LULU - Parte seconda Dire che ero arrabbiata non assomiglia lontanamente a cio' che provavo. Ero furiosa e avanzai minacciosa verso di loro. Leonardo rifece esattamente il gesto di prima, mettendomi la mano in faccia cercando di spingermi, ma ormai io ero pronta. Con la mia mano sinistra mi tolsi la mano del ragazzo dal mio viso, gli detti una piccola spinta per averlo alla portata delle mie gambe e poi lo colpii con un calcio al volto, un ovvero un calcio circolare, che lo fece barcollare notevolmente, ma essendo piuttosto robusto, non lo fece cadere. Senza pensarci, in preda ormai ad una trance agonistica simile a quella che mi coinvolgeva durante i miei combattimenti in palestra, bissai quel calcio con un un altro tipo di calcio circolare dato pero' alzandomi in volo e per questo ancora piu' potente e per lui fu notte fonda. Leonardo, colpito con precisione dal mio calcio, cadde come una pera cotta, con il sangue che gli usciva copioso dalla bocca e dal naso. L'altro ragazzo, Edoardo, aveva assistito senza poter intervenire essendo rimasto indietro di alcuni metri e rimase per alcuni secondi allibito guardando il suo amico a terra. Leonardo non era svenuto ma era accasciato a terra e provava a rialzarsi aiutandosi con le mani ma senza riuscirci. Il mio secondo calcio mi era riuscito alla perfezione ed era stato un colpo da ko. A quel punto, pensavo che, dopo aver visto di cosa fossi capace, l'altro si sarebbe impaurito. Mi avvicinai infatti, ancora con la mano aperta come prima - Avanti, dammi le chiavi di Andrea e non me la prendero' con te- Fiato sprecato. Edoardo strinse i pugni e cerco' di colpirmi piu' volte - Che hai fatto al mio amico? Brutta troia di una lesbica. Adesso ti ammazzo con le mie mani- Provo' a colpirmi con tutta la rabbia che aveva in corpo, ma i suoi pugni andarono tutti a vuoto, per mia fortuna ma anche per la mia abilita' nello spostarmi rapidamente e poi tocco' a me. Sono passati tanti anni e non ricordo quali mosse usai, forse un ovvero un pugno corto ed improvviso, sicuramente un ovvero il classico gancio. Ricordo pero' che lo colpii con Ren-tsuki, ovvero due pugni consecutivi che mandarono anche lui a terra con la faccia piena di sangue. Ero stata velocissima, il tutto era durato una manciata di secondi, ma violenta. Li avevo colpiti con tutta la forza che avevo, senza preoccuparmi delle conseguenze e dei danni che potevo procurare loro, ma mi sentivo arrabbiata ed offesa come mai in vita mia. Non c'entrava piu' niente nemmeno Andrea. Avevo colpito quei due ma era come se avessi colpito tutta la scuola e quelle false dicerie su di me. Avevo le lacrime agli occhi mentre mandavo quei due a terra, ma quando li vidi li' insanguinati ed impauriti al mio cospetto, qualcosa cambio' in me. Nel frattempo, dalla folla che si era radunata in circolo sempre piu' numerosa parti' addirittura un applauso ed io ormai mi sentivo tronfia come non mai. Mi avvicinai a Leonardo, quello che sembrava ridotto peggio, mi chinai e lo presi per il bavero del giaccone e lo minacciai preparando un pugno - Le chiavi di Andrea oppure proseguo- La faccia impaurita di quel ragazzo mi diede una forza ed una gioia indicibile e me la portero' sempre nella mente - Ce l'ha Edo. Ti prego Luana, basta- Lo lasciai soddisfatta e mi rivolsi all'altro ragazzo che, anch'egli impaurito, cercava di indietreggiare aiutandosi con le mani visto che era ancora a terra. Si mise le mani in tasca al suo giaccone e poi lancio' le chiavi per terra senza parlare - Alzati e dagliele in mano- gli dissi in preda ad un'esaltazione di potere che mi era sconosciuta fino ad allora. Credevo che Edoardo si sarebbe ribellato a quell'ordine perentorio che gli avevo dato davanti ad una nutrita rappresentanza di compagni di scuola e, mentre si alzava, stavo attenta alle sue mosse. Invece si alzo', barcollando tanto che per poco non ricadde in terra, prese le chiavi e le consegno' al mio compagno di classe - Non ho sentito le tue scuse- gli feci prendendolo per un braccio e stando sempre bene attenta ad una sua eventuale reazione che pero' non ci fu - Scusa Andrea, stavamo solo scherzando- Che scena! Ma non avevo ancora terminato e mi rivolsi poi a Leonardo - Ora tocca a te. Voglio che anche tu ti scusi con Andrea e poi forse potrete andarvene- Il mio compagno di scuola