LA GLADIATRICE Nono ed ultimo episodio di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Ogni somiglianza e omonimia e' puramente casuale. ATTENZIONE!!!! Questo racconto contiene scene di sesso e violenza. Nona e ultima puntata Appena ci vide, Sonja sorrise entusiasticamente " Sapevo che ce l'avresti fatta, Jason." esordi' rivolgendosi a me e poi poso' lo sguardo sul mio prigioniero "Vieni Cartright. Questi due sono gli ultimi uomini che ti sono rimasti e si sono arresi. Gran brutta idea quella di togliermi di mezzo" " Si Sonja, gran brutta idea. Ho sottovalutato la tua abilita' strategica come militare ma soprattutto ho sottovalutato l'importanza che per te avrebbe potuto avere un uomo come Jason. Ma siamo ancora in tempo per ricominciare tutto. Tu hai bisogno di me come io ho bisogno di te. Io ho la possibilita' di farti guadagnare altri milioni di dollari e di farti divertire organizzando altri incontri clandestini. Ho fatto un errore, ma chi non li fa, vero Sonja?" " Oh certo, chi non li fa? Io ad esempio ho fatto un grosso errore ad obbedire ciecamente ai tuoi ordini per tanti anni. Sai Thomas, io ti consideravo una specie di figura paterna ed invece io per te sono stata solo una cavia, il mezzo per vincere la tua guerra personale in Afghanistan ed infine quella che ti ha fatto guadagnare un sacco di soldi" " Ma li hai guadagnati anche tu. Avanti Sonja, non dimenticare chi ti ha salvata dalla polizia quando eri ricercata per omicidio e chi ti ha dato modo di creare il tuo piccolo mondo dove regni incontrastata" " Si, hai ragione. Ma c'e' un piccolo problema. Nel mio regno io sono la padrona assoluta e chi mi tradisce o mi attacca muore. Mettiti in ginocchio ai miei piedi" Osservai Cartright. L'uomo stava perdendo ormai gran parte della sua sicurezza e dal suo volto cominciavano a notarsi delle serie preoccupazioni per la piega che stavano prendendo gli eventi. Credeva di riuscire ancora a manipolare Sonja ma l'atteggiamento della donna lo stava facendo ricredere. Si inginocchio' dinanzi a Sonja che aspiro' l'ennesima boccata della sua sigaretta, la spense e osservo' il suo ex superiore mettendogli poi il suo stivale da militare sulla faccia "Bravo Thomas. Come vedi, gli ordini li do io, ormai" " Certo Sonja. Sei tu che comandi. Mi vuoi umiliare per l'errore che ho commesso ed e' giusto che tu lo faccia. Vuoi che baci i tuoi piedi? Lo faccio. Ora il potere ce l'hai completamente tu, ma uccidermi sarebbe un grave errore. Io e te abbiamo un filo che ci lega indissolubilmente" La voce di Cartright ora tremava mentre tutti noi eravamo in religioso silenzio ad osservare gli eventi. L'uomo bacio' ripetutamente gli stivali di Sonja in segno della sua sottomissione e poi alzo' gli occhi verso di lei "Ecco, l'ho fatto. Se era questo cio' che desideravi, io l'ho fatto. Dimmi cos'altro vuoi ed io lo faro'. Vuoi tutti i miei soldi? Sono una piccola fortuna ed e' tua. Basta che tu mi lasci vivere e poi ricominceremo a lavorare insieme" Sonja si alzo' ergendosi in tutta la sua maestosa altezza e guardo' sorridendo Cartright, quindi gli mise il piede sopra la sua testa " Si, potrebbe essere una buona idea. Quei soldi considerali gia' miei, non e' cosi'?" " Certo Sonja. Tutto quello che vuoi" disse l'ex colonnello sempre piu' in preda al terrore " Bene. Ma prima devo terminare il lavoro con questi due. Hanno osato invadere il mio territorio ed io non faccio prigionieri in questi casi" Sonja alzo' con la forza i due soldati che piangevano disperati. Conoscevano benissimo la straordinaria potenza di quella donna per averne ammirato le gesta in numerosi combattimenti nell'arena della morte e sapevano che per loro era giunta la fine. Ebbi un attimo di pieta' per loro e avrei voluto salvar loro la vita ma non osai intromettermi. Sonja non l'avrebbe perdonata nemmeno a me. Li colpi' ripetutamente con calci e pugni con la sua