Mattia, Il mio ragazzo si batte per me by Cristina, cristinadelbon1991@gmail.com Confidenze su un’avventura che mi è capitata davvero quest’estate al mare Salve a tutti, sento il bisogno di confidarmi con coloro che frequentano questa community: forse a qualcuno è successo un episodio simile – o magari è capace di spiegare il tumulto di emozioni che continuo a provare quando ripenso a quello che mi è capitato. Le ultime due settimane di agosto sono partita con il mio ragazzo: siamo andati al mare in un campeggio che avevo già frequentato con i miei per diversi anni. Abbiamo tutti e due 18 anni; stiamo assieme dall'inizio dell'anno. Ammetto che erano anni che speravo di sedurlo: quando mi ha baciata in cortile dopo il rientro dalle vacanze di Natale stavo impazzendo di gioia. C'era la neve per terra, ma io sentivo un fuoco rovente bruciarmi il cuore e scorrermi per tutte le vene mentre le sue labbra sfioravano le mie; poi ha preso coraggio e la sua lingua ha cominciato a lambirmi, io sono diventata un fiume di lava e l'ho abbracciato forte. Solo in quel momento mi sono accorta che era solo poco più alto di me – mentre a me era sempre sembrato un gigante. Mattia è molto intelligente, tanto che gli basta studiare pochissimo per andare bene in tutte le materie; potrebbe essere il migliore della scuola se solo lo volesse – ma dice che essere il primo della classe è una faccenda da leccaculo da froci. Penso che le sue uniche vere passioni siano il calcio e il sesso; tra una partita del Milan e una scopata non so cosa finirebbe per preferire – per questo gli faccio sempre sospirare molto il mio giglio prezioso. Quindi, anche se è un genietto, Mattia è un tipo molto fisico: sono molto fiera di lui con tutte le mie amiche. Il suo corpo è snello, muscoloso e scattante, perfetto per il ruolo di centravanti (non so cosa voglia dire, ma lui lo ripete sempre); quando mi stringe tra le braccia mi sembra di essere protetta come dentro la torre di un castello. Il volto sembra scolpito da un artista neoclassico per il busto di un comandante, aristocratico e virile allo stesso tempo. Ha due occhioni blu che illuminano il suo sguardo severo – ma quanto diventa dolce e buono appena mi fissa! Sul petto gli è già cresciuto il vello di peli scuri da vero uomo, che adoro accarezzargli quando siamo soli; ma è nella dotazione di genitali che è veramente molto maschio. Avevo sempre notato quando giocava a pallone che il suo pacco gonfiava i boxer da calcio e si scuoteva mentre correva molto più di quello dei suoi compagni; non pensavo che la sua potenza virile potesse diventare per me un elemento così emozionante. Invece quest'anno ho potuto constatare da vicino le dimensioni del suo uccello dolcissimo, ma soprattutto quelle delle sue grosse palle, e devo ammettere che il desiderio sessuale mi si è presentato per la prima volta come un'esperienza davvero travolgente. Racconto tutte queste cose, per me piuttosto imbarazzanti, per spiegare quanto sia ancora più strano lo stato emotivo in cui mi trovo ora. Quest'estate, dicevo, siamo andati insieme in campeggio; fino al penultimo giorno è stata una vacanza perfetta, ci siamo voluti bene e abbiamo assaporato una gioia intensa sia per la mente che per il sesso. Mattia con me è stato sempre molto protettivo, al limite della gelosia esplicita. Questo atteggiamento mi ha lusingato molto, e mi piaceva che lui bruciasse di amore evidente per me. Per di più, c'era un gruppetto di ragazzi poco più piccoli di noi, che continuava a occhieggiarmi e commentare il mio fisico – questa estate stranamente in perfetta forma. Mi sentivo bene e sapevo di essere interessante per gli altri maschi del campeggio e della spiaggia. Già tre o quattro volte i commenti del gruppetto erano diventati così chiari che Mattia era stato sul punto di passare dalle risposte verbali al pestaggio. Loro però erano giravano quasi sempre insieme: una compagnia di cinque ragazzi con due ragazze. Una in particolare era una stanga fenomenale: non avevo mai visto una tipa così alta e con un fisico eccezionale. Penso giocasse in qualche squadra agonistica di pallavolo, perché a beach volley era davvero formidabile. Non ho capito con quale dei ragazzi del gruppo fosse fidanzata; ma due o tre volte avevo ascoltato al bar del campeggio o al supermercato – mentre loro non si accorgevano della mia presenza – le conversazioni tra lei e un paio di maschi del suo gruppo. Si divertivano a discutere di come avrebbero massacrato "lo stronzetto milanese con gli occhi azzurri", di come gli avrebbero fatto il culo spezzando il suo corpo da calciatore: mi sembrava una cosa troppo assurda per essere vera, eppure doveva essere un tema ricorrente, visto che continuavo a sentirne parlare ogni volta che li avvicinavo a loro insaputa: volevano distruggerlo, umiliarlo, farlo a pezzi. Non mi ero nemmeno preoccupata di avvisare Mattia: per me lui era forte come un toro, conoscevo il suo fisico muscoloso fibra per fibra ed ero convinta che la sua potenza atletica fosse invincibile, grandiosa come quella dei suoi genitali. Il mattino del penultimo giorno stavamo facendo una passeggiata tra la pineta e il mare: guardavamo l'alba dopo una notte molto romantica. La spiaggia era deserta, le onde del mare calme e luminose. Avevo addosso solo il bikini, mentre Mattia copriva il suo pacco con il paio di slip rossi del costume che lasciavano vedere benissimo la forma virilissima del suo membro e delle sue palle; su di noi sentivo ancora il profumo del sesso e del mare. Sembrava che solo i gabbiani potessero essere testimoni del nostro amore pieno di passione; invece dalla pista che portava all'interno della pineta sono sbucati due ragazzi del gruppo che ci tormentava, insieme alla tipa atletica. Erano abbastanza vicini perché sentissimo chiaramente i loro commenti: appena ci hanno avvistato, i due maschi hanno preso a parlare delle mie tette e a ridacchiare. Mattia si è subito agitato molto; ma forse non sarebbe successo nulla se i due non avessero deciso di fischiarmi e di sfottermi. Mi hanno ingiuriata dandomi della troietta; hanno detto che ero una tettona con la testa vuota e la fica facile. Di scatto il mio ragazzo si è diretto verso di loro urlando: stronzi segaioli ritirate subito quello che avete detto! Cazzo, guarda il fighetto che alza la cresta! Che cazzo credi di fare, eh?! Mattia ha fatto qualche corso di boxe per principianti in passato: così si è avventato contro il ragazzo più vicino e ha cominciato a centrarlo alla faccia con alcuni schiaffi che lo hanno spedito per terra. A quel punto si è fatta avanti la stangona, che ha allontanato l'altro amico con la mano e si è rivolta a Mattia. Giù le mani dai miei amici, pezzo di merda! Cazzo vuoi anche tu? Eh? Che cazzo vuoi, levati dal cazzo tu e i tuoi amici! Ce l'hai fatto a fette a tutti coglione, è ora che ti insegni un po' di buone maniere! Ma che cazzo dici? E levati dalle palle tu e i tuoi amici del cazzo! Mattia non è riuscito a finire la frase che la tipa lo ha colpito con un pugno sul ventre. Io non potevo crederci, ero paralizzata dal terrore, non riuscivo nemmeno a parlare. Il mio ragazzo era piegato con un braccio sugli addominali, e la stangona gli prendeva a schiaffi la faccia. Poi è successi tutto molto in fretta. Mattia si è lanciato contro di lei; era più basso di almeno 10 o 15 centimetri, per cui ha rischiato di centrarle le tette. Ma la ragazza era preparata, per cui si è fatta scudo con le braccia. Lo scambio di pugni e schiaffi successivo è stato molto confuso: mi aspettavo di vedere la figona coprirsi in fretta di lividi e di sangue, e cadere a terra. Ero quasi pronta per saltare addosso a Mattia per impedirgli di sfigurarla. Invece lei ha retto fin troppo bene, e solo dopo molti colpi ha cominciato a indietreggiare e ad discostare il mio ragazzo con le sue braccia lunghissime. Lui spingeva come un torello infuriato, mentre lei camminava all'indietro sempre distanziandolo con le braccia distese. Ma ora che erano separati ho potuto notare che era Mattia a perdere sangue dalla bocca e a denunciare un segno brutto da contusione sull'occhio destro. Tutti i suoi muscoli erano tesissimi, il sudore gli schiumava sui peli del petto. Con un guizzo rapidissimo la ragazza è scivolata a terra e lo ha sgambettato. Lui è crollato nella sabbia e lei in un attimo gli è stata sopra. Di nuovo è cominciato uno scambio violento di colpi, che è durato poco, ma in cui mi sembra che Mattia ne abbia prese davvero tante, a causa della sua posizione svantaggiata. Cercava di afferrarle le braccia per fermare il ciclone di botte che gli grandinava addosso; a furia di sforzi, è riuscito a fermare il pestaggio e a rovesciare la ragazza. Il groviglio