Laura capitolo 4 by italianthevalkyrie@libero.it Un "no" è un "no" Passarono molti mesi dall'ultimo episodio e la vita di Laura e delle persone che le stavano intorno procedeva serena e tranquilla. Tuttavia per una ragazza incredibilmente bella come lei il pericolo di incontrare malintenzionati era sempre dietro l'angolo... Fu così che dopo una notte passata in discoteca con degli amici, Laura stava tornando verso la sua auto, ignara del fatto che qualcuno la stava seguendo. Qualcuno che l'aveva già addocchiata in discoteca e, nonostante il rifiuto della ragazza, non si era dato per vinto. Questo "qualcuno" altro non era che un ragazzo pressappoco dell'età di Laura, non propriamente un delinquente, ma una di quelle teste calde con cui nessuno vorrebbe avere niente a che fare. Tanto più che attorno a lui c'era sempre un gruppetto di fidi scagnozzi che lo aiutavano a fare il lavoro sporco. Per loro non era la prima volta che "fermavano" una ragazza che li aveva respinti in discoteca, ma questa volta non sarebbe andata come loro credevano... Laura stava camminando in una via molto isolato, l'auto era molto distante, quando ad un certo punto si accorse di non essere sola. Subito non diede peso alla cosa, pensò di aver dietro gente che aveva parcheggiato nei suoi dintorni, quindi non si voltò nemmeno e proseguì. Ad un certo momento sentì una mano appoggiarsi alla sua spalla e udì la frase: "Ehi bella, dove scappi?". Voltandosi vide il giovane che aveva rifiutato poche ore prima, in compagnia di quattro suoi amici. I ragazzi si disposero tutti intorno a Laura, che capì immediatamente la situazione, anche se provò a far finta di niente, tolse la mano del ragazzo dalla sua spalla e disse: "Adesso non posso, devo andare, scusate". Voltandosì provò ad andarsene, non era certo lo scontro quello che voleva, ma lo stesso ragazzo la afferrò per il polso e le intimò: "Forse non hai capito che non ti lasciamo andare", e così facendo, iniziò ad insinuare l'altra mano all'interno del cappotto della ragazza. Laura, più irritata che spaventata, capì che non c'era spazio per farli ragionare, allora si decise a spiegare in maniera più esaustiva perchè avrebbero fatto bene ad andarsene. Si divincolò dalla presa del ragazzo e a sua volta afferrò il suo polso, torcendoglio senza minimo sforzo verso l'esterno. Il ragazzo, impotente, tirò un urlo di dolore e iniziò ad accasciarsi al suolo per scampare alla leva della ragazza, ma Laura non sembrava intenzionata a lasciarlo andare. Il suo esile braccio lo stava trattenendo in una morsa da cui era impossibile scappare. Il ragazzo iniziò ad urlare, implorava pietà, chiese aiuto ai suoi amici che sembravano un attimo spiazzati da tale richiesta e non fecero nulla. Per loro, pur abituati a piccole risse da strada, la situazione era quanto mai nuova. Quando Laura decise che bastava così, lasciò la presa e lo gettò a terra con un semplice calcetto alla spalla. Gli altri osservarono ammutoliti l'annientamento del loro amico. Solo uno, posto dietro a Laura, provò un attacco alle spalle, dettato più dalla foga di vendicare il suo amico, ma quando fu a tiro la ragazza rispose con un preciso calcio rotante al viso. Senza aver bisogno di guardare, Laura colpì precisamente il setto nasale, fratturandolo all'istante. I ragazzi rimasero incredibilmente impauriti dalla potenza di quel calcio, mai si sarebbero aspettati una cosa simile da una ragazza di 50kg per 1.60m. A quel punto Laura, che aveva perso già troppo tempo e voleva solo tornare a casa, voleva risolvere subito la questione: "Avete capito che con me non avete speranze, quindi o mi lasciate andare, o sarò costretta a massacrarvi come mai vi è successo". E intuendo che la risposta sarebbe stata negativa, iniziò preventivamente a mettersi in una tenuta un po' più "da combattimento". Si tolse il cappotto grigio perla, rivelando così un vestito corto dello stesso colore, abbinato ad un paio di collant neri molto velati e a scarpe con tacco a spillo in tinta col vestito. A vederla così nessuno si sarebbe stupito delle continue attenzioni che Laura aveva appena ricevuto in discoteca. Attenzioni a cui Laura era abituata e che le facevano pure piacere, purchè non diventassero morbose. E questi avevano passato il limite. "Ok iniziate pure - disse - vedrete che non sto scherzando". I ragazzi si guardarono intorno, non sapevano cosa fare, la situazione era a dir poco assurda, in cinque contro una ragazza (e che ragazza...). Uno di loro partì con un pugno non troppo convinto al viso, Laura evitò senza problemi il colpo, poi sfruttando l'inerzia dell'aggressore lo lasciò sfilare per colpirlo con una ginocchiata allo stomaco. Senza nemmeno riappogiare il piede a terra, colpì con un calcio all'indietro un altro dei suoi aggressori, che riportò immediatamente lesioni addominali e si accasciò a terra dolorante. Ne rimanevano due, si guardarono tra loro, avevano paura, non sapevano cosa fare. La ragazza, è vero, ci sapeva fare, ma era pur sempre una ragazza e loro erano cinque. Provarono un attacco