Laura capitolo 3 by italianthevalkyrie@libero.it Sei delinquenti aggrediscono il fratello della persona sbagliata Passarono alcuni mesi dall'ultimo episodio. I cinque malviventi, distrutti fisicamente ma soprattutto psicologicamente, decisero di non frequentarsi più, per provare a dimenticare la vicenda ed iniziare ciascuno una propria vita. Di certo da allora non avrebbero mai più alzato le mani contro una donna. Laura, dal canto suo, continuava a fare la vita di sempre. Non sapeva se un giorno avrebbe reincontrato gli uomini, ma il pensiero di certo non la spaventava. L'equilibrio sembrava regnare sovrano, senonchè un giorno accadde un evento molto spiacevole al fratello minore di Laura. Andrea, questo il suo nome, era un ragazzo di 15 anni, di indole tranquilla come la sorella. Non era mai stato coinvolto in una rissa e preferiva di gran lunga rispondere con le parole piuttosto che alzando le mani. Quel giorno però non ebbe alternative. Si trovava, per necessità, in una zona poco raccomandabile della città, quando ad un tratto venne fermato da un gruppo di sei delinquenti. Con un banale pretesto i sei iniziarono ad insultarlo e malmenarlo. Il ragazzo non potè fare molto, ciascuno di loro era fisicamente più forte e più abituato alle risse rispetto a lui. Purtroppo non era il primo ad aver subito un simile trattamento. Molti avevano denunciato l'accaduto, ma a causa dell'omertà degli abitanti del quartiere (che avevano paura di ritorsioni) i delinquenti erano sempre riusciti a farla franca. Così accadde pure per Andrea, il quale, benchè avesse presentato referti medici che attestavano l'aggressione, non ebbe nessuno disposto a testimoniare. La notizia gettò ovviamente nello sconforto la famiglia del ragazzo. I suoi genitori provarono a rincuorarlo, cercando di fargli dimenticare l'episodio. Laura, invece, non aveva nessuna intenzione di dimenticare e, nonostante non amasse la violenza, non poteva comunque vedere suo fratello in quella situazione. Quella sera decise così di uscire da casa per andare a far visita a quei delinquenti e dar loro la lezione che meritavano. I suoi familiari non si sarebbero accorti di nulla. Laura infatti si preparò come se dovesse andare ad un normale appuntamento: maglione rosa a collo alto, minigonna svolazzante nera, calze velate nere e scarpe rosa decolletè con tacco a spillo da 8 cm. Si recò nel luogo dove venne aggredito il fratello e iniziò a cercare quegli uomini. Senza dover andare troppo distante, li vide dentro un bar. Il locale era affollato da molti uomini, alcuni in leggero stato d'ebbrezza, ma tutti dall'aria poco raccomandabile. Di certo, chiunque fosse entrato in quel locale lo faceva a suo rischio e pericolo. Inotre, data la pericolosità, il bar non era mai frequentato da donne. Per questo motivo, appena Laura fu al suo interno tutti si voltarono increduli. Data l'incredibile bellezza e l'abbigliamento della ragazza, gli uomini rimasero senza parole. Le gambe velate della ragazza ebbero per loro un effetto ipnotico. A rompere il silenzio fu uno dei malviventi, che riconobbe Laura e disse: "Ecco chi è, è la tipa di cui vi ho parlato, è la sorella di quella mezza-sega che abbiamo menato l'altro giorno". Un altro avventore del locale, che non aveva mai visto prima quella ragazza, capì di cosa stava parlando e replicò: "Avevi detto che era figa, ma non pensavo fino a questo punto". A quel punto tutti iniziarono a compiere apprezzamenti molto pesanti nei confronti di Laura, che li lasciò parlare. Alla fine, con fare determinato, si rivolse al gestore del locale, dicendo: "Sono venuta perchè ho un conto in sospeso con loro sei" e indicò i sei aggressori del fratello. "Adesso loro devono uscire da qui e devono vedersela con me". Il barista ascoltò le parole e, insieme a tutti gli altri clienti, scoppiò a ridere. Disse: "Tu li sistemi, questa è bella, e come? Voglio proprio vederti". "Li sistemerò come meritano, non dovevano aggredire mio fratello" rispose la ragazza. "Ascolta bellezza, facciamo così: facciamo che i conti li risolvi pure qua dentro - disse il barista, sempre ridendo - a voi va bene ragazzi?". Un cliente aggiunse: "Ehi, capo, perchè non chiudi il locale, tiri giù la serranda, così la nostra amica non se ne va via subito e ci divertiamo anche dopo? Tanto a parte noi, altri clienti non ce ne sono mai...". Il barista acconsentì e così pure Laura (fra la sorpresa degli uomini, che non capivano come fosse possibile che quella ragazza fosse tanto sicura). Il proprietario abbassò la serranda, in modo tale che Laura e tutti coloro che erano dentro al bar rimasero chiusi all'interno. Gli uomini già immaginavano quanto si sarebbero divertiti quella serata. Quella ragazza era semplicemente tutto ciò che avevano sempre sognato. Laura, invece, contò