nella sabbia è diventato inestricabile e incomprensibile; poi purtroppo l'intreccio di muscoli e di membra ha cominciato a stabilizzarsi, e si è potuto vedere che la ragazza aveva intrappolato il braccio destro e il petto di Mattia tra le sue gambe possenti e chilometriche. Mattia poteva solo sollevare la testa e cercava con il braccio sinistro si allentare la tenaglia che gli paralizzava momentaneamente il torace e il bracco. Mentre si impegnava in questa manovra con tutte le forze, non aveva notato che l'avversaria ora gli tratteneva il braccio solo con la mano sinistra, mentre con la destra gli stava agguantando il pacco indifeso. Quando ha sollevato la testa, la ragazza gli aveva già afferrato le palle con la mano; ho visto un orrore cieco raggelare i suoi occhioni blu, e con un filo di voce le ha detto: oh no, ti prego... Poi la stangona ha stretto il pugno e ha stritolato in una morsa le palle da toro del mio ragazzo. All'inizio Mattia ha emesso solo un lamento, ha chiuso gli occhi e ha tentato di resistere al dolore. Il suo volto si è contorto in una smorfia di sofferenza sempre più spaventosa, mentre le sue cosce si chiudevano attorno al pacco triturato e con la mano sinistra tentava inutilmente di allontanare il pugno che lo torturava. Credo si vergognasse come mai gli era capitato nella sua vita. Già essere battuto da una donna, per quanto atletica, doveva essere per lui un disonore insopportabile. Per di più la ragazza infieriva sul pacco di cui era fierissimo, e umiliava la sua potente virilità proprio sotto i miei occhi. Gli altri due ragazzi ridevano a crepapelle e lo sfottevano a sangue: me lo additavano e dicevano che stavo con uno senza le palle, che mi avrebbero fatto sentire loro cos'è il cazzo di un maschio, che avrei dovuto sputare in faccia a quella femminuccia che si faceva umiliare da una ragazza. Poi lo spasmo di dolore è diventato intollerabile; il suo collo era teso e la faccia paonazza, il sudore gli colava da tutti i peli del corpo. Ha riaperto gli occhi e ha fissato con terrore l'avversaria che gli stava schiantando il corpo; poi ha cominciato a gemere e a gridare come non avevo mai sentito nessun essere umano urlare. Non era la sua voce quella che prorompeva dal lamento lungo, strozzato e a singhiozzi che usciva dalla sua bocca sanguinante. Quando la contrazione del corpo si è un po' allentata, l'ha invocata con voce roca: le palle... non ce la fanno... mi castri... mi castri... Mattia sbavava dalla bocca continuando a lamentarsi con un grido inumano, animale; la contrazione del suo corpo sotto gli spasimi del dolore alle palle lo soffocava però sempre di più. I gemiti ormai erano più l'effetto del rantolo con cui tentava di respirare mentre lo strazio gli paralizzava il petto – piuttosto che lo sfogo della sofferenza. Mentre i suoi occhi blu continuavano a fissare l'avversaria, lei ha chiesto ai suoi amici: Che dite: lo perdoniamo? Mai cazzo, questo stronzo deve schiattare! Il tipo che il mio ragazzo aveva atterrato a pugni si è chinato su di lui e gli ha stampato tre o quattro schiaffi in faccia. Lo ha fissato e gli chiesto: E adesso cosa dici, stronzo? Ti fa male eh? Ti caghi sotto bastardo! Hai paura che ti esplodano i coglioni?! Poi lo ha guardato e ha lasciato cadere uno sputo in mezzo al volto di Mattia. Non ancora soddisfatto, prima di rialzarsi lo ha colpito con un pugno iroso in pieno petto. Il mio ragazzo è sussultato sotto lo schianto; ma in quel momento la donna ha deciso di interrompere la tortura e ha lasciato la presa. Mattia si è coperto i genitali massacrati con entrambe le mani e con un lungo lamento si è piegato sul fianco destro in posizione fetale, rinchiuso come un guscio attorno ai suoi testicoli martoriati. Di colpo un conato di vomito gli ha imposto di inginocchiarsi; poi è precipitato di nuovo sul fianco. Ma altri urti di nausea hanno preso a tormentarlo: dopo i primi conati, dallo stomaco ormai vuoto è cominciato a uscire solo dell'acido – mescolato alla bava e al sangue della bocca. Cazzo fai cagare, ti sei fatto disintegrare da una ragazza! ha commentato la tipa allontanandosi. Tutti hanno riso, e se ne sono andati senza nemmeno sfiorarmi. Ero impietrita, fissavo Mattia nella polvere fatto a pezzi – e la cosa che più mi stupiva è che sentivo di concordare con la sua avversaria. Aveva sfidato la ragazza per difendermi