simultaneo, una raffica di pugni, uno da destra e uno da sinistra, ma le due braccia di Laura erano più che sufficienti per parare quegli attacchi. Dopo qualche secondo di spettacolo umiliante, Laura terminò la pratica con un montante destro e con un gancio sinistro che li fece crollare a terra sanguinanti. Intanto il primo si era rialzato, lui non aveva subito praticamente nulla, sol uno un calcio dimostrativo, ma aveva assistito alla distruzione dei suoi amici. Pensò che ormai il gioco si faceva duro, quindi tirò fuori un coltello a serramanico e iniziò ad armeggiarlo contro la ragazza. Laura non si lasciò intimorire, d'altronde era consapevole della sua superiorità. Iniziò a scagliarlo con velocità inaudita contro la ragazza, alternando colpi dall'alto, colpi laterali e colpi diretti, ma nessun fendente andò a segno. Il ragazzo capì in poco tempo che era impossibile colpirla, qualsiasi suo colpo incontrava soltanto aria. Dopo alcuni minuti di attacchi a vuoto, Laura decise di passare al contrattacco. Dapprima diede un preciso quanto potente calcio rotante al polso del ragazzo, che inevitabilmente perse il controllo dell'arma (oltre a sentire un dolore fortissimo per l'impatto) e senza riappoggiare il piede a terra caricò un potente calcio diretto agli addominali del malcapitato, che crollò immediatamente a terra con un rumore sordo. Ormai tutti e cinque avevano ricevuto almeno un colpo pesante che li aveva storditi, chi al viso e chi agli addominali. Le possibilità dei cinque erano ormai praticamente azzerate (ammesso che ne avessero mai avute). Laura si guardò intorno e vide che tutti erano di fatto fuori combattimento. Indugiò per alcuni secondi, il tempo necessario ai suoi aggressori di rialzarsi e a lei di sistemarsi un po' le calze. I cinque erano di fatto fuori combattimento, erano molto doloranti e non intendevano subire un ulteriore umiliazione. Non avevano idea di cosa fare, fu Laura a rompere lo stato di apparente torpore: "Ok, che questo vi serva da lezione, ora andatevene". Così facendo risistemò il cappotto e si voltò con l'intenzione di andarsene. Se quattro dei cinque aggressori erano immobili e non avevano nessuna intenzione di alzare più nemmeno un dito, uno di loro (quello che per primo importunò la ragazza) decise l'ultimo, disperato, attacco. Le si scagliò contro, nel tentativo di colpirla alle spalle, ma, nemmeno a dirlo, prima ancora che i suoi pugni potessero partire venne raggiunto da un potente calcio che colpì con precisione chirurgica il suo sterno. La violenza del calcio fu tale che il ragazzo cadde pesantemente sulla propria schiena a qualche metro di distanza. I quattro "spettatori" di tale scena, già impauriti, avevano solo voglia di scappare e lasciare lì il loro amico. Fecerò per tirare su il corpo e dargli una mano, ma Laura, che ormai giocava al gatto col topo, decise di dar loro un'umiliazione che non avrebbero mai più dimenticato. Li allontanò soltanto con uno sguardo, ormai bastava questo per farli sussultare dalla paura, e iniziò ad accertarsi dello stato del ragazzo. Appena si accorse che era cosciente iniziò ad appoggiare le sue scarpe sul corpo indifeso, vi salì sopra e iniziò un trampling tanto umiliante quanto sensuale. Iniziò a camminare con grazia e sicurezza (proprio come se stesse sfilando in passerella) sul corpo del giovane, che, a causa dei tacchi a spillo, soffriva comunque il leggero peso della ragazza. Laura, dal canto suo, si divertiva molto, sia ad umiliare chi avrebbe voluto approfittarsi di lei, sia i suoi stessi amici, che osservavano la scena con un mix di timore e di eccitazione. Non lesinò ad affondare i 10 centimetri dei suoi tacchi nel corpo indifeso del giovane, giusto per fargli capire, in maniera molto soft, cosa significhi subire violenza. Quando pensò che l'umiliazione era durata abbastanza, rimanendo sempre in perfetto equilibrio, si abbassò piegando le gambe e puntando un ginocchio sulla gola del giovane in segno di minaccia. "Questo è quanto - disse - ormai so chi siete, se verrò a sapere che avete importunato un'altra ragazza, quello di stasera sarà solo un bel ricordo, intesi?". Il ragazzo, impaurito non potè non rispondere di sì. Così facendo, Laura si rialzò e scese dal corpo del giovane, si rivolse con voce ferma ai suoi amici e disse semplicemente "Portatelo via". In quel momento si sentirono in lontananza delle voci. Era un altro gruppo di persone, una decina tra ragazze e ragazzi anch'esse di ritorno dalla discoteca. Come si avvicinarono e videro la "sola" Laura al cospetto di cinque ragazzi doloranti non capirono bene cosa stesse succedendo. Uno di loro chiese semplicemente: "tutto ok?". Laura, con un sorriso stupendo si limitò a dire "sì, tutto bene. I miei amici hanno solo un po' bevuto e hanno un po' litigato tra loro, ma niente di che. Ora va meglio". Come il gruppo andò via, Laura diede un'ultima occhiata di sfida ai 5 e ricordò per l'ultima volta le sue promesse. I ragazzi fuggirono a gambe levate, da allora capirono che è meglio non insistere quando una ragazza dice "no".