i suoi avversari: "Dodici - pensò tra sè - servirà il doppio del tempo che avevo previsto". Due uomini spostarono i tavoli, creando al centro del locale una sorta di ring. Laura li lasciò fare e, quando ebbe finito disse "Ascoltate, io ho un conto in sospeso solo con loro sei. Con gli altri sei non intendo sporcarmi le mani, quindi se mi attaccate lo fate solo a vostro rischio e pericolo. Per il momento non ce l'ho con voi, quindi vi consiglio di non provarci nemmeno". Gli uomini non riuscivano più a trattenere le risate, ma per il momento si fecero avanti solo i sei interessati. "Ok ragazzina, se sei forte come tuo fratello credo che sarà divertente". Laura non replicò, non intendeva fare la prima mossa, aspettava solo di essere attaccata. "Bando alle ciance - disse uno - vediamo cosa sai fare". L'uomo (1.80m per 80 kg) era uno dei meno prestanti del gruppo, benchè lo squilibrio con l'1.60m e 50 kg della ragazza fosse evidentissimo. Sicuro di sè, iniziò a lanciare dei pugni volutamente fuori bersaglio per bluffare e divertirsi con gli amici. Laura, che non era sprovveduta, non si mosse neanche. L'uomo allora, un po' spazientito, iniziò con dei semplici pugni al viso, che la ragazza nemmeno parò, ma sì limitò a schivare. Gli uomini che osservavano la scena rimasero sorpresi dalla prontezza di riflessi della ragazza. Ed era solo l'inizio. L'uomo, ulteriormente spazientito, aumentò drasticamente la velocità e la forza degli attacchi, ma senza effetto. Laura era decisamente troppo veloce per lui, tanto da parare con estrema sufficienza ogni suo attacco. Ad un certo punto la ragazza disse: "Ok, ora tocca a me". L'avversario neanche si accorse di ciò che gli accadde. Ricevette un unico pugno nell'addome, che lo fece cadere alcuni metri indietro. Gli amici lo soccorsero subito, per accertarsi che non fosse nulla di grave. Uno si fiondò su Laura, per cercare un riscatto immediato, ma la risposta della ragazza fu estremamente efficace. Senza nemmeno farsi colpire, lo anticipò con un potentissimo calcio sullo sterno, che lo fece decollare e ricadere su tutti gli altri. Gli uomini si rialzarono prontamente, ma qualcosa in loro era già cambiato. Ormai lo stupore aveva lasciato spazio all'ira, occorreva una vendetta immediata. Mentre i primi due non erano ancora riusciti a riprendersi, gli altri dieci si sistemarono attorno alla ragazza ed iniziarono a minacciarla: "Adesso ti spezziamo le ossa, così impari a venire qui e ad attaccare i nostri amici". Laura non era minimamente preoccupata, si limitò a mettersi in guardia e disse in maniera determinata: "Io sono pronta". Gli attacchi iniziarono subito molto violentemente. Gli uomini, per nulla frenati dal fatto che fossero dieci contro uno (anzi, una), si lanciarono sulla ragazza come se fosse una normale rissa (cui erano tutti molto abituati). La violenza dei loro calci e dei loro pugni era inaudita, la loro rabbia li spingeva infatti ad attaccare con estrema forza. Gli attacchi durarono circa dieci minuti, terminati i quali gli uomini si fermarono all'unisono e si guardarono negli occhi. Forse stavano sognando, forse non stava accadendo. Eppure era così, nessuno di loro era ancora riuscito a colpire in maniera significativa quella ragazza. I loro attacchi avevano solo colpito l'aria. Guardarono tutti Laura: la ragazza dei loro sogni, mora, 1.60m, minuta, apparentemente indifesa, elegante, ma soprattutto bellissima. Quella stessa ragazza, o forse per meglio dire, quella Dea, aveva tenuto loro testa senza il minimo sforzo. Eppure all'apparenza era solo una normale ragazza, come c'era riuscita? Questi pensieri iniziavano a farsi insistenti nella testa di quegli uomini, che ormai avevano paura. Quella Venere in tacchi a spillo aveva dimostrato una superiorità combattiva disarmante. Solo ora avevano capito che avevano commesso un grosso errore. "Ma tu chi sei veramente?" disse uno con voce tremante. "L'ha detto il tuo amico, sono la sorella di quel ragazzo che avete aggredito e ho una gran voglia di farvela pagare. Adesso vi ho solo fatto provare cos'è la paura, tra un po' proverete cos'è la sofferenza". Furono le ultime parole della ragazza, detto questo iniziò il massacro, quello definitivo. Se le volte precedenti Laura si limitò a controllare i colpi per far desistere i suoi aggressori, questa volta attaccò con il preciso scopo di far male. La conseguenza fu per i suoi avversari semplicemente devastante. Gli uomini non ebbero nemmeno il tempo di capire cosa stava succedendo. In 10 secondi tutti avevano ricevuto un potentissimo calcio nel ventre che li aveva piegati a terra. Per loro non c'era più niente da fare, con un semplice calcio erano già fuori uso. Laura rimase delusa dalla tale, scarsa, resistenza. Fortunatamente per lei si erano