LULU - Parte terza Il giorno seguente mi svegliai come al solito riluttante, feci colazione, m'infilai i miei soliti jeans larghi a vita bassa, un maglione grigio a girocollo di due taglie superiori, le solite scarpe da ginnastica ed un fazzoletto legato al collo, l'unico accessorio che mi piaceva indossare. Non mi guardai neanche allo specchio e mia madre dovette prendermi per un braccio mentre stavo uscendo - Ma dove vai cosi' conciata? Datti almeno una pettinata. Dio santo Lulu', d'accordo che vai a scuola e non a una serata di gala, ma a tutto c'e' un limite- Mi feci spazzolare i capelli come una bambina e poi, senza rivolgerle parola, ancora offesa per quello che mi aveva detto il giorno precedente, me ne andai a scuola col motorino senza passare a prendere Fabiana. Ero offesa anche con lei e lo ero piu' di quanto lo fossi con mia madre. Lei, Fabiana, la mia migliore amica che mi dava la colpa delle stramaledette chiacchiere che circolavano su di noi e quindi delle sue scarse relazioni sociali. Mi veniva da piangere se pensavo a come ero stata trattata da Fabiana che per me era come una sorella, ma arrivai finalmente a scuola, parcheggiai nel posto riservato alle moto, ci misi la solita catena e mi avviai verso l'istituto. Era evidente che si era sparsa la notizia per quello che avevo fatto e anche chi non aveva assistito alla scena mi guardava con occhi diversi mentre percorrevo il giardino antistante l'edificio ma, al contrario di come aveva immaginato Fabiana, erano occhi di ammirazione e questo contribui' a farmi subito passare il cattivo umore col quale mi ero svegliata. Mi salutava gente che non l'aveva mai fatto in quei due anni e mezzo di frequentazione del liceo e coloro che mi conoscevano lo facevano con piu' entusiasmo, direi quasi con affetto e sicuramente con rispetto e non posso nascondere che la cosa mi piaceva molto. E poi, prima di entrare, appoggiato sulla porta, bello come non l'avevo mai visto, c'era lui, Yuri. Mentre mi avvicinavo me lo mangiavo con gli occhi anche se stavo ben attenta a non farmi scorgere. Indossava anche lui dei jeans e gli stavano a pennello, una maglia a girocollo rossa, il suo solito cachemirino dalla quale uscivano i pizzi di una camicia bianca e sopra un bel giubbetto blu con la lampo aperta. Con la mano si sistemava i capelli, un gesto che io trovai estremamente sensuale ben prima che una scrittrice lo descrivesse centinaia di volte nel suo best-seller . Quanto avrei pagato per essere io a toccarglieli i suoi capelli. Sognare in fondo non costava niente, anche se sapevo benissimo che lui era fuori dalla mia portata. Ma, mentre mi avvicinavo sempre di piu' verso l'entrata, Yuri si sposto' da dove si trovava e si mise davanti a me - Luana vero?- Stava parlando con me. Non era possibile. Che tono di voce stupendo, melodioso. Il mio cuore batteva all'impazzata. Per quale motivo lui si stava degnando di parlare con me? Cercai di rispondere senza far tremare la mia voce - Io? Si sono Luana - - Ciao, io sono Yuri, mi conosci?- Ti conosco? Sei la persona che agita i miei sogni, il ragazzo che mi fa venire pensieri erotici, ti mangerei pezzo per pezzo e tu mi chiedi se ti conosco? Accennai comunque timidamente di si con la testa - Ti ho vista all'opera ieri. Sei stata formidabile ed hai inflitto a quei due prepotenti la giusta lezione- - Dici?- chiesi quasi in trance - Assolutamente si. Sei stata splendida- - Grazie- dissi semplicemente. Non riuscivo ad articolare una frase di senso compiuto, la salivazione era azzerata e il cuore ormai sembrava che stesse uscendo dal petto, ma la cosa piu' strana era che anche lui, malgrado cercasse di nasconderlo, sembrava piuttosto emozionato. Lui, abituato alle ragazze piu' belle della scuola e non solo, emozionato nel parlare con me? C'era qualcosa che non quadrava - Sai, mi piacerebbe continuare a parlare con te. Non e' che mi fai qualche mossa di karate e mi mandi all'ospedale se ti chiedo di vederci oggi pomeriggio?