La Venere nera di Bettino Era una serata fiacca, al circolo di lotta mista. I partecipanti alla serata erano scarsi, e quelli disposti a combattere ancora meno numerosi. Solo pochi combattimenti avevano avuto luogo, ed erano risultati più degli allenamenti che delle sfide vere e proprie. La serata languiva, alcuni stavano andandosene annoiati e delusi, quando fece il suo ingresso nella sala un'alta giovane di colore seguita dal buttafuori, cui competeva il compito di preservare la privacy dei membri dell'esclusivo club. "Non puoi mettermi alla porta, brutto scimmione, non mi riconosci? Se osi mettermi le mani addosso, domani qualcuno di fa a pezzettini, brutto stronzo!" gridava la donna. Il presidente, un anziano gentiluomo che ormai non praticava da tempo, prese in mano la situazione. "Ma lei sarebbe ..." "Certo che lo sono. Non leggete i giornali? Sono qui per le sfilate, ed è così che mi trattate!" "Lei è sempre la benvenuta" replicò il presidente con un ampio sorriso "Si consideri nostra ospite. Ma deve capire anche quel brav'uomo del buttafuori... sa, lui ha ordini precisi." Quindi si rivolse alla guardia " Tu torna al tuo posto. Non lasciare più entrare nessun estraneo. Abbiamo ospiti importanti." Poi continuò, rivolgendosi all'ospite. "Siamo onorati della sua presenza. Purtroppo, i nostri campioni sono assenti, causa il periodo festivo. Alcuni, poi, lavorano nel campo della moda: saranno molto impegnati nell'organizzazione delle sfilate. Ma, ci dica, cosa possiamo fare per lei?" Lei lo guardò dritto negli occhi: "Ho voglia di un uomo. Ho bisogno di sfogarmi. Mi procuri qualcuno con cui lottare: possibilmente sotto i 70 chili. " Il presidente si guardò intorno: "Avete sentito, c'è qualche volontario?" Vi fu come uno sbandamento: nessuno, tra i presenti, era un vero atleta. E quella donna, la famosa modella nera, era francamente intimidente, non solo per i suoi 1.77 di altezza, ma soprattutto per il fisico atletico, dalle spalle ampie, e per la sua reputazione di donna selvaggia, capace di alternare la seduzione alla violenza. Le cronache erano piene dei resoconti dei suoi amori con i personaggi del jet set, tra cui molti atleti, compreso l'ex campione di boxe di pesi massimi che, probabilmente, era l'unico uomo a non temerla fisicamente tra tutti i suoi ex amanti, ma anche dei resoconti delle risse e degli atti di violenza di cui si era resa protagonista. Dopo quasi un minuto di esitazione, commentato da un sarcastico sorriso da parte della donna, si fece avanti un volontario. Era Gianni, un appassionato di circa 30 anni che frequentava da qualche mese la palestra. Moro, peloso, altro meno di 1.70, dalle braccia muscolose ma anche francamente sovrappeso, con cinque incontri alle spalle. Introverso, scontroso, sembrava ricercare nello scontro fisico quelle soddisfazioni e quell'autoaffermazione che nella vita di ogni giorno gli erano precluse, causa anche il suo aspetto poco avvenente. Pertanto, aveva sofferto particolarmente per le due sconfitte che aveva subito, il prima da una giovane pallavolista di 20 anni, altra 1.90 per 65 kg di muscoli, che lo aveva praticamente ridicolizzato torturandolo in mille modi dopo essersi rivelata troppo forte per lui. Il suo ultimo incontro l'aveva disputato con Annie, la numero due del club, una donna solida e muscolosa, che lo aveva battuto nettamente e velocemente. Lui, malgrado l'umiliazione subita, aveva continuato ad allenarsi, attribuendo la colpa delle sconfitte all'inesperienza nella lotta. Ora, però, desiderava una rivincita, sentiva il bisogno di riaffermare la propria virilità costringendo alla resa una donna, e quindi dominandola per un'ora secondo le regole ferree del circolo. "Questo piccoletto pieno di peli? Sembra un barilotto" sentenziò la top model, rivolgendosi al presidente. "Non avete nessuno di migliore?" "E'un buon lottatore, si allena da poco, ma assiduamente..." iniziò il presidente. "Per una stronza come te basto e avanzo!" lo interruppe Gianni. "E se vuoi che ti faccia vedere come qui domiamo le troie, non farmi perdere tempo ed iniziamo il confronto." "Stronza a chi? Troia a chi?" fece minacciosa la donna, avanzandosi con i pugni serrati. "Calma, calma" si intromise il presidente. Qui i combattimenti sono ammessi, ma solo sulla materassina, seguendo le regole. Andate a prepararvi, il match comincia in cinque minuti." I soci presenti si accomodarono, ansiosi, sulla gradinata che sovrastava la materassina, mentre i due sfidanti si erano ritirati negli spogliatoi. L'atmosfera era elettrica: gli spettatori intuivano che il match che si accingevano a vedere sarebbe stato memorabile, non solo per la celebrità della donna, ma anche per l'aggressività