LULU Parte prima Non immaginavo che sarebbe stato cosi' difficile mettersi davanti al computer ed iniziare a scrivere. Adesso capisco quello che provano gli scrittori veri davanti ad una pagina bianca, il famoso blocco dello scrittore. Ma io non sono certo una scrittrice e voglio solo raccontarvi alcuni episodi della mia vita e avevo intenzione di fare un inizio sfolgorante ed invece saro' costretta ad andare sul banale. Dunque, il mio nome e' Luana. Brutto nome lo so. C'e' stato un periodo della mia adolescenza in cui ho persino odiato i miei genitori per avermi messo un nome del genere. Sara' andato bene ai loro tempi, ma per una come me, nata nella seconda meta' degli anni ottanta, circondata da un nugolo di Fede, Ludo. Miki, Franci e Gio'. ovvero Federica, Ludovica, Michela, Francesca, Giorgia e via discorrendo, il nome che avevo era un grosso macigno da portare, soprattutto se pensate con cosa fa rima. Ad ogni modo, le persone care mi chiamano Lulu' e non so se la situazione migliora di tanto. Per concludere la mia breve presentazione, ho 27 anni, sono laureata in economia, lavoro in uno studio contabile e tra pochi mesi mi sposo. A questo punto le domande sorgeranno spontanee. Che cosa sto per scrivere, perche' le scrivo e perche' le posto proprio su Valkirye? Alla prima domanda la risposta e' che potrete solo scoprirlo pian piano leggendomi, mentre le risposte alle due domande successive sono complicate e concatenate tra di loro. Perche' mi metto a raccontare una parte molto segreta della mia vita? Perche' ne sento un gran bisogno. Devo farlo, devo sfogarmi. Potrei farlo con un psicologo ma probabilmente non mi accontenterebbe del tutto. Ovviamente, ne ho parlato prima con l'uomo che sto per sposare e, visto che lui e' sostanzialmente d'accordo, mi sono decisa a farlo. Ma mi sono decisa anche perche' alcuni mesi fa mi e' capitato di leggere proprio su questo sito una storia che ha alcune analogie con la mia, scritta proprio da una donna. Una storia presumibilmente vera che mi ha affascinato a tal punto da farmi prendere questa decisione. Vi premetto che la mia sara' molto meno lunga e molto meno trasgressiva, ma non certo banale. Sicuramente non banale per me, visto che racconta forse la parte piu' interessante della mia vita. Devo pero' tornare indietro di oltre dieci anni, a quando ero una sedicenne e frequentavo con alterne fortune il liceo scientifico. La mia famiglia era una classica famiglia della media borghesia. Papa' era direttore di una filiale di un grande magazzino, mamma casalinga tutta dedita al marito e ai figli e avevo un fratello dodicenne, rompiscatole come ogni fratello minore che a quel tempo credevo di odiare e che invece mi sono accorta poi di adorare. Di ragazzi neanche l'ombra. E tutto per colpa mia. Mi vestivo e mi comportavo come un maschiaccio, indossando sempre jeans che di femminile non avevano niente, maglioni di almeno due taglie superiori, scarpe da tennis sempre ed ovunque e di truccarmi neanche mi passava per la mente. Il comportamento era adeguato. La mia camminata era quanto di piu' lontano dall'essere sensuale e femminile e mi piaceva addirittura giocare a pallone con i maschi, frequentandoli come se fossi una di loro e ... ..ero una giovanissima cintura nera di karate. Avevo collezionato fino ad allora una miriade di medaglie, coppette, targhe e riconoscimenti di ogni genere e potevo considerarmi senz'altro una karateka con prospettive decisamente luminose, una mini campionessa, insomma. Mini nel senso dell'eta' in quanto fisicamente potevo considerarmi gia' donna. Ero abbastanza alta per la mia eta' e sfioravo il metro e settanta, il seno mi era cresciuto quando avevo tredici anni ed era in quel periodo gia' alquanto florido ed ero decisamente sovrappeso o comunque tale mi consideravo. Non cicciona. Le mie gambe erano tutto sommato nella norma ed il sedere altrettanto, ma la parte superiore, il busto insomma, dava l'impressione che fossi piu' grassa di quello che effettivamente fossi, colpa forse del mio abbigliamento. Il tutto per la disperazione di mia madre che era invece il concentrato della femminilit� e che mi diceva che io ero una bella ragazza