La vacanza con Francesco by Silvia, silviaguerriera@hotmail.it Quando una donna decide di dimostrare all'uomo la propria superiorità fisica Io e Francesco avevamo deciso di passare un bel week end in Umbria e stavamo viaggiando verso la mèta. Sono tre anni che ci frequentiamo e in quel periodo i suoi comportamenti scatenavano in me un senso di oppressione da cui dovevo liberarmi in qualche modo. Durante il viaggio ero abbastanza rilassata e mi godevo il paesaggio bellissimo che mi sfrecciava davanti. Non so per quale motivo Francesco invece era molto teso, si percepiva dalle espressioni del bel viso e dagli sbuffi che ogni tanto si lasciava sfuggire. Come sempre, quando era nervoso, cercava ogni tanto dei pretesti per litigare con me. Una volta era il finestrino aperto, un'altra si spazientiva perché gli avevo chiesto di fermarci per un caffè...e cosଠvia per quasi tutto il viaggio. Finalmente arrivammo all'agriturismo che avevo scelto. Appena varcato il cancello, Francesco cominciಠa criticare tutto quello che vedeva. La zona era troppo isolata, i proprietari erano antipatici, la camera era brutta... Non ne potevo pià¹! Quel ragazzino pensava di potermi rovinare la vacanza dalle prime ore e io non avevo assolutamente intenzione di ascoltare le sue lamentele arroganti per due giorni interi. Francesco entrಠin bagno e un sorriso sadico e consapevole prese forma sul mio viso... stavo per distruggere il suo modo di vivere la vita di coppia, questa donna di altezza pari a lui (175cm), dal fisico magro e atletico che lui aveva soltanto apprezzato per puro piacere sessuale, stava per dimostrargli che poteva anche sottometterlo. Appena uscଠdal bagno gli piombai addosso con tutto il mio peso e lo spinsi verso il letto. Lଠatterrammo tutti e due, lui sotto di me. Era sorpreso! esclamಠqualcosa di incomprensibile e tentಠimmediatamente di divincolarsi convinto delle sue forze da uomo macho, ma già dopo pochi secondi si accorse che non si trattava di un'impresa semplice: riuscivo a gestire i suoi movimenti con estrema facilità , le sue reazioni ero talmente inutili che sembrava un animaletto impotente che faceva pressione su un muro di specchi, le mie mani lo tenevano sempre e comunque bloccato e la forza delle mie braccia era superiore alla sua. Sapevo di essere pi๠veloce di lui quindi mi alzai immediatamente in piedi prendendolo per un braccio. Iniziai a ruotare il suo polso quel tanto che bastava per non farlo reagire, poverino ... mi fermai al primo gemito di dolore, non volevo comunque spezzarglielo, intanto con il piede gli tenevo ferma la faccia. Ero compiaciuta ma in ogni modo sapevo sin dall''inizio che lo avrei soggiogato senza sforzo, soltanto lui non l'aveva capito ma dopo 3 anni di rapporto insieme era arrivato il momento: tentava di ribellarsi ... tuttavia bastava la pressione del mio piede per impedirgli qualsiasi movimento del volto. Con la mano libera provava pateticamente di liberarsi dalla mia estremità ma quando schiacciai ancora pi๠forte sul suo zigomo e sentଠil metallo dell'anello da piede che lui stesso mi aveva regalato, rinunciಠad un'ulteriore sofferenza. Lo tenevo fermo con un piede, il mio polpaccio era talmente teso e muscoloso che io stessa rimasi sbalordita dalla mia forza e soprattutto di essere talmente pi๠potente rispetto al mio ragazzo. Allentai la pressione e gli permisi cosଠdi ammirare la donna che lo stava sconfiggendo, doveva ammirare i miei muscoli tesi, le mie gambe definite e il mio corpo pi๠forte del suo, doveva realizzare fino in fondo quello che gli stava capitando e tutte le sue certezze dovevano crollare sotto il mio potere in quell'istante stesso e dall'espressione del suo viso capivo che non riusciva minimamente a capacitarsi della sua condizione: era completamente inerme di fronte alla mia autorità fisica e mentale. Iniziai a provare un po' di pena nei suoi confronti, era debole e spaventato ma dovevo comunque terminare ciಠche avevo cominciato! Cominciai quindi a giocare con il suo viso soffocandolo a mio piacimento con il piede, riuscivo a non farlo respirare chiudendogli del tutto bocca e narici e poco prima che svenisse lo lasciavo rifiatare. I suoi occhi ormai lacrimavano e il volto completamente esausto: era un topolino impotente e in gabbia, lo prendevo per la coda e potevo schiacciarlo in qualsiasi momento. Lo lasciai libero un istante, era tanta la sua paura che non si mosse nemmeno, mi tolsi le mutandine e mi accomodai a cavalcioni sul suo viso: "Ora leccami la fica Francesco" e mentre svolgeva il suo dovere lo accarezzai con dolcezza e gli dissi con tono irrisorio ma amorevole che doveva farla finita di lamentarsi come una bimba sempre e ovunque e che da oggi in poi le cose sarebbero cambiate.