velocita' di esecuzione senza eguali ed in pochi secondi i due uomini giacevano a terra pesti e sanguinanti. Avevano fatto due gravi errori. Il primo era stato quello di osare attaccare quella donna dalle doti straordinarie e l'altro di non lasciarsi uccidere durante quell'attacco. La loro fine sarebbe stata la stessa ma la loro sofferenza sarebbe stata meno atroce. Per altri interminabili secondi Sonja li uso' come suoi punching ball personali riducendo quei due poveracci a poltiglia umana e quindi afferro' le loro teste stringendole con le sue braccia dalla forza mostruosa. Chiusi gli occhi per non vedere i loro sguardi di sofferenza e li riaprii proprio quando Sonja rilascio' i loro corpi straziati a terra mordicchiandosi le labbra forse per avere avuto un orgasmo. Si, lo sapevo che lei si eccitava in queste situazioni ma questo non cambiava l'opinione che avevo ormai di quella donna. La vedevo come un'entita' superiore e quasi le riconoscevo il diritto di uccidere chi si fosse macchiato di gravi colpe ai suoi danni. La bella amazzone torno' quindi dal colonnello " Allora Thomas. Dimmi dove hai tutti quei soldi. Sai, possono essermi utili per qualche spesuccia extra" Tremante, l'uomo forni' tutti i dati necessari. Si trattava di una vera fortuna nascosta in uno dei tanti paradisi fiscali, una somma talmente ingente che nemmeno dieci vite mi sarebbero bastate per spenderli tutti e mi chiedevo quale fosse la cifra che pagavano i senatori per veder combattere Sonja, la gladiatrice, la regina dell'arena della morte. Guardai poi Sonja. Mi chiedevo anche cosa volesse fare del suo ex superiore e la sua faccia non lasciava trapelare nulla. Era assolutamente calma, padrona della situazione come in ogni occasione, con i suoi splendidi occhi di ghiaccio che sembravano emanare una luce divina nei nostri confronti. La vidi tornare dal colonnello, ancora inginocchiato. Il suo viso, sanguinante per i pugni che gli avevo rifilato, si era imperlato di sudore per la tensione e i suoi capelli bianchi ma sempre ben curati erano stavolta spettinati. Aveva perso la sua dignita' di uomo e di ufficiale ed era in attesa della sentenza di Sonja, come tutti quelli che aveva reclutato in tanti anni che erano stati in attesa della sentenza dei senatori. Vita o morte? Cosa gli aveva riservato colei che era stata ai suoi ordini per tanti anni? " Sai, stavo riflettendo se fare un'eccezione con te" gli disse infine la donna "Chi si mette contro di me e' destinato a morire ma in effetti io e te abbiamo diviso tante esperienze, non e' vero?" " Certo Sonja. E' quello che sostenevo io. Ti prego, ricominciamo da capo" la sua voce era sempre piu' tremante e quasi faticava ad uscire dalla sua bocca " Vediamo come chiedi la mia pieta'" L'uomo bacio' di nuovo i piedi di Sonja e poi cerco' le sue mani per baciare anche quelle. Un'ulteriore prova della sua sottomissione ai voleri di chi gli era superiore " Pieta' Sonja. Ti scongiuro, abbi pieta' di chi ti ha sempre trattata come una figlia. Questo e' stato l'unico errore che ho fatto nella mia vita nei tuoi confronti" " E avermi fatta diventare un essere assetato di sangue e di potere? Non lo reputi un errore quello?" " Non sapevo. Io non conoscevo quegli effetti collaterali. Forse non lo sapevano nemmeno gli scienziati, coloro che avevano creato la formula. Ma sei stata fortunata, Sonja. Guardati. Sei splendida e su di te i risultati sono stati straordinari. Non hai avuto il tumore ne' accenni di pazzia. Provi piacere ad uccidere, e' vero, provi un grosso desiderio di sottomettere ai tuoi voleri tutti coloro che ti stanno intorno, e' vero anche questo, ma eri cosi' anche prima. Sei sempre stata autoritaria e non ti sei mai fatta scrupolo di uccidere un nemico" " Si, forse e' anche un po' il mio istinto ma tu mi hai resa peggiore. Ad ogni modo, non sto a guardare troppo il passato. Quel che e' stato e' stato. Ti