Laura by italianthevalkyrie@libero.it Cinque malviventi credono di avere la meglio su una ragazza apparentemente indifesa Laura è una ragazza 20enne, studentessa universitaria. E' una ragazza decisamente carina: mora, con capelli lunghi e lisci, è di corporatura minuta, alta 1.60 per 49 kg. Quella sera stava tornando da una festa e stava percorrendo sulla sua utilitaria una strada di campagna pochissimo trafficata. Ad un tratto vide in lontananza un auto sul bordo della strada e un uomo in mezzo alla strada che si sbracciava perchè si fermasse. Laura penso subito che quell'automobilista aveva dei problemi con l'auto, così accostò e scese immediatamente dalla macchina. "Abbiamo un problema - disse l'uomo - l'auto è in panne e non abbiamo il cellulare". Dall'auto uscirono quattro uomini, di età apparente di 30 anni, tutti dal fisico palestrato e dall'aria poco raccomandabile. "Nessun problema - disse Laura - vi presto il mio, è in macchina". Gli uomini sorrisero e mostrarono subito le loro intenzioni. Uno di loro tirò fuori un coltello e disse "forse non hai capito, tu il cellulare non ce lo presti, ma ce lo dai". Un altro aggiunse "e visto che sei così carina, credo che prenderemo anche dell'altro". Laura era una ragazza molto tranquilla, non aveva mai discusso o litigato con nessuno. Capì subito la situazione, ma provò a conciliare con quei malviventi: "ascoltate, vado di fretta, lasciatemi andare e non vi denuncerò per queste minacce". Quegli uomini rimasero stupiti della reazione della ragazza. Avevano già messo a segno molte volte quel tipo di rapina e nessuno era mai rimasto così tranquillo. Uno di loro rispose comunque a tono "forse non hai capito, non ti lasceremo andare da nessuna parte, anzi credo che ci divertiremo molto con te", detto questo afferrò l'esile braccio sinistro della ragazza. Laura capì che non c'era modo d'intermediare: "Ok, vi ho avvisati, se non mi lasciate andare con le buone, andrò via con le cattive. Non ho paura e non ho tempo da perdere". Così si divincolò immediatamente dalla presa. Si tolse il cappotto e l'appoggiò delicatamente sul tetto della sua auto. I 5 uomini guardarono lo spettacolo che si presentava loro davanti: Laura indossava una camicetta bianca, una minigonna nera leggermente svolazzante, un paio di collant neri e scarpe decolletè nere con tacco a spillo da 8 cm. Uno di loro ruppe gli indugi, disse "basta con questi discorsi, adesso capirai che non stiamo scherzando" e si lanciò addosso alla ragazza. Laura non si scompose e non gli diede il tempo neppure di sfiorarla. Gli diede un calcio diretto in pieno ventre, molto controllato, ma la velocità del calcio fu tale che l'uomo cadde a terra tre metri indietro. L'uomo neanche si accorse della risposta della ragazza. Sentì solo un forte dolore nel punto dell'impatto. Tuttavia era abituato a far risse (come i suoi amici del resto) e si rialzò subito. Gli altri quattro, stupiti nuovamente da quella ragazzina, ebbero subito una reazione. Si organizzarono, e le andarono addosso tutti assieme. Laura, sempre tranquilla, per prima cosa colpì con un preciso calcio volante il polso dell'uomo che aveva ancora il coltello in mano. Si limitò ad evitare gli attacchi degli altri tre. Quindi raccolse il coltello, finito nel mezzo della strada, e, anzichè usarlo contro i suoi aggressori, lo lanciò lontano, mettendosi in guardia. I 5 uomini non badarono al gesto di assoluta sicurezza di Laura, avevano solo voglia di darle una lezione. Laura era al centro della strada con le mani sui fianchi e continuò a provocarli "vi ripeto che non ho tempo da perdere, attaccatemi tutti assieme così la finiamo subito". I 5 malviventi non se lo fecero ripetere. Attaccarono dapprima con circospezione, poi, vedendo i scarsi risultati dei loro attacchi, sempre con più veemenza. Laura invece si limitava ad evitare, o, in casi eccezionali, a parare gli attacchi, ma mai a contrattaccare. Dopo una decina di minuti di attacchi continui i 5 uomini si fermarono. Non capivano cosa stava succedendo. Nella loro vita avevano partecipato a risse di ogni tipo. Erano cresciuti in quartieri malfamati dove pian piano si erano fatti rispettare da tutti per le loro "capacità". Come