che promanava da entrambi i contendenti, tutti e due desiderosi di annichilire l'avversario. Finalmente, i due sfidanti fecero il loro ingresso in sala, entrambi indossando un accappatoio. Si portarono al centro della materassina, ove li attendeva un arbitro, che riassunse le regole della lotta "submission style". I contendenti si guardavano fisso negli occhi, con la top model che sovrastava di quasi dieci centimetri l'avversario. "Sarà il tuo match finale, piccoletto. Dopo stasera, non avrai più il coraggio di affrontare una donna, né alla lotta... né nel letto" sibilò sprezzante. "Sei tu che ne uscirai ridimensionata... non oserai più neppure presentarti sulla passerella, dopo la mia cura." replicò lo sfidante. Si levarono gli accappatoi. Gianni, anche se muscoloso, ostentava una pancia che faceva più pensare ad una vita impiegatizia piuttosto che a velleità atletiche. Le braccia e le gambe apparivano grosse e muscolose, ma corte rispetto al tronco, facendolo apparire come un nano troppo cresciuto. Lei indossava solo un minuscolo perizoma scarlatto. Il suo fisico appariva tonico ed atletico, frutto delle due ore passate ogni giorno con il personal trainer, e di una muscolarità non immaginabile in una modella. Alta 1.77, le sue statistiche vitali evidenziavano il suo peso in 51 kg: ma la larghezza delle spalle ben disegnate, l'addome ove i muscoli disegnavano una sorta di tartaruga, le braccia toniche facevano pensare che i suoi dati statistici fossero addomesticati. In particolare le gambe, lunghissime, ostentavano una muscolosità esplosiva, da saltatrice in lungo, mentre i polpacci erano affusolati come solo quelli delle atlete nere possono essere. "Mi sa che Gianni le becca di brutto anche stasera" sussurrò uno spettatore al suo vicino. "Lo penso anch'io. Guarda il fisico di lei: altro che Venere nera, sembra piuttosto un'amazzone nera, pare una dea. E vedi che tette: piccole, ma sode come il marmo. Mentre lui pare il fratello furbo del ragionier Fantozzi, con quella pancetta da bevitore di birra. Non ha scampo." Al suono della campana, cominciarono a girarsi attorno. Lei lo controllava fredda, guardandolo con superiorità, mentre Gianni non sapeva nascondere la sua emozione, il suo disagio. E fu lui ad attaccare per primo, slanciandosi con il braccio teso ad afferrare il collo della donna. Ma la top model schivò l'attacco con uno spostamento laterale, poi attaccò a sua volta con la velocità di una pantera, imprigionandogli il collo sotto l'ascella, tra il braccio ed il fianco. La sua presa era ferrea, e a nulla valevano i tentativi di liberarsi dell'uomo. Lei, anzi, sembrava aumentare progressivamente la forza della presa e, con continui movimenti del corpo, fiaccava la resistenza di Gianni. Lo tenne così prigioniero per quasi un minuto, sfottendolo con parole che gli spettatori non potevano sentire, ma intuivano brucianti ed umilianti. Poi, rapida come un animale da preda, si lasciò cadere all'indietro, torcendogli ancor più il collo verso terra. Gianni si vide costretto a secondare la caduta per evitare che gli si fratturassero le vertebre, e percorso un semicerchio nell'aria cadde pesantemente a terra con la schiena. La donna lasciò la presa, e gli saltò sopra prima che potesse reagire, afferrandogli un braccio e tentando una leva articolare. Ma Gianni era ancora fresco, e la forza dei suoi muscoli evitò che la chiave si chiudesse dislocandogli il gomito. Lottarono a terra: lui era robusto, e riuscì a metterla spalle a terra, sedendo sul suo petto. Non ebbe il tempo per sorridere compiaciuto che la top model, inarcandosi a ponte, lo fece cadere verso l'avanti. Poi, rapidissima, lo afferrò dal dietro mentre stava carponi a terra, serrandogli le gambe muscolose attorno al ventre mentre e passatogli gli avambracci sotto le ascelle e intrecciate le mani dietro il collo. La doppia presa era dolorosissima, e Gianni tentò di resistere con una smorfia di dolore disegnata sul volto. "Arrenditi, o ti spezzo il collo" gli sibilò la donna. Egli, vinto, battè la mano al tappeto in segno di resa, facendo interrompere l'azione dell'arbitro. "Vince il primo round... la Venere Nera!" proclamò il presidente. Gianni si rialzò, rosso in viso come un ragazzo sorpreso in una situazione imbarazzante, evitando lo sguardo beffardo della top model. I due contendenti ritornarono ai loro angoli per prepararsi alla seconda ripresa. Poteva essere quella decisiva, se l'avesse vinta ancora la donna: l'incontro era infatti al meglio di due round su tre. O poteva essere quella del riscatto dell'uomo. Anche se sembrava difficile. "Lei è troppo superiore. " "Non per niente, si fa due ore di ginnastica al giorno." "Certo, sembra più pesante