giudico per quello che e' accaduto oggi e ti dichiaro colpevole per aver cercato di uccidere me, il mio uomo e i miei schiavi. Io sono giudice e giuria e ti condanno a morte" Per un attimo l'ampio salone si ovatto' di un silenzio assurdo ma poi echeggio' l'urlo di Cartright " Noooooo. No Sonja. Tu non puoi fare questo. Io sono il tuo diretto superiore e ti ordino di annullare questa sentenza. Ascoltami, io e te possiamo fare ancora grandi cose. Io e te insieme siamo imbattibili" Sonja lo afferro' per la divisa tirandolo su " Io sono imbattibile. Tu non sei nulla" gli disse accompagnando quelle parole con un pugno allo stomaco. L'uomo si piego in due e si lascio' cadere in terra " Ti prego, risparmiami. Faro' tutto quello che vuoi. Saro' uno dei tuoi schiavi ma non uccidermi" Ora frignava senza piu' alcuna dignita', cercando la pieta' da una donna che non ne sapeva cosa fosse un sentimento del genere. Anche se la conoscevo da pochissimo tempo, avevo assistito a tante scene simili e sapevo quanto potesse essere inutile un atteggiamento del genere. Anche io avevo pianto al suo cospetto, anch'io ero strisciato dinanzi a lei, dinanzi ad una donna che sembrava potesse qualsiasi cosa, ma l'avevo sempre fatto con quel poco di dignita' che resta ad un essere umano che si sottomette ad un altro, senza mai elemosinare la pieta' ma riconoscendo la netta superiorita' che aveva nei miei confronti. E forse era stato proprio quel mio atteggiamento uno dei motivi per cui ero riuscito ad interessare in qualche modo Sonja. Thomas Cartright intanto, continuava a piangere in modo imperterrito, aggrappandosi ai piedi di Sonja e baciandole instancabilmente i suoi stivali. Mi veniva da pensare che, sapendo dell'ossessiva ricerca del dominio nei confronti dell'altro sesso, aveva individuato in questo atteggiamento quello piu' consono per cercare di salvarsi la vita. Ma non capiva che Sonja non aveva bisogno di questo. Lei avrebbe potuto schiavizzare qualunque uomo avesse voluto. Lo avrebbe potuto fare con la sua forza fisica, aiutata dal suo modo particolare di sentirsi superiore a qualsiasi altro essere umano e quindi con un'autorita' che mai avevo riscontrato in altre persone, con quell'arroganza che solo chi e' sicuro dei propri mezzi riesce a tirare fuori. Ma avrebbe potuto schiavizzare un uomo anche solo con la sua bellezza, con quei lineamenti bellissimi del suo volto troppo giovane per avere cinquant'anni e soprattutto con quel fisico scolpito, dove ogni elemento sembrava essere di proporzioni perfette, a cominciare dal seno, scendendo giu' per la vita stretta, continuando con un sedere alto liscio e sodo e proseguendo per le gambe che lasciavano senza fiato, lunghissime come mai ne avevo viste in vita mia, lisce, estremamente femminili seppur dotate di una forza capace di uccidere un uomo, come le avevo visto fare. Si, Sonja non aveva bisogno che qualcuno le chiedesse di voler diventare suo schiavo. Se lei lo avesse voluto se lo sarebbe preso, come aveva sempre fatto. E quindi, tutti i tentativi del colonnello erano vani e se ne accorse solo quando Sonja lo tiro' su per l'ennesima volta, alzandolo da dietro il collo. Era un semplice oggetto nelle sue mani e lo trascino' per alcuni metri fino a ridosso del muro. La sua mano ferrea stringeva ancora il collo del suo ex colonnello e poi, con violenza, fece sbattere la testa dell'uomo contro il muro. Un momento di silenzio assoluto accompagno' quel gesto crudele e violento, quasi che il mondo si fosse fermato per ammirare le gesta criminali di quella donna. Il muro si tinse del rosso del sangue del colonnello che sbarro' gli occhi, incredulo lui stesso di quanto gli stava accadendo, mentre molti dei suoi denti cadevano come in un effetto domino. Ma stavolta non ebbi pieta' nemmeno io. Quell'uomo meritava di morire per tutti i crimini che aveva commesso, a cominciare dall'aver fatto diventare