con la potenza dei suoi muscoli, ma lei aveva spezzato il virile petto che Mattia le opponeva, il suo fisico maschio era stato distrutto senza riuscire a proteggere l mia dignità. L'umiliazione del mio ragazzo ricadeva anche su di me, la sconfitta devastante che gli era stata inflitta da una donna – i colpi che avevano annientato la resistenza dei suoi muscoli – avevano schiantato la virilità del suo corpo. Era come se tutto quello che splendeva di maschio, di forte e di affascinante nel suo fisico, fosse stato spremuto fuori dalle sue palle durante la lotta – e l'avversaria mi avesse lasciato un bambinello fragile e lagnoso. Il toro che guizzava irresistibile nei muscoli di Mattia era stato stroncato nel suo punto più vulnerabile, nei suoi grossi testicoli. Ora non gli avrebbe più inturgidito il suo cazzo maestoso, né mi avrebbe più trasportato con la sua energia animale. Sentivo tutto questo, e sentivo di avere ragione. Mattia è rimasto a terra a lungo, tossendo e lamentandosi, senza riuscire a distendere la contrazione in cui lo costringeva il dolore. Dopo un po' di tempo ho provato ad avvicinarmi; mi sono avvicinata alla sua schiena, mi sono chinata su di lui, gli ho appoggiato un mano sulla spalla e gli ho chiesto: Amore, come ti senti? Ti fanno ancora tanto male? Lui non ha risposto, ma ha cominciato sommessamente a piangere di vergogna. Allora ho aggiunto: vuoi che cerchi aiuto? Chiamo un'ambulanza? Ha scosso la testa per impedirmelo. La vergogna gli bruciava almeno quanto le palle. Sono rimasta inginocchiata accanto a lui a lungo, mentre il veleno della sofferenza si distillava alle sue palle per bruciargli tutto il corpo. Lui continuava a lamentarsi e a sussultare sotto i colpi della tosse e ancora qualche urto di vomito. Qualche persona è cominciata ad arrivare per occupare i posti migliori nella spiaggia ancora vuota. Sebbene passassero ad una certa distanza da noi, gettavano tutti un'occhiata insospettita verso il mio ragazzo sofferente. Quando i passi degli avventori sono diventati sempre più vicini, Mattia ha cercato di scuotersi e di rimettersi in piedi. La manovra è stata lentissima; ho provato a dargli una mano sostenendolo sotto le ascelle. E' dovuto rimanere in ginocchio a lungo; poi ha provato a reggersi in piedi. La posizione eretta non riusciva a sostenerla; ha fatto alcuni passi con le ginocchia piegate e le mani sul pacco. Ma è crollato di nuovo in ginocchio con un lamento penoso. Non credevo che i genitali potessero fare così male a un maschio: i colpi alle palle mi erano sempre sembrati un tema divertente da film. Invece Mattia mi faceva una pena infinita: il suo corpo continuava a sudare freddo, il suo petto era coperto da una schiuma bianca che seccava sui peli scuri. Ho cercato di pulirgli il volto dal sangue, e di asciugare il suo corpo dal sudore; ma lui non mi guardava, e rimaneva rigido nel suo gelo qualunque cosa facessi. Quando è riuscito a rialzarsi, l'ho sostenuto facendomi circondare le spalle dal suo braccio destro, e sorreggendolo da sotto l'ascella sinistra. Il suo corpo continuava a sudare; ma ormai era come soccorrere un bambino. Il suo fisico distrutto e traspirante non mi ripugnava né mi attraeva; era fragile come quello di un bimbo. Siamo tornati alla tenda molto lentamente; si è dovuto fermare spesso, chiudendo gli occhi per il dolore; non è mai riuscito a togliere la mano sinistra dal pacco. Non ha pronunciato una parola. Nella tenda si è sdraiato su un fianco ed è rimasto immobile tutto il giorno – dormendo o fingendo di dormire. Non ho più visto i suoi genitali da allora. La sera aveva gli occhi gonfi di lividi, e un grosso ematoma in mezzo al petto. Non riusciva a sedersi, e non ci è più riuscito per diversi giorni. Parlava poco – e mai della sconfitta che lo aveva annientato mentre tentava di difendere la mia rispettabilità. Da allora ricambia i miei abbracci come un bambino: non ho smesso di volergli bene – ma gli voglio bene con la tenerezza che si prova per i piccoli. Non provo più desiderio sessuale per lui, né lui sembra cercare di avere ancora rapporti con me o qualunque altra ragazza. Il suo corpo è inerme, vulnerabile – sebbene i lividi siano scomparsi e i muscoli siano splendidi come sempre. E il suo pacco meraviglioso – ora vuoto come le orbite degli scheletri per il mio sguardo – il suo pacco, che fine ha fatto?