- Aveva sorriso dicendomi questa frase. Che bel sorriso! Poi riflettei sulla frase che mi aveva detto. Mi stava invitando ad uscire con lui. Forse era la mia immaginazione, non poteva essere la realta'. Yuri non poteva invitare una come me. Dovevo aver capito male e rimasi in silenzio, mentre il cuore si era ormai completamente fermato. Evidentemente ero morta e il mio ultimo pensiero era stato per la cosa che avrei voluto di piu' nella mia vita. Eppure non avevo avuto incidenti col motorino, forse allora non stavo sognando ed ero viva e vegeta e quindi le parole di Yuri le avevo ascoltate davvero, ma non riuscii comunque a rispondere e Yuri prosegui' - Se oggi pomeriggio non puoi, possiamo fare domani- Respirai profondamente e cercai con tutte le mie forze il coraggio di rispondere - No, no, oggi pomeriggio sono libera- In realta' dovevo studiare per un'interrogazione che mi aspettava il giorno seguente e soprattutto dovevo andare in palestra, ma chi se ne fregava - Bene! Allora a che ora?- - Io non so- balbettai. Non potevo certo dirgli che andava bene qualsiasi ora, qualsiasi momento che lui avesse deciso - Allora facciamo cosi'. Ti telefono verso le 15 cosi' tu mi dai anche l'indirizzo esatto visto che non so dove abiti- - D'accordo!- risposi. Non ce la facevo piu' a sostenere il suo sguardo. Mi sentivo in crisi e priva di ogni forza. Dovevo allontanarmi assolutamente da lui e riprendere fiato, pertanto cercai un abbozzo di sorriso e feci qualche passo. Yuri mi richiamo' - Luana. Il tuo numero. Io non ce l'ho- Oh mio Dio che idiota. Ci scambiammo il numero di cellulare e provai un emozione unica. Avevo il numero di Yuri e lui aveva il mio. Mentre salivo le scale come un automa per andare in classe, guardai sul display del mio telefonino il suo numero e lo baciai. E si, ero proprio un'adolescente cotta e totalmente idiota. Inutile dire che il resto della mattinata lo trascorsi sulle nuvole. Tra l'altro i miei rapporti con Fabiana erano ancora tiepidi e non sapevo a chi dire che quel pomeriggio sarei uscita con Yuri. Volevo urlarlo, mettere i manifesti, raccontarlo in televisione, ma dovetti tenerlo per me. Tanto, chi ci avrebbe creduto? Per fortuna che quella mattina non c'erano compiti in classe e non fui interrogata. Nelle condizioni in cui ero, avrei fatto sicuramente scena muta e la bella statuina. Trascorsi l'intera mattinata a scrivere sul mio diario , nella versione italiana, inglese e francese, mettendoci un cuore al posto del verbo amare e con una miriade di . Oh che bella l'adolescenza. E che meravigliose sensazioni stavo provando in quel momento. Finalmente le lezioni terminarono. Mentre scendevo le scale ricevevo ancora i complimenti per quello che avevo fatto da tutti i miei compagni di scuola. Naturalmente, di Edoardo e Leonardo nemmeno l'ombra e sarebbe trascorsa oltre una settimana prima di rivederli a scuola e quando tornarono avevano ancora i segni sul volto dei miei colpi da karateka provetta. Ancora mezza tonta per quell'incredibile mattinata che avevo trascorso, mi stavo avviando a prendere il motorino quando mi sentii chiamare. Era ancora lui, Yuri, il mio amore - Allora e' confermato vero? Non e' che nel frattempo ci hai ripensato?- Cercai un sorriso - No, certo che no- Ripensarci? Piuttosto meglio morire. Stavo per esaudire il mio sogno, come avrei potuto ripensarci? - Allora facciamo squillare i nostri telefonini per vedere se i numeri sono esatti. Non vorrei telefonare a qualcun altro- I numeri erano esatti e, dopo esserci salutati, m'infilai il casco ed inforcai il motorino. Avevo la testa tra le nuvole e scampai per un paio di volte ad un incidente. Maledetto traffico di Milano. Ma ero felice. Fra poco sarei uscita con Yuri. Ancora non potevo crederci. Forse era davvero tutto un sogno. Mi chiedevo perche' l'aveva chiesto proprio a me, con tutte le ragazze che avrebbero fatto i salti mortali per uscire con lui, ma naturalmente non potevo trovare una risposta. Non ancora almeno. Arrivata a casa mangiai appena un boccone visto che lo stomaco mi si era chiuso quasi del tutto, mi feci una doccia e, con l'accappatoio ancora addosso, mi diressi nella mia camera ed aprii il mio armadio. Orrore. Rovistai tutta la mia roba, la rivoltai da capo a fondo, cercando inutilmente qualcosa da indossare, ma niente. Tutto il mio guardaroba era uniformato, tutti i miei indumenti erano immettibili per uscire con un ragazzo e mi misi le mani tra i capelli lanciando un urlo - Mammaaaaa- mia madre accorse pensando che mi fosse accaduto qualcosa e poi vide tutto il mio armadio sottosopra - Santo Dio Lulu', cosa e' successo?