Sonja un'assassina senza scrupoli fino a quello di aver creato una gang, arricchendosi con il sangue di tutti quei lottatori morti. Feci un paio di passi verso di lui, ancora saldamente afferrato da Sonja, gli girai il volto tumefatto verso di me e sorrisi " Scommessa persa, Cartright" gli dissi, riferendomi alla sua sicurezza riguardo il trattamento che la sua ex soldatessa avrebbe avuto nei suoi confronti. E Sonja ripete' l'operazione. Aveva riservato una morte straziante per quell'uomo. Inizialmente, il suo braccio si muoveva quasi lentamente, per non essere letale ma gia' alla terza volta che la sua faccia era andata a sbattere con violenza addosso al muro, Thomas Cartright aveva perso i sensi. Questo non fermo Sonja che anzi, accelero' il ritmo con il rischio di far crollare il muro stesso, possibilita' non molto remota considerando la sua forza eccezionale. Il volto del colonnello era ormai una poltiglia indescrivibile e probabilmente era morto gia' da un bel pezzo quando Sonja si interruppe gettandolo a terra. Scalcio' il corpo morto del suo ex superiore senza il minimo rispetto verso quell'uomo di cui era stata una grande ammiratrice, oltre che soldatessa ai suoi ordini " Questo e' cio' che accade a chi mi tradisce. Non do una seconda occasione" Sembrava che si stesse riferendo a me ma fu Alejandro a parlare ed a togliermi quello sguardo gelido su di me " Non accadra' mai con noi, mia bellissima padrona. Oggi tutti noi le abbiamo dato la prova che moriremmo per lei e che puo contare su ognuno di noi" " Si, credo di si. Sapevo gia' da tempo di poter essere sicura di te ma Jason avrebbe potuto fuggire e non l'ha fatto mentre Jeff e Joe hanno combattuto al mio fianco" I due uomini, appena nominati fecero un mezzo inchino verso Sonja e poi il suo interesse fu monopolizzato da me. Avanzava verso di me ed io deglutii nervosamente. Se la conoscevo bene, non mi avrebbe fatta passare liscia la disobbedienza, anche se era stata una disobbedienza lecita. Ed infatti il suo schiaffo non mi colse impreparato ma, malgrado avessi quasi la certezza che mi volesse colpire, volai di diversi metri all'indietro cadendo per fortuna sulla morbidezza del divano " Ti avevo dato un ordine, Jason e tu mi hai disobbedito" " Ho dovuto farlo Sonja. Non potevo permettere che quel verme scappasse" risposi mettendomi in ginocchio dinanzi a lei. Mi fece rialzare per poi colpirmi di nuovo " Ed infatti non ti uccido e sarai semplicemente punito per la tua disobbedienza" " Grazie Sonja" riuscii a dirle. La testa mi girava vorticosamente e avrei voluto mettermi seduto ma sentii la sua mano afferrarmi il mento " E basta con tutta questa confidenza. Quando ti rivolgi a me devi farlo con il giusto rispetto. Oppure pensi che io sia la tua fidanzatina?" " No, non penso una cosa del genere. Io penso che tu sia una donna straordinaria che merita tutto il rispetto possibile" risposi con tutta sincerita'. E' vero, mi ero preso un po' di confidenza con lei non perche' la considerassi la mia fidanzatina ma perche' ero io a sentirmi il suo uomo, una lieve ma significativa differenza. Ma forse avevo esagerato e quella mia piccola disobbedienza aveva fatto tornare a galla anche questa situazione " E allora? Come ti devi rivolgere a me, Jason?" insistette Sonja stringendo con quella mano d'acciaio il mio mento " Chiamandoti padrona. La mia unica e bellissima padrona" risposi senza alcuna vergogna " Molto bene. Ora mettiti di nuovo in ginocchio e seguimi rimanendo in quella posizione: E' chiaro?" " Si padrona" annuii e le obbedii. Era la sua natura. Era abituata a comandare ed aveva tutte le caratteristiche per farlo. Ed io, stavo cominciando a pensare che fosse molto eccitante obbedire ad una donna come lei. Oh si, forse avrei preferito un rapporto piu' paritario, non tremare al suo cospetto in ogni occasione, ma mi stavo rendendo conto che anche sottomettermi