che pero' non si valorizzava affatto. E' difficile spiegare cosa mi passasse per la mente in quel periodo della mia vita. Mi vedevo brutta ma nello stesso tempo non facevo nulla per migliorarmi, come se fossi bloccata psicologicamente, anche se, tutto sommato, la mia vita scorreva abbastanza piacevolmente e mi ero creata il mio mondo, un mondo dove l'aspetto fisico era di pochissima importanza e dove avevo le mie soddisfazioni, a cominciare proprio dalla palestra dove il mio insegnante mi incoraggiava e mi coccolava dicendomi che se avessi continuato ad allenarmi con quella serieta' ed intensita', nessun traguardo mi era precluso, nemmeno quelli piu' trionfali. Tornando al mio aspetto fisico, mia madre in effetti, non aveva neanche tutti i torti ed il suo giudizio nei miei confronti non era completamente offuscato dall'amore che nutriva nei miei confronti ed era supportato da giudizi concreti. Tanto per cominciare, il mio viso non era affatto male, il naso era adeguato all'ovale del volto, la bocca la potevo senz'altro definire piu' che discreta e gli occhi neri mi davano uno sguardo intenso e non banale. I capelli poi, erano lunghi e, quando li spazzolavo, erano di un bel nero lucente anche se io li portavo sempre arruffati o legati. La mia carnagione era decisamente scura, quasi da sudamericana ed in questo avevo ripreso senz'altro da mio padre. Ma innanzitutto, cio' che diceva mia madre non potevo prenderlo in considerazione e poi non avevo tempo di trascorrere ore davanti allo specchio con tutto quello che avevo da fare, tra scuola, palestra e amicizie. A scuola si era addirittura sparsa la voce che fossi lesbica. Non che abbia niente contro di loro ma io ero eterosessuale e, malgrado il mio comportamento, mi piacevano i maschi e soprattutto avevo preso una cotta per Yuri, quinta A, il bello del liceo. E non ero la sola. Tutte le ragazze della scuola sbavavano per lui e io sapevo che ne aveva avute a dozzine di ragazze, ma che erano tutte durate pochissimo. Per ogni ragazza, che naturalmente doveva essere bellissima, mettersi insieme a Yuri significava aver raggiunto la vetta e aver soddisfatto il massimo delle aspirazioni e poco importava se dopo una settimana venivano regolarmente scaricate dopo esserci andate a letto. La prossima prescelta pareva essere proprio una mia compagna di classe, fisico da ragazza ponpon, sempre vestita e truccata come se andasse ad una festa invece che a scuola. Era ovvio che io non potevo competere con ragazze del genere ed aspirare a uno come Yuri, bello come un dio greco, alto e muscoloso, un sorriso che mi faceva quasi svenire, un viso maschio e perfetto, capelli castani che avrei pagato chissa' cosa per poter accarezzare, pertanto mi misi ben presto l'anima in pace. Sapevo rimanere con i piedi ben piantati per terra e non mi ero mai fatta alcun tipo di illusione, anche se, ovviamente, continuavo a sognarlo e a desiderarlo. Ma il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Verso la meta' dell'anno scolastico capito' quello che cambio' poi la mia vita. La prima parte della giornata era stata normale, l'arrivo a scuola, le lezioni, la sigaretta fumata all'ora di ricreazione al bagno che pareva una camera a gas e la chiacchierata con Fabiana, la mia amica del cuore, mentre uscivamo da scuola. Tutto rientrava nella normalita'. A questo punto devo fare una precisazione. A parte Fabiana, con la quale mi conoscevo fin dai tempi delle elementari e che era appunto la mia migliore amica, nessuno sapeva del fatto che io praticassi con cosi' notevole profitto una palestra di karate. Era stata proprio un'idea di Fabiana che aveva constatato come, durante la frequentazione delle scuole medie, i ragazzi mi evitavano come la peste appena venivano a sapere che facevo arti marziali e di conseguenza, evitavano lei che stava sempre insieme a me. Non che le cose fossero migliorate al liceo, come ho detto prima. Non per me almeno, in quanto Fabiana un paio di ragazzi in quei due anni e mezzo li aveva trovati. Dunque, una giornata normalissima fino al momento di prendere il motorino, togliere la catena, prendere dal sottosella il mio casco e quello di Fabiana che, abitando