- - Sono rovinata mamma. Non ho niente da mettermi- Mia madre sorrise bonariamente - Come si chiama?- - Come si chiama chi?- - Ohi carina, per chi mi hai preso? Per una vecchia rimbambita? Ho solo quarant'anni e ho avuto anch'io sedici anni. Se una ragazza della tua eta' si comporta cosi' e' solo perche' deve uscire con un ragazzo. Allora, come si chiama il fortunato?- Abbassai la testa. Aveva ragione la mamma - Si chiama Yuri, mamma ed e' bellissimo. Bello come un dio greco- - Un nome russo per un dio greco. Un bel miscuglio. Vabbe', diamoci da fare. Vediamo quello che abbiamo dentro quest'armadio e cerca di stare tranquilla- Rovistammo insieme di nuovo ma non usciva niente di bello. E intanto il tempo trascorreva inesorabile fino a che sentii il mio telefonino squillare. Era lui. E adesso cosa gli dicevo? Avrei dovuto prendere l'appuntamento per il giorno seguente per avere il tempo di comprarmi qualcosa di decente per uscire con lui. Ma non potevo disdire quell'appuntamento, non potevo. Era il mio sogno. Risposi cercando di mascherare la mia emozione - Ciao Yuri- - Ciao Luana. Allora? Me lo dai l'indirizzo per venirti a prendere?- Glie lo diedi e lui prosegui' - Bene, non e' distante da dove abito io. Allora per le 16 ti va bene?- Guardai l'orologio. Mancava un'ora ed io ero ancora in quelle condizioni ma accettai proprio quando mia madre urlo' - Lulu', forse ho trovato- Aveva sentito anche Yuri - I tuoi ti chiamano Lulu'?- - Si- risposi - E' bello. Posso chiamarti anch'io cosi?- - Certo, se ti va- - Bene! Allora ci vediamo tra un'ora. Io verro' con la moto e ho visto che tu hai il motorino, pertanto ti conviene portare il casco. Problemi?- Ovviamente risposi che non ce ne erano e terminai la conversazione e poi mi rivolsi a mia madre - Ma ti sembra questo il momento di urlare? Proprio quando stavo al telefono con lui? Ha sentito mentre mi chiamavi Lulu' e vuole chiamarmi anche lui cosi'- - Embe'? Ohi Lulu' piantala. Se vuole chiamarti cosi' non vedo quel'e' il problema. Ti chiamiamo tutti cosi' sia in famiglia che tutti i tuoi amici piu' cari. Pensiamo piuttosto a come ti vestirai. Tu non hai proprio niente dentro l'armadio, ma per fortuna c'e' la mamma. Ti ricordi quel jeans che ho comprato lo scorso mese, quello col taglio femminile che mi stava un amore?- - Quello con cui mostravi il culo?- - Proprio quello. A parte il fatto che tuo padre ha gradito e ha mostrato un certo interesse, non mi sembrava troppo sconcio. Mi stava solo un po' aderentino. Pero' dai, me lo posso ancora permettere- - Tu si che sei magra, ma io che c'entro?- - C'entri perche' te lo presto. Vedrai che ti stara' un amore- Scoppiai a ridere - Ma se stava aderente a te, mi spieghi come farei io ad entrarci? Peso il doppio di te- - Tu sei fissata, amore della mamma. Hai soltanto qualche chilo in eccesso. Aspettami qui'- Senza farmi replicare mia madre usci' dalla mia stanza e torno' alcuni minuti dopo con il suo jeans e con una camicetta bianca, un suo regalo per me che io avevo sdegnosamente rifiutato perche' la ritenevo troppo per i miei gusti e che aveva poi indossato lei per non gettarla - Dai amore, prova ad infilarteli- Ci provai. Di cosce mi entravano, ma non riuscivo ad allacciarli - Che ti avevo detto?- - Aspetta a dirlo. Devi sapere che noi ragazze degli anni settanta e inizio degli anni ottanta andavamo in giro con i pantaloni di una misura piu' piccola e per infilarceli sai cosa facevamo?