata da quella finestra al primo piano. Mira guardo' l'orologio e sospiro' " Dai Orla, ancora dieci minuti e andiamo a dormire" " Uffa che noia. Speriamo che Elana sia puntuale. Non vedo l'ora di mettermi sotto le coperte" " Figuriamoci chi ti sente. Oggi poi e' stato straziante. Ma pensi davvero che ci possa essere un tipo che ha seguito la piccioncina?" " Elana non e' una stupida. Se l'ha detto significa che il pericolo e' reale. E poi la comandante ci ha detto di triplicare l'attenzione e quindi massima allerta" concluse Mira proprio quando Elana apparve d'incanto dinanzi ai loro occhi. Non era vestita da contadina stavolta ma indossava una strana tuta nera aderente che terminava dentro a degli stivali senza tacco. Alla vita aveva una cinta dalla quale pendeva un'arma ed ora, vestita in quel modo, la bellezza della giovane veniva fuori in modo quasi prepotente. Il corpo era forte, atletico e notevolmente muscoloso, perfettamente proporzionato con la sua notevole statura ed i suoi seni rigogliosi sembravano quasi esplodere all'interno di quella tuta cosi' aderente mentre il suo viso possedeva splendidi lineamenti regolari ed i suoi capelli neri e ondulati le scendevano finalmente liberi sulle spalle. La giovane saluto' le due colleghe affettuosamente. Anche loro possedevano lo stesso tipo di abbigliamento ed anche loro erano fisicamente strutturate alla perfezione, alte, slanciate ma molto atletiche " Ciao Elana " la saluto' affettuosamente Mira mentre Orla le strinse la mano con forza "Sei pronta e riposata per trascorrere la notte?" " Diciamo di si anche se invece di essere teletrasportata in questa carrozza avrei preferito farlo in qualche altro luogo" " E dove di preciso?" domando' Orla con curiosita' " Mah, ad esempio in un club per soli maschi. Purche' siano giovani, belli e particolarmente focosi" rispose Elana sorridendo " Ancora con questa storia? Ma possibile che pensi soltanto ai maschi?" " Mi piacciono e sono sei mesi che non ne metto uno sotto di me. Che dite? Ce l'avro' un po' di desiderio?" " Parliamo di cose importanti, Elana" intervenne Orla "Il tuo tizio vestito come Sherlock Holmes non si e' visto ed e' tutto tranquillo ma adesso che sei da sola non pensare agli uomini altrimenti ci ritroviamo ad essere di nuovo le loro servette" " Sempre ammesso che noi ci saremo" fece eco Mira " Tranquille. Ho tutto sotto controllo" rispose Elana guardando sullo schermo la leggiadra figura di Genevieve che dormiva beata nel suo letto " Dall'altra parte ci sono notizie?" prosegui' Orla "Con Jean Luc e' tutto tranquillo?" " Si tutto tranquillo anche se col promesso sposo della piccioncina le cose sono un tantino piu' complicate. Fa tardi la sera ed e' molto piu' difficile per le nostre colleghe seguirlo mentre quel coglione si va ad ubriacare" " Gia'. Ho sentito la nostra comandante che parlava con la sua collega addetta alla sorveglianza di Jean Luc e poi mi ha riferito che a turno una delle ragazze si deve travestire da uomo per potergli stare vicino anche in luoghi dove per le donne sarebbe sconveniente entrare" " Si, l'ho sentito anch'io. Per fortuna a noi tocca Genevieve, allora. Ok ragazze, andatevene pure a dormire. Chi mi da il cambio domattina?" " Io e Jedra" risponde Orla" " Bene. Allora il pomeriggio mi tocca con te, giusto Mira?" " Giusto. Fai buona guardia" Le due atletiche ragazze si posizionarono al centro della carrozza e dopo un secondo Elana le vide scomparire grazie al teletrasporto. Tempo dieci minuti e sarebbero state al calduccio nei loro letti. Elana sospiro' e guardo' gli innumerevoli schermi da controllare. Tutto era tranquillo ma sapeva che non poteva permettersi il lusso di rilassarsi nemmeno per un secondo. Otto ore erano lunghe e ad Elana, come al solito, sarebbero sembrate eterne ma la paga era dieci volte superiore rispetto a quella che prendeva ed al termine di quell'anno avrebbe potuto pensare a farsi un futuro. Se avesse incontrato il ragazzo giusto, ovviamente, uno in grado di farle dimenticare quegli impulsi violenti che ogni tanto facevano capolino dentro di lei. Sarebbe andato bene anche un marito tradizionale, uno tranquillo che fosse stato in casa ad aspettarla, che si fosse occupato di lei e della casa. Un ragazzo docile, servizievole, innamorato e che naturalmente non avrebbe osato alzare la testa nei suoi confronti. E magari un po' focoso sotto le lenzuola. In fondo, cosa chiedeva di tanto anormale? Fine secondo episodio Per ogni commento, scrivete a davidmuscolo@tiscali.it