completamente a Sonja aveva i suoi vantaggi, soprattutto per quanto riguardava la parte erotica. Era una sensazione molto femminile quella di sentirmi completamente nelle sue mani, in contrasto con cio' che ero sempre stato nei rapporti con l'altro sesso, ma con Sonja questo comportamento passivo e sottomesso appariva del tutto ovvio e scontato considerando la sua superiorita' e questa sensazione era eccitante. Forse era il mio lato femminile che usciva fuori con lei ma qualunque fosse stata la cosa, sarebbe stato ben difficile per me dare una risposta, anche perche' per tutto il resto continuavo a sentirmi totalmente maschio. E quindi accettai di seguirla camminando carponi come un cane, per nulla turbato dagli sguardi dei tre uomini che non erano affatto sguardi compassionevoli ma sguardi di invidia perche' ero io il prescelto e, di conseguenza, per nulla umiliato nel sottomettermi alla donna che amavo. Sonja intanto, appena usci' dalla porta si rivolse ad Alejandro " Togli tutti questi cadaveri dalla mia casa e fatti aiutare da loro. Quanto a voi, sarete ricompensati con molti soldi e la liberta'. So che non mi tradirete mai e che se doveste farlo la mia vendetta sara' tremenda" Avevo raggiunto con molta fatica la stanza di Sonja, salendo ben due piani in quella posizione assurda, zigzagando tra tutti quei corpi senza vita, con le ginocchia che mi facevano male, ma finalmente ero arrivato, mentre lei, Sonja, mi attendeva seduta sul letto fumando una sigaretta. Era una situazione vissuta gia' decine di volte, ma ogni volta la mia emozione si ripresentava intatta. Non c'era niente di sicuro con lei. Era umorale, capace di infliggermi dolore solo per il gusto di farlo ma sembrava anche capace di tenerezze, almeno nei miei confronti. Mi guardo' a lungo senza parlare, poi scoppio' in una risata " Nottata interminabile, Jason" " Si mia padrona. La piu' lunga della mia vita" Il suo bel volto si fece improvvisamente piu' serio " Perche' non sei scappato?" " Perche' ti amo e non potrei vivere senza di te. Ora te ne ho dato la prova" " Vieni qui'" mi ordino' poi, facendo segno di posizionarmi proprio vicino a lei. Lo feci e lei prosegui' "Ora toglimi gli stivali" Ancora una volta le obbedii e con delicatezza le tolsi gli stivali, indugiando e accarezzando i suoi piedi. Erano piedi con i quali durante quell'interminabile notte aveva ucciso un numero impressionante di nemici, eppure li baciai con foga e quando rialzai gli occhi vidi Sonja che sorrideva soddisfatta " Consideralo come un segno della mia definitiva sottomissione ai tuoi voleri, mia padrona" Lei si alzo' dal letto a piedi nudi e mi fece segno di fare altrettanto e, finalmente, dopo diversi minuti trascorsi inginocchiato potei di nuovo mettermi in posizione eretta. Mi sgranchii le membra intorpidite ma subito dopo la mia attenzione fu calamitata dalla meravigliosa donna di fronte a me che si stava togliendo la camicetta militare. Non portava reggiseno e, quando termino' di sbottonarsi, i suoi seni quasi esplosero di fronte a me " Non male per una donna di mezza eta', non trovi?" mi disse sorniona e ironica " Non male? Potrei considerarli come l'ottava meraviglia del mondo, mia padrona. Anzi no. Sei tu, nell'insieme ad essere una meraviglia" Ancora un sorriso " Non smetterai mai di farmi i complimenti? Eppure sai che a volte li trovo insopportabili" " Forse questo e' l'unico punto in cui non riusciro' mai ad obbedirti completamente e ti chiedo perdono per questo, mia padrona, ma e' piu' forte di me. Ti trovo bellissima e sento quasi il dovere di dirtelo" " Credo che riusciro' a perdonarti su questo punto, allora. Ma solo su questo. Per il resto rimarro' inflessibile" Stavolta fui io a sorridere. Ero riuscito a farle accettare i miei complimenti e consideravo cio' come una piccola vittoria da parte mia. Le sue barriere si erano leggermente aperte " Posso farti una