vicinissima a casa mia, veniva abitualmente con me e accorgermi che, pochi metri piu' a destra, un paio di ragazzi stavano sbraitando contro Andrea, un mio compagno di classe, il secchione del terzo B. E del secchione aveva tutto, persino i lineamenti e i classici occhiali, ma era veramente un bravo ragazzo e mi aveva passato piu' volte il compito in classe di matematica. A parte questo, Andrea mi stava simpatico e mi faceva tenerezza e mi avvicinai per capire di cosa si trattasse. I due che stavano alzando la voce contro Andrea appartenevano al terzo A. Si diceva che fossero di buona famiglia ma molto stronzi e mi ricordo che si chiamavano Edoardo e Leonardo. Mi avvicinai ad Andrea e per capire meglio mi tolsi il casco e lo lanciai a Fabiana - Che succede Andrea? Perche' questi due ce l'hanno con te?- - Mi hanno preso le chiavi del motorino e non vogliono ridarmele- Che stronzi! Approfittarsi cosi' di un ragazzo piu' debole. Mi sali' improvvisamente una rabbia che pero' seppi controllare. Non ero un'attaccabrighe e volevo evitare di dare spettacolo fuori scuola. Gia' le dicerie nei mie confronti erano piuttosto pesanti, non mi andava certo di mettermi a fare sfoggio di karate davanti a tutti e cercai di mediare - Bene ragazzi, il gioco e' terminato. Date le chiavi ad Andrea e tutto finisce qui- Stavo con il braccio destro in avanti e con la mano aperta in attesa delle chiavi. Edoardo e Leonardo nel frattempo, avevano assistito alla breve chiacchierata tra me e Andrea ridendo come pazzi e quando mi misi in mezzo si fecero piu' seri - Fatti i cazzi tuoi Luana. Daremo le chiavi ad Andrea quando lui ci promettera' di fare quanto gli abbiamo richiesto- - Di cosa si tratta?- feci incuriosita ad Andrea, ma il mio compagno di classe rimaneva zitto, sicuramente impaurito delle conseguenze che avrebbe potuto avere se mi avesse detto cosa quei due volevano da lui. Intanto, una piccola folla si era radunata. Una ventina di miei compagni di scuola avevano circondato il luogo dove stavamo discutendo. Io, malgrado la curiosita' su cosa quei due volessero da Andrea, volevo andarmene a casa ma, per un senso di giustizia, volevo che prima restituissero le chiavi del motorino e provai un'altra volta - Avanti ragazzi. Non me ne frega niente degli affari vostri e di Andrea, ma ridategli le chiavi e mandatelo a casa- Stavolta uno dei due, quello che si chiamava Edoardo, venne minaccioso verso di me, spingendomi addirittura sul petto - Ma perche' non decidi di farti i cazzi tuoi una volta per tutte. Sono affari nostri e per il tuo bene non ti intromettere. Se finora te la sei cavata e' solo perche' non ci piace mettere le mani addosso ad una femmina- Stavo per andarmene. In fondo non erano affari miei ed ero stata l'unica ad intervenire. Che scuola di vigliacchi! Non me ne volevo andar via per paura, anche se un po' di batticuore ce l'avevo. Non avevo mai fatto una rissa in vita mia e non avevo mai messo in pratica gli insegnamenti del karate fuori dalla mia palestra e, malgrado mi dicevo che avrei potuto batterli come e quando volevo, erano pur sempre due ragazzi, due maschi anche piuttosto in forma, piu' alti e piu' grossi di me. Ma, tutto sommato, ero convinta di poterli battere. Il problema era che non volevo fare troppa scena e alimentare appunto le dicerie di troppa mascolinita'. Rimasi per alcuni secondi indecisa sul da farsi, ma quando poi avevo preso la mia decisione un po' vigliacca di fare dietrofront e prendere il mio motorino per tornarmene a casa, Leonardo, l'altro ragazzo, venne anche lui di fronte a me a fianco del suo amico - Ma perche' tu vedi una femmina Edoardo? Questa qui' ti sembra una femmina? A questa le piace la figa, proprio come a te e a me. Non e' vero Luana che glie la leccheresti volentieri alla tua amica ... .come si chiama. Ah si Fabiana. Ma toglimi una curiosita'. Tu fai sempre il maschio o a volte anche la femmina?- Leonardo accompagno' questi improperi mettendomi una mano in faccia e spingendomi verso un motorino dietro di me. Rimasi miracolosamente in piedi. Era troppo, veramente troppo anche per me che volevo evitare a tutti i costi di fare una rissa per strada. FINE PRIMA PARTE