- - Cosa mi fai, i quiz? Dimmelo tu- - Sdraiati sul letto, cerca di non respirare e te lo faccio vedere- Obbedii a mia madre e lei si mise praticamente sopra di me e con tutte e due le mani, centimetro dopo centimetro, riusci' a tirare su la lampo. Un jeans con la zip. Non sapevo neanche che esistessero ancora considerando che tutti i miei avevano i bottoni. Ma intanto l'idea di mia madre sembrava risultare vincente ed era riuscita ad allacciarmeli - Ora stai attenta ai movimenti. Cerca di alzarti pian piano e non fare gesti inconsulti. Devi imparare a muoverti con grazia e femminilita' - Mi aiuto' ad alzarmi dal letto e mi guardai allo specchio. Mio Dio, sembravo piu' magra di almeno dieci chili. Mi girai dinanzi allo specchio e tirai fuori il sedere, tra lo sguardo divertito di mia madre. Cavolo se mi stava bene. Mi faceva un gran bel sedere e davanti mi delineava il bacino perfettamente, neanche se fossero stati confezionati sul mio corpo - Pero' ... ... - riuscii a dire semplicemente. Allora aveva ragione la mamma, non ero cosi' grassa come pensavo anzi, non ero grassa per niente e forse ero anche tutt'altro che brutta - Ora comincio a vedere in te qualcosa di femminile- disse intanto lei compiaciuta - ma adesso viene il difficile. Di sotto sei abbastanza magra, malgrado cio' che pensavi, ma i chili in piu' ce li hai sul busto. Prova ad indossare la camicetta che ti avevo regalato- Obbedii. La camicia mi stava troppo aderente e i bottoni sembravano dover schizzare da un momento all'altro e mia madre scosse la testa e mi disse di aspettarla li'. Torno' dopo un paio di minuti con l'aria trionfante. La guardai esterrefatta - Non pretenderai mica che io indossi quel coso- - Lo pretendo invece e questo non e' un coso ma semplicemente un bustino che indosso quando mi metto un abito aderente- - No, quello e' uno strumento di tortura. Non stiamo piu' nell'ottocento- - Vuoi che il tuo Yuri ti veda bella? E allora zitta e infilati il bustino- Feci ancora una volta quanto la mamma mi ordinava. Lei mi aiuto' ad allacciarlo e sopra indossai di nuovo la camicetta che stavolta sembrava essere diventata della mia misura. Aderente si, fasciata altrettanto si, ma dovevo ammettere che mi stava bene. Per fortuna non avevo pancia ed i miei chili di troppo stazionavano quasi completamente sui fianchi che erano strizzati dal bustino. Evidentemente, malgrado mi allenassi intensamente praticando karate, quel tipo di allenamento non mi aveva aiutato nello sciogliere i grassi in quel punto - Devi lasciarla sopra i pantaloni senza infilarla nei jeans- mi consiglio' la mia esperta personale di look - E sopra cosa ci metto?- - Niente, cosa vuoi metterci?- - Non so, un maglione magari. Con questo freddo ... .- - Non se ne parla nemmeno. Ti presto il mio blu che ti terra' abbastanza calda ma non indosserai uno di quei maglioni che tanto ti piacciono. La camicetta e' abbastanza corta e devi far vedere il sedere- - Mamma, ma cosa dici?- - Oh piantala Lulu' e parliamo da donne. Devi far vedere il culo, che ti piaccia o no. Entro certi limiti, e' ovvio, mica devi andare in giro vestita come una puttanella, ma questo jeans ti sta una meraviglia e ti fa un sederino delizioso e quindi non lo coprirai. Ora vieni con me in bagno. Devi stirarti questa massa di capelli e poi truccarti- - Ma io non mi sono mai truccata- obiettai - C'e' sempre una prima volta. Andiamo- Seguii la mamma in bagno e lei mi stiro' per bene i capelli che lasciai sciolti sulle spalle in modo molto femminile e poi mi trucco'. Lo fece in modo delicato, senza esagerare, cominciando dal fondotinta, del fard e per gli occhi ombretto bianco, mascara ed un tocco di matita. Per concludere un bel lucidalabbra - Stai qua', non ti muovere- disse la mamma appena concluse il suo lavoro di restauro e scomparve per ritornare ancora una volta trionfante dalla sua camera da letto con in mano un delizioso paio di stivaletti neri con il tacco alto - No mamma, quelli no, non ci so camminare, sono troppo alti. Quanto saranno, mezzo metro?