domanda, padrona Sonja?" " Si, Jason, puoi" " Prima di uccidere il colonnello gli hai detto che lo consideravi colpevole di aver attentato alla vita del tuo uomo. Posso avere quindi la fortuna di considerarmi il tuo uomo?" Sonja stavolta mi prese per la nuca e mi bacio' " Si, credo che tu possa considerarti il mio uomo. Almeno fino a quando non mi saro' stancata di te" " Faro' in modo che tu non ti stanchi mai di me, mia bellissima e unica padrona" Le mie mani hanno appena terminato di massaggiare il corpo di Sonja. L'ho fatto per oltre mezzora e la mia eccitazione e' ormai salita alle stelle. Adoro toccare quel corpo stratosferico e mi piace indugiare su ogni parte, anche su quelle apparentemente meno erotiche. Ma mi ha fatto cenno di fermarmi ed io le obbedisco, anche se a malincuore. E' sdraiata sul lettino e mi afferra la mano tirandomi a se. La stringe lievemente ma la mano comincia a farmi un po' male. Oh, niente di eclatante. La sua e' solo una stretta di possesso, per ricordarmi che le appartengo e la cosa mi riempie di orgoglio. Con l'altra mano cerca il mio pene, in perenne erezione quando mi trovo di fronte a lei e quando lo trova duro sorride " Mi piace come ti comporti dinanzi a me. O forse dovrei dire come si comporta lui" esclama accennando alla mia parte piu' intima. Si mette seduta, il suo seno durissimo davanti ai miei occhi e non capisco piu' niente. Mi tira giu' la lampo del pantalone ed il mio pene esce completamente nella maestosita' dell'erezione. Lo accarezza lievemente e poi toglie la mano " Uno, due, tre, ora" E' la sua approvazione ed eiaculo al suo comando. Sono assolutamente sottomesso ai suoi voleri di donna forte e autoritaria ma sono sottomesso a Sonja soprattutto dal punto di vista erotico. Credo che non ci sia cosa che non riuscirebbe a farmi fare. Con un dito afferra un po' di sperma fuoriuscito in modo esplosivo e me lo metto in bocca. Succhio il tutto e poi mi bacia. La amo. Amo mia moglie ogni giorno di piu'. E si, perche' sei mesi fa ho avuto l'onore e la gioia di diventare suo marito. E' trascorso un anno e mezzo da quando il colonnello ha avuto la sventurata idea di attaccarci e stiamo ancora insieme, alla faccia delle sue previsioni nefaste. Non mi ha ancora ucciso e anzi, abbiamo addirittura coronato questa nostra strana storia d'amore con il matrimonio. Oh certo, alcune cose sono cambiate e non poteva essere altrimenti. Gli altri schiavi non esistono piu', tanto per cominciare. Joe e Jeff, gli unici due che sono rimasti vivi al termine dell'attacco di Cartright, sono stati lasciati liberi con un bel po' di soldi. Un modo per farli rimanere in silenzio e per permettere loro di rifarsi una vita, anche se sono sicurissimo che sarebbero stati in silenzio anche senza la contropartita economica. Sanno benissimo che con Sonja non si scherza e che qualunque cosa fosse uscita dalle loro bocche, mia moglie li avrebbe uccisi senza pieta'. E' rimasto invece Alejandro. Lui vive per Sonja e senza di lei la sua vita non avrebbe senso. La ama castamente e credo che non avrebbe nemmeno il coraggio di toccarla. E' rimasto il suo factotum, il suo uomo di fiducia e lui e' felice solo per dormire sotto il suo stesso tetto e di esaudire ogni suo desiderio. Non nascondo che sono geloso di questo rapporto ma per fortuna credo che anche mia moglie lo consideri come uno schiavo particolare e non lo vede certo con un interesse erotico. Anche per me la vita e' cambiata, ovviamente. Ho abbandonato la polizia, dicendo di essere stato rapito e poi liberato dagli assassini di Michael e che lo stress di quella prigionia era stato talmente elevato da consigliarmi un tipo di vita piu' sereno. L'hanno bevuta. D'altronde il mio stato di servizio era irreprensibile. Quanto alle indagini, si sono miseramente arenate. Non c'era uno straccio di prova e gli altri corpi non sono mai stati ritrovati e mai lo saranno. Il