si alzo' con molta fatica, si puli' il sangue che ancora gli usciva con la manica del giubbetto e ripete' la scena e quando a capo chino, vergognandosi come due ladri, stavano per andarsene, li fermai - E' ovvio che se vengo a sapere che in seguito ve la prenderete di nuovo con Andrea o con chiunque altro piu' debole di voi, poi farete i conti con me- I due non risposero ma chinarono la testa. Il messaggio era arrivato forte e chiaro e un altro applauso ancora piu' convinto scaturi' dal gruppo di ragazzi. Mi voltai verso di loro e prima di tutto accarezzai sul viso maternamente il povero Andrea dicendogli che per qualunque cosa gli fosse accaduto in seguito con quei due avrebbe dovuto contattarmi e poi alzai gli occhi verso il gruppo. Erano diventati nel frattempo una quarantina, tutti con la bocca aperta, compresa la mia amica Fabiana e lui, il bel Yuri, in prima fila a godersi lo spettacolo. Che faccia che avevano. In particolare era proprio Yuri a sembrare quello piu' esterrefatto di tutti. E chissa' cosa avrebbero pensato tutti di me a questo punto. Avanzai tra la folla, tra un nugolo di pacche sulla spalla e una miriade di "Brava, glie l'hai fatta vedere a quei prepotenti" e quando riuscii a superarli tutti, mi voltai verso di loro - Non sono lesbica, ma anche se lo fossi non sarebbe giusto trattare una persona cosi'- Mi feci dare da Fabiana il casco che le avevo dato, me lo infilai e le feci segno di montare sul motorino che l'avrei accompagnata a casa come al solito. Mi sentivo fiera mentre mi allontanavo in direzione di casa, accompagnata dagli sguardi di coloro che avevano assistito. Sentivo di aver fatto la cosa giusta, ma ci penso' Fabiana a togliermi quella strana euforia che mi pervadeva - L'hai fatta grossa, Lulu'. Gia' pensavano tutti che fossimo lesbiche, adesso che ti hanno visto prendere a calci e pugni due maschi grandi e grossi, sai le chiacchiere su di noi ... .- - E che dovevo fare?- mi risentii -Farmi offendere da quei due stronzi? Per non parlare poi della carognata che stavano facendo verso quel poveretto di Andrea. Ma non ti faceva pena?- - Mi faccio piu' pena io- - Glie l'ho detto a tutti quanti che non sono lesbica. Ora ci penseranno due volte prima di sparlare di me e di te. E poi sai cosa ti dico? Se ti pesa tanto essere mia amica e' meglio che ti allontani da me- La lasciai davanti al suo portone di casa e me ne andai verso casa mia distante solo poche centinaia di metri dall'abitazione di Fabiana. Mi sentivo offesa dal suo comportamento ma continuavo a sentire di aver fatto la cosa giusta e mi sentivo estremamente fiera per come avevo ridotto quei due. Io, una ragazza, li avevo pestati per bene e li avevo ridotti a due fantocci timorosi e tremanti. Come facevo a non sentirmi fiera? Per la cronaca, alcuni giorni dopo venni a sapere il motivo per cui quei due stavano maltrattando Andrea. Pretendevano che il mio compagno di classe facesse i compiti per loro e lui si era giustamente rifiutato. Qualche tempo dopo, queste situazioni sarebbero state chiamate , ma allora erano soltanto normali comportamenti che i piu' forti e i piu' gradassi avevano nei confronti dei piu' deboli. Appena arrivai a casa, raccontai tutto a mia madre. Mio padre era come al solito assente per lavoro e io le narrai tutti gli avvenimenti con enfasi, ma anche la risposta di mia madre non fu completamente positiva come mi aspettavo. Elogio' il mio senso di giustizia, ma mi rimprovero' nuovamente la mia mancanza di femminilita', facendomi capire che se un ragazzo avesse avuto voglia di uscire con me, dopo cio' che avevo fatto me lo potevo scordare. Un maschio cerca una ragazza docile, intelligente ma non troppo impulsiva e soprattutto non manesca, l'esatto contrario di me, a parte forse l'intelligenza. Me ne andai immediatamente in camera mia seguita dagli sguardi comprensivi ma senza speranza di mia madre e dalle prese in giro di mio fratello che avrei volentieri strozzato con le mie mani. Possibile che ogni cosa facessi fosse sbagliata? Mi preparai il mio borsone con il kimono e la mia splendida cintura nera e me ne andai in palestra prima dell'ora stabilita. Quello era l'unico posto dove mi sentivo in pace con me stessa e soprattutto l'unico in cui venivo ammirata per quello che ero e per quello che facevo. Fine seconda parte