ormai ripresi i primi due che aveva attaccato. I due, tuttavia, avendo assistito al massacro dei loro amici, non avevano minimamente intenzione di combattere. Anzi, appena lo sguardo di Laura si posò su di loro ebbero un sussulto di paura e cercarono di fuggire via, seppur invano dato che la serranda era chiusa. Decisero così il tutto e per tutto. Per prima cosa si armarono di due coltelli da cucina presenti nel bar, si fecero coraggio e si fiondarono sulla ragazza. Naturalmente per Laura era un gioco da ragazzi affrontare solo due uomini contemporaneamente. I loro fendenti, infatti, andarono sempre a vuoto, nonostante la ragazza, come ulteriore aiuto per i suoi avversari, affrontasse i due uomini con le mani dietro alla schiena. Il gioco umiliante durò non appena Laura vide che tre di quelli a terra si stavano rialzando, a quel punto assesto due potenti calci con il collo del piede nel costato dei suoi avversari. I colpi furono a dir poco tremendi, i due uomini subirono fratture multiple alla casa toracica. Gli altri tre che si rialzarono (anche se a fatica per il fortissimo dolore addominale) provarono ad attaccare Laura con una serie di pugni, ma la ragazza ormai si era stufata e decise di chiudere anche questa pratica con tre pugni diretti al viso, che provocarono a tutti e tre la frattura del setto nasale. La potenza dei colpi fu micidiale, gli uomini volarono a diversi metri di distanza, distruggendo vetrate, bancone e tavoli del bar. Laura si guardò attorno, tutti gli uomini erano o svenuti o incapaci di muoversi. Si recò quindi dal capo della banda e lo aiutò a rialzarsi. "Avete aggredito la persona persona sbagliata" disse, e gli diede una terribile ginocchiata al ventre, già precedentemente lacerato. L'uomo ricadde di nuovo. Lo risollevò, afferrandolo al collo con la mano destra e iniziò a colpirlo ripetutamente sul viso con il ginocchio sinistro. "Sì, avete aggredito decisamente la persona sbagliata" disse, mentre continuava la sua serie di ginocchiate. L'uomo subì fratture permanenti al setto nasale e agli zigomi; se Laura avesse voluto avrebbe potuto finirlo, ma pensò che non esisteva peggior punizione che continuare a vivere con i segni di quel massacro. Nel frattempo, alcuni si risvegliarono dal torpore momentaneo e assistettero impotenti alla distruzione totale del loro amico. Una volta che Laura finì, lasciò cadere a terra il corpo dell'avversario, fissando tutti gli altri. Gli uomini erano praticamente tutti a terra e molto doloranti. Nessuno sembrava in grado di rialzarsi, figuriamoci di sfidarla. Tuttavia la ragazza non era soddisfatta, voleva dar loro una lezione definitiva. Così si diede una veloce sistemata e si sedette con molta grazia ad un tavolo, attendendo che gli avversari si rialzassero. Passarono alcuni minuti, alcuni di loro si erano parzialmente ripresi e avevano aiutato gli altri a rialzarsi. Tuttavia non sembravano in grado di resistere a lungo. La serie di colpi di Laura era stata per loro drammatica. La ragazza si alzò, si mise al centro del locale, mani sui fianchi e disse con voce ferma: "Avete capito chi comanda, avete capito che con me non avete possibilità. Adesso però intendo farla finita e visto che siete ridotti molto male prometto che non userò nè le mani, nè i piedi". Gli uomini tremavano dalla paura, non avevano ben capito cosa intendesse la ragazza. Però non ebbero molto tempo per pensare: Laura iniziò ad attaccarli con l'ennesima, potente, serie di ginocchiate. Gli avversari non riuscirono a difendersi, dopo pochi istanti i loro addominali (già ampiamente doloranti) ricevettero l'ultimo, definitivo, colpo di grazia. Il dolore fu per loro lancinante, tutti urlarono in maniera straziante. Fortunatamente le pareti del locale erano insonorizzante (a causa del volume della musica spesso presente), in questo modo nessuno nello stesso palazzo sentì nulla. Laura risparmiò dall'ultima serie di attacchi solo il proprietario del locale, che la s'inginocchio e la pregò di aver salva la vita. Laura sorrise dolcemente, gli disse di non preoccuparsi, ma in cambio voleva solo le chiavi per riaprire la serranda, altrimenti, parole sue, era costretta a distruggerla come aveva distrutto i suoi amici. L'uomo non se lo fece ripetere e la lasciò andare. Per ultima cosa, Laura andò dal capo degli aggressori e gentilmente gli disse: "Ormai vi conosco, quindi, come sentirò che qualcuno è stato aggredito da queste parti tornerò a farvi visita. Ok?". L'uomo, grosso il doppio di lei, non potè far altro che annuire impaurito. Laura, ormai soddisfatta, uscì da quel bar in modo sensuale, sicura che non sarebbe più ritornata. Era sicura che i duri avrebbero capito la lezione. Il pensiero di quelle gambe da favola sarebbe stato un ottimo deterrente per molto tempo.