- - Tacco 12 tesoro e non ti preoccupare. Ogni donna ce l'ha nel proprio dna di saper camminare sui tacchi alti e anche se tu non l'hai mai fatto, imparerai presto. E oggi tu sei una donna, una bellissima giovane donna- disse con molto orgoglio. Mi fece cenno di sedermi sul bordo della vasca e si inginocchio' ai miei piedi e poi li ricopri' con quelle scarpe. Erano la mia misura. D'altronde la mamma era alta piu' o meno quanto me e la misura delle scarpe non poteva essere molto differente - Vieni piccola, c'e' bisogno di uno specchio piu' grande. Mi disse prendendomi per mano e accompagnandomi nella stanza sua e di papa' dove c'era un enorme specchio. Accese la luce - E voila' signori. Ecco a voi la piu' bella del reame- Mi fermai davanti a quello specchio e non so per quanto ci rimasi. Ero proprio io o no? Ero io ma sembravo un'altra, no ero sempre Lulu' e mi piacevo da morire. Non ero brutta, forse non lo ero mai stata. Semplicemente non volevo tirar fuori la mia femminilita' e mi nascondevo. Ed il bello era che in quel momento mi sentivo molto femminile e avrei voluto far vedere a tutta la scuola come potevo diventare, anzi, come ero diventata perche' di sicuro non avrei abbandonato quei panni per niente al mondo. Avrei smesso di fare karate, avrei fatto una cura dimagrante mirata a togliere quei pochi chili in eccesso e mi sarei fatta un guardaroba nuovo, con tante gonne e vestititini e pantaloni aderenti che mostravano le mie curve. Aveva ragione la mamma. Ero addirittura sexy con quel jeans e con quella camicetta, pur rimanendo ampiamente nei limiti del buon gusto. Un look inventato di sana pianta al momento ma particolarmente adatto ad una ragazza della mia eta'. Il mio bel viso da sudamericana poi, sembrava diverso. Il trucco sapiente di mia madre lo aveva valorizzato al meglio e soprattutto gli occhi sembravano due meravigliose perle nere ed i miei capelli ribelli dopo mezz'ora di piastra sembravano essere diventati docili. Senza falsa modestia potevo definirmi una bella ragazza, molto meglio di certe stronzette che se la tiravano a morire e che a vedermi cosi' ci sarebbero rimaste di colpo. La mamma intanto, mi osservava soddisfatta mentre io facevo le pose buffe davanti allo specchio, rimirandomi e riguardandomi come se non mi conoscessi affatto, fino a quando il citofono suono'. Era lui, Yuri. Presi il casco e corsi fino alla porta, poi tornai indietro e abbracciai mia madre - Grazie mamma- - E di che? Vai ora. Vedrai che il dio greco col nome russo non avra' scampo. E stai attenta, mi raccomando. Lo sai a cosa mi riferisco, vero?- Le sorrisi e le mandai un bacio con la mano mentre aprivo la porta facendole capire che avevo compreso. Non avrei regalato la mia verginita' nemmeno a uno come Yuri. Se la sarebbe dovuta meritare. Ma stavo fantasticando e soprattutto stavo correndo troppo. E se non gli fossi piaciuta? D'altronde lui era abituato alle ragazze belle ed io non e' che fossi diventata di colpo miss Italia. Scesi le scale barcollando, non essendo abituata ai tacchi e sbucai fuori dal portone con il cuore in subbuglio. Yuri era proprio di fronte a me seduto di traverso sulla sua moto, casco in mano, capelli un po' spettinati ma bellissimi, occhiali da sole anche se il sole stava ormai tramontando, jeans di marca e maglioncino girocollo verde salvia nascosto un po'dal . Era il momento topico. Un sacco di domande alle quali non riuscivo a dare una risposta si agitavano nella mia mente. Perche' mi aveva invitata ad uscire? Gli sarei piaciuta vestita e truccata in quel modo? Se mi aveva chiesto di uscire quando ero vestita da maschiaccio, forse voleva solo parlare, magari chiedermi consigli sul karate che forse avrebbe voluto frequentare e non essere sedotto da me. O addirittura chiedermi qualcosa su Federica, la ragazza pon pon della mia classe per la quale sembrava avere una predilezione. Dio, quanto la odiavo quella. Improvvisamente era diventata la mia acerrima nemica, la ragazza che avrei voluto togliere dalla faccia del pianeta. Ma era inutile continuare a pormi quelle domande e a fantasticare. Sospirai profondamente e lo chiamai agitando la mano come se stessi salutando qualcuno che partiva. Yuri guardo' di fronte a me e poi volto' lo sguardo sia a destra che a sinistra e poi di nuovo dove mi trovavo io. Si tolse gli occhiali, scese dalla moto e fece quindi qualche passo verso di me, spalanco' gli occhi meravigliato, aggrotto' le sopracciglia e poi fece finalmente il mio nome - Luana?