ritrovamento del corpo di Michael era stato fortuito e casuale, cosi' come casuali erano state le mie indagini. Ad ogni modo, morto il colonnello e la sua combriccola che erano coloro che avevano i contatti con l'esterno, era quasi impossibile che qualcuno potesse arrivare a Sonja. Lei intanto mi guarda soddisfatta " Cosa mi consigli di indossare, Jason?" " Qualunque cosa tu indosserai sarai meravigliosa, mia padrona" Il suo sorriso si fa piu' intenso " Portami i pantaloni di lattice e gli stivali neri" " Ai tuoi ordini, padrona" Corro a prenderle cio' che mi ha ordinato. Sono suo marito, e' vero, ma rimango pur sempre il suo schiavo e non vedrei il mattino seguente se mi azzardassi a disobbedirle. E poi, a prescindere dalla paura che provo al suo cospetto, adoro servirla. E pensare che fino a prima di incontrarla ero l'esatto contrario ed amavo prendere il predominio con le donne. Ma Sonja e' diversa. Con lei e' inimmaginabile un rapporto normale. Non ci sono alternative e si deve fare tutto quello che lei dice e la cosa puo' anche essere piacevole in quanto il premio per me e' stare accanto a colei che reputo la donna piu' eccitante del mondo. L'aiuto ad indossare i pantaloni di lattice e gli stivali con il consueto tacco altissimo e a spillo, quasi una divisa d'ordinanza in queste occasioni. Poi si alza e stavolta e' lei a cercare tra le sue cose. Sceglie un top nero con le stringhe e devo allacciarglielo dietro. Oh mio Dio che meraviglia. Il top riesce a malapena a coprirle i capezzoli e buona parte del suo seno fuoriesce. Tale visione mi fa avere una nuova erezione. L'ho detto e sono costretto a ripetermi. Non riesco a resistere alla bellezza di mia moglie. Va davanti allo specchio e si trucca con cura e quando termina viene di fronte a me " Allora Jason, che ne dici?" " Che sei meravigliosa, padrona, Cos'altro potrei dirti?" Un nuovo sorriso. I miei complimenti che tanto la infastidivano all'inizio della nostra conoscenza sono diventati un cibo di cui lei si nutre costantemente ed io non glie li lesino. Adoro dirle quanto la trovi irresistibile e non faccio alcuna fatica perche' e' esattamente cio' che penso. Lei infatti accetta con piacere " Bene, ne sono felice" " Ohhhh anch'io ne sono felice, mia padrona e credo che lo saranno anche gli spettatori. Stasera, dovremo ripulire una tonnellata di sperma" Stavolta il sorriso si trasforma in una sonora risata " Non mi dire che sei geloso" " E' una gelosia strana, mia padrona. So che tu sei libera di fare cio' che vuoi ma ti amo e la gelosia e' lecita. Permettimi di esserlo almeno un po'" " Permesso accordato" Mi afferra da dietro la nuca e sensualmente mi avvicina a se. La sua lingua scivola sulla mia bocca ed il mio respiro diventa affannoso " Ho una voglia tremenda, mia padrona" " Lo sento, ma credo che tu debba aspettare stanotte. E anch'io ho voglia. Ho voglia di fottere il mio debole maritino, di farti male fino a farti urlare dal dolore e guai a te se poi non mi soddisferai. Ora adorami come devi adorare una padrona" Chino il capo e mi inginocchio ai suoi piedi. Glie li bacio con trasporto. So che lei adora che io lo faccia ed accetto di buon grado. Si, stanotte mi fottera' con il suo dildo e so gia' che mi fara' molto male ma so anche, pur se lei non lo dira' mai, che avra' anche momenti teneri nei miei confronti. E' il suo modo particolare di amarmi. Perche' lei e' fatta cosi' e non potra' mai cambiare del tutto. Mi guarda e mi fa cenno di rialzarmi " Andiamo Jason, diamo ai senatori la loro eccitazione. Ah, a proposito, com'e' il mio avversario?" " Un morto che cammina, mia padrona. E' forte, e' abile, un gran lottatore ma e' destinato a soccombere contro la donna piu' forte del mondo" E si. L'arena della morte e' ancora attiva. Dopo circa un mese dalla spaventosa ecatombe nella villa di Sonja, un uomo ci contatto'. Era stato mandato dai famigerati senatori