se non bastasse avevano ulteriormente potenziato i loro corpi con migliaia di ore di palestra. Ma ora non riuscivano ad avere la meglio contro quella ragazza carina ed elegante di 1.60m per 50kg, che, nonostante i tacchi a spillo, era riuscita a schivare tutti i loro attacchi (e con apparente semplicità). Laura, nuovamente mani sui fianchi, diede loro l'ultima possibilità: "ascoltate, il gioco è durato anche troppo, lasciatemi andare o sarò costretta a farvi male sul serio". Gli uomini iniziavano ad avere paura, ma non risposero a quelle parole. Uno di loro, spinto dall'orgoglio, riprese ad attaccare. Questa volta Laura decise di contrattaccare. Dopo aver evitato con facilità il gancio destro dell'uomo, iniziò con rapidità impressionante a dilaniarne gli addominali con una raffica di pugni. L'uomo non potè difendersi: prima di capire cosa stava succedendo aveva già ricevuto 7-8 pugni che lo fecero crollare a terra. Un simile attacco avrebbe piegato senza problemi persino il campione del mondo dei pesi massimi. Laura si voltò verso gli altri 4, li guardò con aria di sfida. Gli uomini erano sono shock per la velocità e la potenza di quei pugni, non avevano mai visto nulla del genere. Uno dei quattro, probabilmente il capo, scrollò gli altri dallo quello stato di torpore. Fece un gesto agli altri, che si disposero ai quattro lati di Laura. I loro attacchi ricominciarono con una veemenza ancora superiore, dettata soprattutto dall'orgoglio, più che dalle energie rimaste. Questa volta però Laura non si limitò a parare, ma iniziò a contrattaccare. I suoi pugni e i suoi calci erano almeno 10 volte più veloci e più potenti di quelli dei suoi avversari. IL risultato fu (all'apparenza) tanto sorprendente quanto scontato: dopo pochi minuti i quattro giacevano a terra privi di sensi, sanguinanti in volto e con diverse fratture alle ossa. L'unico che seppe rialzarsi fu il primo, ancora con gli addominali doloranti, ma che si era risparmiato l'incredibile serie di colpi riservata ai suoi compagni. L'uomo, in leggero stato confusionale, non si era ancora accorto del trattamento riservato ai suoi compagni. Appena li vide a terra, ai piedi di quella bellissima ragazza, ebbe un brivido di paura e fu quasi tentato dallo scappare. Tuttavia, provò un ultimo disperato tentativo, attaccando nuovamente Laura con una serie di pugni violenti al viso. La ragazza controllava perfettamente la situazione, la sua superiorità era troppo evidente. All'inizio usò solo la mano sinistra per parare gli attacchi, poi, per umiliare completamente quel malvivente, mise entrambe le mani dietro la schiena. L'uomo, un po' rinvigorito dall'opportunità, provò gli ultimi assalti, ma la ragazza, nonostante si difendesse senza mani, era troppo veloce per lui. Dopo pochi minuti di colpi andati a vuoto, l'uomo, già dolorante per i pugni precedenti, crollò a terra sfinito. Provò a rialzarsi, ma la ragazza decise di chiudere la pratica una volta per tutte: gli diede una potentissima ginocchiata sugli addominali già doloranti. L'uomo urlò dal dolore e svenne. Laura si voltò verso gli altri, ma continuavano a restare a terra incoscienti. La ragazza capì subito che era tutto finito, decise quindi di rimettersi il cappotto. Sapeva comunque di non aver fatto danni irreparabili. Infatti si era preoccupata di non caricare troppo i colpi, aveva combattutto al 20% circa delle sue possibilità. Durante il combattimento si era perfino preoccupata che il sangue di quegli uomini non sporcasse la sua camicetta bianca, cosa che effettivamente non si verificò. Abbozzando un sorriso, disse a quegli uomini ancora incoscienti le ultime parole "era meglio se mi davate retta". Alle precedenti urla di dolore degli uomini, faceva ora da contraltare un silenzio di tomba, spezzato unicamente dal ticchettio regolare dei tacchi a spillo di Laura, che risalì in auto e se ne andò. Gli uomini furono soccorsi alcune ore dopo da un automobilista di passaggio. Alle forze dell'ordine (a cui era già ben noti) dissero di essere stati vittime di un'imboscata di una banda rivale. Da quel momento toccava loro una lunga riabilitazione ospedaliera, durante la quale avrebbero meditato il piano per una futura vendetta.