- - Ciao Yuri - feci con nonchalance avvicinandomi per dargli il classico bacino come saluto. Lui contraccambio' e poi fece un passo indietro - Luana, ma sei proprio tu? Sei cosi' ... ..diversa, quasi non ti riconoscevo- - Certo che sono io- risposi. Yuri mi squadro' di nuovo, prese la mia mano facendomi fare una piccola giravolta su me stessa mentre io al contatto della sua mano mi sentivo quasi svenire - Sei proprio differente. Sei ... .sei molto bella, veramente- A quel punto mi sarei messa a danzare, ammesso che ci fossi riuscita con gli stivaletti di mia madre, mi sarei messa a cantare a squarciagola, a fare le capriole col doppio salto mortale ed invece accennai un lieve sorriso - Grazie, sei molto gentile. Comunque e' ovvio che durante il pomeriggio mi vesta in maniera diversa da come faccio la mattina a scuola- mentii spudoratamente - Si certo- ammise continuando ad osservarmi. Gli piacevo, ne ero sicura. Lulu', quella che a scuola prendevano per lesbica, la ragazza che passava completamente inosservata e semmai se veniva guardata lo era quasi con disprezzo, piaceva a Yuri, il bello della scuola. Da non crederci. Ma intanto, quegli sguardi di ammirazione mi stavano dando tanta fiducia in me stessa, anche se il batticuore non cessava, batticuore che aumento' considerevolmente quando salii dietro di lui sulla sua moto e dovetti abbracciarlo. Volevo stringerlo ancora di piu', appoggiare la mia testa sulla sua schiena, ma dovetti trattenermi. Mi aveva chiesto se mi fosse andato di prendere un gelato in un bar che lui conosceva, vicino ai Navigli, ed io accettai, anche se da quel pomeriggio potevo considerarmi a dieta e mi sarei presa qualche altra cosa. Arrivammo al bar che Yuri aveva scelto. C'erano un bel po' di ragazzi all'incirca della nostra eta', sia seduti ai tavolini che in piedi fuori dal bar a chiacchierare. Yuri doveva essere di casa e saluto' molti di loro presentandomi come sua amica e quindi ci sedemmo anche noi in un tavolo all'interno. Potei quindi togliermi il di mia madre e assistere allo sguardo di Yuri che mi fissava le tette. Il bustino mi strizzava i fianchi e di conseguenza mi alzava il seno. Non che prima ce l'avessi calato. A sedici anni non sarebbe normale ed infatti il mio era del tutto integro, ma era gia' notevolmente sviluppato e con quel bustino sembrava addirittura enorme. Tra il jeans aderente e quel bustino che sembrava stato creato dal marchese De Sade, praticamente non respiravo, ma chissenefregava. Quello che contava era che il ragazzo dei miei sogni mi stesse ammirando. Anzi, sembrava quasi che non riuscisse a staccarmi gli occhi di dosso e addirittura saluto' un paio di suoi conoscenti senza distogliere lo sguardo da me. Che magnifica sensazione! Per la prima volta nella mia vita stavo provando il piacere di sentirmi ammirata, di sentirmi bella e lo stavo provando proprio con il ragazzo per il quale avevo una cotta smisurata. A dir la verita', non era stato l'unico. Anche altri ragazzi mi avevano guardata, sia dentro che al di fuori del bar e se dicessi che la cosa mi aveva infastidita direi una grandissima bugia. Era per me una sensazione nuova, completamente sconosciuta e che mi stava mandando su di giri. Che scema ad aver rinunciato a tutto questo. Per quale motivo mi ero intestardita a nascondermi invece di mettermi in evidenza? Non dico che sarei dovuta andare in giro tutti i giorni vestita come una vamp, ma avrei potuto semplicemente sentirmi femmina. Ci penso' il cameriere a distogliermi dai miei pensieri prendendo le ordinazioni. Lui si prese il gelato come aveva programmato ed io optai per un succo di frutta, adducendo la scusa che mi sentivo troppo infreddolita per deglutire anche un gelato, mentre in realta' era l'inizio della mia dieta. Naturalmente, cominciammo a conoscerci meglio