per chiedere a Sonja, dietro compensi altissimi, di continuare i suoi combattimenti, per la gioia di quegli uomini che lui rappresentava e per la loro voglia di veder sgorgare sangue. Sonja ci penso' su. La mia presenza, l'affetto che cominciava a nutrire per me, le consigliavano di non ricominciare con quella vita. Ma lei e' fatta cosi'. Ha bisogno di scendere nell'arena, di lottare, umiliare, sottomettere ed infine uccidere degli uomini. Cambiare per lei sarebbe impossibile. Il colonnello l'ha fatta diventare cosi' e lei deve sfogare questo istinto che e' simile a quello di sopravvivenza che hanno gli animali. Ed ha accettato. Doveva accettare. E siccome lei non puo' cambiare, l'ho dovuto fare io. Ho tradito i miei istinti di giustizia ed insieme ad Alejandro giriamo per gli Stati Uniti alla ricerca di lottatori con determinate caratteristiche che hanno la volonta' e il coraggio di scendere nell'arena e lottare contro la gladiatrice. Certo, nessuno di loro conosce le potenzialita' di mia moglie, nessuno di loro sa che combattere contro di lei equivale a morte certa. Si perche' adesso le regole sono leggermente cambiate. Non c'e' piu' vita o morte ma soltanto lotta fino all'ultimo respiro e chi accetta sa che il rischio e' la morte. Rischio che diventa certezza considerando che l'avversario e' Sonja, l'imbattibile Sonja. E gia', ho tradito il mio senso di giustizia e sono diventato un complice di una delle piu' feroci assassine che la storia moderna conosca. Ma non me ne pento. L'ho fatto per amore, per stare accanto a lei e se ho tradito quel senso di giustizia che consideravo innato dentro di me, mai e poi mai tradiro' lei. Mi sottomettero' ai suoi voleri come ho fatto fino ad adesso perche' non posso rischiare di perderla e accettero' passivamente tutto cio' che lei mi ordinera' e mi fara', sapendo pero' che sono l'unico al mondo capace di far diventare il suo cuore, solitamente di pietra, in grado di pulsare per un sentimento nobile come l'amore. Sonja e' giunta ormai al termine del piccolo passaggio che porta all'arena. Sentiamo le solite urla registrate che accompagnano il suo ingresso nell'arena e vedo il suo avversario. Lo conosco, l'ho reclutato io ed apre la bocca in segno di stupore quando vede la sua bellissima avversaria. Sono gesti che si ripresentano ogni volta e so che quello stupore si ampliera' man mano che lei dimostrera' la sua eccezionale potenza, fino a diventare prima sbigottimento totale, paura ed infine terrore puro quando lei, mia moglie, lo umiliera' dinanzi ai cento senatori che ora si apprestano a godersi lo spettacolo. La mia padrona alza il braccio per salutare la folla poi si gira e mi afferra per la nuca baciandomi voluttuosamente " Preparati. Appena finisco con questo, sarai mio" " Come sempre, mia padrona. Sono tuo e saro' tuo fino a che vorrai" Sento Alejandro con il suo inconfondibile accento texano che presenta i contendenti e lei mi saluta per mettersi al centro dell'arena. Il suo sfidante non sa dove guardarla. Sul seno oppure osservarle lo splendido sedere delineato perfettamente dai pantaloni di lattice aderentissimi oppure ancora il bel viso contornato come al solito dal caschetto di capelli biondi. Quel che e' sicuro e' che il viso di mia moglie sara' l'ultima cosa che lui vedra' quando lei lo uccidera' dopo avergli fatto soffrire tutte le pene che un uomo puo' riuscire a sopportare. Ecco, adesso lo stesso Alejandro sta per dare il via ed io mi appresto a vedere quello spettacolo cruento degno dell'antica Roma. L'arena e' il suo Colosseo ma il gladio e' sostituito da armi ancora piu' pericolose: le sue mani ed i suoi piedi. La folla applaude i due contendenti, ma al termine dell'incontro rimarra' solo lei a prendere gli applausi. Perche' e' lei l'eroina, e' lei la protagonista assoluta. Lei, Sonja, la gladiatrice. FINE Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it