dei 51 chili che le attribuiscono i giornali." "51 chili? ne peserà almeno 58. D'altra parte, praticamente non sfila più, ora la pagano per essere presente." "Gran lottatrice" "Certo lui è patetico.Un poveretto." Il pubblico, a coppie o in gruppetti, si scambiava le proprie impressioni. Qualcuno taceva, e guardava rapito il fisico della donna, con il desiderio struggente di chi sa che l'oggetto della propria ammirazione è irraggiungibile. Era splendida, con i corti capelli bagnati dal sudore, e l'aspetto sensuale reso ancora più attraente dall'aggressività e dalla brama di affermazione che la animava. Dopo un minuto di sosta, l'arbitro li richiamò sul tappeto, dando inizio al secondo round. Gianni aveva ritrovato le sue motivazioni durante la breve pausa. Aveva capito che si giocava tutto, da un punto di vista psicologico: la sua vita gli apparve chiaramente come una serie di sconfitte, e gestirne un'altra, resa ancora più eclatante dalla notorietà della donna che aveva di fronte, gli sarebbe risultato ancora più pesante. Si ritrovarono l'uno dinnanzi all'altra al centro del tappeto. Lui trovò il coraggio di guardarla negli occhi, con determinazione. Ma lo sguardo che ne ebbe in cambio, un misto di compassione, di freddezza, di superiorità gli fece provare come un brivido. Tuttavia, attaccò deciso, fintando di mirare ad una presa al collo, ed invece chinandosi ad afferrarle una gamba, che sollevò con forza facendo cadere a terra l'avversaria. Si sbilanciò cadendole sopra, ma la modella nera era già pronta per assorbire il colpo. Lottarono al suolo: forse lui era più forte nelle braccia, ma la sua avversaria possedeva l'elasticità e la scioltezza tipica del suo sesso. La nera riuscì ad uscire dalla presa con cui lui tentava di immobilizzarla, e si trovò presto sopra di lui, in posizione di superiorità. Gianni, dibattendosi, fu in grado di liberarsi e di rialzarsi. Erano di nuovo entrambi in piedi. Fu lei che attaccò, veloce e determinata, prendendolo al collo con una ferrea cravatta Poi, con un colpo d'anca, lo proiettò a tappeto. Gli saltò praticamente sopra, le ginocchia colpirono il suo petto facendogli mancare il respiro. Un altro salto, e si accomodò seduta sul suo torace, inchiodandogli le mani sul tappeto. Nelle regole del match, non era prevista l'immobilizzazione: lei gliela praticò solo per umiliarlo, per distruggere ancora più la sua sicurezza. Poi gli prese la testa tra le cosce, e iniziò a stringere contraendo la sua poderosa muscolatura sino a quando Gianni, la faccia ormai color porpora, batté nuovamente e definitivamente la mano a terra in segno di resa. L'arbitro le alzò il braccio: "Vince il match, per due sottomissioni a zero, la Venere nera!" Il pubblico applaudiva eccitato, ed attendeva ansioso l'inizio della dominazione. Lei si avvicinò al contendente sconfitto, ancora sdraiato al suolo, il volto nascosto tra le mani: "Ora, barilotto, fammi vedere se sei scarso sotto gli slip come lo sei in tutto il resto" e, così dicendo, gli strappò via i calzoncini. "Beh, dimensioni medie, pensavo di peggio. Proveremo dopo: ora mi farai un servizietto con la lingua!" La top model si levò il tanga, lasciando ammirare la vagina depilata, e si sdraiò al suolo. Lui cominciò a leccare, diligentemente. La donna non nascondeva il piacere, e venne rapidamente una, due, tre volte sotto i colpi di lingua di Gianni. "Ora mi sono scaldata. Mettiti prono" Gli si mise sopra, ed iniziò a cavalcarlo, con furia, con violenza. "Bada a non venire, devi durare, sennò è peggio per te" lo ammonì, imperativa. La Venere nera venne nuovamente, alcune volte di seguito, emettendo per il piacere urla che ricordavano i misteri, i riti, i drammi della savana, che facevano accapponare la pelle. "Te lo sei meritato" fece addolcita. "Ora vieni sopra tu, ma sii delicato. Altrimenti, potrei arrabbiarmi." L'uomo le si mise sopra, introdusse il suo membro e iniziò, prima timidamente, poi con più ardore, a penetrarla. Lei mugolava di piacere. Venne più volte, con urla ferine ma meno brutali delle precedenti. Poi venne anche lui, con un grido soffocato. Lei volle essere leccata di nuovo, nel sesso e sui capezzoli, poi lo cavalcò ancora. La sua aggressività si era in parte placata, ora cercava, con movimenti circolari, con ritmi lenti, una stimolazione più raffinata. Scadde l'ora di dominazione. Lei si alzò, tra gli applausi del pubblico che aveva seguito, ammutolito e quasi ipnotizzato, la scena. E, senza chiedere conferma, comandò Gianni: "Da domani sei il mio autista. Ti aspetto alle 10 al Palce Hotel." Lui non rispose. Non era necessario. Pur nella limitatezza della sua intelligenza, capiva che nessuno può sottrarsi al proprio destino.