ed iniziammo a parlare delle nostre famiglie. Suo padre era a capo di uno degli studi di contabilita' piu' importanti di Milano ed i suoi studi, dopo la maturita' che avrebbe dovuto fare proprio al termine di quell'anno scolastico, si sarebbero indirizzati proprio per poter, un giorno, entrare nello studio di famiglia. Parlo' anche di sua madre, bellissima ex indossatrice ed ora consulente di un'azienda che si occupava di moda e della sua sorellina di 13 anni. Anch'io parlai della mia, mettendolo al corrente di come funzionassero le cose a casa mia, di mio padre praticamente sempre assente ma comunque molto affettuoso quando ci vedeva, della mia mamma chioccia invece super presente e di mio fratello rompiscatole - E come va in palestra? Considerando come hai ridotto quei due e con quale facilita' tu l'abbia fatto, immagino che tu sia una vera campionessa. Una cintura nera, vero?- mi chiese infine dopo aver dato una leccata al suo labbro superiore macchiatosi di gelato. Pensai che avrei voluto pulirlo io quel labbro, con la mia lingua e mi vergognai di quel pensiero erotico - Oh si, in effetti posso considerarmi una campionessa- ammisi - Sono cintura nera da circa un anno e pratico karate da quando ero una bambina. Ma credo che forse smettero'. Sai- proseguii mettendomi una mano nei capelli -un conto e' praticare questo tipo di sport quando si e' piccoli, un altro e' farlo quando si e' diventati grandi. Comincio a pensare che possa essere uno sport non proprio femminile e quindi sto pensando seriamente di smettere- Yuri mi guardo' con quei suoi occhioni meravigliosi e mi prese le mani. Ricordo che erano completamente congelate per il freddo e per l'emozione ma, al contatto delle sue, caldi e rassicuranti, presero tepore. Che meraviglia avere le mie mani tra le sue - No, no, non devi smettere. Chi ti ha detto queste cose? Io trovo il karate invece uno sport carico di sensualita'. Cioe' ... .non fraintendermi, ma le movenze del karate regalano alle atlete un qualcosa che assomiglia alla danza e quindi estremamente femminile. E tu sei una prova vivente di quanto dico. Tu sei la ragazza con piu' grazia tra quelle che io ho avuto modo di conoscere- Io una ragazza con grazia? Io che da mia madre venivo definita un elefante in un negozio di porcellane, io che giocavo a pallone con i maschi (tra l'altro con ottimi risultati). Eppure era cosi'. Mi sentivo realmente come mi aveva descritta. Evidentemente in questo caso l'abito aveva fatto il monaco. Tra l'altro, i tacchi alti e dovermi muovere con delicatezza per non rompere i jeans super aderenti, mi facevano effettivamente agire con molta femminilita'. E forse, come diceva la mamma, un po' ce la dovevo avere nel mio dna questa benedetta femminilita'. Molto nascosta ma ce la dovevo avere e pian pianino stava venendo a galla. E pian piano stavo anche prendendo confidenza con la presenza di Yuri. Oh, il batticuore rimaneva perenne, ma mi sentivo proprio a mio agio. Yuri non era solo bello ed affascinante, ma era anche notevolmente intelligente e spiritoso, pieno di interessi e ... ... molto interessato a me ed a quello che facevo. Improvvisamente non ero piu' tanto disposta ad abbandonare la palestra se lui trovava il karate cosi' adatto per una ragazza - Era solo un'idea che stavo vagliando. Dovro' pensarci meglio. In effetti e' vero cio' che sostieni. Sembra che tu te ne intenda. Hai forse praticato anche tu karate?- - Oh no, io ho fatto basket fino allo scorso anno, ma poi quasi tutti i miei compagni di squadra sono cresciuti a dismisura ed io, con il mio metro e ottanta sembro un nanetto al loro confronto e sono diventato inadeguato per quello sport. Ora faccio semplicemente un po' di palestra per tenermi in forma, ma niente di particolare, solo un paio d'ore a settimana. E poi c'e' un altro motivo per cui secondo me non dovresti smettere di praticare karate. Tu sei molto bella ed e' probabile che qualcuno possa infastidirti o addirittura aggredirti, magari quando esci la sera. Milano di sera non e' proprio il massimo della tranquillita'. Beh, non auguro a quel tipo di farti arrabbiare seriamente considerando come potresti ridurlo- Come potrei ridurlo? In quel momento ero io ad essere ko. Per la seconda volta in meno di un'ora mi aveva detto che ero molto bella e questo mi stava procurando gravi problemi cardiaci ma contemporaneamente stava facendo un gran bene al mio ego femminile, continuamente bistrattato in primis proprio dalla sottoscritta. E mi piaceva molto anche il modo in cui lui mi descriveva, quasi da arma letale, mentre io avevo sempre considerato il karate solo e soltanto come uno sport. Pensandoci bene non diceva assolutamente fesserie e avevo appena dimostrato di sapermi difendere molto bene, anche se, considerando che fino a quel momento le mie uscite serali erano state col contagocce, non avevo mai preso in considerazione la possibilita' di essere addirittura aggredita - Oh certo- mi vantai -in effetti mi potrebbe essere utile come difesa personale- - Anche se scommetto che nessuno di quelli che ti conoscono si azzarderebbe a toccarti. Non e' cosi'?- Uffa, quante domande sul karate. Perche' non mi diceva invece che avrebbe voluto baciarmi, che appena mi aveva vista si era innamorato di me e che avrebbe voluto trascorrere ogni momento della sua vita in mia compagnia? - Questo e' normale - risposi invece con un fondo di verita'. Gli altri ragazzi della mia eta', quelli del quartiere in cui ero cresciuta, avevano veramente molto rispetto di me, anche se non potevo certo definirlo timore - Dimmi Lulu', posso chiamarti Lulu' mi hai detto no? Dicevo Lulu', tu potresti addirittura essere in grado di uccidere un uomo? Uno come me ad esempio, uno che non ha mai praticato arti marziali?- Ma che cazzo di domande. Rimasi sbigottita. Ma chi ci aveva mai pensato ad una simile eventualita'? Glie lo feci presente - Beh, non sono un agente segreto in missione e non ho mai pensato ad una cosa del genere- - Hai ragione scusami, sono veramente un idiota a farti domande del genere, ma ieri, quando hai affrontato quei due mandandoli a terra con la faccia insanguinata in pochi secondi, mi veniva da pensare che loro erano completamente nelle tue mani e che avrebbero dovuto fare quello che tu gli ordinavi se volevano tornare a casa con le loro gambe. Davi una sensazione di potenza e di autorita' veramente unica, Io credo che avresti potuto fare di loro veramente cio' che tu desideravi. Ma adesso cambiamo discorso. Vorrei scoprire ogni cosa di te, i tuoi gusti musicali, i films che ti piace andare a vedere, tutto. Chiedo troppo?- Non chiedeva niente di piu' di cio' che io desideravo e proseguimmo a chiacchierare. Dopo un'altra mezz'ora ci alzammo e andammo a fare una passeggiata, ma le sue parole mi rimbombavano nella mente. Davo una sensazione di potenza ed autorita'. A parte il fatto che non mi consideravo un tipo autoritario e non mi ero mai approfittata del fatto che io ero conscia di essere piu' forte o comunque piu' abile della maggior parte degli altri ragazzi, maschi compresi, potevo considerare quello che mi aveva appena detto come un elogio oppure poteva essere un'arma a doppio taglio? Mia madre mi aveva detto che facendo quello che avevo fatto a scuola, ovvero una rissa in piena regola, avrei fatto scappare qualunque ragazzo ed invece il giorno seguente mi ritrovavo con una richiesta di uscire fatta proprio dal ragazzo piu' ambito della scuola. Perche' questa richiesta era avvenuta proprio il giorno seguente alla mia rissa da strada? Che significava tutto questo? Inutile dire che a sedici anni si e' molto ingenue e cio' che sicuramente state pensando voi lettori, a me non passava neanche lontanamente nel cervello. In fondo, cosa mi importava? Stavo vicino a lui, camminavamo fianco a fianco, ogni tanto le nostre mani si sfioravano e mi facevano quasi sentire la scossa, cosa m'importava del motivo? Forse lui aveva intravisto in me delle doti, quella bellezza che era uscita prepotentemente in me soltanto quel giorno. Forse, forse, forse. Tutte stronzate, naturalmente, ma questo lo seppi soltanto dopo. Fine terza parte